RISCHI NATURALI
Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro delle masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali (intendendo come tali quelli che interessano almeno due bacini idrografici) con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici attivi portano la regione ad essere sede di attività sismica, generalmente modesta dal punto di vista energetico, ma notevole come frequenza. I terremoti nell’area si verificano principalmente lungo due direttrici, note come arco sismico piemontese e arco sismico brianzonese, convergenti verso sud nelle Alpi Marittime.
La prima segue l’andamento dell'arco alpino occidentale nella sua parte interna, in corrispondenza del massimo gradiente orizzontale della gravità presente in prossimità del margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
La seconda, caratterizzata da una maggiore dispersione, segue l'allineamento dei massicci cristallini esterni, lungo il Fronte Pennidico. Una diffusa sismicità, seppur con minori frequenze, caratterizza anche i rilievi centrali e sud-orientali della regione, in particolare nell’Appennino settentrionale.
aree in frana
Il primo livello è stato compilato per oltre 36.700 fenomeni franosi rilevati in Piemonte e permette di ottenere un indicatore sullo stato del territorio: la percentuale di territorio in frana (comunemente indicata come indice di franosità). Il significato di tale indice non è da intendersi in termini di incremento o decremento annuale, in quanto la sua variazione nel tempo è quasi impercettibile; inoltre l’aumento della superficie in frana non è generalmente legata unicamente all’attivazione di nuovi fenomeni franosi ma spesso ad un miglioramento della conoscenza del territorio. L’indice di franosità rappresenta un importante indicatore a scala comunale,
La raccolta d’informazioni al secondo livello di approfondimento (attualmente disponibili per 619 fenomeni franosi, di cui circa 50 elaborati nel 2016), invece, permette di ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi di maggior rilevanza che nel corso dell’anno hanno interessato il Piemonte.
Nel corso del 2016 è proseguita l'attività di approfondimento sui siti oggetto di monitoraggio da parte di Arpa Piemonte. Il lavoro è propedeutico all'analisi critica sulla significatività dei sistemi di monitoraggio e finalizzato alla razionalizzazione della rete, effettuato nel 2016 e che verrà terminato nel 2017. Attualmente infatti oltre 300 approfondimenti al 2° livello sono relativi a frane monitorate da Arpa Piemonte.
Figura 1
Fenomeni franosi analizzati al 2° livello di approfondimento SIFRAP
Fonte: Arpa Piemonte
In rosso le frane per le quali, nel corso del 2016, si sono raccolte informazioni di secondo livello per ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi.
Figura 2
Servizio “SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte “
Lo stato idromorfologico del torrente Piantonetto
La valutazione dei due indicatori è stata effettuata applicando la metodologia proposta da Ispra, descritta nell’elaborato 1.1 “Analisi e valutazione degli aspetti idromorfologici”, versione agosto 2011, e nel manuale 131/2016 IDRAIM (Sistema di valutazione IDRomorfologica, AnalisI e Monitoraggio dei corsi d’acqua) redatti nell’ambito dell’implementazione della Direttiva 2000/60/CE.
Per i corpi idrici Forzo e Campiglia la valutazione dello stato dei due indicatori è stata eseguita negli anni 2011 e 2012. Entrambi i corpi idrici non risentono di particolari pressioni antropiche, per cui lo Stato del Regime Idrologico e l’Indice di Qualità Morfologica, individuati sulla base della metodologia proposta da Ispra, risultano in classe Elevato.
Per quanto riguarda il torrente Piantonetto la valutazione dello Stato del Regime Idrologico è stata effettuata anche tenendo conto della campagna di misure di portata finanziata a partire dal 2014 dal PNGP e in riferimento a tre differenti scenari del regime delle portate soggette ad influenza antropica. In tabella 1 sono riepilogate le classi di riferimento per la classificazione dello stato del regime idrologico in funzione del valore dell’indice IARI (Indice di Alterazione del Regime Idrologico).
Tabella 1
Classi di riferimento Indice IARI
IARI |
STATO |
0 ≤ IARI ≤ 0,05 |
ELEVATO |
0,05 < IARI ≤ 0,15 |
BUONO |
IARI > 0,15 |
NON BUONO |
Per valutare l'Indice di Qualità Morfologica del torrente Piantonetto, il corso d'acqua è stato suddiviso in sette tratti morfologicamente omogenei e per ciascuno di essi è stato determinato lo stato attuale attraverso l’ausilio di apposite schede che consentono un’analisi guidata dei vari aspetti.
Figura 3
Indice di qualità morfologica dei singoli tratti in cui è stato suddiviso il torrente Piantonetto
Tabella 2
Classi di riferimento Indice IQM
Classificazione IDRAIM |
|
IQM |
Classe Qualità Morfologica |
0.0<IQM<0.3 |
PESSIMO |
0.3<IQM<0.5 |
SCARSO |
0.5<IQM<0.7 |
SUFFICIENTE |
0.7<IQM<0.85 |
BUONO |
0.85<IQM<1.0 |
ELEVATO |
Ai fini della Direttiva 2000/60/CE, le classi di stato idrologico (IARI) e morfologico (IQM) concorrono insieme a determinare lo stato idromorfologico complessivo:
Tabella 3
Stato idromorfologico Piantonetto CI 01SS2N374PI
Codice CI |
Corso d'Acqua |
Stato Idrologico |
Stato Morfologico |
Stato Idromorfologico |
01SS2N374PI |
Piantonetto |
NON ELEVATO |
NON ELEVATO |
NON ELEVATO |
Consulta la sezione Acqua stato per approfondimenti sugli indici morfologici.
Mappatura Amianto Naturale
Nel 2004 la Regione Piemonte ha affidato ad Arpa l’esecuzione delle attività di mappatura della presenza di amianto sul territorio, svolta principalmente tra il 2004 e il 2006 e attualmente in fase di revisione e aggiornamento.
Il progetto di mappatura dell’amianto naturale nasce a seguito del DM n.101 del 18 marzo 2003 “Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto, ai sensi dell’articolo 20 della legge 23 marzo 2001, n. 93” che prevede, come specificato nell’allegato A - categoria 3 “Criteri per la mappatura della presenza di amianto nell’ambiente naturale”, la mappatura di ammassi rocciosi caratterizzati dalla presenza di amianto e delle attività estrattive (in esercizio o dismesse) relative a rocce e minerali con presenza di amianto o comunque ubicate in aree indiziate per la presenza di amianto.
La mappatura dell'amianto naturale deriva dall'analisi di diverse fonti informative relative alla presenza di rocce basiche e ultrabasiche che possono essere sede di locali concentrazioni di minerali asbestiformi ai sensi del DM n.101 del 18 marzo 2003.
- la carta geologica regionale redatta a scala1:100.000;
- la carta geologica a scala locale (1:50.000 - 1:25.000);
- i permessi di ricerca e le concessioni minerarie
- le informazioni relative ai depositi di versante derivanti dalla banca dati di Arpa Piemonte, significative alla scala 1:100.000 e che si sviluppano per la maggior parte su litologie a maggiore probabilità di contenere minerali di amianto;
- il database dei punti di prelievo di campioni con accertata presenza naturale di amianto.
- Classe di probabilità alta
- Classe di probabilità medio-alta
- Classe di probabilità media
- Classe di probabilità medio-bassa
- Classe di probabilità bassa
È importante evidenziare che i minerali di amianto non sono distribuiti in maniera ubiquitaria all’interno dei litotipi ad alta probabilità di occorrenza di minerali di amianto, ma sono spesso associati a delle zone intensamente fratturate.
Figura 4
Località Tortore, Lanzo (TO). Zona tettonica con mineralizzazioni di tremolite con dettagli del minerale affiorante lungo piani di frattura (foto dettaglio 1) e lisciviato e depositato sul suolo (foto dettaglio 2)
Le linee rosse tratteggiate delimitano la zona con maggiore presenza di mineralizzazione di tremolite.
Figura 5
Mappatura amianto in Piemonte
Art. 23 del DLgs n. 277 del 15 agosto 1991” Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell'art. 7 della legge 30 luglio 1990, n. 212.” Pubblicato sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale 27 agosto 1991, n. 200.
Attività valanghiva
Nella prima parte dell’anno, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, in relazione agli abbondanti quantitativi di nuova neve misurati, si è riscontrato un significativo aumento dell’instabilità dei pendii innevanti facendo registrare numerose valanghe di medie dimensioni e alcune di grandi dimensioni che localmente hanno interessato la viabilità di fondovalle o infrastrutture. Le copiose nevicate hanno determinato a fine evento, a 2.000 m di quota, quantitativi complessivi notevoli: 80-130 cm sui settori nord e su Alpi Graie; 50-120 cm sulle Alpi Cozie; 120-160 cm su Alpi Marittime e Liguri. L’evoluzione del grado di pericolo nel corso dell’evento è stato repentino passando da un grado 1-Debole o 2 Moderato a 4-Forte in tutti i settori nel giro di pochi giorni (figura 6).
Figura 6
Evoluzione in pochi giorni del grado di pericolo riportato nel bollettino valanghe: mappe estratte dai bollettini del 27/02, 28/02, 29/02 e 01/03
Fonte: Arpa Piemonte
Nella notte del 28 febbraio nel cuneese una valanga si è abbattuta sulla strada che collega Stroppo alla frazione di San Martino, unico collegamento per raggiungere Elva. Si è incanalata nella “Comba Caire” interessando la strada a quota 1.400 m (figura 7).
Nella stessa notte una valanga si è staccata nel Comune di Canosio (CN) interessando la strada che conduce alla Borgata Preit. Si è trattato di una valanga a debole coesione di superficie incanalata: la zona di distacco è stata localizzata a circa 2.050 m e ha ostacolato la strada a 1.320 m di quota (figura 8).
Nelle prime ore del 29 febbraio sono state segnalate ulteriori valanghe spontanee. In Valle Gesso, nel Comune di Valdieri (CN) una valanga ha interessato la strada che collega la frazione di Sant Anna con Valdieri. Parte della valanga è transitata sul paravalanghe mentre una porzione significativa è debordata e ha raggiunto la strada a monte del paravalanghe stesso (figura 9).
Figura 7
Il taglio della valanga sulla strada tra Stroppo ed Elva
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 8
Il taglio della valanga sulla strada che collega il concentrico di Canosio
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 9
Il paravalanghe della strada Valdieri-S.Anna e l’accumulo che ha debordato sulla strada
I primi riscontri di valanghe sono stati registrati nei settori settentrionali, già nei primi giorni di precipitazioni anche se generalmente le masse di neve in movimento si sono arrestate prima di raggiungere la viabilità di fondovalle grazie all’assenza di neve nei canali di scorrimento. Successivamente tra la notte di mercoledì 23 e giovedì 24, sui settori occidentali dalle A. Graie alle A. Cozie N, l’ingente apporto di neve fresca, caratterizzato da un’elevata densità, ha determinato una forte instabilità del manto nevoso con conseguente distacco di numerose valanghe di neve fresca di medie e in alcuni casi grosse dimensioni con le caratteristiche tipiche dei distacchi primaverili.
I primi distacchi spontanei significativi sono stati registrati nella mattina di giovedì dalla CLV Unione Montana Alta Valle Susa /Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea: due valanghe di grandi dimensioni a monte dell’abitato di Salbertrand in corrispondenza del rio Chantaloube e del Rio Secco arrestatasi a circa 1400m di quota, molto al di sotto del limite delle nevicate.
Anche nelle Alpi Graie e nelle Alpi Marittime si sono registrati numerosi distacchi di valanghe di medie e localmente grandi dimensioni lungo i canali abituali. Le valanghe di maggior rilievo sono cadute in testata della Valle Orco nei pressi del tratto di strada che da Ceresole Reale porta a Chiapili e nel vallone del Laitous sopra Entracque. Le valanghe di Ceresole, pur arrivando molto vicine alla strada, non l’hanno interessata, mentre la valanga scesa nel Comune di Entracque ha provocato un accumulo di neve tipicamente primaverile alto oltre due metri sulla strada comunale che sale al lago Rovina.
Per maggiori dettagli relativi alla stagione 2016-2107 consultare gli aggiornamenti futuri sul sito di Arpa Piemonte nella sezione “pubblicazioni”.
Figura 10
Servizio “SIVA - Sistema Informativo Valanghe in Piemonte “
incidenti da valanga
Al momento (aprile 2017), la stagione invernale 2016-2017 ha fatto registrare 7 incidenti di cui tre mortali (figura 11).
Figura 11
Incidenti da valanga
Il secondo incidente del 2016 si è verificato sul Monviso lungo un itinerario di sci ripido verso la fine del mese di maggio; si è concluso in modo tragico con il decesso di un ragazzo impegnato nella discesa del canale con gli sci (figura 14).
L’anno 2016 si è concluso tragicamente per quanto riguarda gli incidenti da valanga. Nei giorni 23 e 24 dicembre si sono registrati in Val Vermenagna due incidenti mortali a pochi chilometri di distanza. Il primo è avvenuto durante una discesa con heliski dal monte Chiamossero - Limone Piemonte (CN) (figura 12), il secondo si è verificato il giorno seguente e ha coinvolto alcuni sciatori in discesa dal Monte Pianard - Palanfrè Vernate (CN) (figura 13).
Figura 12
Localizzazione del percorso alpinistico di sci ripido dove si è verificato l’incidente di maggio
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 13
Zona di distacco della valanga dal M.Pianard, sullo sfondo si può intravvedere la forma triangolare del Monte Chiamossero teatro della valanga del 23 dicembre
Per la stagione 2016-2017 invece, si può evidenziare che, dei tre incidenti mortali, i primi due di fine dicembre 2016 si sono verificati con grado di pericolo 3-Marcato e quello di inizio febbraio 2017 con grado 4-Forte.
Per maggiori dettagli relativi alla stagione 2016-2107 consultare gli aggiornamenti futuri sul sito di Arpa Piemonte nella sezione “pubblicazioni”.
Attività sismica
All’interno del territorio regionale i terremoti usualmente interessano prevalentemente le valli delle Alpi Occidentali, con una distribuzione allineata in corrispondenza del massimo gradiente gravimetrico presente lungo il margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
Tre quinti (97) dei terremoti in Piemonte sono concentrati tra Alpi Cozie meridionali e Alpi Marittime, in particolare dalla Valle Stura
Figura 14
Terremoti - anno 2016
Fonte: Arpa Piemonte
Nella mappa sono rappresentati gli epicentri dei terremoti di magnitudo locale (ML) maggiore o uguale a 1 rilevati dalla rete sismica regionale nel 2016. La dimensione dei simboli è funzione della magnitudo e il colore è funzione della profondità focale, come indicato in legenda.
Consulta la mappa degli ultimi terremoti in Piemonte.
Tabella 4
Distribuzione dei terremoti rilevati nel 2016 internamente ai confini regionali
Sismicità in Piemonte (ML≥1) - anno 2016 |
||||
Settori geografici piemontesi |
N. sismi (ML≥1) |
Magnitudo (ML) |
Profondità |
Terremoti con magnitudo ≥ 3 ML (località, magnitudo, profondità, data e ora) |
Rilievi alpini sud-occidentali |
97 |
1,0-3,5 |
4-23 |
Valle Grana (Monterosso Grana, CN), 3,5 ML, 5 km, 14 marzo, 13:36 UTC Alta Vale Varaita (Pontechianale, CN), 3.0 ML,11 km, 11 novembre, 05:38 UTC |
Rilievi alpini nord-occidentali |
29 |
1,0-3,9 |
2-18 |
Val Chisone (Inverso Pinasca, TO), 3,9 ML, 10 km, 30 luglio, 20:21 UTC |
Rilievi alpini nord-orientali |
8 |
1,1-1,9 |
5-20 |
- |
Settori sud-orientali (1) |
3 |
1,1-1,7 |
11-16 |
- |
Rilievi meridionali |
3 |
1,1-2.4 |
9-12 |
- |
Rilievi collinari centrali |
2 |
1,1-1,2 |
11-14 |
- |
Pianura orientale |
0 |
- |
- |
- |
Pianura occidentale |
7 |
1,0-1,7 |
20-44 |
- |
Torinese |
4 |
1,1-2,7 |
31-52 |
- |
Settori sud-orientali (2) |
2 |
1,7-1,8 |
34-55 |
- |
Eventi meteopluviometrici 2016
L’analisi, condotta a scala regionale, evidenzia il numero di situazioni in cui si è verificato un evento di moderata o elevata criticità per il rischio idrogeologico e idraulico in almeno una zona di allerta, ai sensi della classificazione adottata in Piemonte dal “Disciplinare per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile” approvato con Delibera di Giunta Regionale del 23 marzo 2005, n. 37-15176.
Il 2016 è risultato solo il 37esimo anno più piovoso dal 1913 e la sua particolarità è stata, senza ombra di dubbio, l’evento alluvionale avvenuto a fine novembre.
Eventi di maggio 2016
Maggio 2016 è stato caratterizzato da una spiccata variabilità con frequenti episodi temporaleschi spesso associati a violente grandinate, raffiche di vento e forti rovesci. In particolare le giornate più piovose sono state l’11, il 12 maggio, il 14 e infine il 19.
L’11 maggio è risultato il giorno più piovoso di tutto il mese e la grandine che ha caratterizzato la giornata ha colpito in particolar modo i Comuni di Saluzzo CN), Cardè (CN), Torre San Giorgio (CN) e Scarnafigi (CN). Durante la seconda parte della giornata del 14 i valori più elevati sono stati registrati a Poirino (TO) con 57,2 mm in un’ora e 60 mm in 3 ore. Violente grandinate hanno colpito le aree settentrionali della città di Torino e i comuni limitrofi (San Mauro, Gassino e Settimo Torinese), la piana di Villanova d’Asti con Santena (TO), Poirino (TO), Isolabella (TO) e i comuni a nord di Asti.
Il 19 maggio, invece, il transito di aria fredda instabile sul territorio piemontese ha determinato forti temporali soprattutto intorno all’alba sul Novarese (picchi di 28 mm/1h e 44,6 mm/3h a Novara città) mentre verso mezzogiorno fenomeni temporaleschi si sono verificati sull’Appennino Ligure piemontese in provincia di Alessandria con massimi orari e triorari di 26,2 mm e 32,8 mm, rispettivamente a Roccaforte Ligure (AL).
Per maggiori dettagli e approfondimenti: Analisi eventi maggio 2016
Nel pomeriggio del 2 luglio un forte temporale ha interessato il chierese, il cuneese meridionale a ridosso dei rilievi e la pianura del novarese: violenti rovesci, grandine di 4-6 cm e forti raffiche di vento hanno caratterizzato il fenomeno. La stazione della rete meteo-idrografica regionale di Pino Torinese (TO) tra le 14:40 e le 14:50 ha registrato 14,2 mm in 10 minuti con un massimo al minuto di 2,2 mm alle 14:45 corrispondente ad un’intensità oraria di 132 mm/h. Tuttavia, stime polarimetriche di precipitazione derivate dal radar di Bric della Croce ubicato nel Comune di Pecetto Torinese (TO) mostrano intensità istantanee di oltre 200 mm/h tra Chieri (TO) e Riva di Chieri (TO). L’intensità molto elevata della precipitazione e la grandine di 4-6 cm associata al temporale, hanno determinato forti correnti discendenti che raggiunto il suolo hanno prodotto forti raffiche di vento (downburst). La stazione di Pino Torinese (TO) ha registrato un vento medio in 10 minuti di 7,9 m/s (28,4 km/h) alle 14:50 con una raffica nell’ora di 17,6 m/s (63,4 km/h).
Per dettagli e approfondimenti: Analisi evento luglio 2016
Nel corso della giornata di lunedì 29 agosto, l’alta pressione presente sul Piemonte ha incominciato a cedere a causa del progressivo ingresso sul Tirreno di una saccatura proveniente dal nord Europa e l’aria fredda in quota ha determinato in serata la formazione di temporali molto forti su gran parte del Piemonte, caratterizzati, nella prima fase, da elevati valori di precipitazione su intervalli brevi (un’ora), grandine e forti raffiche di vento. La perturbazione ha interessato la regione anche nella giornata di martedì 30 agosto.
La rete al suolo di anemometri di Arpa Piemonte ha misurato raffiche di vento comprese tra i 50 km/h (14 m/s) e gli 80 km/h (23,3 m/s) in Torino e nella prima cintura dalle 19:30 alle 20:30 del 29 agosto. Il valore massimo è stato misurato nella stazione di Torino Alenia alle 20:00, con una intensità di raffica 9 sulla scala Beaufort, valore classificato come burrasca forte.
La massima intensità media oraria di pioggia, pari a 68,4 mm/h, è stata registrata a Torino, dal pluviometro in Via della Consolata. Le precipitazioni siano risultate critiche (tempi di ritorno oltre i 50 anni) per brevi durate (1-3 ore) nelle stazioni in cui sono stati registrati quantitativi maggiori (Farigliano Tanaro, Torino Via della Consolata, Robilante Vermenagna).
Per dettagli e approfondimenti: Analisi eventi agosto 2016
Evento del 21-26 novembre 2016
I massimi di precipitazione sono stati registrati nelle stazioni nell’alta Val Tanaro a Piaggia (CN) con 632,6 mm complessivi, Ponte di Nava Tanaro (CN) 620,6 mm, Calizzano (SV) 612,4 mm. Nel bacino della Stura di Lanzo la stazione di Niquidetto, ubicata nel Comune di Viù (TO) con 609,6 mm ha registrato i quantitativi maggiori di pioggia, mentre nell’alto Po, il pluviometro di Barge (CN) ha registrato 593,4 mm. Tali valori rappresentano più del 50% della precipitazione media annua; a livello del bacino del Po chiuso alla confluenza con il Ticino il contributo medio di circa 210 mm, rappresenta il 20% circa della precipitazione totale annua.
La quota neve, inizialmente prossima ai 1.500-1.700 m, si è attestata sopra i 1.800-2.000 m su tutta la regione dalla giornata
di martedì 22 mantenendosi pressoché costante fino al pomeriggio di giovedì 24, poi è nuovamente scesa di qualche centinaio di metri. Le precipitazioni cadute nel corso dell’evento hanno generato significativi incrementi di livello dei corsi d’acqua del reticolo idrografico piemontese. In alcuni casi le portate al colmo sono state caratterizzate da tempi di ritorno anche superiori a 50 anni.
La piena del Tanaro e dei suoi affluenti nella parte alta del bacino (a monte della confluenza con lo Stura di Demonte) è stata caratterizzata da un tempo di ritorno di 200 anni ed è confrontabile, in termini di severità, a quella dell’alluvione del novembre 1994; a valle la piena è transitata con valori inferiori rispetto al 1994 ma comunque significativi collocandosi come la maggiore piena osservata negli ultimi 22 anni con un tempo di ritorno di circa 100 anni.
La piena lungo il fiume Po ha avuto un colmo molto lungo dovuto sostanzialmente allo sfasamento dei contributi dei suoi tributari e una portata con un tempo di ritorno di 50 anni fino a Valenza (AL) e 100 anni ad Isola S. Antonio (AL) a causa del contributo del Tanaro. Nel tratto fino a Torino i valori registrati sono stati del tutto simili a quelli osservati nell’alluvione dell’ottobre 2000.
Per maggiori dettagli e approfondimenti: Evento novembre 2016
EFFETTI AL SUOLO
Evento alluvionale del mese di novembre 2016
Tra il 21 e il 25 novembre 2016 le precipitazioni intense hanno causato numerosi fenomeni di allagamento, con diffuse interruzioni della viabilità e con l'interruzione di collegamenti ferroviari e coinvolgimento di numerosi centri abitati.
Importanti criticità sono state segnalate a monte di Torino, in prossimità della confluenza del Po a Moncalieri e nel tratto di testata del Fiume Tanaro; nel comune di Perosa Argentina (in val Chisone) si sono verificati gravi fenomeni di versante e attività torrentizia che hanno coinvolto alcune abitazioni; diversi fenomeni franosi hanno diffusamente interessato le province di Torino e Cuneo, coinvolgendo la viabilità e in alcuni casi le abitazioni.
Nei giorni immediatamente successivi all'evento, Arpa Piemonte, in coordinamento con i settori Geologico, Difesa del suolo e Infrastrutture e Pronto Intervento di Regione Piemonte, ha condotto una serie di sopralluoghi conoscitivi finalizzati alla definizione del quadro degli effetti al suolo. I risultati preliminari sono stati pubblicati nel rapporto d'evento pubblicato da Regione Piemonte, con il contributo di Arpa Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Province di Cuneo, Alessandria e Asti.
Nel corso del 2017 è stato istituito un Gruppo di Lavoro informale tra Arpa Piemonte, Regione Piemonte e CNR IRPI di Torino con l’obiettivo di produrre una base dati condivisa dei danni e degli effetti al suolo, un report descrittivo di approfondimento, una cartografia sui corsi d’acqua principali ed eventualmente un servizio WebGIS dedicato. Tutti i dati rilevati vengono raccolti e sistematizzati all'interno della Banca dati di Arpa Piemonte e messi a disposizione dei vari rilevatori.
Nella figura 15 è riportata la distribuzione territoriale dei fenomeni più significativi già inseriti all'interno della banca dati. I risultati dell'attività verranno resi disponibili nel corso del 2017.
Figura 15
Ubicazione dei fenomeni più significativi e dei Comuni colpiti durante l'evento del novembre 2016
Dati rilevati da Arpa Piemonte e Regione Piemonte
Figura 16
Bormida di Millesimo. Confronto preliminare tra le aree interessate dall’evento del novembre 1994 e quello del novembre 2016
Analogamente ai corsi d'acqua, sono stati effettuati approfondimenti mirati sui fenomeni di versante. Una delle situazioni di maggior interesse è quella di località Piaggia nel comune di Briga Alta.
Il versante a monte della frazione di Piaggia di Briga Alta, sede comunale, è stato interessato da instabilità gravitativa che si è concretizzata con lo sviluppo di tre frane, due in forma evoluta e una allo stadio incipiente ma di dimensioni decisamente superiori e più preoccupante per i risvolti che implica; i tre fenomeni sono stati perimetrati mediante GPS e integrati nel Sistema Informativo delle Frane Piemontesi (SIFraP).
Il dissesto meno evidente dal punto di vista morfologico, ma più significativo per le problematiche che determina, si palesa per una netta frattura di coronamento la cui scarpata è alta circa 50 cm; la massa di terreno mobilizzata, rappresentata dalle coperture sciolte il cui spessore è compreso tra 5 e 7 m, ha esercitato una pressione considerevole su quattro edifici costruiti in continuità e posti alla sommità del nucleo di Piaggia; gli edifici in questione, per effetto della spinta subita, hanno riportato serie lesioni alle strutture murarie portanti.
Al limite orientale del suddetto dissesto si è verificata una frana rotazionale con evoluzione in colamento rapido; il materiale franato si è riversato lungo il ripido versante arrestandosi in parte contro e all'interno di 5 abitazioni e, più a valle, sulla via Guerrino Lanteri, la strada principale del borgo, e sul sagrato della chiesa. L'altra frana rotazionale si è sviluppata nel settore occidentale; il terreno franato in parte si è fermato sul giardino a monte di una casa e in parte è scivolato a lato della medesima senza causare danni gravi.
Figura 17
Comune di Briga Alta, località Piaggia. Fenomeni di versante
Foto: Archivio Arpa
Nel torinese le misure straordinarie sono state effettuate tra il 29 novembre e il 13 dicembre 2016. I dati acquisiti hanno permesso di evidenziare significativi movimenti su 3 dei siti monitorati: Perrero-Concentrico, con l'incremento del movimento a carico di tre verticali; Pinasca-Sagna e Salza di Pinerolo. Non si sono invece registrati movimenti diversi dall'ordinario nei siti di Caprie, Luserna San Giovanni, Perrero-Serre, Rorà e Usseaux.
Figura 18
Sito di Ormea, località Ponte dei Sospiri (immagine di sinistra); evidenze morfologiche dei movimenti in atto (immagine di destra)
Foto: Archivio Arpa
Consulta il Portale sui Rischi Naturali in Piemonte
Consulta il paragrafo Territorio Stato Consumo di suolo per esaminare l'effetto della pioggia sull'erosione del suolo