Torna su
GLI ASPETTI NEGATIVI
Consumo di suolo
I dati del monitoraggio evidenziano che in generale su tutto il territorio regionale (pur con qualche differenza tra le province) continua ad aumentare la percentuale di suolo “consumato” per infrastrutture, nuovo urbanizzato e altre destinazioni, che nel loro insieme rappresentano elementi in grado di incidere fortemente sulla biodiversità dei luoghi e sulla connettività biologica del territorio.
GLI ASPETTI POSITIVI
La varietà di habitat e specie ancora presenti sul territorio regionale
La presenza di 3 zone biogeografiche (alpina, continentale e mediterranea) garantisce una notevole varietà di ambienti e di specie sul territorio piemontese; infatti, malgrado le diverse pressioni ambientali è presente ancora un buon livello di biodiversità.
La percentuale di territorio sottoposto a protezione
Il territorio sottoposto a protezione costituito da RN2000 + Aree Protette + Altre Aree (zone contigue e aree di salvaguardia) si estende per 447.657,79 ettari complessivi interessando il 17,63% del territorio regionale.
sistema regionale aree protette
Tabella 1
Fonte: Regione Piemonte
Figura 1
Attuazione da parte di Arpa Piemonte dell'art. 46 della LR 19/2009 e ss.mm.ii. "Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità"
Figura 2
TERRITORIO TUTELATO
I dati sulla biodiversità in Piemonte evidenziano che il territorio piemontese è caratterizzato da una grande varietà di specie animali e vegetali. La presenza in Piemonte di 3 zone biogeografiche (alpina, continentale e mediterranea) garantisce un buon livello di biodiversità malgrado l’elevato grado di urbanizzazione, la presenza antropica diffusa e un elevato consumo di suolo.
In sintesi:
Studi recenti condotti su tutto l’arco alpino hanno evidenziato che le Alpi sud occidentali sono l’area che ospita la più elevata diversità floristica e il maggior numero di specie endemiche e rare della flora di alta montagna di tutte le Alpi.
Una problematica che minaccia la biodiversità regionale é rappresentata dalla presenza di un elevato numero di specie esotiche vegetali e animali.
Per quanto riguarda la componente vegetale, le entità censite sono 371, si tratta di un valore che corrisponde al 36% delle 1.023 specie vegetali esotiche segnalate in Italia e che colloca il Piemonte al terzo posto in Italia come numero di specie esotiche presenti.
Tuttavia la biodiversità si distribuisce in maniera disomogenea sul territorio a causa di diversi fattori di frammentazione sia naturali che antropici (principalmente l’incremento del consumo di suolo, la presenza antropica diffusa, lo sviluppo dell’agricoltura intensiva). Questi fattori determinano una riduzione del livello di biodiversità e del livello di connessione ecologica del territorio e quindi aumentano il rischio di estinzione di singole specie e una generale riduzione del livello di resilienza del territorio. Se le aree in cui si trovano distribuite le specie vengono connesse tra loro mediante dei corridoi ecologici, si creano i presupposti per ridurre il livello di frammentazione e isolamento delle popolazioni mediante la creazione di quella che viene definita Rete Ecologica.
In sintesi:
- Flora: sono presenti più di 3.600 specie (dato aggiornato al 2009) che rappresentano il 46% della flora italiana (Fonte: Conti et al., 2005. “Check-list della flora dlist della flora d’Italia”; Selvaggi et al., in prep.); inoltre per quanto riguarda le piante vascolari il Piemonte è la regione italiana più ricca di specie;
- Fauna: 400 specie di uccelli, 80 specie di mammiferi, 40 di rettili e anfibi, 60 di pesci (Fonte Regione Piemonte).
Studi recenti condotti su tutto l’arco alpino hanno evidenziato che le Alpi sud occidentali sono l’area che ospita la più elevata diversità floristica e il maggior numero di specie endemiche e rare della flora di alta montagna di tutte le Alpi.
Una problematica che minaccia la biodiversità regionale é rappresentata dalla presenza di un elevato numero di specie esotiche vegetali e animali.
Per quanto riguarda la componente vegetale, le entità censite sono 371, si tratta di un valore che corrisponde al 36% delle 1.023 specie vegetali esotiche segnalate in Italia e che colloca il Piemonte al terzo posto in Italia come numero di specie esotiche presenti.
Tuttavia la biodiversità si distribuisce in maniera disomogenea sul territorio a causa di diversi fattori di frammentazione sia naturali che antropici (principalmente l’incremento del consumo di suolo, la presenza antropica diffusa, lo sviluppo dell’agricoltura intensiva). Questi fattori determinano una riduzione del livello di biodiversità e del livello di connessione ecologica del territorio e quindi aumentano il rischio di estinzione di singole specie e una generale riduzione del livello di resilienza del territorio. Se le aree in cui si trovano distribuite le specie vengono connesse tra loro mediante dei corridoi ecologici, si creano i presupposti per ridurre il livello di frammentazione e isolamento delle popolazioni mediante la creazione di quella che viene definita Rete Ecologica.
GLI ASPETTI NEGATIVI
Consumo di suolo
I dati del monitoraggio evidenziano che in generale su tutto il territorio regionale (pur con qualche differenza tra le province) continua ad aumentare la percentuale di suolo “consumato” per infrastrutture, nuovo urbanizzato e altre destinazioni, che nel loro insieme rappresentano elementi in grado di incidere fortemente sulla biodiversità dei luoghi e sulla connettività biologica del territorio.
Diffusione specie invasive
Per quanto riguarda il territorio regionale piemontese, le condizioni geomorfologiche e conseguentemente quelle climatiche e antropiche determinano la presenza di un elevato numero di specie esotiche vegetali e animali.
Per quanto riguarda il territorio regionale piemontese, le condizioni geomorfologiche e conseguentemente quelle climatiche e antropiche determinano la presenza di un elevato numero di specie esotiche vegetali e animali.
GLI ASPETTI POSITIVI
La varietà di habitat e specie ancora presenti sul territorio regionale
La presenza di 3 zone biogeografiche (alpina, continentale e mediterranea) garantisce una notevole varietà di ambienti e di specie sul territorio piemontese; infatti, malgrado le diverse pressioni ambientali è presente ancora un buon livello di biodiversità.
La percentuale di territorio sottoposto a protezione
Il territorio sottoposto a protezione costituito da RN2000 + Aree Protette + Altre Aree (zone contigue e aree di salvaguardia) si estende per 447.657,79 ettari complessivi interessando il 17,63% del territorio regionale.
sistema regionale aree protette
La Regione Piemonte ha riconosciuto dal 1975 l'importanza dell'ambiente naturale in quanto valore universale attuale e per le generazioni future. Con il Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità, ha ridefinito le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale. Sono state istituite con legge regionale 95 Aree protette per una superficie complessiva di 137.332 ettari gestiti da 14 Enti strumentali e da enti locali. Oltre alle Aree protette regionali, la regione Piemonte conta due Parchi Nazionali: il Gran Paradiso - istituito nel 1922 e la Val Grande - istituito nel 1992 che interessano complessivamente una superficie di 48.526 ettari. Tra le Aree tutelate, particolare importanza riveste il Sistema della Fascia fluviale di Po istituito nel 1990, che interessa tutto il tratto piemontese del Fiume lungo 235 km su una superficie di 35.515 ettari.
Del Sistema regionale delle Aree protette sono parte integrante sette "Sacri Monti" piemontesi (Crea, Varallo, Orta, Ghiffa, Belmonte, Domodossola e Oropa) inseriti nel 2003 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.
L'indicatore Aree Protette è previsto dall'Agenda 2030 all'obiettivo 15. La vita sulla terra e anche dagli indicatori del BES del Dominio Ambiente.
Del Sistema regionale delle Aree protette sono parte integrante sette "Sacri Monti" piemontesi (Crea, Varallo, Orta, Ghiffa, Belmonte, Domodossola e Oropa) inseriti nel 2003 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.
L'indicatore Aree Protette è previsto dall'Agenda 2030 all'obiettivo 15. La vita sulla terra e anche dagli indicatori del BES del Dominio Ambiente.
Tabella 1
Superficie territorio tutelato in Piemonte
Tipo di area |
numero siti |
ettari (ha) |
% su superficie regionale |
Aree Protette(*) |
95 |
193.367,34 |
7,61% |
Aree Contigue |
10 |
37.657,689 |
1,48% |
Zone naturali di salvaguardia |
6 |
10.588,05 |
0,42% |
Totale altre aree (**) |
16 |
48.245,739 |
1,90% |
Totale Aree Protette + altre aree |
111 |
233.263,72 |
9,18% |
pSIC |
6 |
5.233,30 |
0,21% |
SIC |
127 |
284.395,08 |
11,20% |
ZPS |
51 |
308.075,10 |
12,13% |
RN2000 |
152 |
403.819,50 |
15,91% |
RN2000 + Aree Protette |
|
421.594,75 |
16,61% |
RN2000 + Aree Protette + Altre Aree |
|
451.925,47 |
17,80% |
(*) compresi i 2 nazionali (considerando solo la porzione piemontese del Gran Paradiso)
(**) Aree Contigue e Zone naturali di salvaguardia, considerando i 3 siti separati dei tratti della Zona naturale di Salvaguardia del Po
Fonte: Regione Piemonte
Figura 1
Aree protette e Rete Natura 2000 in Piemonte
Attuazione da parte di Arpa Piemonte dell'art. 46 della LR 19/2009 e ss.mm.ii. "Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità"
A fine 2016 si sono concluse le attività concordate con la Regione Piemonte per il triennio 2014-16 in attuazione dell'art. 46 della LR 19/2009 e ss.mm.ii. "Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità", secondo cui Arpa "effettua il monitoraggio delle condizioni ambientali complessive, anche con riferimento alla realizzazione delle opere e degli interventi approvati, e comunica l'esito del monitoraggio alla struttura regionale competente all'attuazione della presente legge, alle autorità competenti all'espressione del giudizio di incidenza ed ai soggetti gestori delle aree della rete Natura 2000".
Le attività condotte hanno riguardato principalmente alcuni degli habitat inclusi nell'Allegato I della Direttiva 92/43/CEE afferenti alle macrocategorie degli ambienti forestali, degli ambienti aperti e di quelli delle acque correnti, nonché alcune entità della flora alloctona incluse negli elenchi della DGR n. 46-5100 del 18/12/2012 e s.m.i.
Per quanto riguarda gli ambienti forestali, sono stati valutati gli effetti della gestione selvicolturale pregressa sullo stato di conservazione di alcuni alneti di ontano nero riconducibili all'habitat di interesse prioritario "91E0*" nel SIC (ora ZSC) "IT1110021 - Laghi di Ivrea" (i risultati dello studio, condotto in collaborazione con il DISAFA dell'Università di Torino, sono stati pubblicati su "Forest Ecology and Management") e di alcuni popolamenti di faggio afferenti all'ambiente "9130" nei SIC (ora ZSC) "IT1160020 - Bosco di Bagnasco" e "IT1160026 - Faggete di Pamparato, Tana del Forno, Grotta delle Turbiglie e Grotte di Bossea".
In entrambi i casi, le indagini condotte hanno evidenziato alcuni effetti negativi determinati da interventi effettuati prima (o a cavallo) dell'entrata in vigore delle "Misure di Conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 del Piemonte" di cui alla D.G.R. n. 54-7409 del 07/04/2014 e ss.mm.ii. sul corteggio floristico (con l'ingresso di importanti contingenti di entità della flora alloctona, alcune dal riconosciuto comportamento invasivo, o di specie ruderali e/o pioniere) e/o sulla struttura dei popolamenti oggetto di utilizzazione.
Le attività condotte hanno riguardato principalmente alcuni degli habitat inclusi nell'Allegato I della Direttiva 92/43/CEE afferenti alle macrocategorie degli ambienti forestali, degli ambienti aperti e di quelli delle acque correnti, nonché alcune entità della flora alloctona incluse negli elenchi della DGR n. 46-5100 del 18/12/2012 e s.m.i.
Per quanto riguarda gli ambienti forestali, sono stati valutati gli effetti della gestione selvicolturale pregressa sullo stato di conservazione di alcuni alneti di ontano nero riconducibili all'habitat di interesse prioritario "91E0*" nel SIC (ora ZSC) "IT1110021 - Laghi di Ivrea" (i risultati dello studio, condotto in collaborazione con il DISAFA dell'Università di Torino, sono stati pubblicati su "Forest Ecology and Management") e di alcuni popolamenti di faggio afferenti all'ambiente "9130" nei SIC (ora ZSC) "IT1160020 - Bosco di Bagnasco" e "IT1160026 - Faggete di Pamparato, Tana del Forno, Grotta delle Turbiglie e Grotte di Bossea".
In entrambi i casi, le indagini condotte hanno evidenziato alcuni effetti negativi determinati da interventi effettuati prima (o a cavallo) dell'entrata in vigore delle "Misure di Conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 del Piemonte" di cui alla D.G.R. n. 54-7409 del 07/04/2014 e ss.mm.ii. sul corteggio floristico (con l'ingresso di importanti contingenti di entità della flora alloctona, alcune dal riconosciuto comportamento invasivo, o di specie ruderali e/o pioniere) e/o sulla struttura dei popolamenti oggetto di utilizzazione.
Figura 2
Scorcio di uno degli alneti di ontano nero oggetto di studio nella ZSC "IT1110021 - Laghi di Ivrea"
Inoltre, è stato avviato il monitoraggio di lungo termine di alcuni indicatori (legno morto e grandi alberi) utili a descrivere il livello di biodiversità degli ambienti forestali nell'ambiente "91F0" nel SIC (ora ZSC) "IT1160010 - Bosco del Merlino": la necromassa rilevata presenta caratteristiche sia quantitative che qualitative prossime a quelle indicate dalla letteratura come ottimale per il mantenimento nelle foreste planiziali di comunità saproxiliche sufficientemente strutturate.
Relativamente agli ambienti aperti, è stata avviata l'applicazione di protocolli integrati per il monitoraggio di lungo periodo su vegetazione e suolo in funzione degli effetti del cambiamento climatico nel SIC (ora ZSC) "IT1120028 - Alta Val Sesia" e nella ZPS " IT1140021 - Val Formazza".
L'attività concernente gli ambienti delle acque correnti ha visto il completamento del monitoraggio già in corso degli effetti indotti dalla sottrazione di portata determinata dalla realizzazione di un impianto idroelettrico su un alneto di ontano bianco (habitat di interesse prioritario "91E0*") nel SIC "IT1140016 - Alpe Veglia e Devero) e il censimento (su dati SIRI) delle derivazioni di acque superficiali, con particolare attenzione a quelle a scopo idroelettrico, presenti all'interno dei siti della Rete "Natura 2000" in Piemonte. Da quest'ultimo è emerso come un terzo dei SIC/ZSC ospiti almeno una derivazione di acque superficiali a scopo idroelettrico (con valori maggiori nella regione biogeografica alpina), con una densità di prese (intesa come numero di km di reticolo idrografico per captazione) che è risultata mediamente inferiore all'interno dei siti "Natura 2000" rispetto all'intero territorio regionale (una presa ogni 35 km contro una ogni 27 circa). Infine, nell'ambito di questa macrocategoria ambientale, è proseguita l'applicazione (che si concluderà presumibilmente nel corso del 2017), lungo una porzione del Torrente Stura di Lanzo comprendente il SIC (ora ZSC) omonimo, del metodo sperimentale per la valutazione ecosistemica delle fasce perifluviali sviluppato nell'ambito della redazione dei Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS).
In merito alle attività riguardanti le entità della flora alloctona, si può citare l'avvio del monitoraggio delle stazioni di Heracleum mantegazzianum presenti lungo il Fiume Toce in Val Formazza (VB).
Alcune delle attività sopra descritte, che hanno talora fornito utili indicazioni per la redazione delle Misure di Conservazione sito-specifiche delle ZSC, proseguiranno e saranno ulteriormente implementate nel triennio 2017-19, affiancate da monitoraggi finalizzati a definire lo stato di conservazione di alcuni degli ambienti inclusi nell'Allegato I della Direttiva "Habitat" secondo le recenti Linee Guida dell'Ispra, in modo da raccogliere dati utili alla redazione del Rapporto Nazionale di cui all'art. 17 della Direttiva medesima.
Relativamente agli ambienti aperti, è stata avviata l'applicazione di protocolli integrati per il monitoraggio di lungo periodo su vegetazione e suolo in funzione degli effetti del cambiamento climatico nel SIC (ora ZSC) "IT1120028 - Alta Val Sesia" e nella ZPS " IT1140021 - Val Formazza".
L'attività concernente gli ambienti delle acque correnti ha visto il completamento del monitoraggio già in corso degli effetti indotti dalla sottrazione di portata determinata dalla realizzazione di un impianto idroelettrico su un alneto di ontano bianco (habitat di interesse prioritario "91E0*") nel SIC "IT1140016 - Alpe Veglia e Devero) e il censimento (su dati SIRI) delle derivazioni di acque superficiali, con particolare attenzione a quelle a scopo idroelettrico, presenti all'interno dei siti della Rete "Natura 2000" in Piemonte. Da quest'ultimo è emerso come un terzo dei SIC/ZSC ospiti almeno una derivazione di acque superficiali a scopo idroelettrico (con valori maggiori nella regione biogeografica alpina), con una densità di prese (intesa come numero di km di reticolo idrografico per captazione) che è risultata mediamente inferiore all'interno dei siti "Natura 2000" rispetto all'intero territorio regionale (una presa ogni 35 km contro una ogni 27 circa). Infine, nell'ambito di questa macrocategoria ambientale, è proseguita l'applicazione (che si concluderà presumibilmente nel corso del 2017), lungo una porzione del Torrente Stura di Lanzo comprendente il SIC (ora ZSC) omonimo, del metodo sperimentale per la valutazione ecosistemica delle fasce perifluviali sviluppato nell'ambito della redazione dei Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS).
In merito alle attività riguardanti le entità della flora alloctona, si può citare l'avvio del monitoraggio delle stazioni di Heracleum mantegazzianum presenti lungo il Fiume Toce in Val Formazza (VB).
Alcune delle attività sopra descritte, che hanno talora fornito utili indicazioni per la redazione delle Misure di Conservazione sito-specifiche delle ZSC, proseguiranno e saranno ulteriormente implementate nel triennio 2017-19, affiancate da monitoraggi finalizzati a definire lo stato di conservazione di alcuni degli ambienti inclusi nell'Allegato I della Direttiva "Habitat" secondo le recenti Linee Guida dell'Ispra, in modo da raccogliere dati utili alla redazione del Rapporto Nazionale di cui all'art. 17 della Direttiva medesima.