Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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RADIAZIONI IONIZZANTI

La principale novità del 2016 è stata di tipo normativo. Infatti il 15 febbraio 2016 è stato emanato il DLgs 28 che recepisce la direttiva 2013/51/EURATOM. Questo decreto è specifico per il controllo della radioattività nelle acque destinate al consumo umano. Stabilisce i limiti alla dose indicativa (dovuta all’ingestione), alla concentrazione di trizio e a quella di radon.

Monitoraggio della radioattività nelle acque

Il monitoraggio dell’acqua potabile, nell'ambito del monitoraggio ambientale della radioattività, ha una particolare attenzione in quanto il suo ingente consumo da parte della popolazione può infatti rendere potenzialmente critiche anche situazioni di moderata contaminazione. In situazioni normali, tuttavia, è molto difficile che la radioattività di origine artificiale vada ad inquinare significativamente gli acquiferi di approvvigionamento di acqua potabile: il severo regime autorizzativo e di controllo degli scarichi dei reflui radioattivi, basati su precise formule di scarico calcolate sulla ricettività ambientale, rende infatti questa eventualità piuttosto remota. La radioattività di origine naturale può invece essere presente, talvolta in modo significativo, nelle acque potabili, soprattutto quelle di origine sotterranea. Il monitoraggio
della radioattività naturale avviene attraverso la misura dell’attività alfa totale e dell’attività beta totale, che permette di escludere il superamento del limite di dose indicativa di 0,1 mSv/anno stabilito dalla normativa.

Arpa monitora da diversi anni i principali acquedotti piemontesi con l’ausilio delle ASL territorialmente competenti che curano il prelievo dei campioni. Al momento sono stati analizzati più di 1.000 campioni coprendo praticamente l’intero territorio regionale, come si evince dalla figura 1.

Consulta tutte le informazioni relative al monitoraggio della radioattività nelle acque.

Figura 1
Punti di misura delle analisi di radioattività nelle acque

I valori di attività alfa e beta totale misurati sono risultati nella maggioranza dei casi inferiori ai livelli di riferimento indicati dalla normativa pari a 0,1 Bq/l per l’attività alfa totale e 0,5 Bq/l per l’attività beta totale.

Figura 2
Distribuzione della concentrazione di attività alfa totale misurata nelle acque piemontesi destinate al consumo umano - anni 2005-2016



Fonte: Arpa Piemonte
I valori che superano il livello di riferimento di 0,1 Bq/l sono riportati in rosso.

Figura 3
Distribuzione della concentrazione di attività beta totale misurata nelle acque piemontesi destinate al consumo umano - anni 2005-2016


Fonte: Arpa Piemonte
I valori che superano il livello di riferimento di 0,5 Bq/l sono riportati in rosso.
Dalle analisi effettuate non sono emersi casi di superamento del limite di dose per le acque potabili; anzi i valori calcolati per ciascuna provincia sono di gran lunga inferiori a 0,1 mSv/anno, il valore di “dose efficace indicativa”, stabilito dalla normativa italiana (Legge 31/01 e DLgs 28/16).
Per quanto concerne il trizio si può affermare che non comporta alcun rischio per la popolazione piemontese. Il trizio infatti è un radionuclide sia di origine naturale (si forma dall’interazione dei raggi cosmici con le molecole dell’aria) sia di origine artificiale (reattori nucleari). Siccome in Piemonte, e in generale in tutta Italia, non sono presenti fonti antropiche di trizio, le concentrazioni che si misurano in ambiente sono tutte dovute al trizio di origine naturale. Le massime concentrazioni misurate in varie matrici ambientali sono riportate nella tabella 1. Si osserva come i valori siano ampiamente inferiori al limite di 100 Bq/l indicato dalla normativa per le acque destinate al consumo umano. Nelle acque destinate al consumo umano non sono mai state misurate concentrazioni superiori alla sensibilità strumentale di circa 2 Bq/l.

Tabella 1
Concentrazioni massime di trizio misurate in differenti matrici ambientali

Tipo campione

Bq/l max

Atmosfera (umidità)

2

Acqua fluviale

2,7

Acqua lacustre

5,75

Acqua superficiale non definita

< 1,2

Acqua marina

< 1,3

Acqua di pozzo o piezometro

< 2,39

Acqua potabile

1,7

Percolato di discarica

49


Fonte: Arpa Piemonte

Il limite per la concentrazione in acqua potabile è di 100 Bq/l

Analisi del radon nell’acqua destinata al consumo umano

Anche le analisi effettuate per misurare la concentrazione di radon nell’acqua destinata al consumo umano hanno sempre fornito valori inferiori al limite di 100 Bq/l e quindi si può affermare che in Piemonte il radon in acqua non pone problemi da un punto di vista radioprotezionistico.
Nella figura 4 è riportata la distribuzione delle concentrazioni misurate fino ad oggi. Si osserva che la maggior parte dei campioni presenta concentrazioni inferiori alla decina di Bq/l.

Figura 4
Distribuzione della concentrazione di radon misurata nelle acque piemontesi destinate al consumo umano - anni 1998-2016

Fonte: Arpa Piemonte

Consulta le analisi che vengono effettuate sulle acque potabili alla pagina Acque reflue urbane
NORMATIVA
  • Europea: Guidelines for drinking water, 4th edition, WHO, Geneva, 2011
  • Italiana: DLgs 28/16


IL DECRETO LEGISLATIVO 28 DEL 15 FEBBRAIO 2016

Il DLgs 28 del 2016 (attuazione della Direttiva 2013/51/EURATOM) regolamenta la materia della radioattività nelle acque destinate al consumo umano. Il decreto stabilisce il limite, indicato come valore di parametro, per la dose indicativa (dovuta all’ingestione dell’acqua) e per la concentrazione di trizio e di radon nell’acqua stessa.

Tabella 2
Valori di parametro stabiliti dal DLgs 28/16 per le acque destinate al consumo umano

Parametro

Valore di parametro

Unità di misura

Radon

100

Bq/l

Trizio

100

Bq/l

Dose indicativa

0,1

mSv/anno

La dose indicativa non è una grandezza misurabile, ma si calcola a partire dalla concentrazione di tutti i radionuclidi contenuti nell’acqua. Il calcolo preciso è quindi un processo molto lungo e oneroso. La normativa propone di effettuare analisi di screening di attività alfa e beta totale, che permettono di valutare tutti i radionuclidi emettitori di particelle alfa e beta complessivamente disciolti nell’acqua. In base alla concentrazione di attività alfa e beta totale si può escludere o meno la possibilità che il consumo dell’acqua possa causare il raggiungimento del limite di dose. La normativa stabilisce infatti dei livelli di riferimento per l’attività alfa totale e per l’attività beta totale pari rispettivamente a 0,1 Bq/l e 0,5 Bq/l. Se le concentrazioni di attività alfa totale o beta totale sono inferiori a questi livelli si può escludere che il consumo di acqua comporti una dose ai consumatori pari o superiore a 0,1 mSv/anno. Però se le concentrazioni sono prossime o superiori a tali livelli non è necessariamente certo che il consumo di acqua causi una dose di 0,1 mSv/anno e occorre effettuare analisi di approfondimento per identificare i radionuclidi
presenti nell’acqua. La prima analisi di approfondimento è la ricerca dell’uranio disciolto. Se tutta l’attività alfa totale è dovuta all’uranio allora si può calcolare la dose. Se l’attività dell’uranio non spiega tutta l’attività alfa e beta totale occorre proseguire con le analisi di approfondimento: prima i radionuclidi di origine naturale come radio e polonio e solo infine quelli di origine artificiale. Una volta identificati i radionuclidi è possibile effettuare il calcolo della dose. Per facilitare il compito il decreto indica anche per una serie di radionuclidi il limite derivato di concentrazione di attività che può procurare agli individui una dose pari al limite di 0,1 mSv/anno (Allegato III). Ciò permette di non effettuare il calcolo dosimetrico se la contaminazione dell’acqua è dovuta a un solo radionuclide. Se invece sono presenti più radionuclidi occorre comunque effettuare il calcolo. Nella figura 5 è illustrata la parte iniziale del procedimento, che viene ripetuto per ogni analisi di approfondimento che si rende necessaria.

Figura 5
Schema di procedimento indicato dal DLgs 28/16 per l’analisi delle acque destinate al consumo umano



Il DLgs 28016 indica anche il numero e la periodicità delle analisi da effettuare in base alle dimensioni degli acquedotti. Questi vengono divisi in cinque classi in base alla portata o alla popolazione servita come illustrato nella tabella 3.

Tabella 3
Suddivisione in classi degli acquedotti e numero di campioni da analizzare in base alle dimensioni degli acquedotti stessi

Volume di acqua

 m3/giorno

Popolazione servita

Numero campioni all’anno

≤ 100

≤ 500

Almeno 1 ogni 3 anni

100 < volume ≤ 1.000

500 < popolazione ≤ 5.000

1

1.000 < volume ≤ 10.000

5.000 < popolazione ≤ 50.000

da 2 a 4

10.000 < volume ≤ 100.000

50.000 < popolazione ≤ 500.000

da 5 a 13

volume > 100.000

popolazione > 500.000

da 13 in su

CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA DELL’ACQUA DI FALDA SUPERFICIALE A SALUGGIA

Il sito nucleare di Saluggia (VC) manifesta un’alta criticità dal punto di vista radioprotezionistico, dal momento che:
  • si trova nell’area di esondazione del fiume Dora Baltea;
  • la zona è caratterizzata da un’alta vulnerabilità della falda acquifera superficiale;
  • vi è stoccata una grande quantità di rifiuti radioattivi - sia allo stato solido che liquido - e di combustibile nucleare irraggiato;
  • è situato a circa 1,5 km a monte del campo pozzi di uno dei più grandi acquedotti del Piemonte, l’Acquedotto del Monferrato.

Presso il sito è stata riscontrata - a partire dal 2006 - la presenza di Sr-90, Co-60, Cs-137 e H-3 nell’acqua di falda superficiale prelevata a valle degli impianti. Mentre è noto che la contaminazione da Co-60 è imputabile ad un incidente occorso nel 1986 presso il Complesso LivaNova(ex Sorin)-Avogadro, molteplici sono le possibili fonti di rilascio di contaminanti in falda, alcune delle quali non sono ad oggi state puntualmente individuate.
L’area alla quale nel corso degli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione è all’interno del Complesso LivaNova(ex Sorin)-Avogadro ed è costituita dalle celle calde di manipolazione di sorgenti ad alta attività, dal deposito temporaneo di rifiuti e dal bunker dove sono stoccati i rifiuti provenienti dal decommissioning del reattore Avogadro.
I valori delle concentrazioni riscontrati non sono significativi dal punto di vista radioprotezionistico, e in particolare non costituiscono un rischio per la popolazione, ma rappresentano un importante indicatore ambientale di alcune criticità impiantistiche. Il calcolo della dose agli individui di riferimento della popolazione non ha mai evidenziato il superamento del limite di non rilevanza radiologica di 10 microSv/anno.
Nella mappa sono riportati i punti di controllo dell’acqua di falda superficiale presso il sito nucleare di Saluggia secondo il programma di monitoraggio straordinario concordato con la Regione Piemonte e condiviso dal Tavolo Tecnico istituito presso la Regione Piemonte stessa. Il campo pozzi dell’Acquedotto del Monferrato è situato nell’area in basso a destra.

Figura 6
Sito nucleare di Saluggia, punti di controllo dell’acqua della falda superficiale

Per dare una risposta alla problematica della presenza dei radionuclidi nell’acqua di falda superficiale a Saluggia, a partire dal 2006  è stato istituito un “Tavolo Tecnico nucleare” dedicato. Al Tavolo siedono la Regione, ISPRA, Arpa, le Prefetture, le Province e i Comuni interessati, gli esercenti nucleari, l’Autorità d’Ambito n. 5 ed il Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato. Gli incontri si sono intensificati nel corso degli anni e hanno affrontato le problematiche inerenti l’intero comprensorio (Siti nucleari). Le attività di monitoraggio radiologico della falda superficiale e le indagine impiantistiche e documentali presso gli impianti, coordinate dal Tavolo, hanno evidenziato la presenza di situazioni che necessitano di intervento e hanno dato l’impulso ad avviare le necessarie azioni di rimedio, finalizzate ad incrementare la sicurezza e a determinare un complessivo riordino del sito.

Per approfondimenti:
Relazioni tecniche di dettaglio  

L’argomento Radiazioni ionizzanti rientra in un Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
- Obiettivo 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
in particolare nel Traguardo
3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da contaminazione e inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo

Nell’ambito della Strategia Nazionale di sviluppo sostenibile il riferimento è: Area: Persone. Scelta: III. Promuovere la salute e il benessere. Obiettivo Strategico Nazionale: III.1 Diminuire l’esposizione della popolazione ai fattori di rischio ambientale e antropico