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Imprese femminili
Imprese straniere
Esportazioni
UNITÀ LOCALI
Figura 1
Figura 2
Addetti nell'industria
Figura 3
Figura 4
k: migliaia Fonte: Istat
Emissioni dall'Industria
Figura 5
Applicazione del metodo BAT per il PTR: Macroambito Attività produttive
Macroambito Attività produttive, Bilancio Ambientale Territoriale 2017 e confronto
INDUSTRIA
Le imprese registrate a fine dicembre 2017 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammontano a 436.043 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con oltre il 7,2% delle imprese nazionali. Nel 2017, in base a tale Registro, sono nate 25.011 aziende in Piemonte e, al netto delle 25.976 cessazioni, il saldo appare negativo per 965 unità e in controtendenza rispetto al dato italiano.
Il dato regionale scaturisce dagli andamenti negativi rilevati nella maggior parte delle realtà territoriali. Solo Novara (+0,41%) e Torino (+0,11%) evidenziano nel 2017 un tasso di crescita, seppur debolmente, positivo. Il risultato meno brillante appartiene ad Alessandria, che nel periodo considerato, registra un tasso negativo pari al 0,92%, seguita da Biella (- 0,84%) e da Cuneo (-0,81).
Imprese femminili
Nel corso del 2017, il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ha registrato la nascita di 6.939 imprese femminili, a fronte delle 7.241 che hanno, invece, cessato la propria attività, con un saldo negativo per 302 unità, traducendosi in un tasso di crescita del -0,3%. Sebbene il dato sia del tutto analogo a quello del sistema imprenditoriale valutato nel suo complesso (-0,2%), l’imprenditoria femminile piemontese manifesta una maggiore vivacità, sia in termini di natalità (tasso del 7,1%, a fronte del 5,7% registrato per il totale delle imprese), che di mortalità (tasso del 7,4%, contro un 5,9%). La dinamica manifestata dalla componente femminile del tessuto imprenditoriale piemontese appare, inoltre, in controtendenza rispetto a quanto osservato a livello complessivo nazionale (+1,0%).
Imprese straniere
Delle circa 436mila imprese aventi sede in Piemonte a fine 2017, poco meno di una su dieci risulta guidata da stranieri: in base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio emerge, infatti, come al 31 dicembre le imprese straniere registrate in Piemonte siano 42.667, risultando una realtà ormai strutturale del tessuto imprenditoriale regionale.
In Piemonte la componente straniera delle aziende ha contribuito in misura significativa ad attenuare la consistente contrazione della componente autoctona. Anche nel 2017 le imprese straniere hanno evidenziato una vivacità superiore a quella delle imprese piemontesi nel loro complesso, grazie a un numero di iscrizioni superiore alle cessazioni.
Esportazioni
Nei primi nove mesi del 2017 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato a 35,6 miliardi di euro, registrando una crescita dell’8,9% rispetto al dato evidenziato nello stesso periodo del 2016. La brillante performance manifestata dalle esportazioni regionali è risultata superiore rispetto a quella realizzata a livello medio nazionale (7,3% rispetto al periodo gennaio settembre 2016).
Grazie all’ottimo risultato, il Piemonte si è confermata la quarta regione esportatrice, con una quota del 10,8% delle esportazioni complessive nazionali (dati Camera di commercio).
A livello territoriale si rilevano incrementi per tutte le realtà provinciali. Il capoluogo regionale registra un dato positivo (+5,9%), sebbene di intensità inferiore rispetto a quello medio regionale. Alessandria (+18,3%) e Cuneo (+10,6%), rispettivamente terza e seconda provincia piemontese per esportazioni, registrano i risultati più significativi. Crescite importanti caratterizzano anche Asti (14,5%) e il Verbano Cusio Ossola (+11,7%).
UNITÀ LOCALI
I dati Istat attribuiscono al Piemonte per il 2016 un numero di Unità locali pari a 76.120 unità, considerando le categorie Ateco B (Estrazioni di minerali), C (Attività manifatturiere), D (Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata), E (Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento) ed F (costruzioni). Nell’ambito di queste categorie, la maggior presenza di Unità Locali risulta a carico delle Costruzioni seguita dalle Attività Manifatturiere. Nella figura 1 si evidenzia l’andamento negli anni 2012-2016 delle cinque categorie considerate. Mediamente il numero di imprese è diminuito del 11% con un massimo del 14% per il comparto costruzioni e un minimo dell'8% per le attività manifatturiere. In controtendenza la fornitura di energia elettrica che presenta un aumento del 33%.
Nella figura 2 viene riportato il trend degli ultimi 5 anni (2012-2016) a livello provinciale. Il calo delle unità locali si è manifestato in tutte le province, anche se più accentuato in provincia di Vercelli e di Biella (-14%).
Figura 1
Unità locali delle principali imprese attive per attività economica (Ateco 2007) - anni 2012-2016
k: migliaia Fonte: Istat
Figura 2
Unità locali delle principali imprese attive per attività economica (Ateco 2007) - anni 2012-2016
k: migliaia Fonte: Istat
Addetti nell'industria
Gli addetti nell’industria delle cinque categorie considerate sono 511.294 nel 2016. La maggior parte degli addetti lavora nelle attività manifatturiere (387.088 unità) seguono le costurzioni con 102 mila addetti. Per quanto riguarda la suddivisione provinciale, la provincia di Torino è quella con il più elevato numero di addetti (276 mila), seguita dalle province di Cuneo (75 mila addetti) e di Alessandria con circa 45 mila.
Considerando l’andamento negli anni 2012-2016, si riscontano 49.000 unità in meno nel 2016 rispetto al 2012, corrispondente a circa il 9%. Il calo più consistente degli addetti (figura 3) si è evidenziato nelle province di Cuneo (13%) e di Verbania (11%).
Mediamente gli addetti sono diminuiti del 9% tra i due anni considerati (2012 e 2016) con un massimo del 18% a carico del comparto delle costruzioni (figura 4). In controtendenza il comparto della fornitura di energia elettrica (+ 2%).
L'indicatore Occupazione nell'industria Manufatturiera è previsto dall'Agenda 2030 all'obiettivo 9. Industria, Innovazione e Infrastrutture
Considerando l’andamento negli anni 2012-2016, si riscontano 49.000 unità in meno nel 2016 rispetto al 2012, corrispondente a circa il 9%. Il calo più consistente degli addetti (figura 3) si è evidenziato nelle province di Cuneo (13%) e di Verbania (11%).
Mediamente gli addetti sono diminuiti del 9% tra i due anni considerati (2012 e 2016) con un massimo del 18% a carico del comparto delle costruzioni (figura 4). In controtendenza il comparto della fornitura di energia elettrica (+ 2%).
L'indicatore Occupazione nell'industria Manufatturiera è previsto dall'Agenda 2030 all'obiettivo 9. Industria, Innovazione e Infrastrutture
Figura 3
Addetti delle unità locali delle imprese attive - anni 2012-2016
k: migliaia Fonte: Istat
Figura 4
Addetti delle unità locali delle imprese attive - anni 2012-2016
k: migliaia Fonte: Istat
Emissioni dall'Industria
Per quanto riguarda le pressioni emissive legate al comparto industriale è stata utilizzata l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA), che fa riferimento all’anno 2013.
Per la quantificazione delle emissioni industriali è stata presa come riferimento la classificazione delle attività economiche ATECO (strumento di codifica adottato da tutto il mondo della statistica ufficiale che consente di attribuire un codice sulla base di una descrizione sintetica dell'attività economica) adottata da Arpa Piemonte per quanto riguarda gli indicatori ambientali legati all’industria: estrazione di minerali[1], attività manifatturiere[2], produzione industriale di energia elettrica[3], trattamento industriale delle acque e dei rifiuti[4].
La distribuzione delle emissioni industriali di particolato primario (PM10) e di ossidi di azoto (NOx espressi come NO2) risulta ovviamente connessa alla localizzazione sul territorio delle grandi attività produttive. In particolare, nel territorio piemontese, gli ossidi di azoto sono collegati alla presenza di centrali termoelettriche e di cementifici e alle lavorazioni dei prodotti petroliferi, del vetro e dei laterizi, mentre il particolato primario può essere rapportato alla presenza di industrie per la produzione e lavorazione del poliestere, di industrie cartarie, del ferro e dell’acciaio.
[1] SNAP: Macrosettore 05
[2] SNAP: Macrosettori 03,04 e 06
[3] SNAP: Settori 01.01, 01.02, 01.04
[4] SNAP: Attività 09.02.01, 09.04.05, 09.04.06, 09.09.02, 09.10.08
Per la quantificazione delle emissioni industriali è stata presa come riferimento la classificazione delle attività economiche ATECO (strumento di codifica adottato da tutto il mondo della statistica ufficiale che consente di attribuire un codice sulla base di una descrizione sintetica dell'attività economica) adottata da Arpa Piemonte per quanto riguarda gli indicatori ambientali legati all’industria: estrazione di minerali[1], attività manifatturiere[2], produzione industriale di energia elettrica[3], trattamento industriale delle acque e dei rifiuti[4].
La distribuzione delle emissioni industriali di particolato primario (PM10) e di ossidi di azoto (NOx espressi come NO2) risulta ovviamente connessa alla localizzazione sul territorio delle grandi attività produttive. In particolare, nel territorio piemontese, gli ossidi di azoto sono collegati alla presenza di centrali termoelettriche e di cementifici e alle lavorazioni dei prodotti petroliferi, del vetro e dei laterizi, mentre il particolato primario può essere rapportato alla presenza di industrie per la produzione e lavorazione del poliestere, di industrie cartarie, del ferro e dell’acciaio.
[1] SNAP: Macrosettore 05
[2] SNAP: Macrosettori 03,04 e 06
[3] SNAP: Settori 01.01, 01.02, 01.04
[4] SNAP: Attività 09.02.01, 09.04.05, 09.04.06, 09.09.02, 09.10.08
Figura 5
Emissioni da attività produttive (per tipologie produttive e per inquinanrti)
Per approfondimenti consulta la sezione dedicata del sito web della Regione Piemonte, dove è possibile trovare le informazioni inerenti il comparto delle attività produttive.
Fonte: Arpa Piemonte
Applicazione del metodo BAT per il PTR: Macroambito Attività produttive
Nell’ambito del Piano territoriale regionale (PTR), approvato nel 2011, è stata sviluppata una ripartizione territoriale articolata per Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT), la scala territoriale ottimale per elaborare e rappresentare lo Stato di salute del Piemonte.
Tale articolazione del territorio regionale definisce 33 Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT), insiemi di comuni che rappresentano sistemi territoriali e funzionali di livello regionale.
Consulta la pagina introduttiva sugli AIT
Di seguito sono riportati i risultati dell’applicazione del metodo BAT, per i 33 Ambiti di Integrazione Territoriale, con approfondimento sul macroambito attività produttive.
Nelle tavole è evidenziato il confronto con i dati della precedente applicazione del metodo (PTR 2007). Le differenze sono rappresentate in positivo o negativo, sia per AIT, che per singoli comuni.
Si osserva in particolare come se per le fonti non vi siano particolari variazioni significative tra il 2007 e il 2017, se non in miglioramento per alcuni comuni, per le pressioni effettive invece si possono osservare peggioramenti, in alcuni casi anche significativi in vari comuni del territorio piemontese, in particolare lungo i territori di pianura e nell'alessandrino.
Tale articolazione del territorio regionale definisce 33 Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT), insiemi di comuni che rappresentano sistemi territoriali e funzionali di livello regionale.
Consulta la pagina introduttiva sugli AIT
Di seguito sono riportati i risultati dell’applicazione del metodo BAT, per i 33 Ambiti di Integrazione Territoriale, con approfondimento sul macroambito attività produttive.
Nelle tavole è evidenziato il confronto con i dati della precedente applicazione del metodo (PTR 2007). Le differenze sono rappresentate in positivo o negativo, sia per AIT, che per singoli comuni.
Si osserva in particolare come se per le fonti non vi siano particolari variazioni significative tra il 2007 e il 2017, se non in miglioramento per alcuni comuni, per le pressioni effettive invece si possono osservare peggioramenti, in alcuni casi anche significativi in vari comuni del territorio piemontese, in particolare lungo i territori di pianura e nell'alessandrino.