Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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SITI CONTAMINATI

I siti contaminati rappresentano una delle fonti di pressione di origine antropica maggiormente rilevanti per la qualità delle risorse ambientali presenti sul territorio.
Dal punto di vista normativo la materia è regolamentata dal DLgs 152/06 e, in particolare, dalla Parte IV Titolo V. Come è accaduto per buona parte del Decreto, anche il Titolo V - Bonifica di siti contaminati - è stato oggetto di numerose modifiche e integrazioni nel corso degli anni. Attualmente sono in corso di revisione gli allegati tecnici al decreto che porteranno nel prossimo futuro significativi e importanti effetti sul tema dei siti contaminati. L’aspetto più evidente della proposta di revisione riguarda proprio i valori di concentrazione soglia di contaminazione nel suolo, sottosuolo, nelle acque sotterranee e nei materiali di riporto assimilati al suolo, definiti in relazione alla specifica destinazione d’uso dei siti e rivisti in funzione dell’adeguamento alle conoscenze scientifiche sugli effetti che le diverse sostanze possono avere sulla salute umana e sull’ambiente. Proprio in relazione a quest’ultimo aspetto si segnala il recente aggiornamento della “Banca dati ISS-Inail per l’elaborazione dell’Analisi di rischio sanitario ambientale”, con revisione marzo 2018, pubblicata sul sito del MATTM (Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Generale per la salvaguardia del territorio e delle acque).
Una ulteriore novità con importanti ricadute sul tema dei siti contaminati è rappresentata dall’emanazione del DPR 13 giugno 2017 n. 120, Regolamento recante la disciplina semplificata della gestione delle terre e rocce da scavo, entrato in vigore lo scorso 22 agosto.

L'indicatore Siti contaminati è rientra tra gli indicaori del BES del Dominio Ambiente.




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1   Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Generale per la salvaguardia del territorio e delle acque. http://www.bonifiche.minambiente.it/page_gruppi_T_GL_ADR2.html

Anagrafe dei siti contaminati

L’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati fornisce un quadro aggiornato relativo agli impatti sulle matrici ambientali e agli interventi di bonifica e ripristino ambientale effettuati e in corso di realizzazione.

Attualmente i siti censiti sull’intero territorio regionale sono 1.708, di cui 811 con procedimento attivo e 897 conclusi (dato aggiornato al 1° marzo 2018), secondo il seguente dettaglio:

La provincia di Torino possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati, anche se è necessario leggere tale dato in rapporto all’estensione, alla concentrazione e alla qualità delle attività insediate; seguono le province di Novara e Alessandria.

Figura 1
Siti inseriti nell’Anagrafe regionale, distribuzione provinciale - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Una mappa sensibile della distribuzione dei siti, completa di dettaglio delle matrici contaminate, degli interventi di bonifica effettuati e delle tecnologie utilizzate, suddivisa per comune, può essere consultata sul sito web istituzionale della Regione Piemonte nella sezione Bonifiche.
Per la serie storica degli indicatori sui siti contaminati si può consultare la sezione degli indicatori on line di Arpa Piemonte nella pagina dedicata alle pressioni.
In relazione alla situazione attuale dello stato tecnico-amministrativo dei procedimenti di bonifica la tabella 1 mostra, su base regionale, il superamento del numero dei procedimenti conclusi rispetto ai procedimenti attivi, dato che nel corso degli ultimi anni si sta consolidando. Per il dettaglio su base territoriale provinciale si possono consultare le specifiche tabelle, da cui si evince che i siti con procedimento attivo sono in numero maggiore rispetto ai siti conclusi nei soli territori delle province di Torino e Vercelli.

Tabella 1
Situazione generale tecnico-amministrativa dei siti presenti nell'Anagrafe

1708

Siti in ASCO

811

Procedimenti attivi

327

Siti potenzialmente contaminati

Gestione

484

Siti contaminati accertati

897

Procedimenti conclusi

498

Intervento Non Necessario (es. dopo MISE)

Archivio

305

Intervento concluso (certificazione o presa d'atto)

94

Non contaminati a seguito di Analisi di Rischio

Andamento del numero dei siti contaminati
Il numero totale di siti contaminati censiti nell’Anagrafe regionale cresce ogni anno in quanto rappresenta la traccia di tutti i procedimenti di bonifica che sono stati aperti nel corso del tempo. Per avere un quadro maggiormente rappresentativo della situazione è opportuno distinguere i siti con procedimento attivo da quelli con procedimento concluso (figura 2).

Figura 2
Siti inseriti in Anagrafe - anni 2011-2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte. 

Per il secondo anno consecutivo i procedimenti conclusi risultano più numerosi dei procedimenti attivi, consolidando un andamento positivo registrato negli ultimi anni. La situazione è peraltro destinata a migliorare ulteriormente in considerazione del fatto che alcuni procedimenti risultano formalmente ancora attivi ma sono in atto unicamente i monitoraggi post operam, necessari per arrivare alla certificazione finale del sito.
La situazione è descritta con un dettaglio diverso nella figura 3 in cui viene mostrato il numero di nuovi siti inseriti in Anagrafe ogni anno in relazione al numero di siti conclusi nello stesso anno.

Figura 3
Nuovi siti inseriti in Anagrafe e siti conclusi su base annuale

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
La durata del procedimento di bonifica dipende da diversi fattori: la complessità del sito, la rilevanza economica dell’area interessata dalla contaminazione, la tecnica individuata per la bonifica. È opportuno inoltre precisare che fra l’effettiva conclusione delle attività di bonifica di un sito e la certificazione finale possono trascorrere alcuni anni, tempo necessario per monitorare e garantire il mantenimento delle caratteristiche ambientali raggiunte. Questo può spiegare le differenze fra le due categorie di siti riportate nel grafico. Certamente esistono situazioni in cui il procedimento è aperto da molti anni, in questi casi è opportuno ricercare le cause della lentezza dell’azione di bonifica per porvi rimedio. Una distinzione va fatta inoltre fra i siti di competenza privata, per i quali esiste un responsabile tenuto ad eseguire la bonifica, e i siti di competenza pubblica, per i quali è necessario reperire i finanziamenti per gli interventi in via sostitutiva, secondo una priorità di intervento stabilita in base a criteri di analisi di rischio relativa.

Per quanto riguarda la durata dell’iter progettuale, sulla base delle informazioni contenute nell’Anagrafe, si osserva un buon numero di progetti approvati ai quali corrispondono interventi di bonifica in corso o in fase di avvio. Se il numero e la distribuzione dei siti contaminati può dare un’idea di quale sia la pressione sul territorio, è bene precisare che l’impatto che un singolo sito può esercitare sul territorio su cui insiste e sulle risorse ambientali ad esso collegate, può essere molto diverso da caso a caso. L’influenza che i siti contaminati esercitano sulla risorsa suolo deve essere vista come una fonte di pressione distribuita a macchia di leopardo in grado, localmente, di rappresentare una vera e propria ferita per il territorio, capace di estendersi in profondità fino a raggiungere le acque sotterranee.

Contaminanti del suolo

La famiglia di contaminanti principalmente responsabile della contaminazione dei suoli è senza dubbio rappresentata dagli idrocarburi (figura 4), seguita dalla combinazione contaminanti inorganici più idrocarburi e dai soli contaminanti inorganici. Anche in questo caso occorre dire che la rilevanza di una contaminazione dipende fondamentalmente dalla concentrazione delle sostanze presenti nel terreno e dalla loro tossicità. Così, all’interno della famiglia degli idrocarburi, le sostanze cancerogene come il benzene hanno una diversa rilevanza rispetto ad esempio agli idrocarburi leggeri e pesanti2 , molto più diffusi sul territorio (figura 5).


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2    Idrocarburi leggeri: con meno di 12 atomi di carbonio - C<12; Idrocarburi pesanti: con più di 12 atomi carbonio - C>12

Figura 4
Siti con presenza di specifiche famiglie di contaminanti nel suolo e sottosuolo - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Figura 5
Principali idrocarburi presenti nel suolo e sottosuolo - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Le cause della contaminazione del suolo possono essere imputate principalmente alla cattiva gestione di impianti e strutture, alla scorretta gestione di rifiuti e ad eventi accidentali (figura 6), verificatisi in corrispondenza di attività principalmente commerciali, industriali o di gestione rifiuti (figure 7 e 8).

Figura 6
Eventi causa di contaminazione - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Figura 7
Attività svolte sui siti contenuti nell' Anagrafe Regionale dei siti contaminati - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Figura 8
Ripartizione fra siti attivi e siti dismessi - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

SITI DI INTERESSE NAZIONALE IN PIEMONTE

In Piemonte si contano attualmente 5 siti contaminati di interesse nazionale (SIN). Fra questi si distinguono i siti di Casale Monferrato e Balangero per i quali la problematica di contaminazione è legata in specifico alla presenza di amianto.
Fra i rimanenti siti “Acna di Cengio e Saliceto” e “ex Enichem di Pieve Vergonte” derivano da attività industriali storiche, mentre il sito “ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia” deriva da un’attività di rigenerazione e gestione di rifiuti.
A seguito dell’emanazione del Decreto 11 gennaio 2013 il sito “Basse di Stura di Torino” non rientra più fra i SIN in quanto non soddisfa i requisiti specificati ai commi 2 e 2-bis dell'art. 252 del DLgs 152/06, in particolare lo stato ambientale del sito - reso più chiaro dalla definizione del modello concettuale elaborato da Arpa sulla base dei risultati di caratterizzazione di terreni e acque sotterranee per l’intera area perimetrata - mostra una situazione di impatto meno grave rispetto a quanto si osserva in generale sui SIN. Il sito continua pertanto ad essere gestito a livello locale secondo le competenze stabilite dalla legge.

Tabella 2
Siti di interesse Nazionale


Sito di Interesse Nazionale (SIN Istituzione SIN (rif. normativo) Decreto Perimetrazione
Cengio e Saliceto art. 1 L 426/98 DM 20/10/1999
Balangero art. 1 L 426/98 DM 10/01/2000
Casale Monferrato art. 1 L 426/98 DM 10/01/2000
Pieve Vergonte art. 1 L 426/98 DM 10/01/2000
Serravalle Scrivia art. 14 L 179/02 DM 07/02/2003

Per il sito ex Acna di Cengio e Saliceto, situato al confine fra le regioni Liguria e Piemonte, le attività di bonifica lungo la valle Bormida sono sostanzialmente concluse per il tratto piemontese.
Nel corso del monitoraggio post operam per il sito di Pian Rocchetta (campagna di dicembre 2016) sono stati riscontrati nelle acque circolanti nel sottosuolo valori superiori ai limiti di riferimento per tre parametri. Tale anomalia, verificatasi dopo gli eventi alluvionali del novembre 2016, può essere messa in relazione con un’area critica recentemente individuata in territorio ligure, per la quale sono in corso indagini di approfondimento e interventi di messa in sicurezza.

Sito di Interesse Nazionale di Pieve Vergonte

Il sito industriale oggetto di bonifica è ubicato nel territorio del Comune di Pieve Vergonte, in provincia di Verbania, nella media Val d’Ossola, in destra orografica del fiume Toce.
L’area dello stabilimento si estende su una superficie totale di circa 37 ettari, dei quali circa 20 sono occupati da attività produttive condotte attualmente dalla Società HydroChem Italia.
Lo stabilimento industriale è sorto attorno al 1915 e le lavorazioni inizialmente erano volte alla produzione di cloro e gas ad uso bellico; successivamente venne sviluppata la produzione di clorurati organici, di arsenico e suoi derivati. Nel dopoguerra venne avviata la produzione di DDT. Nello stesso periodo erano attive le seguenti produzioni: linea cloro-soda con celle Krebbs, acido solforico con forni di arrostimento di pirite, oleum, acido clorosolfonico, ammoniaca sintetica da cracking di metano, solfuro di carbonio, cloralio, acido ossalico, acido formico, fertilizzanti a base di N-P-K, mono e diclorobenzeni, solfato ammonico e tetracloruro di carbonio. Il 30 giugno 1996 è stata fermata la produzione di DDT e il 30 giugno 1997 sono state fermate le produzioni di cloralio e acido clorosolfonico.

Dalle numerose campagne di indagini svolte negli anni (1995-2006) è stato possibile caratterizzare il sito per la contaminazione dei terreni (suolo superficiale e profondo) e le acque di falda. L’area risulta contaminata in massima parte da: Arsenico, Mercurio, altri metalli (Piombo, Rame, Zinco, Vanadio, Selenio, Nichel, Antimonio, Cadmio), DDT e suoi derivati, HCB, HCH, Idrocarburi clorurati alifatici e aromatici, Benzene, Idrocarburi leggeri e pesanti, Idrocarburi policiclici aromatici, Policlorobifenili, Diossine e Furani.
Lo stato di avanzamento della procedura ha portato all’approvazione del Progetto Operativo di Bonifica (POB) nell’ottobre 2013 per l’intero sito di Pieve Vergonte. Il progetto contempla interventi sulle matrici ambientali contaminate: terreni e acque sotterranee per un arco temporale complessivo di circa 12 anni.
Per quanto riguarda gli interventi sui terreni, il POB prevede l’escavazione dei terreni contaminati e la loro allocazione presso un impianto di confinamento (figura 9) da realizzare in sito e della capacità massima di circa 680.000 m3. È prevista la realizzazione in sito di un impianto di soil washing.

Per quanto riguarda gli interventi sulle acque sotterranee, il POB prevede interventi finalizzati a contenere idraulicamente il flusso di acqua che scorre sotto il sito, ridurre la massa di contaminante presente anche nelle aree sorgenti e preservare la risorsa idrica incontaminata.

Nel corso del 2016 Syndial ha manifestato la necessità di procedere ad una variante del POB che comporterebbe lo spostamento dell’impianto di lavaggio terreni e la contestuale realizzazione di un nuovo deposito nell’area immediatamente a sud dello stabilimento. Tale variante consentirebbe di di ottimizzare il piano scavi iniziando la bonifica dalle aree più contaminate, realizzando da subito in modo definito la nuova barriera pozzi in area “ANAS”. Inoltre lo spazio liberato dallo spostamento dell’impianto di lavaggio dei terreni consentirebbe l’ingrandimento del deposito già previsto con una migliore capacità di gestione dei flussi di terreno. 

Il piano di monitoraggio ambientale riguarda le seguenti componenti: atmosfera, rumore, acque superficiali e sotterranee, vegetazione, fauna ed ecosistemi.
Per ciascuna delle componenti ambientali il monitoraggio è stato progettato per fasi (ante operam, in corso d’opera, post operam) considerando la specificità spaziale e temporale delle principali attività connesse agli interventi previsti nel POB. Nel corso del 2016 è terminato il monitoraggio ante operam ed è pertanto in corso il monitoraggio nel corso delle opere di bonifica, iniziate ufficialmente nell’aprile 2017. Oltre alle attività che Syndial svolge costantemente secondo il Piano concordato, Arpa provvede allo svolgimento delle proprie attività istituzionali operando sia nella supervisione delle attività di campo e validazione delle risultanze analitiche di Syndial, sia direttamente con il prelievo e l’analisi di campioni di diverse matrici.
Infine, benché l’amianto non sia uno degli inquinanti caratteristici del sito, dopo il recente rinvenimento di terreni con presenza di amianto di origine antropica in una porzione del sito, gestiti all’interno del cantiere di bonifica, l’amianto è stato inserito fra le sostanze contaminanti di interesse per il sito.

Figura 9
Denominazione convenzionale delle aree

Sito di Interesse Nazionale di Casale Monferrato

Il sito di Casale Monferrato è stato oggetto di differenti attività sulla base di quanto indicato nel Progetto di Bonifica approvato nel 2004.
Nell’ambito territoriale di competenza, individuato con Decreto Ministeriale 20/01/2000 e corrispondente al territorio dell’ex USL 76 sono proseguite le operazioni di bonifica sia di situazioni relative a utilizzi cosiddetti impropri dell’amianto, i “polverini”, sia delle coperture. Il polverino in particolare, materiale di scarto nella produzione di manufatti in cemento-amianto, è un prodotto friabile costituito da cemento misto a fibre libere o facilmente liberabili e quindi da ritenersi disponibili all’aerodispersione; tale materiale ha trovato impiego nella realtà casalese, dove era reperibile gratuitamente, nei sottotetti quale isolante e, per la tipica consistenza, in cortili e strade come pavimentazione (battuto).
Parallelamente alle azioni di bonifica, per l’eliminazione delle fonti di rischio, è aumentata la conoscenza del territorio, mediante autodenuncia, con l’identificazione di ulteriori siti caratterizzati dalla presenza di coperture e polverino.

Il Progetto di Bonifica del sito di interesse nazionale di Casale Monferrato prevede l’intervento diretto dell’amministrazione pubblica nel caso delle bonifiche degli “utilizzi impropri” dell’amianto, mentre, per la rimozione delle coperture in cemento amianto, stabilisce che l’intervento venga eseguito a cura dei privati, con erogazione di un contributo forfettario a parziale rimborso per le spese di rimozione e smaltimento.
Quale ente attuatore degli interventi è stata individuata l’amministrazione comunale di Casale Monferrato, e inizialmente Arpa Piemonte e ASL 21 (ora ASL AL) erano indicati quali enti competenti per i monitoraggi; negli ultimi anni i monitoraggi ambientali vengono effettuati da Arpa Piemonte.
Le attività annuali di Arpa Piemonte comprendono sopralluoghi, campioni di aerodispersi per l’analisi in SEM, campioni di aerodispersi per l’analisi in MOCF, campioni e analisi di solidi.
A seguito delle numerose nuove segnalazioni per la verifica di polverino, sia nei sottotetti sia nei cortili (battuti), Arpa Piemonte esegue:
- sopralluogo conoscitivo;
- prelievo di campioni e relative analisi finalizzate alla verifica dell’effettiva presenza di amianto;
- rilievi fotografici a documentazione del sito;
- compilazione dell’apposita scheda e relativo inserimento nel registro, censimento;
- georeferenziazione del sito.

Si è proceduto a rendere graficamente visibile su mappa i siti nei quali è avvenuta la bonifica del polverino (già oggetto di sopralluogo e successivo censimento da parte del Polo Amianto di Arpa in quanto usi impropri dell’amianto) e quelli ove, a seguito di sopralluogo e successiva analisi sono stati riscontrati i “polverini” e quindi futuri cantieri di bonifica.
La totalità dei punti rappresenta gli utilizzi impropri. Per quanto riguarda le autodenunce di coperture e di altri Manufatti Contenenti Amianto si è proseguito a implementare il database Access.
Il servizio Web Gis continua ad essere uno strumento efficace nella realtà piemontese per poter verificare anche visivamente l’impatto delle coperture sospette di contenere amianto sull’area che si può circoscrivere con selezione a video; per tale motivo i dipartimenti territoriali procedono nella verifica dei punti ottenuti con foto-interpretazione sul territorio (anche i territori appartenenti all’ Ex USL 76) evidenziando quali siano i siti bonificati e quelli ancora da bonificare.

A seguito di specifica richiesta del Comune di Casale Monferrato si procede ad effettuare, con cadenza trimestrale, il monitoraggio aria ambiente della discarica monouso per amianto così come disposto dalla Provincia di Alessandria nel provvedimento di autorizzazione dell’impianto.

A Casale Monferrato è stata realizzata l’opera sicuramente più importante dal punto di vista simbolico con il completamento della bonifica dello stabilimento Eternit nel 2006 e l’inaugurazione, il 10 settembre 2016, del parco Eternot sul luogo dove sorgeva lo stabilimento

Figura 10
Il parco Eternot di Casale Monferrato

Sito di Interesse Nazionale Ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia

Il sito si trova in provincia di Alessandria e discende dalle attività degli impianti della ex Ecolibarna e della ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A. Fin dal 1940 il sito è stato sede di un complesso industriale che effettuava il deposito di oli minerali, combustibili e lubrificanti, il trattamento di oli minerali per la produzione di oli bianchi, nonché la rigenerazione di oli minerali lubrificanti esausti con acido solforico concentrato e precipitazione della parte idrocarburica catramosa (“melme acide”). A partire dal 1983 sul sito cominciò ad operare la società Ecolibarna S.r.l in possesso dell’autorizzazione ex DPR 915/82 per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti speciali e tossico-nocivi sia liquidi che solidi anche provenienti dall’esterno. Nel periodo di attività della società suddetta sul sito transitarono rifiuti di ogni genere e, successivamente, rifiuti di diversa natura furono ritrovati interrati in alcune aree del sito.
Il Ministero della Protezione Civile affidò alla ditta Castalia S.p.A. (Fisia Italimpianti) l’incarico di effettuare la bonifica del sito industriale e la messa in sicurezza dei materiali presenti nell’area, attività che proseguì fino al 1995 quando le evidenze di contaminazione riscontrate sul sito fecero emergere la necessità di un intervento più ampio di quello previsto. L’inserimento del sito nell’elenco dei siti di interesse nazionale diede nuovo impulso al procedimento di bonifica.
La delimitazione effettuata con il Decreto 7 febbraio 2003 comprende l'area dell'insediamento industriale dismesso della ex Ecolibarna S.r.l. ed ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A., area di circa 70.000 m2, e si estende alle aree a valle fino alla sponda del Torrente Scrivia.
Dopo l’operato di due commissari delegati per la bonifica, attualmente, nel rispetto delle competenze del MATTM, il soggetto competente all'attuazione del programma di bonifica è la Provincia di Alessandria (come da Accordo di Programma tra Ministero, Regione, Provincia e Comune di Serravalle Scrivia dell'aprile 2015).
I lavori sinora eseguiti hanno riguardato la caratterizzazione del sito dello stabilimento eseguita da Arpa Piemonte, caratterizzazioni in aree esterne, prove pilota, attività di monitoraggio, progettazione di lotti di intervento, realizzazione di opere di messa in sicurezza d’emergenza e bonifica. A seguito dei risultati analitici sulle acque sotterranee dello stabilimento sono stati progettati e approvati gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza della falda.
Di significativa importanza è il diaframma plastico impermeabile immorsato ad una profondità variabile tra circa 8 m e 12 m da piano campagna, realizzato a monte del sito su una lunghezza di circa 250 m, ad integrazione di interventi di impermeabilizzazione superficiale e di opere di captazione e gestione del percolato.

L’Accordo di Programma sopra citato oltre a costituire un quadro organico di riferimento per la gestione dei finanziamenti disponibili e quelli successivamente reperibili, indica una serie di interventi da attuare grazie alle disponibilità finanziarie esistenti:
- Completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità.
- Bonifica nell’ambito dell’Area Impianti (rimozione di manufatti, asportazione parziale del terreno contaminato e iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda).
- Emungimento di acqua contaminata dall’acquifero superficiale e smaltimento in impianto di trattamento, in funzione dal settembre 2016.
- Monitoraggi e gestione delle discariche al fine di tenere sotto controllo l’evoluzione della contaminazione e di prevenire situazioni di criticità.
- Interventi di bonifica sulle acque sotterranee in zona Fabbricone (Air Sparging e Soil Vapour Extraction).

Nel 2017 sono stati affidati i lavori di bonifica della cosiddetta Area Impianti, che consistono nella rimozione dei manufatti esistenti, nell’asportazione parziale del terreno contaminato e nell’iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda. Nel 2017 è stata inoltre conclusa la progettazione del lotto di completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità, per la cinturazione completa della cosiddetta area discariche. In base alle previsioni attuali i lavori del diaframma plastico dovrebbero essere affidati entro il 2018 e concludersi entro l’anno seguente.
Entro il 2019 dovrà inoltre completata la progettazione e l’affidamento dei lavori per il capping sull’area delle discariche.
Entrambi questi ultimi due interventi (diaframma plastico e capping) risultano finanziati con le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), programmazione 2014-2020, nell’ambito della quale sono state destinate al sito poco meno di 8 milioni di fondi aggiuntivi, che verranno gestiti nell’ambito e secondo le specifiche dell’Accordo di Programma citato.

Figura 11
Sito ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia

Sito di Interesse Nazionale Ex sito estrattivo di Balangero

Nel comune di Balangero è situata la miniera di amianto di S.Vittore, la più grande d’Europa. È stato estratto amianto di serpentino a partire dagli anni ’20 sino al 1990, anno di fallimento e chiusura della Società Amiantifera di Balangero S.p.A. La superficie perimetrata del Sito d’Interesse Nazionale (DM 10 Gennaio 2000) è di circa 310 ettari, comprende la zona di estrazione, gli stabilimenti per la lavorazione dell’amianto, due discariche di materiale lapideo e le vasche di decantazione fanghi.

Attualmente sul sito vi sono attività che competono a soggetti privati e alla società R.S.A. S.r.l., in house alla Regione Piemonte. Il progetto di massima, risalente al 1993, prevedeva due fasi di intervento: la prima di redazione dei progetti esecutivi e messa in sicurezza delle aree, la seconda di bonifica dell'intera area. Fra le altre cose il progetto prevedeva interventi di sistemazione idrogeologica e idraulica del sito, la rivegetazione dei versanti, interventi di messa in sicurezza delle vasche di decantazione,
della zona degli ex stabilimenti e un piano di misure e controlli.
Arpa Piemonte effettua monitoraggi ambientali e, in collaborazione con l’Asl TO4, svolge attività di valutazione tecnica di Progetti e Piani di Lavoro, sopralluoghi finalizzati al controllo delle attività relative al SIN e di certificazione di fine lavori.

Le attività di monitoraggio ambientale svolte dal Polo Amianto di Arpa Piemonte prevedono:
• monitoraggio ambientale sulle matrici acque, aria e suolo, realizzato nell’ambito della convenzione tra Arpa e RSA;
• indagine ambientale annuale.

Nel novembre 2007 si è svolta la Conferenza dei Servizi Decisoria nella quale sono state evidenziate le azioni prioritarie di messa in sicurezza di emergenza (MISE) del SIN, tutt’ora in corso. La CdS decisoria ha in corso la valutazione del Progetto definitivo di demolizione e bonifica degli stabilimenti industriali presenti nel sito e i procedimenti autorizzativi di VIA e AIA per la realizzazione di un volume confinato idoneo al conferimento dei materiali di risulta delle demolizioni. 

Figura 12
Il lago artificiale che ha riempito parte della cava della miniera S. Vittore di Balangero

Sito di Interesse Nazionale Ex Acna di Cengio e Saliceto

Il Sito di Interesse Nazionale denominato Ex_Acna di Cengio è ubicato fra Piemonte e Liguria; in particolate lo stabilimento industriale si trova nel comune di Cengio (SV); l’area esterna, a valle dello stabilimento stesso, si trova nel settore sud del Piemonte; è costituita dalla fascia fluviale ai lati del Bormida di Millesimo e comprende i territori di una serie di comuni che vanno dal comune di Saliceto (CN) al comune di Bistagno (AL), alla confluenza fra il Bormida di Spigno e il Bormida di Millesimo.
Il primo insediamento industriale sorge nel 1882 con la produzione di polvere pirica, nitroglicerina e dinamite. Dal 1900 al 1920 l’attività prosegue incentrata sulla fabbricazione di esplosivi. Negli anni ‘20 viene avviata la produzione di coloranti e acidi: a partire da quel periodo sono registrati fenomeni di contaminazione delle acque tali da determinare la chiusura dell’acquedotto di Cortemilia (CN) su ordine del Pretore. Nel 1928 la ditta prende il nome di ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) S.P.A. con sede a Milano.
Poco prima della seconda guerra mondiale gli agricoltori della vallata citano lo stabilimento per danni in quanto le acque sono inutilizzabili a fini irrigui. Seguono denunce e verifiche ma solo negli anni 80’ cessa la produzione di coloranti e prosegue quella di pigmenti. L’attività termina definitivamente nel corso del 1998.
La legge 426/98 individua l’area a rischio ambientale e prevede un programma di bonifica e ripristino; nel 1999 viene dichiarata la situazione di emergenza socio-ambientale con nomina di un Commissario Straordinario ad opera della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Arpa Piemonte ha collaborato con Arpa Liguria alle attività di caratterizzazione e di messa in sicurezza dello stabilimento ex-Acna di Cengio fino all’anno 2006. Dopo il 2006 Arpa Piemonte si è occupata esclusivamente della procedura di bonifica relativamente alle aree esterne allo stabilimento ex-Acna, mentre Arpa Liguria e gli Enti della Regione Liguria si sono occupati della bonifica e della messa insicurezza dell’ex-stabilimento Acna sito nel comune di Cengio (SV). Nel 2013 il MATTM chiede alla Regione Piemonte una valutazione del danno ambientale provocato dalle attività dello stabilimento Acna di Cengio, tuttavia non si è ancora approdati a valutazione definitiva e concordata del danno.

Al fine di bonificare e mettere in sicurezza il Sito nel corso dei decenni sono state effettuate numerose attività. A partire dal 1984 furono realizzate le prime e opere di contenimento al fine di impedire la filtrazione delle acque di falda dall’area dello stabilimento verso l’esterno. Successivamente alla Caratterizzazione delle aree interne, negli anni 2000-2001, è stato realizzato un diaframma plastico in cemento su tutto il perimetro dello stabilimento lato fiume. Su prescrizione di Arpa e Regione Piemonte è stato stabilito di abbassare progressivamente il battente della superficie piezometrica/percolato, realizzando una serie di interventi finalizzati a ridurre il più possibile gli ingressi di acqua nel sottosuolo dell’area dello stabilimento. Fra il 2002 e il 2006 è stata realizzata la bonifica dei cosiddetti “Lagoons”; è stato effettuato lo svuotamento dei lagunaggi e l’essiccazione dei Sali sodici presenti tramite trattamento in apposito impianto; dopo il confezionamento in Big_Bags i rifiuti sono stati conferiti, mediante convogli ferroviari, nella miniera di sale di Teutschenthal, situata tra le città di Halle e Teutschenthal, presso Lipsia, in Germania. L’area degli ex lagunaggi è destinata a discarica permanente (Zona A1) e non potrà avere altri utilizzi; in particolare nei bacini svuotati sono stati portati i terreni contaminati accumulati nelle aree golenali all’esterno del sito (le cosiddette "collinette" - Zona A3), nell’area industriale vera e propria (Zona A2), nel sito di Pian Rocchetta (Zona A4) e nella zona di Pian Sottano (Comune di Saliceto).

Nel 2009 è stata effettuata la bonifica dei terreni siti nel comune di Saliceto, Località Pian Sottano. La Bonifica, effettuata dal CREB (Centro Regionale per le Bonifiche scrl), è consistita nell’asportazione di circa 8.000 m3 di riporto, rifiuti e terreno contaminato, successivamente stoccati nell’area A1 dello stabilimento ex-ACNA. È stata effettuata la demolizione degli edifici sede delle varie lavorazioni ed è stata demolita la quasi totalità dei manufatti e impianti dello stabilimento, trasportando i detriti e tutto il suolo contaminato nel suddetto confinamento permanente in Zona A1, ripristinando i livelli del terreno con riempimento di suolo non inquinato.
È stata realizzata una Barriera Passiva, immorsata al substrato impermeabile, che separa la ZonaA1 e la Zona A2, al fine di separare fisicamente volumi di terreno con tenori di contaminazione molto diversi. È stata inoltre realizzata un’impermeabilizzazione superficiale di una parte dell’area (Zona A1) attraverso un sistema geocomposito e la regimazione delle acque meteoriche al fine di limitare gli afflussi d’acque nel sottosuolo dell’area dello stabilimento.
A seguito dell’evento alluvionale del 26/11/2016 vi sono stati alcuni danni alle opere in muratura di difesa e sono state danneggiate 2 triplette piezometri per campionamenti in zona A3. A seguito di tale evento, è stato ritenuto opportuno armonizzare i monitoraggi effettuati da Syndial, Arpa Liguria e Arpa Piemonte, inserendo uno strumento aggiuntivo costituito dal “Protocollo di monitoraggio sulla verifica della qualità delle acque del fiume Bormida” firmato lo scorso 29 novembre 2017 che vede impegnati Regione Liguria, Regione Piemonte, Arpa Liguria, Arpa Piemonte e Syndial S.p.A., nel controllo e nello scambio reciproco di dati di monitoraggio relativi alle acque superficiali in corrispondenza di alcuni punti strategici lungo il corso del Fiume Bormida e relativi alle acque sotterranee in corrispondenza dei piezometri maggiormente significativi.

Figure 13-14
Acna di Cengio