Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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RADIAZIONI IONIZZANTI

Sono dette radiazioni ionizzanti quelle radiazioni che hanno energia tale da ionizzare la materia che attraversano (ionizzare = strappare elettroni agli atomi facendoli diventare ioni). Possono essere di natura elettromagnetica (raggi X e raggi gamma) o corpuscolare (principalmente particelle alfa e particelle beta).
Le radiazioni ionizzanti sono prodotte dalla radioattività, fenomeno per cui il nucleo di un atomo energeticamente instabile si trasforma spontaneamente emettendo energia sotto forma appunto di radiazioni ionizzanti, oppure attraverso apparecchi radiogeni (tubi a raggi X, acceleratori di particelle).

L’argomento Radiazioni ionizzanti rientra in un Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
- Obiettivo 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
in particolare nel Traguardo 3.4. Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e il trattamento e promuovere benessere e salute mentale.

Nell’ambito della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile il riferimento è: Area: Persone. Scelta: III. Promuovere la salute e il benessere. Obiettivo Strategico Nazionale: III.1 Diminuire l’esposizione della popolazione ai fattori di rischio ambientale e antropico


MONITORAGGIO RADIOATTIVITÀ AMBIENTALE

Il 2017 non ha visto novità di rilievo per quanto riguarda il monitoraggio della radioattività ambientale. Il numero di analisi e le concentrazioni dei radionuclidi misurate sono in linea con gli anni scorsi. Il controllo della radioattività, sia di origine naturale che artificiale, avviene attraverso le reti di monitoraggio della radioattività ambientale. Sul territorio piemontese insiste sia la rete nazionale, coordinata da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sia quella regionale, concordata con la Regione Piemonte e focalizzata su alcune realtà specifiche del territorio. Nell’ambito delle reti vengono analizzate matrici ambientali e matrici alimentari. Il radionuclide artificiale che viene ancora misurato in ambiente e talora in alcuni alimenti è il Cs-137, che deriva essenzialmente dall’incidente di Chernobyl del 1986. In alcune matrici viene ancora misurato lo Sr-90, seppur in tracce molto deboli. Il fine ultimo delle reti è il calcolo di dose alla popolazione.

Consulta gli approfondimenti sul sito di Arpa relativi alla rete di monitoraggio.

Figura 1
Matrici alimentari analizzate nel 2017 nell’ambito delle reti di monitoraggio (totale 365 campioni)

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 2
Matrici ambientali analizzate nel 2017 nell’ambito delle reti di monitoraggio (totale 398 campioni)

Fonte: Arpa Piemonte
Dagli anni immediatamente successivi all’incidente di Chernobyl del 1986 ad oggi la radioattività artificiale è molto diminuita. Nelle figure 3 e 4 è riportato il Cs-137, che è l’elemento radioattivo di origine artificiale più significativo. La diminuzione è in parte dovuta al decadimento fisico (il Cs-137 si dimezza in 30 anni, quindi al giorno d’oggi circa la metà di quello depositatosi nel 1986 è ormai decaduto) e in parte alla penetrazione nel terreno del radionuclide stesso, un fenomeno che rende il Cs-137 progressivamente sempre meno disponibile al trasferimento nella biosfera (piante e animali) e che ne riduce anche l'irraggiamento dal suolo. Ciò che emerge, dopo una repentina diminuzione negli anni subito dopo al 1986, è un’oscillazione intorno a valori più o meno costanti, in quanto la diminuzione attuale non è più percepibile su una scala temprale di pochi anni.

Figura 3
Concentrazione del Cs-137 nel latte di cascina - anni 1989-2017

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 4
Concentrazione del Cs-137 nella deposizione al suolo (fallout) - anni 1988-2017

Fonte: Arpa Piemonte
Arpa Piemonte, Dipartimento Tematico Radiazioni con sede a Ivrea, è il riferimento in Piemonte delle reti di monitoraggio della radioattività ambientale. In base all’esito delle misure effettuate ogni anno viene stimata la dose efficace alla popolazione piemontese. La dose dovuta alla radioattività artificiale risulta sempre molto inferiore a quella dovuta alla radioattività naturale.
Collegamento a Territorio - impatti - radiazioni ionizzanti - dose efficace alla popolazione

LA MISURA DI RUTENIO-106 IN ARIA

Tra la fine del mese di settembre e l’inizio del mese di ottobre 2017 molti laboratori europei e italiani hanno rivelato la presenza in atmosfera di deboli tracce dell’isotopo radioattivo Rutenio 106 (Ru-106). La rete di monitoraggio di Arpa Piemonte ha prontamente confermato la presenza del Ru-106 nei filtri dell’aria prelevati tramite pompe ad alto volume; con il normale sistema di aspirazione del particolato atmosferico, usato quotidianamente da Arpa Piemonte per i filtri dell’aria analizzati nell’ambito della rete nazionale di monitoraggio della radioattività, non sarebbe infatti stato possibile quantificare la concentrazione di attività del Ru-106, essendo presente nei campioni in debolissime tracce. L’aspirazione con pompe ad alto volume permette invece di migliorare notevolmente la sensibilità della misura.
Il Ru-106 è un isotopo radioattivo artificiale prodotto nei processi di fissione e usato in medicina per il trattamento dei tumori oculari.
Dai dati messi a disposizione da vari laboratori radiometrici europei l’origine della contaminazione è stata localizzata nell’Europa centro-orientale ed è stata attribuita a impieghi di tipo medico.
Arpa Piemonte ha monitorato l’evoluzione dell’evento, che è stato di breve durata (circa una settimana), aumentando il numero di prelievi eseguiti e utilizzando, come già detto, sistemi di aspirazione ad alto volume; i risultati delle misure eseguite sui filtri prelevati presso la stazione di Ivrea sono riportati in tabella 1. Altre misure sono state eseguite su filtri prelevati presso altre stazioni fisse di Arpa, in particolare Torino, Vercelli, Trino, Bosco Marengo e Saluggia.

Tabella 1
Risultati delle misure di Ru-106 eseguite sui filtri prelevati ad Ivrea

Campione

Data misura

Inizio
aspirazione

Fine
aspirazione

Concentrazione di attività e
incertezza Ru-106 (mBq/m3)

17/051385 

03/10/2017 27/09/2017 07:38 03/10/2017 07:36 0,884 ± 0,626

17/051535

04/10/2017 03/10/2017 11:25 04/10/2017 10:35 < 1,330

17/051726 

05/10/2017 04/10/2017 10:35 05/10/2017 10:10 1,170 ± 0,901
17/051853  06/10/2017 05/10/2017 10:10 06/10/2017 14:20 0,457 ± 0,330
17/052117  09/10/2017 03/10/2017 10:35 06/10/2017 14:20 0,535 ± 0,302
I valori misurati da Arpa Piemonte sono risultati in linea con quelli misurati da altri laboratori italiani ed europei e hanno indicato una presenza molto modesta del Ru-106 in atmosfera. Fino al 5 ottobre i livelli di concentrazione del Ru-106 sono risultati dell’ordine di circa 1 mBq/m3, mentre le successive misure del 6 e 9 ottobre, con valori pari a 0,457 mBq/m3 e 0,535 mBq/m3, hanno indicato che la presenza di Ru-106 in atmosfera era in fase di esaurimento, in accordo con quanto evidenziato anche da altri laboratori nazionali.

NORMATIVA
Europea: Trattato Euratom (1957), art. 35
Italiana: DLgs 230/95, art. 104
Regionale: LR 5/10, DGR 23-6389 del 19/01/2018

SORGENTI ARTIFICIALI DI RADIAZIONI IONIZZANTI

L’utilizzo di radiazioni ionizzanti è molto diffuso sia in campo sanitario sia in campo industriale e di ricerca e il numero di detentori di sorgenti di radiazioni ionizzanti è in continuo aumento. Nel 2017 Arpa ha continuato l’alimentazione del database delle sorgenti su tutto il territorio regionale, con particolare attenzione ai detentori di nulla osta.
Le radiazioni ionizzanti possono essere prodotte da sorgenti radioattive o da apparecchi radiogeni. Nel primo caso la produzione di radiazioni ionizzanti è continua e quindi la sorgente deve essere custodita correttamente e smaltita tramite ditte autorizzate quando non è più utilizzabile. Nel caso degli apparecchi radiogeni invece, la produzione di radiazioni ionizzanti cessa nel momento in cui cessa l’alimentazione elettrica: da un punto di vista radioprotezionistico le macchine radiogene sono quindi meno pericolose e non pongono problemi radiologici dopo la loro dismissione. In base al DLgs 230/95 i detentori che intraprendono una pratica con sorgenti di radiazioni ionizzanti devono darne comunicazione preventiva di almeno 30 giorni all’ASL, ad Arpa, ai Vigili del Fuoco e all’Ispettorato del Lavoro. Se l’attività delle sorgenti detenute è superiore a determinati livelli indicati negli allegati del DLgs 230/95 o se la tensione di lavoro delle macchine radiogene è superiore a 200 kV devono anche avere un’autorizzazione detta “nulla osta” che viene rilasciata dal Prefetto per gli utilizzi industriali o dall’ASL territorialmente competente per gli utilizzi sanitari (nulla osta di categoria B). Se l’attività detenuta è ancora più alta il nulla osta viene rilasciato dal Ministero competente (nulla osta di categoria A).
Il database delle sorgenti di radiazioni ionizzanti viene continuamente aggiornato su tutto il territorio regionale non solo in virtù delle comunicazioni preventive, ma anche grazie ai pareri tecnici che gli enti preposti al rilascio dei nulla osta chiedono ad Arpa. A novembre 2017 è stato presentato al Convegno AIRP di Salerno un lavoro dal titolo “Registro nazionale delle sorgenti radioattive e dei detentori: il database di Arpa Piemonte”.

Gli Atti del Convegno di Salerno sono sul sito dell'AIRP (sotto il menù Convegni)
Collegamento alla sezione Territorio - Risposte - radiazioni ionizzanti - pareri tecnici
Consulta gli approfondimenti sulle attività di Arpa Piemonte per la vigilanza del territorio.

Figura 5
Localizzazione sul territorio piemontese delle sorgenti radioattive

Fonte: Arpa Piemonte


NORMATIVA

  • Italiana: DLgs 230/95 e s.m.i. art. 22, 27, 28, 29; DLgs 230/95 art. 157
  • Regionale: LR 5/10; DGR 23-6389 del 19/01/2018

Registro nazionale delle sorgenti radioattive e dei detentori: il database di Arpa Piemonte

Nel lavoro presentato al convegno Nazionale AIRP di Radioprotezione (Salerno, 8-10 novembre 2017) è stato illustrato il database di Arpa Piemonte per la gestione dei detentori e delle sorgenti di radiazioni ionizzanti. Le informazioni tratte dal database sono riassunte nei grafici seguenti.

Figura 6
Sorgenti detenute in Piemonte suddivise per provincia

  
Si osserva come più della metà delle sorgenti sono detenute nella provincia di Torino, la più popolosa e più industrializzata, ma che possiede anche gli ospedali più importanti della regione (l’utilizzo della radioattività in ambito ospedaliero è ormai estremamente diffuso).

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 7
Detentori di sorgenti radioattive in Piemonte

Fonte: Arpa Piemonte
Anche in questo grafico si osserva che il maggior numero di detentori si trova in provincia di Torino. Nella figura sono indicati anche i detentori in possesso di nulla osta (sia prefettizio che ministeriale). La provincia con più ditte in possesso di nulla osta è la provincia di Novara. Ciò è dovuto alla presenza di industrie di medie dimensioni e anche alla tipologia di tali industrie, che utilizzano spesso misuratori di spessore (per carta, film plastici, tessuti semplici o gommati) che necessitano di nulla osta.

Figura 8
Attività massima delle sorgenti detenute

Fonte: Arpa Piemonte
Si osserva come nella maggior parte delle province le attività massime sono detenute negli ospedali e si riferiscono a sorgenti utilizzate in terapia (principalmente Co-60).

Figura 9
Radionuclidi maggiormente detenuti

Fonte: Arpa Piemonte
Il grafico riporta i primi trenta radionuclidi maggiormente detenuti (su un totale di 80 radionuclidi detenuti). La grande diffusione di sorgenti di Ni-63 è dovuta all’utilizzo di questo radionuclide nei gascromatografi, strumenti molto utilizzati nei laboratori chimici.

Siti Nucleari - Impianti e rifiuti

La passata stagione nucleare italiana, terminata con il referendum del 1987, ha lasciato in eredità l’oneroso compito di gestire il decommissioning di tutti gli impianti del ciclo del combustibile nucleare distribuiti sul territorio nazionale. In generale si tratta di impianti datati, concepiti con tecnologie superate e soprattutto con un’età media ben superiore alla durata per la quale erano stati progettati. Di conseguenza non stupisce il manifestarsi di problematiche e anomalie impiantistiche che possono, in alcuni casi, avere importanti ripercussioni sull’ambiente.
I siti nucleari piemontesi sono tre: Bosco Marengo (AL), Saluggia (VC) e Trino (VC). In particolare il sito di Saluggia, sicuramente il sito più complesso del Piemonte, nel tempo ha ospitato un impianto pilota di ritrattamento del combustibile irraggiato, un impianto pilota di fabbricazione del combustibile nucleare, un reattore di ricerca con annesse celle calde per le prove sul materiale irraggiato, stabilimenti per la produzione di radiofarmaci, un deposito di combustibile nucleare irraggiato, depositi di rifiuti radioattivi solidi e liquidi.

Tabella 2
Impianti nucleari


Sito

Impianto

Stato

Bosco Marengo (AL) 

Impianto di fabbricazione combustibile nucleare. SO.G.I.N. Area disattivazione In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati

Saluggia (VC)    

EUREX: impianto pilota di riprocessamento di combustibile nucleare irraggiato. SO.G.I.N. Area disattivazione In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati e rifiuti liquidi non condizionati
Deposito Avogadro: deposito di combustibile nucleare irraggiato In attività, presenza combustibile in piscina, rifiuti non condizionati
LivaNova Site Management (ex Sorin Site Management): deposito rifiuti radioattivi * In attività, rifiuti non condizionati
Trino (VC)  Centrale elettronucleare di potenza E. Fermi. SO.G.I.N. Area disattivazione In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati
* L'impianto non è un impianto nucleare ex Capo VII del DLgs 230/95 e ss.mm.ii. ma è comunque oggetto delle attività di monitoraggio e controllo di Arpa Piemonte.

Quantità rifiuti radioattivi e combustibile nucleare irraggiato detenuti

Il Piemonte ad oggi detiene più del 70% dei rifiuti radioattivi italiani - in termini di attività - e la quasi totalità del combustibile nucleare irraggiato. In particolare il maggior quantitativo di rifiuti radioattivi è costituito dai rifiuti liquidi ad alta attività stoccati presso l’impianto EUREX di Saluggia, per i quali è previsto il trattamento di solidificazione nell’impianto CEMEX, attualmente in fase di costruzione. Tutto il combustibile nucleare irraggiato ancora presente in Piemonte è stoccato presso il Deposito Avogadro di Saluggia, dal momento che nel corso del 2015 sono stati effettuati due trasporti verso l’impianto di La Hague (F) con i quali è stata svuotata la piscina della centrale E. Fermi di Trino.

Figura 10
Quantità di rifiuti radioattivi in termini di attività - anno 2015

Fonte: Elaborazione Ispra su dati forniti dagli Esercenti delle installazioni nucleari

Figura 11
Quantità di combustibile nucleare irraggiato in termini di attività - anno 2015

Fonte: Elaborazione Ispra su dati forniti dagli Esercenti delle installazioni nucleari

Siti Nucleari - Monitoraggio radiologico ambientale

Le reti di monitoraggio della radioattività ambientale costituiscono lo strumento operativo attraverso il quale è possibile valutare l’impatto radiologico dei rilasci in normale esercizio degli impianti, segnalare eventuali anomalie - legate a modificazioni dell’assetto del territorio o ad un diverso sfruttamento dello stesso o ad eventi non configurabili come situazioni incidentali - che comportino comunque un’alterazione dello stato radioecologico di una componente ambientale.
Una rete di monitoraggio è costituita essenzialmente da un insieme di punti di campionamento correlati a specifiche matrici ambientali e alimentari a cui vengono associate frequenze minime di campionamento.
Affinché una rete di monitoraggio possa dimostrarsi uno strumento efficace deve possedere alcune caratteristiche fondamentali:
 - la significatività dei punti di campionamento rispetto alle modalità di diffusione dei contaminanti;
 - la rappresentatività delle matrici prelevate;
 - la capacità di segnalare tempestivamente qualsiasi anomalia;
 - l’adeguatezza delle tecniche analitiche.
Nella figura 12 è riportato il numero di campioni analizzati nell’ambito delle attività di monitoraggio radiologico ambientale dei tre siti nucleari piemontesi: da oltre 10 anni sono analizzati più di 1.000 campioni/anno per più di 5.000 parametri/anno in circa 100 punti di campionamento diversi.

Figura 12
Campioni analizzati anni - 2002-2017