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Applicazione della Direttiva Nitrati in Piemonte
Figura 1
L’applicazione regionale del Piano d’Azione Nazionale (PAN)
Manuali per la realizzazione e gestione di fasce tampone riparie vegetate
MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI DELL'AGRICOLTURA
Obiettivo 3: assicurare la salute e il benessere per tutti e
per tutte le età
Obiettivo 6: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibiledell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie
per tutte le età
Obiettivo 6: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibiledell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie
Applicazione della Direttiva Nitrati in Piemonte
La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli con gli effluenti provenienti dalle aziende zootecniche è oggetto di una specifica regolamentazione comunitaria, volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall'inquinamento causato dall'azoto di origine agricola. La Direttiva Europea 91/676/CEE (detta anche Direttiva Nitrati) ha dettato i criteri a cui attenersi nella gestione della fertilizzazione organica. In Italia l'attuazione sul territorio è demandata alle Regioni.
La Direttiva Nitrati richiede la designazione di Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa di pressioni di tipo agricolo. Il grado di compromissione della risorsa idrica è valutato sulla base del tenore di nitrati. In queste aree, la regolamentazione dell'utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici avviene tramite i "Programmi d'Azione" che stabiliscono opportuni vincoli e criteri. Il vincolo più rilevante è l'imposizione di un limite massimo annuo all'apporto, pari a 170 kg di azoto di origine zootecnica per ettaro.
In Piemonte, l'applicazione della Direttiva Nitrati (direttiva 676/91/CEE) è stata avviata nel 2002, con il Regolamento regionale n.9/R. Secondo quanto disposto dalla Direttiva, nel 2007 la normativa regionale è stata poi oggetto di una revisione, sia per gli aspetti amministrativi che per i criteri tecnico-scientifici a supporto delle designazioni con i Regolamenti Regionali n.10/R e 12/R del 2007.
Attualmente in Piemonte risulta designata come ZVN una superficie territoriale complessiva di circa 407.000 ha, su cui ricadono circa 250.000 ha di SAU, pari al 27% dell’intera SAU regionale, al 53% della SAU di pianura e al 36% della superficie territoriale di pianura (Fonte: Anagrafe agricola unica del Piemonte – 2015).
Il Regolamento Regionale 10/R nelle aree non designate promuove l'utilizzo in agricoltura di liquami, letami e digestati con modalità agronomiche sostenibili, che permettano di valorizzarne le caratteristiche fertilizzanti e ammendanti; nelle aree designate come Zona Vulnerabile, dove l'ambiente è più fragile e le pratiche agronomiche hanno un potenziale effetto negativo sulla qualità delle risorse idriche, sono previsti vincoli più restrittivi, secondo un apposito Programma d'azione volto a prevenire ulteriori fenomeni di inquinamento delle acque. Le aziende che gestiscono effluenti zootecnici forniscono alla Pubblica Amministrazione informazioni in merito agli animali presenti in stalla, ai terreni che ricevono gli effluenti zootecnici e alle strutture di stoccaggio disponibili. Mediamente presentano comunicazione annuale circa 3.500 aziende. Ad un sottoinsieme di aziende di maggiori dimensioni viene inoltre richiesta la presentazione di un Piano di utilizzazione agronomica (PUA), che dettaglia dosi, epoche e modalità di utilizzo agronomico dei reflui zootecnici.
Per quanto riguarda il corretto rapporto tra azoto da destinare all’utilizzo agronomico e superfici su cui distribuirlo, le aziende piemontesi si sono adeguate ai vincoli imposti sia reperendo terreni aggiuntivi per lo spandimento, sia attivando forme di cessione dei reflui a terzi, perlopiù per la filiera di produzione di energia rinnovabile tramite la digestione anaerobica. Una terza opzione gestionale si è resa disponibile per il periodo 2016-2019, nell’ambito della seconda deroga concessa dalla Comunità Europea all’Italia sull’applicazione della direttiva Nitrati: alle aziende aderenti, fatto salvo il rispetto di alcuni impegni aggiuntivi di buona gestione agronomica nonché dei fabbisogni delle colture, è permesso superare il massimale di azoto di origine zootecnica (170 kg/ha) distribuibile in un anno alle colture nelle ZVN arrivando fino a 250 kg per ettaro. Tale possibilità ha però riscosso scarso interesse da parte delle aziende: in Piemonte mediamente aderiscono circa 20 aziende all’anno.
Negli ultimi anni nelle ZVN si sta osservando un trend in miglioramento della qualità delle acque di falda, come risultato dei provvedimenti adottati. Parallelamente dal monitoraggio ambientale delle acque superficiali, nelle aree di pianura, si evince un preoccupante aumento nel tempo sia della concentrazione di Nitrati sia nel numero di corsi d’acqua coinvolti. La causa di questo inquinamento non è da ricercarsi in un’origine diffusa per ruscellamento superficiale; presumibilmente viene causato da sversamenti diretti sui corsi d’acqua, dato l’elevato tenore riscontrato e la sua localizzazione puntuale. Emerge ancora una scarsa consapevolezza del danno ambientale provocato ed una non oculata gestione aziendale, sono previste pertanto iniziative di formazione mirate.
Su questa tematica si è ravvisata la necessità di un maggior coinvolgimento di tutti gli attori attraverso la predisposizione di un Protocollo d’Intesa sui Nitrati con l’obiettivo di un utilizzo sostenibile degli effluenti zootecnici, dei fertilizzanti e dei digestati, che sarà siglato da Regione Piemonte Ambiente e Agricoltura, ARPA Piemonte, ARPEA (agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura), l’Ordine professionale dei dottori agronomi e forestali, il DISAFA dell’Università di Torino, Coldiretti, Confagricoltura, CIA, ARAP (Associazione Regioanle degli Allevatori del Piemonte), Monviso Energia e CIB (due Associazioni di che raggruppano i gestori di impianti di digestione anaerobica) e Assofertilizzanti.
Informazioni sempre aggiornate su dati e normativa vigente sono disponibili alla pagina web della Regione Piemonte dedicata al tema Nitrati.
La Direttiva Nitrati richiede la designazione di Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa di pressioni di tipo agricolo. Il grado di compromissione della risorsa idrica è valutato sulla base del tenore di nitrati. In queste aree, la regolamentazione dell'utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici avviene tramite i "Programmi d'Azione" che stabiliscono opportuni vincoli e criteri. Il vincolo più rilevante è l'imposizione di un limite massimo annuo all'apporto, pari a 170 kg di azoto di origine zootecnica per ettaro.
In Piemonte, l'applicazione della Direttiva Nitrati (direttiva 676/91/CEE) è stata avviata nel 2002, con il Regolamento regionale n.9/R. Secondo quanto disposto dalla Direttiva, nel 2007 la normativa regionale è stata poi oggetto di una revisione, sia per gli aspetti amministrativi che per i criteri tecnico-scientifici a supporto delle designazioni con i Regolamenti Regionali n.10/R e 12/R del 2007.
Attualmente in Piemonte risulta designata come ZVN una superficie territoriale complessiva di circa 407.000 ha, su cui ricadono circa 250.000 ha di SAU, pari al 27% dell’intera SAU regionale, al 53% della SAU di pianura e al 36% della superficie territoriale di pianura (Fonte: Anagrafe agricola unica del Piemonte – 2015).
Il Regolamento Regionale 10/R nelle aree non designate promuove l'utilizzo in agricoltura di liquami, letami e digestati con modalità agronomiche sostenibili, che permettano di valorizzarne le caratteristiche fertilizzanti e ammendanti; nelle aree designate come Zona Vulnerabile, dove l'ambiente è più fragile e le pratiche agronomiche hanno un potenziale effetto negativo sulla qualità delle risorse idriche, sono previsti vincoli più restrittivi, secondo un apposito Programma d'azione volto a prevenire ulteriori fenomeni di inquinamento delle acque. Le aziende che gestiscono effluenti zootecnici forniscono alla Pubblica Amministrazione informazioni in merito agli animali presenti in stalla, ai terreni che ricevono gli effluenti zootecnici e alle strutture di stoccaggio disponibili. Mediamente presentano comunicazione annuale circa 3.500 aziende. Ad un sottoinsieme di aziende di maggiori dimensioni viene inoltre richiesta la presentazione di un Piano di utilizzazione agronomica (PUA), che dettaglia dosi, epoche e modalità di utilizzo agronomico dei reflui zootecnici.
Per quanto riguarda il corretto rapporto tra azoto da destinare all’utilizzo agronomico e superfici su cui distribuirlo, le aziende piemontesi si sono adeguate ai vincoli imposti sia reperendo terreni aggiuntivi per lo spandimento, sia attivando forme di cessione dei reflui a terzi, perlopiù per la filiera di produzione di energia rinnovabile tramite la digestione anaerobica. Una terza opzione gestionale si è resa disponibile per il periodo 2016-2019, nell’ambito della seconda deroga concessa dalla Comunità Europea all’Italia sull’applicazione della direttiva Nitrati: alle aziende aderenti, fatto salvo il rispetto di alcuni impegni aggiuntivi di buona gestione agronomica nonché dei fabbisogni delle colture, è permesso superare il massimale di azoto di origine zootecnica (170 kg/ha) distribuibile in un anno alle colture nelle ZVN arrivando fino a 250 kg per ettaro. Tale possibilità ha però riscosso scarso interesse da parte delle aziende: in Piemonte mediamente aderiscono circa 20 aziende all’anno.
Negli ultimi anni nelle ZVN si sta osservando un trend in miglioramento della qualità delle acque di falda, come risultato dei provvedimenti adottati. Parallelamente dal monitoraggio ambientale delle acque superficiali, nelle aree di pianura, si evince un preoccupante aumento nel tempo sia della concentrazione di Nitrati sia nel numero di corsi d’acqua coinvolti. La causa di questo inquinamento non è da ricercarsi in un’origine diffusa per ruscellamento superficiale; presumibilmente viene causato da sversamenti diretti sui corsi d’acqua, dato l’elevato tenore riscontrato e la sua localizzazione puntuale. Emerge ancora una scarsa consapevolezza del danno ambientale provocato ed una non oculata gestione aziendale, sono previste pertanto iniziative di formazione mirate.
Su questa tematica si è ravvisata la necessità di un maggior coinvolgimento di tutti gli attori attraverso la predisposizione di un Protocollo d’Intesa sui Nitrati con l’obiettivo di un utilizzo sostenibile degli effluenti zootecnici, dei fertilizzanti e dei digestati, che sarà siglato da Regione Piemonte Ambiente e Agricoltura, ARPA Piemonte, ARPEA (agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura), l’Ordine professionale dei dottori agronomi e forestali, il DISAFA dell’Università di Torino, Coldiretti, Confagricoltura, CIA, ARAP (Associazione Regioanle degli Allevatori del Piemonte), Monviso Energia e CIB (due Associazioni di che raggruppano i gestori di impianti di digestione anaerobica) e Assofertilizzanti.
Informazioni sempre aggiornate su dati e normativa vigente sono disponibili alla pagina web della Regione Piemonte dedicata al tema Nitrati.
Figura 1
Zone vulnerabili da Nitrati
L’applicazione regionale del Piano d’Azione Nazionale (PAN)
per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari
Area risicola - primi risultati
Una delle prime misure del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari cha ha trovato applicazione in Piemonte riguarda la D.G.R. n. 32-2952 del 22 Febbraio 2016, con la quale si è reso necessario imporre restrizioni sull’impiego di 4 prodotti fitosanitari, 2 erbicidi - oxadiazon e quinclorac - e 2 fungicidi - azoxistrobina e triciclazolo, al fine di contribuire a ridurre l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee nell’area a vocazione risicola.
L’impatto era stato evidenziato dal monitoraggio qualitativo delle acque, pertanto nel PdG Po 2015 è stata prevista l’attivazione di specifiche linee di intervento relative alla promozione di un’attività di formazione per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, ad una più efficace e mirata organizzazione dell’attività di controllo, all’elaborazione di documenti regionali di indirizzo per l’applicazione operativa delle misure nonché alla limitazione d’uso di alcuni prodotti fitosanitari.
L’elaborazione, seppur parziale, dei primi risultati derivanti dal monitoraggio ambientale regionale delle acque superficiali evidenzia una riduzione della presenza di queste quattro sostanze nell’area a vocazione risicola.
Più puntuali analisi dei dati sono reperibili sulla pagina dedicata del sito di Arpa Piemonte.
In generale si evidenzia un calo dei riscontri analitici dei 4 pesticidi analizzati e le concentrazioni medie risultano scese drasticamente, ponendosi in un intorno molto vicino al limite (0.1 µg/l) ammesso dalla legge.
L’articolazione degli interventi da attuare nelle aree a vocazione risicola, al fine di ridurre i rischi e gli impatti dell’uso dei prodotti fitosanitari, è maturata nell’ambito della concertazione avvenuta nelle riunioni della Commissione Riso ponendo la giusta attenzione alle ricadute delle misure previste dal PdGPo 2015 per il raggiungimento degli obiettivi ambientali sulle attività del comparto agricolo, nel rispetto comunque della sostenibilità economica delle misure da adottare.
Adottando i criteri metodologici per l’individuazione delle misure descritti dalle Linee Guida PAN, la Commissione Riso ha individuato una serie di misure obbligatorie e di raccomandazioni, che riguardano la limitazione d’uso di alcuni prodotti fitosanitari, oltre a puntuali indicazioni per l’applicazione di appropriate gestioni agronomiche, peraltro già riportate in etichetta, in quanto l’attuazione delle misure di limitazione è da prevedere nell’ambito di un approccio integrato che contempla altresì il corretto uso delle irroratrici, l’adozione di tecniche integrate, la pianificazione della difesa e la prevenzione delle resistenze.
La collaborazione che si è creata, grazie anche al Protocollo d’intesa (approvato con DGR n. 35-3392 del 30 maggio 2016 e sottoscritto dalle parti in data 14 giugno 2016), evidenzia come sia possibile utilizzare in modo sostenibile i prodotti fitosanitari rispettando l’ambiente e garantendo comunque la resa produttiva.
Tale Protocollo d’intesa impegna gli Enti sottoscrittori a contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po, nell’area risicola, attraverso l’implementazione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) - coerentemente con le misure del Programma di Sviluppo Rurale - con la normativa ambientale sulle acque.
È importante mantenere alta l’attenzione sull’uso corretto di tutti prodotti fitosanitari e sull’adozione di tutte le buone pratiche che contribuiscono a garantire una resa produttiva soddisfacente e rispettosa dell’ambiente.
L’impatto era stato evidenziato dal monitoraggio qualitativo delle acque, pertanto nel PdG Po 2015 è stata prevista l’attivazione di specifiche linee di intervento relative alla promozione di un’attività di formazione per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, ad una più efficace e mirata organizzazione dell’attività di controllo, all’elaborazione di documenti regionali di indirizzo per l’applicazione operativa delle misure nonché alla limitazione d’uso di alcuni prodotti fitosanitari.
L’elaborazione, seppur parziale, dei primi risultati derivanti dal monitoraggio ambientale regionale delle acque superficiali evidenzia una riduzione della presenza di queste quattro sostanze nell’area a vocazione risicola.
Più puntuali analisi dei dati sono reperibili sulla pagina dedicata del sito di Arpa Piemonte.
In generale si evidenzia un calo dei riscontri analitici dei 4 pesticidi analizzati e le concentrazioni medie risultano scese drasticamente, ponendosi in un intorno molto vicino al limite (0.1 µg/l) ammesso dalla legge.
L’articolazione degli interventi da attuare nelle aree a vocazione risicola, al fine di ridurre i rischi e gli impatti dell’uso dei prodotti fitosanitari, è maturata nell’ambito della concertazione avvenuta nelle riunioni della Commissione Riso ponendo la giusta attenzione alle ricadute delle misure previste dal PdGPo 2015 per il raggiungimento degli obiettivi ambientali sulle attività del comparto agricolo, nel rispetto comunque della sostenibilità economica delle misure da adottare.
Adottando i criteri metodologici per l’individuazione delle misure descritti dalle Linee Guida PAN, la Commissione Riso ha individuato una serie di misure obbligatorie e di raccomandazioni, che riguardano la limitazione d’uso di alcuni prodotti fitosanitari, oltre a puntuali indicazioni per l’applicazione di appropriate gestioni agronomiche, peraltro già riportate in etichetta, in quanto l’attuazione delle misure di limitazione è da prevedere nell’ambito di un approccio integrato che contempla altresì il corretto uso delle irroratrici, l’adozione di tecniche integrate, la pianificazione della difesa e la prevenzione delle resistenze.
La collaborazione che si è creata, grazie anche al Protocollo d’intesa (approvato con DGR n. 35-3392 del 30 maggio 2016 e sottoscritto dalle parti in data 14 giugno 2016), evidenzia come sia possibile utilizzare in modo sostenibile i prodotti fitosanitari rispettando l’ambiente e garantendo comunque la resa produttiva.
Tale Protocollo d’intesa impegna gli Enti sottoscrittori a contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po, nell’area risicola, attraverso l’implementazione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) - coerentemente con le misure del Programma di Sviluppo Rurale - con la normativa ambientale sulle acque.
È importante mantenere alta l’attenzione sull’uso corretto di tutti prodotti fitosanitari e sull’adozione di tutte le buone pratiche che contribuiscono a garantire una resa produttiva soddisfacente e rispettosa dell’ambiente.
Manuali per la realizzazione e gestione di fasce tampone riparie vegetate
L’art. 115 del d.lgs. 152/2006 e il Piano di Tutela delle Acque (PTA) contemplano la necessità di assicurare il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea in una fascia di almeno 10 metri dalla sponda dei corpi idrici naturali.
Una fascia di vegetazione spontanea rappresenta la misura di mitigazione ideale, ma le sponde dei corpi idrici si presentano spesso desertiche e spoglie.
La vegetazione spontanea, peraltro, potrebbe anche ospitare specie alloctone invasive o avversità biotiche per le colture adiacenti.
Laddove non esiste una fascia di vegetazione spontanea, il PTA prevede la possibilità di realizzare e, opportunamente gestire, delle fasce tampone riparie vegetate con funzione di filtro per trattenere i sedimenti e gli eventuali inquinanti, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità.
Nell’areale risicolo il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea è perseguito attraverso una gestione degli argini di risaia adiacenti i corsi d’acqua senza l’uso di prodotti chimici.
Nell’ambito del 2° Piano di Gestione del Distretto idrografico del fiume Po (PdG Po 2015), adottato il 17 dicembre 2015 con deliberazione n° 1 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Po e approvato in via definitiva nel 2016, tra le misure per la tutela delle acque superficiali, con particolare riguardo alla mitigazione degli impatti correlati alle attività agricole, è previsto l’allestimento di fasce tampone riparie vegetate (codice misura KTM02-P2-a009 “Realizzazione di fasce tampone/ecosistemi filtro lungo il reticolo naturale ed artificiale di pianura”.
La misura è prevista per gli 81 corpi idrici superficiali che non raggiungono l’obiettivo ecologico “Buono”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE (WFD), a causa di impatti diffusi di origine agricola, quali l’eccesso di nutrienti (azoto e fosforo) e la contaminazione da prodotti fitosanitari.
Gli 81 corpi idrici sono visualizzabili sul Geoportale, cercando il testo " fasce tampone" nel campo COSA? e poi cliccando in Mappa interattiva dal risultato di ricerca Corpi idrici sui quali allestire e gestire fasce tampone riparie ai sensi del PdGPo 2015 - 2021 Geo-Servizio-Wms / Mappa interattiva.
È auspicabile che queste iniziative, volte a migliorare l’ambiente attraverso fondamentali servizi ecosistemici, siano attuate diffusamente sul territorio regionale e non soltanto nelle aziende ricadenti lungo gli 81 corpi idrici.
E’ possibile aderire ad alcune operazioni delle misure del PSR per l’allestimento e la manutenzione della fascia tampone riparia vegetata, anche con priorità per i corpi idrici che al momento non raggiungono gli obiettivi di qualità: Operazione 4.4.1, 10.1.4/3, 10.1.4/8, 8.1.1.
Per fornire un supporto tecnico per l’allestimento e la gestione delle fasce tampone riparie, in collaborazione con il Settore regionale Foreste sono state attivate collaborazioni con Enti Universitari e IPLA e sono stati stilati 2 Manuali tecnici per l’allestimento e la gestione delle fasce tampone riparie:
http://www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/pan.htm
http://www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/dwd/2018/Manuale_Fasce_Tampone_Riparie_Agroforestali.pdf
Una fascia di vegetazione spontanea rappresenta la misura di mitigazione ideale, ma le sponde dei corpi idrici si presentano spesso desertiche e spoglie.
La vegetazione spontanea, peraltro, potrebbe anche ospitare specie alloctone invasive o avversità biotiche per le colture adiacenti.
Laddove non esiste una fascia di vegetazione spontanea, il PTA prevede la possibilità di realizzare e, opportunamente gestire, delle fasce tampone riparie vegetate con funzione di filtro per trattenere i sedimenti e gli eventuali inquinanti, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità.
Nell’areale risicolo il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea è perseguito attraverso una gestione degli argini di risaia adiacenti i corsi d’acqua senza l’uso di prodotti chimici.
Nell’ambito del 2° Piano di Gestione del Distretto idrografico del fiume Po (PdG Po 2015), adottato il 17 dicembre 2015 con deliberazione n° 1 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Po e approvato in via definitiva nel 2016, tra le misure per la tutela delle acque superficiali, con particolare riguardo alla mitigazione degli impatti correlati alle attività agricole, è previsto l’allestimento di fasce tampone riparie vegetate (codice misura KTM02-P2-a009 “Realizzazione di fasce tampone/ecosistemi filtro lungo il reticolo naturale ed artificiale di pianura”.
La misura è prevista per gli 81 corpi idrici superficiali che non raggiungono l’obiettivo ecologico “Buono”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE (WFD), a causa di impatti diffusi di origine agricola, quali l’eccesso di nutrienti (azoto e fosforo) e la contaminazione da prodotti fitosanitari.
Gli 81 corpi idrici sono visualizzabili sul Geoportale, cercando il testo " fasce tampone" nel campo COSA? e poi cliccando in Mappa interattiva dal risultato di ricerca Corpi idrici sui quali allestire e gestire fasce tampone riparie ai sensi del PdGPo 2015 - 2021 Geo-Servizio-Wms / Mappa interattiva.
È auspicabile che queste iniziative, volte a migliorare l’ambiente attraverso fondamentali servizi ecosistemici, siano attuate diffusamente sul territorio regionale e non soltanto nelle aziende ricadenti lungo gli 81 corpi idrici.
E’ possibile aderire ad alcune operazioni delle misure del PSR per l’allestimento e la manutenzione della fascia tampone riparia vegetata, anche con priorità per i corpi idrici che al momento non raggiungono gli obiettivi di qualità: Operazione 4.4.1, 10.1.4/3, 10.1.4/8, 8.1.1.
Per fornire un supporto tecnico per l’allestimento e la gestione delle fasce tampone riparie, in collaborazione con il Settore regionale Foreste sono state attivate collaborazioni con Enti Universitari e IPLA e sono stati stilati 2 Manuali tecnici per l’allestimento e la gestione delle fasce tampone riparie:
- Manuale per le fasce tampone riparie arbustive - arboree
- Manuale per le fasce tampone riparie erbacee (in fase di perfezionamento).
http://www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/pan.htm
http://www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/dwd/2018/Manuale_Fasce_Tampone_Riparie_Agroforestali.pdf