Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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FORESTE

I boschi in Piemonte sono una importante realtà, ricoprendo più di 1/3 del territorio regionale e con superficie tutt’ora in aumento spontaneo.
Le foreste sono una risorsa di primaria rilevanza che svolge molteplici funzioni, quale fonte di materia prima ed energia rinnovabili e fornitrici di servizi ecosistemici, quali:
protezione del territorio dall'erosione, dalla caduta di valanghe o massi, dal dissesto idrogeologico, generale e diretta di infrastrutture e vite umane;
conservazione della biodiversità;
regolazione del ciclo dell’acqua e del clima, anche attraverso la fissazione del carbonio;
caratterizzazione del paesaggio;
fruizione turistica e l'accoglienza del pubblico.

Per ribadire l'importanza delle foreste, dal 2013 ogni anno si celebra la Giornata mondiale delle foreste, il 21 marzo.

Nel corso del 2016 è stato predisposto, in attuazione della legge regionale forestale n. 4/2009, il Piano Forestale Regionale (PFR) valido per il periodo 2017-2017. Esso è stato condiviso con le parti sociali nell’ambito del Comitato Tecnico Regionale Foreste e Legno e sottoposto a procedura di Valutazione Ambientale Strategica prima di essere inviato al parere della III Commissione del Consiglio Regionale, infine approvato con DGR n. 8-4583 il 23.01.2017.
Nel PFR è contenuto il quadro conoscitivo della risorse forestali piemontesi e soprattutto sono delineati gli obiettivi della politica forestale regionale con la descrizione delle relative strategie, delle risorse e degli indicatori. Nell’ambito del quadro conoscitivo e delle strategie viene posta una particolare attenzione agli aspetti ambientali.

Per poter definire il loro stato e le ripercussioni sull’ambiente regionale bisogna analizzarle nella loro complessità, considerandole non come un elemento statico del territorio ma il frutto di complesse interazioni tra fattori naturali e antropici, che determinano una continua evoluzione del loro stato.
I boschi sono entità ambientali modellati da fattori naturali (clima, ecologia delle specie ecc.) e da fattori antropici (gestione selvicolturale, abbandono, imboschimento spontaneo o guidato, disboscamento, inquinamento ecc.). La millenaria azione dell’uomo ha profondamente modificato la composizione delle cenosi boschive naturali: basti ricordare che in assenza dell’uomo in Piemonte tutte le terre al disotto dei 2.500 m di quota in media sarebbero boscate.
Anche i boschi oggi presenti sono assai diversi da quelli naturali, alcuni esempi: i lariceti in purezza che caratterizzano le Alpi derivano dalla sistematica eliminazione del pino cembro e degli abeti per favorire il pascolo; le faggete pure sono state plasmate dall’utilizzo per carbone a spese di abeti e altre latifoglie; i castagneti derivano da antico impianto di una specie sporadica per ottenere frutti e legno, soppiantando querceti e faggete; i robinieti derivano da una specie esotica introdotta per necessità di legna da ardere. Negli ultimi decenni a seguito dell’abbandono delle aree montane e collinari meno favorevoli all’agricoltura si osserva una ricolonizzazione spontanea del bosco (acero-frassineti, boscaglie, arbusteti, robinieti), con un raddoppio della superficie dal secondo dopoguerra, fenomeno senza precedenti negli ultimi secoli.
Si stima che la raccolta di legno sia meno di metà del prelievo sostenibile, attestandosi su circa ¼ di quanto cresce annualmente. A seguito della rarefazione degli interventi di taglio anche la composizione e la struttura dei boschi variano, sia arricchendosi di specie e rinaturalizzandosi (es. il gran ritorno del pino cembro nei lariceti, la conversione a fustaia dei cedui di faggio), sia collassando dove instabili (es. cedui di castagno abbandonati, rimboschimenti di conifere). L’aumento della superficie boscata ove non gestito non ha solo aspetti positivi, in quanto modifica il paesaggio rurale tradizionale e riduce gli habitat per alcune specie animali.
I cambiamenti sono influenzati anche da fattori climatici, fitopatologici, e dall’introduzione di specie esotiche invasive vegetali o animali, spesso strettamente correlati tra loro: i già rari boschi di pianura e fluviali subiscono la colonizzazione di specie esotiche invasive (ailanto, quercia rossa, ciliegio tardivo e acero americani, reinutria del Giappone, buddleia ecc.), favorite anche dal deperimento delle querce per stress idrici; le sequenze di inverni miti innescano vari parassiti, come la processionaria del pino.

Al contrario i boschi cedui di facile accesso sono ancora sottoposti ad un utilizzo costante soprattutto per fornire legna da ardere, il cui consumo regionale da parte delle famiglie è stimato in almeno 2 milioni di tonnellate/anno.
Per assicurare la conservazione e la funzionalità di questa risorsa ambientale per l’uomo e le sue attività, tutti questi fattori devono essere conosciuti, orientati e governati con decisioni politiche e strumenti tecnici.
La Regione Piemonte, con il supporto tecnico di IPLA, si è impegnata nella pianificazione forestale multifunzionale: con DGR n. 27-3480 del 13 giugno 2016 sono state approvate le nuove indicazioni tecnico-metodologiche per la Pianificazione Forestale Aziendale, aggiornate a seguito dei mutamenti normativi in campo forestale (il Regolamento forestale) e ambientale (le Misure di Conservazione per la tutela della Rete Natura 2000).
Le nuove indicazioni tecnico-metodologiche approfondiscono i temi della certificazione della gestione forestale sostenibile e responsabile, della certificazione dei crediti di Carbonio volontari generati dalla gestione attiva del bosco; la redazione di Piani di approvvigionamento energetico (PAE) per filiere forestali locali; l’avvio della pianificazione forestale operativa di contesti particolari ed interdisciplinari quali le fasce fluviali, le Aree naturali protette ed i Siti della Rete Natura 2000 e i sistemi silvo-pastorali; la valorizzazione dei prodotti non legnosi del bosco.

Il quadro dello stato delle foreste viene dato dall’insieme delle informazioni che costituiscono e influenzano il sistema, come da schema sottoriportato.

QUADRO DELLE FORESTE

CONOSCITIVO

GESTIONALE

I SERVIZI ECOSISTEMICI

I PRODOTTI

Il Patrimonio Forestale

Quadro Normativo

Protezione del territorio

Crediti di carbonio

Ecologia/Biodiversità/Genetica

Istanze di tagli boschivi

Stoccaggio CO

 Legno: energia - legname

Clima/Stato di salute dei boschi

Gli investimenti del PSR

 

Emissioni delle foreste 

Incendi boschivi - autunno 2017

La Formazione professionale


 

Quadro conoscitivo - Il patrimonio forestale

Nel 2015 la Regione Piemonte ha incaricato IPLA S.p.A. di aggiornare il limite del bosco e delle altre superfici forestali, riferiti alla carta forestale inserita nel SIFOR, risalente all’anno 2000, operando in parallelo allo sviluppo del nuovo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio (INFC).
La carta forestale regionale è uno degli elementi conoscitivi fondamentali del Piano Forestale Regionale, che ne prevede periodici aggiornamenti anche a scopo di monitoraggio.

Rispetto alla precedente carta forestale (anno 2000), oltre alle superfici boscate e all’arboricoltura da legno secondo le definizioni contenute nella LR 4/09, a dettaglio dell’art. 2 del DLgs 227/01, sono state cartografate anche le “Altre superfici forestali” secondo lo standard FRA2000 della FAO, in conformità con l’INFC voce “Altre terre boscate”.

L’aggiornamento della superficie forestale è stato realizzato mediante fotointerpretazione a video della più recente copertura aerofotogrammetrica regionale (Ripresa aerea ICE 2009-2011 ortoimmagini RGB), con utilizzo delle ortoimmagini Agea 2012 a titolo di confronto e verifica, in particolare per le aree interessate da impianti di arboricoltura da legno. La fotointerpretazione è stata effettuata con una scala di visualizzazione di riferimento compresa tra 1:5.000 e 1:7.000; la copertura finale, pertanto, si presenta omogenea e continua, con caratteristiche geometriche e tematiche idonee alla rappresentazione alla scala 1:10.000. A seguito della fotointerpretazione sono stati realizzati mirati controlli speditivi del contenuto tematico nelle zone che hanno evidenziato le variazione più significative. A complemento dell’attività sono anche state riviste le formazioni lineari.

Dalla nuova carta forestale risulta che la superficie forestale complessiva del Piemonte al 2016 è di 976.953 ha. Nel quindicennio intercorso dal rilievo della precedente carta forestale (SIFOR - anno medio 2000), complessivamente si è registrato un incremento di 44.740 ha (4,6%), dato da un aumento per i soli boschi di 57.854 ha pari al 6,6%, al netto delle aree trasformate da bosco in altre destinazioni.

Tabella 1
Superficie forestale

Superficie

Aggiornamento 2016

SIFOR  2000

INFC 2005 

ettari

%

ettari

%

ettari

Superficie territoriale regionale

 

2.538.479

 

 

 

 

Superficie forestale

Boschi (LR 4/09)

932.514

36,7

874.660

34

842.046

 

Altre superfici forestali (FRA2000)

9.374

0,4

n.d.

 

69.522

Arboricoltura da legno

35.065

1,4

48.206

2

28.548

Totale

976.953

38,5

922.866

36

940.116

Si conferma quindi la tendenza all’incremento della superficie boscata, che dal secondo dopoguerra è quasi raddoppiata, a seguito della colonizzazione spontanea di terre abbandonate ed in minima parte per il rimboschimento artificiale. Rispetto ai dati confrontabili della prima carta forestale regionale (anno 1980), la superficie dei soli boschi è aumentata di circa il 38% e risulta più che doppia rispetto ai dati storici risalenti all’unità d’Italia.

Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito della Regione Piemonte e in particolare al report "La carta forestale del Piemonte - Aggiornamento 2016".

Tutti i dati sono raccolti e integrati nel Sistema Informativo Forestale Regionale (SIFOR) istituito con l’art. 34 della LR 4/09, liberamente consultabile e in continua evoluzione.

Consulta gli indicatori ambientali on line alla pagina Natura e biodiversità Superficie forestale

Figura 1
Carta Forestale


Dalla carta forestale regionale si evidenzia come ben i ¾ sia costituito da 5 sole categorie tra le 21 individuate: Castagneti (22%), Faggete (15%), Robinieti (12%), Larici-cembrete (10%) e Boscaglie pioniere e d’invasione (8%).

Tra le fasce altimetriche la massima diffusione dei boschi è in montagna (circa il 57% del totale) segue la collina (circa 40%) e la pianura (circa 10%).

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2008 - Foreste di protezione pagina 9
Anno 2009 - Il ritorno degli alberi in pianura. Un bilancio di 10 anni di rimboschimento dei terreni agricoli pagina 14; Nuove piante infestanti invasive, pagina 263 – Pianificazione e gestione delle specie aloctone invasive negli ambienti forestali, pagina 265.
Anno 2011 - Box: Anno internazionale delle foreste pagina 10 I Boschi di protezione pagina 12,  I boschi planiziali pagina 13
Anno 2013 - Box: Aree agricole invase dal bosco di neoformazione. Esempi gestionali pagina 28

Alberi monumentali

Gli alberi monumentali sono un bene comune da tutelare e valorizzare, non solo per l’importanza ambientale ma anche per quella paesaggistica, culturale e turistica.
Queste eccellenze del patrimonio arboreo, siano essi inserite in un bosco o isolati presidi vegetali a guardia di un ponte o di una piazza, sono da molti anni oggetto di particolare attenzione da parte della Regione Piemonte che, in attuazione alla specifica legge LR 50/95 circa 10 anni fa aveva approvato un primo elenco regionale di 39 alberi (DGR n. 16-9603 del 15.09.2008).
Con l’articolo 7 della legge n. 10 del 14 gennaio 2013, sono state dettate nuove disposizioni nazionali per il Censimento degli alberi e la redazione dell’Elenco nazionale, contenenti una definizione giuridica di albero monumentale univoca; successivamente, con DM 23.10.2014 ("Istituzione dell'elenco degli alberi monumentali d'Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento"), sono stati definiti principi, criteri e competenze: ai Comuni spettano le operazioni di censimento degli alberi monumentali per i rispettivi territori; alle Regioni il coordinamento di tale attività e la redazione del rispettivo elenco regionale, al Corpo Forestale dello Statospettava la gestione dell’elenco nazionale, la vigilanza e il rilascio dei pareri per le istanze di modifica e abbattimento. Va precisato che dal 1 gennaio 2017 il Corpo Forestale dello Stato è confluito nell'Arma dei Carabinieri; nel corso di tale anno le competenze statali in materia di alberi monumentali, compreso il parere vincolante preliminare all’autorizzazione (in capo ai Comuni) per gli interventi di abbattimento o modifica, sono state trasferite a un organo centrale, la neonata Direzione Foreste del MiPAAF.

Elenco regionale del Piemonte
Il censimento è stato avviato nel 2015 valutando le segnalazioni pervenute dai Comuni, integrate con indagini di iniziativa della Regione. A seguito delle successive verifiche tecniche è stato approvato il primo Elenco regionale degli alberi monumentali a dicembre 2015, con 82 nuovi alberi, integrato a giugno 2016 con 36 dei 39 alberi già classificati ai sensi della LR 50/95: si è portato così a 118 il totale degli alberi o gruppi di alberi monumentali.
A questo punto gli obblighi previsti dalle norme ministeriali erano del tutto soddisfatti, ma molte specie arboree autoctone risultavano poco o nulla rappresentate, e alcune aree del Piemonte ancora da indagare.

Perciò nella seconda metà del 2016 la Regione ha avviato, tramite l'IPLA, ulteriori indagini, mentre il Corpo Forestale dello Stato si è occupato prevalentemente della verifica degli alberi già individuati nel corso del censimento nazionale del 1982.
Nel corso del 2017 si sono svolte ulteriori verifiche, la presa d'atto delle schede di identificazione da parte dei Comuni e le istruttorie sui requisiti di monumentalità delle piante candidate: si è arrivati così all’individuazione di 58 nuovi elementi, portando a 176 il numero di alberi o gruppi di alberi monumentali inseriti nell’Elenco regionale approvato con Determinazione del Settore regionale Foreste n. 2512 del 3 agosto 2017. 

Consulta l’elenco regionale


Distribuzione sul territorio: le province con il maggior numero di alberi sono quelle di Torino (71) e Cuneo (34), seguono il VCO (19) e Alessandria (17). Tra i comuni è in testa Torino (13 alberi), seguono Stresa (6), Campiglione Fenile, Castagneto Po e Cavallermaggiore (4).
Nelle Aree naturali protette (Parchi, Riserve, Aree Natura 2000) si trovano 19 alberi, spiccano Alpi Marittime (3 presenze tra Vernante e Valdieri) e La Mandria (3 presenze tra Druento e Venaria).
Specie: sono presenti alberi appartenenti a 61 specie arboree. Di queste 35 sono autoctone, rappresentando buona parte delle 50 specie arboree spontanee della nostra regione, 24 sono specie esotiche o naturalizzate, 2 (Sughera e Corbezzolo) non autoctone del Piemonte pur facendo parte della flora italiana. Ecco le specie maggiormente rappresentate:
• tra le autoctone il Faggio e il Larice, entrambe con 10 esemplari, poi la Farnia (9) e il Castagno (8);
• tra le esotiche il Platano (17 presenze), l’Ippocastano (10) e il Cedro dell’Atlante (7).
Non mancano i gruppi di alberi: tra questi il viale di farnie de La Mandria (Venaria) , il viale di platani di Cherasco, i larici dell’Alpe Veglia (Varzo), gli alberi all’interno delle storiche “bandite” (boschi a protezione degli abitati) come quella di larice del Puy (Fenestrelle).
Dimensioni: gli alberi con la circonferenza maggiore sono il Cedro dell’Atlante di Montalenghe (13 metri), i castagni di Bioglio, Monteu Roero e Melle (rispettivamente 11,50-9,70-9,60 metri di circonferenza), le sequoie giganti di Roccavione (10,80 metri) e di Torre Pellice (9,40 metri), il Tiglio di Macugnaga (8,30 metri), il Cedro dell’Himalaya (8 metri) e la Canfora (7,20 metri) di Stresa, i Platani di Alessandria, Campiglione Fenile e Savigliano (7,60 – 7,45 – 7,20 metri), l’Olmo del Caucaso di Bra (7,15 metri), il Larice di Pietrarporzio (6,60 metri), il Faggio di Trasquera (6,47 metri), l’Olmo montano di Demonte (6,25 metri).

L’Elenco nazionale
L’Elenco regionale piemontese aggiornato al 2017 è confluito nel primo Elenco degli alberi monumentali d'Italia , approvato con Decreto del Capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del MiPAAF del 19 dicembre 2017.
L’Elenco nazionale è composto da due sezioni: la sezione 1 annovera gli alberi il cui iter amministrativo di iscrizione è completo, la sezione 2 quelli per i quali a dicembre 2017 era ancora attesa la presa d’atto da parte dei Comuni.

Consulta gli approfondimenti sul sito di Regione Piemonte

QUADRO CONOSCITIVO - Ecologia, biodiversità e genetica

La biodiversità deriva dal mantenimento della variabilità genetica all’interno delle popolazioni biologiche. Questo permette loro di affrontare e superare con successo le diverse vicissitudini ecologiche quali i cambiamenti climatici, la comparsa di nuovi parassiti, predatori, competitori, ecc. permettendo alle specie maggiori capacità di adattamento e di sopravvivenza.
Pertanto anche per le specie forestali è importante il mantenimento della loro biodiversità. La Regione Piemonte recependo tale necessità ha promosso le azioni utili a tale scopo anche per le specie forestali.
Particolare attenzione occorre rivolgere all'introduzione di specie esotiche invasive in quanto fattore di diminuzione della biodiversità.

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2010 - Risorse genetiche forestali in Piemonte,  Alpeggi
Anno 2011 - Ruolo dei vivai forestali della regione Piemonte nella tutela della biodiversità pagina 12
Consulta l'argomento Specie invasive in Territorio Fattori
Per ulteriori approfondimenti inerenti lo studio delle provenienze delle specie vegetali forestali consulta la serie di Monografie pubblicate sulla rivista forestale Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi dal Dicembre 2011 ad oggi.

QUADRO CONOSCIVIVO - il clima e lo stato di salute dei boschi

I boschi e le foreste sono fortemente influenzate dal clima. Eccessi di temperature, siccità oppure all’opposto precipitazioni elevate possono indebolire i boschi e renderli più sensibili agli attacchi dei patogeni. A esempio gli insetti rispondono in modo immediato a cambiamenti climatici anche momentanei come il susseguirsi di annate calde e siccitose che hanno contribuito, qualche anno fa, al diffondersi di specie di lepidotteri più termofili che hanno dato luogo a defogliazioni di elevata intensità.
Tali problematiche sono affrontate in modo concertato tra l’Assessorato Boschi e Montagne e il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte.
Nell'ambito delle funzioni del Settore Fitopatologico nel monitoraggio e ricerca di soluzioni alle problematiche che si presentano in ambito forestale, se ne menzionano alcune tra le più importanti:

• Gestione dell’emergenza causata dalla diffusione dell’imenottero cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) originario della Cina, in grado di arrecare ingenti perdite produttive e compromettere lo stato vegetativo dei castagni. Il Settore Fitosanitario, grazie ai contatti intercorsi con il dr. Seiichi Moriya del National Agricultural Research Center di Tsukuba, ha coordinato, a partire dal 2003, il progetto per l’introduzione del parassitoide Torymus sinensis nelle aree infestate del Piemonte. Questo progetto, realizzato con l’Università di Torino (DISAFA) Settore Entomologia, ha ottenuto il controllo biologico del cinipide in diverse aree castanicole e nell'arco di uno o al massimo due anni in tutto il Piemonte la presenza delle sue galle non avrà più alcun impatto significativo sullo sviluppo vegetativo dei castagni. (Quaderni Agricoltura 2015).
Per approfondimenti consulta il sito del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte
Per approfondimenti sul deperimento dei cedui di castagno consulta anche un articolo di IPLA sui Quaderni Agricoltura

• Monitoraggio della diffusione e azioni di contenimento delle popolazioni del coleottero scarabeide del Giappone (Popillia japonica), insetto esotico segnalato nel luglio 2014 nella zona del Ticino tra Piemonte e Lombardia. Questo scarabeide, introdotto accidentalmente negli Stati Uniti circa 100 anni fa, si è rivelato particolarmente dannoso su un gran numero di piante coltivate e spontanee tra cui diverse specie forestali. Nella normativa fitosanitaria è inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea. Nel 2017 continua nella sua espansione territoriale, l'area infestata interessa ormai gran parte della provincia di Novara. Ha raggiunto anche le zone viticole del nord ovest della provincia. In ambito forestale non si segnalano danni di rilievo. Gli adulti, preferendo esposizioni soleggiate, difficilmente attaccano alberi e arbusti in bosco.
Nel 2017 il trattamento con agenti di controllo biologico (con il nematode entomopatogeno Heterorhabditis bacteriophora) ha interessato 740 ca di prati stabili. In prati umidi con elevate infestazioni dello scarabeide è stata individuata una nuova specie di nematode in grado di parassitizzare le larve di P. japonica appartenente alla Famiglia Mermithidae (caratterizzata da specie di dimensioni particolarmente elevate, fino a 40-50 mm di lunghezza), denominata Hexamermis popilliae Poinar.
Vedi scheda e articolo su Quaderni Agricoltura.

• Raccolta segnalazioni su attacchi di processionaria del Pino (Traumatocampa pityocampa) dal territorio piemontese, in cui spesso sono coinvolte aree montane e pedemontane. Divulgazione informazioni su quanto previsto dal relativo Decreto di lotta obbligatoria (DM 30/10/2007) nonché sulle tecniche di lotta consigliabili. Tale parassita è da sempre presente nei boschi piemontesi ma negli ultimi 3-4 anni si sono avute segnalazioni causate da una sua crescente e preoccupante espansione che può provocare problemi per la salute di persone ed animali che frequentano le zone infestate. Visto l'andamento degli ultimi anni la fase di massima infestazione dovrebbe essere stata raggiunta, ma andrà verificato se il progressivo incremento delle temperature (global warming), riducendo i fattori di mortalità invernale, non tenderà a favorire elevati livelli di attacchi anche nei prossimi anni. 
Le infestazioni sono risultate elevate anche nel 2017, con danni significativi in zone soggette a incendi in autunno in quanto le larve si sono concentrate sugli alberi sfuggiti alle fiamme, defogliandoli completamente (ad esempio in Val di Susa: area a pino silvestre nel comune di Mompantero).
Per approfondimenti consulta il sito della Regione Piemonte

•Raccolta segnalazioni, sopralluoghi, identificazione e consulenza su insetti e patologie che interessano essenze forestali di zone montane, tra cui attacchi del dittero cecidomide (Dasineura laricis) su larice in Val Varaita (alcuni anni fa, articolo su Quaderni Agricoltura

•Raccolta segnalazioni, sopralluoghi, identificazione e consulenza su insetti e patologie che interessano essenze forestali di zone montane, tra cui nel 2016 attacchi del lepidottero tortricide defogliatore Zeiraphera griseana su larice in diverse vallate alpine.

• Raccolta segnalazioni dell'Imenottero argide (Aproceros leucopoda) su olmo in Val d’Ossola (2014). Originario dell'Asia orientale questo insetto è stato segnalato prima nell'Italia nord orientale, dove risultava colpire olmi presenti in prossimità di aree di servizio o di sosta lungo gli assi autostradali, quindi legato al flusso di autocarri proveniente dall'Est Europa. Le defogliazioni possono essere anche molto intense. Gli attacchi si sono manifestati nel corso del 2014 nella bassa Val d'Ossola e nel Parco del Ticino, mentre nel 2015 è stata rilevata la presenza di questo insetto anche lungo le sponde del Po, nella zona tra Pancalieri e Faule.

• Osservazioni su diffusione della piralide del bosso (Cydalima perspectalis), insetto particolarmente dannoso al bosso e introdotto accidentalmente dalla Cina che si sta diffondendo in tutta Europa. I primi attacchi di questo lepidottero in Piemonte risalgono al 2012. Forti infestazioni, con esiti spesso devastanti per le siepi di bosso, sono state riscontrate in tutto il Piemonte. Attacchi non controllati possono mettere a rischio la sopravvivenza stessa del bosso, specie ornamentale tipica del giardino all’italiana. Purtroppo nel 2016 l'insetto esotico ha attaccato anche popolamenti naturali di bosso in Val Tanaro, causando estesi disseccamenti. Anche nel 2017 è continuata la diffusione di questo lepidottero in popolamenti naturali di bosso, sia in Val Tanaro che in Valle Grana anche se con una minor virulenza, causa l'andamento stagionale primaverile sfavorevole per le larve svernanti. 
Per approfondimenti consulta la scheda specifica.

• Raccolta segnalazioni sulla cimice asiatica (Halyomorpha halys). Questo insetto, originario dell’Estremo Oriente e segnalato per la prima volta in Italia nel 2012 in provincia di Modena, è stato ritrovato in Piemonte già nel 2013, nel Saluzzese. Nel periodo 2014-2016 ha causato danni importanti in frutteti (nettarine, melo, pero, nashi), noccioleti e coltivazioni quali mais di secondo raccolto e soia. È una specie altamente polifaga, adulti e giovani si nutrono a spese dei tessuti vegetali, soprattutto di frutti e semi, di molte colture, causando danni elevati. Non avendo limitatori naturali specifici nel nostro continente, questa cimice si sta diffondendo velocemente in nuove aree, con un progressivo incremento delle popolazioni. Anche nel 2017 i danni alle coltivazioni sono risultati elevati. Tra le colture più colpite va annoverato il nocciolo, soprattutto in aree di fondovalle in provincia di Cuneo. 

• Osservazioni sul fenomeno fitopatologico del deperimento del noce nero (Juglans nigra) denominato TCD (Thousand Cankers Disease), causato dal coleottero scolitide Pityophthorus juglandis e dal fungo Geosmithia morbida, che provoca disseccamenti e morte degli alberi di questa specie. Originari del Nord America, sia lo scolitide che il fungo sono stati recentemente ritrovati in Veneto (2013). In Piemonte sono stati trovati inizialmente nel 2015 in due località, rispettivamente in provincia di Torino e di Novara, ma nel corso del 2016 la presenza di questa patologia è stata riscontrata in diverse altre località piemontesi. È stata accertata la comparsa di questo deperimento sul noce europeo (Juglans regia) anche se finora non sembra avere la stessa virulenza che manifesta nei confronti della specie di origine nordamericana.

• A partire dagli anni '80 del secolo scorso, i Querco-carpineti presenti nella pianura padano-veneta sono stati interessati da fenomeni di deperimento a carico, in modo particolare, della farnia. Per indagare su questo fenomeno è stato attivato un progetto per valutare la diffusione e la gravità del fenomeno del deperimento, sperimentando anche il ricorso al telerilevamento a fini di monitoraggio; sono stati analizzati il regime idrico e i rapporti tra deperimento e fattori pedo-climatici e, infine, sono state condotte alcune esperienze di interventi fitosanitari in favore della rinnovazione di farnia e di interventi selvicolturali su soprassuoli maturi sempre di farnia. Per approfondimenti consulta il progetto Querco-carpineti planiziali in deperimento: linee guida per la gestione”

• In estate si sono manifestate intense infestazioni della cavalletta Nadigella formosanta nel nord-est del Piemonte, con estese defogliazioni a carico di faggi, querce, castagni e piante del sottobosco. Per approfondimenti vedi scheda specifica

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2009 - Situazione entomologica dei boschi e foreste, pagina 9
Anno 2010 - Variazioni climatiche e loro influenza su lepidotteri defogliatori negli ecosistemi forestali 
Anno 2012 - Cambiamenti climatici e protocollo di Kyoto pagina 43

• Il clima influenza fortemente gli incendi boschivi, in quanto in situazioni di aridità questi vengono favoriti. Il perdurare di particolari condizioni meteorologiche nei mesi di novembre, dicembre 2015 e gennaio 2016, ha aumentato il pericolo di incendi boschivi e ha favorito l’innesco e il propagarsi degli stessi su tutto il territorio piemontese. Per approfondimenti consulta il tema Clima Impatti Foreste

Quadro conoscitivo - Gli incendi boschivi

Nel 2017, il deficit idrico estivo e autunnale ha creato le condizioni favorevoli al propagarsi di numerosi incendi boschivi, favoriti anche da giornate con forti venti caldi di ricaduta (foehn).
In particolare, tra la fine di ottobre e i primissimi giorni di novembre si sono verificati contemporaneamente numerosi e vasti incendi, concentrati in alcuni punti della Città metropolitana di Torino (aree del Canavese, Pinerolese, Val Chisone e bassa Valle Susa) e della provincia di Cuneo (Valle Varaita e Valle Stura).
In queste zone si sono verificati 9 incendi che complessivamente hanno percorso poco più di 9.730 ettari (ha), di cui il 74% boscato e il 34% ricadenti in area tutelata (siti della Rete Natura 2000 o aree protette di interesse regionale o provinciale).
La principale categoria forestale colpita è stata quella dei Castagneti per complessivi 1.640 ha percorsi, mentre le Faggete sono state interessate per 1.550 ha. Seguono le Larici-Cembrete (970 ha), le Boscaglie pioniere e d’invasione (814 ha), le Pinete di pino silvestre (750 ha) e i Querceti di roverella (565 ha). Altre categorie forestali presentano superfici percorse inferiori: meno di 240 ha ciascuna Acero-tiglio-frassineti, Querceti di rovere, Arbusteti subalpini e Rimboschimenti, meno di 100 ha ciascuna Abetine, Arbusteti e Robinieti.
L’incidenza delle Categorie interessate a seconda delle singole aree è riportata sul sito di Regione Piemonte.
I dati complessivi degli incendi boschivi verificatesi nel corso dell’anno vengono invece raccolti e messi a disposizione del pubblico nella Banca Dati Incendi Boschivi.

I danni causati dagli incendi dell’autunno 2017 sono ingenti e riguardano sia le infrastrutture e le opere di interesse per le comunità (seconde case, strade, acquedotti) sia l’ambiente in senso ampio. Mentre è indispensabile agire subito per la messa in sicurezza di strade e luoghi frequentati, è necessario aspettare la primavera per poter verificare i danni subiti dalla componente ambientale più visibile, cioè quella forestale, e di conseguenza comprendere dove, come e con quali priorità sia necessario intervenire per il ripristino.
In effetti dopo eventi di disturbo, quali sono gli incendi boschivi, la natura riprende il suo corso, ma con tempi che non sono sempre conciliabili con le aspettative della società, soprattutto in termini di messa in sicurezza del territorio. Ne consegue che solo dal confronto tra informazioni relative alla severità del danno causato alla componente forestale e funzione di protezione attesa dai boschi stessi è possibile stabilire dove sia opportuno e necessario intervenire, con quali tipologie di intervento e con quali tempi.

La legge quadro nazionale sugli incendi boschivi (L 353/00), nata per fermare la cosiddetta “industria del fuoco”, stabilisce limitazioni all’azione dell’uomo nelle zone incendiate: divieto di variare la destinazione d’uso del suolo e di costruire nuove infrastrutture destinate all’insediamento umano se non autorizzate precedentemente all’incendio, divieto di caccia e di pascolo; vieta inoltre le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche. Alcune eccezioni sono previste nei casi di dissesto idrogeologico e di tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici, previa autorizzazione regionale o ministeriale.
La legge regionale in materia forestale (LR 4/09) prevede che la Giunta regionale possa dotarsi di piani straordinari di intervento “per ragioni di pubblica utilità e urgenza” “aventi ad oggetto il miglioramento della stabilità del patrimonio forestale, il rafforzamento delle potenzialità protettive e ambientali e la creazione delle premesse per la sua valorizzazione economica”.
Quindi nel dicembre 2017 la Giunta regionale, con DGR n. 79-6271 del 22/12/2017, ha deciso di avvalersi di questo strumento sia per non disperdere le risorse finanziarie (non ancora quantificabili) che saranno disponibili per gli interventi di ripristino sia per dotarsi di un unico strumento che autorizzi l’impiego dei fondi pubblici, dopo aver verificato l’esistenza delle condizioni necessarie per il rilascio dell’autorizzazione stessa.
Le attività che permettono di giungere entro la fine del 2018 alla predisposizione del Piano straordinario di interventi di ripristino sono state affidate a un Tavolo tecnico che riunisce le competenze dei settori regionali interessati, supportato da specifiche strutture tecnico-scientifiche e in costante confronto con i territori coinvolti.
Su questi argomenti, a partire da novembre 2017, viene condotta un’attività di informazione indirizzata ai tecnici del settore e al grande pubblico tramite il sito istituzionale della Regione Piemonte Piemonte – Foreste e, anche in collaborazione con associazioni ambientaliste, tramite iniziative puntuali.

Per approfondimenti consulta la relazione di Arpa Piemonte relativa agli incendi di ottobre 2017

Quadro GESTIONALE - NormativA

Per la salvaguardia, il corretto utilizzo, lo sviluppo di tutte le attività inerenti le foreste risulta fondamentale regolamentare gli approcci utilitaristici che sono indirizzati in questo ambito.
Pertanto la Regione Piemonte ha sviluppato norme e regolamenti per tali scopi.

La Regione Piemonte ha sviluppato nel corso degli anni una normativa di settore (legge regionale n. 4/09 e relativi regolamenti attuativi) che assolve, ad uno stesso tempo, a compiti di tutela della risorsa forestale e del territorio e di supporto allo sviluppo socio-economico del comparto forestale.
Le difficoltà nella conciliazione di obiettivi spesso conflittuali sono molte ma l'armonizzazione raggiunta su temi quali biodiversità o paesaggio e la regolamentazione dei tagli boschivi sono ormai assodate. Gli interventi più recenti mirano ad una semplificazione amministrativa e ad una valorizzazione della professionalità degli operatori.

Cosa non è bosco
Con DPGR n. 2/R del 23.01.2017 è stato emanato il Regolamento regionale recante “Attuazione dell’articolo 3, comma 3ter, della legge regionale 10 febbraio 2009, n. 4 (Gestione e promozione economica delle foreste). Approvazione” che dettaglia le fattispecie non considerate bosco (art. 3, comma 3bis, della LR 4/2009) e definisce modalità e criteri per la loro applicazione.
Al riguardo si rammenta che la normativa regionale forestale (LR 4/09) definisce a) il bosco (art. 3 comma 1), b) le fattispecie assimilate ad un bosco (art. 3, comma 2) e c) i casi non considerati bosco (art. 3, comma 3 e comma 3bis).
In particolare l’art. 3, comma 3bis, individua tra le porzioni di territorio ricoperte da vegetazione arborea e arbustiva non considerate bosco anche le seguenti fattispecie:
a) i nuclei edificati e colonizzati da vegetazione arborea o arbustiva a qualunque stadio d'età;
b) le formazioni forestali di origine artificiale realizzate su terreni agricoli a seguito dell'adesione a misure agro ambientali promosse nell'ambito delle politiche di sviluppo rurale dell'Unione europea una volta scaduti i relativi vincoli;
c) i terrazzamenti in origine di coltivazione agricola;
d) i paesaggi agrari e pastorali di interesse storico coinvolti da processi di forestazione, naturale o artificiale, oggetto di recupero a fini produttivi.
Il Regolamento 2/R/17 dettaglia tali fattispecie e definisce modalità e criteri per la loro applicazione, dando attuazione a quanto previsto dall’art. 3, comma 3ter della legge forestale; si precisa che con l’entrata in vigore di tale Regolamento è superata la Circolare 2/AGR/URB del 18.2.2014 (Definizione di bosco: applicazione dell’art. 3, comma 3bis della LR 4/09).
Nello specifico sarà possibile da parte di Comuni o di loro forme associative, anche su istanza di parte, provvedere alla perimetrazione delle fattispecie di cui alle lettere a), c) e d), sulla base di studi e analisi di professionisti abilitati nelle discipline forestali, agronomiche e paesaggistiche.
Tali perimetrazioni, deliberate dai rispettivi Consigli, dovranno successivamente essere trasmesse al Settore Foreste che, sulla base di un’istruttoria forestale del Settore tecnico regionale territorialmente competente e del parere del Settore Territorio e Paesaggio (rilasciati entro 30 gg dalla richiesta del Settore Foreste), predisporrà, entro 90. gg., il provvedimento di Giunta regionale sulla conformità della proposta di perimetrazione rispetto al Regolamento 2/R/2017 ed agli strumenti di pianificazione vigenti.
Analogamente, nelle more della perimetrazione sopra descritta, il Comune potrà trasmettere al Settore Foreste la richiesta di parere in merito ad interventi puntuali che abbiano già acquisito l’assenso della locale commissione paesaggio, ove esistente. Il Settore Foreste ed il Settore Territorio e Paesaggio redigeranno, entro 90 gg., il parere sulla sussistenza delle fattispecie di cui all’art. 3, comma 3 bis, lettere a), c) e d) della LR 4/2009, basandosi, ove necessario, sull’istruttoria forestale del Settore tecnico regionale territorialmente competente, da rilasciarsi entro 30 gg dalla sua richiesta.
Per un maggiore approfondimento visita la sezione Il bosco e le sue funzioni

Trasformazione del bosco in altra destinazione d'uso
Con DGR 23-4637 del 6.2.2017 è stato approvato, in attuazione dell’art. 19, comma 3 della l.r. 4/2009, il documento “Disposizioni sulle trasformazioni del bosco ad altra destinazione d’uso e approvazione dei criteri e delle modalità per la compensazione”, che si applica alle richiesta di autorizzazione paesaggistica presentate dal 1°marzo 2017.

Al riguardo si segnala che:
  • la trasformazione del bosco, di norma vietata, è consentita in presenza delle autorizzazioni previste (paesaggistica, idrogeologica, valutazione d’incidenza, ecc);
  • salvo deroghe (art. 19, comma 7), è prevista una compensazione fisica o monetaria della superficie forestale trasformata;
  • tale compensazione comprende quella connessa al vincolo idrogeologico, ove prevista;
  • nel caso di compensazione fisica vi è l’obbligo di un deposito cauzionale a garanzia della sua corretta esecuzione;
  • il calcolo economico della compensazione, sia fisica che monetaria, è legato al valore del bosco trasformato e alla reversibilità dell’intervento di trasformazione.
Nelle more dell’entrata in funzione di un applicativo informatico ad hoc, il cui sviluppo è in corso di affidamento a CSI Piemonte, è previsto che il richiedente la trasformazione faccia pervenire ai Settori tecnici regionali territorialmente competenti (almeno 15 gg. prima dell’avvio della trasformazione), anche nei casi in cui la compensazione non sia dovuta, l’autocertificazione e dichiarazione d’atto notorio ai sensi del DPR 445/00 di cui all’allegato C medesimo provvedimento.
Per un maggiore approfondimento visita la sezione Trasformazione del bosco in altra destinazione d'uso

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2010 Box: La legge e il Regolamento forestale regionale

Consulta le Risposte dell'argomento Foreste

Quadro Gestionale - Istanze di tagli boschivi

Con l’entrata in vigore del regolamento forestale da settembre 2010 per effettuare i tagli boschivi è prevista una segnalazione alla Regione. Le istanze di taglio possono essere presentate in proprio o rivolgendosi ad uno sportello forestale: a fine 2017 le sedi di sportello forestale attive sono 58, di cui 19 presso uffici regionali, 19 presso Enti di gestione delle Aree protette e 20 presso Comuni o Unioni di Comuni.
Dei circa 932.514 ettari di boschi piemontesi nell’ultima stagione silvana (da settembre 2016 a agosto 2017), e sulla base delle segnalazioni di taglio , sono stati tagliati circa 3.150 ettari, con un prelievo di circa 252.000 metri cubi di materiale legnoso. Rispetto alle stagioni silvane precedenti non si riscontrano variazioni significative (tabella 2).

In base alle valutazioni effettuate nel Piano Forestale Regionale, considerando la sola superficie forestale accessibile in quanto servita da viabilità, si stima che il volume annuo legnoso potenzialmente utilizzabile, con uno scenario quindicennale, ammonti a circa 1,4 milioni m3/anno, equivalente al prelievo di 5,8 m3/ha/anno; si tratta di una entità pari all’incremento legnoso medio, che quindi non intaccherebbe il capitale boschivo in piedi. I volumi di taglio che derivano dalle comunicazioni ai sensi del Regolamento Forestale regionale si attestano su un prelievo annuo di circa circa 0,5 m3/ha/anno, quindi molto inferiore a quello massimo ipotizzabile con una gestione forestale sostenibile.

Tabella 2 
Riepilogo tagli boschivi 2011-2017

Stagione silvana

Istanze presentate

Superficie totale

Superficie media

Volume totale

Volume medio

ha

ha/istanza

m3

m3/istanza

2011-12

3.216

3.002

0,93

187.721

89,47

2012-13

3.707

3.276

0,88

219.648

59,25

2013-14

4.029

3.256

0,81

266.930

66,25

2014-15

3.989

3.530

0,89

273.613

68,59

2015-16

3.792

3.132

0,83

255.891

67,48

2016-17

3.879

3.154

0,81

252.233

65,03

Analizzando in dettaglio i dati dell'ultima stagione silvana (2016-2017), emerge che le province di Torino e Cuneo presentano i maggiori valori per superfici tagliate (tabella 3).

Tabella 3
Superfici boscate percorse al taglio per provincia - stagione silvana 2016-2017

Province

 

Superficie totale

Superficie totale

ha

%

Alessandria

211

6,7%

Asti

117

3,7%

Biella

279

8,8%

Cuneo

859

27,2%

Novara

290

9,2%

CMTorino

811

25,7%

Verbano-Cusio-Ossola

234

7,4%

Vercelli

354

11,2%

Totale

3.154

100,0%

Le analisi della superficie tagliata in base del tipo di governo indicano una sostanziale equivalenza fra gli interventi nel ceduo (castagneti, robinieti e altri cedui) e quelli nella fustaia (tabella 4). Per quanto riguarda i prelievi medi ad ettaro, questi sono più elevati per le ceduazioni e in particolare per i tagli nel castagneto, dove si evidenzia l'elevata biomassa disponibile dovuta all'abbandono dei cedui a regime (tabella 5).

Tabella 4
Superfici boscate percorse al taglio per forma di governo - stagione silvana 2016-2017

 Forma di governo

Superficie totale

Superficie totale

ha

%

Castagneti

441

14,0%

Ceduo

443

14,0%

Fustaia

1.201

38,1%

Governo misto

774

24,5%

Robinieti

296

9,4%

Totale

3.154

100,0%

Tabella 5
Superfici boscate percorse al taglio per tipo di intervento, prelievi totali e medi - stagione silvana 2016-2017

 Intervento selvicolturale

Superficie totale

Volume totale

Volume medio

 

ha

m3

m3/ha

 

Ceduazioni

316

34.224

108

Taglio del castagneto

427

67.079

157

Taglio del robinieto

296

26.277

89

Tagli intercalari - diradamenti, conversioni

1.148

69.707

61

Gestione del governo misto

386

19.225

50

Tagli di maturità della fustaia

581

35.702

61

Totale

3.154

252.231

80

Le specie più tagliate sono, in ordine, il castagno, la robinia, il larice e faggio: queste quattro specie rappresentano i due terzi della superficie tagliata esono, peraltro, le specie più rappresentate sul territorio regionale. L'analisi territoriale secondo la classificazione altimetrica ISTAT indica che circa metà della superficie tagliata è in montagna (49%), seguita da collina (27%) e pianura (24%). Circa il 20% della superficie tagliata ricade in Aree naturali protette, dato in linea con il fatto che in tali aree è sempre obbligatorio inviare la segnalazione di taglio.

Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito ufficiale della Regione Piemonte - Foreste

Quadro GESTIONALE - Gli investimenti del PSR in campo forestale

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) è il documento di programmazione redatto dalle Regioni per attuare gli obiettivi dello Sviluppo Rurale, uno dei pilastri della PAC, la Politica Agricola Comune europea.
Nel PSR 2007-2013 Il programma era articolato in 4 assi d’intervento con misure specifiche in cui l’ Asse I favorisce gli investimenti nel settore agricolo e forestale finanziando misure specifiche di intervento.
Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) relativo al periodo 2014-2020 è stato approvato a fine 2015 e prevede, per il comparto forestale, un ammontare complessivo di circa 80,6 M€ di risorse pubbliche, così ripartite sulle principali aree di intervento:

  • “risorse umane”: 8 M di Euro (Misura 1);
  • “sviluppo economico locale”: 46,64 M di Euro (Misure: 4, 8.1, 8.6, 16), comprensivi di circa 9 M di Euro di “trascinamenti” (risorse destinata al pagamenti di impegni assunti nei precedenti PSR);
  • “ambiente”: 25,96 M di Euro (Misure 8.3, 8.4, 8.5, 12).

Si rimanda per il dettaglio delle misure in ambito forestale al link Territorio Risposte Foreste

Quadro GESTIONALE - Formazione professionale forestale

Di fondamentale importanza per una corretta, proficua gestione dei boschi è una adeguata competenza da parte delle maestranze che vi operano.
Istituendo l'Albo delle imprese forestali del Piemonte, come da Legge forestale e suo Regolamento, è stato attivato il sistema di formazione professionale forestale utilizzando le misure idonee previste dai PSR per realizzare corsi per incrementare le competenze, la sicurezza, e per acquistare i requisiti professionali per l’iscrizione all'Albo delle imprese.
Per maggiori dettagli vedi link a Territorio Risposte Foreste

I SERVIZI ECOSISTEMICI - Protezione del territorio

Tra le funzioni del bosco quella protettiva assume un ruolo fondamentale per la sicurezza e la conservazione territoriale. Questo ruolo si manifesta sia quando i boschi svolgono la loro naturale funzione di protezione del suolo con la regimazione delle acque (difesa indiretta) sia quando con la loro presenza impediscono che eventi calamitosi, frane, valanghe, ecc., colpiscano insediamenti umani o infrastrutture (difesa diretta).
In questi anni in Regione Piemonte si sono studiate e applicate tecniche selvicolturali idonee al mantenimento di tali boschi che sono state raccolte in pubblicazioni disponibili ai professionisti che operano in campo selvicolturale.

Per approfondimenti consulta i seguenti Link:
http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/foreste/bosco.html#la-funzione-di-protezione
http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/pubblicazioni/89-pubblicazioni/manualistica/837-foreste-di-protezione-diretta.html
http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/pubblicazioni/89-pubblicazioni/manualistica/744-selvicoltura-nelle-foreste-di-protezione.html

Inoltre su tale argomento si è trattato nella passate edizioni del RSA
Anno 2008 - Foreste di protezione pagina 9
Anno 2011 - I boschi di protezione, pagina 12; boschi planiziali pagina 13
RSA 2015

I SERVIZI ECOSISTEMICI - Le foreste e lo stoccaggio di CO2

Le foreste rivestono la fondamentale funzione di sequestratori di anidride carbonica (CO2) il principale gas ad effetto serra. Grazie al processo della fotosintesi il carbonio di questo gas viene utilizzato, quindi fissato, per la formazione dei tessuti vegetali nella cellulosa e nella lignina.
Dal sequestro della CO2 deriva un miglioramento climatico in quanto questo gas serra viene sottratto dall’atmosfera. Per convenzione una tonnellata di CO2 sequestrata corrisponde ad un credito di carbonio che può essere scambiato sul mercato internazionale come compensazione alle emissioni derivanti da attività produttive o da cui derivano emissioni di gas effetto serra.
Questi crediti di carbonio sono quindi un prodotto del bosco commerciabile quanto i prodotti legnosi.


Questo argomento è stato sviluppato nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2008 - Il potenziale stoccaggio di CO2 nelle foreste del Piemonte pagina 11,  Protocollo di Kyoto pagina 43
Anno 2009 - Aggiornamenti sul potenziale stoccaggio di CO2 nelle foreste del Piemonte pagina 15
Anno 2012 - Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio pagina 41, Box: Casi studio per valutare gli effetti di bilancio della CO2 conseguente a differenti trattamenti selvicolturali applicati a diverse tipologie forestali pagina 53.

I PRODOTTI - CREDITI DI CARBONIO

La segregazione del carbonio da parte dei boschi e delle foreste ha permesso di ottenere un nuovo prodotto commerciale: i Crediti di Carbonio.
Questi vengono comperati da coloro che, svolgendo attività produttive o di altro tipo con emissioni di gas serra, devono compensare queste emissioni.
In particolare si comprano quantità di CO2 sequestrata nel bosco a fronte di quella emessa dalle attività.
Per convenzione, una tonnellata di CO2 sequestrata corrisponde ad un credito di carbonio che può essere scambiato sul mercato internazionale.
Questi crediti di carbonio sono quindi un prodotto del bosco commerciabile quanto i prodotti legnosi.
Da alcuni anni in Piemonte, grazie a progetti specifici legati a iniziative del territorio, sono commercializzati crediti di carbonio in lotti boschivi di alcune realtà locali montane.

A livello normativo, l'art. 70 della L 221/15 ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici e ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.

D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:
- nell'adozione di una deliberazione (DGR 24-4638 del 06/02/17) propedeutica allo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in ambito forestale;
- nella definizione di linee guida per la gestione dei crediti di carbonio..
La maggior parte dei boschi piemontesi sono a netta prevalenza di latifoglie, spesso di origine cedua, nei quali, salvo rari casi, non vi sono strumenti di pianificazione a livello di dettaglio (PFA).
Pertanto, al fine di costituire un riferimento consolidato per la descrizione del bosco e delle reali possibilità di prelievo con gli interventi selvicolturali, sono state redatte le Linee Guida per la gestione dei crediti di carbonio. Queste definiscono il quadro generale delle pratiche selvicolturali da assumere come ordinarie in termini di indici di prelievo, ovvero la baseline, od opzione BAU (business as usual); su tale base si può quantificare in termini oggettivi e trasparenti l’impegno volontario di ulteriore conservazione di biomassa in bosco.
A partire dai dati reali di prelievo, nelle Linee Guida sono contenute valutazioni circa le pratiche selvicolturali sostenibili caratterizzate da maggiori rilasci di massa legnosa, per ciascuna forma di governo e trattamento. Un aspetto particolare di questa valutazione consiste nel fatto che non è sufficiente il rilascio in bosco di una maggiore quantità di massa legnosa rispetto all’ordinario: questo deve essere conforme ad un sistema selvicolturale tecnicamente corretto, riconoscibile e perpetuabile nel tempo, quindi compatibile con le caratteristiche stazionali e di composizione del bosco e degli assortimenti legnosi ottenibili.
Tutti i parametri di impegni aggiuntivi devono essere selvicolturalmente motivati e coerenti, tenendo conto anche di perdite di carbonio che si possono determinare ad es. a livello del suolo e della lettiera in casi di scoperture significative.
Le Linee Guida inoltre ipotizzano i parametri per gli impegni aggiuntivi in alcuni casi riferendosi ad un cambio di sistema selvicolturale, in senso più conservativo, definito nell’ambito del regolamento (es. dal ceduo al governo misto, alla fustaia) o facendo riferimento ad esperienze gestionali maturate sul territorio piemontese (es. intensità di prelievo nei tagli di avviamento e nei tagli a scelta colturali).

Per approfondimenti vedi i seguenti link corrispondenti ad una reale ed effettiva applicazione di tale mercato in Regione Piemonte
Progetto PIEMONTE-KYOTO (PTK-For 2008-2011)
Progetto FORCREDIT (2011-2013)

Questo argomento è stato sviluppato nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2012 - Protocollo di Kyoto, pagina 43; Mercati volontari di crediri di carbonio pagina 51

Consulta l'argomento Foreste nel Tema Aria

I PRODOTTI - le foreste: legno ed energia rinnovabile

Il legno è il materiale che ha accompagnato l’uomo nella sua storia. Sia come combustibile sia come materiale da costruzione.
Attualmente l’utilizzo della biomassa legnosa come combustibile è, dopo anni di minor utilizzo, in fase di espansione sia per l’aumento dei costi dei combustibili fossili sia per scelte di politiche regionali.
Da alcuni anni in Piemonte, grazie a progetti specifici legati a iniziative del territorio, sono commercializzati crediti di carbonio in lotti boschivi di alcune realtà locali montane.

A livello normativo, l'art. 70 della L. 221/15 ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici ed ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.

D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:
- nell'adozione di una deliberazione (DGR 24-4638 del 06/02/17) propedeutica allo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in ambito forestale;
- nella definizione di Linee guida per la gestione dei crediti di carbonio..

La maggior parte dei boschi piemontesi sono a netta prevalenza di latifoglie, spesso di origine cedua, nei quali, salvo rari casi, non vi sono strumenti di pianificazione a livello di dettaglio (PFA).
Pertanto, al fine di costituire un riferimento consolidato per la descrizione del bosco e delle reali possibilità di prelievo con gli interventi selvicolturali, sono state redatte le Linee Guida per la gestione dei crediti di carbonio. Queste definiscono il quadro generale delle pratiche selvicolturali da assumere come ordinarie in termini di indici di prelievo, ovvero la baseline, od opzione BAU (business as usual); su tale base si può quantificare in termini oggettivi e trasparenti l’impegno volontario di ulteriore conservazione di biomassa in bosco.
A partire dai dati reali di prelievo, nelle Linee Guida sono contenute valutazioni circa le pratiche selvicolturali sostenibili caratterizzate da maggiori rilasci di massa legnosa, per ciascuna forma di governo e trattamento. Un aspetto particolare di questa valutazione consiste nel fatto che non è sufficiente il rilascio in bosco di una maggiore quantità di massa legnosa rispetto all’ordinario: questo deve essere conforme ad un sistema selvicolturale tecnicamente corretto, riconoscibile e perpetuabile nel tempo, quindi compatibile con le caratteristiche stazionali e di composizione del bosco e degli assortimenti legnosi ottenibili.
Tutti i parametri di impegni aggiuntivi devono essere selvicolturalmente motivati e coerenti, tenendo conto anche di perdite di carbonio che si possono determinare ad es. a livello del suolo e della lettiera in casi di scoperture significative.
Le Linee Guida inoltre ipotizzano i parametri per gli impegni aggiuntivi in alcuni casi riferendosi ad un cambio di sistema selvicolturale, in senso più conservativo, definito nell’ambito del regolamento (es. dal ceduo al governo misto, alla fustaia) o facendo riferimento ad esperienze gestionali maturate sul territorio piemontese (es. intensità di prelievo nei tagli di avviamento e nei tagli a scelta colturali).

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2012 - La gestione forestale sostenibile pagina 51, Utilizzo dei boschi come fonte di energia rinnovabile pagina 44, Progetto per la valorizzazione del legname di castagno piemontese pagina 57, Progetto Wood E3 - Utilizzo risorse forestali per lo sviluppo futuro sostenibile pagina 61, Progetto RENERFOR pagina 62.

I PRODOTTI - Emissioni da foreste

Anche le foreste contribuiscono all'inquinamento atmosferico, sia direttamente tramite emissioni biogeniche sia indirettamente tramite la combustione del legno. Per quanto riguarda le emissioni biogeniche, le foreste emettono alcuni composti aromatici precursori dell’ozono.
Per approfondimenti consulta Aria Fattori Foreste