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AREE NATURALI TUTELATE

L'argomento Biodiversità rientra in un obiettivo dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai Governi dei 193 Paesi dell'ONU.

Obiettivo 15: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare le politiche di diversità biologica.

Approvazione Misure di Conservazione sito specifiche e Piani di Gestione

A seguito della chiusura negativa dell’EU-PILOT 4999/13/ENVI, la Commissione Europea metteva in mora l'Italia per la non ottemperanza agli obblighi di designazione delle ZSC, aprendo la Procedura d'Infrazione 2015/2163. Onde evitare un esito oneroso del contenzioso comunitario in atto, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (con le comunicazioni n. 0023375 PNM del 25/11/2015 e n. 132/SSD/2015 del 26/11/2015), chiedeva alle Regioni di concludere al più presto il processo di individuazione delle misure di conservazione relative ai siti di propria competenza.
La Regione Piemonte nel 2016 si era assunta l’impegno con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per l’approvazione delle Misure di Conservazione sitospecifiche e/o Piani di Gestione per i SIC piemontesi, al fine di procedere alla loro designazione in ZSC tramite Decreto Ministeriale, così come previsto dalla normativa vigente. Nel 2017 il processo è stato ultimato e, conseguentemente, il MATTM ha emanato i relativi Decreti, designando 122 ZSC.
Contestualmente è stata avviata l’attività di aggiornamento, perfezionamento ed approvazione degli studi propedeutici ai Piani di Gestione dei siti della Rete Natura 2000, ai fini della loro approvazione. Ai sensi dell’art. 42 della l.r. 19/2009, le bozze dei Piani sono state rese disponibili per la consultazione e l’espressione delle eventuali osservazioni, da parte degli aventi diritto.
Nel corso dell’anno 2017 e i primi mesi del 2018 sono stati approvati 20 Piani di Gestione con provvedimenti della Giunta Regionale.
Sul sito  della Regione Piemonte sono consultabili tutti i documenti approvati.

NUOVI SITI DELLA RETE NATURA 2000

Nell’ambito delle periodiche verifiche dell’attuazione della Rete Natura 2000, la Commissione Europea ha analizzato le distribuzioni di habitat e specie tutelati a livello nazionale e, in base alle valutazioni degli esperti della Commissione stessa, ha individuato alcune carenze nella rappresentazione all’interno dei SIC italiani. Tali insufficienze e riserve scientifiche sono state discusse nell’ambito di un Seminario Biogeografico bilaterale svolto nell’ottobre 2015, con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente, di ISPRA e delle Regioni.
Con la collaborazione degli esperti scientifici italiani una parte delle insufficienze e delle riserve sono state risolte, integrando dati di presenza delle specie e degli habitat di cui la Commissione aveva evidenziato la carenza, nei Siti della Rete Natura 2000 già precedentemente individuati.
Per alcune specie ed habitat la CE non ha ritenuto di sciogliere le riserve scientifiche: si è conseguentemente aperto il Caso EU PILOT 8348/16/ENVI "Completamento della designazione dei siti della Rete Natura 2000", notificato con nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 06/05/2016, con la richiesta allo Stato italiano di individuare nuovi Siti di Importanza Comunitaria per coprire le lacune individuate.
Alle insufficienze segnalate per il Piemonte, il Settore Biodiversità ed Aree naturali ha risposto alla Commissione nell’ambito del Seminario, fornendo chiarimenti ed integrazioni di tipo scientifico risolvendo la maggior parte delle insufficienze e delle riserve e provvedendo all’individuazione di nuovi SIC. In questo senso sono stati effettuati sopralluoghi e analisi naturalistiche, con il supporto degli Enti di Gestione delle Aree naturali protette regionali, dell’Istituto per le Piante da Legno e per L’Ambiente, dell’Università di Torino e degli esperti che collaborano con il Settore, e sono stati definiti i contenuti scientifici e la perimetrazione di 6 nuovi SIC:

  • IT1120026 Stazioni di Isoetes malinverniana
  • IT1160041 Boschi e colonie di chirotteri di Staffarda
  • IT1160065 Comba di Castelmagno
  • IT1160067 Vallone dell’Arma
  • IT1160071 Greto e risorgive del Torrente Stura
  • IT1180030 Calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio

GESTIONE E PROCESSO DI DELEGA

Per una più efficace conservazione degli habitat e delle specie, alla base dell’individuazione dei Siti di Rete Natura 2000, nell’ottica di una gestione più vicina alle esigenze del territorio e a una maggiore integrazione con le attività socio-economiche locali, è continuata l’attività per l’affidamento in delega della gestione dei Siti. L’affidamento è stato avviato mediante il confronto con gli Enti di gestione delle Aree naturali protette e gli altri soggetti deputati previa consultazione dei Comuni interessati e dei portatori di interesse, ai sensi dell’articolo 41 della l.r. 19/2009.
Nel 2017 e nei primi mesi del 2018 sono stati affidati in delega 23 Siti Rete Natura 2000 a diversi Enti di Gestione delle Aree protette regionali ed alla Provincia del Verbano Cusio Ossola.

La definizione della Rete Ecologica Regionale

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile si è posta l’obiettivo di ridurre dal 50% al 30% le specie animali e vegetali minacciate, arrestando la perdita di biodiversità, garantendo una gestione sostenibile delle risorse naturali e creando una comunità con territori resilienti.
Nel corso del 2013 si sono avviate le attività propedeutiche alla creazione del gruppo di lavoro interdirezionale sulla Rete Ecologica Regionale.
Con la DGR n. 27-7183 approvata il 3 marzo 2014 è stato formalizzato tale gruppo di lavoro in cui è previsto il supporto tecnico scientifico della Struttura "Ambiente e Natura" di Arpa Piemonte.
L'obiettivo del gruppo di lavoro è coordinare, partendo dal livello regionale, l'implementazione del disegno di Rete Ecologica Regionale contenuto negli strumenti di pianificazione regionale e previsto dalla LR 19/2009 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità".

Al fine di raggiungere questo obiettivo, la Regione Piemonte ha preso parte al progetto Novara in Rete, assieme a Lipu (capofila), Provincia di Novara, Arpa Piemonte e Università di Pavia. Obiettivo: consolidare e approfondire le conoscenze utili a definire la Rete Ecologica della Provincia di Novara.
Il progetto è stato finanziato dalla fondazione Cariplo, nell'ambito del bando "Area Ambiente - Piano d'azione: Promuovere la sostenibilità ambientale a livello locale".

La ricerca, finalizzata all'individuazione delle Aree prioritarie per la conservazione della biodiversità nella Provincia di Novara, si è basata sull'ottenimento delle informazioni dirette da parte dei maggiori esperti presenti sul territorio.
Ecco qualche numero del progetto: quasi tre anni di lavoro; 270 mila Euro di budget; 26 esperti che hanno partecipato ai gruppi di lavoro; 21 aree sorgenti di biodiversità; 1.174 immagini utili per attestare 847 passaggi faunistici.

Perché la provincia di Novara? I processi di degrado si possono arrestare solamente con il miglioramento della funzionalità delle connessioni ecologiche e con la protezione dei collegamenti naturali tra l'area prealpina e la pianura. La provincia di Novara presenta caratteristiche che la rendono particolarmente interessante per il dualismo innato di quel territorio: lungo il Ticino e il Lago Maggiore ci sono centri urbani di medie dimensioni che la rendono simile alla zona pedemontana lombarda, mentre la parte sud è immersa in un contesto agricolo che la proietta verso la Pianura Padana.
Dato che la varietà del paesaggio è uno degli ingredienti principali della biodiversità, è facile comprendere come questa porzione di territorio si presti perfettamente a un progetto che connette contesti naturali e socioeconomici differenti, che tuttavia possono essere complementari.
La metodologia adottata, volta a identificare e cartografare le aree più importanti per la conservazione della biodiversità, è stata sviluppata precedentemente in Lombardia, Veneto, nei Carpazi e in altre aree del mondo e si può riassumere in questi sei punti:
  1. Identificazione delle aree sorgenti di biodiversità applicando il metodo espert based già utilizzato in Regione Lombardia (Bogliani et al, 2007)
  2. Applicazione a scala provinciale della metodologia regionale di riferimento per l'individuazione degli elementi della rete ecologica regionale (metodologia elaborata da Regione Piemonte e Arpa Piemonte e approvata dalla Giunta Regionale con la DGR n. 52 – 1979 del 31 luglio 2015 “Legge regionale del 29 giugno 2009, n. 19 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità". Approvazione della metodologia tecnico-scientifica di riferimento per l'individuazione degli elementi della rete ecologica regionale e la sua implementazione.”)
  3. Conseguente individuazione delle situazioni di maggiore criticità (es. restringimenti, previsioni in contrasto, infrastrutture impattanti) e delle maggiori criticità della matrice diffusa e delle aree sorgenti
  4. Analisi della rete ecologica attualmente identificata dal PTP a partire dalle componenti faunistiche e vegetazionali in base a quanto emerso dai precedenti approfondimenti
  5. Monitoraggio delle componenti faunistiche e vegetazionali di maggior rilievo
  6. Studio di fattibilità per gli interventi di deframmentazione del territorio in presenza di infrastrutture viarie o insediative su varchi critici
Gli ecosistemi non conoscono confini amministrativi e politici, dunque è necessario dotare le amministrazioni locali di strumenti conoscitivi utili a integrare e uniformare le politiche di pianificazione territoriale. La frammentazione del territorio e la distruzione degli habitat sono infatti la causa principale della perdita di biodiversità.
Il concetto di rete ecologica non nasce con questo lavoro: esso è già presente nell'ambito della pianificazione territoriale e paesaggistica a livello comunale, provinciale e regionale. Eppure, i diversi livelli politici e amministrativi non sempre creano strumenti di regolamentazione integrabili tra loro, a causa di scale di dettaglio non sempre uniformi, ma soprattutto per l'assenza di un approccio metodologico univoco.

Per ulteriori informazioni è possibile visitare l'apposita pagina del sito della Regione Piemonte, da cui è possibile scaricare tutti gli allegati progettuali.
La metodologia completa è presente come allegato alla suddetta DGR e sul sito dell'Arpa Piemonte.

Specie vegetali esotiche invasive nell'ambito di attività di cantiere con movimento terra e interventi di ripristino ambientale

Il 12/6/21017 è stato approvato con la n. DGR 33-5174 l’aggiornamento delle Black List regionali delle specie vegetali esotiche invasive (gli elenchi aggiornati delle specie sono consultabili alla pagina web del Gruppo di Lavoro Regionale).
Nell’ambito della medesima DGR sono state inoltre approvate le “Linee Guida per la gestione e controllo delle specie esotiche vegetali nell’ambito di cantieri con movimenti terra e di interventi di recupero e ripristino ambientale”. 
La scelta di redarre delle linee guida per la gestione delle attività di cantiere con movimentazione di terreno e/o con la messa a dimora di specie vegetali è dovuta al fatto che spesso questo tipo di attività possono facilitare la colonizzazione e la diffusione di specie esotiche sia nei siti di intervento che nelle aree adiacenti. Le fasi di cantiere più critiche sono rappresentate dalla movimentazione di terreno (scavo e riporto, accantonamento dello scotico, acquisizione di terreno da aree esterne il cantiere) e, più in generale, dalla presenza di superfici nude che, se non adeguatamente trattate e gestite, sono facilmente colonizzabili da specie esotiche, soprattutto da quelle invasive.
In sintesi possono determinarsi le seguenti condizioni:
  • essendo le specie esotiche invasive molto competitive rispetto alle autoctone e, quindi, in grado di svilupparsi più velocemente di queste, possono determinare fallanze a carico delle specie messe a dimora, rendere problematica la riuscita degli inerbimenti e l’attecchimento degli alberi ed arbusti messi a dimora e diffondersi nell'area di intervento e nelle aree circostanti;
  • in alcuni casi, il notevole sviluppo di vegetazione invasiva può determinare danneggiamenti alle opere ed ai manufatti in quanto gli apparati radicali, spesso piuttosto sviluppati in queste specie, possono infilarsi tra le strutture in legname e pietrame e in manufatti artificiali, creando varchi e svuotamenti che possono ridurre fortemente la capacità di sostegno e consolidamento dei versanti e in alcuni casi determinare anche il cedimento delle strutture.

Nelle Linee Guida sono illustrate diverse metodologie da applicare alle aree di cantiere al fine di prevenire, gestire e contenere le specie vegetali esotiche, alcuni esempi: non utilizzare le specie invasive riportate nelle Black List regionali, progettare i lavori di movimento terra per lotti in modo da evitare di lasciare troppo a lungo esposte superfici nude di terreno, gestire adeguatamente i residui vegetali in seguito a interventi di taglio e sfalcio, effettuare i tagli e gli sfalci prima del periodo di fioritura….
Per approfondimenti e maggiori dettagli riguardo le metodologie di prevenzione/gestione e contenimento previste dal Gruppo Regionale Specie Esotiche vegetali si rimanda al testo dell’allegato tecnico della DGR.

Figura 1
Nucleo di Buddleja Davidii in prossimità di una recinzione di un cantiere

Le specie invasive e i rischi correlati: il caso della testuggine palustre europea

Si è concluso un progetto della durata di tre anni, dal 2015 al 2017, condotto da EP Produzione, la centrale termoelettrica di Livorno Ferraris (VC), in coordinamento con Arpa Piemonte e l'Ente di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino, sulla distribuzione nell’area risicola della testuggine palustre europea Emys orbicularis.
Nelle aree umide protette del vercellese della “Palude di San Genuario” e “Fontana Gigante” vive la popolazione di questa specie più numerosa di tutto il nord ovest italiano. Il progetto, grazie alla collaborazione di erpetologi esperti e del nascente Centro di Riproduzione Emys di Livorno Ferraris, ha permesso di valutare la distribuzione di testuggini in 51 siti potenzialmente idonei nell'ambiente risicolo all'esterno delle due aree umide, rilevando come la specie sia ancora presente in 15 di questi, nei quali sono stati catturati e marcati in maniera del tutto innocua, 88 esemplari, di cui 55 nuove catture e 33 ricatture di animali già marcati in precedenza.
Il numero di effettivi in alcuni siti, abbastanza elevato, fa pensare che alcune popolazioni siano tuttora in grado di mantenersi. Il numero di giovani osservati piuttosto limitato è tuttavia preoccupante in prospettiva futura, poiché se fosse confermato, senza un efficace ricambio generazionale si andrebbe incontro ad una progressiva senescenza della popolazione. Purtroppo alle catture e avvistamenti della testuggine palustre si aggiungono le osservazioni di un numero circa doppio di individui di Trachemys scripta, la testuggine nordamericana facilmente riconoscibile per la colorazione rosso vivace della pelle attorno agli occhi.
Questo animale da compagnia che viene spesso rilasciato quando assume dimensioni troppo grandi, si è diffuso nel territorio diventando una specie aliena che costituisce in prospettiva una potenziale minaccia per la specie autoctona, poiché ne condivide fondamentalmente la nicchia ecologica, occupando gli stessi siti di termoregolazione, foraggiamento e deposizione delle uova. Le maggiori dimensioni, la maggiore aggressività e la grande plasticità ecologica la rendono inoltre molto competitiva e può essere anche vettore di patologie che potrebbero colpire la testuggine autoctona
Da un’analisi modellistica dell’idoneità e connettività ambientale della porzione di territorio studiata, si è evidenziata l’esistenza di diverse aree potenzialmente adatte alla presenza di Emys orbicularis che risultano parzialmente isolate sulla base di un modello di connettività ecologica. Questo aspetto potrebbe aver influenzato l’attuale distribuzione della testuggine palustre, poiché in condizioni di isolamento, l’estinzione di una popolazione diventa più probabile a causa del frequente incrocio tra consanguinei.
Arpa Piemonte ha contribuito al progetto rilevando gli elementi strutturali della rete ecologica nel contesto dell’agroecosistema risicolo e cartografando anche i più piccoli elementi a funzionalità ecologica residuale che possono avere valenza come ambiti di possibile espansione della rete (fossi e canali senza vegetazione strutturata, aree abbandonate, incolti). Con le carte della rete ecologica derivate si potranno pianificare interventi mirati per migliorare le possibilità di migrazione di individui tra i siti, al fine di garantire la conservazione delle popolazioni a lungo termine.
Inoltre col progetto sono stati informati gli agricoltori interessati, al fine di mettere in atto le cautele necessarie alla custodia degli habitat e promuoverne interventi di miglioramento; sono stati messi a punto strumenti didattici (in particolare un fumetto per le scuole elementari) e moduli educativi al fine di sensibilizzare la popolazione locale sulla conservazione della specie. Il fumetto è a disposizione di tutte le scuole ed è disponibile sul sito di riferimento.

Identificazione elementi della rete ecologia del sito Unesco “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe - Roero e Monferrato”

Nel corso del 2017 è continuata l’implementazione della Rete Ecologica Regionale, con l’applicazione della metodologia regionale adottata con la DGR n. 52-1979 del 31/7/2015 e descritta nello scorso anno.
Le attività svolte hanno riguardato l’aggiornamento della metodologia pubblicata unicamente per quanto riguarda le basi dati e cartografiche di partenza.
Il lavoro è stato condotto nei territori del Sito Unesco “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe – Roero e Monferrato”, in seguito alla necessità di adeguamento dei PRGC, finalizzata a garantire un idoneo livello di tutela per i territori dei comuni ricadenti nell’area. Si rimanda alla Relazione Stato Ambiente del 2017 per un approfondimento sul lavoro svolto per l'adeguamento dei PRGC, e le modalità di utilizzo dei dati della Rete nelle attività svolte.
Come descritto nella metodologia l’analisi della rete ecologica di un territorio avviene mediante l’elaborazione di modelli ecologici al fine di valutare, con un criterio oggettivo, la presenza di aree di valore ecologico e di aree con funzione di corridoio ecologico, ponendo in questo modo i presupposti per la realizzazione di un modello volto a identificare e tutelare le aree a maggior biodiversità e le aree residuali potenzialmente utilizzabili per il potenziamento delle connessioni ecologiche.
I modelli sviluppati prevedono la realizzazione di una carta degli habitat del territorio su cui si svilupperanno le analisi necessarie.
L'intero processo di creazione della rete ecologica è stato studiato per poter essere riproducibile con la cartografia esistente e con software libero.
Le modifiche apportate, nel 2017, alla metodologia si sono rese necessarie per poter utilizzare i dati più aggiornati al momento della realizzazione dell’analisi svolta.
Le basi dati di riferimento sono state:
  • Carta dell’uso del suolo derivato da BDTre 2016
  • Carta forestale 2017: aggiornamento dello strato cartografico derivante dai Piani Forestale Territoriali realizzato da IPLA nel 2016
  • Anagrafe Agricola 2015: strato costruito da CSI con i dati tabellari dell’anagrafe agricola 2015, associati alla rispettiva particella catastale, con lo strato catastale riproiettato in UTM WGS84.

La metodologia è stata sviluppata in parte con PostgreSQL 9.3/Postgis in parte con GRASS 7.0.x.
Per la costruzione della carta degli habitat si è ritenuto di convertire i diversi strati cartografici disponibili in tipologia di habitat, in modo da avere una copertura continua dell’intero territorio regionale. Gli habitat sono classificati con il sistema EUNIS, sviluppato dall'Agenzia Europea per l'Ambiente. Scopo finale del lavoro, sarà l’attribuzione a ogni poligono, che costituisce il territorio regionale, di un codice che identifica il rispettivo habitat EUNIS.

Figura 1
Carta degli habitat

Dalla carta degli habitat, tramite il modello vengono individuate le aree importanti per i differenti gruppi faunistici e per la vegetazione ed in base a queste si definiscono le Aree a Valore Ecologico (AVE).

Figura 2
Carta Aree a Valore Ecologico (AVE)

Parallelamente all'applicazione degli indicatori sopra descritti, è stata effettuata l’analisi tramite il modello “FRAGM”, sviluppato da Arpa per valutare tramite strumenti GIS, la permeabilità ecologica (ossia l'attitudine di un territorio ad essere attraversato dalle specie animali considerate) e la connettività ecologica (ossia il livello di interconnessione tra le diverse aree naturali “sorgente” presenti). Tali caratteristiche del territorio vengono dedotte tramite il modello, che si basa sull'applicazione di algoritmi di cost distance e l'analisi di parametri legati alla morfologia delle aree studiate.
In questo modo è possibile descrivere il territorio considerato con 6 diverse classi di connettività ecologica.

Figura 3
Carta FRAGM

A seguito dell'applicazione della metodologia descritta è stato possibile identificare pertanto gli elementi che concorrono a costituire la rete ecologica, ovvero:
  • le aree di valore ecologico (AVE)
  • le aree a connettività ecologica alta o molto alta

Tali elementi sono riportati nell’immagine sottostante.

Figura 4
Carta rete

Il metodo individua anche elementi che rivestono una funzione marginale che, integrati da dati esogeni, possono fornire utili indicazioni circa l'individuazione e l'efficacia di eventuali interventi di deframmentazione del territorio o di ripristino della funzionalità di alcune porzioni della rete.
La cartografia prodotta è scaricabile dal Geoportale della Regione Piemonte dove sono presenti sia la carta degli habitat e delle AVE sia la carta della connettività ecologica.

UNESCO - Riserve della Biosfera MaB

In Piemonte sono presenti tre Riserve della Biosfera riconosciute dall’UNESCO nell’ambito del Programma Man and Biosphere, si tratta di aree dove si sperimentano, con il coinvolgimento delle comunità locali, modelli di sviluppo “consapevoli” attenti a coniugare lo sviluppo con la conservazione delle risorse naturali, in particolare della biodiversità.
In coerenza con le loro finalità istituzionali, alcuni Enti di gestione delle Aree protette hanno promosso l’istituzione e ottenuto, insieme al parternariato locale, dall’UNESCO il prestigioso riconoscimento.

Riserva della Biosfera Valle del Ticino
La Riserva, istituita nel 2002, include nel proprio territorio l’Ente di gestione delle aree protette del Ticino piemontese, il Parco lombardo del Ticino e 85 comuni che condividono una comune strategia di sviluppo che coniuga la gestione degli ecosistemi naturali con iniziative di tutela del territorio, di sensibilizzazione e di promozione dello sviluppo sostenibile.
Nel corso del 2017, è stata presentata la candidatura all’UNESCO della Riserva della Biosfera Valle del Ticino – Lago Maggiore – Val Grande che prevede l’estensione dell’attuale Riserva ai Parchi della Val Grande e Campo dei Fiori con l’ obiettivo della futura creazione di una estesa Riserva transfrontaliera italo-svizzera con il coinvolgimento del costituendo Parco svizzero del Locarnese, al fine di incentivare la cooperazione e lo sviluppo sostenibile transfrontaliero

Riserva della Biosfera transfontaliera del Monviso
Interessa un ampio territorio costituito in Italia da una core area formata dal Parco naturale del Monviso e da una buffer zone composta da 65 comuni in provincia di Cuneo e di Torino e in Francia dall’area del Parco regionale del Queyras e alcune aree limitrofe. Il riconoscimento è stato ottenuto dall’UNESCO nel 2014. Obiettivo della Riserva è la creazione di una strategia di sviluppo, in stretta collaborazione con gli operatori locali e i soggetti rappresentativi del territorio, che coniughi la gestione degli ecosistemi naturali con iniziative di sviluppo sostenibile in campo energetico, turistico e delle produzioni primarie.
Nel corso del 2017 la Riserva MaB UNESCO ha proseguito il processo di attuazione della Carta europea del turismo sostenibile con il coinvolgimento della popolazione, degli operatori economici locali, associazioni di categoria e delle amministrazioni interessate, ha presentato in eventi pubblici il Piano di gestione della Riserva della Biosfera del Monviso ed ha effettuato alcune azioni attuative delle linee strategiche in esso definite.

Riserva della Biosfera “CollinaPo”
L’area della Riserva interessa le aree protette del Po e della Collina torinese e numerosi comuni tra i quali la città di Torino. L’area presenta importanti valenze naturalistiche e paesaggistiche, compresi numerosi habitat di importanza comunitaria. Il processo di candidatura si è basato su iniziative di promozione territoriale già esistenti. Il riconoscimento UNESCO è stato attribuito nel 2016. È in corso la definizione del processo di governance tra gli attori territoriali coinvolti nella Riserva.

Categorie di rischio IUCN - Nuove stazioni Isoetes

Isoetes malinverniana (famiglia Isoetaceae), è una felce endemica del Piemonte e della Lombardia, tipica di acque correnti dei fontanili e delle rogge. L’areale della specie, fino a circa la seconda metà del ‘900, includeva più aree disgiunte del Piemonte e della Lombardia dalle zone fluvio zone di Baraggia e Vauda (Vercelli, Novara e Basso Canavese), alla Lomellina. Al momento attuale la specie risulta scomparsa nella maggior parte delle aree, pur mantenendo nel Vercellese un nucleo estremamente localizzato nelle aree più a nord, corrispondenti ai territori comunali di Lenta, Ghislarengo e Arborio. Nel Novarese sussistono infine due stazioni di ridotta entità, a Vignale alla periferia nord-ovest di Novara.
La specie è stata inserita nella categoria di rischio IUCN (2001) CRITICALLY ENDANGERED, a scala nazionale (Barni et al., 2010) ed europea (Abeli et al., 2013), a causa della forte riduzione di areale verificatasi nell’ultimo decennio. È altresì stata inclusa negli allegati II (specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e IV (specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) della Direttiva 92/43/CEE. Per tale motivo con Deliberazione della Giunta Regionale 20 aprile 2017, n. 33-4914 è stato proposto per la tutela della specie floristica un nuovo Sito di Interesse Comunitario, il pSIC IT1120026 "Stazioni di Isoetes malinverniana" nei comuni di Lenta, Ghislarengo, Arborio, Albano Vercellese, Oldenico, Rovasenda, Villarboit, Novara.
Sono in corso da parte dell’Università di Torino, DBIOS (Barni et al., 2013) attività sull’ecologia della specie, finalizzate a comprendere le cause di una così rapida regressione, evidenziando come le principali cause di regresso ed estinzione di Isoetes siano da ricercare nell’alterazione delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque. Altre attività fortemente impattanti sono risultate essere le modalità di regimazione delle acque e di manutenzione meccanica dei canali, oltre alla realizzazione di infrastrutture con conseguente cementificazione di alcuni tratti del reticolo idrografico e conseguente perdita di stazioni.
Nel 2017 in collaborazione tra Università di Torino, Arpa Piemonte e il Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese è iniziato un monitoraggio finalizzato alla manutenzione e gestione del reticolo irriguo dove sono insediate le residue popolazioni di Isoetes malinverniana, confermate negli ultimi anni. Durante i primi sopralluoghi si è verificato lo stato di forte regresso delle stazioni della pianta poste nei comuni più a sud dell’area (Oldenico, Arborio e Ghislarengo). Alla luce di quanto sopra risulta strategica la tutela delle popolazioni rimaste confinate nella zona a nord, soprattutto la più abbondante di queste, situata nel tratto della Roggia Comunale di Lenta che attraversa il concentrico; un’altra stazione di discreta densità si trova a Lenta, lungo il cavo Gorreto. Nelle altre poche stazioni note nei territori di Rovasenda, Ghislarengo e Lenta permangono ormai alcune piccole colonie disperse nel reticolo irriguo minore che evidenziano una situazione notevolmente compromessa.

Figura 5

L’informazione ambientale come risposta

L’ambiente è un bene pubblico è in quanto tale può essere ottenuto solo collettivamente, in un contesto di responsabilità diffuse e universali. I “benefici ambientali” non sono appropriabili né commerciabili, e dunque la loro comunicazione risponde a logiche pubbliche e di servizio e non privatistiche e di mercato.
L’azione pubblica è resa difficile dal crescente contenuto tecnico dei problemi ambientali e dal fatto che le “risorse ambientali collettive” (acque, atmosfera, ozono, clima, biodiversità ecc.) hanno caratteri “fisici” che sono per definizione non circoscrivibili.
In tale contesto, dunque, l’informazione pubblica ambientale assume un ruolo fondamentale: dalla definizione dell’agenda alla corretta descrizione di ciascun intervento, tutto ciò che riguarda le politiche ambientali si incontra – e spesso si scontra – con sensibilità, visioni e percezioni a prima vista inconciliabili.
Per quanto riguarda la tematica relativa alle Aree naturali protette la Regione Piemonte si è dotata da anni di strumenti volti a facilitare i flussi comunicativi per avvicinare i cittadini ai temi trattati, utilizzando un approccio divulgativo su vasta scala orientato a informare, coinvolgere, educare e ascoltare.
Gli strumenti utilizzati si sono evoluti negli anni e alla storica rivista Piemonte Parchi sono state affiancati una newsletter settimanale e la presenza sui principali social, cercando di dare sostanza alla normativa che pone l’informazione ambientale tra i diritti fondamentali dei cittadini (Decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 195 in attuazione della direttiva comunitaria 2003/4/CEE) dando particolare rilievo al principio per cui l'informazione ambientale sia fornita “sistematicamente […] anche attraverso i mezzi di telecomunicazione e gli strumenti informatici, in forme o formati facilmente consultabili”. Il lavoro viene svolto con la convinzione che una informazione continuativa e strutturata possa essere non solo il veicolo per promuovere la funzione e la fruizione delle Aree naturali protette ma che possa fornire il supporto per facilitare la comprensione di leggi e regolamenti da parte di un pubblico più vasto.

I dati 2017

Nell'arco del 2017, www.piemonteparchi.it ha registrato complessivamente un incremento del 36,4% nelle visualizzazioni di pagina e sono state circa 215mila le pagine uniche tra gennaio e settembre 2017.
La newsletter settimanale ha raggiunto i 7.700 iscritti con un incremento del 20% rispetto al 2016. più del 25% degli iscritti la apre e la legge regolarmente.

I Social Network

Si registra una costante crescita degli utenti che arrivano su www.piemonteparchi.it dai Social network. Su Twitter i follower sono 4.600 mentre su Facebook sono 3654, inferiore al migliaio sono i follower su Istagram (dove la presenza è recente).