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AGRICOLTURA

L’argomento Agricoltura rientra in tre Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

Obiettivo 2
: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile




Obiettivo 8: Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti





Obiettivo 13: Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico






Obiettivo 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo




Il Programma di Sviluppo Rurale 2014- 2020 per la Regione Piemonte

In Piemonte l’incidenza del territorio rurale è del 55% in termini di superficie e del 32% in termini di popolazione, con 67.000 aziende agricole, di cui più di un terzo ha una produzione standard (PS) inferiore a 8.000 euro. Una sfida importante è pertanto il miglioramento della competitività del settore produttivo dell’agricoltura.
La superficie agricola in Piemonte è di circa 1 milione di ettari, di cui il 54% a seminativi, il 37% a prati permanenti e pascoli e il 9% a colture permanenti (in prevalenza vite e fruttiferi). I capi di bestiame (oltre un milione di UBA) sono concentrati principalmente nelle aziende intensive di pianura. La contaminazione delle risorse non rinnovabili (suolo, acqua, aria) generata da tali fattori di pressione è la principale criticità ambientale da affrontare in Piemonte.

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) delinea le strategie e le priorità di intervento del Piemonte per il settennio 2014-2020, periodo per il quale sono disponibili circa 1,09 miliardi di Euro di finanziamento pubblico (471 milioni di Euro dal bilancio dell’UE e 622 milioni di Euro di cofinanziamento nazionale). Per affrontare queste sfide, il PSR del Piemonte finanzierà azioni d’intervento nell’ambito di tutte le 6 priorità dello sviluppo rurale definite a livello europeo:
  1. migliorare il trasferimento di conoscenze e l’innovazione in agricoltura
  2. aumentare la redditività delle aziende agricole e la competitività del settore agricolo
  3. migliorare l’organizzazione delle filiere alimentari e la gestione dei rischi nel settore agricolo
  4. preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura
  5. promuovere l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima
  6. sostenere l’inclusione sociale e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

Il PSR dà particolare rilievo alle azioni legate a preservazione, ripristino e valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura (allocando 1/3 delle risorse finanziarie) e al potenziamento della competitività dell’agricoltura (allocando 1/4 delle risorse). Si prevede che 3900 imprenditori agricoli otterranno un sostegno per l'ammodernamento delle loro aziende e che 1.200 giovani agricoltori riceveranno un aiuto per l’insediamento iniziale e l’adeguamento strutturale delle aziende. Il 20% circa delle superfici agricole piemontesi vedrà l’adozione di tecniche agronomiche a favore dell’ambiente (in particolare per la tutela della biodiversità e la migliore gestione delle risorse idriche e del suolo), mentre 20.000 ettari di terreno e 30.000 unità di bestiame saranno interessati da azioni miranti a ridurre le emissioni in atmosfera di gas climalteranti di origine agricola e zootecnica. Infine, circa il 45% della popolazione rurale sarà coinvolto nell’ambito delle strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo.

Il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 per la tutela del suolo agrario

Un'eccessiva semplificazione del territorio rurale, che si manifesta in particolare nella rarefazione dei prati permanenti, nelle eccessive lavorazioni del terreno e nell'espansione della monocoltura del mais, ha conseguenze sia paesaggistiche che ambientali negative. Particolare rilevanza rivestono la perdita di sostanza organica e di biodiversità dei suoli agrari. La focus area 4C del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 mira alla conservazione del sistema-suolo e alla limitazione della sua contaminazione da parte delle attività agricole, favorendo il mantenimento della sostanza organica, il contrasto all’erosione e la tutela della capacità di sequestro della CO2 da parte dei terreni agricoli.

L’operazione 10.1.3 “Tecniche di agricoltura conservativa” sostiene le aziende agricole nell’adozione di tecniche agronomiche volte a contrastare la perdita di sostanza organica dei terreni agricoli, quali la riduzione delle lavorazioni del suolo e la parziale sostituzione della concimazione minerale con l’apporto di  matrici organiche, sia zootecniche che vegetali, disponibili sul territorio.
Il sostegno, variabile tra 180 e 300 €/ettaro l’anno in funzione della tecnica adottata, viene corrisposto per 5 anni; il budget complessivo dell’operazione è pari a 22 milioni di Euro.
Con il bando 2016 sono stati attivati impegni agro-ambientali di durata quinquennale su circa 9.000 ettari, gestiti da 176 aziende agricole.

L’operazione 10.1.4 “Sistemi colturali eco-compatibili” sostiene le aziende agricole nell’adozione di tecniche agronomiche volte a migliorare la struttura del suolo e a contrastare l'erosione, quali la conversione a prato permanente dei terreni a seminativo e una maggiore diversificazione colturale nelle aziende maidicole specializzate.
Il sostegno, variabile tra 435 e 450 €/ettaro l’anno in funzione dell’intervento previsto, viene corrisposto per 5 anni; il budget complessivo dell’operazione è pari a 22 milioni di Euro.
Con il bando 2016 sono stati attivati impegni agro-ambientali di durata quinquennale su circa 5.153 ettari, gestiti da 730 aziende agricole.

L’operazione 10.1.9 “Gestione eco-sostenibile dei pascoli” sostiene le aziende zootecniche nell’adozione di tecniche di pascolamento razionali che esaltino la funzione anti-erosiva del cotico erboso. Il sostegno, variabile tra 110 e 450  €/ettaro l’anno in  funzione della zona altimetrica dei pascolo, viene corrisposto per 5 anni; il budget complessivo dell’operazione è pari a 15 milioni di Euro.
Con il bando 2016 sono stati attivati impegni agro-ambientali di durata quinquennale su circa 27.100 ettari, gestiti da 311 aziende agricole.

FRUTTI DIMENTICATI e BIODIVERSITÀ RECUPERATA

La produzione della frutta in Piemonte ha una notevole importanza dal punto di vista produttivo. D’altra parte l’attuale modello di filiera oltre a presentare elevati costi ambientali - dal campo del trasporto delle derrate alimentari alla distribuzione di alti quantitativi di fitosanitari che richiede la monocoltura in assenza di antagonisti naturali - ha notevoli ripercussioni sul patrimonio genetico delle vecchie varietà fruttifere piemontesi e sui paesaggi rurali tradizionali ad essi associati.
L’acquisto di frutta e verdura provenienti da diverse parti del mondo - anche in periodi dell'anno nei quali sarebbe impossibile poterli raccogliere dal campo e la produzione esclusiva delle varietà più appetibili per le grandi catene di distribuzione - provoca l’abbandono delle vecchie varietà fruttifere, ormai residuali. La selezione attuata per il miglioramento quanti-qualitativo delle specie in produzione causa la perdita della variabilità genetica, dovuta all’abbandono e poi scomparsa di varietà coltivate da secoli ora non più appetite.
I cosiddetti prodotti a chilometro zero costituiscono un’inversione di tendenza che consente di valorizzare le antiche varietà che sono ambientalmente vantaggiose anche per le caratteristiche organolettiche che sono mantenute integre e la loro in generale migliore resistenza ai parassiti. La tutela di cultivar locali selezionate per decenni a resistere ai patogeni e adattarsi alle condizioni climatiche ed ambientali è pertanto un criterio prioritario per favorire un minor uso di trattamenti fitosanitari, riducendo il rischio di impatti sugli agroecosistemi e sulla salute pubblica.
Perciò conservare la biodiversità genetica in agricoltura è un’importante risorsa sia per la sostenibilità ambientale, sia per far fronte ai cambiamenti dell’ambiente e del territorio.

Le antiche varietà, adattate a specifici contesti territoriali, sono generalmente coltivate al di fuori delle zone a maggior vocazione produttiva, ma sempre meno aree regionali si distinguono per la loro presenza e per il mantenimento di produzioni tradizionali di nicchia. Le aree più significative per la loro presenza sono spesso quelle agricole marginali, che spesso si coniugano con l'integrità del paesaggio e alti livelli di naturalità. Per questo motivo le storiche varietà locali rappresentano anche un presidio e un punto di riferimento per le politiche di tutela della biodiversità. Non a caso la presenza di varietà antiche costituisce uno dei criteri per l’individuazione delle cosiddette Aree Agricole di Alto Valore Naturale (HNVF) che l’Unione Europea sostiene proprio per la rilevante funzione che svolgono per la qualità ambientale in quanto le colture non danneggiano l’integrità degli ecosistemi.
L’abbandono e il disfacimento di questi paesaggi rurali non è un’ipotesi remota e la sfida del futuro è quella di sostenere il rapporto biodiversità ed agricoltura facendo conoscere l’agrobiodiversità legata al territorio e le aziende agricole tradizionali.


Per questo motivo nel 2015 Arpa Piemonte si è impegnata assieme alla Direzione Agricoltura della Regione Piemonte a condurre una ricerca di esperienze regionali incentrate sulla riscoperta e la valorizzazione di varietà antiche di frutta e vite e paesaggi connessi che è stata pubblicata in un quaderno della collana nazionale di ISPRA Frutti dimenticati e biodiversità recuperata. Natura e biodiversità dedicato al Piemonte che è stato presentato nell’ambito di EXPO 2015.
Nella ricerca sono state inserite anche le antiche varietà di vite e dei paesaggi tipici. In una regione viticola come il Piemonte, non solo le classiche zone collinari, ma tutta la montagna e la fascia prealpina offrono splendidi esempi di sistemi di allevamento della vite particolari come i vigneti eroici dell’alta Val di Susa o della val Germanasca con le spalliere basse a rittochino, i pergolati della Serra d’Ivrea, del Canavese e della Val d’Ossola dove il più nobile dei vitigni piemontesi, il nebbiolo, ha forse avuto uno dei suoi centri di irradiazione, gli antichi alteni osservabili solo quasi più sui terrazzi del novarese e infine l’esempio più emblematico di Carema con vere e proprie opere d’arte in pietra con pilastri tronco conici detti pilun che sorreggono una fitta intelaiatura che genera un paesaggio culturale affascinante.

Mano a mano che il fenomeno dell’erosione genetica diventava più pressante la Regione Piemonte ha cercato di contrastare il depauperamento del germoplasma frutticolo e viticolo attivando iniziative per mantenere e valorizzare il variegato e ampio patrimonio genetico frutto del costante lavoro di tanti agricoltori che sono stati custodi appassionati delle nostre produzioni tipiche.
La Regione Piemonte negli ultimi 20 anni si è impegnata con il Piano di Sviluppo Rurale per favorire la salvaguardia di questi agro-ecosistemi marginali e la conservazione delle varietà tradizionalmente coltivate fornendo uno stimolo economico agli agricoltori che vi aderiscono e tramite l’allestimento di campi collezione e la promozione di fiere e convegni.
La Scuola Teorico Pratica Malva Arnaldi, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino dopo aver effettuato un’indagine su tutto il territorio regionale ha recuperato tutte le accessioni ancora presenti, collocandole in un Conservatorio regionale a Bibiana (TO) che attualmente raccoglie oltre 400 cultivar di melo, 80 di pero, 70 vitigni da vino e un centinaio di drupacee. Il germoplasma piemontese di castagno è raccolto presso il Centro Regionale di Castanicoltura, a Chiusa Pesio (CN). I progetti di miglioramento genetico e di selezione clonale della nocciola Tonda Gentile Trilobata, sono conservati presso l’azienda Tetti Grondana dell’Università di Torino.
                              
              Melo Magnana                                                             Pero Madernassa                                             Castagno Garrone nero
Grazie alla collaborazione con l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR è stato allestita un’importante collezione di vitigni a Grinzane Cavour (CN) che comprende circa 700 accessioni, con varietà di vitigni minori e rari piemontesi.
Alcune iniziative hanno promosso il consumo di frutta fresca e trasformata di antiche varietà piemontesi da parte di giovani consumatori, turisti, mense scolastiche e ospedaliere. A tal fine sono state realizzate iniziative per ottimizzare i prodotti trasformati quali succhi, sidri, mousse e chips di antiche varietà.
Le azioni di valorizzazione hanno dato origine ad associazioni di tutela come l’Associazione regionale Produttori di Antiche Mele Piemontesi nata nel 2002.