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RADIAZIONI NON IONIZZANTI

In termini di impatti relativi all’esposizione umana ai campi elettromagnetici, il 2017 non ha presentato particolari novità, ma confermato i trend già evidenziati negli anni precedenti. In particolare, per quanto riguarda l’esposizione a campi elettromagnetici generati da impianti per telecomunicazione, continua l’aumento della percentuale di popolazione esposta a livelli di campo elettrico che si discostano dal livello di fondo (pur rimanendo inferiore al 5% della popolazione regionale).

Popolazione esposta ai campi magnetici generati da elettrodotti ad alta e altissima tensione

Sulla base delle circa 1.800 misure complessivamente effettuate negli anni sul territorio regionale, insieme ai dati sulla popolazione del censimento 2011, è stata fatta una stima della distribuzione della popolazione residente nelle aree indagate in diverse classi di esposizione: non esposti (<0,5µT), esposizione medio-bassa (0,5 - 3µT), esposizione medio-alta (3 - 10µT), esposizione elevata (>10µT).

Figura 1
Livello di esposizione della popolazione residente nelle sezioni di censimento intersecate da linee ad alta e altissima tensione, per le quali sono state effettuate misure di campo magnetico

Fonte: Arpa Piemonte

La stima è stata effettuata calcolando il valore medio di campo magnetico rilevato nei punti di misura per ciascuna sezione di censimento, e associando quindi la popolazione di quella determinata sezione alla corrispondente classe di esposizione. Si può osservare come la maggior parte della popolazione residente nelle aree monitorate (in prossimità degli elettrodotti) sia collocabile nella classe di esposizione medio-bassa, oppure tra i non esposti. Esistono però nella nostra regione alcuni casi di criticità (classe di esposizione medio-alta per circa il 13% della popolazione), legati alla specificità del territorio. A differenza infatti delle altre regioni italiane, il Piemonte è caratterizzato da flussi energetici piuttosto elevati (sia per importazione dell’estero in transito verso altre regioni, sia per produzione e consumo all’interno della regione stessa), e da vincoli territoriali che focalizzano in pochi corridoi il passaggio di molte linee ad alta tensione. Proprio per questo motivo, la Regione Piemonte in diversi atti di indirizzo e accordi programmatici degli ultimi anni ha richiesto la mitigazione degli impatti sul territorio della rete di elettrodotti di Terna.

Popolazione esposta ai campi elettrici generati dagli impianti per telecomunicazioni

Il dato è ricavato come stima sulla base dei livelli di campo calcolati a partire dai dati tecnici degli impianti (presenti nel catasto regionale delle sorgenti di campo elettromagnetico), in termini di valori medi di esposizione nelle aree impattate da tali impianti, calcolati a partire dalle potenze massime irradiabili dalle antenne.
Si tratta pertanto di un’indicazione di massima, utile per concludere che, in generale, la grande maggioranza della popolazione piemontese risulta esposta a valori molto bassi di campo elettrico.

Figura 2
Percentuale di popolazione totale piemontese esposta in determinati intervalli di valori di campo elettrico generato da impianti per telecomunicazioni

Fonte: Arpa Piemonte
La stima è stata aggiornata a marzo 2018, tenuto conto sia delle valutazioni teoriche del livello di campo elettrico a questa data sia dei dati del censimento 2011. Si riscontra un trend in diminuzione nella classe di esposizione inferiore (<0,5) e in crescita della popolazione esposta a livelli “medi” di campo elettrico (ampiamente al di sotto dell’obiettivo di qualità, ma comunque significativi rispetto al fondo). Tale andamento - naturale conseguenza del notevole aumento di potenza degli impianti per telecomunicazione (e in particolare di quelli per la telefonia) nonché delle modifiche normative messe in atto a partire dal 2012 - si sta di recente stabilizzando in relazione alla distribuzione della popolazione esposta.

Esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici generati da telefoni cellulari e smartphone

L’esposizione ai campi elettromagnetici generati da telefoni cellulari e smartphone può essere localmente intensa, soprattutto durante una chiamata voce. Il livello di esposizione varia al variare del luogo dove ci si trova durante una chiamata (diminuisce tanto più c’è “campo” e aumenta tanto meno ce n’è), a seconda del tipo di tecnologia utilizzata (è più elevata per il 2G, diminuisce con il 3G e il 4G), del modello di telefono e della distanza tra dispositivo e utente (l’intensità di campo diminuisce rapidamente nei primi 30 cm).
Se non vengono utilizzati viva-voce o auricolare, l’esposizione coinvolge prevalentemente la testa del soggetto utilizzatore: i tessuti della testa assorbono in questo caso parte dell’energia generata dal dispositivo.
Un’indicazione della quantità di energia che può essere assorbita dalla testa di un utilizzatore viene data dal parametro detto SAR (tasso di assorbimento specifico), che misura l’energia assorbita per unità di massa.
L’Europa ha previsto, per la commercializzazione di cellulari e smartphone, che i produttori misurino su fantocci di testa umana il SAR, e che esso debba essere inferiore a 2 W/kg. I dati di SAR dei diversi dispositivi devono inoltre essere resi disponibili all’utente (in genere sono riportati nella confezione del dispositivo, oppure in rete nei siti dei produttori).
L’analisi che segue è stata svolta per cercare di capire se, nel rispetto del limite di SAR, vi sia stata negli anni un’evoluzione per una minimizzazione dell’esposizione degli utilizzatori.
Per fare questo, i valori di SAR di diversi modelli di telefonini e smartphone di alcune tra le marche più diffuse sono stati monitorati negli anni. Nella figura 3 sono riportati i valori medi del SAR su alcuni modelli di ciascuna marca commercializzati negli anni tra il 2011 e il 2017: si può osservare come le diverse marche abbiano tra loro differenze anche consistenti nei valori di SAR, e come vi sia, per almeno 3 delle 4 marche analizzate, una lieve riduzione dei valori al 2017 rispetto a quelli degli anni precedenti.

Figura 3
Livelli medi di SAR negli anni

Fonte: Arpa Piemonte
Se si tiene conto del fatto che nel secondo trimestre 2017 sono stati venduti in Italia 3,6 milioni di smartphone, e la percentuale di popolazione che possiede un telefono cellulare è pari al 74%, mentre il 54,4% sono i possessori di smartphone, si comprende come una politica di minimizzazione del SAR porterebbe ad un grande impatto nella riduzione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. In particolare, le marche 1 e 2 qui analizzate risultano quelle maggiormente diffuse in Italia: da dati reperiti online la marca 1 ha circa 3,5 milioni di utilizzatori, mentre la 2 ha 8 milioni di utilizzatori.
Assume particolare importanza, visti i grandi numeri, la programmazione di attività di informazione alla popolazione affinché sappia scegliere tra i modelli e le marche di cellulari anche in base al SAR (link al paragrafo sull’educazione ambientale nelle risposte).
Al fine di illustrare la grande variabilità di tale parametro, la figura 4 rappresenta la distribuzione dei valori di SAR tra una sessantina di modelli di telefono di oltre 15 marche commercializzati a fine 2017: è possibile osservare come circa il 64% dei modelli presi in considerazione abbiano valori di SAR superiori ad 1 W/kg (quasi il 30% nella classe 1,4 - 1,6 W/kg, di poco sotto il limite europeo), ma vi sia comunque oltre un 30% di modelli con SAR massimi contenuti entro 0,6 W/kg.

Figura 4
Percentuale di modelli di telefono con valori di SAR in intervalli definiti

Esposizione della popolazione a radiazione UV

Dal 2010 Arpa Piemonte ha intrapreso un’attività di monitoraggio sistematico della radiazione solare UV finalizzata a valutare l’esposizione della popolazione. Inizialmente le stazioni di misura erano 3, ubicate ad Ivrea, Verbania e Sestriere, da qualche anno il radiometro presente nella stazione di Ivrea è stato dismesso.
Nelle figure 5 e 6 si riportano le distribuzioni dei valori giornalieri di Indice UV misurati a mezzogiorno solare nella stazione di Verbania e di Sestriere nell’anno 2017, escluso il periodo compreso tra il 10 marzo e il 18 maggio per la taratura dei radiometri. Si nota che in entrambe le stazioni, per circa un terzo dell’anno si sono registrati valori di indice UV da elevati a molto elevati (compresi tra 6 e 11), valori che evidenziano la necessità di adottare le protezioni adeguate, come raccomandato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.

Per questo la radiazione solare UV è stata inserita tra i fattori di cui possiamo ridurre l’impatto sulla salute a livello individuale.
Tra le 12 Raccomandazioni del Codice Europeo contro il cancro, si legge al punto 7 "Evita un'eccessiva esposizione al sole, soprattutto per i bambini. Usa protezioni solari. Non usare lettini abbronzanti".

Figura 5
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nelle stazioni di Pallanza

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 6
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nelle stazioni di Sestriere

Fonte: Arpa Piemonte
Accanto all’attività di monitoraggio dell’indice UV, dal 1° luglio 2009 Arpa Piemonte ha intrapreso un programma previsionale, pubblicando sul proprio sito internet le previsioni di UVI su scala regionale, in condizioni di cielo sereno e, per alcune località, anche di copertura nuvolosa prevista. 

Per approfondimenti consulta il sito di Arpa alla pagina dedicata alla radiazione ottica
Consulta la pubblicazione UV- Index for the Public

L’esposizione dei lavoratori a radiazione ultravioletta naturale in ambiente esterno

La radiazione UV solare è stata classificata dallo IARC nel 2009 come agente cancerogeno certo.
Nonostante questo, il decreto Legislativo 81/08 “Testo Unico per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” esclude dal Capo V la valutazione del rischio per le radiazioni ottiche naturali, lasciando così un vuoto nell’impianto normativo. L’art. 28 dello stesso decreto impone, però, la valutazione di “tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori”; pertanto la radiazione UV solare dovrebbe essere oggetto di adeguata valutazione dei rischi, pur essendo stata esclusa dal decreto stesso.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di eseguire una valutazione del rischio per i lavoratori in esterno, a partire dagli spettri solari calcolati tramite un apposito modello di trasporto radiativo.
La valutazione del rischio è stata effettuata calcolando i livelli di esposizione dei lavoratori (in zone pianeggianti del nord Italia) per ogni giorno dell’anno in condizioni di cielo sereno e ogni 10 minuti a partire dalle 8 sino alle 18. La valutazione così effettuata è cautelativa, in quanto è stata eseguita in condizione di cielo sereno e rispetto ad una superficie orizzontale. Tale valutazione non tiene pertanto conto delle reali condizioni di esposizione del lavoratore, difficilmente modellizzabili.
Da questa valutazione conservativa è emerso che, a seconda delle condizioni di esposizione, il superamento dei limiti per gli indicatori di rischio avviene continuativamente nell’arco dell’anno (da 251 gg/anno a 365 gg/anno). La dose di esposizione annuale, considerando 220 gg lavorativi, è risultata variabile da 11 volte il limite a 60 volte il limite.
Per questo motivo risulta necessario proteggere i lavoratori in esterno con creme solari.