Fattori che influenzano lo stato della risorsa
Torna su

SITI CONTAMINATI E DISCARICHE

Pressione Siti Contaminati e Discariche

La pressione Siti Contaminati e Discariche è un tipo di pressione puntuale che prende in considerazione i siti contaminati, potenzialmente contaminati, siti produttivi abbandonati (indicatore 1.5) e i siti per lo smaltimento dei rifiuti (indicatore 1.6).
Per quanto riguarda le acque superficiali i siti contaminati e le discariche sono da considerarsi pressione puntuale qualora siano fonte di contaminazione diretta per il Corpo Idrico e all’interno di un buffer ad una distanza minima dal CI.

Figura 1
Acque superficiali. Pressione Siti Contaminati e Discariche - anno 2015

Figura 2
Acque sotterranee. Pressione Siti Contaminati e Discariche - anno 2015

Figura 3
Acque superficiali. Percentuale di Corpi Idrici con pressione significativa per Siti Contaminati e Discariche           anno 2015

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 4
Acque sotterranee. Percentuale di Corpi Idrici con pressione significativa per Siti Contaminati e Discariche        anno 2015

Fonte: Arpa Piemonte
Come si evince dai grafici, per le acque superficiali, la pressione Siti contaminati e Discariche è una pressione significativa solo per il 6% dei CI (su un totale di 597 CI su cui è stata fatta l’analisi delle pressioni); per le acque sotterranee è invece significativa per il 64% dei GWB.

Principali contaminanti dei siti

I siti contaminati rappresentano uno dei fattori antropici che possono influenzare lo stato delle acque sotterranee e superficiali. Sebbene la contaminazione possa risultare più evidente nella matrice suolo, il trasporto dei contaminanti - attraverso l’infiltrazione delle acque meteoriche, attraverso la presenza di vie preferenziali nel terreno o ancora attraverso il dilavamento da parte della falda - determina spesso un impatto sulla risorsa acque sotterranee. Su 1.708 siti attualmente presenti nell’Anagrafe1 (dato aggiornato al 1 marzo 2018), 516 presentano un impatto sulle acque sotterranee: di questi 334 sono attivi e 182 conclusi. Meno frequente è invece l’impatto sulle acque superficiali, per il quale si contano 96 siti, di cui 19 ancora attivi e 77 conclusi. Per quanto riguarda le tipologie di inquinanti maggiormente rilevate nella matrice acque, la famiglia più rappresentata è quella degli idrocarburi (33% dei casi), seguita in egual misura dai contaminanti inorganici e dai contaminanti inorganici più solventi (figura 5).
La presenza di contaminanti nelle acque sotterranee è rimasta sostanzialmente immutata negli ultimi 10 anni. Gli idrocarburi continuano a rappresentare la famiglia di contaminanti maggiormente presente, seguita dai solventi e dai contaminanti inorganici. Tuttavia nel caso degli idrocarburi, a causa della diffusione sul territorio degli elementi di pressione, le situazioni di contaminazione sono facilmente riconducibili ai siti dai quali hanno avuto origine e danno origine a pennacchi di contaminazione che, con il tempo, tendono a ridursi grazie ai fenomeni di biodegradazione. Le contaminazioni da solventi clorurati invece, a causa della loro persistenza e dell’evoluzione in composti ancora più pericolosi delle sostanze originarie, risultano più critici da gestire e richiedono interventi di natura più generale, che vanno oltre alla bonifica del singolo sito contaminato.


Per affrontare tali situazioni il SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) ha elaborato i “Criteri per la elaborazione di piani di gestione dell’inquinamento diffuso” che ogni regione deve attuare per poter rispondere in maniera organica a questa situazione, mettendo in atto quegli interventi di rimedio e di prevenzione finalizzate a salvaguardare le risorse idriche più profonde e proteggere i punti di approvvigionamento delle acque potabili.
In Piemonte, dopo l’esperienza portata avanti negli anni scorsi nella zona di Biella, caratterizzata dallo sforzo congiunto dei Comuni interessati, della Provincia, della Regione e di Arpa, è stato recentemente avviato un progetto specifico con valenza regionale finalizzato alla definizione dei valori di fondo antropico per i solventi clorurati maggiormente presenti nelle acque sotterranee regionali, che entro la metà del 2020 ordinerà le conoscenze disponibili per l’intera regione e approfondirà lo studio su due aree caratterizzate da maggior criticità.

1 Per una più completa descrizione del tema siti contaminati e delle informazioni contenute nell’Anagrafe Regionale dei Siti contaminati si rimanda all'argomento Siti contaminati trattato nella tematica territorio.

Figura 5
Siti con presenza di specifiche famiglie di contaminanti nelle acque sotterranee - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Uno sguardo più approfondito permette di rilevare come all'interno della famiglia degli idrocarburi, gli idrocarburi totali espressi come n-esano e i BTEX (Benzene, Toluene, Etilbenzene e Xileni) siano tra i più rilevati nelle acque sotterranee (figura 6); il benzene, in particolare, rappresenta una criticità per le sue caratteristiche di cancerogenicità.

Figura 6
Principali sostanze contaminanti presenti nelle acque sotterranee - Idrocarburi - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Analogamente nelle figure 7 e 8 si riporta il dettaglio delle sostanze relative alle famiglie indicate come contaminanti inorganici e solventi.

Figura 7
Principali sostanze contaminanti presenti nelle acque sotterranee - Contaminanti inorganici - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Figura 8
Principali sostanze contaminanti presenti nelle acque sotterranee - Solventi - anno 2018

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Relativamente ai solventi clorurarti che rappresentano la più rilevante forma di inquinamento diffuso di origine antropica presente nelle acque sotterranee del territorio piemontese, le sostanze maggiormente presenti sono il tetracloroetile e il tricloroetilene, derivanti dalla medesima origine industriale. I pennacchi di contaminazione formati da tali sostanze possono subire processi di dealogenazione dando origine ad altre sostanze, talvolta ancora più pericolose per l’uomo (1,2 dicloroetilene, 1,1 Dicloroetilene, Cloruro di vinile).

Rilevante anche la presenza del tricloroetano, meglio conosciuto come cloroformio, presente nelle acque sotterranee di un numero significativo di siti contaminati.

Considerazioni finali
Guardando l’evoluzione dei contaminanti nelle acque sotterranee ci si rende conto che la situazione non è sostanzialmente mutata negli ultimi 10 anni. Gli idrocarburi continuano a rappresentare la famiglia di contaminanti maggiormente presente, seguita dai solventi e dai contaminanti inorganici. Tuttavia nel caso degli idrocarburi, a causa della diffusione sul territorio degli elementi di pressione, le situazioni di contaminazione sono facilmente riconducibili ai siti dai quali hanno avuto origine e danno origine a pennacchi di contaminazione che, con il tempo, tendono a ridursi grazie ai fenomeni di biodegradazione. Le contaminazioni da solventi clorurati invece, a causa della loro persistenza e dell’evoluzione in composti ancora più pericolosi delle sostanze originarie, risultano più critici da gestire e richiedono interventi di natura più generale, che vanno oltre alla bonifica del singolo sito contaminato.
Per affrontare tali situazioni il SNPA ha elaborato i Criteri per la elaborazione di piani di gestione dell’inquinamento diffuso che ogni regione deve attuare per poter rispondere in maniera organica a questa situazione, mettendo in atto quegli interventi di rimedio e di prevenzione finalizzate a salvaguardare le risorse idriche più profonde e proteggere i punti di approvvigionamento delle acque potabili.
In Piemonte, dopo l’esperienza portata avanti negli anni scorsi nella zona di Biella, caratterizzata dallo sforzo congiunto dei Comuni interessati, della Provincia, della Regione e di Arpa, è stato recentemente avviato un progetto specifico con valenza regionale finalizzato alla definizione dei valori di fondo antropico per i solventi clorurati maggiormente presenti nelle acque sotterranee regionali, che entro la metà del 2020 ordinerà le conoscenze disponibili per l’intera regione e approfondirà lo studio su due aree caratterizzate da maggior criticità.
In sintesi se negli ultimi 10 anni non è cambiata la tipologia di inquinanti presenti nelle acque sotterranee, è cambiato l’approccio con cui il problema viene affrontato, passando dalla descrizione dello stato all’analisi dello stato di contaminazione, finalizzata alla gestione attraverso strumenti di pianificazione regionale.