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EVENTI ESTREMI



Cosa si intende per eventi estremi

Le catastrofi naturali dovute a condizioni meteorologiche avverse secondo l’WMO sono in costante aumento e trovano riscontro nei più rilevanti database dei disastri naturali.
Gli eventi meteorologici estremi che interessano il territorio italiano si verificano periodicamente, ad intervalli più o meno regolari, con intensità e durata differente. Da sempre, questi fenomeni modellano il territorio, modificano il paesaggio e determinano danni anche ingenti alle infrastrutture e alle interconnessioni, colpendo componenti del nostro sistema socio-economico diventate sempre più essenziali. Questo comporta un incremento dei costi connessi agli eventi estremi a causa dell’aumentata vulnerabilità.
Gli eventi meteorologici estremi possono essere definiti con metriche diverse, connesse ad esempio alle energie in gioco, che identificano un fenomeno estremo nel suo complesso, in relazione a tutti gli altri eventi meteorologici. Per limitarci alla meteorologia delle nostre latitudini, una tromba d’aria può essere considerata un evento estremo, anche se, nell’ambito della categoria “trombe d’aria”, potrebbe essere classificata come una di relativamente debole intensità. Più frequentemente si associa il concetto di “estremo” al verificarsi di un evento raro, in cui un parametro meteorologico (la pioggia, la temperatura, il vento…) supera un valore della sua distribuzione corrispondente a frequenze basse, ossia che si verificano raramente (solitamente dal 5% all’1% di tutti i casi osservati).
In altri casi, come nelle alluvioni o negli episodi di siccità, non sono i valori dei singoli parametri ad assumere un valore estremo, ma è piuttosto l’effetto cumulato nel tempo a risultare importante, o la sovrapposizione simultanea di più effetti diversi o, ancora, il superamento di un valore non estremo di per sé ma importante per gli effetti che può avere, ad esempio, per un particolare ecosistema.
Nell’accezione comune un evento meteorologico viene considerato “estremo” quando determina impatti rilevanti sul territorio, sull’ambiente o sulla salute. In generale la relazione tra eventi meteorologici estremi e disastri naturali non è lineare perché intervengono altri valori quali la suscettibilità, la vulnerabilità, la capacità di far fronte all’evento e di mettere in atto azioni di contrasto che limitino i danni. Spesso però in occasione dei disastri o nelle catastrofi naturali connesse agli eventi meteorologici, c’è qualche parametro meteorologico, o un valore cumulato di tale parametro nonché qualche indicatore che integra più parametri, che supera una “soglia”, quasi sempre legata agli eventi rari. Il superamento di una “soglia” è quindi spesso condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché si verifichi un evento in grado di generare impatti significativi.

Questo dato, unito al miglioramento della capacità di misurare i parametri meteorologici anche durante gli eventi estremi, di conoscerli e, in parte, di prevederli, ha consentito di sviluppare negli ultimi anni sistemi di allertamento a breve termine e di preavviso a più lunga scadenza, che, se associati ad azioni di prevenzione e contrasto da adottare a scala locale consentono una decisa mitigazione dei danni.
In Piemonte ad esempio, l’implementazione di un sistema di allertamento per rischio idrogeologico codificato ha consentito la salvaguardia dell’incolumità delle persone nell’alluvione che ha colpito la regione nell’ottobre del 2000 rispetto a quella del 1994, a parità di precipitazione caduta e territorio coinvolto.
L’estate del 2003, la più calda in assoluto dell’ultimo secolo in quasi tutta Europa, ha insegnato come una buona previsione delle condizioni di disagio, e un sistema sanitario e socio assistenziale preparato, possono limitare gli impatti sulla salute della popolazione più fragile. Gli episodi di siccità prolungata che ha vissuto l’intero Nord Italia negli anni 2001, 2003 e 2006 hanno determinato la consapevolezza sociale e politica, della necessità di gestire, preservare e valorizzare la risorsa idrica, limitata e non equamente distribuita nello spazio e nel tempo.

In ragione delle sue caratteristiche geografiche e climatiche il Piemonte è frequentemente colpito da eventi alluvionali. Dal 1800 al 2018 gli eventi principali sono stati oltre 120, con una frequenza media di uno ogni 18-20 mesi circa.

CRITICITÀ IDROLOGICHE ED IDRAULICHE 2019

L’analisi, condotta a scala regionale, evidenzia il numero di situazioni in cui si è verificato un evento di moderata o elevata criticità per il rischio idrogeologico e idraulico in almeno una zona di allerta, ai sensi della classificazione adottata in Piemonte dal disciplinare “Il Sistema di Allertamento e la risposta del sistema regionale di protezione civile” approvato con Delibera di Giunta Regionale del 30 luglio 2018, n. 59-7320.

Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi meteorologici, avvenuti nel corso del 2019, attraverso il Centro Funzionale Regionale, che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni ad essi associati, a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale. Di seguito si riportano gli eventi significativi.


Eventi temporaleschi del 10-11 giugno 2019
Il 9 giugno i fenomeni più rilevanti riguardano i rilievi occidentali e settentrionali.
La mattina del 10 giugno le precipitazioni sono ancora moderate e sparse, con intensificazione nel pomeriggio in prevalenza in provincia di Verbania e sul canavese. Nel pomeriggio i fenomeni sono accompagnati da grandine e forti raffiche di vento.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento


Eventi temporaleschi del 6-7 luglio 2019

Nella serata di sabato 6 luglio alcune celle temporalesche, associate a grandinate di grosse dimensioni e raffiche di vento elevate, si formano tra il biellese e l’alto vercellese e in seguito interessano anche il Monferrato e parte del novarese.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento


Eventi temporaleschi del 26-27 luglio 2019
Nel corso del pomeriggio del 26 cominciano a formarsi temporali via via più forti, associati a un'intensa attività elettrica, locali grandinate e raffiche di vento dapprima sui settori settentrionali e poi su quelli occidentali. Particolarmente colpito è stato il torinese.
Durante la mattinata del 27 si formano nuovi temporali inizialmente sul settore meridionale e sui settori alpini settentrionali e occidentali, dal pomeriggio in estensione a tutta la con valori anche molto forti, locali grandinate e un'intensa attività elettrica.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento


Eventi temporaleschi del 11-12 agosto 2018
L’11 agosto forti grandinate si verificano tra torinese, Monferrato e astigiano. Il 12 agosto i temporali interessano in particolar modo la regione compresa tra.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta le relazioni di eventoEvento temporalesco del 20 agosto 2019
Nel pomeriggio del 19 si sviluppano temporali sparsi a carattere moderato, in prevalenza sui rilievi del biellese e del novarese, mentre nel pomeriggio del 20 si sviluppano veloci rovesci e temporali localmente più intensi, in particolare nel verbano e nell’astigiano.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di eventoEvento temporalesco del 22 agosto 2019
Durante la mattinata del 22 agosto si sviluppano temporali diffusi ovunque sulla regione, di intensità moderata sul settore settentrionale e orientale e intensa su cuneese e basso torinese.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento


Evento temporalesco del 5 settembre 2019
Il 5 settembre 2019 si sono registrate precipitazioni diffuse sulla regione, con picchi di intensità elevati sulle brevi durate, nella parte meridionale della regione.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento


Evento del 19-24 ottobre 2019
Nei giorni dal 19 al 24 ottobre il Piemonte è stato interessato da intense correnti umide sciroccali associate ad una perturbazione atlantica centrata sulla Spagna, che hanno apportato maltempo con precipitazioni molto intense, dapprima sulla fascia orientale della regione e, successivamente, su quella occidentale.
Mentre le precipitazioni nella zona del verbano, biellese, alto novarese e alto vercellese sono a prevalente carattere avvettivo (precipitazioni di debole intensità e diffuse che possono insistere per diverse ore) e concentrate nella prima parte dell’evento, le precipitazioni nella parte meridionale sono a carattere convettivo (fenomeni di tipo temporalesco), con la formazione di strutture organizzate. In particolare, nel primo pomeriggio di lunedì 21 ottobre una struttura temporalesca autorigenerante si è formata sul Mar Ligure per estendersi rapidamente sull’alessandrino, dove è rimasta stazionaria per circa 12 ore, determinando una serie di scrosci di pioggia di intensità eccezionale sia come valori cumulati sia come intensità oraria delle stazioni della Val d’Orba, di ovadese e tortonese. Nella seconda fase dell’evento, una forte convergenza dei flussi nei bassi strati e la loro interazione con l’orografia, ha determinato precipitazioni molto intense sul settore pedemontano occidentale.
La risposta del reticolo idrografico secondario è stata rapida in relazione alle forti precipitazioni della giornata di lunedì nell’alessandrino, sia per le intensità registrate sia per l’effetto delle precipitazioni precedenti. Successivamente anche i corsi d’acqua principali di Orba, Bormida e Scrivia, che già avevano registrato valori significativi, hanno raggiunto livelli di guardia e superato, localmente, nel caso dell’Orba e della Bormida, la soglia di pericolo. L’Orba a Casalcermelli (AL) ha registrato una portata al colmo caratterizzata da un tempo di ritorno di circa 500 anni, mentre la Bormida ad Alessandria ha raggiunto un colmo oltre due metri sopra la soglia di pericolo toccando il massimo storico per la stazione. Anche il Tanaro a valle della confluenza con la Bormida ha superato la soglia di pericolo.
Nel settore settentrionale si hanno incrementi, anche significativi, dei corsi d’acqua principali e del livello del Lago Maggiore.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento-parte1 , relazione di evento-parte2


Evento del 22-25 novembre

Il 22 novembre una struttura depressionaria di origine atlantica, affacciandosi dal Golfo di Biscaglia verso i Pirenei e successivamente entrando nel Mediterraneo, ha determinato una situazione di maltempo persistente e diffuso sul Piemonte, con precipitazioni che hanno interessato gran parte del territorio, con valori cumulati superiori ai 250 mm in quattro giorni. Poiché le precipitazioni sono state in prevalenza a carattere avvettivo, ha giocato un ruolo importante l’orografia e l’interazione del flusso con quest’ultima nella distribuzione della precipitazione sul territorio regionale, che ha visto i suoi massimi sull’intera zona prealpina, a partire dal novarese fino al cuneese e sulla zona appenninica.
Nei settori settentrionali e meridionali le cumulate di pioggia maggiori si sono registrate nella giornata di sabato 23 novembre, particolarmente importanti sono state le precipitazioni sul basso alessandrino; i bacini idrografici più colpiti sono stati Orba e Stura di Lanzo con apporti precipitativi superiori a 230 mm.
Nei settori occidentali le piogge più importanti si sono verificate nella seconda parte dell’evento e hanno proseguito, sul cuneese e basso torinese, anche nella mattina di lunedì 25 novembre.
I livelli idrometrici dei corsi d’acqua hanno risposto rapidamente nel settore meridionale, e più gradualmente gli affluenti di sinistra del Po e i corsi d’acqua dei bacini occidentali. Le dinamiche di piena sono state molto diverse tra loro per tempistiche e velocità di incrementi; alcuni corsi d’acqua vedono il transito di più colmi di piena.
Anche le nevicate che hanno accompagnato questo evento sono state decisamente importanti, persistenti e caratterizzate da una densità piuttosto elevata sin dal primo giorno di precipitazione. Complessivamente, a 2.000 m circa si sono avuti apporti di 100-130 cm di neve su tutti i settori. In tutte le valli dell’arco alpino piemontese sono state registrate valanghe di dimensioni significative.
Due fattori hanno un ruolo importante nell’attivazione dei numerosi processi ed effetti. Primo, i suoli prossimi alla saturazione a causa delle importanti precipitazioni che si sono verificate nel mese di ottobre e nella prima parte del mese di novembre. Secondo, la vicinanza con l’evento del 19-24 ottobre, che ha favorito l’attivazione di frane profonde in corrispondenza di porzioni di suolo scoperte e di fenomeni franosi allo stato incipiente.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento

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Consulta i rapporti climatici annuali e i rapporti di analisi climatica sul portale di rischi naturali.

Per maggiori approfondimenti consulta anche le pagine dei Rischi naturali delle Ondate di calore e i Bollettini idro.