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LA GESTIONE DEI CREDITI DI CARBONIO: LINEE GUIDA E MERCATO VOLONTARIO
Il progetto Urban Forestry
Figura 1
FORESTE
L’argomento Foreste rientra negli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in particolare nell'Obiettivo 13:
Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
LA GESTIONE DEI CREDITI DI CARBONIO: LINEE GUIDA E MERCATO VOLONTARIO
Da alcuni anni in Piemonte, grazie a progetti specifici legati a iniziative del territorio, sono commercializzati crediti di carbonio in lotti boschivi di alcune realtà locali montane.
A livello normativo, l'art. 70 della L 221/15 Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici ed ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.
D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:
La maggior parte dei boschi piemontesi sono a netta prevalenza di latifoglie, spesso di origine cedua, nei quali, salvo rari casi, non vi sono strumenti di pianificazione a livello di dettaglio (Piani Forestali Aziendali).
Pertanto, al fine di costituire un riferimento consolidato per la descrizione del bosco e delle reali possibilità di prelievo con gli interventi selvicolturali, sono state redatte le Linee Guida per la gestione dei crediti di carbonio. Queste definiscono il quadro generale delle pratiche selvicolturali da assumere come ordinarie in termini di indici di prelievo, ovvero la baseline, od opzione BAU (business as usual); su tale base si può quantificare in termini oggettivi e trasparenti l’impegno volontario di ulteriore conservazione di biomassa in bosco.
A partire dai dati reali di prelievo, nelle Linee Guida sono contenute valutazioni circa le pratiche selvicolturali sostenibili caratterizzate da maggiori rilasci di massa legnosa, per ciascuna forma di governo e trattamento. Un aspetto particolare di questa valutazione consiste nel fatto che non è sufficiente il rilascio in bosco di una maggiore quantità di massa legnosa rispetto all’ordinario: questo deve essere conforme ad un sistema selvicolturale tecnicamente corretto, riconoscibile e perpetuabile nel tempo, quindi compatibile con le caratteristiche stazionali e di composizione del bosco e degli assortimenti legnosi ottenibili.
Tutti i parametri di impegni aggiuntivi devono essere selvicolturalmente motivati e coerenti, tenendo conto anche di perdite di carbonio che si possono determinare ad es. a livello del suolo e della lettiera in casi di scoperture significative.
Le Linee Guida, inoltre, ipotizzano i parametri per gli impegni aggiuntivi in alcuni casi riferendosi ad un cambio di sistema selvicolturale, in senso più conservativo, definito nell’ambito del regolamento (es. dal ceduo al governo misto, alla fustaia) o facendo riferimento ad esperienze gestionali maturate sul territorio piemontese (es. intensità di prelievo nei tagli di avviamento e nei tagli a scelta colturali).
Consulta l'argomento Foreste in Territorio Fattori
A livello normativo, l'art. 70 della L 221/15 Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici ed ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.
D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:
- nell'adozione di una deliberazione (DGR 24-4638 del 06/02/17) propedeutica allo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in ambito forestale;
- nella definizione di linee guida per la gestione dei crediti di carbonio.
La maggior parte dei boschi piemontesi sono a netta prevalenza di latifoglie, spesso di origine cedua, nei quali, salvo rari casi, non vi sono strumenti di pianificazione a livello di dettaglio (Piani Forestali Aziendali).
Pertanto, al fine di costituire un riferimento consolidato per la descrizione del bosco e delle reali possibilità di prelievo con gli interventi selvicolturali, sono state redatte le Linee Guida per la gestione dei crediti di carbonio. Queste definiscono il quadro generale delle pratiche selvicolturali da assumere come ordinarie in termini di indici di prelievo, ovvero la baseline, od opzione BAU (business as usual); su tale base si può quantificare in termini oggettivi e trasparenti l’impegno volontario di ulteriore conservazione di biomassa in bosco.
A partire dai dati reali di prelievo, nelle Linee Guida sono contenute valutazioni circa le pratiche selvicolturali sostenibili caratterizzate da maggiori rilasci di massa legnosa, per ciascuna forma di governo e trattamento. Un aspetto particolare di questa valutazione consiste nel fatto che non è sufficiente il rilascio in bosco di una maggiore quantità di massa legnosa rispetto all’ordinario: questo deve essere conforme ad un sistema selvicolturale tecnicamente corretto, riconoscibile e perpetuabile nel tempo, quindi compatibile con le caratteristiche stazionali e di composizione del bosco e degli assortimenti legnosi ottenibili.
Tutti i parametri di impegni aggiuntivi devono essere selvicolturalmente motivati e coerenti, tenendo conto anche di perdite di carbonio che si possono determinare ad es. a livello del suolo e della lettiera in casi di scoperture significative.
Le Linee Guida, inoltre, ipotizzano i parametri per gli impegni aggiuntivi in alcuni casi riferendosi ad un cambio di sistema selvicolturale, in senso più conservativo, definito nell’ambito del regolamento (es. dal ceduo al governo misto, alla fustaia) o facendo riferimento ad esperienze gestionali maturate sul territorio piemontese (es. intensità di prelievo nei tagli di avviamento e nei tagli a scelta colturali).
Consulta l'argomento Foreste in Territorio Fattori
Il progetto Urban Forestry
Al fine di valutare l'opportunità di sviluppare il mercato volontario del carbonio e valorizzare i servizi ecosistemici in ambito urbano e suburbano si è attivato a partire dal 2018, il progetto triennale Urban Forestry, finanziato dalla Regione Piemonte e sviluppato da IPLA S.p.a. con il supporto del CREA-CNR e la collaborazione del Comune di Torino. Il progetto, ha come finalità la definizione di linee guida di gestione del verde urbano che garantiscano l’assorbimento della CO2 atmosferica.
“Urban Forestry” tuttavia, sin dall'avvio dei lavori nel 2018, non si è limitato a valutare gli assorbimenti della CO2, ma, tenuto conto delle peculiari criticità dell’ambiente urbano, ha sviluppato in modo più ampio il concetto di servizi ecosistemici indagando e valutando le potenzialità della vegetazione urbana in termini di lotta all'inquinamento grazie al sequestro delle polveri sottili e dell’ozono. Sarà quindi possibile di conseguenza arrivare a quantificare quale potrebbe essere il contributo del verde nel migliorare la qualità dell’aria in un contesto urbanizzato.
“Urban Forestry” tuttavia, sin dall'avvio dei lavori nel 2018, non si è limitato a valutare gli assorbimenti della CO2, ma, tenuto conto delle peculiari criticità dell’ambiente urbano, ha sviluppato in modo più ampio il concetto di servizi ecosistemici indagando e valutando le potenzialità della vegetazione urbana in termini di lotta all'inquinamento grazie al sequestro delle polveri sottili e dell’ozono. Sarà quindi possibile di conseguenza arrivare a quantificare quale potrebbe essere il contributo del verde nel migliorare la qualità dell’aria in un contesto urbanizzato.
Nel corso del 2019, a partire dai risultati delle elaborazione effettuate nel 2018 sulle specie arboree presenti su 3 aree pilota (piazza Benefica, corso San Martino e parco Michelotti) scelte in accordo con i tecnici del Settore Verde Pubblico della Città di Torino, sono stati fatti i confronti secondo quanto emerso dalle misure del Leaf Area Index (LAI) ed ulteriori rilievi dendrometrici al parco del Valentino. I dati ottenuti costituiscono la base per il bilancio del carbonio e la quantificazione di alcuni dei servizi ecosistemici del verde urbano e possono essere già utilizzati per la certificazione dei servizi stessi all'interno delle aree pilota oggetto delle misure.
Le misure sperimentali di LAI e i rilevamenti fotografici, hanno reso possibile stimare (attraverso misure dirette e successive elaborazioni con il modello AirTREE) il sequestro di gas serra e di inquinanti (polveri e ozono) rappresentativi dell’intero parco del Valentino, e delle tre aree pilota precedentemente individuate del Parco Michelotti, dell'area verde di Piazza Benefica e dell'alberata di corso San Martino a Torino.
Sulla base di questi dati si stanno inoltre definendo delle schede tecniche per ciascuna delle specie arboree oggetto di studio (le più diffuse sul territorio comunale della città di Torino), il cui utilizzo permetterà di gestire e progettare il verde in un'ottica massimizzazione dei servizi ecosistemici con criteri di sostenibilità in base alle esigenze ed alle criticità ambientali peculiari del contesto urbano/periurbano.
Oltre alle misure ed alle sperimentazioni sul verde "esistente", è proseguito il monitoraggio sul sito "Parco Stura" dove nel marzo 2019, grazie al finanziamento di FPT Industrial, è stato possibile realizzare un intervento di forestazione urbana con la messa a dimora di 1050 piante forestali arboree e arbustive autoctone, di 34 specie differenti.
L'impianto è stato realizzato su terreno già inerbito lavorato a file con ripper e fresatrice, su 1,23 ettari; le piante sono state individualmente dotate di polimeri idroretentori, micorrize, ammendante da compost frazione organica, pacciamatura in stuoia biodegradabile o con cippato autoprodotto in loco, rete con canna di protezione antirosura e danneggiamento.
A un anno di distanza dall'impianto è stato possibile misurare un buon sviluppo, con un aumento medio in termini di diametro di oltre il 60% e di altezza del 42%; l’area basimetrica (somma delle superfici circolari dai diametri di tutte le piante) è quasi triplicata.
Una prima stima speditiva dell’incremento di biomassa legnosa, per quanto sia aleatorio rilevare le biomasse di piante poco sviluppate ed eterogenee con le formule dendrometriche, è stata fatta ricorrendo ad un coefficiente di forma cilindrometrico di 1,3 per i pioppi, da subito più ricchi di ramificazioni, e di 1 per le altre specie; si è così registrato un valore medio tra tutte le specie di 4,5 volte in rapporto all’iniziale.
In termini complessivi si tratta di un valore ragguardevole, che corrisponde alla CO2 rimossa nel primo anno di vegetazione, il cui C è stato fissato nel legno. Anche la copertura erbacea interfilare, sottoposta a trinciatura senza asportazione, e le foglie degli alberi cadute a terra contribuiscono a fissare ulteriore C nella lettiera e quindi nel suolo.
Allo stato attuale sono in corso delle valutazioni ed approfondimenti tecnici finalizzate ad avviare un ulteriore sito d'indagine per valutare i servizi ecosistemici nell'ambito dei siti UNESCO della Regione Piemonte.
Poichè tra le finalità del progetto vi è quella di avviare il mercato volontario del carbonio e contestualmente di rendere possibile il riconoscimento dei Pagamenti per i Servizi Ecosistemici Ambientali (PSEA) come previsto dalla L 221 del 28/12/15 art. 70, si è osservata la necessità di mettere a punto processi in grado di quantificare e certificare il valore dei servizi ecosistemici (SE) attraverso standard o protocolli riconosciuti a livello nazionale ed internazionale. Al fine di dare risposta a questa necessità e quindi per certificare i SE nell’ambito dello sviluppo del progetto Urban Forestry e quindi nel contesto urbano e suburbano, sono stati aperti tavoli di discussione e lavoro con FSC e PEFC, al fine di:
- individuare metodologie per la misura dei SE e protocolli di monitoraggio per gli ambiti forestali
- definire protocolli di certificazione dei SE per le superfici non forestali
Entrambi gli schemi sono stati disponibili recepire le metodologie che saranno sperimentate nei siti pilota del progetto Urban forestry, eventualmente incorporando i risultati in documenti interni (linee guida, indirizzi, protocolli specifico, ecc..) a seconda di cosa prevede il singolo standard.
Parallelamente sono stati presi contatti con l’Ente Nazionale di Normazione (UNI) al fine di valutare l’interesse allo sviluppo di norme specifiche, sia per il comparto forestale che fuori foresta.