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RISCALDAMENTO GLOBALE

Riscaldamento globale è il termine utilizzato per descrivere l’aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre e degli oceani, una tendenza che sta cambiando in modo permanente e sempre più repentino il clima della terra. I dati e le osservazioni confermano che il riscaldamento globale è inequivocabile (già dal rapporto IPCC del 2013) e che i tassi di incremento della temperatura sono stati decisamente più elevati negli ultimi vent’anni. Misure strumentali della temperatura a livello globale, dirette e indirette attraverso strumenti di remote sensing, sono disponibili dalla metà del XIX secolo, mentre diversi dataset, più completi e affidabili sono disponibili dal 1950 in avanti. L’insieme di tutte queste misure, attraverso elaborazioni complesse, consente di tracciare l’andamento della temperatura media globale nel tempo.

Figura 1
Andamento della variazione della temperatura globale dal 1880 al 2019 rispetto alla media 1951-1980 (linea nera) e media mobile su 5 anni (linea rossa)

Fonte: NASA

Sulla base di tali basi osservative, la tendenza della temperatura media superficiale globale (terra e oceani) ha fatto registrare un riscaldamento di circa 1°C dal 1880 al 2019, che risulta il quarto anno più caldo della serie storica strumentale. Tale riscaldamento è molto maggiore se si considerano le sole terre emerse (+1,43°C al 2019) rispetto agli oceani (+0,68°C al 2019).

Considerando la temperatura globale media nel 2019, risulta mediamente più elevata di 0,98°C rispetto alla media del periodo 1951-1980 (NASA's Goddard Institute for Space Studies (GISS)). Gli anni più caldi dell’intera serie strumentale sono gli ultimi cinque e il 2016 continua a risultare il più caldo in assoluto, con un’anomalia di 0,99°C rispetto al periodo 1951-1980. La terra dal 1976 non ha mai fatto registrare una temperatura al di sotto della media del periodo (non si è mai verificata un’anomalia negativa). Tutti gli anni più caldi si sono verificati a partire dal 1995 e 19 di questi si sono avuti in questo secolo.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, la temperatura media globale dei primi 10 mesi del 2019 si attesta a 1,1±0.1°C sopra i livelli preindustriali e il 2019 risulta essere il secondo più caldo
mai registrato da allora. Gli ultimi 5 anni sono stati i più caldi dell’intera serie storica e l’ultima decade, 2010-2019, la decade più calda. È dal 1980 che la temperatura di ogni decade supera quella della decade precedente. Altri dataset portano l’anomalia della temperatura globale rispetto al periodo di riferimento 1850-1900, ad aver registrato un incremento nel 2019 di 1.28°C (Global Temperature Report for 2019).

Sovrapposto a questo trend di riscaldamento, la temperatura media superficiale globale mostra un’elevata variabilità decadale e inter-annuale. Tale variabilità è legata ai fenomeni meteorologici periodici a grande scala, come El Nino, che determina a un’anomalia termica positiva e che ha caratterizzato gli anni 2015 e 2016 e La Nina, che determina a un’anomalia termica negativa e che ha caratterizzato il 2018, anche se in forma debole. Il 2019 è cominciato con un evento positivo come El Nino ma è stato prevalentemente in condizioni di neutralità.

Il riscaldamento si registra in tutte le regioni della terra, anche se di entità differente. L’emisfero Boreale risulta quello con l’incremento maggiore, in particolare la zona artica e le terre emerse.

Figura 2
Mappa della distribuzione di anomalia di temperatura del 2019 rispetto al periodo 1951-1980


In generale, si può affermare che, nel 2019, l’88% della superficie della terra è stata più calda della media1951-1980, solo il 10% ha fatto registrare una temperatura prossima alla media e l’1,5% è stata inferiore.

Il riscaldamento delle terre emerse è generalmente doppio di quello degli oceani e anche il 2019 ha confermato questa tendenza (circa 1,32 °C rispetto agli 0,59°C degli oceani, ad esclusione della banchisa). Come negli altri anni più recenti, il riscaldamento della zona artica è stato molto superiore alla media globale, raggiungendo anche valori localmente di 4-5°C e, mediamente, superiori al doppio. Questo è dovuto al processo noto come Amplificazione Artica: la fusione del ghiaccio marino fa sì che venga assorbita dall’Oceano una maggiore radiazione solare, che incrementa il riscaldamento. Il 2019 è stato il secondo anno più caldo per la zona Artica.

Interessante è notare che, dalla stima fatta dall’Università di Berkeley, circa il 9,9% della superficie terrestre ha visto stabilire un nuovo record positivo di temperatura a livello locale nel 2019 e, naturalmente, nessun record negativo è stato misurato.
L’indice qualitativo che categorizza l’anomalia di temperatura del 2019 rispetto alla media locale (figura 3), e quindi tiene conto della variabilità climatica caratteristica della località, mostra le aree della superficie terrestre dove questo indice è stato nella classe “Very High” o superiore, tra le quali si evidenzia ancora una volta l’Europa. L’estensione di tali aree corrisponde al 52% delle terre emerse, mentre in un clima stabile questa percentuale arriva al 2,5%.

Figura 3
Mappa della distribuzione di anomalia di temperatura del 2019 rispetto alle medie locali del periodo 1951-1980


A livello europeo, il 2019 è stato l’anno più caldo da quando vi sono misure strumentali, con un’anomalia di circa 1,3°C rispetto al periodo 1981-2010. Undici dei dodici anni più caldi si sono registrati dal 2000.

Figura 4
Anomalia della temperatura media annuale in Europa dal 1980 al 2019 rispetto al periodo 1981-2000

A contribuire a questo record è stata in particolare la temperatura massima e le due importanti ondate di caldo che si sono avute a giugno (con la temperatura massima di 7°C al di sopra della media 1981-2010) e luglio (con la temperatura massima di 6-8°C al di sopra della media 1981-2010), che hanno fatto registrare record storici in Francia (dove per la prima volta nella storia moderna si è superata la temperatura misurata di 45°C), Svizzera (dove 43 stazioni hanno registrato il record storico per il mese di giugno, di cui alcune ad alta quota), Austria, Germania, Repubblica Ceca, Italia e Spagna. Anche a fine febbraio è stata registrata una forte anomalia calda (più di 10°C su gran parte dell’Europa), connessa alla presenza di un anticiclone di matrice africana, anomalo per la stagione invernale.

Figura 5
Temperatura massima registrata il 26 febbraio 2019 (a sinistra) e nel periodo 25-29 giugno 2019 da Copernicus Climate Services

La presenza di molti record di temperature massima nei mesi di febbraio, giugno e luglio 2019, su gran parte dell’Europa, sono consistenti con la presenza di un clima più caldo, non solo nei valori medi ma anche sei valori estremi.

La causa del riscaldamento globale è dovuta al forcing radiativo positivo, causato dall’aumento drammatico della concentrazione dei gas serra in atmosfera: anidride carbonica, metano e protossido di azoto hanno raggiunto concentrazioni mai viste negli ultimi 800.000 anni. La concentrazione di anidride carbonica è aumentata e sta aumentando con un tasso di crescita sempre maggiore a causa dell’utilizzo dei combustibili fossili per la produzione di energia e processi industriali, alle emissioni per la 
produzione del cemento e alle emissioni nette dovute al cambiamento di uso del suolo, con un contributo antropogenico determinante. L’incremento annuale dei tre gas serra principali (anidride carbonica, metano e protossido di azoto) nel 2019 è stato superiore a quello dell’anno precedente e anche rispetto alla media dei 10 anni precedenti. La loro concentrazione attuale rappresenta rispettivamente il 147%, 259% e 123% dei livelli del periodo preindustriale (1750).
Il riscaldamento globale ha determinato una serie di effetti sull’intero sistema climatico: l’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati e hanno assorbito una grande quantità di energia, la presenza di neve e ghiaccio è diminuita, soprattutto nell’emisfero Nord, il livello del mare si è innalzato e molti ecosistemi stanno già risentendo di questo cambiamento.