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ACQUE SUPERFICIALI - FIUMI

Al termine del primo sessennio di monitoraggio, il 55% dei corpi idrici presenta uno Stato Ecologico Buono o superiore e il 45% Sufficiente o inferiore. Per quanto riguarda lo Stato Chimico il 95% dei corpi idrici risulta in stato Buono.

L’argomento Qualità dei Corsi d'Acqua rientra negli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile  e in particolare nell'Obiettivo 6:

Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie


Il monitoraggio previsto sui corpi idrici fluviali è sitospecifico, sulla base della tipologia di monitoraggio stessa (operativo - annuale e sorveglianza - triennale/sessennale), dei dati pregressi e delle pressioni insistenti. Questo comporta che non tutti i corpi idrici vengono monitorati ogni anno e che non tutte le componenti chimiche e biologiche vengano ricercate su tutti i punti indistintamente.

Le modalità di classificazione dello Stato Chimico e Stato Ecologico, da tenere presente nella valutazione dei dati annuali di monitoraggio, sono:
  • la classe di Stato Chimico attribuita al termine del triennio deriva dal risultato peggiore conseguito nei 3 anni. Di conseguenza i risultati dell’ anno 2015 vanno letti tenendo conto dei risultati dell’anno precedente, alla luce del fatto che il risultato del terzo anno di monitoraggio potrebbe ribaltare i risultati dei primi due. Infatti, se per i primi 2 anni l’indice annuale di Stato Chimico risulta in classe Buono, nel terzo anno l’eventuale attribuzione della classe Non Buono determina la classificazione finale dello Stato Chimico
  • la classe di Stato Ecologico deriva dall’integrazione di tutti gli indicatori chimici e biologici monitorati e la classe di Stato Ecologico deriva dall’attribuzione della classe più bassa degli indici; anche in questo caso i risultati degli indici nel terzo anno di monitoraggio possono influire in modo determinante sull’attribuzione della classe di Stato Ecologico.

Al termine del primo sessennio di monitoraggio, relativamente ai fiumi, emerge come il 55% dei corpi idrici presenti uno Stato Ecologico Buono o superiore e il 45% Sufficiente o inferiore. Per quanto riguarda lo Stato Chimico il 95% dei corpi idrici risulta Buono.
Dal confronto complessivo dei risultati dei due trienni di monitoraggio risulta come vi sia una quota di corpi idrici fluviali che stabilmente risulti in una classe di Stato Buono e una quota invece stabilmente in una classe di Stato inferiore al Buono. Sul mancato raggiungimento dell’obiettivo di qualità influisce in modo predominante il risultato della valutazione dello Stato Ecologico rispetto allo Stato Chimico.
Nel prossimo sessennio di monitoraggio verranno introdotte dall’evoluzione normativa sia comunitaria che nazionale elementi di novità importanti nelle attività di monitoraggio, quali l’analisi di nuove sostanze e di nuove matrici quali il biota che potranno incidere in particolar modo sui risultati dello Stato Chimico.

La Direttiva 2000/60/CE si propone l'obiettivo di raggiungere lo stato di Buono per tutte le acque entro il 31/12/15, entro il 31/12/21 e entro il 31/12/27.

Rete di monitoraggio dei Fiumi

La rete di monitoraggio dei corsi d’acqua è costituita da una Rete Base (RB) di 193 corpi idrici (CI) e 11 Siti di Riferimento (RB_SR) e da una rete aggiuntiva (RA). La RA è rappresentata da stazioni di monitoraggio aggiuntive (SA) all’interno dei CI per i quali è già prevista la stazione principale e da un sottoinsieme di CI aggiuntivi (CA) non fisso, selezionato per specifiche valutazioni e finalità nell’ambito dei programmi di monitoraggio triennali.
Ai sensi della DQA i CI vengono monitorati secondo specifiche frequenze nell’ambito di un ciclo sessennale di programmazione; alcuni tutti gli anni, altri 1 solo anno.
Nel 2018 sono stati monitorati 146 punti di monitoraggio appartenenti sia rete base che a quella aggiuntiva.

Su tutti i corpi idrici della rete è effettuato il monitoraggio chimico secondo un protocollo analitico che comprende i parametri generali di base su tutti i punti, mentre i contaminanti sono determinati su un sottoinsieme di punti individuati in base all’Analisi delle Pressioni.

Nello specifico, ad ogni indicatore dell’analisi delle pressioni è stato associato un set di parametri chimici, sulla base della tipologia di impatto atteso e prevista dalle indicazioni fornite dal Distretto di Bacino del Po:
  • sovraccarico di nutrienti e/o sostanza organica
  • inquinamento microbiologico
  • inquinamento chimico (contaminazione da sostanze tab. 1/A e 1/B del Decreto 260/2010)
I parametri chimici ricercati sono quelli necessari al calcolo degli indici di stato di qualità previsti dal Decreto 260/10; in particolare:

  • parametri di base per il calcolo del LIMEco (azoto, fosforo e ossigeno)
  • inquinanti specifici (VOC, Fito, Metalli e altre sostanze), per il calcolo dello Stato Ecologico
  • sostanze pericolose prioritarie (definite a livello europeo), per il calcolo dello Stato Chimico
  • parametri di base a supporto delle componenti biologiche


Gli Elementi di Qualità Biologica previsti sono il macrobenthos, le diatomee, le macrofite, e vengono monitorati tenendo conto delle varie pressioni insistenti sui diversi corpi idrici.
A differenza del monitoraggio chimico, che viene effettuato ogni anno, il monitoraggio delle componenti biologiche è previsto per ogni corpo idrico una volta nel triennio.

La valutazione degli indici di Stato relativi all’anno da considerarsi una fotografia intermedia dello stato di qualità di corpi idrici; la verifica del raggiungimento degli obiettivi di qualità al 2021 sarà effettuata alla conclusione del sessennio di monitoraggio prevista nel 2019 sulla base dei dati dei due trienni di monitoraggio 2014-2016 e 2017-2019.

Consulta la serie storica degli indicatori ambientali sull'acqua

Figura 1
Rete di monitoraggio dei fiumi

STATO COMPLESSIVO - FIUMI

Lo Stato complessivo di un corpo idrico deriva dal risultato peggiore tra lo Stato Ecologico e lo Stato Chimico.

Il raggiungimento degli obiettivi di qualità può dipendere da molteplici fattori e può essere considerato più o meno consolidato o a rischio di mantenimento nel tempo.
Tra questi fattori vi sono: la tipologia e l’entità delle pressioni che incidono su ogni CI, l’entità degli impatti generati da ogni pressione e dall’azione combinata di più pressioni, l’efficacia delle misure di tutela adottate, considerando l’arco temporale necessario affinché sia possibile apprezzarne gli effetti, il livello di confidenza associato alla classificazione.
È comunque evidente che data la complessità delle interazioni tra pressioni, impatti e stato, la risposta degli ecosistemi alle misure o a nuove pressioni, andrà valutata nel tempo tenendo conto delle molte variabili in gioco.
L’analisi integrata dello stato, delle pressioni e degli impatti fornisce gli elementi per individuare i fattori che incidono sul raggiungimento/mantenimento degli obiettivi di qualità.

Figura 2
Stato complessivo. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 2 classi - triennio 2014-2016



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Classi Numero CI
Buono 75
Non Buono 122

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2016.

I risultati della classificazione dello Stato per il triennio 2014-2016, relativi ai corpi idrici monitorati mostrano come il 38% dei CI abbia raggiunto uno Stato Buono mentre il 62% risulti Non Buono.

 SQA Stato chimico - Fiumi

SQA Stato Chimico è un indice che valuta la qualità chimica dei corsi d’acqua. La valutazione dello Stato Chimico è stata definita a livello comunitario in base a una lista di 33+8 sostanze pericolose o pericolose prioritarie per le quali sono previsti Standard di Qualità Ambientale (SQA) europei fissati 
dalla Direttiva 2008/105/CE recepiti dal DLgs 219/10.
La verifica degli SQA è effettuata sul valore medio annuo delle concentrazioni. 

L’indice è costituito da 2 classi: Buono e Non Buono.

Figura 3
Stato Chimico. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 2 classi - anno 2018



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Classi Numero CI
Buono 102
Non Buono 40

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2018.
I dati dell’anno 2018 evidenziano come il 72% dei corpi idrici monitorati ricadano nella classe Buono dell’indice Stato Chimico e il restante 28% nella classe Non Buono. Nei corpi idrici ricadenti nella classe Non Buono il superamento degli SQA è avvenuto principalmente da parte di metalli, la cui presenza nelle acque 
può essere determinata sia da un contributo naturale che dall’attività antropica, generalmente riconducibile ad esempio alla presenza di insediamenti produttivi.

Consulta gli approfondimenti per i corsi d'acqua.
Consulta la serie storica dell'indicatore Stato Chimico

STATO ECOLOGICO – FIUMI

Lo Stato Ecologico (SE) del Corpo Idrico Superficiale (CI) è definito dalla valutazione integrata degli indici STAR_ICMi - macrobenthos, ICMi - diatomee, IBMR - macrofite, ISECI - fauna ittica, LIMeco e dalla verifica degli Standard di Qualità Ambientali (SQA) per gli inquinanti specifici.
La classe di Stato Ecologico del CI deriva dal valore della classe più bassa attribuita dalle diverse metriche di classificazione. Nel caso in cui il LIMeco assuma una classe inferiore al sufficiente, ai fini della classificazione va ricondotta a Sufficiente. 
La classificazione dello SE è riferita al Corpo Idrico Superficiale e non alle singole stazioni di campionamento.
Se in un CI sono presenti più stazioni, la classe risulterà dall’integrazione dei dati delle singole stazioni secondo le modalità previste dal Decreto 260/10.

È prevista la conferma dello Stato Elevato attraverso i parametri idromorfologici.
Lo Stato Ecologico viene espresso in cinque classi: Elevato, Buono, Sufficiente, Scarso e Cattivo.

Consulta la serie storica dell'indicatore Stato Ecologico

Figura 4
Stato Ecologico. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - triennio 2014-2016



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Classi Numero CI
ELEVATO 2
BUONO 75
SUFFICIENTE 84
SCARSO 33
CATTIVO 3

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2016.

I dati del triennio 2014-2016 evidenziano che il 39% dei corpi idrici monitorati ricade in classe Elevato e Buono, e quindi abbia raggiunto gli obiettivi di qualità previsti dalla direttiva, il 43% sia in classe Sufficiente, il 18% nelle classi Scarso e Cattivo.
Nella maggior parte dei CI risultati in una classe di Stato Ecologico inferiore al Buono, il declassamento è determinato da uno o più degli Elementi di Qualità Biologica monitorati; nei restanti CI il declassamento è imputabile anche al superamento degli SQA o al valore del LIMeco

Consulta la serie storica dell'indicatore Stato Ecologico.

LIMeco (Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato ecologico)

Il LIMeco (Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato ecologico) è un indice sintetico che descrive la qualità delle acque correnti per quanto riguarda i nutrienti e l’ossigenazione. I parametri considerati per la definizione del LIMeco sono: Ossigeno in % di saturazione (scostamento rispetto al 100%), Azoto ammoniacale, Azoto nitrico e Fosforo totale.
L’indice LIMeco concorre insieme a STAR_ICMi, ICMi, IBMR, ISECI, SQA inquinanti specifici, alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI).

Figura 5
Indice LIMeco. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2018



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Classi Numero CI
Elevato 55
Buono 47
Sufficiente 25
Scarso 12
Cattivo 3

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2018.
I dati dell’anno 2018 evidenziano come il 39% dei CI monitorati ricada in classe Elevato di LIMEco, il 33% nella classe Buono, il 18% nella classe Sufficiente ed il restante 10% nelle classi Scarso e Cattivo.

Consulta la serie storica dell'indicatore LIMeco

Diatomee - Indice ICMi (Intercalibration Common Metric Index)

Le Diatomee sono alghe unicellulari e vengono utilizzate come bioindicatori per la valutazione della qualità biologica dei corsi d’acqua.
L’indice ICMi è un indice multimetrico che deriva dalla combinazione dell’Indice di Sensibilità agli Inquinanti (IPS) e sull’Indice Trofico (TI) e concorre insieme ad altri indici (STAR_ICMi, IBMR, ISECI, LIMeco, SQA inquinanti specifici) alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI).

Figura 6
Diatomee. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2018



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Classi Numero CI
Elevato 27
Buono 19
Sufficiente 7
Scarso 3
Cattivo 0

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2018.
I dati dell’anno 2018 evidenziano come l’82% dei CI monitorati ricada nelle prime due classi dell’indice diatomico ICMi Elevato e Buono. Il restante 18% ricade nelle classi Sufficiente e Scarso.

Consulta la serie storica dell'indicatore Diatomee

Macrobenthos - indice STAR_ICMi (Standardisation of River Classifications_Itercalibration Multimetric Index)

Il macrobenthos è la comunità di organismi invertebrati bentonici che vivono nell’acqua; il macrobenthos presenta una notevole importanza ecologica, in quanto riveste un ruolo fondamentale per la funzionalità degli ecosistemi fluviali.
Lo STAR_ICMi è un indice multimetrico composto da 6 metriche che forniscono informazioni in merito ai principali aspetti che la Direttiva chiede di considerare per l’analisi della comunità macrobentonica.
L’indice STAR_ICMi concorre insieme a ICMi, IBMR, ISECI, LIMeco, SQA inquinanti specifici, alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI).

Figura 7
Macrobenthos. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2018



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Classi Numero CI
Elevato 14
Buono 31
Moderato 20
Scarso 9
Cattivo 1

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2018.

I dati dell’anno 2018 evidenziano come i CI monitorati abbiano una maggiore distribuzione nelle classi di STARICMi rispetto ad altri indici, con il 19% di CI in Elevato, il 41% in Buono, il 27% in Sufficiente e il restante 13% in Scarso e Cattivo.

Consulta la serie storica dell'indicatore Macrobenthos.

Macrofite - indice IBMR (Index Macrofitique Biologique en Rivière)

Le macrofite acquatiche sono le specie vegetali macroscopiche che vivono nell’ambiente acquatico e in prossimità di esso.
L’IBMR è un indice per la valutazione dello stato trofico dei corsi d’acqua e concorre insieme a STAR_ICMi, ICMi, ISECI, LIMeco, SQA inquinanti specifici, alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI); si tratta di un indice finalizzato alla valutazione dello stato trofico dei CI che si basa sull’uso di una lista floristica di taxa indicatori ad ognuno dei quali è associato un valore indicatore di sensibilità ad alti livelli di trofia.

Figura 8
Macrofite. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2018



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Classi Numero CI
Elevato 8
Buono 8
Sufficiente 19
Scarso 3
Cattivo 0

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2018.
I dati dell’anno 2018 evidenziano come la maggior parte dei CI monitorati si distribuiscano in modo sostanzialmente omogeneo nelle classi Elevato e Buono, ma la maggior parte dei CI sono stati classificati come Sufficiente (50%). L’8 % dei CI è Scarso.

Consulta la serie storica dell'indicatore Macrofite.

SQA inquinanti specifici - fiumi

Gli inquinanti specifici sono sostanze per le quali sono previsti SQA definiti a scala nazionale.
La verifica degli Standard di Qualità Ambientali (SQA) per gli inquinanti specifici scaricati e/o immessi nel bacino in quantità significative concorre insieme a STAR_ICMi, ICMi, IBMR, ISECI, LIMeco alla definizione dello Stato Ecologico. La verifica degli SQA è effettuata sul valore medio annuo delle concentrazioni. È determinato sulla base della valutazione del dato peggiore di un triennio per il monitoraggio Operativo e di un anno per il monitoraggio di Sorveglianza.

Figura 9
SQA inquinanti specifici. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 3 classi - anno 2018



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Classi Numero CI
Elevato 39
Buono 72
Sufficiente 31

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2018.
I dati dell’anno 2018 evidenziano come il 51% dei corpi idrici monitorati ricadano nella classe Buono dell’indice SQA inquinanti specifici, il 27% in classi Elevato e solo il 22% in classe Sufficiente. Apparentemente gli SQA risultano la componente che meno declassa lo Stato Ecologico, anche se è importante considerare la variabilità del risultato negli anni, in termini di stabilità e valori borderline, attraverso l’integrazione di dati di maggior dettaglio sulla presenza di impatto chimico.

Consulta la serie storica dell'indicatore SQA inquinanti specifici.

STATO MORFOLOGICO DEI CORSI D'ACQUA

I processi idromorfologici devono essere valutati, ai sensi della Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque), tramite l’analisi del regime idrologico e della qualità morfologica poiché i deflussi idrici, i processi geomorfologici del corso d’acqua e le sue condizioni di equilibrio dinamico influenzano il funzionamento degli ecosistemi acquatici e ripariali.

In relazione al piano di monitoraggio delle acque superficiali, lo studio degli elementi idromorfologici è previsto per diverse finalità:
  • classificare lo Stato Ecologico (SE) dei Corpi Idrici (CI) in stato Elevato al fine di confermarne lo stato o declassarlo a Buono;
  • caratterizzare i Siti di Riferimento;
  • fornire elementi a sostegno dell’interpretazione dei risultati biologici con stato Buono;
  • caratterizzare un sottoinsieme di CI interessati dalla presenza di pressioni idromorfologiche risultanti dall’Analisi delle Pressioni.
La valutazione delle alterazioni idromorfologiche avviene attraverso l'indice IDRAIM definito attraverso l’analisi combinata di due indicatori IARI (Indice del Regime di Alterazione idrologica) e IQM (Indice di Qualità Morfologica).

Nel primo ciclo di monitoraggio, concluso nel 2015, si è giunti alla caratterizzazione e classificazione idromorfologica, attraverso l'indice IDRAIM, di 82 CI. Dei corpi idrici analizzati, 14 sono risultati in stato idromorfologico Elevato, 68 in stato Non Elevato.

I dati del 2019 evidenziano come 14 dei 16 CI monitorati risultano in uno stato idromorfologico Non Elevato e che pertanto non conferma il giudizio Elevato. Tale stato è determinato sulla base della valutazione del dato peggiore tra la valutazione idrologica (indice IARI) e la valutazione morfologica (indice IQM).

Nella figura 10 si riporta lo Stato Idromorfologico IDRAIM. Dalla tendina sulla sinistra della carta è possibile visualizzare gli anni di monitoraggio e gli indici IARI e IQM.

Figura 10
INDICE IDROMORFOLOGICO - IDRAIM



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Classi Numero CI
Elevato 2
Non Elevato 14

Dalla tendina sulla sinistra della mappa è possibile visualizzare le informazioni dal 2012 al 2018.
Come per gli altri elementi di qualità considerati nella Direttiva Quadro sulle Acque, la valutazione degli indici avviene attraverso il confronto delle condizioni attuali rispetto ad un certo stato di riferimento.

Indice IARI
L’indice IARI, fornendo una misura dello scostamento del regime idrologico osservato rispetto a quello naturale, che si avrebbe in assenza di pressioni antropiche per l’intero range di portate caratterizzanti il regime del corso d’acqua (valori massimi, minimi, medi per le diverse aggregazioni temporali e durate), valuta l'impatto di prelievi, derivazioni ad uso idroelettrico, opere di sbarramento o di invaso, opere longitudinali e variazioni di suo del suolo sul corso d'acqua.

I dati del 2019 evidenziano come 11 dei 16 corpi idrici monitorati risultino avere un indice IARI Non Buono, e abbiano quindi fenomeni di alterazione del regime idrologico. L’indice di alterazione è definito in maniera differente a seconda che la sezione in cui si effettua la valutazione del regime idrologico sia dotata o meno della strumentazione per la misura, diretta o indiretta della portata.

Indice IQM
L’indice IQM invece valuta l'impatto delle pressioni antropiche sulla funzionalità dei processi morfologici e sulle forme stesse.
I dati del 2019 evidenziano come 14 dei 16 CI monitorati abbiano un valore dell’indice inferiore ad Elevato. L’IQM concorre al calcolo di stato idromorfologico per il quale sono previste le due classi Elevato e Non Elevato.

Il significato dell’idromorfologia nel supportare l’interpretazione dei dati relativi alle comunità biotiche e nel predisporre i Piani di Gestione (PdG) per gli ecosistemi acquatici è ormai riconosciuto e ribadito dalla Direttiva 2000/60/CE. Le condizioni morfologiche, la continuità fluviale e il regime idrologico sono fattori chiave a supporto degli Elementi di Qualità Biologica nel processo di valutazione dello stato ecologico e nell’interpretazione dei pattern biologici.
L’integrazione dei due indici (IARI +IQM) quindi, oltre a consentire di pervenire alla completa caratterizzazione e alla classificazione idromorfologica di un corso d’acqua, è necessaria per la classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici fluviali e ancora, più in generale, per esprimersi sulla fattibilità ed efficacia delle eventuali misure di ripristino di tutti i fattori che concorrono alla definizione stessa dello stato del corpo idrico.

Consulta la serie storica dell'indice IDRAIM - Indice idromorfologico dei Corpi Idrici
Consulta la serie storica dell'indice IARI - Indice di alterazione del regime idrologico dei Corpi idrici
Consulta la serie storica dell'indice IQM - Indice di Qualità Morfologica dei Corpi Idrici

MONITORAGGIO FAUNA ITTICA

La normativa europea (Direttiva 2000/60/CE) ha definito un sistema per la protezione delle acque superficiali con lo scopo di mantenere e migliorare l’ambiente acquatico all’interno della Comunità Europea. In Italia si applica l’approccio ecologico orientato ad uno sviluppo sostenibile e ad una gestione integrata delle risorse idriche.

Gli elementi biologici richiesti per il monitoraggio delle acque dolci superficiali rappresentano i diversi livelli trofici dell’ecosistema: i produttori primari (diatomee, macrofite) e i diversi livelli di consumatori (macroinvertebrati e fauna ittica). A supporto delle analisi di queste comunità vengono studiati gli elementi chimico-fisici e idromorfologici.

In tale ambito viene effettuato il monitoraggio della Fauna ittica e Arpa Piemonte nel corso del 2016 ha affidato il servizio monitoraggio ittiofauna alla Ditta SEACOOP - Stefano Bovero (Raggruppamento Temporaneo di Professionisti), cntratto rinnovato nel 2017.

Tra il 2016 e 2019 è stato svolto e completato il programma di monitoraggio 2015-2019 (allegato 3 tabella 7) che prevedeva 206 punti totali. Di questi per 189 punti era prevista la componente ittica (di cui 111 in monitoraggio di sorveglianza e 78 in monitoraggio operativo).
Eliminando i punti indicati con altitudine superiore ai 1.000 metri in quanto considerati no fish ed eliminando i punti che cadono in corsi d'acqua grandi e molto grandi e quindi non guadabili, sono state selezionate e campionate le 146 stazioni messe a programma.

Di seguito alcune considerazioni e valutazioni che si riferiscono alle 146 stazioni campionate nel triennio 2016-2019 e al confronto con i risultati raccolti nelle stesse nel corso della redazione della Carta ittica regionale del 2009.

Considerazioni su specie di intersse comunitario e conservazionistico 
Durante il monitoraggio 2016-2019 la Lampreda padana (in allegato II e V della Direttiva Habitat, DH) è stata ritrovata in 16 stazioni rispetto alle 4 del 2009; questa specie, endemica del bacino badano, è stata osservata sia in siti vicini a quelli in cui era stata segnalata nel 2009 (fiumi e torrenti Po, Dora Baltea, Agogna e Toce), sia in altri non contigui (torrenti Varaita, Viana, Orco, Sesia, Strona di Valduggia e Strona di Omegna). La distribuzione interessa tutte le province alpine piemontesi in tratti fluviali pedemontani.

La Trota marmorata (all. II e IV) ha evidenziato una modesta espansione di areale tra il 2009, quando era stata campionata nel 28% dei siti, e il periodo 2016-2019 quando è stata osservata nel 31,5%. La presenza è stata confermata nella porzione montana e pedemontana dei fiumi e torrenti Po, Varaita, Maira, Grana Mellea e Dora Riparia e accertata in nuovi siti nei bacini di Chiusella, Corsaglia, Agogna, Falmenta e San Giovanni di Intra.

Per quanto concerne i Barbi, entrambe le specie autoctone mostrano una contrazione di areale. Il Barbo canino (all. II e V), che era segnalato nel 21% delle stazioni 10 anni fa, è stato ritrovato nel 14% (10 siti in meno sparsi in tutta la regione). Il Barbo italiano (all. II e V) risultava presente nel 72% dei siti, mentre nell’ultimo triennio è stato campionato nel 49%; si tratta di 23 stazioni in meno distribuite nella maggior parte dei bacini idrografici dove era presente nel 2009. Per entrambi i barbi si segnalano rispettivamente 8 e 11 siti di “nuova” presenza rispetto al 2009.

Dai risultati dei campionamenti svolti la distribuzione della Lasca (all. II) è sostanzialmente invariata; la specie era presente in 35 stazioni 10 anni fa e in 33 nel monitoraggio recente (dal 24% al 22,6%).

Lo status regionale della Savetta (all. II) appariva critico nel 2009, quando ne era stata accertata la presenza in 2 stazioni sulle 146 considerate (1,4%); purtroppo è ulteriormente peggiorato, in quanto questa specie non è stata campionata nel periodo 2017-2019.

Il Vairone (all. II), invece, evidenzia un aumento della distribuzione sulla rete di stazioni monitorate, da 99 a 107 siti (rispettivamente 67,8% e 73,3%), confermando la presenza nei tratti da pedemontani ad alpini dei torrenti piemontesi.

In base ai campionamenti svolti lo status del Pigo (all. II e V) si conferma critico: nel 2009 era stato osservato in 1 sito su 146 (0,7%), nell’ultimo triennio di monitoraggio in 3 (2,1%).

Il Cobite comune (all. II e IV) ha mostrato una distribuzione recente più ampia rispetto al 2009 passando da 49 a 60 stazioni di presenza (dal 33,6% al 41%). I tratti fluviali di “nuova presenza” sono distribuiti in tutti il Piemonte (torrenti Varaita, Maira, Stura di Lanzo, Dora Baltea, Sesia, Sessera, Tanaro, Pesio, Stura. Gesso, Bormida, Piota, Lemme, Borbera e Toce), così come quelli dove la specie non è stata confermata (Po, Chisone, Malesina, Roggia Bona, Corsaglia, Vermenagna, Agogna, Terdoppio).

I risultati delle indagini svolte tra il 2017 e il 2019 confermano l’assenza del Cobite mascherato (all. II) nelle stazioni campionate, già rilevata nel 2009.

Lo Scazzone (all. II) è risultato più distribuito rispetto a 10 anni fa, con aumento del numero di stazioni di presenza da 31 a 44 (dal 21,2 al 30,1%) ed espansione nei bacini dei torrenti Pellice, Varaita, Dora Riparia, Malesina, Corsaglia, Ellero, Devero, Diveria e Strona di Omegna. La sua presenza non è invece stata riconfermata nel torrente Strona di Valduggia e in una delle due stazioni indagate nel torrente Sessera.
Infine, le indagini recenti confermano lo status critico e sostanzialmente invariato del Temolo (all. V), che è stato campionato in 3 stazioni come nel 2009 (2,1%); tuttavia, non vi è sovrapposizione tra i siti di campionamento delle due indagini.

Figure 11-12
Attività di monitoraggio della fauna ittica
A sinistra lo Scazzone a destra la Trota atlantica

Foto: Archivio Arpa Piemonte
Foto: Archivio Arpa Piemonte
Considerazioni su alcune specie alloctone

Tra le 146 stazioni indagate, il numero di siti con presenza di specie alloctone è passato da 127 a 133. Tendenzialmente tutte le specie alloctone che erano presenti nel 2009 sono state ritrovate durante il triennio 2016-2019, spesso in un numero superiore di stazioni.

La Pseudorasbora (specie invasiva a livello unionale) che era stata trovata in 36 stazioni su 150 (25%), è stata campionata presso 41 stazioni (28%) tendenzialmente negli stessi tratti fluviali: nel Po a partire da Torino verso valle, in tratti planiziali della Bormida e del Tanaro e negli affluenti del Po nelle stesse aree quali Sesia, Marchiazza, Cervo. Tale ripartizione areale indica una popolazione stabile.

Anche il Persico sole, recentemente inserito tra le specie invasive a livello unionale, è stato campionato seppure sporadicamente (da 11 stazioni nel 2009 a 13 nel periodo 2016-2019); i ritrovamenti sono distribuiti in tratti planizali: fiume Po a Torino, Brandizzo e Lauriano, fiumi Bormida e Tanaro.

Il Siluro, che era presente nel 2009 in 13 stazioni, è stato ritrovato in 19. La presenza è stata confermata nel Sesia e in alcuni corpi idrici dell’alessandrino (Scrivia, Orba, Tanaro, Bormida), indicando la stabilità delle popolazioni una volta arrivate in un fiume. I nuovi ritrovamenti indicano che il siluro è risalito lungo il Po (campionato a Lauriano, Brandizzo e Torino) e nella Dora Riparia (a Torino).

I campionamenti recenti hanno evidenziato la sensibile espansione del barbo europeo, che era presente in 15 stazioni nel 2009 ed è stato ritrovato presso 64 stazioni dopo 10 anni, spesso insieme al barbo italiano con il quale si ibrida. La specie è presente in numerosi tratti di valle dei fiumi della regione, ed è probabile che con il tempo prenderà il posto del barbo italiano.

Figure 13-14
Attività di monitoraggio della fauna ittica
A sinistra il Siluro a destra il Pesce gatto

Foto: Archivio Arpa Piemonte





















Habitat di importanza comunitaria: il contributo delle macrofite acquatichea Villalvernia

Nell'ambito dei campionamenti della componente macrofite acquatiche prevista nel monitoraggio regionale dei corpi idrici ai sensi della direttiva 2000/60/CE WFD, per quanto concerne i due punti di chiusura dello Scrivia, nei comuni di Villalvernia e Guazzora, emergono due liste floristiche che possono essere ricondotte all'habitat 3260 "Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e del Callitricho-Batrachion" inserito in Direttiva 92/43/CEE "Habitat".

Nella pubblicazione della Regione Piemonte "Guida al riconoscimento di Ambienti e Specie della Direttiva Habitat in Piemonte" si segnala che questo tipo di cenosi è estremamente raro a causa dell'eutrofizzazone e inquinamento delle acque. Nel 2019 lo Scrivia nel tratto di chiusura si presentava in magra, il che ha consentito un facile accesso, e particolarmente trasparente e limpido, a differenza del triennio precedente, condizione che ha favorito l’individuazione di tutte le specie presenti.

Il tratto dello Scrivia a Villalvernia è già sottoposto a tutela IT1180004- GRETO DELLO SCRIVIA ma nell'elenco degli habitat manca il 3260, che potrebbe necessitare di misure specifiche di conservazione.
L'attività di monitoraggio sulle componenti biologiche, oltre alla finalità di contribuire alla classificazione dello stato ecologico, può fornire, come in questo caso, importanti informazioni sulla presenza di habitat o specie di interesse conservazionistico, che contribuiscono alla biodiversità degli ecosistemi di acque correnti. Si sta infatti procedendo con l'analisi delle comunità a macrofite acquatiche nei punti della rete regionale campionati nell'ultimo triennio (2016-2019); in alcuni di essi la comunità presenta un numero di taxa riconducibili o coincidenti con quelli identificati come indicatori di tale habitat.

Per questi siti si procederà con un'analisi approfondita dell'intero sistema fluviale così da poter verificare se, oltre ai siti individuati sullo Scrivia, siano presenti altri tratti fluviali sul territorio piemontese in cui sia applicabile la priorità della Direttiva, cioè "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato" (art 2).

Il lavoro che si sta svolgendo si inserisce all'interno del compito assegnato ad Arpa Piemonte in base all'art.46 della LR 19/09 che prevede la verifica e l'approfondimento dello stato di conservazione di diversi habitat di interesse e l'aggiornamento delle schede dei siti; in questo caso in specifico per quanto riguarda l'Habitat 3260 peculiare degli ambienti di acqua corrente.

La Direttiva Habitat (92/43/CEE), insieme alla Direttiva Uccelli (2009/147/CE), rappresenta il principale pilastro della politica comunitaria per la conservazione della natura e comporta l’obbligo per gli Stati Membri di redigere, ogni 6 anni, un Rapporto nazionale sullo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario e sulle misure di conservazione intraprese, secondo quanto previsto dall’articolo 17.

Figura 15
Scrivia a Villalvernia

Foto: Sara Vazzola

Confronto trienni

Le modalità di classificazione dello Stato Chimico e Stato Ecologico, da tenere presente nella valutazione dei dati triennali di monitoraggio, sono:

  • la classe di Stato Chimico attribuita al termine del triennio deriva dal risultato peggiore conseguito nei 3 anni. I dati del triennio 2014-2016 evidenziano come l’91% dei corpi idrici monitorati ricadano nella classe “buono” dell’indice Stato Chimico e il restante 9% nella classe “non buono”;
  • la classe di Stato Ecologico deriva dall’integrazione di tutti gli indicatori chimici e biologici monitorati e la classe di Stato Ecologico deriva dall’attribuzione della classe più bassa degli indici; anche in questo caso i risultati degli indici nel terzo anno di monitoraggio possono influire in modo determinante sull’attribuzione della classe di Stato Ecologico.

Al termine del triennio di monitoraggio 2014-2016 si rileva che il 39 % dei corpi idrici monitorati ricade in classe “elevato” e “buono”, e quindi abbia raggiunto gli obiettivi di qualità previsti dalla direttiva, il 43 % sia in classe “sufficiente”, il 18% nelle classi “scarso” e “cattivo”.
Dal confronto complessivo dei risultati dei due indici risulta che il 38% dei CI abbia raggiunto uno Stato Buono mentre il 62 % risulti Non Buono.

Sul mancato raggiungimento dell’obiettivo di qualità influisce in modo predominante il risultato della valutazione dello Stato Ecologico rispetto allo Stato Chimico, infatti la maggior parte dei corpi idrici ha un indice di Stato ecologico inferiore al buono.

Dal confronto dei tre trienni di monitoraggio ai sensi della Direttiva, 2009-2011, 2012-2014 e 2014-2016 la situazione risulta sostanzialmente stabile nel tempo sia per quanto riguarda lo Stato Chimico che per quanto riguarda lo Stato Ecologico, come si può evincere dalle figure 16-17.

Figura 16
Stato Chimico - confronto trienni

Figura 17
Stato Ecologico - confronto trienni

Fonte: Arpa Piemonte

CONTAMINAZIONE da FITOsanitari

Il monitoraggio è lo strumento per la verifica degli impatti delle diverse pressioni insistenti sui corpi idrici.
Una delle pressioni presenti e diffuse sul territorio piemontese è sicuramente l’agricoltura.
L’indice di seguito descritto è una metodologia messa a punto e adottata da Arpa Piemonte a partire dal 2009 che consente una valutazione sintetica per valutare l’entità del fenomeno di contaminazione da prodotti fitosanitari e consente di avere un indicatore di impatto da utilizzare nel caso di presenza e significatività della pressione agricola.
Si tratta di un indice sintetico che prende in considerazione i seguenti fattori: frequenza di riscontri nell’anno, da intendersi come numero di campioni positivi per la presenza di residui di pesticidi concentrazione media annua della somma di tutte le sostanze attive riscontrate nei singoli campioni numero di sostanze attive riscontrate nell’anno considerato in ogni stazione di campionamento
I singoli fattori considerati sono raggruppati in classi e ad ogni classe viene attribuito un determinato punteggio riportato in tabella 1.

Tabella 1
Prodotti fitosanitari. Punteggi attribuiti a campioni con residui, medie annue e n° sostanze attive

Campioni/anno con residui

Punteggio

Medie annue somma
µg/L

Punteggio

Sostanze/punto
numero

Punteggio

0

0

0

0

0

0

1<>5

1

0<>0.1

1

1<>5

1

5<>10

2

0.1<>1

2

5<>10

2

> 10

3

> 1

3

> 10

3

Viene definita anche una categorizzazione dell’indice sintetico basato sulla somma dei punteggi dei parametri considerati che permette di valutare l’entità del fenomeno di contaminazione delle acque superficiali da prodotti fitosanitari.
La categorizzazione è riportata in tabella 2.

Tabella 2
Sintesi delle categorie

Somma

Entità del fenomeno

0

non presente

3 – 4 - 5

basso

6 - 7

medio

8 - 9

alto

Mediante questo indice sono stati messi a confronto i risultati ottenuti dai dati del monitoraggio regionale nel periodo dal 2009 al 2018 su 84 stazioni comuni in tutto l’arco temporale considerato.
Osservando i dati complessivi si rileva un indice Basso e non presente costante negli anni, mentre si rileva un aumento dei valori per gli indici Medio e Alto.

Tabella 3
Indice di contaminazione da Fitosanitari

Indice contaminazione da fitosanitari

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

Alto

0

0

0

3

7

3

7

0

12

13

Medio

10

13

16

18

21

15

17

10

31

33

Basso

65

58

44

55

56

58

52

68

41

32

Non presente

9

13

24

8

0

8

8

6

0

6

Totale punti comuni

84

84

84

84

84

84

84

84

84

84

Fonte: Arpa Piemonte
Dettaglio sostanze riscontrate

2016: 58 sostanze diverse riscontrate
2017: 68
sostanze diverse riscontrate
2018: 74
sostanze diverse riscontrate (tabella 4)

Tabella 4
Sostanze attive, numero punti con presenza e valore massimo riscontrato - anno 2018

Sostanza Attiva

Punti con presenza

Valore massimo

 

Sostanza Attiva

Punti con presenza

Valore massimo

METOLACLOR

55

0.47

 

2,6DICLOROBENZAMIDE

6

0.13

TERBUTILAZINA

50

0.6

 

FLUFENACET

6

0.11

NICOSULFURON

46

0.72

 

MICLOBUTANIL

6

0.17

BENTAZONE

41

6.35

 

SPIROXAMINA

6

0.05

BOSCALID

38

1.59

 

ACETOCHLOR

5

0.05

DESETILTERBUTILAZINA

35

0.21

 

BUPIRIMATE

5

0.04

IMIDACLOPRID

33

0.41

 

CIPROCONAZOLO

5

0.13

AMPA

31

13.2

 

CLORTOLURON

5

0.07

AZOXYSTROBINA

29

6.5

 

IPROVALICARB

5

0.77

MCPA

28

0.34

 

ISOXAFLUTOLE

5

0.02

MECOPROP

27

2

 

METRIBUZIN

5

0.19

GLIFOSATE

26

2.7

 

BISPYRIBAC-SODIUM

4

0.11

OXADIAZON

25

0.65

 

CIPRODINIL

4

0.15

DIMETOMORF

24

4.1

 

ISOPROTURON

4

0.05

TRICLOPIR

24

0.46

 

PROCLORAZ

4

0.49

FLUOPICOLIDE

23

0.38

 

TIOFANATO-METILE

4

0.29

MESOTRIONE

23

1.6

 

ATRAZINA

3

0.1

IMAZAMOX

21

0.62

 

LINURON

3

0.49

PROPICONAZOLO

21

0.25

 

METOMIL

3

0.04

QUINCLORAC

21

1.62

 

SIMAZINA

3

0.15

PRETILACLOR

18

0.51

 

ALACLOR

2

0.36

SULCOTRIONE

17

6.3

 

CLORIDAZON

2

0.03

METALAXIL

16

0.53

 

CLORPIRIFOS

2

0.02

PENDIMETALIN

15

0.37

 

MOLINATE

2

0.2

TEBUCONAZOLO

15

0.57

 

PROPANIL

2

0.17

CICLOXIDIM

14

1.7

 

TIOBENCARB

2

0.27

CLOMAZONE

14

0.36

 

CAPTANO

1

0.16

TRICICLAZOLO

14

0.58

 

DESETILATRAZINA

1

0.04

ESACLOROBENZENE

13

0.12

 

ESAZINONE

1

0.08

DIURON

12

0.16

 

ETHOXYSULFURON

1

0.07

2,4D

10

0.12

 

ETOFUMESATE

1

0.02

BENSULFURONMETILE

10

0.31

 

MALATION

1

0.12

IPRODIONE

10

0.68

 

METAMITRON

1

0.08

DIMETENAMIDE

9

0.24

 

OP’DDE

1

0.014

FLUROXIPIR

9

0.2

 

OP’DDT

1

0.006

AZIMSULFURON

7

0.03

 

PP’DDD

1

0.002

FLUTRIAFOL

7

0.11

 

RIMSULFURON

1

0.04

Fonte: Arpa Piemonte
Glifosate

Nel 2016 il laboratorio di Grugliasco di Arpa Piemonte ha messo a punto un metodo specifico per la determinazione del glifosate e del suo principale metabolita AMPA (acido amminometilfosfonico) nelle acque. I due parametri sono stati quindi determinati su circa 150 campioni di acque sotterranee e superficiali.

Nel 2018 è stata incrementata l’attività analitica per un totale di circa 320 campioni (6 prelievi tra aprile e ottobre per 34 punti dei corpi idrici superficiali e 120 punti per le acque sotterranee nella seconda campagna) per verificare anche la correlazione ai trattamenti stagionali.

Tabella 4
Monitoraggio acque superficiali - anno 2018

Principio attivo

Numero punti con riscontri positivi

Percentuale punti con riscontri 

Valore massimo di concentrazione
(μg/L)

AMPA 31

91%

13,2

Glifosate 

26

76%

2,70

Fonte: Arpa Piemonte

Sono state pubblicate le Linee guida Snpa per la progettazione del monitoraggio dei fitofarmaci in acque, sedimenti e biota.

L’attenta e ragionata progettazione del monitoraggio, oltre alla sua corretta esecuzione, è un requisito irrinunciabile per una corretta valutazione dello stato ambientale delle acque. Nel caso dei fitofarmaci, rispetto ad altri inquinanti, la pianificazione delle indagini è più complessa vista la molteplicità dei prodotti disponibili sul mercato.
Nelle Linee Guida è proposta una metodologia che, a partire da pochi e semplici criteri di selezione, permette l’individuazione di un set di sostanze significative ai fini di adeguata valutazione dell’impatto determinato sull’ambiente idrico dai fitofarmaci “tipici” di un dato territorio. Lo schema logico adottato è di semplice applicazione e tiene conto dei dati di vendita dei fitofarmaci, dei risultati dei monitoraggi pregressi, degli indici di comportamento e di pericolo ambientale.

CONTAMINAZIONE DA NITRATI 

La norma comunitaria di riferimento in materia di inquinamento delle acque da nitrati di origine agricola è rappresentata dalla Direttiva 91/676/CEE, nota come “Direttiva Nitrati”, che mira a prevenire concentrazioni elevate di nitrati nelle acque, limitando gli effetti inquinanti dell’agrozootecnia intensiva ed a ridurre l’uso di fertilizzanti chimici. La Direttiva, quindi, si prefigge di:

  • ridurre lo scarico effettuato direttamente o indirettamente nell’ambiente idrico di composti azotati di origine agricola, con particolare riferimento a quelli derivanti dagli effluenti di allevamento;
  • ridurre l’inquinamento idrico risultante dallo spargimento e dallo scarico di deiezioni del bestiame o dall’uso eccessivo di fertilizzanti;
  • prevenire qualsiasi ulteriore inquinamento di questo tipo.

In particolare, i principali adempimenti connessi con la Direttiva Nitrati sono:

  • il monitoraggio delle acque (concentrazione di nitrati e stato trofico);
  • l’individuazione delle acque inquinate o a rischio di inquinamento;
  • la designazione delle Zone Vulnerabili (aree drenanti in acque inquinate o a rischio di inquinamento se non si interviene, caratterizzate da significative pressioni esercitate dal settore agrozootecnico e da particolari condizioni idrogeomorfologiche e pedologiche);
  • l’elaborazione di Codici di Buona Pratica Agricola e di Programmi di Azione (obbligatori nelle zone vulnerabili), che comprendono una serie di misure volte a prevenire e a ridurre l’inquinamento da nitrati (periodi in cui è proibita l’applicazione di fertilizzanti, capacità minima richiesta di stoccaggio degli effluenti di allevamento, misure volte a controllare l’applicazione dei fertilizzanti sui terreni adiacenti ai corpi idrici o sui terreni in forte pendenza, al fine di ridurre il rischio di contaminazione delle acque).

La rete di monitoraggio nitrati dei corsi d’acqua è costituita da una rete base di 207 corpi idrici appartenenti alla rete base e da una rete aggiuntiva di CI il cui numero può variare di anno in anno, ed è selezionato per specifiche valutazioni e finalità nell’ambito dei programmi di monitoraggio triennali, in particolar modo per la validazione dei raggruppamenti di corpi idrici stessi.
Ai sensi della Direttiva i corpi idrici vengono monitorati secondo specifiche frequenze nell’ambito di un ciclo sessennale di programmazione; alcuni tutti gli anni, altri solo un anno.
Per questo motivo, nel documento, mettendo a confronto i dati di nitrati del triennio 2016-2018 con quelli del quadriennio 2012-2015, le elaborazioni proposte sono state fatte sui 188 corpi idrici comuni nel periodo considerato.

Nel triennio considerato 2016-2018 il territorio regionale presenta concentrazioni medie di nitrati al di sotto del valore di 25 mg/l (figura 18, tabella 6).
Su un totale di 188 punti di monitoraggio appartenenti alla rete regionale nitrati e analizzati, il 100% rientra nelle prime tre classi di qualità (comprese al di sotto dei 25 mg/l di concentrazione media).

In particolare il 73% rientra nella classe tra 2 e 10; il 17% tra 10 e 25; il 10% tra 0 e 2 mg/L NO3.

Figura 18
Classi di concentrazione media dei nitrati - triennio 2016-2018


Fonte: Arpa Piemonte

Tabella 5
Distribuzione percentuale in classi - medie annuali - anni 2016-2018

CONCENTRAZIONI MEDIE ANNUALI

Classe

(mg/L NO3)

N. stazioni rete regionale

% stazioni rete regionale

2016-2018

2016-2018

0-1,99

18

10

2-9,99

138

73

10-24,99

32

17

25-39,99

0

-

40-50

0

-

>50

0

-

Totale

188

100

Fonte: Arpa Piemonte
Le concentrazioni e le distribuzioni relative al triennio 2016-2018 poco si discostano da quanto analizzato negli anni precedenti, manifestando una condizione di sostanziale stabilità.

Nella figura 19 vengono messi a confronto i dati del triennio considerato 2016-2018 con quelli del recedente quadriennio elaborato 2012-2015.

Figura 19
Rete regionale nitrati. Distribuzioni delle concentrazioni (valori medi annuali) di nitrati negli anni (quadriennio 2012-2015; triennio 2016-2018)

                                                                                        Fonte: Arpa Piemonte

Da un confronto sui valori medi di concentrazioni di nitrati, riscontrati nelle stazioni che sono risultate comuni negli anni (188 punti per la rete regionale), si può notare come le distribuzioni dei punti nelle classi di concentrazioni di nitrati siano sostanzialmente variate poco nel corso degli anni, e comunque, anche laddove sembra esserci un lieve aumento dei valori di nitrati (vedi istogrammi relativi alle classi di concentrazione), questo non rappresenta ad oggi una situazione critica per quanto riguarda le acque superficiali (tutti i punti hanno comunque concentrazioni < 25 mg/L, nello specifico solo pochi punti con media di poco superiore a 20 mg/L).
Il triennio 2016-2018 andrà implementato con i dati del 2019 non appena disponibili in modo da poter avere un confronto tra archi temporali quadriennali corrispondenti.

Watch list

La classificazione dello Stato Chimico riguarda le sostanze di interesse comunitario dell’allegato X della Direttiva 2000/60/CE (WFD). Tale elenco è periodicamente aggiornato e sottoposto a riesame periodico per individuare nuove sostanze di valenza comunitaria che potrebbero presentare un rischio sia per l’ambiente sia per la salute umana.
Successivamente all’entrata in vigore della WFD sono state emanate una serie di direttive “figlie” relative al monitoraggio delle sostanze chimiche.

Una di queste, la Direttiva 2013/39/UE, aggiorna l’elenco dell’Allegato X e istituisce l’Elenco di Controllo comprendente sostanze per le quali devono essere raccolti a livello degli Stati Membri dell’Unione Europea dati di monitoraggio allo scopo di definire le future priorità di intervento.

Gli Stati Membri monitorano ogni sostanza presente nell’Elenco presso stazioni di monitoraggio selezionate in base a specifici criteri. La norma prevede che ogni Stato selezioni un numero di stazioni pari a 1 più 1 se la popolazione supera il milione di abitanti, più il numero di stazioni pari alla superficie territoriale in km2 divisa per 60.000, più il numero pari alla popolazione divisa per 5 milioni. Per l’Italia sono state selezione inizialmente 25 stazioni sull’intero territorio nazionale, attualmente ne vengono monitorate 23 distribuite tra le acque superficiali e le acque marino-costiere.
Le stazioni sono selezionate in base alla potenziale emissione/immissione nell’ambiente di sostanze dell’Elenco, tenendo conto dell’analisi delle pressioni condotta ai sensi dell’art. 5 della WFD, e il monitoraggio avviene nei periodi nei quali sia più probabile che la sostanza venga emessa e quindi trovata.

In Piemonte sono state individuate 2 stazioni sul fiume Po che fanno parte della rete regionale di monitoraggio dei corsi d’acqua ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. Le stazioni di monitoraggio sono state selezionate di concerto con Ispra e la Regione Piemonte in base a criteri definiti a scala nazionale.
La stazione del Po di Brandizzo è stata selezionata per il monitoraggio delle sostanze derivanti dall’industria chimica e i farmaci ad uso umano in quanto il sito è localizzato a valle del principale impianto di depurazione delle acque reflue urbane dell’area metropolitana di Torino.
La stazione di Carignano, invece, è rappresentativa di aree con pressione agricola significativa e con allevamenti nel bacino a monte e pertanto potenzialmente idonea sia alla ricerca dei pesticidi sia alla ricerca dei farmaci ad uso veterinario.
Per ogni stazione sono previsti da 1 a 2 campionamenti all’anno, nella/e stagione/i in cui è ipotizzabile il maggiore utilizzo delle sostanze ricercate.

Al fine di garantire uniformità di approccio a scala nazionale, Ispra stabilisca a livello nazionale sia il periodo di campionamento che le specifiche tecniche relative alle attività analitiche.
Il primo monitoraggio Watch list è stato eseguito dal 2016 al 2018 per l’elenco di molecole previsto dalla Decisione di Esecuzione (DE) 2015/495 della commissione del 20/03/15.
I risultati di questi monitoraggi su scala nazionali sono pubblicati da Ispra per le diverse campagne di monitoraggio (allego il rapporto 2018).
Dal 2019 l’elenco delle sostanze è stato revisionato con l’emanazione della Decisione di Esecuzione (UE) 2018/840 della Commissione del 5/06/18 (figura 20).

Figura 20 
Decisione 2018/840
Elenco di Controllo delle sostanze sottoposte a monitoraggio

È stata confermata la ricerca di residui di ormoni mentre sono variati gli antibiotici e alcuni pesticidi.

Nei documenti Ispra i risultati ottenuti nella nella prima campagna italiana di monitoraggio del 2016, nella seconda campagna di monitoraggio del 2017 e nella terza campagna di monitoraggio 2018 e nella quarta campagna del 2019.

Nel 2020 è stato avviato il riesame dell’elenco di controllo le cui sostanze saranno oggetto di monitoraggio nel 2021.

ALTRI INQUINANTI NELLE ACQUE

I VOC (composti organici volatili) possono essere suddivisi in tre categorie:

  • solventi clorurati alifatici
  • composti clorurati aromatici
  • solventi aromatici.

Si tratta di composti generalmente riconducibili ad attività di tipo produttivo e la loro immissione in corpo idrico superficiale può avvenire direttamente tramite gli scarichi.

I VOC vengono monitorati sui corpi idrici in relazione alle pressioni antropiche presenti che possono rappresentare una potenziale fonte di emissione/immissione di queste sostanze quali, ad esempio, gli scarichi di acque reflue urbane o da cicli produttivi, le discariche di rifiuti o i siti contaminati.

Tra i composti monitorati, alcuni fanno parte dell’elenco delle sostanze di rilevanza comunitaria previste dalla Direttiva 2000/60/CE per la classificazione dello Stato Chimico. Altre, invece, fanno parte dell’elenco delle sostanze di rilevanza nazionale, definite da ogni Stato Membro, della tabella 1/B del DLgs 172/15 che concorrono alla classificazione dello Stato Ecologico.

Si tratta di sostanze che per le loro caratteristiche di volatilità non sono frequentemente riscontrate nelle acque superficiali. Tuttavia, mentre in alcuni corpi idrici la loro presenza risulta saltuaria, in altri si evidenzia una maggiore ricorrenza.
Nella figura 17 si evidenziano i corpi idrici che hanno mostrato riscontri positivi in almeno 1 anno nel periodo dal 2009 al 2018.

La presenza di VOC in almeno 6 o più anni di monitoraggio si riscontra in 11 corpi idrici, alcuni dei quali concentrati nell’area torinese, quali il Sangone, la Bealera Nuova, lo Stura di Lanzo, il Chisola, e il Po. Altri corpi idrici interessati da una presenza negli anni sono: nel nord-est il Sessera, il Navilotto, lo Strona, il Terdoppio Novarese, lo Strona di Omegna e il Toce; nel sud-est, la Bormida di Millesimo, la Bormida, lo Scrivia e il Belbo.
Il numero massimo di riscontri in un anno, nel periodo considerato, evidenzia anche in questo caso come nella maggior parte dei casi si tratta di un numero compreso tra 1 e 5 e che in pochi corpi idrici il numero è compreso tra 6 e 14 (quest’ultimo valore comprende i riscontri presenti in corpi idrici che hanno più di una stazione di monitoraggio nello stesso corpo idrico quali il Toce e la Bormida di Millesimo in relazione alla presenza di siti di bonifica di rilievo nazionale).

Le sostanze più riscontrate, tra quelle cercate, sono il Tetraclorometano e il Tetracloroetene.
La presenza di queste sostanze e le concentrazioni rinvenute non determinano quasi mai il superamento degli SQA previsti: nel 2016 e nel 2018 questo superamento si è verificato per il Toluene sul punto del Navilotto.

Figura 21
Contaminazione da VOC, numero di anni con riscontri positivi - anni 2009-2018


Fonte: Arpa Piemonte
I PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) sono sostanze che per le caratteristiche chimico fisiche di idrorepellenza, stabilità termica, tensioattività, sono utilizzate in molti settori, dal trattamento dei tessuti, della carta, dei rivestimenti per contenitori alle schiume antincendio ai detergenti per la casa, etc.

La Direttiva 2013/39/UE ha introdotto tra le sostanze di interesse europeo per la classificazione dello Stato Chimico ai sensi della Direttiva 2000/60/CE, il PFOS (acido perfluoroottansulfonico); il DLgs 172/15 ha integrato l’elenco delle sostanze di interesse nazionale (tab. 1/B) che concorrono alla classificazione dello Stato Ecologico con altri 5 PFAS tra i quali il PFOA.
Per tutte queste sostanze sono previsti Standard di Qualità Ambientale per le acque superficiali.

In Piemonte il monitoraggio dei PFAS, nell’ambito dell’applicazione della Direttiva 2000/60/CE, è stato avviato nel 2009 a seguito degli studi effettuati dal CNR_IRSA che evidenziavano la presenza di questi contaminanti nel Po, indicando una probabile origine dal Bormida a valle dell’insediamento industriale del Polo Chimico di Spinetta Marengo di Solvay Specialty Polymers, azienda che utilizza e produce tali sostanze.

Dal 2009 al 2015 sono stati monitorati il PFOA e il PFOS su punti della rete di monitoraggio a valle dell’impianto sulla Bormida e sui corpi idrici a valle del Tanaro e del Po. Inoltre, è stato selezionato il punto sul Po a valle dell’impianto di depurazione delle acque reflue urbane di Torino come potenziale punto di emissione e sono stati aggiunti i punti sullo Scrivia e sul rio Lavassina.

Dal 2016 il monitoraggio è stato esteso ai punti della rete di monitoraggio selezionati in base all’analisi delle pressioni effettuata per il Piano di Gestione Distrettuale 2015-2020 considerando la presenza di scarichi di acque reflue urbane e industriali significativi, in termini di volumi scaricati rispetto alle portate del recettore, come potenziali punti di emissione e di impatto.

Dal 2018 l’analisi comprende anche la determinazione delle altre molecole previste dalla normativa in aggiunta al PFOA e al PFOS.
Dall’analisi dei dati dell’intero periodo, considerando quindi l’evoluzione incrementale negli anni sia dei punti di monitoraggio che delle sostanze analizzate, si conferma l’incidenza della contaminazione su Bormida, Tanaro, Rio Lavassina e Po al confine regionale in relazione alla presenza del sito produttivo di Spinetta Marengo. In altri punti, ad esempio sullo Scrivia, la presenza di una o più sostanze tra quelle ricercate è più ricorrente negli anni, in altri la presenza saltuaria andrà seguita negli anni.

La prosecuzione del monitoraggio sulla rete regionale ai sensi della Direttiva 2000/60/CE consentirà di acquisire ulteriori dati sulla presenza di questi composti nelle acque superficiali e di consolidare il quadro conoscitivo, sia in termini di estensione spaziale della contaminazione, che in termini quali-quantitativi in relazione alle concentrazioni rilevate e alle sostanze rinvenute.

Figura 22
Presenza di PFAS - anni 2010-2018

Fonte: Arpa Piemonte

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