risposte
Torna su

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI DELL'AGRICOLTURA

L’argomento rientra in diversi Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, in particolare nei seguenti:

Obiettivo 2
Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile


 
Obiettivo 3
Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età



Obiettivo 6
Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie




Applicazione della Direttiva Nitrati in Piemonte

La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli con gli effluenti provenienti dalle aziende zootecniche è oggetto di una specifica regolamentazione comunitaria, volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall'inquinamento causato dall'azoto di origine agricola. La Direttiva Europea 91/676/CEE (detta anche Direttiva Nitrati) definisce i criteri per la gestione di tutti i fertilizzanti contenenti azoto: effluenti zootecnici, acque reflue, digestati, fertilizzanti di sintesi. In Italia l'attuazione sul territorio è demandata alle Regioni.
La Direttiva Nitrati richiede la designazione di Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa di pressioni agricole. Il grado di compromissione delle acque sotterranee è valutato sulla base del tenore di nitrati, mentre per le acque superficiali il riferimento è lo stato di trofia, valutato non solo sulla base dei nitrati, ma anche del fosforo e di altri parametri. In queste aree, la regolamentazione dell'utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici avviene tramite i "Programmi d'Azione" che stabiliscono opportuni vincoli e criteri. Il vincolo più rilevante è l'imposizione di un limite massimo annuo all'apporto, pari a 170 kg di azoto di origine zootecnica per ettaro.
In Piemonte, l'applicazione della Direttiva Nitrati (Direttiva 676/91/CEE) è stata avviata nel 2002, con il Regolamento Regionale 9/R. Secondo quanto disposto dalla Direttiva, la normativa regionale è oggetto di periodica revisione, sia per gli aspetti amministrativi inerenti il Programma d’azione che per i criteri tecnico-scientifici a supporto delle designazioni.
Tra il 2019 e il 2020 con l'aggiornamento del Regolamento Regionale 12/R si è arrivati a designare complessivamente circa 407.000 ha, pari al 44% della superficie agricola utilizzata (SAU) regionale e al 54% della superficie di pianura. Simili proporzioni tra aree designate e territori agricoli si riscontrano nelle altre regioni del bacino padano-veneto (Fonte: Anagrafe agricola unica del Piemonte – 2019).
La recente designazione ha risposto all'addebito sollevato nei confronti del Piemonte dalla Procedura d'Infrazione UE 2018/2249, relativo ad alcuni punti di monitoraggio delle acque non conformi.
Sulle ZVN si applicano i vincoli definiti dal Regolamento Regionale 10/R/2007 che, nelle aree non designate promuove l'utilizzo in agricoltura di liquami, letami e digestati con modalità agronomiche sostenibili, per valorizzarne le caratteristiche fertilizzanti e ammendanti. Nelle aree designate come Zona Vulnerabile, dove l'ambiente è più fragile e le pratiche agronomiche hanno un potenziale effetto negativo sulla qualità delle risorse idriche, sono previsti vincoli più restrittivi, secondo un apposito Programma d'azione volto a prevenire ulteriori fenomeni di inquinamento delle acque. Le aziende che gestiscono effluenti zootecnici forniscono alla Pubblica Amministrazione informazioni in merito agli animali presenti in stalla, ai terreni che ricevono gli effluenti zootecnici e alle strutture di stoccaggio disponibili. Mediamente presentano comunicazione annuale circa 3.500 aziende. Ad un sottoinsieme di aziende di maggiori dimensioni viene inoltre richiesta la presentazione di un Piano di utilizzazione agronomica (PUA), che dettaglia dosi, epoche e modalità di utilizzo agronomico dei reflui zootecnici.
Nel 2019 è stato effettuato un corposo intervento di aggiornamento del Regolamento Regionale 10/R, resosi necessario per l’allineamento rispetto alle innovazioni tecnologiche e gestionali, la revisione normativa, unitamente a un generale snellimento del carico burocratico in capo alle aziende agricole nonché una maggiore efficienza e minor costo dei controlli, svolti dalle Province talvolta tramite ARPA Piemonte.
Per quanto riguarda il corretto rapporto tra azoto da destinare all’utilizzo agronomico e superfici su cui distribuirlo, le aziende piemontesi si sono adeguate ai vincoli imposti sia reperendo terreni aggiuntivi per lo spandimento, sia attivando forme di cessione dei reflui a terzi, perlopiù per la filiera di produzione di energia rinnovabile tramite la digestione anaerobica. Una terza opzione gestionale si è resa disponibile per il periodo 2016-2019, nell’ambito della seconda deroga concessa dalla Comunità Europea all’Italia sull’applicazione della direttiva Nitrati: alle aziende aderenti, fatto salvo il rispetto di alcuni impegni aggiuntivi di buona gestione agronomica nonché dei fabbisogni delle colture, è permesso superare il massimale di azoto di origine zootecnica (170 kg/ha) distribuibile in un anno alle colture nelle ZVN arrivando fino a 250 kg per ettaro. Tale possibilità ha però riscosso scarso interesse da parte delle aziende: in Piemonte mediamente aderiscono circa 20 aziende all’anno.
Negli ultimi anni nelle ZVN di prima designazione si sta osservando un trend in miglioramento della qualità delle acque di falda, come risultato dei provvedimenti adottati. Questo risultato è particolarmente significativo se confrontato con le zone non designate o di designazione recente dove in alcuni areali le concentrazioni di nitrati sono sopra il limite dei 50 mg/l. Parallelamente dal monitoraggio ambientale delle acque superficiali, nelle aree di pianura, si evince un aumento nel tempo della concentrazione di Nitrati e un peggioramento dello stato trofico. Emerge pertanto ancora una scarsa consapevolezza del danno ambientale provocato da una non oculata gestione aziendale.
In attuazione al Protocollo d’intesa nitrati (DGR 54-73315 del 30/07/18) la Regione ha promosso iniziative divulgative e informative rivolte a studenti delle scuole di secondo grado e universitari, a tecnici e ad agricoltori attraverso interventi a convegni, articoli e webinar nell’ambito delle attività del PSR.

Figura 1
Zone vulnerabili da Nitrati

Misure di mitigazione dall'inquinamento diffuso di origine agricola

Fasce tampone riparie vegetate

La misura di mitigazione ideale per la tutela delle risorse idriche superficiali è rappresentata da una fascia di vegetazione spontanea lungo i corpi idrici, ma nella realtà le sponde di fiumi, torrenti e canali si presentano spesso desertiche e spoglie.
La vegetazione spontanea, peraltro, potrebbe ospitare specie alloctone invasive o avversità biotiche per le colture adiacenti.
Laddove non esiste una fascia di vegetazione spontanea, il PTA prevede la possibilità di realizzare fasce tampone riparie vegetate che, opportunamente gestite, svolgono funzione di filtro per trattenere i sedimenti e gli eventuali inquinanti, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità.
Con la collaborazione dell'Università di Torino (DISAFA) e IPLA, al fine di fornire un supporto tecnico per l’allestimento e la gestione delle fasce tampone riparie, sono stati predisposti due Manuali tecnici:


Tali manuali sono coerenti con alcune operazioni delle misure del PSR per l’allestimento e la manutenzione della fascia tampone riparia vegetata, anche con priorità per i corpi idrici che al momento non raggiungono gli obiettivi di qualità a causa di impatti diffusi di origine agricola, quali l’eccesso di nutrienti (azoto e fosforo) e la contaminazione da prodotti fitosanitari.

Per approfondimenti, visita la pagina del sito istituzionale della Regione Piemonte.

Figura 2
Il manuale per le fasce tampone riparie

L’APPLICAZIONE REGIONALE DEL PIANO D’AZIONE NAZIONALE (PAN) 
PER L’USO SOSTENIBILE DEI PRODOTTI FITOSANITARI

L’attuazione del PAN in Regione Piemonte è stata condotta su due ambiti - agricolo ed extragricolo - e su tre livelli differenti: un’ampia e diffusa informazione sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari al fine di ridurne l’uso e l’impatto per la tutela dell’ambiente, della biodiversità e della salute, l’individuazione di raccomandazioni e l’imposizione di vincoli.
Tutte le iniziative sono state svolte in collaborazione con il Settore fitosanitario dell’Agricoltura e hanno prodotto articoli pubblicati sulla Newsletter Agricoltura e su Piemonte Parchi.

Nel 2019 è proseguita la campagna di sensibilizzazione sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, attraverso la partecipazione a convegni e incontri tecnici con gli operatori del settore.

In collaborazione con Ente Risi e l’Università di Torino, grazie al Protocollo d’intesa Riso del 2016, è proseguita l’informazione al comparto risicolo volta a promuovere il rispetto dei vincoli adottati nel 2016 su alcuni prodotti fitosanitari.
Presso la Fondazione Podere Pignatelli, in occasione di una giornata volta a illustrare le Tecniche di diserbo del mais, è stato organizzata una visita alla zona ripariale del Podere per visionare le caratteristiche di un’area di pertinenza fluviale e le modalità di gestione della stessa, presenti anche il Ministero delle politiche agricole e il CREA.

Nelle aree di ricarica degli acquiferi profondi, prioritariamente destinati alla produzione di acqua potabile, adottando i criteri metodologici per l’individuazione delle misure descritti dalle Linee Guida PAN, la Regione Piemonte ha individuato limitazioni d’uso per il bentazone: è ammesso solo ad anni alterni l'uso dei formulati commerciali contenenti questo erbicida. Nelle Aree di ricarica sono, altresì, previste raccomandazioni per un uso sostenibile della terbutilazina e dell’S-metolaclor. È importante mantenere alta l’attenzione sull’uso corretto di tutti prodotti fitosanitari e sull’adozione di tutte le buone pratiche che contribuiscono a garantire una resa produttiva soddisfacente e rispettosa dell’ambiente.

Ampia partecipazione al modulo formativo sulla “Riduzione dell’impatto ambientale dei trattamenti fitosanitari su strade, autostrade e ferrovie” organizzato dal Ministero all’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in collaborazione con Sogesid SpA, nell’ambito del Progetto CreIAMO PA, nei giorni 19 e 20 febbraio 2020 presso la sede regionale della Direzione Ambiente, Energia e Territorio.

Per ulteriori approfondimenti, visita la pagina del sito istituzionale della Regione Piemonte.

Figura 3
Carta delle aree di ricarica degli acquiferi profondi della pianura piemontese

Figura 4
Attività di formazione sulla riduzione dell’impatto ambientale dei trattamenti fitosanitari

Misure del PSR 2014-2020 della Regione Piemonte per il miglioramento della qualità dell’acqua

Il programma di sviluppo rurale della Regione Piemonte, nell’ambito delle azioni volte a preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all'agricoltura e alla silvicoltura, prevede il sostegno a interventi per migliorare la gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti e dei fitofarmaci.
Tra tali interventi, i più rilevanti sono connessi all’operazione 10.1.1 - Produzione integrata, che sostiene l'applicazione del metodo di produzione agricola integrata, consistente nell’impiego razionale dei fattori produttivi e, ove possibile, nell'integrazione o sostituzione degli interventi chimici con tecniche a minore impatto ambientale.
L’operazione richiede il rispetto sia di impegni di base che di impegni aggiuntivi. Gli impegni di base, che devono essere rispettati per 5 anni, sono:
  • applicare all’intera SAU aziendale, a eccezione delle colture non disciplinate e dei corpi separati non oggetto di impegno, le prescrizioni tecniche conformi ai disciplinari di produzione integrata approvati dall’Organismo tecnico-scientifico nazionale (OTS) insediato presso il MIPAAF;
  • disporre della certificazione di regolazione volontaria delle attrezzature utilizzate per l’irrorazione dei prodotti fitosanitari, a completamento del controllo funzionale previsto dal Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN);
  • registrare e sottoscrivere, secondo la modulistica predisposta dalla Regione, i dati riguardanti le fertilizzazioni, inclusi gli apporti organici, e i trattamenti fitoiatrici, nonché registrare le giacenze di concimi e fitofarmaci presenti in azienda all’inizio del periodo di impegno e i successivi acquisti;
  • avvalersi per il rispetto degli impegni relativi ai disciplinari di produzione integrata, dell’assistenza di tecnici in possesso di idonei requisiti (titolo di studio, esperienza professionale), operanti secondo le indicazioni fornite dal Settore Fitosanitario regionale durante periodici incontri di coordinamento tecnico.

L’operazione 10.1.1 ha una dotazione finanziaria di 142,5 milioni di euro (nella versione del PSR vigente al 15/04/20), con l’obiettivo di sostenere le tecniche di produzione integrata su circa 100 mila ettari di superficie agricola.