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INCENDI

INCENDI NEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO RIFIUTI

Dal 2016 al 2019 in Piemonte si sono verificati 46 incendi in impianti di smaltimento/trattamento rifiuti, di cui la maggior parte (24) in provincia di Torino, come risulta dalla figura 1 che riporta i dati suddivisi per anno e per provincia. I totali per provincia sono riportati in figura 2.

Figura 1
Distribuzione provinciale degli incendi in impianti di smaltimento/trattamento rifiuti - anni 2016-2019

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 2
Totale incendi in impianti di smaltimento/trattamento rifiuti

Fonte: Arpa Piemonte

Di questi, un terzo sono occorsi su installazioni dotate di AIA, Autorizzazione Integrata Ambientale, territorialmente distribuiti come riportato in figura 3.

Figura 3
Incendi presso impianti AIA

Fonte: Arpa Piemonte

L’importanza e l’attualità del fenomeno risulta evidenziata dall’interessamento della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati, che ha svolto nel 2017 un’indagine su “Il fenomeno degli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti”, partendo da una ricognizione svolta presso tutte le Agenzie di protezione ambientale che operano sul territorio nazionale, in merito a casi di incendio rilevati nel periodo 2014-2017.

A tale indagine è seguita l’emanazione della Circolare del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 15 marzo 2018 (RIN Prot. 4064) “Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi”. È stata publicata una seconda circolare del MATTM del 21 gennaio 2019 (RIN 121) “Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi” sempre con l’intento di contrastare il fenomeno degli incendi e per la prevenzione dei rischi connessi.

Attività di Arpa Piemonte nella prevenzione e gestione degli incendi negli impianti di trattamento rifiuti

Ormai da anni le attività dell’Agenzia si esplicano come supporto tecnico alle Autorità Competenti (Province e Città Metropolitana) nelle fasi istruttorie per il rilascio delle autorizzazione alle installazioni e/o esercizio, nei controlli ordinari di tali impianti e nelle fasi di emergenza vera e propria, per il monitoraggio ambientale durante il verificarsi degli eventi incidentali.

Attività di Arpa: controlli ordinari
La partecipazione attiva dell’Agenzia alle fasi istruttorie per il rilascio o rinnovo dell’autorizzazione ambientale, nonché di riesame della stessa a seguito di modifica sostanziale d’impianto, costituisce, nelle forme della valutazione preliminare e del suggerimento prescrittivo, il primo strumento di controllo efficace degli impianti in questione; tale attività pone, infatti, le basi per la messa in opera di requisiti tecnici e gestionali adeguati a produrre la necessaria attività preventiva nei confronti dell’evento incidentale e di facilitare in ogni caso la gestione delle fasi operative dell’emergenza.

Altra attività preventiva si esplica con il controllo ordinario degli impianti, mediante sopralluoghi e campionamenti; l’efficacia dei controlli da parte dell’Agenzia regionale si fonda sul coinvolgimento di personale adeguatamente formato, specificatamente motivato, e sulla collaborazione orizzontale e sul coordinamento delle strutture dell’Agenzia o di altri Enti con competenze specifiche non solo in materia strettamente ambientale (ad esempio i Vigili del Fuoco). In ogni caso, lo svolgimento di controlli periodici efficaci, incentrati sulla verifica delle principali prescrizioni autorizzative legate all’applicazione delle Migliori Tecniche Disponibili (in inglese BAT - Best Available Techniques) del settore della gestione dei rifiuti, sommata al riscontro dei quantitativi di rifiuto in deposito (e dei relativi tempi di stoccaggio), dei registri di carico/scarico, del rispetto delle aree di stoccaggio differenziate o compartimentate in base alla tipologia di rifiuti trattati, della presenza dei presidi antincendio previsti, costituisce un elemento di imprescindibile prevenzione del rischio incendio, così come di chiara deterrenza allo sviluppo di incendi di natura “liberatoria”.

Attività di Arpa in emergenza e post-emergenza: controlli straordinari
L’Agenzia effettua, per le competenze ad essa affidate e per i mezzi e le professionalità a disposizione, interventi di supporto tecnico nella gestione delle emergenze ambientali di origine antropica quali gli incendi che si sviluppano negli impianti di trattamento dei rifiuti. L’intervento in emergenza è normalmente effettuato da una squadra in grado di operare le misure necessarie nel caso di scenari incidentali come il rilascio di gas o vapori, il rilascio di liquidi, l'incendio, l'esplosione. Il gruppo di intervento in emergenza, una volta attivato, procede ad effettuare una valutazione tecnica preliminare dell'evento attraverso l’acquisizione di informazioni utili alla gestione dell’emergenza, desumibili dalle banche dati disponibili (basi cartografiche tematiche, dati meteorologici e di qualità dell’aria rilevati dalle reti di monitoraggio regionali, schede tecniche contenenti le informazioni utili in relazione agli stabilimenti coinvolti, sostanze pericolose presenti o generabili, inquadramento territoriale e individuazione di recettori sensibili, planimetrie delle zone di stoccaggio rifiuti e della rete idrica dalla documentazione istruttoria a corredo dell'atto autorizzativo).

Figura 4
Intervento di Arpa a seguito di un incendio in impianto di trattamento rifiuti

Foto: Archivio Arpa Piemonte

Il gruppo di intervento procede con le attività di campionamento e di misurazione relative alle matrici ambientali potenzialmente coinvolte ed attiva il laboratorio di riferimento per le analisi chimiche nel caso si palesi la necessità di analisi urgenti sui campioni prelevati.

È possibile in questa fase provvedere al campionamento di altre matrici ambientali coinvolte dall’evento incidentale al fine di una migliore caratterizzazione delle relative conseguenze ambientali. È possibile pertanto procedere al campionamento dello strato superficiale del suolo (2 cm), eliminando la cuticola erbosa per la determinazione di PCDD/F, come descritto nel documento Arpa Piemonte Prot. n. 6646 del 22/01/2013. Tali prelievi vengono realizzati nelle zone di massima ricaduta al suolo e in alcuni punti ritenuti esterni alla zona di ricaduta per valutare il fondo dell’area indagata. Anche specifiche matrici sanitarie (ortaggi a foglia larga e foraggi, latte, carne e uova) o le acque di spegnimento possono essere soggette a prelievi per la determinazione di PCDD/F qualora si ritenga opportuno approfondire la situazione di contaminazione. È anche possibile in questa fase disporre il posizionamento di una stazione mobile di rilevamento della qualità dell’aria, qualora la durata e l’importanza dell’evento incidentale ne rendano utile l’impiego, per acquisire ulteriori elementi di valutazione a completamento degli approfondimenti svolti.

La gestione tecnica della post-emergenza si compone, pertanto, delle seguenti attività:
  • analisi di laboratorio e restituzione risultati analitici;
  • stima e valutazione degli effetti ambientali e monitoraggio dell'evoluzione post incidentale;
  • supporto tecnico finalizzato al ripristino delle condizioni ambientali preesistenti;
  • relazione tecnica incentrata sull’evento emergenziale e comunicazioni istituzionali agli Enti interessati;
  • divulgazione delle informazioni al pubblico tramite il sito web e gli altri canali di comunicazione attivati dall’Agenzia.

È tuttavia opportuno evidenziare come emerga la necessità, proprio a valle dell’evento incidentale, di effettuare le ulteriori indagini e ispezioni per raccogliere gli elementi che possono integrare notizia di reato, con specifico riferimento alla valutazione della ricorrenza dei delitti di inquinamento ambientale ovvero di disastro ambientale basata sull’accertamento delle conseguenze ambientali derivate dall’evento.

Prevenzione di fenomeni di incendio negli impianti di trattamento rifiuti e supporto alla Regione Piemonte nell’ambito dei processi di definizione dei Piani di Emergenza Esterna

L’art. 26-bis della legge n.132 del 1/12/2018 prevede per gli impianti di stoccaggio e di lavorazione dei rifiuti, esistenti o di nuova costruzione, la predisposizione del Piano di Emergenza Esterna (PEE) da parte del Prefetto, d’intesa con la regione e con gli enti locali interessati, sulla base delle informazioni fornite dai gestori dei suddetti impianti.

Nel 2019 Arpa è stata impegnata nella realizzazione dell’obiettivo istituzionale di prevenzione dei fenomeni di incendio negli impianti di trattamento rifiuti, operando su due temi principali:
  1. la predisposizione di un sistema informativo degli impianti che effettuano il recupero di carta e materiali plastici, a supporto dei soggetti istituzionali che operano sul territorio regionale;
  2. il supporto alla Regione e alle Prefetture nell'ambito dei processi finalizzati alla definizione dei PEE per gli impianti di stoccaggio e trattamento rifiuti, come previsti dalla legge 132/2018.
Relativamente al primo aspetto, l’attività di Arpa è consistita nella creazione di una base dati e di un servizio informativo ad accesso riservato, integrato e accessibile sul Geoportale di Arpa Piemonte e strutturato in modo da consentire le seguenti fruizioni:
  • verificare, con il supporto di un servizio geografico, la dislocazione territoriale di soggetti autorizzati alla gestione di rifiuti potenzialmente infiammabili (principalmente imballaggi di carta e plastica);
  • evidenziare per quali di questi impianti si è già verificato uno o più fenomeni di incendio a partire dal 2016 (dagli elenchi in possesso dell’Arpa);
  • evidenziare quali di questi impianti è stato oggetto di verifiche e controlli (di qualsiasi genere) da parte di Arpa nel periodo 2017-2019, indicando altresì i prodotti collegati a queste verifiche, dalla cui tipologia è possibile desumere se siano o meno state rilevate violazioni amministrative e/o penali.
La prima fase di sviluppo del progetto prevede l’utilizzo e l’integrazione delle basi dati disponibili allo stato attuale secondo contenuti, struttura, flussi di alimentazione, livello di aggiornamento dei singoli componenti. L’operazione ha portato alla fine del 2019 alla creazione di una base dati statica, non ancora completa ed aggiornata al momento dell’estrazione dei dati.

Relativamente al secondo punto dell’obiettivo istituzionale, ancorché sia evidente l’analogia introdotta da tale nuovo obbligo normativo con quanto già disciplinato per gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (stabilimenti RIR) soggetti al D.Lgs. 105/2015, sono altrettanto evidenti le sostanziali differenze esistenti tra questi ultimi e gli impianti di trattamento rifiuti, tra cui si citano le seguenti.
  • La prima sostanziale differenza è costituita dal numero di soggetti coinvolti; infatti, in Piemonte sono presenti circa 80 stabilimenti RIR, mentre gli impianti di stoccaggio/trattamento rifiuti sono dell’ordine delle migliaia, non essendo state definite dalla legge 132/2008 soglie di assoggettabilità in relazione alla tipologia, pericolosità e quantità di rifiuti detenuti.
  • Il secondo aspetto è rappresentato dall’analisi dei rischi, propedeutica all’individuazione delle aree di pianificazione dell’emergenza esterna, che per gli stabilimenti RIR derivano da analisi quantitative svolte dai Gestori (in termini di frequenza di accadimento e valutazione delle conseguenze degli eventi incidentali ipotizzati), che non sono invece obbligatorie per gli impianti di stoccaggio/trattamento rifiuti. Al proposito, è opportuno precisare che vi sono notevoli difficoltà nella valutazione quantitativa degli scenari incidentali che possono riguardare gli impianti di stoccaggio e/o trattamento rifiuti.
  • Infine, ultima, non certo in termini di importanza, si sottolinea la differenza tra l’identificazione delle sostanze e miscele presenti negli stabilimenti RIR, la cui composizione e classificazione di pericolo è nota, rispetto a quanto accade, invece, per i rifiuti, che possono presentare composizioni differenti a fronte della medesima caratterizzazione (codice CER), con conseguente difficoltà nello stabilire la composizione dei fumi di combustione e, nel valutare i possibili effetti di danno dell’incendio.
In relazione a tali complessità, la Legge 132/2018 ha stabilito la necessità di definire linee guida nazionali per la predisposizione dei PEE per gli impianti di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti, al momento non ancora emanate. È stata, nel frattempo, diffusa la Circolare n. 3058 del 13/02/2019 del Ministero dell’Interno e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, recante le prime indicazioni in merito alle informazioni che i Gestori di tali impianti devono fornire ai Prefetti per la predisposizione dei PEE, che però risultano al momento non ancora pienamente recepite dai Gestori stessi.

In merito alle attività svolte in Piemonte, nei primi mesi del 2019 alcune Prefetture (Alessandria, Novara, Torino) hanno attivato tavoli di lavoro per affrontare tale problematica e, in particolare, in relazione all’elevato numero di impianti di stoccaggio/trattamento rifiuti presenti, la richiesta delle Prefetture si è esplicitata nella necessità di definire dei criteri di priorità per l’individuazione dei soggetti da cui iniziare la predisposizione dei PEE. Allo scopo, sono stati svolti incontri, coordinati dalla Regione, con le Province ed Arpa, finalizzati ad individuare il numero complessivo di impianti soggetti all’art. 26 bis della Legge 132/2018, ripartiti per province, definendo alcuni primi criteri di accorpamento, quali ad esempio le tipologie dei rifiuti a maggior rischio incendio, classificati pericolosi e non pericolosi.

Le attività sono tutt’ora in corso, in particolare per quanto riguarda l’identificazione di scenari incidentali di riferimento e la valutazione dei relativi effetti, in termini non solo di irraggiamento ma soprattutto di dispersione di fumi tossici di combustione, al fine di individuare le aree per la pianificazione dell’emergenza esterna, nelle more dell’emanazione delle Linee Guida nazionali previste dalla Legge 132/2018.

Incendi boschivi

La nuova strategia di lotta agli incendi boschivi elaborata dalla Giunta regionale intende lavorare in anticipo sulle cause scatenanti, e non più solo con interventi di spegnimento.

I volontari del Corpo Antincendi boschivi e quelli di Protezione civile si dedicheranno quindi anche all’organizzazione di esercitazioni costanti, soprattutto nelle aree maggiormente a rischio, dedicando particolare attenzione alla prevenzione selvicolturale (ripristino e manutenzione della sentieristica e della viabilità forestale, manutenzione delle vasche di prelievo idrico, messa in sicurezza di borgate e nuclei abitati), all’informazione alla popolazione, alla loro formazione specialistica.

Si va così delineando un sistema in cui i volontari ricoprono un ruolo ancora più attivo nella lotta agli incendi boschivi, in considerazione del progressivo aumento del rischio a causa delle condizioni climatiche in evoluzione. Le 250 squadre e gli oltre 5000 volontari, diffusi capillarmente sul territorio montano e pedemontano, saranno i protagonisti di un vero e proprio progetto pilota, una linea guida nella nuova frontiera per l’impiego del volontariato AIB in quella grande sfida per i prossimi decenni che si chiama prevenzione.


Foto: Regione Piemonte

Dal 6 febbraio all’11 marzo 2020
è stato proclamato in tutto il Piemonte lo stato di massima pericolosità per gli incendi boschivi sulla base delle indicazioni fornite dal Centro funzionale di Arpa Piemonte.

Nei periodi di massima pericolosità sono infatti vietate, entro una distanza di cento metri dai terreni boscati, arbustivi e pascolivi, le azioni determinanti anche solo potenzialmente l'innesco di incendio, quali: accendere fuochi, accendere fuochi pirotecnici, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, usare apparati o apparecchiature che producano faville o brace, fumare, disperdere mozziconi o fiammiferi accesi, lasciare veicoli a motore incustoditi a contatto con materiale vegetale combustibile o compiere ogni altra operazione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio; è vietata qualunque generazione di fiamma libera non controllabile nel tempo e nello spazio.

Incendi autunno 2017

Particolarmente significativi sono stati gli incendi dell’autunno 2017, favoriti da molteplici fattori (estrema siccità, elevate temperature e locali fenomeni di venti caldi), hanno interessato, in poche settimane, una superficie complessiva nettamente superiore a quella media percorsa annualmente negli ultimi decenni in Piemonte.

I danni sono risultati comunque subito evidenti dove l'incendio è stato intenso e severo per diversi giorni e preoccupanti dove il bosco svolgeva un’importante funzione di protezione diretta e indiretta del territorio (assorbimento e regimazione delle acque, difesa delle infrastrutture da smottamenti, caduta di massi o valanghe, lave torrentizie), in particolare lungo la viabilità e le aste fluviali.

I dati complessivi degli incendi boschivi verificatisi nel corso dell’anno vengono invece raccolti e messi a disposizione del pubblico nella Banca Dati Incendi Boschivi.

Consulta inoltre il sito istituzionale della Regione Piemonte per cosa fare dopo gli incendi,
gli incendi in bosco, per l'accensione dei fuochi e per eliminare i residui vegetali.

Valutazioni sulla qualità dell'aria ottobre 2017

I dati misurati dalla rete di monitoraggio della qualità dell’aria hanno mostrato che i fumi causati degli incendi hanno interessato il territorio della Città metropolitana di Torino e hanno provocato un aumento delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici, già precedentemente più elevate della media stagionale a causa delle condizioni meteorologiche di alta pressione e assenza di pioggia.
I dati evidenziano che nei giorni critici in media circa il 40% del PM10 misurato è attribuibile al contributo degli incendi boschivi, con punte attorno al 60% nei giorni del 26 e 27 ottobre.

Per approfondimenti consulta la relazione di Arpa Piemonte relativa agli incendi di ottobre 2017