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La regione, densamente popolata (oltre 4 milioni di abitanti), economicamente attiva e sede di importanti infrastrutture e reti di comunicazione, risulta fragile nella sua esposizione ai rischi naturali. S’intende per rischio naturale il numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà e interruzioni di attività economiche, in conseguenza di processi d’instabilità che naturalmente si sviluppano sul territorio.
Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro del-le masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali (intendendo come tali quelli che interessano almeno due bacini idrografici) con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
Nel settore Alpino, particolari condizioni nivo-meteorologiche possono inoltre causare un’altra tipologia di processi d’instabilità naturale: le valanghe.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici attivi portano la regione ad essere sede di attività sismica, generalmente modesta dal punto di vista energetico, ma notevole come frequenza. I terremoti nell’area si verificano principalmente lungo due direttrici, note come arco sismico piemontese e arco sismico brianzonese, convergenti verso sud nelle Alpi Marittime.
La prima segue l’andamento dell'arco alpino occidentale nella sua parte interna, in corrispondenza del massimo gradiente orizzontale della gravità presente in prossimità del margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
La seconda, caratterizzata da una maggiore dispersione, segue l'allineamento dei massicci cristallini esterni, lungo il Fronte Pennidico. Una diffusa sismicità, seppur con minori frequenze, caratterizza anche i rilievi centrali e sud-orientali della regione, in particolare nell’Appennino settentrionale.
aree in frana
Figura 1
Fonte: Arpa Piemonte
In rosso le frane per le quali sono disponibili informazioni di secondo livello di approfondimento.
Figura 2
ATTIVITÀ SISMICA
Figura 3
Fonte: Arpa Piemonte
Tabella 1
ATTIVITÀ VALANGHIVA SIGNIFICATIVA
Figura 4
Fonte: Archivio Arpa Piemonte
L’intenso ed eccezionale evento di fine novembre è stato preceduto da settimane perturbate che hanno determinato un innevamento già decisamente sopra la media del periodo su tutti i settori, indipendentemente dalla quota. I valori di neve al suolo, a 2.000 m, hanno raggiunto i 150-180 cm sui settori settentrionali.
Nel complesso gli apporti nevosi sommati da venerdì 22/11 pomeriggio a lunedì 25/11 mattina determinano un ammontare complessivo a 2.000 m circa di 100-130 cm di neve su tutti i settori, con valori maggiori (130-150cm) su A. Graie, A.Pennine e settori al confine con la Liguria.
L’attività valanghiva spontanea - cominciata già dalla mattina di sabato 23 con interruzione della viabilità di fondovalle, soprattutto nei settori delle A.Graie e Pennine - è stata intensa, soprattutto a partire dal pomeriggio di domenica 24 in relazione all’ulteriore innalzamento dello Zero Termico e ai fenomeni di pioggia su neve fino a quote elevate (1.800-2.200 m) che hanno destabilizzato ancora di più il manto nevoso. Sono state registrate numerose valanghe di dimensioni medie o grandi, e in diversi casi anche molto grandi, sia di superficie che di fondo, di neve umida o bagnata, miste a tronchi e pietre.
Pressoché in tutte le valli dell’arco alpino piemontese sono state registrate valanghe di dimensioni significative che in alcune situazioni hanno raggiunto il fondovalle e causato disagi alla viabilità, alla fornitura di servizi o giungendo in prossimità di edifici, causandone danni parziali.
Di seguito riportiamo alcuni esempi a titolo esemplificativo in ordine dalle vallate del nord Piemonte a quelle del sud Piemonte.
Figura 7
incidenti da valanga
Figura 9
Nel corso del 2019 sono stati registrati 4 incidenti da valanga: i primi 3 si sono verificati nella parte finale della stagione invernale 2018-2019: 1 a febbraio e 2 a marzo e 1 nel mese di dicembre (della stagione invernale 2019-2020). Gli incidenti sono stati registrati nei settori delle A. Lepontine N, delle Pennine di confine, delle A. Cozie Nord di confine e delle A. Cozie Nord. Il totale delle persone travolte ammonta a 11 di cui 7 sono rimaste illese, 2 sono state ferite e 2 sono decedute.
L’incidente di febbraio è avvenuto quando il grado di pericolo era 2-Moderato mentre i 2 incidenti del mese di marzo sono avvenuti in corrispondenza del grado 3-Marcato, così come quello di metà dicembre.
L’incidente dell’anno 2019 più significativo si è registrato in Val Sesia nel Comune di Alagna Valsesia il 15 dicembre 2019.
Quattro sci alpinisti/snowboarder-freerider accedono al Vallone Otto passando dalle piste del comprensorio di Gressoney - Alagna Valsesia per risalire il vallone che porta al Colle Tube e infine giungere al Passo della Civera (2.938.m) che permette l’accesso al vallone Otto.
Nell’intraprendere la discesa si stacca la valanga di grosse dimensioni che coinvolge tutti e quattro gli escursionisti. Nella zona di accumulo la valanga si biforca dividendo i travolti. 3 finiscono in superficie/semisepolti nella lingua di destra e il 4° è sepolto nella lingua di sinistra.
Iniziano l’autosoccorso, ma non riescono a trovare il segnale ARTVA del compagno sepolto, quindi allertano il soccorso organizzato che quando giunge sul posto individua e disseppellisce la salma del 4° componente del gruppo.
Figura 10
Fonte: Arpa Piemonte
Evidenziati la zona di accumulo e punti di seppellimento dei 4 sciatori.
Per un report completo vedi il rendiconto nivometrico.
Mailing-list ai professionisti della montagna
Dalla stagione invernale 2018-2019 è continuato l’invio della mailing-list di professionisti della montagna (Guide Alpine, Rifugi, Aziende Turistiche Locali, Società di impianti di risalita, Maestri di sci, Soccorso Alpino, Sezioni CAI) con estensione anche a tutti gli utenti che ne hanno fatto richiesta, per l’invio al venerdì pomeriggio di una breve sintesi delle condizioni del pericolo valanghe per il fine settimana con i link aggiornati al video e al bollettino valanghe.
EVENTI METEOPLUVIOMETRICI E CRITICITÀ IDROLOGICHE 2019
ANALISI DEI CODICI DI ALLERTA ANNO 2019
Tabella 2
Figura 11
Nella valutazione del livello di allerta per NEVE, legato ai disagi alla mobilità dovuti alla presenza di forti nevicate o presenza di neve al suolo, viene considerata solo la viabilità al di sotto dei 1.300 m.
La stima del rischio valanghe viene effettuata sulla base delle previsioni nivo-meteorologiche e della possibile evoluzione delle condizioni del manto nevoso in grado di determinare uno scenario di evento. Nelle zone G-H-I-L e M non è prevista l'emissione del codice colore per il rischio valanghe. Nelle restanti aree i codici colore emessi si riferiscono alle possibili situazioni di rischio valanghivo nelle aree antropizzate. Per la valutazione del pericolo valanghe al di fuori di questi contesti (tipicamente per escursioni in ambiti montani) è necessario riferirsi al Bollettino neve e valanghe (BNV).
Nelle mappe sono riportati i numeri delle allerte emesse, diverse da VERDE, divise per codice colore e per zona, per l'anno 2019. In questa rappresentazione non si evidenziano le diverse tipologie di fenomeno valutate per l'emissione del codice colore, ma solo il totale dei codici emessi con lo stesso colore.
RILIEVI DEI PROCESSI E DEGLI EFFETTI AL SUOLO. EVENTI AUTUNNO 2019
Figura 12
Fonte: Arpa Piemonte
Il 26 dicembre 2019 un settore della parete nordest del Monviso è stato interessato da un crollo in massa di grandi dimensioni. Il distacco si è verificato alla sommità del Torrione del Sucai, indicativamente alla quota di 3200 m s.l.m., posto circa 200 metri a sudest del Canalone Coolidge, e si è sviluppato fino a quota 2800 m s.l.m. circa. L'ampiezza della fascia rocciosa coinvolta è di circa 50-60 metri. Il materiale crollato, dopo aver percorso il canale sottostante il torrione, si è distribuito sul cono detritico preesistente tra le quote 2650 e 2520 m s.l.m.. Tenendo conto della quota e dell'esposizione del settore di parete crollato, si può ipotizzare che, oltre alla fratturazione della roccia, abbia rivestito un ruolo determinante nell'innesco del processo la degradazione del permafrost.
Maggiori dettagli sul crollo alla pagina del permafrost
IL TAGLIO DI MEANDRO DEL FIUME BORMIDA
Figura 13
Figura 14
Parte dei deflussi hanno riattivato il paleoalveo dirigendosi verso Sezzadio con portata elevata trascinando tronchi e piante di notevoli dimensioni. Il materiale fluitato, trovando nel rilevato stradale della SP 186 impedimento al deflusso, ha creato una barriera che ha innalzato i tiranti idrici e provocato l'erosione di parte della sede stradale e in due punti l'asportazione totale del rilevato (figura 15).
In questo tratto un’autovettura è stata trascinata dalla corrente nei campi sottostanti e completamente sommersa, una donna all’interno ha perso la vita.
Figura 15
Il settore nord-occidentale dell’area coinvolta dall’evento alluvionale, corrispondente ai comuni di Rocca Grimalda, Ovada, Silvano d’Orba, Castelletto d’Orba, Montaldeo, Lerma, Mornese, Parodi Ligure e Casaleggio-Boiro ha presentato una elevata densità di fenomeni franosi e fluvio-torrentizi. I principali processi rilevati in tale area sono stati di tipo gravitativo, per lo più colamenti rapidi di terra e detrito e scivolamenti passanti a colata.
Ad esempio, il centro storico di Parodi Ligure, tra la sera di lunedì 21 e le prime ore del giorno successivo, è stato pesantemente coinvolto dalla generale instabilità della copertura superficiale delle bancate arenacee che sovrastano il borgo.
Figura 16
Nelle porzioni più a sud delle suddette aree, si sono poi rilevati alcuni scivolamenti planari, anche significativi in termini di superfici coinvolte, a carico delle alternanze di strati di marne e arenarie (Formazione di Cremolino). I principali danni hanno coinvolto la viabilità principale/secondaria, terreni privati sia incolti che coltivati e in qualche caso abitazioni private.
Figura 17
Per approfondimenti consulta il rapporto completo dell’evento parte1 e parte2
Figura 18
Fonte: archivio Arpa Piemonte
La freccia rossa indica la direzione e lo spostamento traslativo del blocco principale
Il materiale terrigeno più superficiale, posto sia in testata che nei fianchi e non traslato dal movimento massivo, ha poi subito uno scivolamento di tipo rotazionale andando a colmare parte del vuoto della zona di scorrimento.
Comune di Cavatore Loc. S. Bernardo
Figura 19
Fonte: archivio Arpa Piemonte
La presenza di una preesistente depressione del terreno, alla cui base si è sviluppata una scarpata secondaria, non ha permesso alle acque di fluire verso valle formando delle piccole pozze effimere.
Dalla scarpata secondaria, parte del corpo di frana mobilitato ha seguito poi una traslazione rigida planare, mentre una parte si è poi evoluto come scivolamento multiplo/colamento.
Il fenomeno nella sua porzione destra ha interessato infrastrutture viarie presenti e i sottoservizi annessi (figura 20).
Figura 20
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Dalla scarpata secondaria a carico del corpo mobilitato si sono sviluppati nella porzione più a Ovest, scivolamenti rotazionali, mentre nella parte più a Est, per la presenza di strati del bedrock più superficiali il corpo di frana è evoluto a scivolamento planare.
Comune di Cavatore Loc. C. Rampaione
La frana attivatasi nel comune di Cavatore, codice SIFRAP 006-71347-00 (scheda completa con cartografia), è un fenomeno di tipo scivolamento planare sviluppatosi nella testa della valle del rio Angogna, un affluente sinistro del rio Ravanasco (figura 21).
Figura 21
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Il fenomeno ha interessato strati rocciosi, la profondità della superficie di scivolamento è stata a circa 3-4 m dal piano campagna, e sulla stessa si sono sviluppate evidenti venute d’acqua che poi si sono infiltrate sotto i blocchi traslati.
Il blocco principale si è poi disarticolato nella parte verso valle in blocchi di dimensioni minori che sono traslati verso valle lungo la stessa superficie di scivolamento.
Consulta il rapporto completo.
EMISSIONE DEI BOLLETTINI PREVISIONALI SULL’INNESCO DELLE FRANE
Figure 22 - 23 - 24 Bollettino SMART
Nei giorni immediatamente successivi agli eventi, Arpa Piemonte, sulla base di quanto stabilito dal Disciplinare per la gestione del monitoraggio frane sul territorio regionale (DGR 18-3690 del 16/04/12), ha messo in atto le procedure di verifica sui siti di monitoraggio che ricadono nelle aree colpite dalle intense e prolungate precipitazioni. Sui siti con strumentazione automatizzata è stata aumentata la frequenza dei controlli e sono stati trasmessi rapporti di elaborazione straordinari. Su alcuni siti con strumenti a lettura manuale, sono state effettuate misure topografiche GPS ed inclinometriche straordinarie.
A titolo di esempio di analisi delle risultanze strumentali, si riporta il caso del sito di Ormea (CN), località Ponte dei Sospiri, interessato da un fenomeno franoso definito nel SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte come crollo/ribaltamento. Nella primavera del 2015, Arpa ha installato sull’ammasso roccioso posto alla base delle Rocche delle Vallette un sistema di monitoraggio manuale delle fratture presenti, che ha messo in luce il progressivo ampliamento delle stesse, in particolare a seguito di precipitazioni importanti. Nel corso del 2019 sono stati aggiunti strumenti di misura automatizzati e in continuo i cui dati sono visionabili direttamente anche dall’Amministrazione Comunale. Di questi, il fessurimetro posizionato all’interno della frattura principale ha manifestato un primo incremento di circa 1 cm con le precipitazioni del 19-24 ottobre.
Figura 26
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 27
Da metà novembre, lo strumento ha poi evidenziato un ampliamento progressivo di circa 6 cm che nella giornata di sabato 23 novembre ha portato al crollo dei massi sui quali erano effettuate le misure di spostamento (link alla notizia sul sito). I sopralluoghi condotti i giorni successivi hanno permesso di verificare la situazione del versante evidenziando la condizione altamente precaria di alcuni massi di volumetria anche superiore a quello franato; per tale motivo sono stati eseguiti lavori di disgaggio che hanno favorito la caduta in condizione controllata delle porzioni rocciose rimaste.
CONTENUTI CORRELATI
RISCHI NATURALI
L'argomento Rischi naturali, e in particolare il numero di persone coinvolte in frane e alluvioni e i movimenti sismici, rientra negli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in particolare nell' Obiettivo 13:
Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
La regione, densamente popolata (oltre 4 milioni di abitanti), economicamente attiva e sede di importanti infrastrutture e reti di comunicazione, risulta fragile nella sua esposizione ai rischi naturali. S’intende per rischio naturale il numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà e interruzioni di attività economiche, in conseguenza di processi d’instabilità che naturalmente si sviluppano sul territorio.
Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro del-le masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali (intendendo come tali quelli che interessano almeno due bacini idrografici) con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
Nel settore Alpino, particolari condizioni nivo-meteorologiche possono inoltre causare un’altra tipologia di processi d’instabilità naturale: le valanghe.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici attivi portano la regione ad essere sede di attività sismica, generalmente modesta dal punto di vista energetico, ma notevole come frequenza. I terremoti nell’area si verificano principalmente lungo due direttrici, note come arco sismico piemontese e arco sismico brianzonese, convergenti verso sud nelle Alpi Marittime.
La prima segue l’andamento dell'arco alpino occidentale nella sua parte interna, in corrispondenza del massimo gradiente orizzontale della gravità presente in prossimità del margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
La seconda, caratterizzata da una maggiore dispersione, segue l'allineamento dei massicci cristallini esterni, lungo il Fronte Pennidico. Una diffusa sismicità, seppur con minori frequenze, caratterizza anche i rilievi centrali e sud-orientali della regione, in particolare nell’Appennino settentrionale.
aree in frana
Il SIFraP (Sistema Informativo Fenomeni Franosi in Piemonte) è la componente della Banca dati Geologica di Arpa che raccoglie le informazioni relative ai dissesti di versante (avvenuti in passato o in atto) documentati e/o riconoscibili attraverso il rilevamento diretto o il telerilevamento. Le informazioni sono organizzate secondo diversi livelli di approfondimento. Il primo livello è stato compilato per oltre 36.900 fenomeni franosi rilevati in Piemonte e permette di ottenere un indicatore sullo stato del territorio: la percentuale di territorio in frana (comunemente indicata come indice di franosità). Il significato di tale indice non è da intendersi in termini di incremento o decremento annuale, in quanto la sua variazione nel tempo è quasi impercettibile; inoltre l’aumento della superficie in frana non è generalmente legata unicamente all’attivazione di nuovi fenomeni franosi ma spesso ad un miglioramento della conoscenza del territorio. L’indice di franosità tuttavia rappresenta un importante indicatore a scala comunale, provinciale e regionale della vulnerabilità del territorio collinare/montano. La raccolta di informazioni al 2° livello di approfondimento (attualmente disponibili per 705 fenomeni franosi, di cui 5 realizzati ex-novo nel 2020), invece, permette di ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi di maggior rilevanza che nel corso dell’anno hanno interessato il Piemonte.
Figura 1
Fenomeni franosi analizzati al 2° livello di approfondimento
Fonte: Arpa Piemonte
In rosso le frane per le quali sono disponibili informazioni di secondo livello di approfondimento.
Figura 2
Servizio “SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte"
Il servizio rende disponibile le informazioni estratte dal SIFraP relative a fenomeni franosi di varia ti-pologia presenti sul territorio regionale.
Consulta la sezione Clima Impatti Permafrost per l'approfondimento sul crollo del Monviso.
Consulta la sezione Clima Impatti Permafrost per l'approfondimento sul crollo del Monviso.
ATTIVITÀ SISMICA
Nel corso del 2019 la rete sismica regionale ha rilevato 662 terremoti di magnitudo maggiore o uguale a 1,0 ML, di cui 104 localizzati internamente ai confini piemontesi e 63 entro 25 km.
All’interno del territorio regionale i terremoti usualmente interessano prevalentemente le Alpi Occidentali, con una distribuzione allineata in corrispondenza del massimo gradiente gravimetrico presente lungo il margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
Circa due terzi dei terremoti osservati in Piemonte si sono verificati tra le Alpi Cozie meridionali e le Alpi Marittime e circa un quinto dei sismi è stato localizzato nelle Alpi del Torinese, entro 20 km di profondità.
Circa due terzi dei terremoti osservati in Piemonte si sono verificati tra le Alpi Cozie meridionali e le Alpi Marittime e circa un quinto dei sismi è stato localizzato nelle Alpi del Torinese, entro 20 km di profondità.
Figura 3
Terremoti - anno 2019
Fonte: Arpa Piemonte
Tabella 1
Distribuzione dei terremoti rilevati internamente ai confini regionali - anno 2019
Sismicità in Piemonte (ML≥1) - anno 2019 |
||||
Settori geografici piemontesi |
N. sismi |
Magnitudo (ML) |
Profondità
(km) |
Terremoti con magnitudo ≥ 3 ML
(località, magnitudo, profondità, data e ora) |
Rilievi alpini sud-occidentali |
69 |
1.0-2.5 |
3-23 |
|
Rilievi alpini nord-occidentali |
21 |
1.0-3.2 |
2-20 |
Valle Germanasca, (Massello, TO), 3.2 ML, 6 km, 2019/06/05 17:35:02 UTC |
Rilievi alpini nord-orientali |
5 |
1.3-2.5 |
6-11 |
- |
Settori sud-orientali |
2 |
1.2-1.3 |
10-14 |
- |
Rilievi meridionali |
4 |
1.2-1.3 |
4-17 |
- |
Rilievi collinari centrali |
0 |
- |
- |
- |
Pianura orientale |
0 |
- |
- |
- |
Pianura occidentale |
2 |
1.0-1.7 |
21-59 |
- |
Torinese |
1 |
2.2 |
29 |
- |
Fonte: Arpa Piemonte
ATTIVITÀ VALANGHIVA SIGNIFICATIVA
Nonostante sia stato raggiunto il grado di pericolo 4-Forte in diverse occasioni anche a inizio anno, e in diversi settori, l’attività valanghiva spontanea di maggior rilievo nel primo periodo dell’anno è stata quella del mese di aprile. In generale per quanto riguarda il 2019 l’attività valanghiva spontanea più significativa è stata quella registrata nel mese di novembre.
L’inizio di aprile, in particolare il periodo compreso tra il 4 e il 6, è stato caratterizzato da un’intensa attività valanghiva spontanea a causa delle abbondanti nevicate. Partendo dai settori settentrionali sono state registrate valanghe in Valle Antigorio (figura 4) e Valle Devero anche di dimensioni molto grandi, che in alcuni casi hanno raggiunto il fondovalle.
L’inizio di aprile, in particolare il periodo compreso tra il 4 e il 6, è stato caratterizzato da un’intensa attività valanghiva spontanea a causa delle abbondanti nevicate. Partendo dai settori settentrionali sono state registrate valanghe in Valle Antigorio (figura 4) e Valle Devero anche di dimensioni molto grandi, che in alcuni casi hanno raggiunto il fondovalle.
Figura 4
Comune di Premia, 5 aprile 2019. Una valanga di piccole dimensioni ha raggiunto la cava S.Rocco coinvolgendo un mezzo escavatore
Fonte: Archivio Arpa Piemonte
L’intenso ed eccezionale evento di fine novembre è stato preceduto da settimane perturbate che hanno determinato un innevamento già decisamente sopra la media del periodo su tutti i settori, indipendentemente dalla quota. I valori di neve al suolo, a 2.000 m, hanno raggiunto i 150-180 cm sui settori settentrionali.
Nel complesso gli apporti nevosi sommati da venerdì 22/11 pomeriggio a lunedì 25/11 mattina determinano un ammontare complessivo a 2.000 m circa di 100-130 cm di neve su tutti i settori, con valori maggiori (130-150cm) su A. Graie, A.Pennine e settori al confine con la Liguria.
L’attività valanghiva spontanea - cominciata già dalla mattina di sabato 23 con interruzione della viabilità di fondovalle, soprattutto nei settori delle A.Graie e Pennine - è stata intensa, soprattutto a partire dal pomeriggio di domenica 24 in relazione all’ulteriore innalzamento dello Zero Termico e ai fenomeni di pioggia su neve fino a quote elevate (1.800-2.200 m) che hanno destabilizzato ancora di più il manto nevoso. Sono state registrate numerose valanghe di dimensioni medie o grandi, e in diversi casi anche molto grandi, sia di superficie che di fondo, di neve umida o bagnata, miste a tronchi e pietre.
Pressoché in tutte le valli dell’arco alpino piemontese sono state registrate valanghe di dimensioni significative che in alcune situazioni hanno raggiunto il fondovalle e causato disagi alla viabilità, alla fornitura di servizi o giungendo in prossimità di edifici, causandone danni parziali.
Di seguito riportiamo alcuni esempi a titolo esemplificativo in ordine dalle vallate del nord Piemonte a quelle del sud Piemonte.
Figura 5
Val Formazza 25 novembre 2019
Figura 6
Val Chiusella, Strada Traversella Chiara 24 novembre 2019
Val Formazza 25 novembre 2019
Figura 6
Val Chiusella, Strada Traversella Chiara 24 novembre 2019
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Figura 7
Ceresole Reale (TO) valanghe in prossimità delle abitazioni in riva alla diga, 26 novembre 2019
Figura 8
Valle Stura tra l’abitato di Pianche e Sambuco (CN). Opere di difesa attiva sulla SS21, 26 novembre 2019
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Il bollettino valanghe è consultabile ai seguenti indirizzi: Bollettino Valanghe dove, oltre al bollettino aggiornato, rimangono a disposizione tutti i bollettini della stagione in corso e molti prodotti.
incidenti da valanga
La stagione invernale 2018-19 si colloca al decimo posto per il numero di incidenti registrati nel periodo 1985-2019 al pari della stagione invernale 2003-04: il dato si presenta notevolmente più basso rispetto alle dieci stagioni invernali precedenti, fatta eccezione per l’anno 2015-16.
Figura 9
Distribuzione del numero di incidenti negli ultimi 34 anni
Fonte: Arpa Piemonte
La linea tratteggiata e la linea intera descrivono rispettivamente la media (6.0 incidenti/anno) e la tendenza polinomiale
Nel corso del 2019 sono stati registrati 4 incidenti da valanga: i primi 3 si sono verificati nella parte finale della stagione invernale 2018-2019: 1 a febbraio e 2 a marzo e 1 nel mese di dicembre (della stagione invernale 2019-2020). Gli incidenti sono stati registrati nei settori delle A. Lepontine N, delle Pennine di confine, delle A. Cozie Nord di confine e delle A. Cozie Nord. Il totale delle persone travolte ammonta a 11 di cui 7 sono rimaste illese, 2 sono state ferite e 2 sono decedute.
L’incidente di febbraio è avvenuto quando il grado di pericolo era 2-Moderato mentre i 2 incidenti del mese di marzo sono avvenuti in corrispondenza del grado 3-Marcato, così come quello di metà dicembre.
L’incidente dell’anno 2019 più significativo si è registrato in Val Sesia nel Comune di Alagna Valsesia il 15 dicembre 2019.
Quattro sci alpinisti/snowboarder-freerider accedono al Vallone Otto passando dalle piste del comprensorio di Gressoney - Alagna Valsesia per risalire il vallone che porta al Colle Tube e infine giungere al Passo della Civera (2.938.m) che permette l’accesso al vallone Otto.
Nell’intraprendere la discesa si stacca la valanga di grosse dimensioni che coinvolge tutti e quattro gli escursionisti. Nella zona di accumulo la valanga si biforca dividendo i travolti. 3 finiscono in superficie/semisepolti nella lingua di destra e il 4° è sepolto nella lingua di sinistra.
Iniziano l’autosoccorso, ma non riescono a trovare il segnale ARTVA del compagno sepolto, quindi allertano il soccorso organizzato che quando giunge sul posto individua e disseppellisce la salma del 4° componente del gruppo.
Figura 10
Comune di Alagna Valsesia, 15 dicembre 2019. Valanga e incidente che ha causato una vittima
Fonte: Arpa Piemonte
Evidenziati la zona di accumulo e punti di seppellimento dei 4 sciatori.
Per un report completo vedi il rendiconto nivometrico.
Mailing-list ai professionisti della montagna
Dalla stagione invernale 2018-2019 è continuato l’invio della mailing-list di professionisti della montagna (Guide Alpine, Rifugi, Aziende Turistiche Locali, Società di impianti di risalita, Maestri di sci, Soccorso Alpino, Sezioni CAI) con estensione anche a tutti gli utenti che ne hanno fatto richiesta, per l’invio al venerdì pomeriggio di una breve sintesi delle condizioni del pericolo valanghe per il fine settimana con i link aggiornati al video e al bollettino valanghe.
EVENTI METEOPLUVIOMETRICI E CRITICITÀ IDROLOGICHE 2019
L’analisi, condotta a scala regionale, evidenzia il numero di situazioni in cui si è verificato un evento di moderata o elevata criticità per il rischio idrogeologico ed idraulico in almeno una zona di allerta, ai sensi della classificazione adottata in Piemonte dal disciplinare “Il Sistema di Allertamento e la risposta del sistema regionale di protezione civile” approvato con DGR 59-7320 del 30/07/18.
Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi meteorologici, avvenuti nel corso del 2019, attraverso il Centro Funzionale Regionale, che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni ad essi associati, a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale.
Di seguito si riportano gli eventi significativi.
Eventi temporaleschi del 10-11 giugno 2019
Il 9 giugno i fenomeni più rilevanti riguardano i rilievi occidentali e settentrionali.
La mattina del 10 giugno le precipitazioni sono ancora moderate e sparse, con intensificazione nel pomeriggio in prevalenza in provincia di Verbania e sul Canavese. Nel pomeriggio i fenomeni sono accompagnati da grandine e forti raffiche di vento.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Eventi temporaleschi del 6-7 luglio 2019
Nella serata di sabato 6 luglio alcune celle temporalesche, associate a grandinate di grosse dimensioni e raffiche di vento elevate, si formano tra il biellese e l’alto vercellese e in seguito interessano anche il Monferrato e parte del novarese.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Eventi temporaleschi del 26-27 luglio 2019
Nel corso del pomeriggio del 26 cominciano a formarsi temporali via via più forti, associati a un'intensa attività elettrica, locali grandinate e raffiche di vento dapprima sui settori settentrionali e poi su quelli occidentali. Particolarmente colpito è stato il torinese.
Durante la mattinata del 27 si formano nuovi temporali inizialmente sul settore meridionale e sui settori alpini settentrionali e occidentali, dal pomeriggio in estensione a tutta la con valori anche molto forti, locali grandinate e un'intensa attività elettrica.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Eventi temporaleschi del 11-12 agosto 2019
L’11 agosto forti grandinate si verificano tra Torinese, Monferrato e Astigiano. Il 12 agosto i temporali interessano in particolar modo la regione compresa tra Carmagnola e Asti.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta le relazioni di evento1 e relazione di evento2.
Evento temporalesco del 20 agosto 2019
Nel pomeriggio del 19 si sviluppano temporali sparsi a carattere moderato, in prevalenza sui rilievi del Biellese e del Novarese, mentre nel pomeriggio del 20 si sviluppano veloci rovesci e temporali localmente più intensi, in particolare nel Verbano e nell’Astigiano.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Evento temporalesco del 22 agosto 2019
Durante la mattinata del 22 agosto si sviluppano temporali diffusi ovunque sulla regione, di intensità moderata sul settore settentrionale e orientale ed intensa su Cuneese e basso Torinese.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Evento temporalesco del 5 settembre 2019
Il 5 settembre 2019 si sono registrate precipitazioni diffuse sulla regione, con picchi di intensità elevati sulle brevi durate, nella parte meridionale della regione.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Evento del 19-24 ottobre 2019
Nei giorni dal 19 al 24 ottobre il Piemonte è interessato da intense correnti umide sciroccali associate ad una perturbazione atlantica centrata sulla Spagna, che apportano maltempo con precipitazioni molto intense, dapprima sulla la fascia orientale della regione e, successivamente, su quella occidentale.
Mentre le precipitazioni nella zona del Verbano, Biellese, alto Novarese e alto Vercellese sono a prevalente carattere avvettivo e concentrate nella prima parte dell’evento, le precipitazioni nella parte meridionale sono a carattere convettivo, con la formazione di strutture organizzate. In particolare, nel primo pomeriggio di lunedì 21 ottobre una struttura temporalesca autorigenerante si forma sul Mar Ligure per estendersi rapidamente sull’Alessandrino, dove è rimasta stazionaria per circa 12 ore, determinando una serie di scrosci di pioggia di intensità eccezionale sia come valori cumulati sia come intensità oraria delle stazioni della Val d’Orba, di Ovadese e Tortonese. Nella seconda fase dell’evento, una forte convergenza dei flussi nei bassi strati e la loro interazione con l’orografia, determina precipitazioni molto intense sul settore pedemontano occidentale.
La risposta del reticolo idrografico secondario è stata rapida in relazione alle forti precipitazioni della giornata di lunedì nell’alessandrino, sia per le intensità registrate, sia per l’effetto delle precipitazioni precedenti. Successivamente anche i corsi d’acqua principali di Orba, Bormida e Scrivia che già avevano registrato valori significativi, raggiungono livelli di guardia e superano, localmente, nel caso dell’Orba e della Bormida, la soglia di pericolo. L’Orba a Casalcermelli (AL) ha registrato una portata al colmo caratterizzata da un tempo di ritorno di circa 500 anni, mentre la Bormida ad Alessandria raggiunge un colmo oltre due metri sopra la soglia di pericolo toccando il massimo storico per la stazione. Anche il Tanaro a valle della confluenza con la Bormida supera la soglia di pericolo.
Nel settore settentrionale si hanno incrementi, anche significativi, dei corsi d’acqua principali e del livello del Lago Maggiore.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento1 e relazione di evento2.
Evento del 22-25 novembre
Il 22 novembre una struttura depressionaria di origine atlantica, affacciandosi dal Golfo di Biscaglia verso i Pirenei e successivamente entrando nel Mediterraneo, determina una situazione di maltempo persistente e diffuso sul Piemonte, con precipitazioni che interessano gran parte del territorio, con valori cumulati superiori ai 250 mm in quattro giorni. Poiché le precipitazioni sono in prevalenza a carattere avvettivo, gioca un ruolo importante l’orografia e l’interazione del flusso con quest’ultima nella distribuzione della precipitazione sul territorio regionale, che vede i suoi massimi sull’intera zona prealpina, a partire dal novarese fino al cuneese e sulla zona appenninica.
Nei settori settentrionali e meridionali le cumulate di pioggia maggiori si registrano nella giornata di sabato 23 novembre, particolarmente importanti sono le precipitazioni sul basso alessandrino; i bacini idrografici più colpiti sono Orba e Stura di Lanzo con apporti precipitativi superiori a 230 mm.
Nei settori occidentali le piogge più importanti si verificano nella seconda parte dell’evento e proseguono, sul cuneese e basso torinese, anche nella mattina di lunedì 25 novembre.
I livelli idrometrici dei corsi d’acqua rispondono rapidamente nel settore meridionale, e più gradualmente gli affluenti di sinistra del Po e i corsi d’acqua dei bacini occidentali. Le dinamiche di piena sono molto diverse tra loro per tempistiche e velocità di incrementi; alcuni corsi d’acqua vedono il transito di più colmi di piena.
Anche le nevicate che accompagnano questo evento sono decisamente importanti, persistenti e caratterizzate da una densità piuttosto elevata sin dal primo giorno di precipitazione. Complessivamente, a 2000 m circa si sono avuti apporti di 100-130 cm di neve su tutti i settori. In tutte le valli dell’arco alpino piemontese sono state registrate valanghe di dimensioni significative.
Due fattori hanno un ruolo importante nell’attivazione dei numerosi processi ed effetti. Primo, i suoli prossimi alla saturazione a causa delle importanti precipitazioni che si sono verificate nel mese di ottobre e nella prima parte del mese di novembre. Secondo, la vicinanza con l’evento del 19-24 ottobre, che favorisce l’attivazione di frane profonde in corrispondenza di porzioni di suolo scoperte e di fenomeni franosi allo stato incipiente.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi meteorologici, avvenuti nel corso del 2019, attraverso il Centro Funzionale Regionale, che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni ad essi associati, a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale.
Di seguito si riportano gli eventi significativi.
Eventi temporaleschi del 10-11 giugno 2019
Il 9 giugno i fenomeni più rilevanti riguardano i rilievi occidentali e settentrionali.
La mattina del 10 giugno le precipitazioni sono ancora moderate e sparse, con intensificazione nel pomeriggio in prevalenza in provincia di Verbania e sul Canavese. Nel pomeriggio i fenomeni sono accompagnati da grandine e forti raffiche di vento.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Eventi temporaleschi del 6-7 luglio 2019
Nella serata di sabato 6 luglio alcune celle temporalesche, associate a grandinate di grosse dimensioni e raffiche di vento elevate, si formano tra il biellese e l’alto vercellese e in seguito interessano anche il Monferrato e parte del novarese.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Eventi temporaleschi del 26-27 luglio 2019
Nel corso del pomeriggio del 26 cominciano a formarsi temporali via via più forti, associati a un'intensa attività elettrica, locali grandinate e raffiche di vento dapprima sui settori settentrionali e poi su quelli occidentali. Particolarmente colpito è stato il torinese.
Durante la mattinata del 27 si formano nuovi temporali inizialmente sul settore meridionale e sui settori alpini settentrionali e occidentali, dal pomeriggio in estensione a tutta la con valori anche molto forti, locali grandinate e un'intensa attività elettrica.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Eventi temporaleschi del 11-12 agosto 2019
L’11 agosto forti grandinate si verificano tra Torinese, Monferrato e Astigiano. Il 12 agosto i temporali interessano in particolar modo la regione compresa tra Carmagnola e Asti.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta le relazioni di evento1 e relazione di evento2.
Evento temporalesco del 20 agosto 2019
Nel pomeriggio del 19 si sviluppano temporali sparsi a carattere moderato, in prevalenza sui rilievi del Biellese e del Novarese, mentre nel pomeriggio del 20 si sviluppano veloci rovesci e temporali localmente più intensi, in particolare nel Verbano e nell’Astigiano.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Evento temporalesco del 22 agosto 2019
Durante la mattinata del 22 agosto si sviluppano temporali diffusi ovunque sulla regione, di intensità moderata sul settore settentrionale e orientale ed intensa su Cuneese e basso Torinese.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Evento temporalesco del 5 settembre 2019
Il 5 settembre 2019 si sono registrate precipitazioni diffuse sulla regione, con picchi di intensità elevati sulle brevi durate, nella parte meridionale della regione.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
Evento del 19-24 ottobre 2019
Nei giorni dal 19 al 24 ottobre il Piemonte è interessato da intense correnti umide sciroccali associate ad una perturbazione atlantica centrata sulla Spagna, che apportano maltempo con precipitazioni molto intense, dapprima sulla la fascia orientale della regione e, successivamente, su quella occidentale.
Mentre le precipitazioni nella zona del Verbano, Biellese, alto Novarese e alto Vercellese sono a prevalente carattere avvettivo e concentrate nella prima parte dell’evento, le precipitazioni nella parte meridionale sono a carattere convettivo, con la formazione di strutture organizzate. In particolare, nel primo pomeriggio di lunedì 21 ottobre una struttura temporalesca autorigenerante si forma sul Mar Ligure per estendersi rapidamente sull’Alessandrino, dove è rimasta stazionaria per circa 12 ore, determinando una serie di scrosci di pioggia di intensità eccezionale sia come valori cumulati sia come intensità oraria delle stazioni della Val d’Orba, di Ovadese e Tortonese. Nella seconda fase dell’evento, una forte convergenza dei flussi nei bassi strati e la loro interazione con l’orografia, determina precipitazioni molto intense sul settore pedemontano occidentale.
La risposta del reticolo idrografico secondario è stata rapida in relazione alle forti precipitazioni della giornata di lunedì nell’alessandrino, sia per le intensità registrate, sia per l’effetto delle precipitazioni precedenti. Successivamente anche i corsi d’acqua principali di Orba, Bormida e Scrivia che già avevano registrato valori significativi, raggiungono livelli di guardia e superano, localmente, nel caso dell’Orba e della Bormida, la soglia di pericolo. L’Orba a Casalcermelli (AL) ha registrato una portata al colmo caratterizzata da un tempo di ritorno di circa 500 anni, mentre la Bormida ad Alessandria raggiunge un colmo oltre due metri sopra la soglia di pericolo toccando il massimo storico per la stazione. Anche il Tanaro a valle della confluenza con la Bormida supera la soglia di pericolo.
Nel settore settentrionale si hanno incrementi, anche significativi, dei corsi d’acqua principali e del livello del Lago Maggiore.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento1 e relazione di evento2.
Evento del 22-25 novembre
Il 22 novembre una struttura depressionaria di origine atlantica, affacciandosi dal Golfo di Biscaglia verso i Pirenei e successivamente entrando nel Mediterraneo, determina una situazione di maltempo persistente e diffuso sul Piemonte, con precipitazioni che interessano gran parte del territorio, con valori cumulati superiori ai 250 mm in quattro giorni. Poiché le precipitazioni sono in prevalenza a carattere avvettivo, gioca un ruolo importante l’orografia e l’interazione del flusso con quest’ultima nella distribuzione della precipitazione sul territorio regionale, che vede i suoi massimi sull’intera zona prealpina, a partire dal novarese fino al cuneese e sulla zona appenninica.
Nei settori settentrionali e meridionali le cumulate di pioggia maggiori si registrano nella giornata di sabato 23 novembre, particolarmente importanti sono le precipitazioni sul basso alessandrino; i bacini idrografici più colpiti sono Orba e Stura di Lanzo con apporti precipitativi superiori a 230 mm.
Nei settori occidentali le piogge più importanti si verificano nella seconda parte dell’evento e proseguono, sul cuneese e basso torinese, anche nella mattina di lunedì 25 novembre.
I livelli idrometrici dei corsi d’acqua rispondono rapidamente nel settore meridionale, e più gradualmente gli affluenti di sinistra del Po e i corsi d’acqua dei bacini occidentali. Le dinamiche di piena sono molto diverse tra loro per tempistiche e velocità di incrementi; alcuni corsi d’acqua vedono il transito di più colmi di piena.
Anche le nevicate che accompagnano questo evento sono decisamente importanti, persistenti e caratterizzate da una densità piuttosto elevata sin dal primo giorno di precipitazione. Complessivamente, a 2000 m circa si sono avuti apporti di 100-130 cm di neve su tutti i settori. In tutte le valli dell’arco alpino piemontese sono state registrate valanghe di dimensioni significative.
Due fattori hanno un ruolo importante nell’attivazione dei numerosi processi ed effetti. Primo, i suoli prossimi alla saturazione a causa delle importanti precipitazioni che si sono verificate nel mese di ottobre e nella prima parte del mese di novembre. Secondo, la vicinanza con l’evento del 19-24 ottobre, che favorisce l’attivazione di frane profonde in corrispondenza di porzioni di suolo scoperte e di fenomeni franosi allo stato incipiente.
Per maggiori dettagli e approfondimenti consulta la relazione di evento.
ANALISI DEI CODICI DI ALLERTA ANNO 2019
La tabella 2 mostra i numeri di allerte, diverse da VERDE, emesse nell'anno 2019 per i diversi fenomeni considerati nel Bollettino e per le 11 zone di allerta in cui è diviso il Piemonte.
Sono conteggiati tutti i codici di allerta emessi, anche nella stessa area, per ogni giorno o frazione di giorno, di previsione.
Sono conteggiati tutti i codici di allerta emessi, anche nella stessa area, per ogni giorno o frazione di giorno, di previsione.
Tabella 2
Analisi dei codici di allerta meteoidrologica - anno 2019
Figura 11
Mappe di allerta meteoidrologica - anno 2019
Nella valutazione del livello di allerta per NEVE, legato ai disagi alla mobilità dovuti alla presenza di forti nevicate o presenza di neve al suolo, viene considerata solo la viabilità al di sotto dei 1.300 m.
La stima del rischio valanghe viene effettuata sulla base delle previsioni nivo-meteorologiche e della possibile evoluzione delle condizioni del manto nevoso in grado di determinare uno scenario di evento. Nelle zone G-H-I-L e M non è prevista l'emissione del codice colore per il rischio valanghe. Nelle restanti aree i codici colore emessi si riferiscono alle possibili situazioni di rischio valanghivo nelle aree antropizzate. Per la valutazione del pericolo valanghe al di fuori di questi contesti (tipicamente per escursioni in ambiti montani) è necessario riferirsi al Bollettino neve e valanghe (BNV).
Nelle mappe sono riportati i numeri delle allerte emesse, diverse da VERDE, divise per codice colore e per zona, per l'anno 2019. In questa rappresentazione non si evidenziano le diverse tipologie di fenomeno valutate per l'emissione del codice colore, ma solo il totale dei codici emessi con lo stesso colore.
RILIEVI DEI PROCESSI E DEGLI EFFETTI AL SUOLO. EVENTI AUTUNNO 2019
La fenomenologia dell'autunno 2019 ha in generale riguardato i bacini di Tanaro e Bormida con allagamento diffuso delle aree golenali lungo le aste principali, con effetti di versante e sul reticolato minore prevalentemente concentrati nell'area dell'Appennino Piemontese/ Alto Monferrato (provincia di Alessandria e confinanti).
Essa può essere distinta in due fasi successive: dal punto di vista cronologico (con apice 21 ottobre 2019 nel primo caso e 23-24 novembre 2019 nel secondo), da quello meteorologico (effetto di precipitazioni estreme di breve durata nel primo caso e di precipitazioni cumulate nel secondo) e infine da quello topografico (area del Gaviese nel primo caso e area dell'Acquese nel secondo caso, con effetti sovrapposti nell'area Ovadese interposta).
Entrambe le fasi sono accumunate da un eccezionale sviluppo concomitante di fenomeni dissestivi idraulici e di versante reciprocamente interagenti, concentrati in un contesto temporale, areale e geologico relativamente circoscritto, che tuttavia hanno assunto caratteristiche talora estreme per la quantità e l'intensità degli effetti al suolo.
L'attenzione particolare che si è manifestata a seguito di questi due eventi collegati, nasce non solo dalla evidente e prioritaria esigenza di una mappatura dei danni e degli interventi necessari alla loro minimizzazione nei più rapidi tempi possibili, ma anche dall'opportunità di analizzare una quantità eccezionale di dissesti georiferiti e concomitanti in un contesto relativamente urbanizzato e poco variante dal punto di vista geomorfologico.
L'opportunità di studio e di analisi statistica delle soglie di attivazione, di correlazione con le basi dati esistenti e di verifica sul campo con gli strumenti di pianificazione vigenti a livello locale e di bacino è apparsa subito evidente, sia da parte di Arpa e Regione Piemonte, sia da parte di alcune realtà accademiche.
Il rilevamento degli effetti al suolo significativi, ai fini delle elaborazioni suddette, al febbraio 2020 era stimabile nei due terzi del totale e comprendeva circa 900 punti georiferiti, nella maggior parte dei casi già accompagnati dai relativi attributi e forme areali.
Nella figura 12, a scopo puramente indicativo, sono riportate le ubicazioni puntuali appartenenti ai diversi strati informativi in corso di composizione, futuro completamento ed elaborazione nel corso del 2020.
Essa può essere distinta in due fasi successive: dal punto di vista cronologico (con apice 21 ottobre 2019 nel primo caso e 23-24 novembre 2019 nel secondo), da quello meteorologico (effetto di precipitazioni estreme di breve durata nel primo caso e di precipitazioni cumulate nel secondo) e infine da quello topografico (area del Gaviese nel primo caso e area dell'Acquese nel secondo caso, con effetti sovrapposti nell'area Ovadese interposta).
Entrambe le fasi sono accumunate da un eccezionale sviluppo concomitante di fenomeni dissestivi idraulici e di versante reciprocamente interagenti, concentrati in un contesto temporale, areale e geologico relativamente circoscritto, che tuttavia hanno assunto caratteristiche talora estreme per la quantità e l'intensità degli effetti al suolo.
L'attenzione particolare che si è manifestata a seguito di questi due eventi collegati, nasce non solo dalla evidente e prioritaria esigenza di una mappatura dei danni e degli interventi necessari alla loro minimizzazione nei più rapidi tempi possibili, ma anche dall'opportunità di analizzare una quantità eccezionale di dissesti georiferiti e concomitanti in un contesto relativamente urbanizzato e poco variante dal punto di vista geomorfologico.
L'opportunità di studio e di analisi statistica delle soglie di attivazione, di correlazione con le basi dati esistenti e di verifica sul campo con gli strumenti di pianificazione vigenti a livello locale e di bacino è apparsa subito evidente, sia da parte di Arpa e Regione Piemonte, sia da parte di alcune realtà accademiche.
Il rilevamento degli effetti al suolo significativi, ai fini delle elaborazioni suddette, al febbraio 2020 era stimabile nei due terzi del totale e comprendeva circa 900 punti georiferiti, nella maggior parte dei casi già accompagnati dai relativi attributi e forme areali.
Nella figura 12, a scopo puramente indicativo, sono riportate le ubicazioni puntuali appartenenti ai diversi strati informativi in corso di composizione, futuro completamento ed elaborazione nel corso del 2020.
Figura 12
Ubicazioni puntuali appartenenti ai diversi strati informativi
Fonte: Arpa Piemonte
Il 26 dicembre 2019 un settore della parete nordest del Monviso è stato interessato da un crollo in massa di grandi dimensioni. Il distacco si è verificato alla sommità del Torrione del Sucai, indicativamente alla quota di 3200 m s.l.m., posto circa 200 metri a sudest del Canalone Coolidge, e si è sviluppato fino a quota 2800 m s.l.m. circa. L'ampiezza della fascia rocciosa coinvolta è di circa 50-60 metri. Il materiale crollato, dopo aver percorso il canale sottostante il torrione, si è distribuito sul cono detritico preesistente tra le quote 2650 e 2520 m s.l.m.. Tenendo conto della quota e dell'esposizione del settore di parete crollato, si può ipotizzare che, oltre alla fratturazione della roccia, abbia rivestito un ruolo determinante nell'innesco del processo la degradazione del permafrost.
Maggiori dettagli sul crollo alla pagina del permafrost
IL TAGLIO DI MEANDRO DEL FIUME BORMIDA
Durante l’evento di novembre 2019, prima di Sezzadio si è prodotto un processo parossistico che ha visto l’avulsione dell’alveo con l’apertura di un nuovo canale largo più di 80 metri e profondo circa 6-7 metri (figura 13).
I deflussi nelle prime ore del mattino del 24 novembre hanno causato un processo erosivo concentrato a spese della sponda destra costituita da materiale sabbioso. L’acqua si è fatta strada per 500 metri nella pianura scavando un nuovo canale che ha intercettato il lago di cava di Santa Giustina riempiendolo.
I deflussi nelle prime ore del mattino del 24 novembre hanno causato un processo erosivo concentrato a spese della sponda destra costituita da materiale sabbioso. L’acqua si è fatta strada per 500 metri nella pianura scavando un nuovo canale che ha intercettato il lago di cava di Santa Giustina riempiendolo.
Figura 13
Sezzadio (AL). Taglio di meandro del fiume Bormida
Foto: Vigili del Fuoco
A sinistra la freccia indica l’imbocco del nuovo canale creatosi, a destra il riempimento dell’area di cava da parte delle acque.
L’acqua ha iniziato poi a tracimare a valle erodendo dapprima il piccolo lembo di terra che divideva il lago dall’incisione del paleo alveo dell’800, e in seguito l’argine a monte del ponte della SP 186 ricongiungendosi con il canale naturale.
Figura 14
Sezzadio (AL). Taglio di meandro del fiume Bormida. Prima ricostruzione speditiva di quanto avvenuto nell’area tra Gamalero e Sezzadio
Fonte: Arpa Piemonte
L’avulsione del nuovo ramo (A) ha causato il riempimento di tutta la zona di cava e del lago di Santa Giustina che si è comportata come una grossa cassa di espansione, e la riattivazione del paleoalveo (B). Lo svuotamento del bacino, avvenuto per sormonto dell’argine (C), ha innescato un fenomeno di erosione che ha portato all’asportazione di un tratto di argine e alla creazione di un canale di erosione. Sulla destra la riattivazione dell’antico alveo ha portato all’erosione di parte della strada provinciale e all’allagamento di buona parte della pianura alluvionale.
Parte dei deflussi hanno riattivato il paleoalveo dirigendosi verso Sezzadio con portata elevata trascinando tronchi e piante di notevoli dimensioni. Il materiale fluitato, trovando nel rilevato stradale della SP 186 impedimento al deflusso, ha creato una barriera che ha innalzato i tiranti idrici e provocato l'erosione di parte della sede stradale e in due punti l'asportazione totale del rilevato (figura 15).
In questo tratto un’autovettura è stata trascinata dalla corrente nei campi sottostanti e completamente sommersa, una donna all’interno ha perso la vita.
PROCESSI DI INSTABILITÀ SUI VERSANTI
Evento del 19-24 ottobre 2019
Nel settore meridionale dell’area coinvolta dall’evento alluvionale, corrispondente ai comuni di Voltaggio, Carrosio, Fraconalto e zona del Parco delle Capanne di Marcarolo, i principali processi verificatisi sono stati di tipo fluvio-torrentizio, con piene e colate detritiche lungo il reticolato minore e limitati fenomeni gravitativi di versante. Si sono rilevati quindi processi, principalmente erosioni di sponda, a seguito del passaggio della piena sui corsi d’acqua principali (alto corso dei torrenti Lemme, Gorzente, Roverna, Piota) e limitati fenomeni gravitativi sui versanti più acclivi. I principali danni hanno coinvolto la viabilità secondaria.
Più a nord, nei comuni di Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Carrosio e Gavi si sono verificati fenomeni franosi di tipologia differente e con una densità decisamente maggiore: numerose frane per saturazione e fluidificazione dei terreni sciolti superficiali, scivolamenti e colamenti rapidi di terra e detrito. I principali danni si sono prodotti nei riguardi della viabilità, di alcuni edifici anche di tipo abitativo e di terreni privati e coltivi. L’area è stata pesantemente coinvolta da una crisi generalizzata dei rii minori, che sono esondati in più punti con fenomeni di alluvionamento e talvolta danni alle infrastrutture.
Ad esempio, l’abitato di Gavi, come già si era verificato durante l’evento alluvionale del 13 ottobre 2014, è stato interessato da numerosi colamenti superficiali che si sono prodotti nuovamente sul versante meridionale del Monte Moro, su cui sorge la struttura del Forte.
Nel settore meridionale dell’area coinvolta dall’evento alluvionale, corrispondente ai comuni di Voltaggio, Carrosio, Fraconalto e zona del Parco delle Capanne di Marcarolo, i principali processi verificatisi sono stati di tipo fluvio-torrentizio, con piene e colate detritiche lungo il reticolato minore e limitati fenomeni gravitativi di versante. Si sono rilevati quindi processi, principalmente erosioni di sponda, a seguito del passaggio della piena sui corsi d’acqua principali (alto corso dei torrenti Lemme, Gorzente, Roverna, Piota) e limitati fenomeni gravitativi sui versanti più acclivi. I principali danni hanno coinvolto la viabilità secondaria.
Più a nord, nei comuni di Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Carrosio e Gavi si sono verificati fenomeni franosi di tipologia differente e con una densità decisamente maggiore: numerose frane per saturazione e fluidificazione dei terreni sciolti superficiali, scivolamenti e colamenti rapidi di terra e detrito. I principali danni si sono prodotti nei riguardi della viabilità, di alcuni edifici anche di tipo abitativo e di terreni privati e coltivi. L’area è stata pesantemente coinvolta da una crisi generalizzata dei rii minori, che sono esondati in più punti con fenomeni di alluvionamento e talvolta danni alle infrastrutture.
Ad esempio, l’abitato di Gavi, come già si era verificato durante l’evento alluvionale del 13 ottobre 2014, è stato interessato da numerosi colamenti superficiali che si sono prodotti nuovamente sul versante meridionale del Monte Moro, su cui sorge la struttura del Forte.
Figura 15
Gavi (AL). Frane superficiali sul versante meridionale del Monte Moro (a sinistra). Frana superficiale sul versante a monte dell’Oratorio dei Turchini (a sinistra); danni al tetto dell’Oratorio dei Turchini (a destra)
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Il settore nord-occidentale dell’area coinvolta dall’evento alluvionale, corrispondente ai comuni di Rocca Grimalda, Ovada, Silvano d’Orba, Castelletto d’Orba, Montaldeo, Lerma, Mornese, Parodi Ligure e Casaleggio-Boiro ha presentato una elevata densità di fenomeni franosi e fluvio-torrentizi. I principali processi rilevati in tale area sono stati di tipo gravitativo, per lo più colamenti rapidi di terra e detrito e scivolamenti passanti a colata.
Ad esempio, il centro storico di Parodi Ligure, tra la sera di lunedì 21 e le prime ore del giorno successivo, è stato pesantemente coinvolto dalla generale instabilità della copertura superficiale delle bancate arenacee che sovrastano il borgo.
Figura 16
Parodi Ligure (AL). via Mazzini invasa dal materiale franato (a sinistra); danni all’abitazione di via Mazzini (a destra)
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Nelle porzioni più a sud delle suddette aree, si sono poi rilevati alcuni scivolamenti planari, anche significativi in termini di superfici coinvolte, a carico delle alternanze di strati di marne e arenarie (Formazione di Cremolino). I principali danni hanno coinvolto la viabilità principale/secondaria, terreni privati sia incolti che coltivati e in qualche caso abitazioni private.
Figura 17
Parodi Ligure (AL). Esempio di scivolamento planare
Fonte: archivi Arpa Piemonte
Per approfondimenti consulta il rapporto completo dell’evento parte1 e parte2
Evento 22-25 novembre 2019
L'evento meteorologico sviluppatosi tra il 22 e 25 novembre 2019 ha colpito principalmente la zona dell’acquese. L'area era stata marginalmente colpita anche durante l’evento di ottobre 2019, ma non si erano attivati fenomeni franosi.
La tipologia di frane attivatesi è varia: durante la fase di rilevamento di processi post evento si sono censiti fenomeni sia superficiali (interessamento della copertura sino a 1-2 m di profondità) sia profondi (frane sviluppatesi nel bedrock roccioso).
I fenomeni più descrittivi dell’evento sono:
• frana sviluppatasi nel territorio di Prasco AL Loc C. Rocca;
• frana sviluppatasi nel territorio di Cavatore AL Loc. San Bernardo;
• frana sviluppatasi nel territorio di Cavatore AL Loc. C. Rampaione.
Comune di Prasco Loc. C. Rocca
La frana attivatasi a Prasco, codice SIFRAP 006-71345-00 (scheda completa con cartografia), è un fenomeno di scivolamento planare di vaste dimensioni sviluppatosi sul versante destro della valle del T. Caramagna.
Lo spostamento planare del corpo di frana è stato di circa 40 m in direzione NW (figura 1, la freccia rosso evidenzia la direzione e lo spostamento di parte del filare di conifere poste a fianco della strada di accesso alla cascina), ed è arrivato a lambire il canale attivo del Rio la Tina, affluente sinistro del torrente Caramagna; la superficie di scivolamento è posta a circa 10 m di profondità dal piano campagna ove affiorano dei banchi di arenaria in parte disarticolati dal movimento subito.
L'evento meteorologico sviluppatosi tra il 22 e 25 novembre 2019 ha colpito principalmente la zona dell’acquese. L'area era stata marginalmente colpita anche durante l’evento di ottobre 2019, ma non si erano attivati fenomeni franosi.
La tipologia di frane attivatesi è varia: durante la fase di rilevamento di processi post evento si sono censiti fenomeni sia superficiali (interessamento della copertura sino a 1-2 m di profondità) sia profondi (frane sviluppatesi nel bedrock roccioso).
I fenomeni più descrittivi dell’evento sono:
• frana sviluppatasi nel territorio di Prasco AL Loc C. Rocca;
• frana sviluppatasi nel territorio di Cavatore AL Loc. San Bernardo;
• frana sviluppatasi nel territorio di Cavatore AL Loc. C. Rampaione.
Comune di Prasco Loc. C. Rocca
La frana attivatasi a Prasco, codice SIFRAP 006-71345-00 (scheda completa con cartografia), è un fenomeno di scivolamento planare di vaste dimensioni sviluppatosi sul versante destro della valle del T. Caramagna.
Lo spostamento planare del corpo di frana è stato di circa 40 m in direzione NW (figura 1, la freccia rosso evidenzia la direzione e lo spostamento di parte del filare di conifere poste a fianco della strada di accesso alla cascina), ed è arrivato a lambire il canale attivo del Rio la Tina, affluente sinistro del torrente Caramagna; la superficie di scivolamento è posta a circa 10 m di profondità dal piano campagna ove affiorano dei banchi di arenaria in parte disarticolati dal movimento subito.
Figura 18
Prasco (AL). Panoramica del fenomeno dalla zona di nicchia
Fonte: archivio Arpa Piemonte
La freccia rossa indica la direzione e lo spostamento traslativo del blocco principale
Il materiale terrigeno più superficiale, posto sia in testata che nei fianchi e non traslato dal movimento massivo, ha poi subito uno scivolamento di tipo rotazionale andando a colmare parte del vuoto della zona di scorrimento.
Comune di Cavatore Loc. S. Bernardo
La frana attivatasi nel comune di Cavatore, codice SIFRAP 006-71346-00 (scheda completa con cartografia), è un fenomeno di tipo complesso sviluppatosi inizialmente come scivolamento rotazione nella parte alta del versante interessato (Figura 19).
Figura 19
Cavatore Loc. S. Bernardo (AL). Zona di nicchia
Fonte: archivio Arpa Piemonte
La presenza di una preesistente depressione del terreno, alla cui base si è sviluppata una scarpata secondaria, non ha permesso alle acque di fluire verso valle formando delle piccole pozze effimere.
Dalla scarpata secondaria, parte del corpo di frana mobilitato ha seguito poi una traslazione rigida planare, mentre una parte si è poi evoluto come scivolamento multiplo/colamento.
Il fenomeno nella sua porzione destra ha interessato infrastrutture viarie presenti e i sottoservizi annessi (figura 20).
Figura 20
Cavatore Loc. S. Bernardo (AL). Danni alle strade di accesso alle proprietà private
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Dalla scarpata secondaria a carico del corpo mobilitato si sono sviluppati nella porzione più a Ovest, scivolamenti rotazionali, mentre nella parte più a Est, per la presenza di strati del bedrock più superficiali il corpo di frana è evoluto a scivolamento planare.
Comune di Cavatore Loc. C. Rampaione
La frana attivatasi nel comune di Cavatore, codice SIFRAP 006-71347-00 (scheda completa con cartografia), è un fenomeno di tipo scivolamento planare sviluppatosi nella testa della valle del rio Angogna, un affluente sinistro del rio Ravanasco (figura 21).
Figura 21
Cavatore Loc. C. Rampaione (AL). Zona di nicchia con scarpata principale, e superficie di scivolamento del blocco a destra
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Il fenomeno ha interessato strati rocciosi, la profondità della superficie di scivolamento è stata a circa 3-4 m dal piano campagna, e sulla stessa si sono sviluppate evidenti venute d’acqua che poi si sono infiltrate sotto i blocchi traslati.
Il blocco principale si è poi disarticolato nella parte verso valle in blocchi di dimensioni minori che sono traslati verso valle lungo la stessa superficie di scivolamento.
Consulta il rapporto completo.
EMISSIONE DEI BOLLETTINI PREVISIONALI SULL’INNESCO DELLE FRANE
Il Piemonte dispone di un sistema di allerta regionale per la previsione dei processi di versante, sviluppato al Centro Funzionale di Arpa Piemonte, basato su due modelli concepiti ad hoc per fenomeni gravitativi di diversa tipologia il cui innesco è generalmente determinato da precipitazioni di diversa durata e intensità, nonché da una diversa influenza esercitata dalle precipitazioni antecedenti.
I due modelli, che operano la previsione di innesco delle frane superficiali e degli scivolamenti traslativi e rotazionali di grandi dimensioni delle Langhe, sono denominati rispettivamente SMART (Shallow landslides Movements Announced through Rainfall Thresholds), dismesso a marzo 2020 e sostituito da un nuovo modello più performante, e TRAPS (Translational/Rotational slides Prediction System). Tale approccio diversificato permette di operare una valutazione più efficace rispetto alla più classica “soglia multivalente”, normalmente utilizzata dai sistemi di allerta regionali.
Durante gli eventi pluviometrici di ottobre e novembre 2019, tali modelli sono stati utilizzati per stimare la criticità sui versanti indotta dalle precipitazioni, sia in osservato che in previsione. Le valutazioni derivate dall’uscita dei modelli sono sintetizzate in bollettini informativi dedicati distribuiti tramite i canali ufficiali di Arpa Piemonte.
Per quanto riguarda invece l’attivazione delle frane per scivolamento traslativo e rotazionale nelle Langhe sono stati emessi i bollettini solo per l’evento del 22-25 novembre, poiché il modello TRAPS è operativo solamente nel periodo compreso tra novembre e maggio, quando statisticamente si sono verificate le attivazioni storiche più numerose e significative di tali fenomeni.
La validazione degli output dei modelli per il preannuncio delle frane si opera confrontandoli con la situazione realmente verificatasi sul territorio in seguito agli eventi pluviometrici osservati. In particolare, i risultati del modello SMART, così come riassunti dai bollettini emessi quotidianamente, sono da confrontare con il numero di frane rilevate in fase di post-evento nelle varie aree di allerta contemplate dal modello. Per quanto riguarda invece il modello TRAPS, oltre che alle osservazioni post-evento delle attivazioni parossistiche delle frane per scivolamento traslativo/rotazionale, è anche possibile confrontare i risultati con le misure effettuate dalla rete regionale di monitoraggio delle frane in Piemonte. In tal modo, è possibile correlare i segnali del modello anche con i piccoli movimenti che non danno evidenze sulla superficie topografica.
Da un confronto tra quanto indicato dai bollettini previsionali sull’innesco delle frane e gli effetti rilevati al suolo, si riscontra una buona corrispondenza, anche per quanto concerne la densità di fenomeni attesi e verificatisi, tra le zone per le quali sono stati emesse allerte e le zone in cui si sono effettivamente verificati i fenomeni franosi. In particolare, nella zona del Piemonte sud, nella quale è stato principalmente realizzato il rilevamento di terreno degli effetti al suolo significativi (rilievi ancora in corso). La corrispondenza con i meno numerosi inneschi verificatisi a nord-ovest, è stata verificata dal confronto con quanto riportato in quotidiani locali.
Le figure 22-25 riportano i bollettini più significativi emessi durante gli eventi di ottobre e novembre, per un confronto con l’immagine riportante le segnalazioni degli inneschi.
I due modelli, che operano la previsione di innesco delle frane superficiali e degli scivolamenti traslativi e rotazionali di grandi dimensioni delle Langhe, sono denominati rispettivamente SMART (Shallow landslides Movements Announced through Rainfall Thresholds), dismesso a marzo 2020 e sostituito da un nuovo modello più performante, e TRAPS (Translational/Rotational slides Prediction System). Tale approccio diversificato permette di operare una valutazione più efficace rispetto alla più classica “soglia multivalente”, normalmente utilizzata dai sistemi di allerta regionali.
Durante gli eventi pluviometrici di ottobre e novembre 2019, tali modelli sono stati utilizzati per stimare la criticità sui versanti indotta dalle precipitazioni, sia in osservato che in previsione. Le valutazioni derivate dall’uscita dei modelli sono sintetizzate in bollettini informativi dedicati distribuiti tramite i canali ufficiali di Arpa Piemonte.
Per quanto riguarda invece l’attivazione delle frane per scivolamento traslativo e rotazionale nelle Langhe sono stati emessi i bollettini solo per l’evento del 22-25 novembre, poiché il modello TRAPS è operativo solamente nel periodo compreso tra novembre e maggio, quando statisticamente si sono verificate le attivazioni storiche più numerose e significative di tali fenomeni.
La validazione degli output dei modelli per il preannuncio delle frane si opera confrontandoli con la situazione realmente verificatasi sul territorio in seguito agli eventi pluviometrici osservati. In particolare, i risultati del modello SMART, così come riassunti dai bollettini emessi quotidianamente, sono da confrontare con il numero di frane rilevate in fase di post-evento nelle varie aree di allerta contemplate dal modello. Per quanto riguarda invece il modello TRAPS, oltre che alle osservazioni post-evento delle attivazioni parossistiche delle frane per scivolamento traslativo/rotazionale, è anche possibile confrontare i risultati con le misure effettuate dalla rete regionale di monitoraggio delle frane in Piemonte. In tal modo, è possibile correlare i segnali del modello anche con i piccoli movimenti che non danno evidenze sulla superficie topografica.
Da un confronto tra quanto indicato dai bollettini previsionali sull’innesco delle frane e gli effetti rilevati al suolo, si riscontra una buona corrispondenza, anche per quanto concerne la densità di fenomeni attesi e verificatisi, tra le zone per le quali sono stati emesse allerte e le zone in cui si sono effettivamente verificati i fenomeni franosi. In particolare, nella zona del Piemonte sud, nella quale è stato principalmente realizzato il rilevamento di terreno degli effetti al suolo significativi (rilievi ancora in corso). La corrispondenza con i meno numerosi inneschi verificatisi a nord-ovest, è stata verificata dal confronto con quanto riportato in quotidiani locali.
Le figure 22-25 riportano i bollettini più significativi emessi durante gli eventi di ottobre e novembre, per un confronto con l’immagine riportante le segnalazioni degli inneschi.
Figure 22 - 23 - 24 Bollettino SMART
Figura 26 Segnalazioni fenomeni eventi alluvionali fine 2019
Bollettino SMART del 21 ottobre
Bollettino TRAPS del 25 novembre
Bollettino TRAPS del 25 novembre
Bollettino SMART del 24 novembre
Segnalazioni fenomeni eventi alluvionali fine 2019: Quadro non esaustivo, elaborato sulla base di segnalazioni da parte degli enti e rassegna stampa
Segnalazioni fenomeni eventi alluvionali fine 2019: Quadro non esaustivo, elaborato sulla base di segnalazioni da parte degli enti e rassegna stampa
Fonte: Arpa Piemonte
MONITORAGGIO DEI MOVIMENTI FRANOSI – ATTIVITÀ POST EVENTO
Nei giorni immediatamente successivi agli eventi, Arpa Piemonte, sulla base di quanto stabilito dal Disciplinare per la gestione del monitoraggio frane sul territorio regionale (DGR 18-3690 del 16/04/12), ha messo in atto le procedure di verifica sui siti di monitoraggio che ricadono nelle aree colpite dalle intense e prolungate precipitazioni. Sui siti con strumentazione automatizzata è stata aumentata la frequenza dei controlli e sono stati trasmessi rapporti di elaborazione straordinari. Su alcuni siti con strumenti a lettura manuale, sono state effettuate misure topografiche GPS ed inclinometriche straordinarie.
A titolo di esempio di analisi delle risultanze strumentali, si riporta il caso del sito di Ormea (CN), località Ponte dei Sospiri, interessato da un fenomeno franoso definito nel SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte come crollo/ribaltamento. Nella primavera del 2015, Arpa ha installato sull’ammasso roccioso posto alla base delle Rocche delle Vallette un sistema di monitoraggio manuale delle fratture presenti, che ha messo in luce il progressivo ampliamento delle stesse, in particolare a seguito di precipitazioni importanti. Nel corso del 2019 sono stati aggiunti strumenti di misura automatizzati e in continuo i cui dati sono visionabili direttamente anche dall’Amministrazione Comunale. Di questi, il fessurimetro posizionato all’interno della frattura principale ha manifestato un primo incremento di circa 1 cm con le precipitazioni del 19-24 ottobre.
Figura 26
Grafico del fessurimetro F4ORMC4
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 27
Ormea (CN), località Ponte dei Sospiri
Da metà novembre, lo strumento ha poi evidenziato un ampliamento progressivo di circa 6 cm che nella giornata di sabato 23 novembre ha portato al crollo dei massi sui quali erano effettuate le misure di spostamento (link alla notizia sul sito). I sopralluoghi condotti i giorni successivi hanno permesso di verificare la situazione del versante evidenziando la condizione altamente precaria di alcuni massi di volumetria anche superiore a quello franato; per tale motivo sono stati eseguiti lavori di disgaggio che hanno favorito la caduta in condizione controllata delle porzioni rocciose rimaste.
CONTENUTI CORRELATI
Consulta i dati disponibili sul SIFRAP dal Geoportale, oppure accedendo direttamente alle schede di II livello.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alle aree in frana.
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Per maggiori dettagli relativi Valanghe alla stagione 2018-2019 2019-2020 consulta gli aggiornamenti sul sito di Arpa Piemonte nella sezione pubblicazioni.
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- sito AINEVA dove sono presenti i bollettini di tutte le regioni e provincie autonome afferenti all’AINEVA, Associazione Interregionale per lo studio della NEve e delle VAlanghe, di cui fa parte anche la Regione Piemonte, rappresentata da Arpa Piemonte in seguito al trasferimento delle funzioni normato dalla L.R. 28/2002.
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- Telegram - nel mese di dicembre, con l’avvio della stagione 2017/18, è possibile consultare il bollettino valanghe anche attraverso il servizio valanghePIE di Telegram che inoltre trasmette in automatico le immagini del Piemonte con il pericolo valanghe quando è maggiore di “3-marcato”.
- Video bollettino: nell’anno 2019 sono stati prodotti 24 video, 19 emessi da gennaio a maggio 2019 riguardanti la stagione invernale 2018-2019 e 5 nei mesi di novembre e dicembre 2019 con una grafica e una impostazione rinnovata e accattivante.
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