Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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RADIAZIONI IONIZZANTI


L’argomento Radiazioni ionizzanti rientra negli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in particolare nell’Obiettivo 3:

Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

Target
3.4. Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e il trattamento.

Nella Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile il riferimento è: Area: Persone. Scelta: III. Promuovere la salute e il benessere. Obiettivo Strategico Nazionale: III.1 Diminuire l’esposizione della popolazione ai fattori di rischio ambientale e antropico


Sono dette radiazioni ionizzanti quelle radiazioni che hanno energia tale da ionizzare la materia che attraversano (ionizzare = strappare elettroni agli atomi facendoli diventare ioni). Possono essere di natura elettromagnetica (raggi X e raggi gamma) o corpuscolare (principalmente particelle alfa e particelle beta).
Le radiazioni ionizzanti sono prodotte dalla radioattività, fenomeno per cui il nucleo di un atomo energeticamente instabile si trasforma spontaneamente emettendo energia sotto forma appunto di radiazioni ionizzanti, oppure attraverso apparecchi radiogeni (tubi a raggi X, acceleratori di particelle).

MONITORAGGIO RADIOATTIVITÀ AMBIENTALE

Il controllo della radioattività, sia di origine naturale che artificiale, avviene attraverso le reti di monitoraggio della radioattività ambientale. Sul territorio piemontese insiste sia la rete nazionale, coordinata ora da ISIN (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione) sia quella regionale, concordata con la Regione Piemonte e focalizzata su alcune realtà specifiche del territorio. Nell’ambito delle reti vengono analizzate matrici ambientali e matrici alimentari. Il radionuclide artificiale che viene ancora misurato in ambiente e talora anche in alcuni alimenti è il Cs-137, che deriva essenzialmente dall’incidente di Chernobyl del 1986. In alcune matrici viene ancora misurato lo Sr-90, seppur in tracce molto deboli. Il fine ultimo delle reti è il calcolo di dose alla popolazione (link alla sezione Impatti - Radiazioni ionizzanti), dovuto principalmente all’ingestione di alimenti contenenti radionuclidi e all'irraggiamento proveniente dal suolo e dai raggi cosmici.
Nel corso del 2019 sia il numero di campioni analizzati sia la dose alla popolazione si sono mantenuti in linea con gli anni precedenti.

Figura 1
Campioni alimentari analizzati nell’ambito delle reti di monitoraggio - anno 2019 (totale campioni 369)

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 2
Campioni ambientali analizzati nell’ambito delle reti di monitoraggio - anno 2019 (totale campioni 346)

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 3
Campioni analizzati nell’ambito delle reti di monitoraggio della radioattività ambientale - anni 2014-2019

Fonte: Arpa Piemonte


Dagli anni immediatamente successivi all’incidente di Chernobyl del 1986 ad oggi la radioattività artificiale è molto diminuita. Nelle figure 4 e 5 è riportato il Cs-137, che è l’elemento radioattivo di origine artificiale più significativo. La diminuzione è in parte dovuta al decadimento fisico (il Cs-137 si dimezza in 30 anni, quindi al giorno d’oggi circa la metà di quello depositatosi nel 1986 è ormai decaduto) e in parte alla penetrazione nel terreno del radionuclide stesso, un fenomeno che rende il Cs-137 progressivamente sempre meno disponibile al trasferimento nella biosfera (piante e animali) e che ne riduce altresì anche l'irraggiamento dal suolo. Ciò che si osserva ora, dopo una relativamente rapida diminuzione negli anni immediatamente successivi al 1986, è un’oscillazione intorno a valori più o meno costanti: la complessiva diminuzione del Cs-137, governata principalmente dal lento decadimento fisico (il radionuclide ha un’emivita di 30 anni) non è più chiaramente percepibile su una scala temporale di pochi anni nei vari comparti ambientali dove, evidentemente, operano anche differenti meccanismi di redistribuzione.

Figura 4
Concentrazione del Cs-137 nel latte di cascina - anni 1989-2019

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 5
Concentrazione del Cs-137 nella deposizione al suolo (fallout) - anni 1988-2019

Fonte: Arpa Piemonte

Arpa Piemonte, Dipartimento Tematico Rischi Fisici e Tecnologici, è il riferimento in Piemonte delle reti di monitoraggio della radioattività ambientale. In base all’esito delle misure effettuate ogni anno viene stimata la dose efficace alla popolazione piemontese. La dose dovuta alla radioattività artificiale risulta sempre molto inferiore a quella dovuta alla radioattività naturale.
Consulta la sezione Territorio - Impatti - Radiazioni ionizzanti - dose efficace alla popolazione.

NORMATIVA
Europea: Trattato Euratom (1957), art. 35
Italiana: DLgs 230/95, art. 104
Regionale: LR 5/10; DGR 23-6389 del 19/01/18

SORGENTI ARTIFICIALI DI RADIAZIONI IONIZZANTI

L’utilizzo di radiazioni ionizzanti è molto diffuso sia in campo sanitario sia in campo industriale e di ricerca e il numero di detentori di sorgenti di radiazioni ionizzanti è in continuo aumento. Nel 2019 Arpa ha continuato l’alimentazione del database delle sorgenti su tutto il territorio regionale, con particolare attenzione ai detentori di nulla osta.
Le radiazioni ionizzanti possono essere prodotte da sorgenti radioattive o da apparecchi radiogeni. Nel primo caso la produzione di radiazioni ionizzanti è continua e quindi la sorgente deve essere custodita correttamente e smaltita tramite ditte autorizzate quando non è più utilizzabile. Nel caso degli apparecchi radiogeni invece, la produzione di radiazioni ionizzanti cessa nel momento in cui cessa l’alimentazione elettrica: da un punto di vista radioprotezionistico quindi le macchine radiogene sono in generale meno pericolose e non pongono problemi radiologici dopo la loro dismissione. In base al DLgs 230/95 i detentori che intraprendono una pratica con sorgenti di radiazioni ionizzanti devono darne comunicazione preventiva di almeno 30 giorni all’ASL, ad Arpa, ai Vigili del Fuoco e all’Ispettorato del Lavoro. Se l’attività delle sorgenti detenute è superiore a determinati livelli indicati negli allegati del DLgs 230/95 o se la tensione di lavoro delle macchine radiogene è superiore a 200 kV devono anche avere un’autorizzazione, detta “nulla osta”, che viene rilasciata dal Prefetto per gli utilizzi industriali o dall’ASL territorialmente competente per gli utilizzi sanitari (nulla osta di categoria B). Se l’attività delle sorgenti detenuta è ancora più alta o le caratteristiche della macchina radiogena sono tali da generare un significativo irraggiamento neutronico, il nulla osta viene rilasciato dal Ministero competente (nulla osta di categoria A).
Il database delle sorgenti di radiazioni ionizzanti viene continuamente aggiornato su tutto il territorio regionale non solo in virtù delle comunicazioni preventive, ma anche grazie ai pareri tecnici che gli enti preposti al rilascio dei nulla osta chiedono ad Arpa.

Figura 6
Pratiche gestite nel database di Arpa Piemonte anni 2014-2019

Fonte: Arpa Piemonte

La diminuzione del numero di modifiche a pratiche esistenti è da attribuirsi alla minore richiesta di pareri per la concessione del nulla osta di cat. B.

Figura 7
Detentori di sorgenti radioattive suddivisi per provincia - anno 2019 (totale 253 detentori)

Fonte: Arpa Piemonte

Figura 8
Detentori di sorgenti di radiazioni ionizzanti (comprese le macchine radiogene) in possesso di nulla osta di cat. B suddivisi per provincia - anno 2019

Fonte: Arpa Piemonte

Consulta la sezione Territorio - Risposte - radiazioni ionizzanti - pareri tecnici

NORMATIVA
Italiana: DLgs 230/95 e s.m.i. art. 22, 27, 28, 29; DLgs 230/95 art. 157
Regionale: LR 5/10; DGR 23-6389 del 19/01/18

MONITORAGGIO ALLARMI TERMOVALORIZZATORE

La ditta TRM SpA è dotata di procedure per il controllo radiometrico sui carichi di rifiuti che entrano ed escono dallo stabilimento. Tali procedure, redatte anche in collaborazione con Arpa Piemonte, prevedono il passaggio attraverso dei portali di rilevazione radiometrica di tutti i mezzi che conferiscono all’impianto di incenerimento rifiuti.
Nelle citate procedure è specificato che ogni allarme, segnalato dai portali, deve essere comunicato agli organi di controllo, tra i quali anche Arpa.

Nella figura 9 successiva si riporta l’andamento delle registrazioni degli allarmi ricevuti in funzione dell’anno e del mese in cui si sono verificati, dal 15 Aprile 2018 fino al 31 Marzo 2020.

Figura 9
Registrazioni allarmi del TRM - dal 15 aprile 2018 al 31 marzo 2020

  

Dall’analisi del numero degli allarmi complessivi per anno, si rileva che in media la ditta rileva un allarme radiometrico ogni 2 giorni.
Praticamente la quasi totalità degli allarmi registrati sono stati causati da materiale radioattivo di tipo medicale smaltito insieme ai rifiuti urbani e nella stragrande maggioranza dei casi si è trattato di Iodio 131. Tale radionuclide è infatti usato nella medicina nucleare per il trattamento dell’ipertiroidismo e di alcuni tipi di tumore alla tiroide.
Solitamente i pazienti trattati con tale radionuclide vengono dimessi dopo un periodo di degenza in strutture protette. Lo Iodio 131 contenuto nel corpo del paziente diminuisce nel tempo, sia a causa del suo decadimento radioattivo (tempo di dimezzamento di circa 8 giorni), sia per eliminazione attraverso il sudore e l’urina, ma non è completamente azzerato quando il paziente ritorna al proprio domicilio. Lo Iodio 131 può quindi essere trovato in effetti personali o igienici (fazzoletti, salviette, pannolini), di pazienti sottoposti a iodioterapia, che vengono poi smaltiti attraverso il normale percorso dei rifiuti i urbani (RU).
Oltre al numero di allarmi occorsi nei vari anni è anche stata registrata la targa del mezzo su cui era presente il materiale che ha fatto rilevare l’anomalia radiometrica.
I dati sono riportati nel grafico di figura 10.

Figura 10
Allarmi collegati alla targa dei veicoli dal 15 aprile 2018 al 31 marzo 2020


Come si può evidenziare alcuni veicoli fanno registrare un numero di eventi di allarme superiore ad altri. Occorrerebbe indagare i percorsi di raccolta effettuati da tali mezzi per verificare se lungo il loro percorso raccolgano anche rifiuti di strutture sanitarie o simili. Con una mirata opera di sensibilizzazione sul corretto smaltimento di tali tipologie di rifiuti, si potrebbe ridurre il numero di allarmi.
A seguito di allarmi di una certa rilevanza radiometrica il personale di Arpa Piemonte si è sempre recato presso lo stabilimento della ditta TRM SpA con il duplice scopo di individuare o confermare, nel caso in cui la ditta lo avesse già fatto, il radionuclide responsabile dell’allarme; e di valutare l’entità di una eventuale esposizione della popolazione e del personale della ditta addetto alle operazioni di carico e scarico dei rifiuti solidi urbani.
In aggiunta alle registrazioni degli allarmi, Arpa esegue con cadenza quindicinale un’analisi dei filtri dell’aria prelevati da una stazione di monitoraggio Arpa preposta a monitorare la qualità dell’aria nell’intorno dell’impianto TRM SpA.
In tutte le analisi effettuate fino al 31 Marzo 2020 non è emersa nessuna misura che abbia fatto registrare la presenza di Iodio o altro materiale volatile radioattivo eventualmente fuoriuscito dall’impianto di incenerimento rifiuti.

Tabella 1
Attività effettuate nell’ambito del monitoraggio dell’inceneritore TRM del Gerbido - anno 2019

Attività

Numero

Sopralluoghi in seguito a allarme ai rivelatori a portale in ingresso allo stabilimento

7

Analisi di spettrometria gamma sui pacchetti di filtri della qualità dell’aria

32

Analisi di spettrometria gamma su campioni di rifiuti

1

Siti Nucleari 

La passata stagione nucleare italiana, terminata con il referendum del 1987, ha lasciato in eredità l’oneroso compito di gestire il decommissioning di tutti gli impianti del ciclo del combustibile nucleare distribuiti sul territorio nazionale. In generale si tratta di impianti datati, concepiti con tecnologie superate e soprattutto con un’età media ben superiore alla durata per la quale erano stati progettati. Di conseguenza non stupisce il manifestarsi di problematiche e anomalie impiantistiche che possono, in alcuni casi, avere importanti ripercussioni sull’ambiente.

I siti nucleari piemontesi sono tre: Bosco Marengo (AL), Saluggia (VC) e Trino (VC). In particolare il sito di Saluggia, sicuramente il sito più complesso del Piemonte, nel tempo ha ospitato un impianto pilota di ritrattamento del combustibile irraggiato, un impianto pilota di fabbricazione del combustibile nucleare, un reattore di ricerca con annesse celle calde per le prove sul materiale irraggiato, stabilimenti per la produzione di radiofarmaci, un deposito di combustibile nucleare irraggiato, depositi di rifiuti radioattivi solidi e liquidi.

Tabella 2
Impianti nucleari

Sito

Impianto

Stato

Bosco Marengo (AL)

Impianto di fabbricazione combustibile nucleare. SO.G.I.N. Area disattivazione

In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati

Saluggia (VC)

EUREX: impianto pilota di riprocessamento di combustibile nucleare irraggiato. SO.G.I.N. Area disattivazione

In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati e rifiuti liquidi non condizionati

Deposito Avogadro: deposito di combustibile nucleare irraggiato

In attività, presenza combustibile in piscina, rifiuti non condizionati

LivaNova Site Management (ex Sorin Site Management): deposito rifiuti radioattivi *

In attività, rifiuti non condizionati

Trino (VC)

Centrale elettronucleare di potenza E. Fermi. SO.G.I.N. Area disattivazione

In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati

* L'impianto non è un impianto nucleare ex Capo VII del DLgs 230/95 e ss.mm.ii. ma è comunque oggetto delle attività di monitoraggio e controllo di Arpa Piemonte.


Quantità rifiuti radioattivi e combustibile nucleare irraggiato detenuti


Il Piemonte ad oggi detiene più del 70% dei rifiuti radioattivi italiani - in termini di attività - e la quasi totalità del combustibile nucleare irraggiato. In particolare, il maggior quantitativo di rifiuti radioattivi è costituito dai rifiuti liquidi ad alta attività stoccati presso l’impianto EUREX di Saluggia, per i quali è previsto il trattamento di solidificazione nell’impianto CEMEX, attualmente in fase di costruzione. Tutto il combustibile nucleare irraggiato ancora presente in Piemonte è stoccato presso il Deposito Avogadro di Saluggia, dal momento che nel corso del 2015 sono stati effettuati due trasporti verso l’impianto di La Hague (F) con i quali è stata svuotata la piscina della centrale E. Fermi di Trino.

Figura 11
Quantità di rifiuti radioattivi in termini di attività - anno 2018

Fonte: Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi (ISIN, aggiornamento al 31 dicembre 2018)

Figura 12
Quantità di combustibile nucleare irraggiato in termini di attività - anno 2018

Fonte: Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi (ISIN, aggiornamento al 31 dicembre 2018)

Siti Nucleari - Monitoraggio radiologico ambientale

Le reti di monitoraggio della radioattività ambientale costituiscono lo strumento operativo attraverso il quale è possibile valutare l’impatto radiologico dei rilasci in normale esercizio degli impianti, segnalare eventuali anomalie - legate a modificazioni dell’assetto del territorio o ad un diverso sfruttamento dello stesso o ad eventi non configurabili come situazioni incidentali - che comportino comunque un’alterazione dello stato radioecologico di una componente ambientale.
Una rete di monitoraggio è costituita essenzialmente da un insieme di punti di campionamento correlati a specifiche matrici ambientali e alimentari a cui vengono associate frequenze minime di campionamento.

Affinché una rete di monitoraggio possa dimostrarsi uno strumento efficace deve possedere alcune caratteristiche fondamentali:
  • la significatività dei punti di campionamento rispetto alle modalità di diffusione dei contaminanti;
  • la rappresentatività delle matrici prelevate;
  • la capacità di segnalare tempestivamente qualsiasi anomalia;
  • l’adeguatezza delle tecniche analitiche.

Nella figura 13 è riportato il numero di campioni analizzati nell’ambito delle attività di monitoraggio radiologico ambientale dei tre siti nucleari piemontesi: da oltre 10 anni sono analizzati più di 1.000 campioni/anno per più di 5.000 parametri/anno in circa 100 punti di campionamento diversi.
Nell’anno 2019 si sono superati i 2.000 campioni per un totale di circa 15.000 parametri/anno.

Figura 13
Campioni analizzati - anni 2002-2019

Fonte: Arpa Piemonte

CONTENUTI CORRELATI

Consulta gli approfondimenti sul sito di Arpa relativi alla rete di monitoraggio.
Consulta gli approfondimenti sulle attività di Arpa Piemonte per la vigilanza del territorio.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi al monitoraggio della radioattività nelle matrici alimentari e nelle matrici ambientali.
Per approfondimenti sui siti nucleari consulta le Relazioni tecniche di dettaglio e Tutti i risultati delle misure sul geoportale