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Strutture ricettive
Figura 1
Movimenti turistici (Arrivi e Presenze)
Figura 2
Figura 3
Figura 4
Pressioni turistiche
Figura 5
Un recente studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Sidney, pubblicato su Nature Climate Change, analizza i costi sull'ambiente del turismo. Il team ha preso in considerazione un periodo di cinque anni, dal 2009 al 2013, analizzando i dati di 160 Paesi in tutto il mondo e valutando tutto ciò che ruota intorno al turismo: dai voli ai souvenir, dagli alberghi al cibo, fino ai trasporti locali. I risultati indicano che i turisti e i servizi da loro utilizzati producono l’8% di tutti i gas serra emessi ogni anno. Emissioni che crescono al ritmo del 3% all’anno: più velocemente persino di quelle generate dal commercio internazionale. Detta in numeri, solo nel 2013 l’anidride carbonica e gli altri gas serra prodotti dal turismo globale ammontavano a 4,5 miliardi di tonnellate. E nel 2025, secondo le stime, i miliardi di tonnellate potrebbero arrivare a 6,5.
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TURISMO
Il settore turistico è tra i più colpiti dalla pandemia da Covid 19. Per quanto riguarda l’Italia i dati di maggio indicano che il 57% delle persone non avrà interesse a viaggiare, il 32% farà vacanze brevissime e week end allungati, il 21% subordina la vacanza alla fine della emergenza e del rischio contagio, il 15% non ha le disponibilità per pensare alla vacanza (Confcommercio e Confturismo).
Ma ciò che sta avvenendo ora non ha precedenti se si pensa che nel 2003 il diffondersi del virus della SARS aveva ridotto gli arrivi internazionali dello 0,4% (pari a 3 milioni di arrivi in meno) e nel 2009 la crisi economica internazionale aveva segnato il punto peggiore con una riduzione del 4% (37 milioni).
Ma ciò che sta avvenendo ora non ha precedenti se si pensa che nel 2003 il diffondersi del virus della SARS aveva ridotto gli arrivi internazionali dello 0,4% (pari a 3 milioni di arrivi in meno) e nel 2009 la crisi economica internazionale aveva segnato il punto peggiore con una riduzione del 4% (37 milioni).
A fine marzo le previsioni dell’Organizzazione mondiale del turismo rimanevano ancora su una stima prudenziale che oscillava fra 1% e 4% di perdita di arrivi. Gli ultimi scenari elaborati stimano un calo fra il 58% al 78% degli arrivi di turisti internazionali per l'anno, a seconda della velocità del contenimento e della durata delle restrizioni di viaggio e della chiusura dei confini, anche se le prospettive rimangono altamente incerte.
Si è interrotta una crescita che durava da almeno 10 anni.
Per quanto riguarda il 2019 i dati consolidano la crescita del settore turistico in Piemonte: positivi gli arrivi che registrano un dato di circa 5 milioni e 300 mila e le presenze che hanno superato i 14 milioni e 500 mila, pur in leggera flessione rispetto allo scorso anno.
I risultati registrati per il 2019 confermano ancora una volta quanto il sistema turistico piemontese sia ormai un asset economico strategico in grado di generare Pil e di trainare anche altri settori, dall’artigianato all’enogastronomia. Si tratta di un ambito che in questi anni è profondamente mutato e che, a fianco di forme tradizionali, vede una crescita sempre più importante del turismo esperienziale ed extra-alberghiero.
Il turismo in Piemonte quindi rappresenta un fattore economico in espansione che pone alla base del proprio processo produttivo risorse primarie limitate e spesso meritevoli di forme particolare di tutela. Questi due aspetti, cioè un trend naturale in crescita e l’esigenza di salvaguardare le risorse di base rendono indispensabile orientare i comportamenti della domanda e lo sviluppo dell’offerta in senso favorevole alla conservazione e alla valorizzazione delle risorse che alimentano l’attrattività e la fruizione turistica, portando in primo piano il tema della sostenibilità.
Si è interrotta una crescita che durava da almeno 10 anni.
Per quanto riguarda il 2019 i dati consolidano la crescita del settore turistico in Piemonte: positivi gli arrivi che registrano un dato di circa 5 milioni e 300 mila e le presenze che hanno superato i 14 milioni e 500 mila, pur in leggera flessione rispetto allo scorso anno.
I risultati registrati per il 2019 confermano ancora una volta quanto il sistema turistico piemontese sia ormai un asset economico strategico in grado di generare Pil e di trainare anche altri settori, dall’artigianato all’enogastronomia. Si tratta di un ambito che in questi anni è profondamente mutato e che, a fianco di forme tradizionali, vede una crescita sempre più importante del turismo esperienziale ed extra-alberghiero.
Il turismo in Piemonte quindi rappresenta un fattore economico in espansione che pone alla base del proprio processo produttivo risorse primarie limitate e spesso meritevoli di forme particolare di tutela. Questi due aspetti, cioè un trend naturale in crescita e l’esigenza di salvaguardare le risorse di base rendono indispensabile orientare i comportamenti della domanda e lo sviluppo dell’offerta in senso favorevole alla conservazione e alla valorizzazione delle risorse che alimentano l’attrattività e la fruizione turistica, portando in primo piano il tema della sostenibilità.
Strutture ricettive
Alla crescente presenza turistica ha fatto seguito un aumento significativo di strutture che negli anni si sono differenziate notevolmente. Le strutture più tradizionali come gli alberghi sono stati abbondantemente superate da esercizi meno strutturati come gli agriturismi, gli affittacamere e principalmente i Bed & Breakfast. Le strutture complessive sono 9.814 (un numero decisamente superiore a quello registrato lo scorso anno, 6.737) con 90.491 camere e con un numero di letti complessivo di 215.044 unità. Al primo posto la provincia di Torino con 2.839 strutture recettive complessive, segue la provincia di Cuneo con 2.425.
Figura 1
Strutture turistiche - anno 2019
Movimenti turistici (Arrivi e Presenze)
Il Piemonte conferma il suo trend di crescita, consolidando i risultati dello scorso anno con 14 milioni e mezzo di presenze. Un trend di crescita ormai più che decennale che hanno visto, dal 2009, un costante aumento con oltre il 37% di arrivi e 25% di presenze. Per quanto riguarda la provenienza dei visitatori, il 56% riguarda il mercato italiano e il 44% il mercato estero.
Nel dettaglio del 2019, in relazione agli arrivi, una lieve diminuzione dei turisti italiani è stata bilanciata da un aumento degli arrivi della compinente straniera. Invece le presenze sia italiane che straniere sono leggermente diminuite rispetto al 2018 che aveva evidenziato un incremento consistente rispetto agli anni precedenti.
Facendo riferimento ai territori, secondo le statistiche ufficiali la città metropolitana di Torino ha quasi raggiunto i 7 milioni di pernottamenti, con il 70% di presenze italiane e il 30% di stranieri. La Città di Torino registra circa 3 milioni e mezzo di presenze e circa 1 milione e 400 mila arrivi, con il 68% di presenza italiana.
Nel dettaglio del 2019, in relazione agli arrivi, una lieve diminuzione dei turisti italiani è stata bilanciata da un aumento degli arrivi della compinente straniera. Invece le presenze sia italiane che straniere sono leggermente diminuite rispetto al 2018 che aveva evidenziato un incremento consistente rispetto agli anni precedenti.
Figura 2
Presenze turistiche - anno 2019
Figura 3
Arrivi turistici - anni 1994-2019
Fonte: Regione Piemonte, Assessorato Turismo
Figura 4
Presenze turistiche - anni 1994-2019
Fonte: Regione Piemonte, Assessorato Turismo
Pressioni turistiche
L’intensità turistica identifica il carico del turismo sul territorio. Infatti, il rapporto “presenze per popolazione residente” individua il sovraccarico sul territorio e sulle sue strutture. I flussi turistici sono, in sostanza, un ampliamento provvisorio della popolazione, e possono comportare problemi legati al degrado della qualità della vita, incidere sulla viabilità, sicurezza, approvvigionamento idrico, depurazione, smaltimento rifiuti, ecc.
Essenzialmente a livello provinciale è la provincia di Verbania a detenere la maggior intensità turistica: 18,79 presenze/residenti in confronto ad una media piemontese di 3,34, entrambe in diminuzione rispetto allo scorso anno.
La durata media del soggiorno è diminuita negli anni: nel 1994 la durata media era di 3,5 giorni, nel 2019 è di 2,7. Solo la provincia di Verbania presenta tuttora il dato di 3,5 giorni come permanenza media. Il valore più basso risulta a carico della provincia di Alessandria con 2 giorni di durata media di permanenza turistica.
Essenzialmente a livello provinciale è la provincia di Verbania a detenere la maggior intensità turistica: 18,79 presenze/residenti in confronto ad una media piemontese di 3,34, entrambe in diminuzione rispetto allo scorso anno.
La durata media del soggiorno è diminuita negli anni: nel 1994 la durata media era di 3,5 giorni, nel 2019 è di 2,7. Solo la provincia di Verbania presenta tuttora il dato di 3,5 giorni come permanenza media. Il valore più basso risulta a carico della provincia di Alessandria con 2 giorni di durata media di permanenza turistica.
Figura 5
Pressioni turistiche - anno 2019
Un recente studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Sidney, pubblicato su Nature Climate Change, analizza i costi sull'ambiente del turismo. Il team ha preso in considerazione un periodo di cinque anni, dal 2009 al 2013, analizzando i dati di 160 Paesi in tutto il mondo e valutando tutto ciò che ruota intorno al turismo: dai voli ai souvenir, dagli alberghi al cibo, fino ai trasporti locali. I risultati indicano che i turisti e i servizi da loro utilizzati producono l’8% di tutti i gas serra emessi ogni anno. Emissioni che crescono al ritmo del 3% all’anno: più velocemente persino di quelle generate dal commercio internazionale. Detta in numeri, solo nel 2013 l’anidride carbonica e gli altri gas serra prodotti dal turismo globale ammontavano a 4,5 miliardi di tonnellate. E nel 2025, secondo le stime, i miliardi di tonnellate potrebbero arrivare a 6,5.
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