SOSTENIBILITÀ

Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, corredata da una lista di 17 obiettivi (Sustainable Development Goals - SDGs nell’acronimo inglese) e 169 sotto-obiettivi che riguardano tutte le dimensioni della vita umana e del Pianeta e che dovranno essere raggiunti da tutti i paesi del mondo entro il 2030.

Con l’adozione dell’Agenda 2030, non solo è stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, ma si è superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale, a favore di una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.

Tutti i paesi, tutti i settori (governi, imprese, società civile) e tutte le persone sono chiamate a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero di sostenibilità: per questo l’Agenda 2030 richiede di disegnare processi decisionali e attuativi aperti e partecipati.

I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) riguardano tutte le dimensioni della vita umana e del pianeta:

Obiettivo 1: Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo;
Obiettivo 2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;
Obiettivo 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età;
Obiettivo 4: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti;
Obiettivo 5: Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze;
Obiettivo 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie;
Obiettivo 7: Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
Obiettivo 8: Incentivare una crescita economica, duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;
Obiettivo 9: Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile;
Obiettivo 10: Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni;
Obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;
Obiettivo 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;
Obiettivo 13: Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le sue conseguenze;
Obiettivo 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;
Obiettivo 15: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica;
Obiettivo 16: Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli;
Obiettivo 17: Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.


L’Unione europea (UE) ha partecipato in maniera molto attiva e propositiva all’intero processo negoziale che ha portato all’adozione dell’Agenda 2030 e degli SDGs.
Dal 2010 si è dotata di un quadro strategico decennale per la crescita e l’occupazione, la StrategiaEuropa 2020”, basata su tre priorità tra loro interconnesse:
crescita intelligente, mediante lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza, la ricerca e l’innovazione;
crescita sostenibile, ossia più efficiente nell’uso delle risorse, più “verde” e più competitiva;
crescita inclusiva, che promuova politiche per l’occupazione e la riduzione della povertà.
Ma la posizione dell'UE in relazione ai temi dell'Agenda 2030 è stata illustrata per la prima volta in modo chiaro nella comunicazione presentata dalla Commissione Europea nel 2016 "Le prossime tappe per un futuro sostenibile" (COM(2016) 739) nella quale si delineano le priorità strategiche rispetto agli obiettivi dell'Agenda ONU. La Commissione effettua anche un monitoraggio periodico del conseguimento degli obiettivi elaborando un quadro di indicatori di riferimento.
La Commissione ha presentato recentemente (30 gennaio 2019) un Documento di riflessione sull'Agenda 2030 in cui conferma l'impegno dell'Unione Europea, in linea con il principio di sussidiarietà, per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, anche in relazione all'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, e prepara il terreno per una strategia globale dell'UE per gli anni 2019/2024. Il documento si inserisce nel dibattito sul futuro dell'Europa avviato con il Libro Bianco della Commissione pubblicato nel 2017.

Nell’ottica di questa sensibilità si pone l’Enciclica sulla cura della casa comune di Papa Francesco “Laudato si’”. Promulgata nel 2015, è divenuta presto un riconosciuto e autorevole punto di riferimento nella riflessione sul futuro della nostra terra. Il documento sollecita tutti e ciascuno - singoli, famiglie, collettività locali, nazioni e comunità internazionale - a una «conversione ecologica», ossia ad un cambio di rotta, assumendo la bellezza e la responsabilità di un impegno per la «cura della casa comune». Allo stesso tempo Papa Francesco riconosce che «Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta» legittimando uno sguardo di speranza che punteggia l’intera Enciclica.

Sul piano della legislazione italiana, il principio dello sviluppo sostenibile è presente fin dal 2006 quando venne inserito tra i principi generali del decreto legislativo n. 152 (cosiddetto “Testo unico ambientale”) all’articolo 3-quater:
1. “Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire all’uomo che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future.”
Un forte segnale di assumere impegni sul fronte delle politiche per lo sviluppo sostenibile è dato dalla legge 28 dicembre 2015, n. 221 (Collegato ambientale) che, all’articolo 3, prevede l’aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata nell’agosto del 2002 con la deliberazione del CIPE n. 57, ma mai dotata degli strumenti attuativi.
La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile è stata approvata con delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica n.108/2017; è strutturata in cinque aree, corrispondenti alle cosiddette “5P” dello sviluppo sostenibile proposte dall’Agenda 2030: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership. Una sesta area è dedicata ai cosiddetti vettori per la sostenibilità, da considerarsi come elementi essenziali per il raggiungimento degli obiettivi strategici nazionali.
Ciascuna area contiene Scelte Strategiche e Obiettivi Strategici per l’Italia, correlati agli SDGs dell’Agenda 2030.
Le scelte strategiche individuano le priorità cui l’Italia è chiamata a rispondere. Riflettono la natura trasversale dell’Agenda 2030, integrando le tre dimensioni dello sostenibilità: ambiente, società ed economia. Ciascuna scelta è associata a una selezione preliminare di strumenti di attuazione di livello nazionale. Il documento fornisce inoltre una prima serie di indicatori per il monitoraggio.
Tale documento rappresenta il riferimento per la costruzione delle Strategie regionali.

La citata legge 221/2015 prevede inoltre la costituzione del “Comitato nazionale per il Capitale Naturale”, il quale (art. 67) “trasmette, entro il 28 febbraio di ogni anno, al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell’Economia e delle Finanze un rapporto sullo stato del capitale naturale del Paese, corredato di informazioni e dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie, seguendo le metodologie definite dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dall’Unione europea, nonché di valutazioni ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e sui servizi ecosistemici”.
Il primo Rapporto è stato consegnato nel febbraio 2017 dal Ministro dell’Ambiente al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia, ed è stato impostato per affrontare il legame tra lo stato dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive economiche.
Un ulteriore elemento è dato dall’approvazione in data 28 luglio 2016 della riforma della legge di bilancio, nella quale si prevede che gli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes), selezionati da un Comitato ad hoc, siano allegati al Documento di economia e finanza (Def). Le nuove norme prevedono anche che entro il 15 febbraio di ogni anno il Parlamento riceva dal Ministro dell’economia una relazione sull’andamento degli indicatori. Si istituisce anche un Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile, presieduto dal Ministro dell’Economia e di cui faranno parte il presidente dell'Istat, il Governatore di Bankitalia e da due esperti provenienti dall'università o da enti di ricerca.
L’adesione all’Agenda 2030, e più in generale alla sostenibilità, sta diventando una sentita e diffusa esigenza che richiede un cambiamento significativo, ma non impossibile, nel disegno delle politiche economiche, sociali e ambientali, basato su due fondamentali pilastri: l’integrazione tra le diverse dimensioni dello sviluppo, con il superamento definitivo dell’idea che esista una gerarchia, anche temporale, tra economia, società e ambiente, e la considerazione paritetica degli effetti di breve e di lungo periodo delle politiche.
Tale scelta non coinvolge solo gli organismi e istituzioni pubbliche, ma costituisce una vera e propria nuova cultura, frontiera del “nuovo umanesimo”, diffusa nella vita dei singoli e delle collettività in quanto le scelte del cittadino hanno un’influenza diretta nei confronti dell’impatto ambientale e sociale e indiretta nelle scelte a monte delle imprese e, quindi, sul mercato globale.

Interazione tra gli Obiettivi e i target

Nel 2016, è stato proposto un quadro per la mappatura e la categorizzazione delle interazioni degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), utilizzando una scala di sette punti per descrivere la natura delle interazioni. (Nilsson et al., 2016; Griggs et al., 2017). La metodologia è stata ulteriormente sviluppata dallo Stockholm Environment Institute (SEI) per valutare le interazioni degli SDG in diversi contesti. I risultati mostrano, ad esempio, quali obiettivi sono più o meno influenti per progredire sugli SDG, dove sono necessari compromessi e sinergie e dove le parti interessate hanno interessi condivisi o contrastanti.
Ciò è utile per guidare le priorità e la collaborazione intersettoriale per l'implementazione dell'Agenda al 2030.

Quando si applica l'analisi su scala europea (SEE e SEI, 2019), il quadro SDG rivela molte sinergie. Tuttavia, la relazione tra gli SDG 12-15, cruciali per la protezione dell'ambiente e l'azione per il clima, e altri SDG (come gli Obiettivi 1 e 7-11) comporta potenzialmente dei compromessi. Il motivo principale è che un aumento delle entrate (Obiettivo 1), un migliore accesso all'energia (Obiettivo7), una maggiore crescita economica (Obiettivo 8) e investimenti industriali e infrastrutturali (Obiettivo 9) tendono ad aumentare il consumo complessivo e l'estrazione delle risorse naturali. Pertanto, rendono più difficile il raggiungimento di obiettivi sull'uso efficiente delle risorse naturali (Obiettivo 12.2), una migliore gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti (Obiettivo 12.4), la mitigazione del clima (Obiettivo 13.2) e la protezione degli ecosistemi terrestri e della biodiversità (Obiettivi 15.1 e 15.5). Riconoscere queste tensioni rafforza più esplicitamente la richiesta di percorsi alternativi per lo sviluppo sostenibile.

L'esempio dell'acciaio può illustrare l'importanza della scelta degli interventi nel tentativo di raggiungere obiettivi sociali potenzialmente conflittuali. L'acciaio è un componente centrale di una società industriale e quindi importante per progressi sull'Obiettivo 9. La domanda globale di acciaio dovrebbe aumentare con l'aumentare dello sviluppo economico, e la produzione di acciaio rappresenta già circa il 7% delle emissioni globali di anidride carbonica, che lo rende il più grande settore in termini di emissioni industriali (Pérez-Fortes et al., 2014).

Figura 1
Interazione tra gli Obiettivi e i target

Monitoraggio obiettivi SDGs in Europa e in Italia


A livello europeo l’Eurostat monitora costantemente e valuta i progressi compiuti dall’Unione europea rispetto ai 17 obiettivi, pubblicando ogni anno uno specifico report.

A giugno 2019 Eurostat ha pubblicato un nuovo report per analizzare i progressi dell'Unione europea verso gli SDG negli ultimi cinque anni. In questo periodo, l'UE ha compiuto progressi verso quasi tutti gli obiettivi.

I maggiori miglioramenti hanno riguardato, in particolare, le condizioni di salute e benessere (SDG 3), la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (SDG 1) gli incentivi a favore della crescita economica e per raggiungere l’obiettivo della piena occupazione (SDG 8) e gli aumenti della qualità della vita in città e comunità (SDG 11). Per esempio, sia l'aspettativa di vita sia la salute percepita hanno continuato a crescere nell'UE e gli europei sembrano muoversi verso stili di vita più sani. Allo stesso tempo, la grave deprivazione materiale e la disoccupazione continuano a scendere.

La crescente attività economica nell'UE, tuttavia, non è sempre accompagnata da favorevoli sviluppi nell'uso delle risorse naturali e aumentano gli impatti ambientali negativi, come esemplificato dalle posizioni di SDG 7, SDG 12, SDG 13 e SDG 15 nella figura 1. Mentre le emissioni di gas serra sono state ridotte e il l'intensità energetica e di risorse del PIL è andata costantemente migliorato, il consumo di materiali ed energia è aumentato negli ultimi anni, così come la produzione di rifiuti.

L'UE sembra sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo 2020 di emissione di gas a effetto serra, ma continua a soffrire di intensi impatti climatici, come l'aumento della temperatura superficiale e acidificazione dell'oceano.
Inoltre, la biodiversità - monitorata da indici europei per diversi gruppi di uccelli - ha continuato a diminuire, mentre l’impermeabilizzazione del suolo continua a crescere.

Nel documento vengono visualizzate le tendenze dell'obiettivo sull'istruzione (SDG 4) ampiamente favorevoli e i progressi nel sostegno ai paesi in via di sviluppo attraverso i flussi finanziari e il commercio (SDG 17).
Un leggero allontanamento dagli obiettivi di sviluppo sostenibile è visibile nell'UE per quanto riguarda l’innovazione e i trasporti, monitorati dagli indicatori di SDG 9. Intensità di R&S e le domande di brevetto hanno mostrato più o meno tendenze stagnanti negli ultimi cinque anni. Nel caso di tre obiettivi: SDG 6 "acqua pulita e servizi igienico-sanitari, SDG 14 "vita sott'acqua" e SDG 16 "Pace, giustizia e istituzioni forti" - le tendenze generali dell'UE non possono essere calcolate a causa di dati insufficienti negli ultimi cinque anni.



A gennaio 2020 è stato pubblicato da Eurostat un documento di revisione in preparazione dil'edizione 2020 del rapporto di monitoraggio degli SDG dell'UE.

In Italia, l’Istat, insieme al Sistan, è impegnata nel monitoraggio dei progressi verso i Sustainable Development Goals, considerando gli indicatori definiti dall’Expert Group insieme ad alcuni indicatori specifici di contesto nazionale, anche derivanti dal framework Bes.

A partire dal dicembre 2016 l’Istat ha reso disponibile la piattaforma informativa per gli indicatori SDGs, e la aggiorna con cadenza semestrale. L'ultima pubblicazione è del 20 maggio 2020 e presenta un aggiornamento e un ampliamento delle disaggregazioni degli indicatori utili alla misurazione dello sviluppo sostenibile e al monitoraggio dei suoi obiettivi.

Sempre a maggio 2020 l’Istat ha pubblicato il terzo Rapporto sugli SDGs: una descrizione accurata dei processi che hanno condotto alla scelta degli indicatori, una loro descrizione puntuale e un'analisi delle tendenze temporali e delle interrelazioni esistenti tra i diversi fenomeni.

Il quadro che emerge dal nuovo rapporto di Istat sulla posizione dell’Italia rispetto allo sviluppo sostenibile è complessivamente positivo: il 48,1% degli indicatori migliora, il 29,7% rimane invariato e il 22,2% peggiora. Miglioramenti più significativi si registrano per gli obiettivi 2 (fame) e 13 (lotta al cambiamento climatico), al contrario peggioramenti importanti emergono per gli obiettivi 12 (consumo e produzione responsabili) e 15 (vita sulla terra).Se si analizza il trend del decennio la percentuale degli indicatori che migliora sale invece al 61,1%.


In Italia per monitorare tutti gli anni la posizione del nostro paese nel raggiungimento dei 17 obiettivi - attraverso l’analisi di una serie di indicatori - è attiva l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (AsviS).


Nel suo ultimo Rapporto, (presentato il 4 ottobre 2019 a Roma) AsviS dichiara che, nel suo percorso verso i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, l’Italia migliora in alcuni campi (salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e cooperazione internazionale), peggiora in altri (povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri) ed è stabile per l’educazione e la lotta al cambiamento climatico.
Evidenti sono i ritardi in settori cruciali per la transizione verso un modello che sia sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale, e fortissime restano le disuguaglianze, comprese quelle territoriali. L’Italia resta quindi lontana dalsentiero scelto nel 2015, quando si è impegnata ad attuare l’Agenda 2030 e l’Accordo di Parigi per la lotta al cambiamento climatico.

Asvis inoltre ha pubblicato diversi documenti per analizzare la Legge di Bilancio per il 2020 in merito agli Obiettivi dell'Agenda 2030 e le conseguenze che la pandemia avrà sull'Agenda 2030 alla luce delle misure previste dai diversi decreti promulgati.

La Regione Piemonte per la Sostenibilità

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, in applicazione dell’Agenda 2030 dell’Onu e dei suoi 17 Obiettivi, è stata approvata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica - CIPE - il 22 dicembre 2017. Considerato che le competenze legislative e amministrative riguardanti alcuni aspetti contenuti in tale documento sono di competenza locale, secondo quanto previsto dall’art. 34 del DLgs 152/2006, le Regioni sono tenute a dotarsi di un proprio documento strategico che sia coerente e definisca il contributo alla realizzazione degli obiettivi del documento nazionale.
La Regione Piemonte con deliberazione n. 3-7576 del 28 settembre 2018 ha dato ufficialmente avvio al processo di costruzione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile per indirizzare le politiche, i programmi e gli interventi in linea con le sfide poste dagli accordi globali, a partire dall’Agenda 2030. Con successiva deliberazione n. 98-9007 del 16 maggio 2019 la Giunta del Piemonte ha inoltre approvato il "Documento tecnico di impostazione e primi indirizzi della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile del Piemonte”. Il documento è stato redatto in stretta collaborazione con IRES Piemonte e con il contributo di diverse strutture regionali.
La Giunta Regionale ha ulteriormente ribadito la propria volontà di proseguire nelle attività di costruzione della Strategia con DGR n. 1-299 del 27 settembre 2019; in tale atto, oltre a confermare i contenuti del documento di indirizzo sopracitato, si individuano ulteriori campi di attività su cui concentrare il progetto di costruzione della Strategia. Tutto il processo è stato avviato grazie alla collaborazione e supporto del Ministero dell’Ambiente, e della tutela del territorio e del mare (MATTM) nell’ambito di due Accordi di collaborazione siglati con il Piemonte, e con le altre Regioni italiane, per sostenere il processo di territorializzazione della Strategia Nazionale.
Il processo di costruzione del documento definitivo si sta strutturando anche grazie all'intenso lavoro che la Regione sta facendo sul Tavolo Nazionale che, sempre il MATTM, ha avviato non solo per condividere un metodo per la costruzione delle Strategie regionali ma anche per sviluppare azioni e individuare strumenti comuni per sostenere i processi di attuazione delle Strategie sul territorio. Sono stati, anche, individuati gruppi di lavoro interregionali (definiti hub) e specifiche tematiche attraverso cui approcciare il percorso di costruzione della Strategia. In particolare Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte costituiscono un hub con riferimento al tema dell'Economia Circolare quale strumento in grado di tradurre i principi della sostenibilità e del nuovo modello di sviluppo, a questo collegati, in target e azioni concrete per indirizzare lo sviluppo del territorio regionale verso il nuovo paradigma della sostenibilità.

Il documento di primo indirizzo approvato a maggio 2019 evidenzia che l’Agenda 2030 e la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile propongono cambiamenti, che richiedono di passare da un approccio di governo settoriale ad un approccio di governo integrato che prenda le mosse dalla lettura dei processi e dei problemi di un territorio e della sua comunità descritti e definiti nella loro complessità, in relazione alle dinamiche ambientali, sociali ed economiche che li caratterizzano.
La Strategia, in particolare, deve costruire, orientare e definire le politiche e le azioni della Regione al fine di “assicurare la dissociazione fra la crescita economica ed il suo impatto sull'ambiente, il rispetto delle condizioni di stabilità ecologica, la salvaguardia della biodiversità ed il soddisfacimento dei requisiti sociali connessi allo sviluppo delle potenzialità individuali quali presupposti necessari per la crescita della competitività e dell'occupazione”.

La Strategia regionale deve, inoltre:
- rappresentare il quadro di riferimento per le valutazioni ambientali
- essere definita attraverso la partecipazione delle istituzioni e di tutta la società civile (intesa come l’insieme delle categorie sociali, produttive, il mondo delle associazioni, etc.) in rappresentanza delle diverse istanze presenti sul territorio
- prestare particolare attenzione al coinvolgimento dei più giovani per un confronto intergenerazionale più etico e corretto.

Le attività avviate dalla Regione hanno ad oggi portato a sviluppare un percorso consolidato di conoscenza del posizionamento del Piemonte rispetto agli obiettivi di sostenibilità (vedi paragrafo qui di seguito riportato). Per “leggere il Piemonte” in relazione alle dinamiche di sviluppo sostenibile si è lavorato molto sull’aggiornamento, il re-indirizzo e l’integrazione di questa Relazione sullo Stato dell’Ambiente con la Relazione annuale di Ires Piemonte che analizza le dinamiche socio-economiche della realtà piemontese. È stato prodotto un documento sintetico di “Posizionamento” costruito su 44 indicatori individuati a livello nazionale per costruire un sistema di monitoraggio e valutazione comune, utile non solo per il controllo dello sviluppo della Strategia, ma per valutare l'efficacia delle politiche nazionali e regionali in funzione di un concreto cambio di paradigma verso un modello di sviluppo oggettivamente sostenibile. Gli indicatori sono stati individuati a partire da quelli definiti a scala internazionale per monitorare i 17 Obiettivi del Millennio dell’Agenda 2030 e degli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) già oggi utilizzati nell'ambito del Documento di Economia e Finanza - DEF nazionale in affiancamento al PIL.

Il Piemonte ha anche ben delineato l’esigenza di avere una “conoscenza territorializzata” della sostenibilità (è, infatti, ben diverso parlare di sostenibilità nei territori ad esempio delle Aree interne e in quelli della zona metropolitana); questo ha portato all’avvio di un percorso di lavoro sperimentale per individuare e “narrare” i problemi che caratterizzano i singoli AIT (Ambiti Territoriali Integrati in cui il Piano Territoriale suddivide il Piemonte - PTR) in relazione allo sviluppo sostenibile (rif. Documento elaborato con Ires e Arpa Piemonte “Laboratori di sostenibilità”).

Si stanno, inoltre, concludendo i lavori per individuare le priorità di sviluppo sostenibile del Piemonte, grazie al coinvolgimento di tutte le Direzioni regionali. Si tratta di una prima definizione a cui seguirà, già nel corso di quest’anno, una consultazione dei principali stakeholder del territorio ai fini di una loro condivisione.

Le politiche di sviluppo regionali possono essere concretamente indirizzate verso scelte di sostenibilità se sarà possibile verificare la coerenza delle scelte e della relativa spesa pubblica agli obiettivi di sostenibilità individuati dalla Strategia. Per questo la Regione sta attivando un percorso di verifica e di allineamento del proprio Documento di Economia e Finanza (DEFR) agli obiettivi della SRSvS.

Ad accompagnare tutto il processo di costruzione della Strategia, un progetto di comunicazione dedicato che ha già dato alcuni risultati importanti:
- la definizione del logo e della campagna regionale “Verso un presente sostenibile” che caratterizza anche questa Relazione
- la progettazione e la realizzazione della Rassegna #Vettoridisostenibilità che prevede di raccogliere eventi e altre iniziative realizzate da diversi soggetti del territorio che parlino o testimonino la sostenibilità; la rassegna è sostenuta da una campagna social di sensibilizzazione diffusa
- l’avvio del sito regionale destinato alla Strategia.

Anche le istituzioni locali e il mondo della ricerca si stanno muovendo in linea con l’azione regionale, su questo tema:
- la Città Metropolitana di Torino ha dato avvio alla costruzione dell’Agenda Metropolitana per lo sviluppo sostenibile (in coordinamento con MATTM e ANCI); l’Agenda rappresenta uno strumento estremamente importante per la territorializzazione della SRSvS
- il sistema degli Atenei piemontesi (strutturati nell’ambito della Rete Universitaria per la Sostenibilità - RUS) ha presentato, in risposta ad un Bando MATTM dedicato ai soggetti della ricerca, un progetto che ha, tra gli altri, l’obiettivo di accompagnare e sostenere il percorso di costruzione e attuazione della Strategia regionale.

L’obiettivo di costruire un “sistema” che lavori in modo sinergico e strutturato per “condurre” il Piemonte verso la sostenibilità sta iniziando a prendere forma: questa scelta assume ancor più valore in questo particolare momento storico in cui il Piemonte deve ripartire tendendo ad una nuova, ma quanto mai efficace e sostenibile, normalità.

Nel contempo la Regione ha anche avviato la costruzione della Strategia regionale sul cambiamento climatico in attuazione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e dell'Agenda 2030 dell'ONU (Goal 13) che porterà sia a implementare le azioni di mitigazione e adattamento nei vari strumenti di pianificazione, sia a mettere a sistema quanto già attuato su più fronti ma non ancora “interpretato” nell’ottica della sostenibilità (vedi capitolo Clima/Risposte/Azioni regionali).


AGENDA 2030: VERSO UN CRUSCOTTO COMUNE DI MISURAZIONE DEL BENESSERE

Osservando il cruscotto della sostenibilità, elaborato da Ires Piemonte su dati Istat, il Piemonte si conferma in una posizione media o meda-alta nella classifica italiana. La regione si situa, infatti, al 5° posto su 20 dopo il Trentino-Alto Adige, la Valle d’Aosta, la Lombardia e l’Emilia-Romagna.
Nello specifico, considerando gli Obiettivi complessivamente, il Piemonte emerge nei seguenti campi:
â–  innovazione (Obiettivo 9) - 3° posto;
â–  società pacifiche (Obiettivo 16) - 3° posto;
â–  acqua (Obiettivo 6) e nutrizione e agricoltura sostenibile (ObiettivoGoal 2) - 4° posto;
â–  città sostenibili (Obiettivo 11) - 5° posto

Considerando complessivamente gli indicatori nell'ambito degli specifici Obiettivi - sono stati analizzati 35 indicatori dei 43 previsti dalla Strategia Nazionale sullo sviluppo Sostenibile in funzione della disponibilità a scala regionale - tra i punti di forza che fanno emergere la regione tra quelle più innovative c’è l’alto tasso di imprese con attività innovative di prodotto e/o processo e il numero di ricercatori, maggiori anche rispetto alla quota complessiva delle regioni del Nord.
Il Piemonte rientra anche tra le società "più pacifiche” soprattutto in termini di efficienza dei processi giuridici e della gestione pubblica.
Positiva anche la qualità delle acque, soprattutto grazie ai trattamenti delle acque reflue. A fare la differenza rispetto al resto delle regioni limitrofe è l’efficienza delle reti di distribuzione dell'acqua potabile che in Piemonte, seppur buona, non è abbastanza grande come nel resto del Nord.
Per quanto riguarda l'Obiettivo 2, la nutrizione e agricoltura sostenibile, sebbene le coltivazioni biologiche non siano ancora sufficientemente sviluppate in Piemonte, è bilanciato dal ridotto eccesso di peso dei bambini. In questo caso la regione supera la media nazionale, ma peggiora rispetto al Nord Italia. Altro dato significativo è quello sulle città sostenibili, dove il Piemonte si conferma tra le migliori regioni. Questo valore è dato soprattutto per la grande incidenza di aree a verde urbano (quota sulla superficie urbanizzata) superiore rispetto al resto d’Italia ma anche al Nord.
Il gap maggiore si registra invece in alcuni obiettivi di natura sociale e ambientale, tra cui l’ecosistema terrestre (Obiettivo 15, 13° posto), l’impatto energetico (Obiettivo 7, 13° posto) e l’istruzione (Obiettivo 4, 13°). In questi casi il Piemonte occupa stabilmente la metà inferiore della classifica.

Considerando invece i singoli indicatori, il Piemonte presenta i livelli più alti in classifica per il trattamento delle acque reflue (2° posto), per l’incidenza delle aree di verde urbano sulla superficie urbanizzata delle città e per la durata dei procedimenti civili (entrambi al 4° posto).
Al contrario i livelli più bassi riguardano la quota di superficie agricola utilizzata investita da coltivazioni biologiche, in questo caso il Piemonte scende al 18° posto (terzultima); 17° posto per la quota di aree protette, nonostante la ricchezza naturalistico-ambientale di un territorio per metà montano; la scarsa rappresentanza delle donne nella politica a livello locale colloca il Piemonte al 15° posto.

Posizionamento del Piemonte in relazione agli Obiettivi dell'Agenda 2030

Fonte: Elaborazione Ires Piemonte su dati Istat
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