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Primi tre mesi 2020 - anno 2019
Anno 2019
Le imprese femminili
A fine dicembre 2019 le imprese femminili con sede in Piemonte si attestavano a 96.591, in leggera diminuzione rispetto alle 97.137 di fine 2018. Le aziende femminili rappresentano una fetta importante del tessuto imprenditoriale regionale, raggiungendo una quota del 22,5% delle imprese complessivamente registrate in Piemonte; operano prevalentemente nei settori del commercio, dell’agricoltura e dei servizi alla persona; nell’11,0% dei casi sono guidate da straniere; e infine l’11,2% è amministrato da giovani imprenditrici.
Unità Locali Delle Imprese Attive
Figura 1
Figura 2
Addetti nell'industria
Figura 3
Figura 4
Emissioni dall'Industria
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[1] SNAP: Macrosettore 05
Figura 5
CONTENUTI CORRELATI
INDUSTRIA
L'argomento Occupazione nell'industria Manufatturiera rientra negli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in particolare nell'Obiettivo 9:
Costruire un'infrastruttura resiliente e promuovere l'innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
Costruire un'infrastruttura resiliente e promuovere l'innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
Primi tre mesi 2020 - anno 2019
Primi tre mesi 2020
In questo particolarissimo momento storico, emerge dai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, come nei primi tre mesi del 2020 siano nate 7.181 aziende in Piemonte, a fronte di 10.712 cessazioni. Il saldo è risultato negativo per 3.531 unità (nel I trimestre 2019 era stato di 3.067). Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine marzo 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 424.844 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali.
Il Piemonte, già in questo primo trimestre dell'anno, non è performante e registra un trend peggiore rispetto a quello italiano: i primi segni dell'emergenza da COVID-19 si fanno già vedere. Il tasso di natimortalità delle imprese piemontesi è negativo per tutti i settori, anche per il 'turismo' e per gli 'altri servizi' che hanno sempre registrato andamenti migliori. Il tasso è negativo anche per tutte le province della regione e, tra forme giuridiche, tengono solo le società di capitale, più strutturate e organizzate per attraversare mari in tempesta.
L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata da Confindustria Piemonte, non può che registrare il crollo del clima di fiducia delle imprese piemontesi, travolte dall’emergenza pandemica. Il sondaggio è stato condotto nell’arco delle quattro settimane del mese di marzo: dunque in un periodo caratterizzato da una rapidissima, e in larga misura inattesa, escalation dei contagi e dei conseguenti provvedimenti restrittivi.
Il peggioramento degli indicatori è eloquente e generalizzato. Nel comparto manifatturiero, quasi il 45% delle imprese prevede una riduzione della produzione, contro il 10% che si attende un aumento. Il saldo (pari a -29 punti percentuali) peggiora di 22 punti. Ancora più drammatiche le previsioni sugli ordinativi: il 50% sconta una contrazione (contro l’11%).
Tutti i settori produttivi sono stati colpiti dall’emergenza, in modo abbastanza omogeneo. Unica e parziale eccezione è il comparto alimentare, ma anche in questo caso, per la prima volta da anni, gli indicatori sono negativi.
Anche il comparto dei servizi è stato coinvolto in pieno dalla crisi. Gli indicatori sono appena meno sfavorevoli di quelli del comparto manifatturiero. Tuttavia, molto più marcato è il cambiamento di clima: una vera e propria doccia fredda, considerando che a gennaio il terziario operava in condizioni di mercato espansive, con attese molto positive per attività, ordinativi e occupazione. Isolata eccezione è il comparto Ict, senza dubbio per effetto dell’esponenziale aumento dello smart working.
Anno 2019
In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nel 2019 siano nate 25.972 aziende in Piemonte, a fronte delle 24.156 nuove iscrizioni registrate nel corso del 2018. Al netto delle 27.489 cessazioni, il saldo appare negativo per 1.517 unità.
Il totale di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2019 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 428.457 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali. Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,35%, lievemente migliore rispetto al dato registrato nel 2018 (-0,45%), e ancora in controtendenza rispetto alla media italiana (+0,44%) del 2019.
L’ossatura del sistema produttivo regionale continua, infatti, ad essere costituita soprattutto da aziende di piccole e medie dimensioni, pur ospitando anche realtà più grandi: sicuramente la frammentazione produttiva non ha aiutato le imprese del territorio a resistere al meglio alle prolungate difficoltà.
Valutando i tassi annuali di variazione percentuale dello stock delle imprese registrate per settori di attività economica, si osserva come, anche nel 2019, gli altri servizi abbiano sperimentato la performance migliore (+1,44%), seguiti dal comparto del turismo (+0,51%). Negativo l’andamento segnato da tutti gli altri comparti. In particolare, l’agricoltura (-1,76%) e il commercio (-1,60%) registrano le contrazioni più elevate. L’industria in senso stretto evidenzia un tasso di variazione del -1,19%; meno intenso il calo delle costruzioni (-0,38%).
Le imprese femminili
A fine dicembre 2019 le imprese femminili con sede in Piemonte si attestavano a 96.591, in leggera diminuzione rispetto alle 97.137 di fine 2018. Le aziende femminili rappresentano una fetta importante del tessuto imprenditoriale regionale, raggiungendo una quota del 22,5% delle imprese complessivamente registrate in Piemonte; operano prevalentemente nei settori del commercio, dell’agricoltura e dei servizi alla persona; nell’11,0% dei casi sono guidate da straniere; e infine l’11,2% è amministrato da giovani imprenditrici.
Nel corso del 2019, il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ha segnato la nascita di 7.026 imprese femminili, a fronte delle 7.477 che hanno, invece, cessato la propria attività: il saldo tra i due flussi è risultato, dunque, negativo per 451 unità, traducendosi in un tasso di crescita del -0,5%, in controtendenza rispetto a quanto osservato a livello complessivo nazionale (+0,6%).
L’analisi territoriale rivela come la componente femminile si situi tra il 23,4% di Alessandria e il 20,7% di Biella. Quanto alla dinamica esibita nel corso del 2019, si evidenziano variazioni seppur debolmente negative per la maggior parte delle province. I dati più critici riguardano Biella (-1,5%), Asti (-1,3%) e Cuneo (-1,3%).
Le esportazioni
Nel 2019 il valore delle esportazioni piemontesi si è assesto su 46,6 miliardi di euro, registrando una contrazione di 3,5% rispetto al valore delle esportazioni del 2018, come risulta dal Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi.
Il risultato evidenziato dal Piemonte nel corso del 2019 è nettamente peggiore rispetto a quello medio nazionale. Le esportazioni italiane hanno registrato, infatti, una crescita dell’2,3% rispetto all’anno precedente.
Nonostante la performance negativa il Piemonte si conferma anche nel 2019 la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,8% delle esportazioni complessive nazionali, dato più basso rispetto al 2018 (10,4%) e al 2017 (10,7%). Il dato negativo registrato dal commercio estero piemontese ha risentito soprattutto del calo delle vendite evidenziato dal comparto dei mezzi di trasporto, che con una quota del 17,8% sul totale dell’export regionale e una variazione negativa a doppia cifra (-16,1%), impatta pesantemente sul risultato complessivo.
All’interno dei mezzi di trasporto il dato più preoccupante è stato registrato dagli autoveicoli (-35,6%), seguiti aeromobili (-8,0%). In controtendenza la nautica, che registra un incremento delle vendite oltre confine del 10,7%. Decisamente negativa è risultata la dinamica esibita dal comparto dei metalli, che ha segnato una flessione del 6,2%. In calo anche le esportazioni di prodotti della gomma plastica (-1,6%). La meccanica, diventato a causa del calo dei mezzi di trasporto il primo comparto dell’export piemontese, ha evidenziato una sostanziale stabilità delle vendite all’estero (-0,5%).
I prodotti del tessile-abbigliamento, che si collocano in quarta posizione con una quota del 7,7% dell’export regionale, hanno segnato una variazione nulla rispetto al 2018 (+0,0%), frutto di un calo dell’export prodotti tessili e di una crescita delle esportazioni di abbigliamento. Unico trend positivo caratterizza il comparto alimentare che vede un incremento delle vendite di prodotti oltre confine del 9,3%.
Unità Locali Delle Imprese Attive
I dati Istat attribuiscono al Piemonte per il 2017 un numero Unità locali delle imprese attive pari a 80.917 unità, considerando le categorie Ateco B (Estrazioni di minerali), C (Attività manifatturiere), D (Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata), E (Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento) ed F (costruzioni).
Nell’ambito di queste categorie, la maggior presenza di unità locali risulta a carico delle Costruzioni con 44.356 imprese seguita dalle Attività Manifatturiere (33.938 imprese).
Nella figura 1 si evidenzia l’andamento negli anni 2012-2017 delle cinque categorie considerate. Mediamente il numero di imprese è diminuito del 12,6% con le Estrazione di minerali e le Costruzioni i settori più colpiti (-23,7 e -16% rispettivamente). In controtendenza la fornitura di energia elettrica con + 23,7%.
Nella figura 2 viene riportato il trend degli ultimi 6 anni (2012-2017) a livello provinciale. Il calo delle imprese si è manifestato in tutte le province, anche se più accentuato nelle province di Biella e di Vercelli (-16,4%).
Figura 1
Principali Unità locali delle imprese attive per attività economica (Ateco 2007) - anni 2012-2017
k: migliaia Fonte: Istat
Figura 2
Principali Unità locali delle imprese attive con suddivisione provinciale - anni 2012-2017
k: migliaia Fonte: Istat
Addetti nell'industria
Gli addetti nelle Unità locali delle imprese attive delle cinque categorie considerate sono 481,067 nel 2017 (figura 3). La maggior parte degli addetti lavora nelle attività manifatturiere (356.890 unità) seguono le costruzioni con 101.777 addetti. Mediamente tra il 2012 e il 2017 si è verificato una diminuzione nel numero di addetti pari all’8,61% con un massimo nell’Unità locale delle costruzioni (-18%).
Mediamente gli addetti sono diminuiti dell’8,6% tra i due anni considerati (2012 e 2016) con un massimo del 18,4% a carico del comparto delle costruzioni. In controtendenza il comparto della fornitura di acqua, reti fognarie, rifiuti con un lieve aumento (+ 0,77%).
Per quanto riguarda la suddivisione provinciale (figura 4), la provincia di Torino è quella con il più elevato numero di addetti (233.940), seguita dalla provincia di Cuneo (78.380 addetti).
Considerando l’andamento negli anni 2012-2016, si riscontano 45.515 unità in meno nel 2017 rispetto al 2012, corrispondente all’8,6%. Il calo più consistente degli addetti si è evidenziato nelle province di Biella (12,6%) e del VCO (10,7%).
Figura 3
Addetti nelle principali Unità locali delle imprese attive per attività economica (Ateco 2007) - anni 2012-2017
k: migliaia Fonte: Istat
Figura 4
Addetti nelle principali Unità locali delle imprese attive con suddivisione provinciale - anni 2012-2017
k: migliaia Fonte: Istat
Emissioni dall'Industria
Per quanto riguarda le pressioni emissive legate al comparto industriale è stata utilizzata l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA), che fa riferimento all’anno 2015.
Per la quantificazione delle emissioni industriali è stata presa come riferimento la classificazione delle attività economiche ATECO (strumento di codifica adottato da tutto il mondo della statistica ufficiale che consente di attribuire un codice sulla base di una descrizione sintetica dell'attività economica) adottata da Arpa Piemonte per quanto riguarda gli indicatori ambientali legati all’industria: estrazione di minerali1, attività manifatturiere2, produzione industriale di energia3, trattamento industriale delle acque e dei rifiuti4.
La distribuzione delle emissioni industriali di particolato primario (PM10) e di ossidi di azoto (NOx espressi come NO2) risulta ovviamente connessa alla localizzazione sul territorio delle grandi attività produttive. In particolare, nel territorio piemontese, gli ossidi di azoto sono collegati alla presenza di centrali termoelettriche e di cementifici e alle lavorazioni dei prodotti petroliferi, del vetro e dei laterizi, mentre il particolato primario può essere rapportato alla presenza di industrie per la produzione e lavorazione del poliestere, di industrie cartarie, del ferro e dell’acciaio._______________________________________
[1] SNAP: Macrosettore 05
[2] SNAP: Macrosettori 03, 04 e 06
[3] SNAP: Settori 01.01, 01.02, 01.04
[4] SNAP: Attività 09.02.01, 09.04.05, 09.04.06, 09.09.02, 09.10.08
Figura 5
Emissioni da attività produttive (per tipologie produttive e per inquinanti)
Fonte: Arpa Piemonte
CONTENUTI CORRELATI
Per approfondimenti consulta la sezione dedicata del sito web della Regione Piemonte, dove è possibile trovare le informazioni inerenti il comparto delle attività produttive.
Consulta la serie storica dell'indicatore imprese attive.
Consulta la serie storica dell'indicatore consumi elettrici nell'industria
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