POLLINI
Cambiamenti climatici e Variazioni delle concentrazioni di pollini allergizzanti
Gli alberi di olivo hanno trovato sinora diffusione in Piemonte soprattutto nelle zone del nord-est caratterizzate dall’essere punteggiate da numerosi laghi - Lago Maggiore, Lago d’Orta, Lago di Mergozzo - sulle cui sponde l’albero di origine mediterranea trova le condizioni ideali per svilupparsi.
I cambiamenti climatici con l’innalzamento delle temperature tendono a favorire uno spostamento dell’olivo nelle zone settentrionali dell’Italia anche perché la pianta, pur proveniente dalle aree calde mediorientali, non sopporta temperature troppo elevate durante la fioritura, che provocano un aumento degli aborti fiorali e difficoltà della successiva fase di allegagione e, pur resistendo al grande caldo, soffre la carenza d’acqua. Sull’onda di questa nuova potenzialità offerta dal clima agli agricoltori piemontesi, ha preso forma e struttura in questi ultimi anni l’olivicoltura piemontese.
Si propongono qui i dati rilevati dalla stazione di Cuneo che possiede una lunga serie storica e consente così di valutare le variazioni su un lungo periodo di tempo.
Come pollini “indice” sono presi in considerazione i pollini di olivo e nocciolo, piante rilevanti dal punto di vista allergologico, oltre che agricolo ed economico e ne sono state valutate le variazioni nelle concentrazioni.
Il monitoraggio aerobiologico regionale ha registrato una produzione di pollini di Oleacee media annua, aumentato del 70% presso la stazione diCuneo nel giro degli ultimi 20 anni. In particolare, si evidenzia una tendenza in salita, dopo il triennio (2019-2021) in decrescita, dell’integrale pollinico.
Figura 1
Oleacee. Stazione di Cuneo. Tendenza della concentrazione polline - anni 2003-2021
L’aumento della produzione di polline è dovuto ad una variazione della superficie coltivata a Nocciolo che è notevolmente aumentata, fino a più che raddoppiarsi nel giro di pochi anni, modificando il territorio e i cultivar tradizionali.
Questo si deve probabilmente all’aumentata richiesta da parte dell’industria soprattutto dolciaria che ha indotto gli agricoltori a sostituire le coltivazioni tradizionali con quella del nocciolo attualmente più remunerativa.