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AGRICOLTURA

I DANNI CAUSATI DALLE AVVERSITÀ CLIMATICHE AL SETTORE AGRICOLO NELL’ANNO 2021

Gelate avvenute tra 7 e 8 aprile 2021 nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli e nella Città Metropolitana di Torino.

Tra il 7 e l’8 aprile 2021 la pressoché totalità del territorio del Piemonte è stato interessato da un evento calamitoso molto grave definibile dal punto di vista Agro-meteorologico come “gelata nera”.
Nei giorni antecedenti l’evento c'è stato un andamento positivo delle temperature seguito da un brusco abbassamento delle temperature minime che nelle giornate del 7 e del 8 aprile hanno raggiunto valori compresi tra gli 0 e i -5°.
I danni sono quindi stati causati dall’afflusso di correnti settentrionali caratterizzate da temperature molto fredde ma anche da umidità bassissima e da una certa ventilazione.
L’avvezione fredda è stata la causa dominante del danno. Si sono però verificati anche fenomeni di irraggiamento che hanno peggiorato gli effetti.
La ridottissima umidità non ha consentito la formazione di brina che avrebbe aiutato a limitare i danni poiché la brina avrebbe liberato un po’ di calore ed avrebbe determinato una certa protezione per gli organi vegetativi più sensibili al freddo. In queste condizioni invece le temperature degli organi evapotraspiranti possono essere inferiori anche di 2° rispetto alla temperatura dell’aria.
La persistenza del fenomeno per parecchie ore, inoltre, ha inciso significativamente sul danno complessivo a carico delle piante la cui fase fenologica era avanzata e molti fruttiferi erano già in fioritura o in allegagione.
La documentazione pervenuta dalle Amministrazioni comunali ha permesso la valutazione, da parte dagli uffici regionali competenti, della consistenza dei danni alle produzioni aziendali, per un totale stimato pari a € 229.267.000,00, ripartiti tra le province nel seguente modo: provincia di Alessandria: € 7.720.000,00, provincia di Asti: € 8.433.000,00, provincia di Biella: € 1.105.000,00, provincia di Cuneo: € 184.783.000,00, provincia di Novara: € 1.405.000,00, città metropolitana di Torino: € 17.643.000,00, provincia del Verbano Cusio Ossola: € 63.000,00, provincia di Vercelli: € 8.115.000,00.

Grandinate avvenute il 20, il 24 e il 29 giugno 2021 nelle province di Asti, Biella, Novara e Vercelli.
Il mese di giugno 2021 è stato caratterizzato da notevole instabilità atmosferica che ha favorito la formazione di temporali sulla regione, concedendo poche giornate di bel tempo. In diversi casi i temporali verificatisi si sono accompagnati a grandine, talvolta di grosse dimensioni. In particolare, la zona compresa tra le province di Vercelli e Biella, ha avuto ben sette giornate con grandine nel solo mese di giugno.
Nelle aree maggiormente colpite dai fenomeni grandinigeni sopra citati, come l’astigiano, il biellese, il vercellese e il novarese, si sono riscontrati danni ingenti alle produzioni ed alle strutture aziendali.
La documentazione pervenuta dalle Amministrazioni comunali ha permesso la valutazione, da parte dagli uffici regionali competenti, della consistenza dei danni alle produzioni ed alle strutture aziendali, per un totale dei danni rilevati pari a euro 3.734.090,00.

Piogge alluvionali, venti impetuosi e grandinate avvenute tra il 7 ed il 31 luglio 2021, nelle province di Biella, Cuneo, Novara, Vercelli, Verbano Cusio Ossola e nella Città Metropolitana di Torino.
La precipitazione caduta nel corso del mese di luglio 2021 è risultata quasi il doppio rispetto alla norma degli anni 1971-2000 grazie a diversi eventi temporaleschi. Le maggiori precipitazioni si sono avute nei giorni del 7, 8, 13, 25 e 31 luglio 2021.
Tali eventi temporaleschi, hanno scaricato al suolo quantità rilevanti di pioggia in brevissimo lasso di tempo, determinando come conseguenza la messa in crisi dei sistemi di regimazione idraulica, aggravando così, con smottamenti diffusi e frane, le condizioni di normale coltivabilità agraria.
L’azione del vento, associata alla grandine, ha, inoltre, seriamente compromesso le strutture di copertura dei fabbricati aziendali e ha prodotto danni eccezionali.
La documentazione pervenuta dalle Amministrazioni comunali ha permesso la valutazione, da parte dagli uffici regionali competenti, della consistenza dei danni alle strutture aziendali, per un totale dei danni rilevati pari a euro 8.638.540,00, nelle province di Biella (euro 443.500), Cuneo (euro 1.685.000), Novara (euro 5.145.200), Vercelli (1.030.640), Verbano Cusio Ossola (209.700) e nella Città Metropolitana di Torino (euro 124.500).

Piogge alluvionali del 4 e 5 ottobre 2021 nella Provincia di Alessandria.
Tra il 4 e il 5 ottobre 2021 una vasta saccatura di origine nord-atlantica si è portata sulla penisola italiana interessando il Piemonte nella zona dello spartiacque ligure-piemontese tra le provincie di Savona, Genova ed Alessandria. Su tale spartiacque sono state registrate precipitazioni da record fin delle prime ore del 4 ottobre che hanno generato, in pochissimo tempo, la piena dei torrenti Erro, Stura, Orba e Bormida.
L’eccezionalità dell’evento ha fatto registrare gravi danni alle aziende agricole ed anche ad una strada interpoderale. In particolare, sui terreni, l’esondazione ha provocato depositi di limo e rifiuti, asportazione dello strato fertile e ha danneggiato impianti frutticoli e vigneti. Il fronte alluvionale ha inoltre interessato ricoveri attrezzi e scorte, con danneggiamento di macchinari ed attrezzature, perdita di scorte vive e morte, divelto serre ed asportato tunnel.
La documentazione pervenuta dall’Amministrazione comunale di Ovada (AL) ha permesso la valutazione, da parte dagli uffici regionali competenti, della consistenza dei danni alle strutture aziendali ed a una infrastruttura, per un totale dei danni rilevati pari a euro 301.500,00, nel comune di Ovada, in provincia di Alessandria.

Tabella 1
Riepilogo dei danni per avversità meteorologiche registrati dalla Regione Piemonte nel 2021.

  

DANNI ANNO 2020

INFRASTRUTTURE

STRUTTURE


PRODUZIONI

PIOGGE
ALLUVIONALI

PIOGGE
ALLUVIONALI

GRANDINATE

GELATE

GRANDINATE

 PROVINCE

ALESSANDRIA


50.000,00

251.500,00

7.720.000,00

     

ASTI

   

211.000,00

8.433.000,00

BIELLA

480.500,00

1.105.000,00

65.200,00

CUNEO

1.685.000,00

184.783.000,00

1.677.000,00

NOVARA

5.275.200,00

1.405.000,00

   

TORINO

124.500,00

17.643.000,00

   

VERBANO CUSIO OSSOLA

 


209.700,00

63.000,00

 

VERCELLI

1.030.640,00

8.115.000,00

 1.030.390,00

TOTALE REGIONE

50.000,00

251.500,00

9.016.540,00

229.267.000,00

2.772.590,00

Fonte: Regione Piemonte, Direzione Agricoltura

I DANNI CAUSATI DAGLI ATTACCHI DELLA CIMICE ASIATICA (Halyomorpha halys)

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è un insetto originario dell’Asia orientale, dove si comporta come fitofago occasionale su svariate colture, oltre che su piante spontanee ed ornamentali. La specie venne segnalata per la prima volta in Italia nel 2012, in provincia di Modena, mentre in Piemonte la prima segnalazione risale all’agosto 2013, in un impianto di nettarine ubicato nel Comune di Cuneo.
Nel giro di pochi anni la cimice asiatica si è espansa a macchia d’olio in tutto il territorio piemontese: la sua diffusione, come accade di norma per le specie alloctone, è stata facilitata dalla totale assenza di antagonisti efficienti e specifici.
La cimice asiatica attacca i frutti dalla loro comparsa alla raccolta, provocandone la cascola o malformazioni che rendono il prodotto non più commerciabile e in casi estremi neppure utilizzabile come materia prima per trasformazioni industriali. Le coltivazioni più a rischio sono quelle con maturazione e raccolta nel periodo estivo-autunnale, mentre le coltivazioni precoci subiscono meno danni perché raccolte prima dell’incremento estivo delle popolazioni della cimice.

In Piemonte gli attacchi hanno interessato, come nelle altre regioni dell’Italia settentrionale, un numero crescente di colture con relativo incremento dei danni economici causati.
In pochissimi anni la cimice asiatica è diventata l’avversità entomologica più grave per numerose colture, sia per i danni che può arrecare, sia per la difficoltà nel controllarne le popolazioni.

Le possibilità di difesa attiva sono modeste, a causa dell’estrema mobilità degli adulti e della buona capacità di spostamento anche degli stadi giovanili: gli insetticidi a disposizione sono quelli ad azione per contatto, la loro efficacia risulta non particolarmente 
elevata contro gli adulti (che possono sfuggire al contatto diretto al momento del trattamento volando via), mentre l’azione residua nei giorni successivi al trattamento è molto ridotta, anche per le temperature elevate del periodo estivo. Inoltre, in certe colture, come il nocciolo, la densità della chioma ostacola una buona distribuzione della soluzione insetticida, diminuendo la possibilità di colpire direttamente l’insetto. La difesa passiva con le reti anti-insetto risulta onerosa e comporta difficoltà nella gestione delle varie operazioni colturali nei frutteti: in casi specifici, come ad es. nei noccioleti, tale tipologia di difesa risulta sostanzialmente non applicabile.

Il nocciolo è una delle specie più interessate dalle infestazioni di cimice asiatica: essa è in grado di attaccare i frutti in formazione per un periodo di tempo molto lungo, fino alla raccolta. Mentre nel passato le infestazioni delle cimici autoctone risultavano limitate e richiedevano al massimo uno o due trattamenti insetticidi specifici in areali circoscritti caratterizzati da una loro maggior presenza, la diffusione della cimice asiatica ha creato gravi problemi per l’estensione territoriale e l'entità degli attacchi, con conseguenti elevate percentuali di cimiciato (macchie superficiali sul seme causate dalle punture di nutrizione della cimice) in tutte le aree di coltivazione del nocciolo. Le difficoltà di contenimento delle popolazioni, pur a fronte di numerosi trattamenti insetticidi, sono dovute, oltre che alle caratteristiche etologiche della cimice asiatica, alla difficoltà di raggiungere con la soluzione insetticida giovani e adulti su piante di taglia elevata e con vegetazione particolarmente densa.

Fra le drupacee, oltre al pesco la cimice attacca ciliegio, albicocco e susino; i danni maggiori sono causati su molte varietà di pero, sul nashi (pero giapponese) e su diverse varietà di mele. Nelle ultime annate sono aumentati anche gli attacchi su kiwi, in particolare su quello a polpa gialla. La copertura con reti degli impianti da frutto non ha sempre dato risultati soddisfacenti nel contenimento dei danni alla raccolta, ma ha sicuramente comportato un aggravamento di costi per le aziende.

Gli attacchi della cimice asiatica interessano anche le colture orticole e i piccoli frutti: i danni maggiori si registrano sulle colture in pieno campo di fagiolo, fagiolino, peperone, pomodoro, melanzana, zucchino, lampone, mora e fragola. Anche i seminativi di pieno campo risentono degli attacchi di cimice, specialmente a fine estate: soia e mais risultano le coltivazioni più colpite.

Infine, si registrano danni anche nel settore della pioppicoltura: le pioppelle nei primi anni presentano una corteccia sottile che attira giovani e adulti di cimice che si nutrono praticando ripetute punture. Gli enzimi iniettati causano la formazione di spaccature o ingrossamenti a carico delle pioppelle, con accrescimento stentato e maggior predisposizione a spaccarsi in caso di vento.

La diffusione di nuovi insetti alloctoni, specie se particolarmente dannosi come la cimice asiatica, tende sempre a stravolgere le strategie di difesa delle colture sensibili. Già in assenza di nuovi insetti esotici, la difesa fitosanitaria di numerose colture, in particolare di quelle frutticole, comporta un numero di trattamenti insetticidi e fungicidi decisamente importante, con implicazioni economiche non trascurabili per le aziende e soprattutto un impatto ambientale e tossicologico rilevante, anche per le aziende che aderiscono ai programmi agro-ambientali.

La quantificazione dei danni da cimice asiatica risulta particolarmente complessa, a causa dell’ampia varietà di colture interessate e della loro distribuzione territoriale: la Direzione regionale Agricoltura ha trasmesso al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in data 29 novembre 2019, una relazione in ordine alla diffusione della cimice asiatica nonché una prima stima dei danni ad essa correlati subiti dalle colture sul territorio regionale.

La legge del 27 dicembre 2019, n. 160, derogando all’articolo 1, comma 3, lettera b), del DLgs n. 102/04 e s.m.i., ha consentito gli interventi previsti per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva di cui all’articolo 5 del citato decreto legislativo, per le imprese agricole ubicate nei territori che hanno subito danni dagli attacchi della cimice asiatica e ad essa correlati, e che non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi.

Il Settore regionale Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici ha confermato che, sulla base dei monitoraggi eseguiti, i danni da cimice asiatica hanno interessato in Piemonte i comparti frutticolo, orticolo e dei piccoli frutti, in percentuali variabili a seconda della varietà della coltivazione.
Gli uffici regionali competenti hanno stimato l’importo dei danni alle produzioni a livello regionale nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2019 per un totale pari a € 180.631.000,00.