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AZIONI INTERNAZIONALI
Sono 193 i Paesi membri dell’ONU che hanno sottoscritto nel 2015 l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, riconoscendo tra gli Obiettivi anche la “Lotta contro il cambiamento climatico”. L’Obiettivo 13 mira, infatti, a promuovere le azioni a tutti i livelli per combattere il cambiamento climatico.
L’accordo globale sul Clima: COP21
L’Accordo di Parigi mira a rafforzare la risposta mondiale alle minacce del cambiamento climatico in un contesto di sviluppo sostenibile e di eradicazione della povertà, ponendo tre grandi obiettivi generali:
L’Accordo sottolinea dunque la volontà comune di agire contestualmente sia sul fronte della mitigazione sia su quello dell’adattamento, nella consapevolezza che, a prescindere dalle azioni virtuose che saranno intraprese per la riduzione delle emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra, i cambiamenti climatici sono comunque in atto e produrranno rilevanti impatti sull’ambiente e sui settori socioeconomici.
Mitigazione e adattamento sono azioni tra loro complementari, entrambe necessarie e urgenti, dalle quali possono scaturire significative sinergie.
Ogni Stato è chiamato, secondo le sue possibilità e condizioni di sviluppo, ad esplicitare le modalità con le quali si impegna a concorrere al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Al contrario di quanto avvenuto per il Protocollo di Kyoto, i Paesi hanno presentato dei Contributi Nazionali Volontari (INDCs), che, in seguito alla ratifica dell’accordo, hanno assunto carattere prescrittivo, diventando Contributi Determinati su Base Nazionale (NDCs).
È entrato in vigore il 4 novembre 2016 quando il 55 dei Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra ha sottoscritto l'Accordo. L'Italia lo ha ratificato il 27 ottobre 2016.
L’Accordo, nel prevedere strumenti e meccanismi per facilitarne l’implementazione (capacity building e cooperazione internazionale), richiede agli Stati di predisporre un inventario nazionale delle fonti e degli assorbimenti delle emissioni antropogeniche di gas ad effetto serra e di produrre rapporti biennali nei quali inserire anche notizie in merito agli impatti dei cambiamenti climatici e agli adattamenti.
Entro il 2023 sarà redatto un primo “bilancio globale” circa i progressi fatti a scala planetaria per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo, bilancio che verrà aggiornato periodicamente informando la revisione dei Contributi Nazionali al fine di renderli più ambiziosi e coerenti con gli obiettivi dell’Accordo stesso.
La Cop26 di Glasgow
Figura 1
AZIONI INTERNAZIONALI
Le azioni internazionali su Clima e Cambiamento climatico concorrono al raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in particolare nell'Obiettivo 13:
Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
Sono 193 i Paesi membri dell’ONU che hanno sottoscritto nel 2015 l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, riconoscendo tra gli Obiettivi anche la “Lotta contro il cambiamento climatico”. L’Obiettivo 13 mira, infatti, a promuovere le azioni a tutti i livelli per combattere il cambiamento climatico.
L’accordo globale sul Clima: COP21
L’Accordo di Parigi è stato adottato nel dicembre 2015 a Parigi nel corso dei lavori della Conferenza delle Parti dell’UNFCCC - Convenzione Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici - (COP21) con il consenso unanime dei 197 Paesi rappresentati presso le Nazioni Unite. Si tratta del primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima, che ha posto le basi per un’azione globale di contenimento della crescita della temperatura media del pianeta entro limiti ritenuti accettabili e, al contempo, per limitare gli impatti negativi dei cambiamenti climatici attraverso l’adattamento.
L’Accordo di Parigi mira a rafforzare la risposta mondiale alle minacce del cambiamento climatico in un contesto di sviluppo sostenibile e di eradicazione della povertà, ponendo tre grandi obiettivi generali:
- contenere la crescita della temperatura media globale della Terra ben al disotto dei 2 °C rispetto all’era preindustriale e fare ogni sforzo per limitare l’incremento entro 1,5 °C nella consapevolezza che ciò potrà significativamente ridurre rischi e impatti connessi con i cambiamenti climatici;
- accrescere la capacità di adattamento agli impatti avversi dei cambiamenti climatici, incrementare la resilienza e favorire uno sviluppo sostenibile a basso livello di emissioni in una modalità tale da non minacciare la produzione di cibo;
- costruire flussi finanziari coerenti con il percorso di uno sviluppo sostenibile dell’economia mondiale.
L’Accordo sottolinea dunque la volontà comune di agire contestualmente sia sul fronte della mitigazione sia su quello dell’adattamento, nella consapevolezza che, a prescindere dalle azioni virtuose che saranno intraprese per la riduzione delle emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra, i cambiamenti climatici sono comunque in atto e produrranno rilevanti impatti sull’ambiente e sui settori socioeconomici.
Mitigazione e adattamento sono azioni tra loro complementari, entrambe necessarie e urgenti, dalle quali possono scaturire significative sinergie.
Ogni Stato è chiamato, secondo le sue possibilità e condizioni di sviluppo, ad esplicitare le modalità con le quali si impegna a concorrere al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Al contrario di quanto avvenuto per il Protocollo di Kyoto, i Paesi hanno presentato dei Contributi Nazionali Volontari (INDCs), che, in seguito alla ratifica dell’accordo, hanno assunto carattere prescrittivo, diventando Contributi Determinati su Base Nazionale (NDCs).
È entrato in vigore il 4 novembre 2016 quando il 55 dei Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra ha sottoscritto l'Accordo. L'Italia lo ha ratificato il 27 ottobre 2016.
L’Accordo, nel prevedere strumenti e meccanismi per facilitarne l’implementazione (capacity building e cooperazione internazionale), richiede agli Stati di predisporre un inventario nazionale delle fonti e degli assorbimenti delle emissioni antropogeniche di gas ad effetto serra e di produrre rapporti biennali nei quali inserire anche notizie in merito agli impatti dei cambiamenti climatici e agli adattamenti.
Entro il 2023 sarà redatto un primo “bilancio globale” circa i progressi fatti a scala planetaria per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo, bilancio che verrà aggiornato periodicamente informando la revisione dei Contributi Nazionali al fine di renderli più ambiziosi e coerenti con gli obiettivi dell’Accordo stesso.
La strada di azione e implementazione dell’Accordo di Parigi è iniziata durante la 22esima Conferenza delle parti sul cambiamento climatico (COP 22), tenutasi a Marrakech a novembre 2016 e definita “La conferenza dell’azione”.
Per conoscere le iniziative portate avanti nel corso delle successive Conferenze delle Parti, vai alla sezione Le COP dopo Parigi.
Per conoscere le iniziative portate avanti nel corso delle successive Conferenze delle Parti, vai alla sezione Le COP dopo Parigi.
La Cop26 di Glasgow
La COP26 di Glasgow, programmata a novembre 2020, è stata rinviata a causa della pandemia da COVID-19 all’anno successivo e si è tenuta dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. Con essa, sono stati rimandati anche la sessione preparatoria Pre-COP26 e l’evento dedicato ai giovani: Youth4Climate: Driving Ambition che dovevano svolgersi in Italia.
L’evento Youth4Climate, si è svolto a Milano dal 28 al 30 settembre 2021, in congiunzione con la sessione ministeriale PreCop26, organizzata dall’Italia in virtù del partenariato con il Regno Unito per la presidenza della Cop26.
I giovani di tutto il mondo hanno proposto idee e azioni concrete per affrontare le principali urgenze e priorità dell’azione climatica. I risultati di questo lavoro sono confluiti in un documento finale denominato Youth4Climate Manifesto, presentato a novembre alla COP26. Il rafforzamento della partecipazione giovanile nei processi decisionali internazionali e nazionali in materia di clima, il rafforzamento dell’educazione ambientale e climatica e le proposte specifiche per una ripresa economica sostenibile in seguito alla pandemia sono le proposte più rilevanti che sono emerse.
Gli obiettivi della COP26 sono riassumibili in quattro punti:
Tra le decisioni più rilevanti della conferenza sul clima a Glasgow vi è l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Inoltre, viene fissato l’obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli stati firmatari: un taglio del 45% delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo.
Sul fronte degli accordi internazionali raggiunti durante la Cop26, la novità più eclatante è il patto di collaborazione fra Usa e Cina sulla lotta al cambiamento climatico: le superpotenze rivali accettano di lavorare insieme su tutti i dossier che riguardano il clima, dalle rinnovabili alla tutela degli ecosistemi.
I principali punti deboli della COP26 sono due: la decarbonizzazione su cui India e Cina non hanno voluto cedere e la mancata istituzione di un fondo economico per aiutare i Paesi in via di sviluppo a riparare i danni del cambiamento climatico, contro il quale hanno fatto resistenza soprattutto Stati Uniti e Unione europea.
I giovani di tutto il mondo hanno proposto idee e azioni concrete per affrontare le principali urgenze e priorità dell’azione climatica. I risultati di questo lavoro sono confluiti in un documento finale denominato Youth4Climate Manifesto, presentato a novembre alla COP26. Il rafforzamento della partecipazione giovanile nei processi decisionali internazionali e nazionali in materia di clima, il rafforzamento dell’educazione ambientale e climatica e le proposte specifiche per una ripresa economica sostenibile in seguito alla pandemia sono le proposte più rilevanti che sono emerse.
Gli obiettivi della COP26 sono riassumibili in quattro punti:
- Azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C
- Adattarsi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali
- Mobilitare i finanziamenti
- Collaborare per affrontare le sfide della crisi climatica.
Tra le decisioni più rilevanti della conferenza sul clima a Glasgow vi è l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Inoltre, viene fissato l’obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli stati firmatari: un taglio del 45% delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo.
Sul fronte degli accordi internazionali raggiunti durante la Cop26, la novità più eclatante è il patto di collaborazione fra Usa e Cina sulla lotta al cambiamento climatico: le superpotenze rivali accettano di lavorare insieme su tutti i dossier che riguardano il clima, dalle rinnovabili alla tutela degli ecosistemi.
I principali punti deboli della COP26 sono due: la decarbonizzazione su cui India e Cina non hanno voluto cedere e la mancata istituzione di un fondo economico per aiutare i Paesi in via di sviluppo a riparare i danni del cambiamento climatico, contro il quale hanno fatto resistenza soprattutto Stati Uniti e Unione europea.
Gli impegni dei Governi locali sul clima:
Under2 Coalition
Under2 Coalition
Alcuni governi regionali, consapevoli dell’importante ruolo che tale livello di governo del territorio svolge in tema di clima e con il preciso intento di spingere gli Stati ad adottare un accordo ambizioso, nelle more della formazione dell’accordo di Parigi hanno dato vita ad un protocollo denominato Under2-Memorandum of Understanding (U2_MOU) ora identificato come Under2Coalition.
Obiettivo del protocollo è quello di ridurre il livello di emissioni di gas climalteranti in modo coerente con una traiettoria di riduzione al 2050 dell’80-95 % rispetto al 1990 e/o di raggiungere una emissione pro capite inferiore a 2 tonnellate entro il 2050.
Il Protocollo, al quale la Regione Piemonte ha formalmente aderito nel dicembre 2015, impegna i sottoscrittori ad attuare politiche ambiziose in materia di mitigazione e adattamento.
Al protocollo hanno finora aderito oltre 270 governi - tra i quali alcune regioni italiane (Basilicata, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna e Veneto) - che rappresentano 1,75 miliardi di persone e il 50% del PIL dell'economia globale.
Obiettivo del protocollo è quello di ridurre il livello di emissioni di gas climalteranti in modo coerente con una traiettoria di riduzione al 2050 dell’80-95 % rispetto al 1990 e/o di raggiungere una emissione pro capite inferiore a 2 tonnellate entro il 2050.
Il Protocollo, al quale la Regione Piemonte ha formalmente aderito nel dicembre 2015, impegna i sottoscrittori ad attuare politiche ambiziose in materia di mitigazione e adattamento.
Al protocollo hanno finora aderito oltre 270 governi - tra i quali alcune regioni italiane (Basilicata, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna e Veneto) - che rappresentano 1,75 miliardi di persone e il 50% del PIL dell'economia globale.
Figura 1
I governi che hanno aderito al protocollo U2_Mou
(dicembre 2021)
L’adesione al protocollo consente ai sottoscrittori di condividere conoscenze e know how e lavorare insieme per cercare soluzioni che comportino benefici per l’ambiente e l’economia.
I governi subnazionali che hanno aderito al protocollo hanno la possibilità ogni anno di divulgare informazioni e dati in merito alle azioni attivate in coerenza con gli impegni assunti tramite la compilazione di un questionario che confluisce in una piattaforma open data.
Dal 2018 la Regione Piemonte implementa la sezione States and Regions della piattaforma CDP - Carbon Disclosure Project che è un’organizzazione non profit internazionale che fornisce a imprese, autorità locali, governi e investitori una piattaforma per misurare, gestire e divulgare i propri impatti ambientali.
Nel 2021, 96 stati e governi regionali hanno divulgato i propri dati climatici tramite CDP e sono entrati a far parte di un movimento globale che guida la transizione verso un'economia resiliente e a basse emissioni di carbonio.
Nel 2021 il rapprto Lavorare insieme per battere la crisi climatica si concentra sulla necessità di collaborazione tra tutti gli attori del governo e delle imprese, punta i riflettori su esempi di collaborazione positiva e invita le città, gli stati e le regioni a lavorare a stretto contatto.
Nel 2021 la Regione Piemonte ha partecipato anche all’iniziativa Under2 Ambition Tracker, che diverrà pertanto lo strumento di divulgazione dei dati della Coalizione. Per approfondimenti è consultabile il Report 2021.
I governi subnazionali che hanno aderito al protocollo hanno la possibilità ogni anno di divulgare informazioni e dati in merito alle azioni attivate in coerenza con gli impegni assunti tramite la compilazione di un questionario che confluisce in una piattaforma open data.
Dal 2018 la Regione Piemonte implementa la sezione States and Regions della piattaforma CDP - Carbon Disclosure Project che è un’organizzazione non profit internazionale che fornisce a imprese, autorità locali, governi e investitori una piattaforma per misurare, gestire e divulgare i propri impatti ambientali.
Nel 2021, 96 stati e governi regionali hanno divulgato i propri dati climatici tramite CDP e sono entrati a far parte di un movimento globale che guida la transizione verso un'economia resiliente e a basse emissioni di carbonio.
Nel 2021 il rapprto Lavorare insieme per battere la crisi climatica si concentra sulla necessità di collaborazione tra tutti gli attori del governo e delle imprese, punta i riflettori su esempi di collaborazione positiva e invita le città, gli stati e le regioni a lavorare a stretto contatto.
Nel 2021 la Regione Piemonte ha partecipato anche all’iniziativa Under2 Ambition Tracker, che diverrà pertanto lo strumento di divulgazione dei dati della Coalizione. Per approfondimenti è consultabile il Report 2021.