Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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RADIAZIONI IONIZZANTI

DOSE GAMMA IN ARIA

La dose gamma in aria è una grandezza che descrive la quantità di energia rilasciata dai raggi gamma nell’unità di massa d'aria. La radioattività naturale contenuta nella crosta terrestre determina, unitamente ai raggi cosmici, un irraggiamento gamma a cui tutti gli esseri viventi sono continuamente sottoposti. Normalmente la dose gamma in aria viene misurata in termini di rateo di dose gamma, cioè la dose riferita all’unità di tempo espressa in μSv/h (microSievert all’ora). La dose gamma in aria non presenta cambiamenti sostanziali da un anno all’altro, a meno di importanti eventi catastrofici (gravi incidenti nucleari o radiologici). Nel corso del 2021 non ci sono state quindi novità nei valori riscontrati rispetto agli anni precedenti.

Nella Figura 1 si osserva la dose gamma in aria calcolata sommando il contributo della radioattività naturale presente nel suolo (che dipende dal tipo di litologia presente nel sottosuolo) e il contributo dei raggi cosmici (che dipende dall’altitudine).

Figura 1
Dose gamma in aria dovuta all’irraggiamento dei radionuclidi naturali contenuti nel suolo e all’irraggiamento dei raggi cosmici.



In caso di incidenti nucleari la radioattività dispersa in aria può però creare un aumento dei livelli naturali di dose gamma. Per questo motivo sono istituite delle reti di monitoraggio in continuo dei valori della dose gamma in aria. In Piemonte esiste una rete di questo tipo gestita da Arpa.
In assenza di incidenti, la dose gamma misurata dalle centraline delle reti di monitoraggio è rappresentata dalla mappa di Figura 1: e misure puntuali (spaziali e temporali) effettuate dalle centraline, confermano i dati ottenuti dal modello che fornisce un valore medio considerando la radioattività nel suolo e l’altitudine del punto.

Per approfondimenti su rete di allerta Geiger-Mueller, vedi i contenuti correlati al fondo.

IL RADON

La protezione della salute umana nel lungo termine da livelli di rischio di esposizione a radiazioni ionizzanti che non possono essere trascurati dal punto di vista della radioprotezione in relazione all'ambiente è uno degli obiettivi delle norme della Unione Europea , in particolare è rilevante la protezione dall'esposizione dei lavoratori o di individui della popolazione al radon in ambienti chiusi. Il radon è un gas radioattivo naturale che ha origine principalmente nel suolo dal decadimento del radio presente nelle rocce e nel terreno. Per la sua natura e le sue proprietà chimico-fisiche entra facilmente negli ambienti confinati come abitazioni, luoghi di lavoro e scuole. Costituisce un pericolo per la salute perché può causare il tumore polmonare.

La media radon attualmente stimata nelle abitazioni in Piemonte risulta essere pari a 82 Bq/m3, con ampia variazione su tutto il territorio regionale.

Ad oggi Arpa raccoglie in Piemonte misure di concentrazione annuale in scuole e abitazioni distribuite sui Comuni piemontesi. La mole di dati in continuo aumento permette una sempre migliore caratterizzazione della presenza di radon sul territorio regionale. Per ogni Comune della Regione si stima infatti la distribuzione del radon tramite un approccio che unisce le conoscenze radio-geolitologiche del territorio alle misure sperimentali.

L’attuale valore medio piemontese complessivo stimato a livello residenziale è pari a 71,4 Bq/m3. Tale valore va però continuamente aggiornato e ricalcolato per il progressivo miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, perseguito ed attuato un po’ ovunque in questi anni, che riduce il ricambio d’aria nelle abitazioni e quindi favorisce l’accumulo di radon negli ambienti confinati.

Per conoscere il valore medio di radon nel tuo Comune e visionare la nuova mappa interattiva aggiornata della concentrazione radon in aria al piano terra nelle abitazioni del territorio Piemontese consulta la mappatura radon del Piemonte.

Figura 2
Mappa di concentrazione di radon in aria al piano terra delle abitazioni a livello comunale

La conoscenza della distribuzione del radon è, particolarmente, importante per gli aspetti legati alla pianificazione urbanistica del territorio regionale e per tutto ciò che attiene alla progettazione e costruzione di nuovi edifici o alla ristrutturazione di edifici esistenti. Una prevenzione mirata a limitare l’ingresso del radon nelle abitazioni e a garantire un determinato ricambio d’aria rappresenta, infatti, un valido strumento per ridurre l’esposizione media della popolazione a questo pericoloso inquinante. Una prevenzione mirata a limitare l’ingresso del radon nelle abitazioni e a garantire un determinato ricambio d’aria rappresenta, infatti, un valido strumento per ridurre l’esposizione media della popolazione a questo pericoloso inquinante. Per questo l’attuale normativa prevede anche l’individuazione di aree prioritarie cioè di quelle zone abitate in cui è necessario concentrare e intensificare le misure e le politiche rivolte alla riduzione del radon.

Un importante aspetto legato al radon è l’attività che ARPA svolge per prevenire l’esposizione al radon negli edifici. Arpa, infatti, propone rimedi ed è disponibile per verificare l’efficacia delle azioni intraprese negli edifici in cui si è riscontrata un’elevata concentrazione di radon.

NORMATIVA SUL RADON

La protezione della popolazione dall’esposizione al radon è stabilita e regolata dalle seguenti norme:

  • Recentemente con l’emanazione del D.Lgs 101/2020, “Attuazione della Direttiva europea 2013/59/Euratom che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i rischi derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti”, è stato fissato un Livello di Riferimento di 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro e le abitazioni. Tale valore rappresenta in termini di media annuale un livello oltre il quale occorre procedere ad interventi di risanamento rivolti a limitare l’ingresso e l’accumulo del radon negli edifici. Il Valore di 300 Bq/m3 è definito come un Livello di Riferimento e non come un semplice limite di legge propriamente detto e al di sotto del quale si è giustificati a non intervenire in alcun modo. In termini di miglioramento della salubrità degli ambienti di vita è invece sempre auspicabile cercare di ridurre la concentrazione di radon a cui si è esposti anche a valori inferiori a 300 Bq/m3.
  • Alle Regioni il medesimo D.Lgs 101/20 attribuisce lo specifico compito di individuare le aree prioritarie cioè quei territori dove si prevede che la concentrazione media annua superi il livello di riferimento in un numero significativo di edifici. Fino all’adozione di un apposito Piano nazionale d’azione radon, previsto dall’art.10 del suddetto Decreto, per l’individuazione delle aree prioritarie si applica il criterio di cui all’art.11 comma 3, cioè si individuano a “rischio radon” le aree in cui almeno il 15% delle abitazioni al piano terra supera il Livello di Riferimento. In tali aree l’obbligo della misura nei Luoghi di Lavoro si estenderà anche ai piani seminterrati e ai piani terra. Nell’art.19 sono stabiliti, inoltre, gli interventi nelle aree prioritarie relativi al radon nelle abitazioni volti ad incentivare la misurazione del radon, con l’attuazione, dove necessario, degli opportuni interventi di risanamento.
  • La Legge regionale 5/2010 “Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti” prevede che la Regione si doti di strumenti idonei per l’individuazione, la prevenzione e la riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon e alla radioattività di origine naturale e che competono all’Arpa le attività di controllo ambientale della radioattività di origine naturale.

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