RISCHI NATURALI
Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
La regione, densamente popolata (oltre 4 milioni di abitanti), economicamente attiva e sede di importanti infrastrutture e reti di comunicazione, risulta fragile nella sua esposizione ai rischi naturali. S’intende per rischio naturale il numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà e interruzioni di attività economiche, in conseguenza di processi d’instabilità che naturalmente si sviluppano sul territorio.
Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro del-le masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali (intendendo come tali quelli che interessano almeno due bacini idrografici) con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
Nel settore Alpino, particolari condizioni nivo-meteorologiche possono inoltre causare un’altra tipologia di processi d’instabilità naturale: le valanghe.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici attivi portano la regione ad essere sede di attività sismica, generalmente modesta dal punto di vista energetico, ma notevole come frequenza. I terremoti nell’area si verificano principalmente lungo due direttrici, note come arco sismico piemontese e arco sismico brianzonese, convergenti verso sud nelle Alpi Marittime.
La prima segue l’andamento dell'arco alpino occidentale nella sua parte interna, in corrispondenza del massimo gradiente orizzontale della gravità presente in prossimità del margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
La seconda, caratterizzata da una maggiore dispersione, segue l'allineamento dei massicci cristallini esterni, lungo il Fronte Pennidico. Una diffusa sismicità, seppur con minori frequenze, caratterizza anche i rilievi centrali e sud-orientali della regione, in particolare nell’Appennino settentrionale.
aree in frana
Il SIFraP (Sistema Informativo Fenomeni Franosi in Piemonte) è la componente della Banca dati Geologica di Arpa che raccoglie le informazioni relative ai dissesti di versante (avvenuti in passato o in atto) documentati e/o riconoscibili attraverso il rilevamento diretto o il telerilevamento. Le informazioni sono organizzate secondo diversi livelli di approfondimento. Il primo livello è stato compilato per circa 37.200 fenomeni franosi rilevati in Piemonte e permette di ottenere un indicatore sullo stato del territorio: la percentuale di territorio in frana (comunemente indicata come indice di franosità). Il significato di tale indice non è da intendersi in termini di incremento o decremento annuale, in quanto la sua variazione nel tempo è quasi impercettibile; inoltre l’aumento della superficie in frana non è generalmente legata unicamente all’attivazione di nuovi fenomeni franosi ma spesso ad un miglioramento della conoscenza del territorio. L’indice di franosità tuttavia rappresenta un importante indicatore a scala comunale, provinciale e regionale della vulnerabilità del territorio collinare/montano. La raccolta di informazioni al 2° livello di approfondimento (attualmente disponibili per 741 fenomeni franosi), invece, permette di ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi di maggior rilevanza che nel corso dell’anno hanno interessato il Piemonte. Su un numero limitato di casi (attualmente 13) vengono realizzate delle schede monografiche di maggior dettaglio (3° livello di approfondimento).
Nel corso del 2021 ha preso il via un’attività di aggiornamento utilizzando i dati derivanti dai Piani Regolatori Comunali che ha portato, a fine 2021, all’inserimento di oltre 520 nuove perimetrazioni.
Figura 1
Fenomeni franosi analizzati al 2° e 3° livello di approfondimento
Fonte: Arpa Piemonte
In rosso le frane per le quali sono disponibili informazioni di secondo livello di approfondimento, in blu quelle al terzo livello di approfondimento.
Figura 2
Servizio “SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte"
Annualmente con i dati del SIFRAP viene aggiornano l’inventario dei fenomeni franosi in Italia (Progetto IFFI) gestito da ISPRA. A partire dal 2020 i dati dell’inventario nazionale sono consultabili dalla nuova Piattaforma web Idrogeo. La piattaforma consente la consultazione di dati, mappe, report, foto, video e documenti dell’Inventario IFFI, la condivisione sui social e il download dei dati. E’ accessibile con i diversi tipi di dispositivo (smartphone, tablet, desktop) ed è sviluppata in open source. Le sue principali funzionalità sono il caricamento/aggiornamento multiutente via web dei dati delle frane dell’Inventario da parte delle Regioni, la segnalazione di nuove frane sul territorio e la creazione di report.
Figura 3
Monviso: uno studio geomorfologico e strutturale con il supporto del rilievo fotogrammetrico per una prima descrizione di un fenomeno di crollo
Durante una serie di sopralluoghi condotti (nel 2020 e 2021) dalla Struttura Monitoraggi e Studi Geologici di Arpa, con la collaborazione dei tecnici di Arpa Valle d'Aosta, è stato possibile realizzare un rilievo fotogrammetrico di dettaglio mediante l'utilizzo di un Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto (più comunemente noto come drone) che ha permesso di perimetrare l'area interessata dal crollo, di operare una speditiva caratterizzazione dell'assetto strutturale dell'ammasso roccioso quale fattore predisponente all'instabilità e fornire una prima indicazione sul ruolo dei processi climatici nella degradazione del permafrost quale processo di probabile innesco del fenomeno di crollo.
ATTIVITÀ SISMICA
Nel corso del 2021 la rete sismica regionale ha rilevato 600 terremoti di magnitudo maggiore o uguale a 1,0 ML (magnitudo locale), di cui 95 localizzati internamente ai confini piemontesi e 114 entro 25 km.
All’interno del territorio regionale i terremoti usualmente interessano prevalentemente le Alpi Occidentali, con una distribuzione allineata in corrispondenza del margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
Circa metà dei terremoti osservati in Piemonte nel 2021 si sono verificati tra le Alpi Cozie meridionali e le Alpi Marittime.
L'indicatore Movimenti sismici è previsto dall'Agenda 2030 all'obiettivo 13. Lotta contro il cambiamento climatico.
Figura 4
Terremoti - anno 2021
Fonte: Arpa Piemonte
Tabella 1
Distribuzione dei terremoti rilevati internamente ai confini regionali - anno 2021
Sismicità in Piemonte (ML≥1) - anno 2021 |
||||
Settori geografici piemontesi |
N. sismi |
Magnitudo (ML) |
Profondità (km) |
Terremoti con magnitudo ≥ 3,0 ML (località, magnitudo, profondità, data e ora) |
Rilievi alpini sud-occidentali |
49 |
1.0-2.7 |
4-25 |
- |
Rilievi alpini nord-occidentali |
14 |
1.0-2.1 |
1-14 |
- |
Rilievi alpini nord-orientali |
5 |
1.0-1.7 |
5-8 |
- |
Settori sud-orientali |
6 |
1.1-2.2 |
5-39 |
- |
Rilievi meridionali |
5 |
1.0-2.1 |
6-49 |
- |
Rilievi collinari centrali |
5 |
1.1-1.4 |
9-42 |
- |
Pianura orientale |
0 |
- |
- |
- |
Pianura occidentale |
11 |
1.0-2.4 |
6-26 |
- |
Torinese |
0 |
- |
- |
- |
ATTIVITÀ VALANGHIVA SIGNIFICATIVA
Un’attività valanghiva spontanea è stata registrata nei mesi di febbraio e maggio con segnalazioni più frammentate pervenute in gran parte dalle A. Lepontine Nord, caratterizzate da un innevamento superiore rispetto al resto della regione.
A fine 2020 i settori occidentali presentavano un innevamento molto scarso e irregolare a causa dell’intensa attività eolica. Tali condizioni hanno portato alla formazione di croste superficiali molto dure e strati basali che hanno subito un forte metamorfismo costruttivo a causa del limitato spessore del manto nevoso e temperature molto rigide.
L’intensa nevicata di inizio gennaio, associata a venti intensi, ha determinato una diffusa instabilità anche su pendii relativamente poco inclinati. Su quasi tutto l’arco alpino piemontese si è raggiunto il grado di pericolo 4 – Forte con un livello di allerta di codice colore giallo per pericolo valanghe che, dalla Val Maira alla Valle Tanaro nella giornata del 2 gennaio, ha raggiunto il codice colore arancione.
Sono state segnalate valanghe spontanee lungo i classici percorsi di scialpinismo in alta Val Susa (Figura 5), alta Val Chisone (Figura 6) e bassa Valle Orco (Figura 7).
Figura 5
Valanghe in alta Val Susa
In alto, valanghe spontanee osservate il 6 gennaio 2021 risalendo al Monte Jafferau (Bardonecchia, TO) che in alcuni casi hanno raggiunto grandi dimensioni (a sinistra). In basso, valanga di piccole dimensioni osservata salendo alla Punta di Moncros (Sauze d’Oulx, TO)
Fonte: Archivio Arpa Piemonte
Figura 6
Valanghe in alta Val Chisone
Valanghe in alta Val Chisone
Valanghe di grandi dimensioni, in evidenza la zona di distacco, osservate il 6 gennaio dal Clot de la
Soma (Pragelato, TO).
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Figura 7
Valanghe in bassa Valle Orco
Insolite valanghe a lastroni di superficie, di piccole e medie dimensioni, osservate il 5 gennaio sotto la
Punta Cialma (Locana, TO), solitamente molto frequentati dagli scialpinisti.
Fonte: archivio Arpa Piemonte
A fine mese è nuovamente il Nord Piemonte ad essere interessato da copiose nevicate: tra il 28 e 30 gennaio vengono raggiunti i 70 cm di neve fresca cumulata all’Alpe Devero (1634m) e all’Alpe Veglia (1740m), circa 100 cm a Formazza Pian dei Camosci (2453m) e 145 cm al Toggia (2165m). Per questo motivo su Alpi Pennine e A. Lepontine il Bollettino Valanghe riporta un grado di pericolo 4-Forte per il 29 e 30 gennaio che sarà in discesa solo nella giornata del 31; parallelamente in queste zone sul Bollettino di Allerta viene emesso con un codice colore giallo dal 28 al 30 gennaio. In questo periodo sui settori settentrionali vengono segnalate valanghe molto grandi, soprattutto lungo i percorsi abituali, che in alcuni casi hanno interessato la viabilità (Figura 8) o lambito centri abitati (Figura 9).
Figura 8
Valanghe che hanno interessato la viabilità
Valanghe che hanno interessato la strada del Devero tra il 29 e il 30 gennaio.
Figura 9
Valanghe che hanno lambito centri abitati
A sinistra, panoramica sulla valanga spontanea che, superando i limiti finora noti, ha interessato la zona prossima all’abitato La Frua (Formazza); a destra, dettaglio sull’abitato.
Una ripresa dell’attività valanghiva spontanea si osserva anche sui settori occidentali seppur meno interessati dalle nevicate (Figura 10)
Figura 10
Panoramica sulla Cima della Sueur e Punta Mezzodì (Bardonecchia -TO-)
La freccia indica la zona di distacco; a destra, dettaglio della frattura del lastrone.
A fine febbraio si è assistito ad un incremento delle temperature su tutti i settori alpini piemontesi che ha portato ad una certa instabilità del manto nevoso con diversi distacchi spontanei. Le valanghe di dimensioni maggiori sono state segnalate sui settori di confine settentrionali, dove il grado di pericolo 2-Moderato presentava un aumento per riscaldamento nel corso della giornata. Il 24 febbraio, nella zona dell’Alpe Devero e più precisamente nei pressi di Crampiolo, è stata segnalata e fotografata una valanga a debole coesione di grandi dimensioni (Figura 11).
Figura 11
Valanga a debole coesione nei pressi dell’abitato di Crampiolo frazione di Baceno (VB), cha ha raggiunto il Lago delle Streghe.
Fonte: archivio Arpa Piemonte
La stagione prosegue quindi senza eventi di particolare rilievo fino alla seconda settimana di maggio quando vengono registrate precipitazioni molto intense in particolare dalle A. Graie alle A. Lepontine. La quota delle nevicate in questa occasione è scesa fino ai 1900-2200m sui settori settentrionali e i 2000-2400 m su quelli occidentali con neve fresca umida almeno fino a 2500-2700m. Nell’ultima settimana di maggio si sono ancora verificate nevicate associate ad intensa ventilazione da ovest sulle creste di confine dei rilievi settentrionali, con accumuli, sopra i 2300m di circa 20cm; dopo le nevicate è stato registrato un sensibile rialzo delle temperature e dello Zero Termico, con conseguente destabilizzazione del manto nevoso e distacchi di valanghe tipicamente primaverili (Figura 12).
Figura 12
Distacchi di valanghe tipicamente primaverili
In alto valanghe a lastroni di neve umida con fronti di distacco superiori a 500 m (nei pressi del Lago del Sabbione), in basso valanghe a debole coesione di neve bagnata (nei pressi del Lago Morasco).
La fine del 2021, con l’avvio di una nuova stagione invernale, è stata caratterizzata da un’intensa perturbazione a metà novembre che ha interessato la regione apportando un notevole quantitativo di nuova neve, soprattutto sui settori alpini occidentali e meridionali. La quota delle nevicate si è progressivamente alzata determinando locali fenomeni di pioggia su neve con conseguente inumidimento del manto nevoso. In generale nei settori occidentali si sono registrati accumuli al suolo importanti già sopra i 1500m che hanno determinato locali criticità per la viabilità.
Già in corso di nevicata è stata registrata una diffusa attività valanghiva spontanea su tutti i settori alpini, caratterizzata prevalentemente da distacchi di neve a debole coesione, sia di superficie che di fondo, di piccole e medie dimensioni e singole valanghe di grandi dimensioni sui settori occidentali. (Figura 13 e Figura 14)
Figura 13
Valanghe di grosse dimensioni scese a pian dell’Alpe, comune di Usseaux (TO),
Diversi distacchi hanno attraversato la strada per il colle delle finestre; una valanga si è arrestata nei pressi dell’agriturismo
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Figura 14
Grossa valanga scesa in Val Troncea già in corso di nevicata
L’accumulo si vede infatti ricoperto d un sottile strato di neve recente.
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Una nuova perturbazione ha interessato la nostra regione nella giornata dell’immacolata determinando accumuli di nuova neve compresi tra i 20 e 40cm con i valori maggiori registrati dalle A. Pennine alle A. Cozie Nord. Subito dopo la nevicata, intensi venti di foehn hanno determinato il rimaneggiamento della nuova neve con formazione di accumuli instabili (Figura 15).
Figura 15
Formazione di accumuli instabili
Valanga spontanea di dimensioni medio-grandi che si è staccata dal Monte Fraiteve sui pendii Est a causa del sovraccarico da vento.
Nonostante le nevicate di inizio inverno, il 2021 si chiude con un innevamento generalmente scarso su tutti i settori alpini, caratterizzato da valori di neve al suolo spesso sotto la media del periodo, in particolare nelle stazioni al di sotto dei 2000m di quota.
incidenti da valanga
Figura 16
Distribuzione del numero di incidenti negli ultimi 36 anni.
Nel corso del 2021 sono stati registrati 16 incidenti da valanga: tutti gli incidenti della stagione invernale 2020-21, tranne il primo avvenuto nel dicembre del 2020, ai quali vanno aggiunti i 3 incidenti di inizio stagione invernale 2021-22 avvenuti tra fine novembre e fine dicembre.
Per quanto concerne la distribuzione spaziale degli incidenti registrati sull’arco alpino
piemontese si nota una frequenza maggiore sui settori occidentali e meridionali che sono stati caratterizzati da innevamento modesto rispetto ai settori settentrionali ma da ventilazione molto più persistente.
Sei incidenti sono avvenuti quando il grado di pericolo era 2-Moderato, un incidente in corrispondenza del 4-Forte e uno a inizio stagione 2021-22 quando non era attivo il bollettino valanghe quindi il grado di pericolo risulta “non emesso”; ma la metà degli incidenti, 8 casi su 16, è avvenuta con grado di pericolo 3-Marcato. Occorre specificare che nel caso in cui il grado di pericolo riportato nel bollettino è previsto in aumento o in diminuzione nel corso della giornata, l’orario dell’incidente è determinante: se avvenuto prima delle 12 è attribuito il grado di pericolo di partenza, se avvenuto dopo il grado più alto (se in aumento) o più basso (se in diminuzione).
Il totale delle persone travolte ammonta a 24 di cui 12 sono rimaste illese, 6 ferite e 6 decedute.
Un incidente particolarmente significativo è avvenuto nella mattinata del 30 gennaio e ha coinvolto una comitiva di 9 scialpinisti provenienti dal nord Piemonte. Il gruppo intraprende la salita a una cima senza nome quotata 2720m nel vallone chiamato del Vallonasso nel comune di Acceglio (CN). Intorno a quota 2250m il gruppo risale il versante esposto a est sul quale si è staccata la valanga. Il pendio si sviluppa per un dislivello di circa 300m e nella parte alta, circa 30 m sotto la cresta rocciosa, è presente una vecchia casermetta militare (2570m) lunga circa 40 m (Figura 17).
Figura 17
Panoramica sulla valanga del Vallonasso
La valanga è evidenziata dalla linea tratteggiata rossa. Sopra la zona di distacco la casermetta militare (evidenziata in giallo).
Oltre i 2600 m uno stretto e ripido canale nevoso si incunea tra le rocce e permette di raggiungere la punta senza nome quotata 2720 m. Non è noto se tutti siano arrivati alla casermetta. Le informazioni disponibili indicano che nel momento in cui si è staccata la valanga alcuni si trovavano già al fondo del pendio mentre altri erano ancora impegnati nello stretto canale posto a monte della casermetta. Un componente del gruppo, che in quel momento si trovava da solo nella piazzola antistante la casermetta, inizia la discesa scegliendo la traiettoria subito a valle della costruzione e provoca il distacco, avvenuto tra le 12 e le 13, che lo travolge completamente.
Il resto del gruppo sceso a valle, si accorge del mancato rientro solo 400m più a valle; a questo punto rimettono le pelli e risalgono il pendio fino al luogo dell’incidente e una volta individuato il distacco avvertono il Soccorso Alpino.
Dall’analisi della carta delle pendenze, il settore di versante interessato dalla valanga è caratterizzato da una zona di distacco con inclinazione di circa 35-38° alla quale segue una zona meno ripida (circa 30°) fino ad una prima area di accumulo intorno alla quota di 2400 m; successivamente la valanga ha proseguito lungo un breve versante ma nuovamente ripido e caratterizzato da affioramenti rocciosi (> 35°) fino alla zona inferiore di accumulo con una pendenza intorno ai 20°.
Lo sciatore che ha staccato la valanga, probabilmente qualche decina di metri sotto la casermetta, è stato travolto e trasportato fino al piede della valanga; mediante ricerca con ARTVA è stato individuato dal tecnico del Soccorso Alpino alla quota di circa 2300 m ad una profondità di 90-100 cm. Il travolto, ritrovato in gravi condizioni, viene trasportato mediante elicottero in ospedale dove morirà poco dopo.
Probabilmente il fatto che non tutti i componenti del gruppo si conoscevano bene ha determinato il notevole ritardo nelle operazioni di soccorso.
Il rilievo effettuato subito a monte del coronamento della valanga ha permesso di evidenziare la presenza di un accumulo da vento compatto di spessore compreso tra i 40 e i 50 cm che poggia su una sottile crosta da fusione e rigelo e sotto ad essa uno strato di cristalli angolari di tipo 4 spesso circa 15 cm (Figura 18).
Figura 18
Profilo nivologico eseguito due giorni dopo l’incidente nei pressi della zona di distacco
Le prove di stabilità effettuate (ECT e RBT) hanno evidenziato come nel punto del rilievo il lastrone fosse sollecitabile soltanto con forte sovraccarico. Tuttavia, è altamente probabile che qualche decina di metri più in basso l’accumulo avesse uno spessore inferiore e quindi risultasse sollecitabile al passaggio del singolo sciatore.
Il manto nevoso, nella zona dell’incidente, ben rappresenta le caratteristiche di inizio inverno che hanno determinato un elevato numero di valanghe sia spontanee che provocate.
La presenza di lastroni superficiali formati in seguito all’intensa e duratura ventilazione da ovest, nord-ovest e strati intermedi e basali costituiti da cristalli sfaccettati a seguito dalle basse temperature e da spessori contenuti di neve al suolo, sono stati i principali fattori di instabilità del manto nevoso.
RENDICONTI NIVOMETRICI
Per maggiori dettagli relativi alla stagione 2020-2021 e 2021-2022 consultare la pubblicazione dei rendiconti stagionali sul sito di Arpa Piemonte.
Il rendiconto sulla stagione invernale 2020-21 è consultabile online
Il rendiconto riguardante la stagione 2021-2022, non ancora conclusa, uscirà in autunno.
IL BOLLETTINO VALANGHE
Al seguente indirizzo si accede alla pagina di Arpa Piemonte dedicata al Bollettino valanghe.
Sulla pagina, oltre alla possibilità di scaricare in formato .pdf l’ultimo bollettino valanghe, sono presenti 3 sezioni:
Pericolo Valanghe dove sono visualizzati i gradi di pericolo sui diversi settori alpini piemontesi per la mattina e il pomeriggio. Cliccando sulla mappa l’utente viene indirizzato sul sito di AINEVA dal quale è possibile consultare la descrizione dettagliata del pericolo valanghe nei diversi settori alpini piemontesi, così come nei settori di tutte le regioni afferenti ad AINEVA (Associazione Interregionale per lo studio della NEve e delle VAlanghe, di cui fa parte anche la Regione Piemonte, rappresentata da Arpa Piemonte in seguito al trasferimento delle funzioni normato dalla L.R. 28/2002.)
Dettagli dove sono visualizzabili le mappe di neve al suolo, neve fresca delle ultime 24 ore e neve fresca degli ultimi 3 giorni. Inoltre, vengono pubblicati periodicamente (generalmente il lunedì, il mercoledì e il venerdì) approfondimenti riguardanti l’innevamento e il manto nevoso.
Video dove è possibile visualizzare l’ultimo video disponibile e iscriversi alla mailing list del bollettino valanghe.
VIDEO BOLLETTINO VALANGHE
Il video bollettino valanghe, pubblicato il venerdì con cadenza settimanale, contiene un’analisi delle condizioni nivometeorologiche, la valutazione e la previsione del pericolo valanghe per il fine settimana e tanti interessanti approfondimenti sulle condizioni della neve.
Nel 2021, la produzione del video bollettino è iniziata con il mese di febbraio, interrompendosi nel mese di marzo in relazione all’emergenza COVID-19, per poi rincominciare con l’avvio della nuova stagione invernale il 10 dicembre 2021. Complessivamente sono stati realizzati 5 Video bollettini relativi alla stagione invernale 2020-2021 e 3 relativi alla stagione invernale 2021-2022.
TELEGRAM
E’ possibile consultare il bollettino valanghe anche attraverso il servizio valanghePIE di Telegram. Questo bot invia automaticamente le immagini del Piemonte con il pericolo valanghe quando il pericolo è superiore a 3-marcato per i giorni successivi e il link alle pagine del sito dove è possibile scaricare il bollettino e gli approfondimenti sullo stato della neve.
È anche possibile scaricare direttamente il bollettino e la sintesi del bollettino valanghe.
Mailing-list ai professionisti della montagna
Nel 2021 è proseguito l’invio della mailing-list ai professionisti della montagna (Guide Alpine, Rifugi, Aziende Turistiche Locali, Società di impianti di risalita, Maestri di sci, Soccorso Alpino, Sezioni CAI) e a tutti gli utenti che ne fanno richiesta. Il venerdì pomeriggio viene inviata una breve sintesi delle condizioni del pericolo valanghe per il fine settimana con i link aggiornati al video bollettino e al bollettino valanghe.
Dal febbraio 2021 il servizio ha assunto una nuova veste arricchendo l’informazione scritta con grafici, mappe e fotografie; il servizio è proseguito anche nel periodo durante il quale non è stato prodotto il video bollettino.
CARTOGRAFIA VALANGHE
Attività di aggiornamento del SIVA
Grazie al "Progetto strategico di sviluppo e completamento della cartografia valanghe sul territorio regionale", nel biennio 2019-2020 è stata completata la cartografia Valanghe del SIVA (Sistema Informativo Valanghe) sulle zone antropizzate del territorio regionale. Per poter rispettare i tempi previsti dal progetto, i rilievi sono stati effettuati utilizzando una metodologia speditiva, seppur in linea con i paradigmi della cartografia valanghe a media scala utilizzata negli anni passati.
Nel corso del 2021 le attività si sono concentrate sull’approfondimento e affinamento delle conoscenze, secondo quanto previsto dall’obiettivo istituzionale: “Prosecuzione aggiornamento del quadro conoscitivo con particolare riferimento alle aree antropizzate a supporto tecnico all’attuazione dell’art. 19 della l.r.14/2019”.
L’attività di aggiornamento si è basata sugli eventi descritti nei rendiconti delle ultime stagioni; sono state inserite le “date evento” con i danni connessi e, dove presente, è stata collegata la documentazione fotografica associata. Per alcuni siti valanghivi è stato inoltre necessario aggiornare la geometria in quanto l’evento registrato superava i limiti massimi riportati nella CLPV.
Figura 19
Riperimetrazione della massima area interessata per il sito valanghivo 40_A_VB
Valanga di Frua, comune di Formazza, sulla base dell’evento del gennaio 2021.
È stato scansionato e riorganizzato l’archivio Fontana. Si tratta di schede di rilevamento delle valanghe, compilate per il territorio del vercellese, corredate talvolta da fotografie e/o relazioni che saranno disponibili nel SIVA per la consultazione al pari dell’ASTV del Capello.
Sono state organizzate e informatizzate le schede di segnalazione degli eventi valanghivi significativi (Modello 7 AINEVA) compilati negli anni passati da Commissioni Locali Valanghe, da Parchi, dal Consorzio Forestale Alta Val Susa e da altri Enti o soggetti coinvolti. Per la loro consultazione è stata realizzata ex-novo la base dati del Catasto Eventi Valanghivi (CEV) che permette di archiviare tutte le informazioni riportate nel Modello 7 AINEVA e la componente cartografica sul server Post-greSQL/PostGIS di struttura.
Sono stati effettuati sopralluoghi nei comuni di Garessio, Pamparato, Frabosa Sottana e Roburent per raccogliere informazioni storiche utili per la validazione delle valanghe disegnate da fotointerpretazione.
Pubblicazione dati derivanti dal "Progetto strategico di sviluppo e completamento della cartografia valanghe sul territorio regionale"
Grazie al lavoro svolto, tutto il territorio montano piemontese interessato da infrastrutture sensibili, viabilità, urbanizzazioni e impianti sciistici è oggi provvisto di una cartografia valanghe aggiornata. Seppur redatta con metodologie differenti, che sottendono livelli di approfondimento diversi, rappresenta la base informativa fondamentale per avere il quadro del fenomeno valanghivo a scala regionale.
Sono state pubblicate 394 nuove valanghe documentate correlate da scheda di approfondimento, 183 valanghe da fotointerpretazione e 431 valanghe da fonte PRGC; inoltre sono stati perimetrati 1227 pericoli localizzati (valanghe di dimensioni limitate non correttamente cartografabili alla scala di rilevamento 1:25.000) e 391 zone pericolose (aree interessate da scaricamenti di neve differenziati nel tempo e nello spazio).
Tabella 2
Riepilogo del numero di geometrie presenti sul SIVA suddivise per tipologia
Tabella riepilogativa siti valanghivi in Piemonte noti al 31/12/2020 |
durante il progetto |
ante progetto |
totale online |
Valanghe documentate |
394 |
3721 |
4115 |
Valanghe da fotointerpretazione |
183 |
3614 |
3797 |
Valanghe da fonte PRGC |
431 |
0 |
431 |
Pericoli localizzati |
1227 |
7760 |
8987 |
Zone pericolose |
391 |
4060 |
4451 |
totale aree interessate da valanghe s.l. (somma di poligoni e linee) |
2626 |
19155 |
21781 |
Fonte: Arpa piemonte
Attività di raccolta e verifica delle informazioni sulle infrastrutture antropiche
Al fine di poter effettuare l’incrocio tra le perimetrazioni dei siti valanghivi e le infrastrutture antropiche è stata effettuata la raccolta e l’organizzazione sistematica di tutti i dati relativi alla Base Dati Territoriale di Riferimento degli Enti piemontesi (BDTRE) integrata con dati di altre fonti quando necessario. Per la viabilità è stato necessario effettuare uno specifico approfondimento per riclassificare le strade sulla base delle limitazioni al transito o di eventuali chiusure temporanee invernali.
I dati così strutturati sono stati utilizzati per effettuare delle analisi sulle infrastrutture potenzialmente interessate da eventi valanghivi, adattando la metodologia di analisi già predisposta per la realizzazione delle carte di pericolosità e rischio relative alla Direttiva Alluvioni 2007/60/CE.
La metodologia, attualmente in fase di sperimentazione, potrà essere utilizzata in futuro a supporto delle attività di approfondimento che Amministrazioni Comunali e Commissioni Locali Valanghe dovranno svolgere per la predisposizione degli indirizzi regionali finalizzati alla pianificazione di protezione civile locale, in ottemperanza a quanto richiesto dal DPCM 12 agosto.
RILIEVI DEI PROCESSI E DEGLI EFFETTI AL SUOLO, evento 13 luglio 2021
L’evento del 13/07/2021 ha interessato il Verbano-Cusio-Ossola e in particolare i bacini del torrente Devero e dell’alto Toce.
L’elevata intensità delle precipitazioni ha comportato l’attivazione di tutte le aste torrentizie laterali ai corsi d’acqua principali. In particolar modo nei comuni di Premia e Formazza, per alcuni rii si è avuto trasporto di abbondante materiale detritico che ha invaso e interrotto la viabilità principale.
Le piogge hanno causato anche un repentino aumento del livello del fiume Toce, facendo registrare alle 12.30 all’idrometro di Pontemaglio il livello di pericolo
Nel comune di Baceno le ingenti precipitazioni hanno portato alla rimobilitazione di materiale nell’alveo del rio di Cugnesco. Il fenomeno iniziato nelle porzioni più alte del bacino ha visto la mobilitazione lungo l’asta principale del materiale presente sul fondo e lateralmente, coinvolgendo anche massi di pezzatura metrica e interessando più volte la strada comunale che da Goglio porta all’Alpe Devero.
Figura 20
Rimobilitazione di materiale detritico nell'alveo del Rio Cugnesco
Particolare del materiale detritico di dimensione variabile, da ciottolo a blocco metrico, che ha completamente ostruito il tratto tombinato del rio Cugnesco, tra la condotta forzata e la sede stradale, danneggiando il muro della condotta e riversandosi poi sulla sede stradale interrompendo così la viabilità; il materiale più fine è defluito in destra sino al ponte sul T. Devero e in sinistra sino all'ingresso della centrale elettrica di Goglio.
Fonte: Arpa Piemonte
Nel comune di Formazza la strada statale 659 è stata interrotta in più punti dal materiale detritico trasportato da rii laterali.
Nel comune di Premia in frazione Chioso si è riattivato il conoide poligenico del rio Malagrino. Il debris flow, ostacolato dall’attraversamento della strada che porta all’Alpe Vova, ha depositato materiale litoide di pezzatura da metrica a decimetrica sulla sede stradale, poi si è diviso in due rami: quello in sinistra idrografica, particolarmente ricco d’acqua, ha percorso la strada arrivando sino alla SS 659 di fondovalle; l’altro in destra ha proseguito la discesa verso valle seguendo il canale del conoide. Il muro costruito a protezione dell’abitato di Chioso, subito a valle del ponte della strada interpoderale dell’Alpe Vova, ha evitato che la colata detritica raggiungesse le abitazioni della frazione Chioso: solo una miscela di acqua e sabbia ha interessato alcune pertinenze e i garage posti sulla strada di fondovalle. Il debris flow si è esaurito a valle dell’attraversamento della SS 659 nell’area distale del conoide.
Figura 21
Zona distale del conoide del Rio Margarino
In primo piano un lobo di deposizione; blocchi lapidei e alcuni tronchi hanno intasato l’alveo del rio Malagrino
Fonte: Archivio Arpa Piemonte
A Crodo, le intense piogge nella mattinata di martedì 13 hanno fatto innalzare il livello del Toce che in località Verampio ha causato l’allagamento della piana in cui è situata la centrale elettrica Conti.
Figura 22
Allagamento della piana di Verampio
Fonte: Archivio Arpa Piemonte
PREVISIONE DI INNESCO DELLE COLATE DETRITICHE (DEBRIS FLOW) A CORTO-MEDIO TERMINE
Il modello che opera la previsione di innesco delle colate detritiche (debris flow) per 2100 bacini alpini di piccole dimensioni (≤50 km2) è denominato DFENSE (DEbris Flows triggEred by storms - Nowcasting SystEm) (Tiranti et al., 2014). Il modello si basa su una classificazione dei bacini alpini che ne definisce le caratteristiche predisponenti per l’innesco delle colate detritiche e i valori soglia di pioggia oltre i quali questi fenomeni hanno un’alta probabilità di manifestarsi. Il modello, operativo dal 2010, utilizza come input le stime dei radar meteorologici per operare la simulazione in tempo reale ed in nowcasting (previsione a brevissimo termine entro l’ora), tramite un algoritmo di storm-tracking, della probabilità che una colata detritica si manifesti in un dato bacino, a condizione che una cella temporalesca di adeguata intensità interessi il bacino stesso. È stata però recentemente sviluppata una versione del DEFENSE, ancora in fase sperimentale, che si occupa di operare previsioni a breve-medio termine utilizzando come input le previsioni meteorologiche quantitative. Tale modello, denominato DEFENSE QPE/QPF (Quantitative Precipitation Estimate/Quantitative Precipitation Forecast), è in grado di valutare a cadenza oraria nell’intervallo di 48 ore dal momento dell’acquisizione delle previsioni meteorologiche (emissione quotidiana alle ore 00:00), l’eventuale occorrenza di uno o più fenomeni di colata detritica che possono verificarsi, al superamento dei valori soglia di precipitazione, in piccoli bacini alpini ricadenti all’interno di una più ampia sezione valliva del bacino principale (Macrobacini). Al contrario delle simulazioni operate tramite l’input da radar meteorologico, che interessano singolarmente e separatamente i 2100 bacini alpini, le previsioni meteorologiche quantitative a cadenza oraria sono caratterizzate da una risoluzione spaziale più bassa rispetto alle stime radar, a causa dei limiti imposti delle dimensioni della griglia utilizzata dal modello previsionale Cosmo-I2 (2.8 Km di risoluzione orizzontale). Per questo motivo, a tutti i piccoli bacini compresi in un dato Macrobacino sarà assegnato il medesimo valore di pioggia oraria prevista per le varie scadenze temporali.
Durante l’evento temporalesco del 13 luglio 2021, il modello DEFENSE QPE/QPF è stato in grado di prevedere con più di 10 ore di anticipo l’innesco di alcune colate detritiche occorse in alcuni bacini del Verbano-Cusio-Ossola.
In figura sono evidenziate le sezioni dei corsi d’acqua principali per cui DEFENSE QPE/QPF ha segnalato il superamento delle soglie di innesco sulla base delle previsioni meteorologiche quantitative. I dati sintetici della previsione compaiono nella tabella.
Figura 23
I Macrobacini per cui il modello DEFENSE QPE/QPF ha segnalato la probabilità di innesco di colate detritiche per la giornata del 13 luglio 2021.
Fonte: Archivio Arpa Piemonte
Tabella 3
Bacini DEFENSE QPE/QPF con previsto superamento delle soglie di innesco – output del 13/07/2021 or 00:00.
Macrobacino |
Stato oggi (fino a 24h) |
Pioggia oggi (mm/h) |
Stato domani (24-36h) |
Pioggia domani (mm/h) |
Stato tendenza (36-48h) |
Pioggia tendenza (mm/h) |
Data-ora previsioni meteo |
DEVERO TORRENTE |
1 |
39.4 |
0 |
0.6 |
0 |
0.4 |
2021-07-13 00:00:00 |
CAIRASCA TORRENTE |
1 |
31.9 |
0 |
0.7 |
0 |
1.2 |
2021-07-13 00:00:00 |
TOCE MEDIO |
1 |
31.6 |
0 |
0.3 |
-1 |
0.0 |
2021-07-13 00:00:00 |
TOCE BASSO |
1 |
41.4 |
0 |
0.4 |
-1 |
0.0 |
2021-07-13 00:00:00 |
TOCE ALTISSIMO FIUME |
1 |
28.3 |
0 |
0.7 |
0 |
0.8 |
2021-07-13 00:00:00 |
STRONA DI OMEGNA ALTO TORR. |
1 |
45.6 |
0 |
1.2 |
-1 |
0.0 |
2021-07-13 00:00:00 |
MASTALLONE ALTO TORRENTE |
1 |
35.7 |
0 |
0.8 |
-1 |
0.0 |
2021-07-13 00:00:00 |
SERMEMNZA BASSO TORRENTE |
2 |
36.5 |
0 |
2.5 |
0 |
0.5 |
2021-07-13 00:00:00 |
Previsto superamento di soglia/soglie (stati 1: soglia superata un bacino ricadente nel Macrobacino, 2: soglia superata per due bacini ricadenti nel Macrobacino, 3: soglia superata per più di due bacini ricadenti nel Macrobacino) |
Prevista pioggia ma senza superamento di soglia/soglie (stato 0) |
Prevista pioggia assente (stato -1) |
Confrontando i risultati in previsione a corto-medio termine del modello DEFENSE QPE/QPF con quanto rilevato sul territorio nel post-evento, si nota come per l’area effettivamente interessata dai fenomeni di colata detritica occorsi il 13 luglio, quest'ultimi siano stati effettivamente previsti dal modello nella parte più settentrionale dell’area di allerta Piem-A. Per quanto riguarda i segnali restituiti dal modello per alcuni Macrobacini nella parte centromeridionale dell’area di allerta Piem-A e settentrionale dell’area Piem-B, i superamenti di soglia non hanno trovato riscontro in una rilevante attività torrentizia.
Figura 24
Quadro dei processi torrentizi rilevati nei sopralluoghi post evento
Fonte: archivi Arpa Piemonte
Quest’ultima condizione è spiegabile attraverso la comprensione dell’incertezza legata ai modelli previsionali, le cui performance raramente hanno una percentuale di successo pari al 100%. Inoltre, va sottolineato che tale modello non ha ancora terminato la sua fase di sperimentazione, ne consegue che il suo grado di affidabilità potrà migliorare sensibilmente prima di diventare ufficialmente operativo.
L’implementazione di tali modelli è di fatto in continua evoluzione alla luce di nuovi elementi e dati che ne permettono il perfezionamento.
Ne sono un esempio i recenti risultati ottenuti da una ricerca volta a identificare il ruolo predisponente giocato dagli incendi boschivi nell’occorrenza dei fenomeni di colata detritica (Tiranti et al., 2021).
Dall’analisi di due casi studio, gli unici storicamente documentati in Piemonte, riguardanti l’innesco di colate detritiche a seguito di incendi boschivi, si è aggiunto un ulteriore tassello alla comprensione delle cause che predispongono l’occorrenza di tali fenomeni, in modo tale da migliorare ulteriormente le performance dei modelli previsionali.
Lo studio ha riguardato gli eventi di colata detritica che hanno interessato il bacino del Rio Casella (Pallanzeno, VCO) nel luglio 2005 e il Rio Foglie (Bussoleno, TO) nel giugno 2018. Per tali bacini non è mai stato storicamente riportato l’innesco di una colata detritica prima degli eventi sopra citati. Solo in seguito agli incendi boschivi, che hanno interessato i bacini nei mesi precedenti gli eventi, si sono innescate colate detritiche di magnitudo rilevante.
Dallo studio è emerso che in seguito ad un incendio boschivo di moderata-elevata intensità e di estensione tale da interessare una porzione considerevole dell’area di un dato bacino, si creano le condizioni necessarie affinché l’innesco di colate detritiche si manifestino anche in bacini che normalmente non sono propriamente soggetti a tali fenomeni. In particolare, gli incendi sono in grado di modificare profondamente, seppur solo per una finestra temporale limitata, la risposta idrologica dei bacini grazie proprio all’azione che le alte temperature esercitano su livelli superficiali del suolo, oltre che, ovviamente, sulla vegetazione che su questi si sviluppa. Le alte temperature, infatti, sono responsabili non solo della distruzione della vegetazione, ma anche della formazione di superfici idrofobiche, più o meno discontinue, nei livelli più superficiali dei suoli generate della vetrificazione della componente argillosa. La formazione di tali superfici, unitamente alla distruzione della vegetazione, diminuisce sensibilmente la permeabilità dei suoli (run in) favorendo di fatto il ruscellamento superficiale delle acque piovane (run off) amplificandone la capacità di mobilizzare il materiale detritico presente sui versanti e lungo la rete di canali del bacino. Ne consegue, da un lato, la messa a disposizione di maggiori quantità di materiale mobilizzabile sui versanti, risultanti dall’azione dell’incendio (livelli estesi di materiale vegetale combusto e di suolo rielaborato dalle alte temperature) e, dall’altra, l’amplificazione della capacità erosiva e di trasposto da parte delle acque ruscellanti. Si realizzano quindi le condizioni necessarie affinché la probabilità che una colata detritica si verifichi anche a seguito di precipitazioni piovose di più modesta intensità. Si è notato infatti un abbattimento considerevole (dal 20 al 66%) dei valori di pioggia necessari all’innesco di tali fenomeni (valori soglia) in condizioni normali (in assenza di incendi pregressi).
Le implicazioni pratiche che derivano da tale studio hanno permesso di rendere più efficiente la risposta del modello previsionale, integrando all’interno di esso un modulo in grado di modificare in automatico le soglie pluviometriche di innesco delle colate detritiche assegnate ai singoli bacini, nel caso in cui questi siano interessati da incendi boschivi. L’implementazione di tale modulo è stata resa possibile grazie all’utilizzo di prodotti derivanti dall’elaborazione di dati satellitari in grado di fornire la perimetrazione degli incendi boschivi con un’adeguata risoluzione spaziale (the European Forest Fire Information System – EFFIS - componente del Copernicus Emergency Management Services).
POPOLAZIONE ESPOSTA A FRANE E AD ALLUVIONI
Sconfiggere la povertà
L’area montana si estende per il 48,7% del territorio regionale, ossia per una superficie di 12.380 km2, l’area collinare occupa il 6.570 km2 (25,9%) e l’area di pianura i restanti 6.450 km2 (il 25,4% del territorio).
I processi morfodinamici che interessano le diverse aree sono suddivisi in:
- Processi sui versanti (frane e valanghe), che si verificano in ambiente sia montano che collinare;
- Processi di erosione e trasporto solido lungo i corsi d’acqua di ordine inferiore (i tributari minori dei maggiori fiumi e torrenti), che si verificano anch’essi in ambiente montano e collinare;
- Processi lungo i corsi d’acqua nei fondovalle e in pianura (erosioni di sponda, tracimazioni, allagamenti), che si verificano prevalentemente in ambiente di pianura.
Il territorio regionale risulta fragile ed esposto ai danni causati da questi processi perché frequentemente soggetto a fenomeni naturali con forte impatto sia sulla popolazione e sulle attività antropiche che sulla morfologia del territorio a causa anche della distribuzione semiconcentrica delle tre tipologie di aree, con le catene montuose all’esterno, che rende peculiare il clima, rendendo il Piemonte zona di incontro delle masse d'aria continentali provenienti dalla Piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali che interagiscono con i rilievi innescando frequenti circolazioni locali e favorendo la presenza di microclimi e di fenomeni di precipitazione anche molto intensa.
Facendo riferimento ai dati raccolti da Arpa Piemonte ed aggiornati al 2020 si può evidenziare come il 93.56% dei comuni piemontesi abbia almenoparte del proprio territorio interessato da Pericolosità per frana (P3 e P4) e/o da Pericolosità idraulica.
A fronte del coinvolgimento della quasi totalità dei comuni piemontesi, fortunatamente il computo della popolazione residente esposta al rischio risulta molto più basso, attestandosi intorno al 16%.
Più nel dettaglio, i comuni interessati al rischio frane sono 801 (68% dei comuni piemontesi), con una percentuale di popolazione esposta dello 0,54%. Ciò è dovuto per lo più all’ubicazione delle aree interessate da frane in area montana-alpina, di per sé scarsamente abitata, le province con un maggior numero di abitanti esposti al rischio frane sono dunque quelle con territorio prevalente montuoso, come le province del VCO e di Cuneo. Il dato nazionale per il 2017 è del 2,2%.
I comuni interessati al rischio alluvioni sono 1.105 pari al 93.56% con una percentuale di popolazione esposta del 16.42%.
La provincia con il maggior numero di abitanti esposti al rischio alluvioni (48.93%) è il Verbano Cusio Ossola, con più del 90% dei comuni interessati. Il dato nazionale per il 2017 è del 10,2%
Gli indicatori relativi alla popolazione esposta al rischio frane e al rischio alluvione, così come l’indice di franosità, sono tendenzialmente statici con variazioni lente e inadatti a confronti annuali.
Figura 25
Percentuale abitanti interessati al rischio alluvioni sul totale abitanti
Figura 26
Percentuale abitanti interessati al rischio frane sul totale abitanti
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Per approfondimenti sui Rischi naturali consulta il portale di Arpa Piemonte dedicato all'argomento
Riferimenti bibliografici paragrafo PREVISIONE DI INNESCO DELLE COLATE DETRITICHE (DEBRIS FLOW) A CORTO-MEDIO TERMINE
- Tiranti D., Cremonini R., Sanmartino D. (2021) Wildfires effect on debris flow occurrence in Italian Western Alps: preliminary considerations to refine debris flow early warnings system criteria. Geosciences 2021, 11, 422.
- Tiranti D., Cremonini R., Marco F., Gaeta A.R., Barbero S. (2014) The DEFENSE (DEbris Flows triggEred by storms - Nowcasting SystEm): an early warning system for torrential processes by radar storm tracking using a Geographic Information System (GIS). Computers & Geosciences 70: 96-109