ALTERAZIONI MORFOLOGICHE
Alterazioni idromorfologiche dei corpi idrici
Per identificare le misure che è necessario attuare per raggiungere una buona qualità complessiva del territorio connesso all'acqua, la metodologia europea prevede un'Analisi delle Pressioni che viene aggiornata ad ogni ciclo di pianificazione. Nella revisione dell’avvenuta nel 2019-2020, si è applicata la metodologia concordata a livello di Distretto del Po, che tiene conto di tutti gli aspetti elencati sopra. Sono state individuate le pressioni antropiche più significative sui corpi idrici, cioè quelle potenzialmente in grado di pregiudicarne il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità. Tra queste, le alterazioni morfologiche risultano quelle maggiormente significative, in particolar modo per le modificazioni della zona ripariale, i prelievi, gli scarichi di acque reflue urbane e l’agricoltura.
Figura 1
Acque superficiali. Pressione Alterazioni idromorfologiche
Per le acque superficiali, la pressione Alterazioni Idromorfologiche è significativa per il 77% dei corpi idrici (CI), su un totale di 598 CI su cui è stata condotta l’analisi delle pressioni e rappresenta, infatti, la pressione maggiormente presente. Con questo termine si intende l’alterazione fisica dell’alveo, gli effetti di dighe e chiuse, l’alterazione della vegetazione ripariale. I prelievi dell’acqua per tutte le tipologie di utilizzo sono pressione significativa per il 33% dei corpi idrici.
La moderna legislazione europea in materia di acque - rappresentata dai disposti delle direttive europee 2000/60/CE e 2007/60/CE di cui il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po e il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni sono gli strumenti attuativi - è volta tra l’altro a ripristinare l’equilibrio idromorfologico del reticolo idrografico, riconosciuto funzionale alla prevenzione dei rischi idraulici e al miglioramento della qualità ambientale del corso d’acqua. In particolare la Direttiva acque ha esteso l’attività di monitoraggio dei Paesi Membri, includendo anche l’indagine sulla qualità morfologica e idrologica dei corpi idrici, ritenute strettamente correlate allo stato delle comunità biologiche acquatiche. La parte idrologica viene trattata in particolare nella sezione dedicata ai prelievi.
fattori di alterazione morfologica dei fiumi
Tabella 1
Fattori di pressione inerenti la morfologia fluviale utilizzati nell’analisi di rischio
ALTERAZIONE |
MOTIVO DELL’INTERVENTO |
EFFETTO SULLA QUALITÀ MORFOLOGICA |
Alterazioni fisiche del letto del corso d’acqua comprese anche opere idrauliche poste sul fondo del fiume per evitarne l’erosione, quali soglie o rampe |
Difesa dalle alluvioni |
Determinano Alterazione del substrato (es. rivestimenti permeabili o impermeabili del letto del corso d’acqua) |
Dighe, barriere e chiuse per consentire la gestione delle acque |
Idroelettrico |
Determinano Alterazione del passaggio di acqua e dei sedimenti lungo il corso d’acqua, consolidamento delle sponde |
Perdita fisica totale o parziale del corpo idrico |
intervento eseguito in contesti urbani (passaggio di una strada, costruzione di un parcheggio) o di difesa idraulica |
Può determinare anche la perdita completa di tratti di corpi idrici in caso di diversioni operate sul reticolo secondario |
Modifiche della zona riparia/piana alluvionale |
Uso del suolo/difesa dalle alluvioni |
Possono determinare interruzioni alla continuità / frammentazione degli ecosistemi, possono comportare variazione di ampiezza ed estensione lineare della vegetazione ripariale e delle piane alluvionali dei corpi idrici |
I corsi d’acqua sono stati percepiti in un passato ancora recente come elementi territoriali in grado di condizionare negativamente alcuni aspetti di sviluppo economico e urbano di un territorio. La naturale mobilità dei fiumi, in particolare nelle porzioni non confinate dai versanti, e l’alternanza delle portate tra la fase di piena e quella di magra hanno indotto a considerarli elementi territoriali spesso in conflitto con le esigenze di uso del suolo, particolarmente nelle aree pianeggianti.
Vari sono i fattori antropici che hanno portato nel tempo ad una progressiva riduzione delle caratteristiche naturali del fiume, comprensivo sia dell’alveo che della porzione di territorio di pertinenza del corso d'acqua, zona interessata dalle periodiche naturali dinamiche di esondazione delle acque e dall’erosione delle sponde.
Si distinguono l’uso del suolo agricolo e urbano che, spingendosi in prossimità dell’alveo bagnato, occupano la regione deputata ai processi di mobilità propri del fiume che viene costretto all’interno di opere di consolidamento delle sponde e di contenimento delle portate.
Le prime si identificano con le difese spondali che limitano l’azione erosiva laterale della corrente, le seconde sono costituite principalmente dagli argini che interrompono il rapporto tra il fiume e il territorio circostante, nell’intento di contenere i danni ai beni e garantire l’incolumità umana derivanti dall’allagamento dei territori. L’estensione della fascia di naturale vegetazione riparia, altro elemento indicatore della corretta funzionalità morfologica, risulta al contempo spesso limitata e discontinua.
Agli interventi di difesa idraulica, spesso necessari alla salvaguardia delle infrastrutture e dei centri urbani, si aggiungono le modifiche del trasporto solido. Questa è una delle componenti dell’ambiente fluviale e contribuisce alla definizione delle caratteristiche abiotiche specifiche di ogni corso d’acqua funzionali a comunità vegetali e animali specifiche.
L’entità del trasporto non è in effetti costante, ma dipende dalla tipologia delle rocce del bacino drenante, dalla pendenza dell’alveo e varia nel corso dell’anno con il regime idrologico, raggiungendo valori elevati durante le fasi di morbida e piena.
Tale fenomeno naturale è frequentemente soggetto alle alterazioni indotte dalle opere di derivazione idrica (dighe e traverse) che trattengono, oltre all’acqua, anche quota parte del sedimento trasportato dal corso d’acqua, alle modifiche fisiche del letto, legato a uso del suolo e infrastrutture che limitano la naturale divagazione laterale e infine alle attività di prelievo di sabbia e ghiaia nelle aree golenali e, talora, nell’alveo fluviale stesso, determinando un abbassamento del letto del fiume registrato in quasi tutti i tratti fluviali di pianura.
Il contenimento dei fattori di impatto morfologico è in atto in Piemonte attraverso l’applicazione dell’art. 114 del DLgs 152/06 sulla gestione dei sedimenti delle dighe, la redazione dei Programmi di gestione dei sedimenti fluviali, la riqualificazione delle aree golenali interessate da pregressa attività di cava, la redazione dei Piani di gestione della vegetazione perifluviale, la mitigazione degli interventi di consolidamento del fondo alveo per garantire la continuità biologica longitudinale, la individuazione di aree di laminazione naturali delle piene opportunamente gestite.
Con l'introduzione dell’articolo 117, comma 2 quater nel DLgs 152/06 con il quale la redazione dei programmi di gestione dei sedimenti è divenuta norma nazionale, si propone tra l’altro di contrastare l’abbassamento del letto dei fiumi prevedendo la prioritaria riallocazione del materiale, eventualmente rimosso dall’alveo per fini idraulici, in altre porzioni del letto fluviale.