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ECOLABEL UE PER STRUTTURE TURISTICHE
Inoltre il marchio Ecolabel apporta tutta una serie di benefici alla struttura ricettiva che lo applica, in particolare:
L'Italia è il secondo Paese in Europa, dopo la Francia, per numero di licenze Ecolabel UE attribuite ai servizi di ricettività turistica in base alla Decisione (UE) 2017/175 della Commissione Europea.
Anche in Piemonte l’etichetta ecologica europea che certifica le strutture turistiche a ridotto impatto ambientale Ecolabel UE vanta alcuni importanti primati:
In Piemonte luci e ombre nel settore delle certificazioni ambientali applicate alle strutture ricettive: da un lato ci sono i premi nazionali EMAS al complesso alberghiero dell’Hotel Grand Bristol di Stresa (per aver reso fruibili ed accattivanti le informazioni e le misure di sostenibilità adottate) e al Grand Hotel Dino di Baveno per la campagna sul risparmio delle risorse naturali rivolta ai clienti; non altrettanto buona è la situazione Ecolabel per le strutture ricettive certificate Ecolabel in Piemonte che sono calate da 20 a 4 sopratutto a causa della assenza di agevolazioni e riconoscimenti di immagine, finanziari o normativi a livello locale, regionale e nazionale
Le quattro strutture che ancora conservono l'etichetta ecologica europea sono:
Per promuovere il sistema Ecolabel in Piemonte, Arpa e Unioncamere hanno realizzato un poster informativo.
Per approfondimenti consulta il sito di Arpa Piemonte.
Per quanto riguarda la certificazione EMAS nel settore turistico, in Piemonte l'ente gestore delle aree protette dell'Ossola ha vinto l'edizione 2018 del premio nazionale per la migliore dichiarazione ambientale EMAS.
la Rete ciclabile di interesse regionale
Progetti Europei
Progetto Interreg Italia-Francia “MITO”
Progetto Interreg Italia-Svizzera “E-Bike”
Borghi Sostenibili del Piemonte
Bandiere Arancioni TCI
GLI ECOMUSEI: AMBIENTE E STRATEGIA DI SVILUPPO SOSTENIBILE
I siti Unesco in Piemonte
I progetti europei
TURISMO
L'argomento Turismo rientra in più Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in particolare:
Obiettivo 8
Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti
Obiettivo 12
Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
Obiettivo 8
Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti
Obiettivo 12
Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
ECOLABEL UE PER STRUTTURE TURISTICHE
Che cos'è l' Ecolabel UE?
L'Ecolabel UE è un sistema volontario di etichettatura ecologica per incoraggiare, da un lato, la produzione e il consumo sostenibili dei prodotti e, dall’altro, la prestazione e l'uso sostenibile dei servizi. I criteri dell'Ecolabel UE per i servizi di ricettività turistica (Decisione UE/2017/175) promuovono misure che intendono favorire l'uso di fonti di energia rinnovabili, il risparmio idrico ed energetico, la riduzione dei rifiuti, la promozione di prodotti biologici e locali e il miglioramento della biodiversità del territorio. Le ultime statistiche (dicembre 2016) indicano che la Francia, l'Italia e la Germania sono gli Stati membri in cui questo programma volontario ha avuto maggiore successo. A dicembre 2017 il “servizio di ricettività turistica” detiene 188 licenze. Il Piemonte risalta con 14 strutture quasi tutte collegate alle aree dei parchi.
Perché richiedere l’Ecolabel?
Le strutture turistiche che si fregiano del marchio ecologico europeo si distinguono per l’impegno verso la salvaguardia dell’ambiente e, quindi, della salute umana. La presenza dell’Ecolabel fornisce al turista garanzie circa:
L'Ecolabel UE è un sistema volontario di etichettatura ecologica per incoraggiare, da un lato, la produzione e il consumo sostenibili dei prodotti e, dall’altro, la prestazione e l'uso sostenibile dei servizi. I criteri dell'Ecolabel UE per i servizi di ricettività turistica (Decisione UE/2017/175) promuovono misure che intendono favorire l'uso di fonti di energia rinnovabili, il risparmio idrico ed energetico, la riduzione dei rifiuti, la promozione di prodotti biologici e locali e il miglioramento della biodiversità del territorio. Le ultime statistiche (dicembre 2016) indicano che la Francia, l'Italia e la Germania sono gli Stati membri in cui questo programma volontario ha avuto maggiore successo. A dicembre 2017 il “servizio di ricettività turistica” detiene 188 licenze. Il Piemonte risalta con 14 strutture quasi tutte collegate alle aree dei parchi.
Perché richiedere l’Ecolabel?
Le strutture turistiche che si fregiano del marchio ecologico europeo si distinguono per l’impegno verso la salvaguardia dell’ambiente e, quindi, della salute umana. La presenza dell’Ecolabel fornisce al turista garanzie circa:
- il contenimento dell’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo grazie all’uso di prodotti rispettosi dell’ambiente;
- la corretta gestione e differenziazione dei rifiuti;
- la riduzione degli sprechi energetici e di risorse;
- la salvaguardia della biodiversità nelle aree poste sotto il controllo diretto della struttura ricettiva;
- un’alimentazione sana e corretta, che attinge in parte alle produzioni biologiche regionali.
Inoltre il marchio Ecolabel apporta tutta una serie di benefici alla struttura ricettiva che lo applica, in particolare:
- Vantaggi di costo legati all'eco-efficienza: l’adozione di misure di carattere ambientale richiede tempi e sforzi, a volte anche notevoli, ma contribuisce alla riduzione del consumo di risorse naturali quali combustibili fossili, energia e acqua. Consente, a fronte di un investimento iniziale, una riduzione considerevole dei costi nel medio-lungo periodo;
- Pubblicità derivante dall’alta visibilità del marchio: la visibilità dell’etichetta ecologica europea rappresenta una forma ulteriore di pubblicità e un fattore di scelta assolutamente discriminante, soprattutto da parte dei turisti più sensibili al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente che sono sempre più numerosi. Il marchio comunica al cliente che il prezzo pagato non tiene conto esclusivamente delle esigenze personali e della voglia di divertimento, ma contribuisce a dare all’ambiente delle possibilità in più.
L'Italia è il secondo Paese in Europa, dopo la Francia, per numero di licenze Ecolabel UE attribuite ai servizi di ricettività turistica in base alla Decisione (UE) 2017/175 della Commissione Europea.
Anche in Piemonte l’etichetta ecologica europea che certifica le strutture turistiche a ridotto impatto ambientale Ecolabel UE vanta alcuni importanti primati:
- la struttura certificata Ecolabel UE più alta d’Europa (Rifugio Pagarì a 2627 metri);
- il primo campeggio pubblico certificato Ecolabel UE (Campeggio di Roccaverano);
- la città italiana con più strutture certificate Ecolabel UE in Italia (Torino);
- la prima residenza universitaria certificata Ecolabel UE in Europa (Residenza Olimpia).
In Piemonte luci e ombre nel settore delle certificazioni ambientali applicate alle strutture ricettive: da un lato ci sono i premi nazionali EMAS al complesso alberghiero dell’Hotel Grand Bristol di Stresa (per aver reso fruibili ed accattivanti le informazioni e le misure di sostenibilità adottate) e al Grand Hotel Dino di Baveno per la campagna sul risparmio delle risorse naturali rivolta ai clienti; non altrettanto buona è la situazione Ecolabel per le strutture ricettive certificate Ecolabel in Piemonte che sono calate da 20 a 4 sopratutto a causa della assenza di agevolazioni e riconoscimenti di immagine, finanziari o normativi a livello locale, regionale e nazionale
Le quattro strutture che ancora conservono l'etichetta ecologica europea sono:
- Bamboo Eco Hotel di Torino (TO)
- Tomato Backpackers Hotel di Torino (TO)
- Hotel San Luigi di Beinasco (TO)
- Rifugio Alpino Federici Marchesini al Pagarì, Località Margine Inferiore Ghiacciaio del Pagarì – Entraque (CN)
Per promuovere il sistema Ecolabel in Piemonte, Arpa e Unioncamere hanno realizzato un poster informativo.
Per approfondimenti consulta il sito di Arpa Piemonte.
Per quanto riguarda la certificazione EMAS nel settore turistico, in Piemonte l'ente gestore delle aree protette dell'Ossola ha vinto l'edizione 2018 del premio nazionale per la migliore dichiarazione ambientale EMAS.
la Rete ciclabile di interesse regionale
Il “Progetto di Rete ciclabile di interesse regionale”, approvato con on D.G.R. 27 luglio 2015, n. 22-1903, rappresenta il documento di riferimento per la successiva pianificazione e programmazione regionale in materia di mobilità ciclabile.
La Rete dei percorsi ciclabili di interesse regionale, viste anche le numerose richieste avanzate dai territori, è stata sottoposta a una fase di revisione approvata con D.G.R. 16 maggio 2019, n. 83-8992, grazie a un lavoro ricognitivo sui territori, alla collaborazione con il Settore Sistema Informativo Territoriale Ambientale della Direzione Ambiente, Energia e Territorio e il tavolo tecnico interdirezionale, a FIAB. Base di partenza sono stati gli studi di fattibilità finanziati a valere sulla L.R. 4/00, il Piano annuale di attuazione 2015 e il Bando “Percorsi ciclabili sicuri” della Direzione Opere Pubbliche, Difesa Del Suolo, Protezione Civile, Trasporti e Logistica.
L’aggiornamento della Rete ciclabile di interesse regionale ha costituito la base di partenza per la stesura del “Programma Regionale della mobilità ciclabile” (documento richiesto alle singole Regioni dalla L. 2/2018 che detta disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica) il cui appalto del servizio di assistenza tecnica e specialistica, gestito dalla Direzione Opere Pubbliche, Difesa Del Suolo, Protezione Civile, Trasporti e Logistica, è stato assegnato nel mese di novembre 2019 e terminerà entro 24 mesi, portando il Programma ad approvazione VAS.
Il lavoro di progettazione viene svolto ad integrazione con il processo del Piano Trasporti regionali (in fase di stesura) e porterà anche alla formulazione delle Linee guida sulla pianificazione, progettazione, valutazione e comunicazione degli interventi di mobilità ciclistica, creando un Brand della ciclabilità regionale.
Parallelamente a livello nazionale, sempre in attuazione alla L. 2/18, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) sta lavorando alla stesura del Piano Generale della Mobilità ciclistica, che porterà presumibilmente entro il 2021 alla configurazione dello schema di rete delle ciclovie di interesse nazionale. Questo processo, basato su un approccio partecipativo tra il MIT e il Coordinamento tecnico della commissione Infrastrutture, Mobilità e Governo del Territorio della Conferenza delle Regioni e Province autonome, è complesso e sta richiedendo ingenti sforzi alle singole regioni che hanno il compito di raccordare il proprio schema di rete con quello proposto a livello nazionale, operazione questa che non sempre risulta compatibile.
La Rete dei percorsi ciclabili di interesse regionale, viste anche le numerose richieste avanzate dai territori, è stata sottoposta a una fase di revisione approvata con D.G.R. 16 maggio 2019, n. 83-8992, grazie a un lavoro ricognitivo sui territori, alla collaborazione con il Settore Sistema Informativo Territoriale Ambientale della Direzione Ambiente, Energia e Territorio e il tavolo tecnico interdirezionale, a FIAB. Base di partenza sono stati gli studi di fattibilità finanziati a valere sulla L.R. 4/00, il Piano annuale di attuazione 2015 e il Bando “Percorsi ciclabili sicuri” della Direzione Opere Pubbliche, Difesa Del Suolo, Protezione Civile, Trasporti e Logistica.
L’aggiornamento della Rete ciclabile di interesse regionale ha costituito la base di partenza per la stesura del “Programma Regionale della mobilità ciclabile” (documento richiesto alle singole Regioni dalla L. 2/2018 che detta disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica) il cui appalto del servizio di assistenza tecnica e specialistica, gestito dalla Direzione Opere Pubbliche, Difesa Del Suolo, Protezione Civile, Trasporti e Logistica, è stato assegnato nel mese di novembre 2019 e terminerà entro 24 mesi, portando il Programma ad approvazione VAS.
Il lavoro di progettazione viene svolto ad integrazione con il processo del Piano Trasporti regionali (in fase di stesura) e porterà anche alla formulazione delle Linee guida sulla pianificazione, progettazione, valutazione e comunicazione degli interventi di mobilità ciclistica, creando un Brand della ciclabilità regionale.
Parallelamente a livello nazionale, sempre in attuazione alla L. 2/18, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) sta lavorando alla stesura del Piano Generale della Mobilità ciclistica, che porterà presumibilmente entro il 2021 alla configurazione dello schema di rete delle ciclovie di interesse nazionale. Questo processo, basato su un approccio partecipativo tra il MIT e il Coordinamento tecnico della commissione Infrastrutture, Mobilità e Governo del Territorio della Conferenza delle Regioni e Province autonome, è complesso e sta richiedendo ingenti sforzi alle singole regioni che hanno il compito di raccordare il proprio schema di rete con quello proposto a livello nazionale, operazione questa che non sempre risulta compatibile.
Ciclovia turistica VEnTO
Dopo la sigla del primo protocollo d’intesa tra MIT, il Ministero per i beni e le attività culturali (MIBACT) e le Regioni interessate (28 luglio 2016), per la progettazione e realizzazione della ciclovia turistica VEnTO da Venezia a Torino, si è siglato un ulteriore accordo tra le 4 Regioni interessate e il Politecnico di Milano, sancendone il ruolo di coordinatore scientifico per la progettazione (ottobre 2016). Successivamente, tramite Regione Lombardia (capofila di progetto) è stata affidata la redazione dello studio di fattibilità tecnica ed economica dell’intero percorso, finanziato dal Ministero e consegnato il 30 aprile 2019, mentre il 2 agosto 2019 si concludeva la conferenza dei servizi preliminare per la valutazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Il 18 aprile 2019 era stato approvato un nuovo protocollo d’intesa tra il MIT e le Regioni interessate (per equiparare tutte le ciclovie strategiche di interesse nazionale).
Successivamente, ciascuna regione, su indicazione del MIT, ha individuato un lotto prioritario di intervento su cui si procederà alla progettazione definitiva/esecutiva e quindi alla realizzazione (in base alle risorse stanziate per ciascuna). La Regione Piemonte ha individuato il tratto Chivasso-Trino Vercellese, facendo coincidere il tratto iniziale (Chivasso-Borgo Revel) con la Ciclostrada del Canale Cavour.
Dopo numerosi incontri la Regione Piemonte ha affidato ad AIPO la successiva progettazione, realizzazione e gestione del Progetto Vento (essendo il tracciato per la maggioranza della sua estensione su tratti arginali del fiume Po), come hanno fatto anche la Regione Lombardia ed Emilia-Romagna. È stata anche modificata la legge istitutiva di AIPO andando ad ampliarne le competenze e I ruoli dello stesso.
Il 18 aprile 2019 era stato approvato un nuovo protocollo d’intesa tra il MIT e le Regioni interessate (per equiparare tutte le ciclovie strategiche di interesse nazionale).
Successivamente, ciascuna regione, su indicazione del MIT, ha individuato un lotto prioritario di intervento su cui si procederà alla progettazione definitiva/esecutiva e quindi alla realizzazione (in base alle risorse stanziate per ciascuna). La Regione Piemonte ha individuato il tratto Chivasso-Trino Vercellese, facendo coincidere il tratto iniziale (Chivasso-Borgo Revel) con la Ciclostrada del Canale Cavour.
Dopo numerosi incontri la Regione Piemonte ha affidato ad AIPO la successiva progettazione, realizzazione e gestione del Progetto Vento (essendo il tracciato per la maggioranza della sua estensione su tratti arginali del fiume Po), come hanno fatto anche la Regione Lombardia ed Emilia-Romagna. È stata anche modificata la legge istitutiva di AIPO andando ad ampliarne le competenze e I ruoli dello stesso.
Ciclostrada del Canale Cavour
Grazie alle risorse stanziate con D.G.R. 13 luglio 2015, n. 27-1743 è stato siglato l’accordo di Programma tra la Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Provincia di Novara e Provincia di Vercelli per la progettazione e realizzazione della Ciclostrada del Canale Cavour.
Aderiscono all’accordo anche l’Associazione di Irrigazione Est ed Ovest Sesia, le Coutenze Canale Cavour, gli Enti Parco del Po e della Collina torinese e l’Ente Parco del Ticino e del Lago Maggiore. Sono stati coinvolti anche i Comuni interessati dal percorso.
Il soggetto beneficiario e attuatore della stesura della Progettazione è stata la Città Metropolitana di Torino che ha consegnato il progetto che, grazie ad un accordo, prevede la sovrapposizione del primo tratto della ciclostrada Canale Cavour con un tratto della ciclovia Vento. Da Chivasso a Borgo Revel le due ciclovie avranno lo stesso percorso, e il progetto sarà sviluppato all’interno della Ciclovia turistica Vento.
Aderiscono all’accordo anche l’Associazione di Irrigazione Est ed Ovest Sesia, le Coutenze Canale Cavour, gli Enti Parco del Po e della Collina torinese e l’Ente Parco del Ticino e del Lago Maggiore. Sono stati coinvolti anche i Comuni interessati dal percorso.
Il soggetto beneficiario e attuatore della stesura della Progettazione è stata la Città Metropolitana di Torino che ha consegnato il progetto che, grazie ad un accordo, prevede la sovrapposizione del primo tratto della ciclostrada Canale Cavour con un tratto della ciclovia Vento. Da Chivasso a Borgo Revel le due ciclovie avranno lo stesso percorso, e il progetto sarà sviluppato all’interno della Ciclovia turistica Vento.
Via Francigena
All’interno del Progetto interregionale Via Francigena, che prevede un itinerario escursionistico, viene affiancato anche un itinerario cicloturistico. In particolare, in attuazione all’intervento n. 33, il Ministero per i beni e le attività culturali ha stipulato un Accordo con le Regioni, finalizzato a realizzare un percorso di livello nazionale omogeneo, per qualità del tracciato, unitarietà di immagine e di servizi, tale da poter essere promosso anche a livello internazionale per uniformità e standard.
Sono stati individuati alcuni nodi critici sui quali, per il Piemonte, il Comune di Carema e il Comune di Vercelli (Via Francigena Valle d’Aosta) e l’Unione Montana Valle Susa (Via Francigena Valle di Susa) hanno presentato al Ministero gli Studi di fattibilità tecnica economica che beneficeranno di futuri finanziamenti a valere sulle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020. Per il tratto della Valle di Susa si aggiungono anche un finanziamento della Direzione Opere Pubbliche, Difesa Del Suolo, Protezione Civile, Trasporti e Logistica e un mutuo del Credito sportivo.
Sono stati individuati alcuni nodi critici sui quali, per il Piemonte, il Comune di Carema e il Comune di Vercelli (Via Francigena Valle d’Aosta) e l’Unione Montana Valle Susa (Via Francigena Valle di Susa) hanno presentato al Ministero gli Studi di fattibilità tecnica economica che beneficeranno di futuri finanziamenti a valere sulle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020. Per il tratto della Valle di Susa si aggiungono anche un finanziamento della Direzione Opere Pubbliche, Difesa Del Suolo, Protezione Civile, Trasporti e Logistica e un mutuo del Credito sportivo.
Progetti Europei
Progetto Interreg Italia-Francia “MITO”
Nell’ambito del Programma Interreg Italia-Francia (Alcotra) 2014-2020, la Direzione Turismo coordina il Progetto POT – Percorsi Outdoor Transfrontalieri (Capofila regione Valle d’Aosta) del PITEM MITO (Capofila Regione Piemonte, Direzione Montagna). Il Progetto POT è un modulo, un intervento cicloturistico a scavalco tra la Valle di Susa, la Maurienne e il Distretto di Brianconne, denominato “ViAlps”, che si interseca con le azioni del PITER Cuore delle Valli; il secondo un intervento escursionistico, “Il sentiero dei mufloni” tra il Canavese e la Valle d’Aosta.
Sono in corso le convenzioni con i soggetti attuatori e le azioni comuni ai vari partner.
Sono in corso le convenzioni con i soggetti attuatori e le azioni comuni ai vari partner.
Progetto Interreg Italia-Svizzera “E-Bike”
Nell’ambito del Programma Interreg Italia-Svizzera 2014-2020, la Direzione Turismo coordina il Progetto E-Bike (Capofila Regione Lombardia). Il progetto si propone di creare un cluster per la mobilità ciclabile elettrica, con svariate azioni, tra cui l’infrastrutturazione di due percorsi ciclabili (inseriti all’interno della Rete ciclabile regionale), uno di ciclo-escursionismo che da Domodossola raggiunge la Svizzera attraverso il Passo San Giacomo e l’altro di cicloturismo, che da Domodossola scende lungo il Toce per collegarsi attraverso la Rete ciclabile regionale ad Ivrea e quindi alla Valle d’Aosta. Tra le azioni in comune con i partners un portale condiviso, una cartografia dei percorsi, una serie di ciclo-atelier, corsi di formazione.
Sullo stesso programma ci sono altri progetti che lavorano sulla ciclabilità (“In bici a pelo d’acqua”, “Monti e Laghi Bike”, “TvA”, “Saastal Valle Anzasca bike”, “Paes.ch.it”, “Mobster”), e per il loro coordinamento esiste un tavolo di confronto tra la Regione e gli attori coinvolti (Atl, Unioni Montane, Associazioni albergatori, sportive, ecc…).
Sullo stesso programma ci sono altri progetti che lavorano sulla ciclabilità (“In bici a pelo d’acqua”, “Monti e Laghi Bike”, “TvA”, “Saastal Valle Anzasca bike”, “Paes.ch.it”, “Mobster”), e per il loro coordinamento esiste un tavolo di confronto tra la Regione e gli attori coinvolti (Atl, Unioni Montane, Associazioni albergatori, sportive, ecc…).
Borghi Sostenibili del Piemonte
Il progetto Borghi Sostenibili del Piemonte: località per un turismo più responsabile nasce nel 2011 per volontà della Regione Piemonte, e vede Environment Park, esperto di tematiche legate alla sostenibilità e alle buone pratiche energetico-ambientali, come partner tecnico.
Il progetto si inserisce nell’ambito delle strategie della Regione Piemonte per la promozione di località e destinazioni turistiche sostenibili, valorizzando e premiando le iniziative in ambito di tutela dell’ambiente e turismo responsabile intraprese dai Comuni del territorio.
L’iniziativa prevede il rilascio di un marchio che valuta oltre 20 criteri tra cui la tutela delle risorse idriche, il risparmio energetico, la valorizzazione del patrimonio architettonico e naturalistico e la qualità ambientale del sistema ricettivo. I Borghi Sostenibili sono attualmente 24 (comuni al di sotto dei 10.000 abitanti); in testa alla classifica c’è la provincia di Cuneo con 10 Borghi, segue la provincia di Torino con cinque. Il progetto nel 2014 si è aggiudicato il premio Smart City.
Per maggiori informazioni scarica la guida “Borghi Sostenibili del Piemonte: località per un turismo più responsabile” (prima parte e seconda parte).
Il progetto si inserisce nell’ambito delle strategie della Regione Piemonte per la promozione di località e destinazioni turistiche sostenibili, valorizzando e premiando le iniziative in ambito di tutela dell’ambiente e turismo responsabile intraprese dai Comuni del territorio.
L’iniziativa prevede il rilascio di un marchio che valuta oltre 20 criteri tra cui la tutela delle risorse idriche, il risparmio energetico, la valorizzazione del patrimonio architettonico e naturalistico e la qualità ambientale del sistema ricettivo. I Borghi Sostenibili sono attualmente 24 (comuni al di sotto dei 10.000 abitanti); in testa alla classifica c’è la provincia di Cuneo con 10 Borghi, segue la provincia di Torino con cinque. Il progetto nel 2014 si è aggiudicato il premio Smart City.
Per maggiori informazioni scarica la guida “Borghi Sostenibili del Piemonte: località per un turismo più responsabile” (prima parte e seconda parte).
Bandiere Arancioni TCI
La Bandiera arancione, marchio di qualità turistico-ambientale del Touring Club Italiano, è stata pensata dal punto di vista del viaggiatore e della sua esperienza di visita. Viene assegnata ai Comuni che, oltre a godere di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, sanno offrire al turista un’accoglienza di qualità. Il marchio è, inoltre, uno strumento qualificante di valorizzazione del territorio e un elemento distintivo agli occhi dei turisti. Oggi i Comuni certificati sono 247 distribuiti in tutta Italia.
Ideata nel 1998, la Bandiera arancione è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale del Turismo come unica esperienza italiana di successo nel campo del turismo sostenibile.
La collaborazione tra il Touring Club Italiano e la Regione Piemonte ha portato in questi anni all’analisi di circa 300 Comuni e alla certificazione di 34 località con la Bandiera arancione, facendo del Piemonte la seconda regione più “arancione” d’Italia.
Ideata nel 1998, la Bandiera arancione è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale del Turismo come unica esperienza italiana di successo nel campo del turismo sostenibile.
La collaborazione tra il Touring Club Italiano e la Regione Piemonte ha portato in questi anni all’analisi di circa 300 Comuni e alla certificazione di 34 località con la Bandiera arancione, facendo del Piemonte la seconda regione più “arancione” d’Italia.
Comuni certificati in Piemonte | ||
1 | Aglié | TO |
2 | Alagna Valsesia | VC |
3 | Arona | NO |
4 | Avigliana | TO |
5 | Barolo | CN |
6 | Bene Vagienna | CN |
7 | Bergolo | CN |
8 | Candelo | BI |
9 | Cannero Riviera | VB |
10 | Cannobio | VB |
11 | Cherasco | CN |
12 | Chiusa di Pesio | CN |
13 | Cocconato | AT |
14 | Entracque | CN |
15 | Fenestrelle | TO |
16 | Fobello | VC |
17 | Gavi | AL |
Comuni certificati in Piemonte | ||
18 | Grinzane Cavour | CN |
19 | Guarene | CN |
20 | La Morra | CN |
21 | Limone Piemonte | CN |
22 | Macugnaga | VB |
23 | Malesco | VB |
24 | Mergozzo | VB |
25 | Moncalvo | AT |
26 | Monforte d'Alba | CN |
27 | Neive | CN |
28 | Orta San Giulio | NO |
29 | Ozzano Monferrato | AL |
30 | Santa Maria Maggiore | VB |
31 | Usseaux | TO |
32 | Usseglio | TO |
33 | Varallo | VC |
34 | Vogogna | VB |
GLI ECOMUSEI: AMBIENTE E STRATEGIA DI SVILUPPO SOSTENIBILE
Gli ecomusei sono strumenti culturali di interesse generale e di utilità sociale orientati a uno sviluppo locale sostenibile, volti a recuperare, conservare, valorizzare e trasmettere il patrimonio identitario, culturale, sociale, ambientale, materiale e immateriale di un territorio omogeneo, attraverso la partecipazione delle comunità locali in tutte le loro componenti.
Essi operano con approccio interdisciplinare nei campi della cultura, dell’ambiente, dell’educazione, della formazione, dell’inclusione sociale, dell’agricoltura, del turismo, della pianificazione territoriale e della cura del paesaggio, nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio verso una sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tali principi generali sono fondati sulla responsabilità collettiva degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, funzionale alla costruzione e alla rivitalizzazione di reti di attività e servizi.
Gli ecomusei adottano logiche di rete e processi partecipati, su ispirazione della Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 e dei trattati internazionali dedicati alla salvaguardia dei patrimoni culturali materiali e immateriali della società, nel rispetto delle norme nazionali.
Essi operano favorendo la partecipazione e il coinvolgimento degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, con particolare riguardo alle istituzioni culturali e scolastiche, promuovendo “laboratori di cittadinanza attiva” per la costruzione di mappe di comunità o di analoghi strumenti efficaci nell’integrare i diversi punti di vista in un percorso condiviso di riconoscimento, comprensione, cura e rigenerazione coerente e sostenibile dei patrimoni materiali e immateriali peculiari di ogni luogo.
Negli ultimi anni si è assistito ad un proliferare di processi ecomuseali sul territorio piemontese, che si sono resi interpreti di istanze di cambiamento, per uno sviluppo locale sostenibile, svolgendo un ruolo importante nelle politiche di sviluppo socio-economico regionale.
L’azione svolta dagli ecomusei, sui territori di riferimento, ha confermato il ruolo che essi possono assumere, in rapporto alla valorizzazione e alla cura del paesaggio, al riconoscimento della “bellezza”, attraverso la memoria delle comunità, all’equilibrio fra l’opera dell’uomo e l’opera della natura, rafforzando il legame tra paesaggio, patrimonio culturale e turismo come asse strategico su cui impostare percorsi di conoscenza e progetti di valorizzazione territoriale e turismo sostenibile.
Essi lavorano sulla diffusione di una offerta culturale che sappia agire sulla consapevolezza del valore dei paesaggi piemontesi, basata sui valori e l’elevata qualità della vita che offrono. Un lavoro veicolato anche dal nuovo Piano Paesaggistico del Piemonte, che ha cercato di attivare processi culturali dalla densa valenza politica, anche in attuazione di alcune schede progettuali all’interno della “Strategia Aree interne”, finalizzati ad attuare quel profondo cambiamento auspicato dalla Convenzione europea del paesaggio: “percepito dalle popolazioni che lo abitano”.
Le comunità non sono più quindi solo oggetto di ricerca, ma sono organismi “fruitori attivi del paesaggio” presente e futuro o destinatari dei paesaggi di montagna, pianura, acqua e mare da trasformare mediante un progetto comune, frutto di processi partecipati, che tendono ad accrescere la condivisione di benessere collettivo.
Il patrimonio culturale con cui gli ecomusei si misurano è costituto non solo da quello tutelato per legge, ma anche dal patrimonio “vivente”, materiale e immateriale, naturale e costruito, frutto delle tradizioni locali e delle trasformazioni del paesaggio, che costituisce l’eredità culturale delle popolazioni attive sul territorio.
La creazione di reti a diversa scala è stata una strategia vitale ed efficace per condividere pratiche, progetti ed alimentare entusiasmi promuovendo: contratti di fiume, contratti di lago, sentieristica partecipata, giornate del paesaggio, passeggiate patrimoniali.
Nel 2009 nasce l’Associazione Rete Ecomusei Piemonte (REP) a supporto e sostegno delle attività svolte dagli ecomusei che ne fanno parte. Essa rappresenta e tutela gli interessi dei suoi associati nei confronti di istituzioni o di altre realtà italiane ed internazionali; svolge attività di ricerca, studio, riflessione, confronto e progettazione su tematiche di interesse comune; lavora in rete per ottimizzare azioni e risorse. Tali obiettivi sono perseguiti con la messa in opera di alcune azioni strategiche tra le quali la collaborazione e il confronto con gli enti locali (Regione, Province, Comuni, ecc.), la partecipazione ai tavoli di lavoro per la definizione delle politiche e delle programmazioni di settore, la messa in campo di iniziative di scambio e collaborazione con altre realtà ecomuseali, la promozione e la sensibilizzazione rispetto ai temi tipici degli ecomusei, sia a livello nazionale sia internazionale.
La nuova legge regionale in materia di ecomusei (L.R. 3 agosto 2018, n. 13 “Riconoscimento degli ecomusei del Piemonte”, che ha abrogato la precedente L.R. 31/1995), accoglie il punto più maturo delle esperienze ecomuseali che la Rete ha registrato dopo decenni di attività, nate anche dal confronto internazionale del Forum ICOM di Milano 2016 “Ecomuseums, Community museums and cultural landscapes”.
La recente legge regionale all’articolo 7, promuove la partecipazione degli ecomusei riconosciuti alle politiche e alle azioni regionali di valorizzazione del paesaggio attuative del piano paesaggistico regionale approvato con D.C.R. 3 ottobre 2017, n. 233-35836 e alle finalità della L.R. 16 giugno 2008, n. 14 (Norme per la valorizzazione del paesaggio).
Con la previgente legge regionale in materia di ecomusei, la Regione ha istituito 25 ecomusei del Piemonte, che sono di seguito elencati:
La maggior parte dei 25 Ecomusei regionali sono nati e operano in area montana, per il recupero e la riqualificazione dei borghi e dei centri storici e per lo sviluppo ecosostenibile delle produzioni forestali e dell’economia del legno. Essi pertanto, sono stati coinvolti nella strategia prevista dalla Regione Piemonte, con la recente LR 14 del 5/04/19 (Disposizioni in materia di tutela, valorizzazione e sviluppo della montagna), che all’Art. 21 (Valorizzazione della cultura della montagna piemontese) promuove il sostegno agli ecomusei e ai centri per la documentazione e altresì la tutela e la valorizzazione delle espressioni della cultura dell’area montana piemontese.
Quanto sopra premesso è in linea con la strategia di adattamento dell’UE, la quale si propone di contribuire a rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici. Ciò richiede una migliore preparazione, consapevolezza e capacità di reazione agli impatti dei cambiamenti climatici a livello locale, regionale e nazionale.
Su tale obiettivo si inserisce l’impegno degli Ecomusei, in merito alla emergenza climatica ed ecologica, i quali affrontano la crisi attuale, curandone le cause e aumentando la resilienza delle comunità locali. Attraverso lo studio delle modificazioni del clima su scala locale e degli impatti sul territorio di riferimento, essi creano gruppi di lavoro dedicati alla mobilità dolce e ai green jobs e danno il massimo supporto per la realizzazione di ciclostazioni. Prediligono, inoltre, gli acquisti con emissioni a rifiuti zero e incoraggiano il ritorno alla terra. Per sensibilizzare le nuove generazioni, attivano attività didattica e laboratori, per tramandare suggerimenti pratici di risparmio idrico ed energetico. Infine, gli ecomusei, attraverso bandi e progetti, ribadiscono la necessità alle amministrazioni locali di un intervento concreto sui territori di riferimento, per ridurre l’inquinamento e promuovere la cultura della tutela ambientale, creando un’opportunità per riflettere sul ruolo dei musei e degli ecomusei per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU e in particolare sensibilizzando l’opinione pubblica sull’urgenza dell'azione climatica.
Nel 2020 in epoca di piena pandemia, si è assiste a un potenziamento del confronto tra le Reti ecomuseali locali, regionali e internazionali, che cooperano tra loro al fine di elaborare progetti. Tale collaborazione ha dato origine ad un vero e proprio “network della conoscenza”, con la moltiplicazione dei contatti per il Laboratorio ecomusei e la Rete locale stessa, sfociata nella virtuosa preparazione di iniziative per l’anno 2021.
Per aumentare con efficacia ed economicità la qualità della vita degli abitanti che vivono sul territorio di riferimento, considerando diversi profili: identità, paesaggio, prodotti locali, accoglienza turistica, sicurezza ambientale e sviluppo sostenibile, sono state avviate alcune iniziative con l’aiuto delle nuove tecnologie per valorizzare il nostro patrimonio territoriale in una prospettiva di benessere collettivo.
Essi operano con approccio interdisciplinare nei campi della cultura, dell’ambiente, dell’educazione, della formazione, dell’inclusione sociale, dell’agricoltura, del turismo, della pianificazione territoriale e della cura del paesaggio, nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio verso una sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tali principi generali sono fondati sulla responsabilità collettiva degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, funzionale alla costruzione e alla rivitalizzazione di reti di attività e servizi.
Gli ecomusei adottano logiche di rete e processi partecipati, su ispirazione della Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 e dei trattati internazionali dedicati alla salvaguardia dei patrimoni culturali materiali e immateriali della società, nel rispetto delle norme nazionali.
Essi operano favorendo la partecipazione e il coinvolgimento degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, con particolare riguardo alle istituzioni culturali e scolastiche, promuovendo “laboratori di cittadinanza attiva” per la costruzione di mappe di comunità o di analoghi strumenti efficaci nell’integrare i diversi punti di vista in un percorso condiviso di riconoscimento, comprensione, cura e rigenerazione coerente e sostenibile dei patrimoni materiali e immateriali peculiari di ogni luogo.
Negli ultimi anni si è assistito ad un proliferare di processi ecomuseali sul territorio piemontese, che si sono resi interpreti di istanze di cambiamento, per uno sviluppo locale sostenibile, svolgendo un ruolo importante nelle politiche di sviluppo socio-economico regionale.
L’azione svolta dagli ecomusei, sui territori di riferimento, ha confermato il ruolo che essi possono assumere, in rapporto alla valorizzazione e alla cura del paesaggio, al riconoscimento della “bellezza”, attraverso la memoria delle comunità, all’equilibrio fra l’opera dell’uomo e l’opera della natura, rafforzando il legame tra paesaggio, patrimonio culturale e turismo come asse strategico su cui impostare percorsi di conoscenza e progetti di valorizzazione territoriale e turismo sostenibile.
Essi lavorano sulla diffusione di una offerta culturale che sappia agire sulla consapevolezza del valore dei paesaggi piemontesi, basata sui valori e l’elevata qualità della vita che offrono. Un lavoro veicolato anche dal nuovo Piano Paesaggistico del Piemonte, che ha cercato di attivare processi culturali dalla densa valenza politica, anche in attuazione di alcune schede progettuali all’interno della “Strategia Aree interne”, finalizzati ad attuare quel profondo cambiamento auspicato dalla Convenzione europea del paesaggio: “percepito dalle popolazioni che lo abitano”.
Le comunità non sono più quindi solo oggetto di ricerca, ma sono organismi “fruitori attivi del paesaggio” presente e futuro o destinatari dei paesaggi di montagna, pianura, acqua e mare da trasformare mediante un progetto comune, frutto di processi partecipati, che tendono ad accrescere la condivisione di benessere collettivo.
Il patrimonio culturale con cui gli ecomusei si misurano è costituto non solo da quello tutelato per legge, ma anche dal patrimonio “vivente”, materiale e immateriale, naturale e costruito, frutto delle tradizioni locali e delle trasformazioni del paesaggio, che costituisce l’eredità culturale delle popolazioni attive sul territorio.
La creazione di reti a diversa scala è stata una strategia vitale ed efficace per condividere pratiche, progetti ed alimentare entusiasmi promuovendo: contratti di fiume, contratti di lago, sentieristica partecipata, giornate del paesaggio, passeggiate patrimoniali.
Nel 2009 nasce l’Associazione Rete Ecomusei Piemonte (REP) a supporto e sostegno delle attività svolte dagli ecomusei che ne fanno parte. Essa rappresenta e tutela gli interessi dei suoi associati nei confronti di istituzioni o di altre realtà italiane ed internazionali; svolge attività di ricerca, studio, riflessione, confronto e progettazione su tematiche di interesse comune; lavora in rete per ottimizzare azioni e risorse. Tali obiettivi sono perseguiti con la messa in opera di alcune azioni strategiche tra le quali la collaborazione e il confronto con gli enti locali (Regione, Province, Comuni, ecc.), la partecipazione ai tavoli di lavoro per la definizione delle politiche e delle programmazioni di settore, la messa in campo di iniziative di scambio e collaborazione con altre realtà ecomuseali, la promozione e la sensibilizzazione rispetto ai temi tipici degli ecomusei, sia a livello nazionale sia internazionale.
La nuova legge regionale in materia di ecomusei (L.R. 3 agosto 2018, n. 13 “Riconoscimento degli ecomusei del Piemonte”, che ha abrogato la precedente L.R. 31/1995), accoglie il punto più maturo delle esperienze ecomuseali che la Rete ha registrato dopo decenni di attività, nate anche dal confronto internazionale del Forum ICOM di Milano 2016 “Ecomuseums, Community museums and cultural landscapes”.
La recente legge regionale all’articolo 7, promuove la partecipazione degli ecomusei riconosciuti alle politiche e alle azioni regionali di valorizzazione del paesaggio attuative del piano paesaggistico regionale approvato con D.C.R. 3 ottobre 2017, n. 233-35836 e alle finalità della L.R. 16 giugno 2008, n. 14 (Norme per la valorizzazione del paesaggio).
Con la previgente legge regionale in materia di ecomusei, la Regione ha istituito 25 ecomusei del Piemonte, che sono di seguito elencati:
Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano (AT) | Ecomuseo della Val Germanasca (TO) |
Ecomuseo Colombano Romean (TO) | Ecomuseo della Pietra da Cantoni (AL) |
Ecomuseo di Cascina Moglioni (AL) | Ecomuseo delle Rocche del Roero (CN) |
Ecomuseo della Segale (CN) | Ecomuseo delle Terre di confine (TO) |
Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone (NO) | Ecomuseo dei Certosini e della Valle Pesio (CN) |
Ecomuseo dell'Alta Val Sangone (TO) | Ecomuseo dei Feudi imperiali (AL) |
Ecomuseo del Freidano (TO) | Ecomuseo dell’Argilla – Munlab (TO) |
Ecomuseo della Pastorizia (CN) | Ecomuseo del Granito di Montorfano (VB) |
Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite (CN) | Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana (CN) |
Ecomuseo delle Terre d'acqua (VC) | Ecomuseo delle Terre del Castelmagno (CN) |
Ecomuseo della Valsesia (VC) | Ecomuseo della Pietra e della Calce di Visone (AL) |
Ecomuseo dell'Alta Valle Maira (CN) | Ecomuseo della Pietra Ollare e degli Scalpellini (VB) |
Ecomuseo del Biellese (BI) |
La maggior parte dei 25 Ecomusei regionali sono nati e operano in area montana, per il recupero e la riqualificazione dei borghi e dei centri storici e per lo sviluppo ecosostenibile delle produzioni forestali e dell’economia del legno. Essi pertanto, sono stati coinvolti nella strategia prevista dalla Regione Piemonte, con la recente LR 14 del 5/04/19 (Disposizioni in materia di tutela, valorizzazione e sviluppo della montagna), che all’Art. 21 (Valorizzazione della cultura della montagna piemontese) promuove il sostegno agli ecomusei e ai centri per la documentazione e altresì la tutela e la valorizzazione delle espressioni della cultura dell’area montana piemontese.
Quanto sopra premesso è in linea con la strategia di adattamento dell’UE, la quale si propone di contribuire a rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici. Ciò richiede una migliore preparazione, consapevolezza e capacità di reazione agli impatti dei cambiamenti climatici a livello locale, regionale e nazionale.
Su tale obiettivo si inserisce l’impegno degli Ecomusei, in merito alla emergenza climatica ed ecologica, i quali affrontano la crisi attuale, curandone le cause e aumentando la resilienza delle comunità locali. Attraverso lo studio delle modificazioni del clima su scala locale e degli impatti sul territorio di riferimento, essi creano gruppi di lavoro dedicati alla mobilità dolce e ai green jobs e danno il massimo supporto per la realizzazione di ciclostazioni. Prediligono, inoltre, gli acquisti con emissioni a rifiuti zero e incoraggiano il ritorno alla terra. Per sensibilizzare le nuove generazioni, attivano attività didattica e laboratori, per tramandare suggerimenti pratici di risparmio idrico ed energetico. Infine, gli ecomusei, attraverso bandi e progetti, ribadiscono la necessità alle amministrazioni locali di un intervento concreto sui territori di riferimento, per ridurre l’inquinamento e promuovere la cultura della tutela ambientale, creando un’opportunità per riflettere sul ruolo dei musei e degli ecomusei per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU e in particolare sensibilizzando l’opinione pubblica sull’urgenza dell'azione climatica.
Nel 2020 in epoca di piena pandemia, si è assiste a un potenziamento del confronto tra le Reti ecomuseali locali, regionali e internazionali, che cooperano tra loro al fine di elaborare progetti. Tale collaborazione ha dato origine ad un vero e proprio “network della conoscenza”, con la moltiplicazione dei contatti per il Laboratorio ecomusei e la Rete locale stessa, sfociata nella virtuosa preparazione di iniziative per l’anno 2021.
Per aumentare con efficacia ed economicità la qualità della vita degli abitanti che vivono sul territorio di riferimento, considerando diversi profili: identità, paesaggio, prodotti locali, accoglienza turistica, sicurezza ambientale e sviluppo sostenibile, sono state avviate alcune iniziative con l’aiuto delle nuove tecnologie per valorizzare il nostro patrimonio territoriale in una prospettiva di benessere collettivo.
1. "Gli Ecomusei sono Paesaggio" dalla Rete degli EcoMusei Italiani (EMI).
Una riflessione in diretta streaming sul ruolo che gli ecomusei rivestono nel creare una consapevolezza nei confronti del Paesaggio, basata sul principio di sana appartenenza e responsabilità dei luoghi quale unica vera garanzia per il raggiungimento di un equilibrio dinamico nello sviluppo dei territori e delle comunità che li vivono.
Quello che sta accadendo con la pandemia in corso, ha costretto a rivedere radicalmente il modo di abitare il territorio. Le esperienze presentate descrivono l’universo di buone pratiche degli ecomusei italiani, dalle Alpi al Mediterraneo, secondo gli approcci che le diverse condizioni socio-economiche impongono ai rispettivi territori, nell’intento di favorire lo sviluppo di reti di cooperazione e scambio tra queste. In questo quadro di eccezionale crisi economica, sociale e sanitaria, la creazione di solide e ramificate reti locali, ricche di capitale relazionale e sociale, assumono un’importanza decisiva nel determinare le capacità competitive di un territorio e dunque le sue probabilità di successo nella crescita della coesione sociale ancor prima che economica. Una iniziativa che, dovendo svolgersi a distanza, sconta necessariamente un limite alla partecipazione in tempo di pandemia, evidenziando come la tecnologia è certamente un alleato importante, organizzata in più sessioni, per dare continuità all’iniziativa e far sì che diventi un momento annuale di riflessione amplia ed inclusiva per tutto il movimento ecomuseale per la gestione partecipata del territorio. Una piattaforma di condivisione di obiettivi e di progetti per il futuro che guardino al paesaggio come luogo di “rinascita” civile e culturale post-pandemica delle comunità e di un rinnovato dialogo con le istituzioni ed il mondo del terzo settore.
Quello che sta accadendo con la pandemia in corso, ha costretto a rivedere radicalmente il modo di abitare il territorio. Le esperienze presentate descrivono l’universo di buone pratiche degli ecomusei italiani, dalle Alpi al Mediterraneo, secondo gli approcci che le diverse condizioni socio-economiche impongono ai rispettivi territori, nell’intento di favorire lo sviluppo di reti di cooperazione e scambio tra queste. In questo quadro di eccezionale crisi economica, sociale e sanitaria, la creazione di solide e ramificate reti locali, ricche di capitale relazionale e sociale, assumono un’importanza decisiva nel determinare le capacità competitive di un territorio e dunque le sue probabilità di successo nella crescita della coesione sociale ancor prima che economica. Una iniziativa che, dovendo svolgersi a distanza, sconta necessariamente un limite alla partecipazione in tempo di pandemia, evidenziando come la tecnologia è certamente un alleato importante, organizzata in più sessioni, per dare continuità all’iniziativa e far sì che diventi un momento annuale di riflessione amplia ed inclusiva per tutto il movimento ecomuseale per la gestione partecipata del territorio. Una piattaforma di condivisione di obiettivi e di progetti per il futuro che guardino al paesaggio come luogo di “rinascita” civile e culturale post-pandemica delle comunità e di un rinnovato dialogo con le istituzioni ed il mondo del terzo settore.
2. Ecomusei come attrattiva turistica ispirata ad un turismo sostenibile, che valorizza il territorio, prendendosi cura dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni locali con il coinvolgimento degli abitanti del posto. In quest'ottica oggi molti enti locali (Regioni, Città metropolitane, Comuni) applicano l'Agenda 21 nella pianificazione territoriale locale. Diverse sono le varianti utilizzate per indicare il concetto di “turismo responsabile”: si va dal turismo sostenibile (con riferimento al concetto economico dello sviluppo sostenibile), al turismo solidale (con riferimento al commercio equo-solidale o alle iniziative di solidarietà verso il Terzo Mondo), al turismo consapevole (con riferimento al consumo).
3. Comunità resilienti e valorizzazione dell’ambiente di vita.
Momenti periodici di riflessione con la Rete locale e il Coordinamento Nazionale e attività di ricerca e mappatura per incoraggiare comportamenti collettivi, sostenere azioni resilienti in Aree Interne e nelle Nuove comunità territoriali, favorendo modelli di innovazione sociale ed economica.L’obiettivo è individuare e far emergere pratiche e modelli che facciano del rispetto dell’ambiente un asset importante delle loro attività economiche, organizzative-sociali. L’attività sostiene la trasferibilità della conoscenza, a fronte delle difficoltà indotte dall’emergenza sanitaria Covid-19. L’indagine è trasversale ai territori e ai settori economici e sociali (può riguardare ambiti diversi, quali agricoltura, abitare, modelli socio-sanitari, culturali, educativi, energetici, turismo et al.) con l’obiettivo di decodificarne la capacità di resilienza, soprattutto nella fase di crisi/emergenza sanitaria ancora in corso, attraverso interviste e video.
Momenti periodici di riflessione con la Rete locale e il Coordinamento Nazionale e attività di ricerca e mappatura per incoraggiare comportamenti collettivi, sostenere azioni resilienti in Aree Interne e nelle Nuove comunità territoriali, favorendo modelli di innovazione sociale ed economica.L’obiettivo è individuare e far emergere pratiche e modelli che facciano del rispetto dell’ambiente un asset importante delle loro attività economiche, organizzative-sociali. L’attività sostiene la trasferibilità della conoscenza, a fronte delle difficoltà indotte dall’emergenza sanitaria Covid-19. L’indagine è trasversale ai territori e ai settori economici e sociali (può riguardare ambiti diversi, quali agricoltura, abitare, modelli socio-sanitari, culturali, educativi, energetici, turismo et al.) con l’obiettivo di decodificarne la capacità di resilienza, soprattutto nella fase di crisi/emergenza sanitaria ancora in corso, attraverso interviste e video.
I siti Unesco in Piemonte
L’approccio allo sviluppo incentrato sulla cultura, intesa non come rigido schema di valori a cui aderire o da mantenere, ma come forza dinamica composta da eredità e creatività, è stato assunto in diverse risoluzioni delle Nazioni Unite, fino all’Agenda 2030 nel 2015.
L’ Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile non ha individuato per l’ambito culturale un obiettivo specifico, conferendogli invece un ruolo trasversale e fondante per il raggiungimento dei vari obiettivi di sostenibilità - dalla dignità del lavoro all’educazione di qualità, dal consumo e dalla produzione responsabile, alla pianificazione di città e insediamenti umani sostenibili.
Lo sforzo dell’UNESCO nell’assicurare la continuità di tale approccio è garantito da decenni ed ha condotto nel 2019 alla definizione degli Indicatori tematici per la cultura nell’Agenda 2030 (Culture|2030 Indicators), che intendono fornire uno strumento di sensibilizzazione ulteriore, dimostrando in modo misurabile il contributo che la cultura e l’attuazione delle Convenzioni culturali danno all’implementazione degli obiettivi di sostenibilità.
Esaminando le principali Liste, create in attuazione delle Convenzioni internazionali o dei programmi promossi dall’UNESCO, emerge quanto gli obiettivi di base siano integrabili e come gli strumenti di attuazione consentano di agire a livello locale, ma con valenze che superano i confini territoriali, e di sperimentare modelli di sviluppo che promuovono la diversità culturale e la sostenibilità su ampia scala, considerata la molteplicità di soggetti e valori coinvolti:
Con cinque siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale (Residenze Sabaude, Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, Siti Palafitticoli Preistorici dell'Arco Alpino, Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Ivrea Città Industriale del XX secolo), tre elementi nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale (Arte dei suonatori di corno da caccia, Arte della costruzione in pietra a secco e Alpinismo), tre aree riconosciute come Riserve della Biosfera nell’ambito del Programma Uomo e Biosfera (Ticino Val Grande Verbano, Monviso, Collina Po) ed una nella Rete dei Geoparchi Mondiali (Geoparco Sesia Val Grande), tre Città creative (Torino per il Design, Alba per la Gastronomia, Biella per l’Artigianato e l’arte popolare) e numerose candidature in corso, gran parte del territorio e delle comunità piemontesi sono interessate da riconoscimenti connessi all’attuazione delle Convenzioni o dei programmi UNESCO.
Sul territorio sono anche presenti due Cattedre UNESCO (Sviluppo sostenibile e gestione del territorio presso l’Università degli Studi di Torino e Nuovi paradigmi e strumenti per la gestione del paesaggio bio-culturale presso il Politecnico di Torino).
Nella propria legge in materia di cultura (L.R. 11/2018) l’amministrazione regionale, in attuazione delle Convenzioni culturali internazionali e con l’obiettivo di creare le condizioni propizie per una crescita sostenibile, ha innanzitutto sancito la necessità di integrare la cultura nelle proprie politiche di sviluppo.
Integrare nelle politiche pubbliche - dall’educazione alle scienze, all’ambiente, alla pianificazione urbanistica, al turismo - la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale, promuovere e incoraggiare il dialogo, la creatività e la diversità culturale, sostenere prodotti, tradizioni e saperi locali, oltre a contribuire in maniera diretta allo sviluppo del settore culturale attraverso il sostegno delle industrie creative e apportando benefici in termini di lotta alla povertà e coesione sociale, significa anche favorire una crescita sostenibile calibrata sul contesto locale.
Le iniziative e gli investimenti in ambito culturale e la loro integrazione trasversale nelle politiche di sviluppo sono elementi essenziali per garantire che i processi di globalizzazione siano di beneficio e non vadano a discapito delle comunità locali.
La Regione riconosce la valenza strategica dei riconoscimenti UNESCO, impegnandosi nella salvaguardia e nella promozione dei loro valori e nel loro sostegno, in quanto eccellenze da non intendersi come destinazioni per un turismo di consumo, quanto piuttosto come modelli di conservazione, di fruizione e sviluppo integrato, in dialogo con le comunità.
Per sviluppare tale potenziale, è stato istituito il Tavolo di lavoro Distretto Piemonte UNESCO, di cui fanno parte i rappresentanti di tutti i soggetti che gestiscono i riconoscimenti UNESCO piemontesi, finalizzato a promuovere la partecipazione nell’ambito della programmazione dell’attività regionale, il coordinamento e lo scambio di conoscenze ed informazioni, l'integrazione di progetti, lo sviluppo di attività multidisciplinari e l'ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie, per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Nella stessa ottica, l’amministrazione ha individuato nei riconoscimenti UNESCO un ambito di riferimento ed un criterio fondamentale per la sperimentazione di modelli virtuosi di sviluppo e la diffusione di buone pratiche, qualificandoli come veri “laboratori di sostenibilità”.
L’ Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile non ha individuato per l’ambito culturale un obiettivo specifico, conferendogli invece un ruolo trasversale e fondante per il raggiungimento dei vari obiettivi di sostenibilità - dalla dignità del lavoro all’educazione di qualità, dal consumo e dalla produzione responsabile, alla pianificazione di città e insediamenti umani sostenibili.
Lo sforzo dell’UNESCO nell’assicurare la continuità di tale approccio è garantito da decenni ed ha condotto nel 2019 alla definizione degli Indicatori tematici per la cultura nell’Agenda 2030 (Culture|2030 Indicators), che intendono fornire uno strumento di sensibilizzazione ulteriore, dimostrando in modo misurabile il contributo che la cultura e l’attuazione delle Convenzioni culturali danno all’implementazione degli obiettivi di sostenibilità.
Esaminando le principali Liste, create in attuazione delle Convenzioni internazionali o dei programmi promossi dall’UNESCO, emerge quanto gli obiettivi di base siano integrabili e come gli strumenti di attuazione consentano di agire a livello locale, ma con valenze che superano i confini territoriali, e di sperimentare modelli di sviluppo che promuovono la diversità culturale e la sostenibilità su ampia scala, considerata la molteplicità di soggetti e valori coinvolti:
- la Lista del Patrimonio Mondiale (in attuazione della Convenzione sulla protezione del patrimonio Mondiale, culturale e naturale del 1972), da principio incentrata sulla conservazione e la protezione di elementi puntuali, si è più recentemente evoluta verso una lettura attenta alla salvaguardia del contesto e della molteplicità dei valori di un territorio o di un fenomeno, nonché al ruolo centrale delle comunità;
- la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio immateriale del 2003 con la relativa Lista e la Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali del 2005 sono intervenute per sancire la necessità di salvaguardare la diversità culturale, secondo il fine ultimo di creare condizioni propizie allo sviluppo sostenibile, rinnovando altresì l’impegno alla sensibilizzazione ed al coinvolgimento dei cittadini, la cui consapevolezza e partecipazione sono la chiave per garantire il raggiungimento di obiettivi condivisi;
- nel 2004 è stato avviato il programma della Rete delle Città Creative per promuovere la cooperazione tra le città che hanno identificato nell’industria culturale e creativa la chiave per lo sviluppo urbano sostenibile;
- i programmi UNESCO che conferiscono riconoscimenti nel campo delle scienze promuovono su base scientifica un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente (Riserve del programma Uomo e Biosfera) e la diversità geologica (Geoparchi Mondiali) secondo un approccio olistico, focalizzato sulle comunità, che considera in maniera unitaria conservazione, educazione e sviluppo ed integra diversità naturale e culturale.
Con cinque siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale (Residenze Sabaude, Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, Siti Palafitticoli Preistorici dell'Arco Alpino, Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Ivrea Città Industriale del XX secolo), tre elementi nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale (Arte dei suonatori di corno da caccia, Arte della costruzione in pietra a secco e Alpinismo), tre aree riconosciute come Riserve della Biosfera nell’ambito del Programma Uomo e Biosfera (Ticino Val Grande Verbano, Monviso, Collina Po) ed una nella Rete dei Geoparchi Mondiali (Geoparco Sesia Val Grande), tre Città creative (Torino per il Design, Alba per la Gastronomia, Biella per l’Artigianato e l’arte popolare) e numerose candidature in corso, gran parte del territorio e delle comunità piemontesi sono interessate da riconoscimenti connessi all’attuazione delle Convenzioni o dei programmi UNESCO.
Sul territorio sono anche presenti due Cattedre UNESCO (Sviluppo sostenibile e gestione del territorio presso l’Università degli Studi di Torino e Nuovi paradigmi e strumenti per la gestione del paesaggio bio-culturale presso il Politecnico di Torino).
Nella propria legge in materia di cultura (L.R. 11/2018) l’amministrazione regionale, in attuazione delle Convenzioni culturali internazionali e con l’obiettivo di creare le condizioni propizie per una crescita sostenibile, ha innanzitutto sancito la necessità di integrare la cultura nelle proprie politiche di sviluppo.
Integrare nelle politiche pubbliche - dall’educazione alle scienze, all’ambiente, alla pianificazione urbanistica, al turismo - la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale, promuovere e incoraggiare il dialogo, la creatività e la diversità culturale, sostenere prodotti, tradizioni e saperi locali, oltre a contribuire in maniera diretta allo sviluppo del settore culturale attraverso il sostegno delle industrie creative e apportando benefici in termini di lotta alla povertà e coesione sociale, significa anche favorire una crescita sostenibile calibrata sul contesto locale.
Le iniziative e gli investimenti in ambito culturale e la loro integrazione trasversale nelle politiche di sviluppo sono elementi essenziali per garantire che i processi di globalizzazione siano di beneficio e non vadano a discapito delle comunità locali.
La Regione riconosce la valenza strategica dei riconoscimenti UNESCO, impegnandosi nella salvaguardia e nella promozione dei loro valori e nel loro sostegno, in quanto eccellenze da non intendersi come destinazioni per un turismo di consumo, quanto piuttosto come modelli di conservazione, di fruizione e sviluppo integrato, in dialogo con le comunità.
Per sviluppare tale potenziale, è stato istituito il Tavolo di lavoro Distretto Piemonte UNESCO, di cui fanno parte i rappresentanti di tutti i soggetti che gestiscono i riconoscimenti UNESCO piemontesi, finalizzato a promuovere la partecipazione nell’ambito della programmazione dell’attività regionale, il coordinamento e lo scambio di conoscenze ed informazioni, l'integrazione di progetti, lo sviluppo di attività multidisciplinari e l'ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie, per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Nella stessa ottica, l’amministrazione ha individuato nei riconoscimenti UNESCO un ambito di riferimento ed un criterio fondamentale per la sperimentazione di modelli virtuosi di sviluppo e la diffusione di buone pratiche, qualificandoli come veri “laboratori di sostenibilità”.
I progetti europei
Nel corso del 2020 sono stati sviluppati i progetti europei, a valere sui Programmi di Cooperazione transfrontaliera Italia-Francia e Italia-Svizzera 2014-2020, di interesse culturale, turistico e sportivo.
Nell'ambito del Programma di cooperazione Interreg Italia-Francia, per l’elaborazione dei Piani Integrati Tematici (PITEM), la Regione Piemonte coordina e sviluppa il PITEM MITO (Modelli Integrati transfrontalieri per il Turismo Outdoor) e il PITEM PACE (Patrimonio, Cultura, Economia) che si concentra sulla valorizzazione del patrimonio naturalistico transfrontaliero attraverso lo sviluppo del turismo e degli sport all’aria aperta.
Nell'ambito del Programma di cooperazione Interreg Italia-Svizzera, la Regione Piemonte sviluppa il progetto E-Bike, insieme al capofila Regione Lombardia. Il progetto nasce dall’esigenza di una valorizzazione turistica del territorio con un approccio ambientalmente sostenibile che privilegi l’uso di energie rinnovabili e il consumo di prodotti locali di qualità, promuovendo la filiera del turismo “dolce”. L’agevolazione della mobilità ciclistica assistita viene supportata dall’introduzione di un sistema di servizi specifico (aree noleggio, sosta, ciclofficine, siti di ricarica) e da interventi sulla rete sentieristica a basso impatto, con la creazione di itinerari cicloturistici e la formazione specifica di guide turistiche.
Sul Programma I-CH, Regione Piemonte aderisce al progetto In bici a pelo d’acqua incentrato sullo sviluppo dell’itinerario cicloturistico transfrontaliero cd. La Via del Mare, adeguatamente collegato e dotato di una serie di servizi, quali le ciclofficine, servizi di noleggio bici e recapito bagagli, strutture ricettive dotate di caratteristiche specifiche (es. locale ricovero bici, trasporto bagagli, miniofficina) tali da poter rientrare nella definizione di Bike Hostel/Hotel Bike Friendly.
Progetto Interreg Italia-Francia “MITO”
Nell’ambito del Programma Interreg Italia-Francia (Alcotra) 2014-2020, la Direzione Cultura, Turismo e Commercio coordina il Progetto POT – Percorsi Outdoor Transfrontalieri (Capofila regione Valle d’Aosta) del PITEM MITO (Capofila Regione Piemonte, Direzione Montagna). Il Progetto POT è un modulo, un intervento cicloturistico a scavalco tra la Valle di Susa, la Maurienne e il Distretto di Brianconne, denominato “ViAlps”, che si interseca con le azioni del PITER Cuore delle Valli; il secondo un intervento escursionistico, “Sentieri (Selvaggi) tra Piemonte e Valle d’Aosta” tra il Canavese e la Valle d’Aosta.
Sono in corso le convenzioni con i soggetti attuatori e le azioni comuni ai vari partner.
Progetto Interreg Italia-Svizzera “E-Bike”
Nell'ambito del Programma di cooperazione Interreg Italia-Svizzera, con il progetto E-Bike, la Regione Piemonte si propone di creare un Cluster per la mobilità ciclabile elettrica, l’infrastrutturazione di due percorsi ciclabili (inseriti all’interno della Rete ciclabile regionale), uno di ciclo-escursionismo che da Domodossola raggiunge la Svizzera attraverso il Passo San Giacomo e l’altro di cicloturismo, che da Domodossola scende lungo il Toce per collegarsi attraverso la Rete ciclabile regionale ad Ivrea e quindi alla Valle d’Aosta. Tra le azioni in comune con i partners un portale condiviso, una cartografia dei percorsi, una serie di ciclo-atelier, corsi di formazione.
Sullo stesso programma gli utleriori progetti che lavorano sulla ciclabilità sono: “In bici a pelo d’acqua”, “Monti e Laghi Bike”, “TvA”, “Saastal Valle Anzasca bike”, “Paes.ch.it”, “Mobster”; per il loro coordinamento esiste un tavolo di confronto tra la Regione e gli attori coinvolti (Atl, Unioni Montane, Associazioni albergatori, sportive).
Nell'ambito del Programma di cooperazione Interreg Italia-Francia, per l’elaborazione dei Piani Integrati Tematici (PITEM), la Regione Piemonte coordina e sviluppa il PITEM MITO (Modelli Integrati transfrontalieri per il Turismo Outdoor) e il PITEM PACE (Patrimonio, Cultura, Economia) che si concentra sulla valorizzazione del patrimonio naturalistico transfrontaliero attraverso lo sviluppo del turismo e degli sport all’aria aperta.
Nell'ambito del Programma di cooperazione Interreg Italia-Svizzera, la Regione Piemonte sviluppa il progetto E-Bike, insieme al capofila Regione Lombardia. Il progetto nasce dall’esigenza di una valorizzazione turistica del territorio con un approccio ambientalmente sostenibile che privilegi l’uso di energie rinnovabili e il consumo di prodotti locali di qualità, promuovendo la filiera del turismo “dolce”. L’agevolazione della mobilità ciclistica assistita viene supportata dall’introduzione di un sistema di servizi specifico (aree noleggio, sosta, ciclofficine, siti di ricarica) e da interventi sulla rete sentieristica a basso impatto, con la creazione di itinerari cicloturistici e la formazione specifica di guide turistiche.
Sul Programma I-CH, Regione Piemonte aderisce al progetto In bici a pelo d’acqua incentrato sullo sviluppo dell’itinerario cicloturistico transfrontaliero cd. La Via del Mare, adeguatamente collegato e dotato di una serie di servizi, quali le ciclofficine, servizi di noleggio bici e recapito bagagli, strutture ricettive dotate di caratteristiche specifiche (es. locale ricovero bici, trasporto bagagli, miniofficina) tali da poter rientrare nella definizione di Bike Hostel/Hotel Bike Friendly.
Progetto Interreg Italia-Francia “MITO”
Nell’ambito del Programma Interreg Italia-Francia (Alcotra) 2014-2020, la Direzione Cultura, Turismo e Commercio coordina il Progetto POT – Percorsi Outdoor Transfrontalieri (Capofila regione Valle d’Aosta) del PITEM MITO (Capofila Regione Piemonte, Direzione Montagna). Il Progetto POT è un modulo, un intervento cicloturistico a scavalco tra la Valle di Susa, la Maurienne e il Distretto di Brianconne, denominato “ViAlps”, che si interseca con le azioni del PITER Cuore delle Valli; il secondo un intervento escursionistico, “Sentieri (Selvaggi) tra Piemonte e Valle d’Aosta” tra il Canavese e la Valle d’Aosta.
Sono in corso le convenzioni con i soggetti attuatori e le azioni comuni ai vari partner.
Progetto Interreg Italia-Svizzera “E-Bike”
Nell'ambito del Programma di cooperazione Interreg Italia-Svizzera, con il progetto E-Bike, la Regione Piemonte si propone di creare un Cluster per la mobilità ciclabile elettrica, l’infrastrutturazione di due percorsi ciclabili (inseriti all’interno della Rete ciclabile regionale), uno di ciclo-escursionismo che da Domodossola raggiunge la Svizzera attraverso il Passo San Giacomo e l’altro di cicloturismo, che da Domodossola scende lungo il Toce per collegarsi attraverso la Rete ciclabile regionale ad Ivrea e quindi alla Valle d’Aosta. Tra le azioni in comune con i partners un portale condiviso, una cartografia dei percorsi, una serie di ciclo-atelier, corsi di formazione.
Sullo stesso programma gli utleriori progetti che lavorano sulla ciclabilità sono: “In bici a pelo d’acqua”, “Monti e Laghi Bike”, “TvA”, “Saastal Valle Anzasca bike”, “Paes.ch.it”, “Mobster”; per il loro coordinamento esiste un tavolo di confronto tra la Regione e gli attori coinvolti (Atl, Unioni Montane, Associazioni albergatori, sportive).