ACQUE SUPERFICIALI - FIUMI
L’argomento Qualità dei Corsi d'Acqua rientra negli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in particolare nell'Obiettivo 6:
Nel 2015 è stato avviato il secondo sessennio di monitoraggio ai sensi del Decreto 260/2010, relativo al periodo 2015-2019 nell’ambito del secondo Piano di Gestione Distrettuale del Po. Nella presente Relazione sullo Stato dell'Ambiente viene presentato il monitaraggio delle acque superficiali (fiumi e laghi) svolto nel 2019.
In base a quanto concordato a scala distrettuale, il 2014 è utilizzato come anno in comune tra l’ultimo ciclo del sessennio 2009-2014 e il primo del sessennio 2014-2019.
La valutazione degli indici di Stato relativi all’anno 2019 ha concluso il triennio di monitoraggio, permettendo così la verifica del raggiungimento degli obiettivi di qualità al 2021 sulla base dei dati dei due trienni di monitoraggio 2014-2016 e 2017-2019.
Al termine del sessennio di monitoraggio 2014-2019, relativamente ai fiumi, emerge come il 47% dei corpi idrici presenti uno Stato Ecologico Buono o superiore e il 53% Sufficiente o inferiore. Per quanto riguarda lo Stato Chimico il 77% dei corpi idrici risulta Buono.
Al termine del sessennio di monitoraggio 2014-2019, relativamente ai laghi, emerge come il 73% dei corpi idrici presenti uno Stato Ecologico Buono o superiore e il 27% Sufficiente. Per quanto riguarda lo Stato Chimico il 91% dei corpi idrici risulta Buono.
La classificazione rimane uno degli aspetti più importanti che consente di misurare la rilevanza degli impatti determinati sul corpo idrico (a carico di una o più delle componenti monitorate) dall’insieme delle pressioni antropiche.
Attraverso la revisione dell’Analisi delle Pressioni avvenuta nel 2019-2020, applicando la metodologia definita a livello distrettuale, sono state individuate le pressioni antropiche più significative sui corpi idrici, cioè quelle potenzialmente in grado di pregiudicarne il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità. Tra queste risultano più significative le alterazioni morfologiche, in particolar modo relative alle modificazioni della zona ripariale, i prelievi, gli scarichi di acque reflue urbane e l’agricoltura.
Ovviamente la valutazione dei singoli indici può non essere esplicativa del reale stato del corpo idrico; infatti può esserci presenza di una alterazione anche quando essa non si traduce in uno stato di qualità inferiore al Buono o comunque in un cambio di classe di Stato.
Per tale motivo è indispensabile l’analisi integrata dei dati di stato insieme agli impatti ambientali presenti, (attraverso l’utilizzo di specifici indicatori quali contaminazione da pesticidi, VOC, inquinamento da nutrienti e carico organico) al fine di confermare i risultati dell’Analisi delle Pressioni e di verificare l’efficacia delle misure di tutela o miglioramento messe in atto.
Figura 1
Stato Chimico e Stato Ecologico dei corpi idrici - FIUMI– sessennio 2014-2019
Figura 2
Stato Chimico e Stato Ecologico dei corpi idrici - LAGHI– sessennio 2014-2019
Rete di monitoraggio dei Fiumi
Ai sensi della DQA i CI vengono monitorati secondo specifiche frequenze nell’ambito di un ciclo sessennale di programmazione; alcuni tutti gli anni, altri 1 solo anno.
Nel 2019 sono stati monitorati 146 punti di monitoraggio appartenenti sia rete base che a quella aggiuntiva.
Su tutti i corpi idrici della rete è effettuato il monitoraggio chimico secondo un protocollo analitico che comprende i parametri generali di base su tutti i punti, mentre i contaminanti sono determinati su un sottoinsieme di punti individuati in base all’Analisi delle Pressioni.
Nello specifico, ad ogni indicatore dell’analisi delle pressioni è stato associato un set di parametri chimici, sulla base della tipologia di impatto atteso e prevista dalle indicazioni fornite dal Distretto di Bacino del Po:
- sovraccarico di nutrienti e/o sostanza organica
- inquinamento microbiologico
- inquinamento chimico (contaminazione da sostanze tab. 1/A e 1/B del Decreto 260/2010)
I parametri chimici ricercati sono quelli necessari al calcolo degli indici di stato di qualità previsti dal Decreto 260/10; in particolare:
- parametri di base per il calcolo del LIMEco (azoto, fosforo e ossigeno)
- inquinanti specifici (VOC, Fito, Metalli e altre sostanze), per il calcolo dello Stato Ecologico
- sostanze pericolose prioritarie (definite a livello europeo), per il calcolo dello Stato Chimico
- parametri di base a supporto delle componenti biologiche
Gli Elementi di Qualità Biologica previsti sono il macrobenthos, le diatomee, le macrofite, e vengono monitorati tenendo conto delle varie pressioni insistenti sui diversi corpi idrici.
A differenza del monitoraggio chimico, che viene effettuato ogni anno, il monitoraggio delle componenti biologiche è previsto per ogni corpo idrico una volta nel triennio.
La valutazione degli indici di Stato relativi all’anno 2019 ha concluso il triennio di monitoraggio, permettendo così la verifica del raggiungimento degli obiettivi di qualità al 2021 sulla base dei dati dei due trienni di monitoraggio 2014-2016 e 2017-2019.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali sull'acqua.
Figura 3
Rete di monitoraggio dei fiumi
STATO COMPLESSIVO - FIUMI
Il raggiungimento degli obiettivi di qualità può dipendere da molteplici fattori e può essere considerato più o meno consolidato o a rischio di mantenimento nel tempo.
Tra questi fattori vi sono: la tipologia e l’entità delle pressioni che incidono su ogni CI, l’entità degli impatti generati da ogni pressione e dall’azione combinata di più pressioni, l’efficacia delle misure di tutela adottate, considerando l’arco temporale necessario affinché sia possibile apprezzarne gli effetti, il livello di confidenza associato alla classificazione.
È comunque evidente che data la complessità delle interazioni tra pressioni, impatti e stato, la risposta degli ecosistemi alle misure o a nuove pressioni, andrà valutata nel tempo tenendo conto delle molte variabili in gioco.
L’analisi integrata dello stato, delle pressioni e degli impatti fornisce gli elementi per individuare i fattori che incidono sul raggiungimento/mantenimento degli obiettivi di qualità.
Figura 4
Stato complessivo. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 2 classi - sessennio 2014-2019
I risultati della classificazione dello Stato per il sessennio 2014-2019, relativi ai corpi idrici monitorati mostrano come il 39% dei CI abbia raggiunto uno Stato Buono mentre il 61% risulti Non Buono.
SQA Stato chimico - Fiumi
La verifica degli SQA è effettuata sul valore medio annuo delle concentrazioni.
L’indice è costituito da 2 classi: Buono e Non Buono.
Figura 5
Stato Chimico. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 2 classi - sessennio 2014-2019
I dati del sessennio 2014-2019 evidenziano come il 77% dei corpi idrici monitorati ricadano nella classe Buono dell’indice Stato Chimico e il restante 23% nella classe Non Buono. Nei corpi idrici ricadenti nella classe Non Buono il superamento degli SQA è avvenuto principalmente da parte di metalli, la cui presenza nelle acque può essere determinata sia da un contributo naturale che dall’attività antropica, generalmente riconducibile ad esempio alla presenza di insediamenti produttivi.
Consulta gli approfondimenti per i corsi d'acqua.
Consulta la serie storica dell'indicatore Stato Chimico.
STATO ECOLOGICO – FIUMI
Lo Stato Ecologico (SE) del Corpo Idrico Superficiale (CI) è definito dalla valutazione integrata degli indici STAR_ICMi - macrobenthos, ICMi - diatomee, IBMR - macrofite, NISECI - fauna ittica, LIMeco e dalla verifica degli Standard di Qualità Ambientali (SQA) per gli inquinanti specifici.
La classe di Stato Ecologico del CI deriva dal valore della classe più bassa attribuita dalle diverse metriche di classificazione. Nel caso in cui il LIMeco assuma una classe inferiore al sufficiente, ai fini della classificazione va ricondotta a Sufficiente.
La classificazione dello SE è riferita al Corpo Idrico Superficiale e non alle singole stazioni di campionamento.
Se in un CI sono presenti più stazioni, la classe risulterà dall’integrazione dei dati delle singole stazioni secondo le modalità previste dal Decreto 260/10.
È prevista la conferma dello Stato Elevato attraverso i parametri idromorfologici. Lo Stato Ecologico viene espresso in cinque classi: Elevato, Buono, Sufficiente, Scarso e Cattivo.
Consulta la serie storica dell'indicatore Stato Ecologico
Figura 6
Stato Ecologico. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi – sessennio 2014-2019
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Classi | Numero CI |
ELEVATO | 11 |
BUONO | 133 |
SUFFICIENTE | 113 |
SCARSO | 42 |
CATTIVO | 7 |
I dati del sessennio 2014-2019 evidenziano che il 47% dei corpi idrici monitorati ricade in classe Elevato e Buono, e quindi abbia raggiunto gli obiettivi di qualità previsti dalla direttiva, il 37% sia in classe Sufficiente, il 16% nelle classi Scarso e Cattivo.
Nella maggior parte dei CI risultati in una classe di Stato Ecologico inferiore al Buono, il declassamento è determinato da uno o più degli Elementi di Qualità Biologica monitorati; nei restanti CI il declassamento è imputabile anche al superamento degli SQA o al valore del LIMeco
Nel presente documento, nei paragrafi successivi, vengono presentati i dati degli indici chimici e biologici che concorrono alla classificazione dello stato ecologico, fatta eccezione per i dati di fauna ittica relativi all’indice NISECI.
Infatti questo indice, non ancora recepito nella norma nazionale e come da accordi presi in sede distrettuale di Autorità di Distretto del Po, non è stato utilizzato per la classificazione ufficiale del sessennio 2014-2019.LIMeco (Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato ecologico)
L’indice LIMeco concorre insieme a STAR_ICMi, ICMi, IBMR, NISECI, SQA inquinanti specifici, alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI).
Figura 7
Indice LIMeco. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2019
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Classi | Numero CI |
Elevato | 63 |
Buono | 46 |
Sufficiente | 16 |
Scarso | 14 |
Cattivo | 5 |
Consulta la serie storica dell'indicatore LIMeco.
Diatomee - Indice ICMi (Intercalibration Common Metric Index)
L’indice ICMi è un indice multimetrico che deriva dalla combinazione dell’Indice di Sensibilità agli Inquinanti (IPS) e sull’Indice Trofico (TI) e concorre insieme ad altri indici (STAR_ICMi, IBMR, ISECI, LIMeco, SQA inquinanti specifici) alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI).
Figura 8
Diatomee. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2019
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Classi | Numero CI |
Elevato | 35 |
Buono | 10 |
Sufficiente | 3 |
Scarso | 1 |
Cattivo | 0 |
Consulta la serie storica dell'indicatore Diatomee
Macrobenthos - indice STAR_ICMi (Standardisation of River Classifications_Itercalibration Multimetric Index)
Lo STAR_ICMi è un indice multimetrico composto da 6 metriche che forniscono informazioni in merito ai principali aspetti che la Direttiva chiede di considerare per l’analisi della comunità macrobentonica.
L’indice STAR_ICMi concorre insieme a ICMi, IBMR, ISECI, LIMeco, SQA inquinanti specifici, alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI).
Figura 9
Macrobenthos. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2019
Consulta la serie storica dell'indicatore Macrobenthos.
Macrofite - indice IBMR (Index Macrofitique Biologique en Rivière)
L’IBMR è un indice per la valutazione dello stato trofico dei corsi d’acqua e concorre insieme a STAR_ICMi, ICMi, ISECI, LIMeco, SQA inquinanti specifici, alla definizione dello Stato Ecologico del Corpo Idrico Superficiale (CI); si tratta di un indice finalizzato alla valutazione dello stato trofico dei CI che si basa sull’uso di una lista floristica di taxa indicatori ad ognuno dei quali è associato un valore indicatore di sensibilità ad alti livelli di trofia.
Figura 10
Macrofite. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 5 classi - anno 2019
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Classi | Numero CI |
Elevato | 6 |
Buono | 15 |
Sufficiente | 12 |
Scarso | 0 |
Cattivo | 0 |
Consulta la serie storica dell'indicatore Macrofite.
SQA inquinanti specifici - fiumi
La verifica degli Standard di Qualità Ambientali (SQA) per gli inquinanti specifici scaricati e/o immessi nel bacino in quantità significative concorre insieme a STAR_ICMi, ICMi, IBMR, ISECI, LIMeco alla definizione dello Stato Ecologico. La verifica degli SQA è effettuata sul valore medio annuo delle concentrazioni. È determinato sulla base della valutazione del dato peggiore di un triennio per il monitoraggio Operativo e di un anno per il monitoraggio di Sorveglianza.
Figura 11
SQA inquinanti specifici. Ripartizione dei Corpi Idrici nelle 3 classi - anno 2019
Consulta la serie storica dell'indicatore SQA inquinanti specifici.
Confronto trienni
- la classe di Stato Chimico attribuita al termine del triennio deriva dal risultato peggiore conseguito nei 3 anni. I dati del triennio 2017-2019 evidenziano come il 58% dei corpi idrici monitorati ricadano nella classe “buono” dell’indice Stato Chimico e il restante 42% nella classe “non buono”;
- la classe di Stato Ecologico deriva dall’integrazione di tutti gli indicatori chimici e biologici monitorati e la classe di Stato Ecologico deriva dall’attribuzione della classe più bassa degli indici; anche in questo caso i risultati degli indici nel terzo anno di monitoraggio possono influire in modo determinante sull’attribuzione della classe di Stato Ecologico.
Al termine del triennio di monitoraggio 2017-2019 si rileva che il 19% dei corpi idrici monitorati ricade in classe “elevato” e “buono”, e quindi abbia raggiunto gli obiettivi di qualità previsti dalla direttiva, il 64% sia in classe “sufficiente”, il 17% nelle classi “scarso” e “cattivo”.
Sul mancato raggiungimento dell’obiettivo di qualità influisce in modo predominante il risultato della valutazione dello Stato Ecologico rispetto allo Stato Chimico, infatti la maggior parte dei corpi idrici ha un indice di Stato ecologico inferiore al buono.
Il confronto dei quattro trienni di monitoraggio ai sensi della Direttiva, 2009-2011, 2012-2014, 2014-2016 e 2017-2019 sia per quanto riguarda lo Stato Chimico che per quanto riguarda lo Stato Ecologico è riportato nelle figure seguenti.
Figura 12
Stato Chimico - confronto trienni
Figura 13
Stato Ecologico - confronto trienni
CONTAMINAZIONE da FITOsanitari
Una delle pressioni presenti e diffuse sul territorio piemontese è sicuramente l’agricoltura.
L’indice di seguito descritto è una metodologia messa a punto e adottata da Arpa Piemonte a partire dal 2009 che consente una valutazione sintetica per valutare l’entità del fenomeno di contaminazione da prodotti fitosanitari e consente di avere un indicatore di impatto da utilizzare nel caso di presenza e significatività della pressione agricola.
Si tratta di un indice sintetico che prende in considerazione i seguenti fattori: frequenza di riscontri nell’anno, da intendersi come numero di campioni positivi per la presenza di residui di pesticidi concentrazione media annua della somma di tutte le sostanze attive riscontrate nei singoli campioni numero di sostanze attive riscontrate nell’anno considerato in ogni stazione di campionamento
I singoli fattori considerati sono raggruppati in classi e ad ogni classe viene attribuito un determinato punteggio riportato in tabella.
Tabella 1
Prodotti fitosanitari. Punteggi attribuiti a campioni con residui, medie annue e n° sostanze attive
Campioni/anno con residui |
Punteggio |
Medie annue somma |
Punteggio |
Sostanze/punto |
Punteggio |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
1<>5 |
1 |
0<>0.1 |
1 |
1<>5 |
1 |
5<>10 |
2 |
0.1<>1 |
2 |
5<>10 |
2 |
> 10 |
3 |
> 1 |
3 |
> 10 |
3 |
La categorizzazione è riportata in tabella 2.
Tabella 2
Sintesi delle categorie
Somma |
Entità del fenomeno |
0 |
non presente |
3 – 4 - 5 |
basso |
6 - 7 |
medio |
8 - 9 |
alto |
Mediante questo indice sono stati messi a confronto i risultati ottenuti dai dati del monitoraggio regionale nel periodo dal 2009 al 2019 su 83 stazioni comuni in tutto l’arco temporale considerato.
Osservando i dati complessivi si rileva un indice Basso e non presente costante negli anni, mentre si rileva un aumento dei valori per gli indici Medio e Alto.
Tabella 3
Indice di contaminazione da Fitosanitari
Indice contaminazione da fitosanitari |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
2016 |
2017 |
2018 |
2019 |
alto |
0 |
0 |
0 |
3 |
7 |
3 |
7 |
0 |
12 |
13 |
10 |
medio |
10 |
13 |
16 |
18 |
21 |
15 |
17 |
10 |
31 |
33 |
31 |
basso |
64 |
57 |
43 |
54 |
55 |
57 |
51 |
67 |
40 |
31 |
36 |
non presente |
9 |
13 |
24 |
8 |
0 |
8 |
8 |
6 |
0 |
6 |
6 |
totale punti comuni |
83 |
83 |
83 |
83 |
83 |
83 |
83 |
83 |
83 |
83 |
83 |
2016: 58 sostanze diverse riscontrate
2017: 68 sostanze diverse riscontrate
2018: 74 sostanze diverse riscontrate
2019: 71 sostanze diverse riscontrate (tabella 4)
Tabella 4
Sostanze attive, numero punti con presenza e valore massimo riscontrato - anno 2019
Sostanza Attiva |
Punti con presenza |
Valore massimo |
Sostanza Attiva |
Punti con presenza |
Valore massimo |
|
METOLACLOR |
65 |
1.03 |
|
2,4 D |
6 |
0.07 |
TERBUTILAZINA |
62 |
1.44 |
|
FLUTRIAFOL |
6 |
0.2 |
DESETILTERBUTILAZINA |
46 |
0.46 |
|
AZIMSULFURON |
5 |
0.07 |
BENTAZONE |
33 |
2.94 |
|
METAMITRON |
5 |
1.88 |
IMIDACLOPRID |
33 |
0.47 |
|
P P’ DDE |
5 |
0.004 |
AZOXYSTROBINA |
29 |
2.65 |
|
PENDIMETALIN |
5 |
0.04 |
BOSCALID |
29 |
0.52 |
|
SIMAZINA |
5 |
1.79 |
OXADIAZON |
27 |
3.86 |
|
CIPRODINIL |
4 |
0.27 |
AMPA |
24 |
2 |
|
SPIROXAMINA |
4 |
0.05 |
NICOSULFURON |
24 |
0.46 |
|
CAPTANO |
3 |
1.71 |
IMAZAMOX |
23 |
1.17 |
|
CLORTOLURON |
3 |
1.76 |
MCPA |
23 |
0.94 |
|
PENTACLOROBENZENE |
3 |
0.017 |
FLUFENACET |
22 |
2.98 |
|
BUPIRIMATE |
2 |
0.1 |
GLIFOSATE |
22 |
1 |
|
CLORIDAZON |
2 |
0.07 |
CLOMAZONE |
19 |
0.24 |
|
CLORPIRIFOS |
2 |
0.08 |
QUINCLORAC |
16 |
0.78 |
|
DDT (SOMMA ISOMERI E METABOLITI) |
2 |
0.003 |
PRETILACLOR |
15 |
0.6 |
|
ETHOXYSULFURON |
2 |
0.16 |
DIMETOMORF |
14 |
1.18 |
|
LINURON |
2 |
0.29 |
SULCOTRIONE |
14 |
1.86 |
|
METRIBUZIN |
2 |
0.06 |
ATRAZINA |
13 |
0.21 |
|
PROPANIL |
2 |
0.07 |
CICLOXIDIM |
13 |
0.9 |
|
PROPICONAZOLO |
2 |
0.07 |
DIMETENAMIDE |
13 |
1.15 |
|
ALACLOR |
1 |
0.02 |
ESACLOROBENZENE |
13 |
0.16 |
|
CARBOFURAN |
1 |
0.06 |
TRICLOPIR |
13 |
0.48 |
|
IPRODIONE |
1 |
0.05 |
DIURON |
12 |
0.47 |
|
IPROVALICARB |
1 |
0.04 |
MESOTRIONE |
12 |
0.42 |
|
LENACIL |
1 |
0.03 |
TEBUCONAZOLO |
12 |
0.11 |
|
METOMIL |
1 |
0.14 |
2,6 DICLOROBENZAMIDE |
11 |
0.09 |
|
METSULFURON-METILE |
1 |
0.02 |
TRICICLAZOLO |
11 |
0.7 |
|
MICLOBUTANIL |
1 |
0.03 |
DESETILATRAZINA |
9 |
0.03 |
|
O P’ DDD |
1 |
0.007 |
MECOPROP |
9 |
0.13 |
|
O P’ DDE |
1 |
0.008 |
BENSULFURON METILE |
8 |
0.18 |
|
P P’ DDT |
1 |
0.032 |
FLUOPICOLIDE |
8 |
0.48 |
|
PIRIMETANIL |
1 |
0.02 |
METALAXIL |
8 |
1.17 |
|
PROSULFURON |
1 |
0.03 |
BISPYRIBAC-SODIUM |
7 |
0.28 |
|
TIOFANATO-METILE |
1 |
1.8 |
FLUROXIPIR |
7 |
0.59 |
CONTAMINAZIONE DA NITRATI
- ridurre lo scarico effettuato direttamente o indirettamente nell’ambiente idrico di composti azotati di origine agricola, con particolare riferimento a quelli derivanti dagli effluenti di allevamento;
- ridurre l’inquinamento idrico risultante dallo spargimento e dallo scarico di deiezioni del bestiame o dall’uso eccessivo di fertilizzanti;
- prevenire qualsiasi ulteriore inquinamento di questo tipo.
In particolare, i principali adempimenti connessi con la Direttiva Nitrati sono:
- il monitoraggio delle acque (concentrazione di nitrati e stato trofico);
- l’individuazione delle acque inquinate o a rischio di inquinamento;
- la designazione delle Zone Vulnerabili (aree drenanti in acque inquinate o a rischio di inquinamento se non si interviene, caratterizzate da significative pressioni esercitate dal settore agrozootecnico e da particolari condizioni idrogeomorfologiche e pedologiche);
- l’elaborazione di Codici di Buona Pratica Agricola e di Programmi di Azione (obbligatori nelle zone vulnerabili), che comprendono una serie di misure volte a prevenire e a ridurre l’inquinamento da nitrati (periodi in cui è proibita l’applicazione di fertilizzanti, capacità minima richiesta di stoccaggio degli effluenti di allevamento, misure volte a controllare l’applicazione dei fertilizzanti sui terreni adiacenti ai corpi idrici o sui terreni in forte pendenza, al fine di ridurre il rischio di contaminazione delle acque).
La Rete Nitrati (RN), che deve essere rappresentativa di un inquinamento di origine agricolo, fin’ora è stata considerata da Arpa corrispondente alla rete WFD, includendo invece anche punti della rete che sono rappresentativi di altre pressioni.
Tenuto conto che la non conformità dei punti della RN implica una richiesta di misure esclusivamente sul comparto agricolo, si rende necessario individuare dalla rete WFD una sottorete RN al fine di poter, ove necessario, poter applicare misure (ZVN e 10/R) e verificarne l’efficacia.
La rete di monitoraggio nitrati dei corsi d’acqua è costituita da una rete base di 113 corpi idrici appartenenti alla rete di monitoraggio regionale ed è selezionato per specifiche valutazioni e finalità nell’ambito dei programmi di monitoraggio triennali, in particolar modo per la validazione dei raggruppamenti di corpi idrici stessi.Ai sensi della Direttiva i corpi idrici vengono monitorati secondo specifiche frequenze nell’ambito di un ciclo sessennale di programmazione; alcuni tutti gli anni, altri solo un anno.
Nel quadriennio considerato 2016-2019 il territorio regionale presenta concentrazioni medie di nitrati al di sotto del valore di 25 mg/l
Su un totale di 113 punti di monitoraggio appartenenti alla rete regionale nitrati e analizzati, il 100% rientra nelle prime tre classi di qualità (comprese al di sotto dei 25 mg/l di concentrazione media – tabella 5).
In particolare il 74% rientra nella classe tra 2 e 10; il 22% tra 10 e 25; il 4% tra 0 e 2 mg/L NO3
Tabella 5
Distribuzione percentuale in classi - medie annuali - anni 2016-2019
CONCENTRAZIONI MEDIE ANNUALI |
||
Classe (mg/L NO3) |
N. stazioni rete regionale |
% stazioni rete regionale |
2016-2019 |
2016-2019 |
|
0-1,99 |
5 |
4 |
2-9,99 |
83 |
74 |
10-24,99 |
25 |
22 |
25-39,99 |
0 |
- |
40-50 |
0 |
- |
>50 |
0 |
- |
Totale |
113 |
100 |
Le concentrazioni e le distribuzioni relative al triennio 2016-2019 poco si discostano da quanto analizzato negli anni precedenti, manifestando una condizione di sostanziale stabilità.
Nella figura 13 vengono messi a confronto i dati del quadriennio considerato 2016-2019 con quelli del precedente quadriennio elaborato 2012-2015.
Figura 14
Rete regionale nitrati. Distribuzioni delle concentrazioni (valori medi annuali) di nitrati negli anni (quadriennio 2012-2015; quadriennio 2016-2019)
Da un confronto sui valori medi di concentrazioni di nitrati, riscontrati nelle 113 stazioni della rete nitrati e che sono risultate comuni negli anni, si può notare come le distribuzioni dei punti nelle classi di concentrazioni di nitrati siano sostanzialmente variate poco nel corso degli anni, e comunque, anche laddove sembra esserci un lieve aumento dei valori di nitrati (vedi istogrammi relativi alle classi di concentrazione), questo non rappresenta ad oggi una situazione critica per quanto riguarda le acque superficiali (tutti i punti hanno comunque concentrazioni < 25 mg/L, nello specifico solo pochi punti con media di poco superiore a 20 mg/L).
INDICE IDROMORFOLOGICO IDRAIM
Le condizioni morfologiche, la continuità fluviale e il regime idrologico sono fattori chiave a supporto degli Elementi di Qualità Biologica nel processo di valutazione dello stato ecologico e nell’interpretazione dei pattern biologici.
La Direttiva Quadro sulle Acque prevede quindi uno specifico monitoraggio degli elementi idromorfologici che contribuiscono a confermare lo Stato Ecologico (SE) dei Corpi Idrici (CI) in stato Elevato o di declassarlo a Buono;
La valutazione dello stato idromorfologico avviene attraverso l'indice IDRAIM definito attraverso l’analisi combinata di due indicatori, l’Indice del Regime di Alterazione idrologica (IARI ) e l’Indice di Qualità Morfologica (IQM) che valutano le alterazioni idromorfologiche rispetto a condizioni ideali di riferimento.
Nel primo ciclo di monitoraggio, concluso nel 2015, si è giunti alla caratterizzazione e classificazione idromorfologica, attraverso l'indice IDRAIM, di 82 corpi idrici. 14 sono risultati in stato idromorfologico Elevato, 68 in stato Non Elevato.
Nel secondo ciclo di monitoraggio, concluso nel 2019, sono invece stati caratterizzati altri 106 corpi idrici, classificati attraverso l'indice IDRAIM. Di questi 13 sono risultati in stato idromorfologico Elevato, 93 in stato Non Elevato.
I dati del 2020 evidenziano come i 18 corpi idrici valutati nel corso dell’anno risultino in stato idromorfologico Non Elevato. Tale stato è determinato sulla base della valutazione del dato peggiore tra la valutazione idrologica (indice IARI) e la valutazione morfologica (indice IQM).
Figura 15
INDICE IDROMORFOLOGICO - IDRAIM
Tabella 6
Valutazione dell’Indice Idromorfologico dei 18 corpi idrici monitorati nel 2020
CODICE CORPO IDRICO |
NOME CORPO IDRICO |
IDRAIM |
IARI |
IQM |
01SS1N004PI |
AGOGNA |
NON ELEVATO |
ELEVATO |
BUONO |
01SS2N005PI |
AGOGNA |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
06SS2F006PI |
AGOGNA |
NON ELEVATO |
BUONO |
SUFFICIENTE |
08SS4N066PI |
BORMIDA |
NON ELEVATO |
NON BUONO |
BUONO |
08SS3N063PI |
BORMIDA DI SPIGNO |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
08SS3N064PI |
BORMIDA DI SPIGNO |
NON ELEVATO |
NON BUONO |
BUONO |
08SS3N065PI |
BORMIDA DI SPIGNO |
NON ELEVATO |
NON BUONO |
BUONO |
06SS3F159PI |
CURONE |
NON ELEVATO |
NON BUONO |
SUFFICIENTE |
04SS2N169PI |
DORA DI BARDONECCHIA |
NON ELEVATO |
NON BUONO |
SUFFICIENTE |
06SS2T298PI |
MARCOVA |
NON ELEVATO |
NON BUONO |
SUFFICIENTE |
06SS5T387PI |
PO |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
06SS5T388PI |
PO |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
06SS2T687PI |
ROVASENDA |
NON ELEVATO |
NON BUONO |
BUONO |
01SS2N732PI |
SOANA |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
05SS4N805PI |
TANARO |
NON ELEVATO |
BUONO |
SUFFICIENTE |
06SS5T806PI |
TANARO |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
06SS5T807PI |
TANARO |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
06SS5T808PI |
TANARO |
NON ELEVATO |
BUONO |
BUONO |
L’indice IARI, fornisce una misura dello scostamento del regime idrologico osservato rispetto a quello naturale che si avrebbe in assenza di pressioni antropiche le portate caratterizzanti il regime del corso d’acqua (valori massimi, minimi, medi per le diverse aggregazioni temporali e durate), valutando l'impatto di prelievi, derivazioni ad uso idroelettrico, opere di sbarramento o di invaso, opere longitudinali e variazioni di suo del suolo sul corso d'acqua.
L’indice di alterazione è definito attraverso due modalità differenti, in funzione del fatto che lungo il CI in esame siano presenti una o più stazioni di misura delle portate..
I dati del 2020 evidenziano come 7 dei 18 corpi idrici monitorati risultino avere un indice IARI Non Buono, e abbiano quindi fenomeni di alterazione del regime idrologico.
Indice IQM
L’indice IQM valuta la funzionalità fluviale di un corpo idrico dal punto di vista geomorfologico. Esso viene calcolato attraverso una successione di analisi e rilevamento dati, tramite ortoimmagini e sul campo. I dati raccolti ed analizzati riguardano la funzionalità dei processi geomorfologici in atto, l’artificialità, ovvero presenza e impatto delle opere e degli interventi antropici; e le variazioni morfologiche subite dal fiume negli ultimi cinquant'anni. La compilazione di un’apposita scheda individua per ogni componente un valore che contribuisce alla quantificazione dell’IQM.
I dati del 2020 evidenziano come tutti e 18 i corpi idrici monitorati abbiano un valore dell’indice inferiore ad Elevato.
L’integrazione dei due indici (IARI +IQM) quindi, oltre a consentire di pervenire alla completa caratterizzazione e alla classificazione idromorfologica di un corso d’acqua, è rappresenta uno strumento utile alla classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici fluviali e una metodologia da impiegarsi anche in studi per obiettivi specifici, come la riqualificazione fluviale, la gestione dei sedimenti o la mitigazione dei pericoli da dinamica fluviale.
Consulta la serie storica dell'indice IDRAIM - Indice idromorfologico dei Corpi Idrici
Consulta la serie storica dell'indice IARI - Indice di alterazione del regime idrologico dei Corpi idrici
Consulta la serie storica dell'indice IQM - Indice di Qualità Morfologica dei Corpi Idrici
Consulta gli approfondimenti sui Corpi idrici
Per le relazioni relative all'analisi e valutazione degli aspetti idrologici dei corpi idrici sino ad ora studiati si rimanda alla pagina specifica sul sito di Arpa
Per le relazioni relative all'analisi e valutazione degli aspetti morfologici dei corpi idrici sino ad ora studiati si rimanda alla pagina specifica del sito di Arpa.
MONITORAGGIO FAUNA ITTICA
Gli elementi biologici richiesti per il monitoraggio delle acque dolci superficiali rappresentano i diversi livelli trofici dell’ecosistema: i produttori primari (diatomee, macrofite) e i diversi livelli di consumatori (macroinvertebrati e fauna ittica). A supporto delle analisi di queste comunità vengono studiati gli elementi chimico-fisici e idromorfologici.
In tale ambito viene effettuato il monitoraggio della Fauna ittica e Arpa Piemonte nel corso del 2016 ha affidato il servizio monitoraggio ittiofauna alla Ditta SEACOOP - Stefano Bovero (Raggruppamento Temporaneo di Professionisti), cntratto rinnovato nel 2017.
Tra il 2016 e 2019 è stato svolto e completato il programma di monitoraggio 2015-2019 (allegato 3 tabella 7) che prevedeva 206 punti totali. Di questi per 189 punti era prevista la componente ittica (di cui 111 in monitoraggio di sorveglianza e 78 in monitoraggio operativo).
Eliminando i punti indicati con altitudine superiore ai 1.000 metri in quanto considerati no fish ed eliminando i punti che cadono in corsi d'acqua grandi e molto grandi e quindi non guadabili, sono state selezionate e campionate le 146 stazioni messe a programma.
Di seguito alcune considerazioni e valutazioni che si riferiscono alle 146 stazioni campionate nel triennio 2016-2019 e al confronto con i risultati raccolti nelle stesse nel corso della redazione della Carta ittica regionale del 2009.
Considerazioni su specie di intersse comunitario e conservazionistico
Durante il monitoraggio 2016-2019 la Lampreda padana (in allegato II e V della Direttiva Habitat, DH) è stata ritrovata in 16 stazioni rispetto alle 4 del 2009; questa specie, endemica del bacino badano, è stata osservata sia in siti vicini a quelli in cui era stata segnalata nel 2009 (fiumi e torrenti Po, Dora Baltea, Agogna e Toce), sia in altri non contigui (torrenti Varaita, Viana, Orco, Sesia, Strona di Valduggia e Strona di Omegna). La distribuzione interessa tutte le province alpine piemontesi in tratti fluviali pedemontani.
La Trota marmorata (all. II e IV) ha evidenziato una modesta espansione di areale tra il 2009, quando era stata campionata nel 28% dei siti, e il periodo 2016-2019 quando è stata osservata nel 31,5%. La presenza è stata confermata nella porzione montana e pedemontana dei fiumi e torrenti Po, Varaita, Maira, Grana Mellea e Dora Riparia e accertata in nuovi siti nei bacini di Chiusella, Corsaglia, Agogna, Falmenta e San Giovanni di Intra.
Per quanto concerne i Barbi, entrambe le specie autoctone mostrano una contrazione di areale. Il Barbo canino (all. II e V), che era segnalato nel 21% delle stazioni 10 anni fa, è stato ritrovato nel 14% (10 siti in meno sparsi in tutta la regione). Il Barbo italiano (all. II e V) risultava presente nel 72% dei siti, mentre nell’ultimo triennio è stato campionato nel 49%; si tratta di 23 stazioni in meno distribuite nella maggior parte dei bacini idrografici dove era presente nel 2009. Per entrambi i barbi si segnalano rispettivamente 8 e 11 siti di “nuova” presenza rispetto al 2009.
Dai risultati dei campionamenti svolti la distribuzione della Lasca (all. II) è sostanzialmente invariata; la specie era presente in 35 stazioni 10 anni fa e in 33 nel monitoraggio recente (dal 24% al 22,6%).
Lo status regionale della Savetta (all. II) appariva critico nel 2009, quando ne era stata accertata la presenza in 2 stazioni sulle 146 considerate (1,4%); purtroppo è ulteriormente peggiorato, in quanto questa specie non è stata campionata nel periodo 2017-2019.
Il Vairone (all. II), invece, evidenzia un aumento della distribuzione sulla rete di stazioni monitorate, da 99 a 107 siti (rispettivamente 67,8% e 73,3%), confermando la presenza nei tratti da pedemontani ad alpini dei torrenti piemontesi.
In base ai campionamenti svolti lo status del Pigo (all. II e V) si conferma critico: nel 2009 era stato osservato in 1 sito su 146 (0,7%), nell’ultimo triennio di monitoraggio in 3 (2,1%).
Il Cobite comune (all. II e IV) ha mostrato una distribuzione recente più ampia rispetto al 2009 passando da 49 a 60 stazioni di presenza (dal 33,6% al 41%). I tratti fluviali di “nuova presenza” sono distribuiti in tutti il Piemonte (torrenti Varaita, Maira, Stura di Lanzo, Dora Baltea, Sesia, Sessera, Tanaro, Pesio, Stura. Gesso, Bormida, Piota, Lemme, Borbera e Toce), così come quelli dove la specie non è stata confermata (Po, Chisone, Malesina, Roggia Bona, Corsaglia, Vermenagna, Agogna, Terdoppio).
I risultati delle indagini svolte tra il 2017 e il 2019 confermano l’assenza del Cobite mascherato (all. II) nelle stazioni campionate, già rilevata nel 2009.
Lo Scazzone (all. II) è risultato più distribuito rispetto a 10 anni fa, con aumento del numero di stazioni di presenza da 31 a 44 (dal 21,2 al 30,1%) ed espansione nei bacini dei torrenti Pellice, Varaita, Dora Riparia, Malesina, Corsaglia, Ellero, Devero, Diveria e Strona di Omegna. La sua presenza non è invece stata riconfermata nel torrente Strona di Valduggia e in una delle due stazioni indagate nel torrente Sessera.
Infine, le indagini recenti confermano lo status critico e sostanzialmente invariato del Temolo (all. V), che è stato campionato in 3 stazioni come nel 2009 (2,1%); tuttavia, non vi è sovrapposizione tra i siti di campionamento delle due indagini.
Figure 16-17
Attività di monitoraggio della fauna ittica
A sinistra lo Scazzone a destra la Trota atlantica
Tra le 146 stazioni indagate, il numero di siti con presenza di specie alloctone è passato da 127 a 133. Tendenzialmente tutte le specie alloctone che erano presenti nel 2009 sono state ritrovate durante il triennio 2016-2019, spesso in un numero superiore di stazioni.
La Pseudorasbora (specie invasiva a livello unionale) che era stata trovata in 36 stazioni su 150 (25%), è stata campionata presso 41 stazioni (28%) tendenzialmente negli stessi tratti fluviali: nel Po a partire da Torino verso valle, in tratti planiziali della Bormida e del Tanaro e negli affluenti del Po nelle stesse aree quali Sesia, Marchiazza, Cervo. Tale ripartizione areale indica una popolazione stabile.
Anche il Persico sole, recentemente inserito tra le specie invasive a livello unionale, è stato campionato seppure sporadicamente (da 11 stazioni nel 2009 a 13 nel periodo 2016-2019); i ritrovamenti sono distribuiti in tratti planizali: fiume Po a Torino, Brandizzo e Lauriano, fiumi Bormida e Tanaro.
Il Siluro, che era presente nel 2009 in 13 stazioni, è stato ritrovato in 19. La presenza è stata confermata nel Sesia e in alcuni corpi idrici dell’alessandrino (Scrivia, Orba, Tanaro, Bormida), indicando la stabilità delle popolazioni una volta arrivate in un fiume. I nuovi ritrovamenti indicano che il siluro è risalito lungo il Po (campionato a Lauriano, Brandizzo e Torino) e nella Dora Riparia (a Torino).
I campionamenti recenti hanno evidenziato la sensibile espansione del barbo europeo, che era presente in 15 stazioni nel 2009 ed è stato ritrovato presso 64 stazioni dopo 10 anni, spesso insieme al barbo italiano con il quale si ibrida. La specie è presente in numerosi tratti di valle dei fiumi della regione, ed è probabile che con il tempo prenderà il posto del barbo italiano.
Figure 18-19
Attività di monitoraggio della fauna ittica
A sinistra il Siluro a destra il Pesce gatto
Watch list
Successivamente all’entrata in vigore della WFD sono state emanate una serie di direttive “figlie” relative al monitoraggio delle sostanze chimiche.
Una di queste, la Direttiva 2013/39/UE, aggiorna l’elenco dell’Allegato X e istituisce l’Elenco di Controllo comprendente sostanze per le quali devono essere raccolti a livello degli Stati Membri dell’Unione Europea dati di monitoraggio allo scopo di definire le future priorità di intervento.
Gli Stati Membri monitorano ogni sostanza presente nell’Elenco presso stazioni di monitoraggio selezionate in base a specifici criteri. La norma prevede che ogni Stato selezioni un numero di stazioni pari a 1 più 1 se la popolazione supera il milione di abitanti, più il numero di stazioni pari alla superficie territoriale in km2 divisa per 60.000, più il numero pari alla popolazione divisa per 5 milioni. Per l’Italia sono state selezione inizialmente 25 stazioni sull’intero territorio nazionale, attualmente ne vengono monitorate 23 distribuite tra le acque superficiali e le acque marino-costiere.
Le stazioni sono selezionate in base alla potenziale emissione/immissione nell’ambiente di sostanze dell’Elenco, tenendo conto dell’analisi delle pressioni condotta ai sensi dell’art. 5 della WFD, e il monitoraggio avviene nei periodi nei quali sia più probabile che la sostanza venga emessa e quindi trovata.
In Piemonte sono state individuate 2 stazioni sul fiume Po che fanno parte della rete regionale di monitoraggio dei corsi d’acqua ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. Le stazioni di monitoraggio sono state selezionate di concerto con Ispra e la Regione Piemonte in base a criteri definiti a scala nazionale.
La stazione del Po di Brandizzo è stata selezionata per il monitoraggio delle sostanze derivanti dall’industria chimica e i farmaci ad uso umano in quanto il sito è localizzato a valle del principale impianto di depurazione delle acque reflue urbane dell’area metropolitana di Torino.
La stazione di Carignano, invece, è rappresentativa di aree con pressione agricola significativa e con allevamenti nel bacino a monte e pertanto potenzialmente idonea sia alla ricerca dei pesticidi sia alla ricerca dei farmaci ad uso veterinario.
Per ogni stazione sono previsti da 1 a 2 campionamenti all’anno, nella/e stagione/i in cui è ipotizzabile il maggiore utilizzo delle sostanze ricercate.
Al fine di garantire uniformità di approccio a scala nazionale, Ispra stabilisca a livello nazionale sia il periodo di campionamento che le specifiche tecniche relative alle attività analitiche.
Il primo monitoraggio Watch list è stato eseguito dal 2016 al 2018 per l’elenco di molecole previsto dalla Decisione di Esecuzione (DE) 2015/495 della commissione del 20/03/15.
I risultati di questi monitoraggi su scala nazionali sono pubblicati da Ispra per le diverse campagne di monitoraggio (allego il rapporto 2018).
Dal 2019 l’elenco delle sostanze è stato revisionato con l’emanazione della Decisione di Esecuzione (UE) 2018/840 della Commissione del 5/06/18 (figura 20).
Figura 20
Decisione 2018/840
Elenco di Controllo delle sostanze sottoposte a monitoraggio
Nei documenti Ispra i risultati ottenuti nella nella prima campagna italiana di monitoraggio del 2016, nella seconda campagna di monitoraggio del 2017 e nella terza campagna di monitoraggio 2018 e nella quarta campagna del 2019.
Nel 2020 è stato avviato il riesame dell’elenco di controllo le cui sostanze saranno oggetto di monitoraggio nel 2021.
ALTRI INQUINANTI NELLE ACQUE
- solventi clorurati alifatici
- composti clorurati aromatici
- solventi aromatici.
Si tratta di composti generalmente riconducibili ad attività di tipo produttivo e la loro immissione in corpo idrico superficiale può avvenire direttamente tramite gli scarichi.
I VOC vengono monitorati sui corpi idrici in relazione alle pressioni antropiche presenti che possono rappresentare una potenziale fonte di emissione/immissione di queste sostanze quali, ad esempio, gli scarichi di acque reflue urbane o da cicli produttivi, le discariche di rifiuti o i siti contaminati.
Tra i composti monitorati, alcuni fanno parte dell’elenco delle sostanze di rilevanza comunitaria previste dalla Direttiva 2000/60/CE per la classificazione dello Stato Chimico. Altre, invece, fanno parte dell’elenco delle sostanze di rilevanza nazionale, definite da ogni Stato Membro, della tabella 1/B del DLgs 172/15 che concorrono alla classificazione dello Stato Ecologico.
Si tratta di sostanze che per le loro caratteristiche di volatilità non sono frequentemente riscontrate nelle acque superficiali. Tuttavia, mentre in alcuni corpi idrici la loro presenza risulta saltuaria, in altri si evidenzia una maggiore ricorrenza.
Nella figura 17 si evidenziano i corpi idrici che hanno mostrato riscontri positivi in almeno 1 anno nel periodo dal 2009 al 2018.
La presenza di VOC in almeno 6 o più anni di monitoraggio si riscontra in 11 corpi idrici, alcuni dei quali concentrati nell’area torinese, quali il Sangone, la Bealera Nuova, lo Stura di Lanzo, il Chisola, e il Po. Altri corpi idrici interessati da una presenza negli anni sono: nel nord-est il Sessera, il Navilotto, lo Strona, il Terdoppio Novarese, lo Strona di Omegna e il Toce; nel sud-est, la Bormida di Millesimo, la Bormida, lo Scrivia e il Belbo.
Il numero massimo di riscontri in un anno, nel periodo considerato, evidenzia anche in questo caso come nella maggior parte dei casi si tratta di un numero compreso tra 1 e 5 e che in pochi corpi idrici il numero è compreso tra 6 e 14 (quest’ultimo valore comprende i riscontri presenti in corpi idrici che hanno più di una stazione di monitoraggio nello stesso corpo idrico quali il Toce e la Bormida di Millesimo in relazione alla presenza di siti di bonifica di rilievo nazionale).
Le sostanze più riscontrate, tra quelle cercate, sono il Tetraclorometano e il Tetracloroetene.
La presenza di queste sostanze e le concentrazioni rinvenute non determinano quasi mai il superamento degli SQA previsti: nel 2016 e nel 2018 questo superamento si è verificato per il Toluene sul punto del Navilotto.
Figura 21
Contaminazione da VOC, numero di anni con riscontri positivi - anni 2009-2018
Fonte: Arpa Piemonte
La Direttiva 2013/39/UE ha introdotto tra le sostanze di interesse europeo per la classificazione dello Stato Chimico ai sensi della Direttiva 2000/60/CE, il PFOS (acido perfluoroottansulfonico); il DLgs 172/15 ha integrato l’elenco delle sostanze di interesse nazionale (tab. 1/B) che concorrono alla classificazione dello Stato Ecologico con altri 5 PFAS tra i quali il PFOA.
Per tutte queste sostanze sono previsti Standard di Qualità Ambientale per le acque superficiali.
In Piemonte il monitoraggio dei PFAS, nell’ambito dell’applicazione della Direttiva 2000/60/CE, è stato avviato nel 2009 a seguito degli studi effettuati dal CNR_IRSA che evidenziavano la presenza di questi contaminanti nel Po, indicando una probabile origine dal Bormida a valle dell’insediamento industriale del Polo Chimico di Spinetta Marengo di Solvay Specialty Polymers, azienda che utilizza e produce tali sostanze.
Dal 2009 al 2015 sono stati monitorati il PFOA e il PFOS su punti della rete di monitoraggio a valle dell’impianto sulla Bormida e sui corpi idrici a valle del Tanaro e del Po. Inoltre, è stato selezionato il punto sul Po a valle dell’impianto di depurazione delle acque reflue urbane di Torino come potenziale punto di emissione e sono stati aggiunti i punti sullo Scrivia e sul rio Lavassina.
Dal 2016 il monitoraggio è stato esteso ai punti della rete di monitoraggio selezionati in base all’analisi delle pressioni effettuata per il Piano di Gestione Distrettuale 2015-2020 considerando la presenza di scarichi di acque reflue urbane e industriali significativi, in termini di volumi scaricati rispetto alle portate del recettore, come potenziali punti di emissione e di impatto.
Dal 2018 l’analisi comprende anche la determinazione delle altre molecole previste dalla normativa in aggiunta al PFOA e al PFOS.
Dall’analisi dei dati dell’intero periodo, considerando quindi l’evoluzione incrementale negli anni sia dei punti di monitoraggio che delle sostanze analizzate, si conferma l’incidenza della contaminazione su Bormida, Tanaro, Rio Lavassina e Po al confine regionale in relazione alla presenza del sito produttivo di Spinetta Marengo. In altri punti, ad esempio sullo Scrivia, la presenza di una o più sostanze tra quelle ricercate è più ricorrente negli anni, in altri la presenza saltuaria andrà seguita negli anni.
La prosecuzione del monitoraggio sulla rete regionale ai sensi della Direttiva 2000/60/CE consentirà di acquisire ulteriori dati sulla presenza di questi composti nelle acque superficiali e di consolidare il quadro conoscitivo, sia in termini di estensione spaziale della contaminazione, che in termini quali-quantitativi in relazione alle concentrazioni rilevate e alle sostanze rinvenute.
Figura 22
Presenza di PFAS - anni 2010-2018
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Per le relazioni relative all'analisi e valutazione degli aspetti idrologici dei corpi idrici sino ad ora studiati si rimanda alla pagina specifica sul sito di Arpa.
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