RADIAZIONI IONIZZANTI
La protezione della popolazione dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti concorre al raggiungimento dell’Obiettivo 3 dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in particolare nell’assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età.
La Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile prevede, con l’Obiettivo Strategico Nazionale III.1 di diminuire l’esposizione della popolazione ai fattori di rischio ambientale e antropico.
L’intensità di queste radiazioni varia a seconda del luogo e dell’ambiente in cui gli esseri viventi si trovano. Si calcola che più dell’80 % dell’esposizione della popolazione alle radiazioni ionizzanti derivi da sorgenti naturali, mentre solo il 20 % sia dovuto all’attività umana a causa delle sorgenti artificiali, utilizzate soprattutto per scopi medici.
I radionuclidi naturali si distinguono in due classi: i radionuclidi cosmogenici e i radionuclidi primordiali
La Terra è colpita continuamente da radiazione che vede la sua fonte principale nel Sole (67 %) e in percentuale minore (33 %) nella galassia.
La radiazione cosmica colpisce gli strati esterni dell’atmosfera terrestre che costituisce uno scudo assai efficace a protezione della vita sulla superficie del Pianeta.
Questi “raggi” hanno energie elevatissime e quando colpiscono l’atmosfera, si genera una cascata di interazioni nucleari che dà a sua volta origine a molte altre particelle secondarie che rivestono un ruolo fondamentale nella produzione dei radionuclidi cosmogenici, isotopi del Berillio, del Sodio, dell’Idrogeno e del Carbonio (Be7, Na22, H3 e C14).
I radionuclidi naturali, invece, si sono formati per reazioni di fusione nucleare, di assorbimento di neutroni e di decadimenti beta in una stella originaria, che infine è esplosa come una supernova.
Gran parte dei radionuclidi primordiali appartiene alle tre famiglie radioattive naturali seguenti:
- famiglia del torio che ha per capostipite, cioè per nuclide originario, il Th-232;
- famiglia dell’uranio che ha per capostipite l’U-238;
- famiglia dell’attinio che ha per capostipite l’U-235.
In tutte e tre le famiglie è sempre presente un radionuclide allo stato gassoso la cui presenza costituisce, tra l’altro, una delle principali ragioni della diffusione della radioattività ambientale:
- il radon (Rn-222) nella serie dell’uranio;
- il toron (Rn-220) in quella del torio;
- l’attinon (Rn-219) in quella dell’attinio.
In particolare, in alcune zone, l’esposizione al radon nelle abitazioni a causa della presenza dell’uranio nel suolo e nei materiali da costruzione può rappresentare uno dei maggiori problemi di radioprotezione dei giorni nostri.
Le fonti di radioattività artificiale nell’ambiente sono dovute ai test atomici effettuati nella seconda metà del secolo scorso principalmente nell’Oceano Pacifico, negli Stati Uniti e in Russia, e agli incidenti nucleari, in particolare quello di Chernobyl del 1986. Quello di Fukushima del 2011 ha interessato l’Italia in misura estremamente marginale.
In Italia le centrali nucleari e le altre installazioni connesse al ciclo del combustibile non sono più in esercizio e sono in corso le attività di disattivazione delle installazioni e di messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso esercizio. L’impatto che producono sull’ambiente è pertanto ridotto rispetto al precedente periodo di funzionamento.
Ulteriori fonti di radioattività artificiale nell’ambiente sono un’ampia gamma di attività industriali e mediche che impiegano sorgenti di radiazione che possono comportare un rischio per la popolazione e per l’ambiente: in campo industriale i rivelatori di fumo, i misuratori di spessore e calibri, controlli di radiografia industriale, ecc.; in campo medico strumenti di diagnostica e terapia o di ricerca radiobiologica, marcatura di farmaci, ecc.
RISPOSTE
Le norme fondamentali di sicurezza in materia ricalcano le raccomandazioni della Commissione internazionale per la protezione radiologica (ICRP), in particolare quelle contenute nella pubblicazione n. 103 “RACCOMANDAZIONI 2007 DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE PER LA PROTEZIONE RADIOLOGICA ” che stabilisce lo schema di protezione radiologica.
La radioprotezione si basa sull’assunto che l’impiego delle radiazioni ionizzanti comporta costi e benefici per le attività e la salute umana e gli equilibri ambientali, perciò qualsiasi attività che comporti esposizione a radiazioni ionizzanti deve garantire che il beneficio derivante sia superiore al detrimento sanitario che essa potrebbe causare tramite i principi di giustificazione, ottimizzazione e limitazione della dose e del rischio.
Risulta pertanto fondamentale mantenere alto il livello delle competenze e delle capacità operative di sicurezza nucleare e di radioprotezione e svolgere in maniera continua le attività di:
- controllo e monitoraggio delle attività connesse alla disattivazione delle installazioni nucleari
- controllo e monitoraggio della radioattività nell’ambiente e negli alimenti
- controllo sull’impiego di radionuclidi artificiali per scopi medici e/o industriali
Il livello di radioattività nelle matrici ambientali (aria, acqua e suolo) e il controllo della gestione delle fonti di radiazioni ionizzanti dalla produzione, al trasporto, all’impiego e infine allo smaltimento è demandato a diversi soggetti in ragione delle loro competenze tecniche ed amministrative.
L'autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione in Italia è l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), costituito in ottemperanza dell’art. 6 del D.Lgs n. 45/2014 “Attuazione della direttiva 2011/70/EURATOM ”, che istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. L'ISIN svolge le funzioni e i compiti di autorità nazionale indipendente, come richiesto dalla Direttiva, per la regolamentazione tecnica, espletando le istruttorie connesse ai processi autorizzativi, le valutazioni tecniche, il controllo e la vigilanza delle installazioni nucleari non più in esercizio e in disattivazione, dei reattori di ricerca, degli impianti e delle attività connesse alla gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, delle materie nucleari, della protezione fisica passiva delle materie e delle installazioni nucleari, delle attività d'impiego delle sorgenti di radiazioni ionizzanti e di trasporto delle materie radioattive, emanando altresì le certificazioni previste dalla normativa vigente in tema di trasporto di materie radioattive stesse. Emana guide tecniche e fornisce supporto ai ministeri competenti nell'elaborazione di atti di rango legislativo nelle materie di competenza.
Il controllo sulla radioattività ambientale è articolato in reti di sorveglianza regionali e rete di sorveglianza nazionale. All’ISIN sono affidate le funzioni di coordinamento tecnico della rete nazionale, al fine di assicurare l’omogeneità dei criteri di rilevamento e delle modalità dei prelievi e delle misure, nonché la diffusione dei dati rilevati e la loro trasmissione alla Commissione europea.
Ad oggi nel nostro Paese il controllo sulle attività nucleari, nonché sulla radioattività ambientale, che possono comportare un’esposizione della popolazione alle radiazioni ionizzanti, è regolamentato dal Decreto Legislativo del 31 luglio 2020 n. 101 chestabilisce le norme di sicurezza al fine di proteggere le persone dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti .
La legislazione nazionale vigente assegna compiti e obblighi agli esercenti delle attività che rientrano nel suo campo di applicazione, ma anche alle amministrazioni locali (Prefetture, Regioni e Province autonome) e nazionali (Enti e Ministeri).
MONITORAGGIO RADIOATTIVITÀ AMBIENTALE
Il controllo della radioattività, sia di origine naturale sia artificiale, avviene attraverso le reti di monitoraggio della radioattività ambientale. Sul territorio piemontese insiste sia la rete nazionale, coordinata ora da ISIN (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione) sia quella regionale, concordata con la Regione Piemonte e focalizzata su alcune realtà specifiche del territorio. Nell’ambito delle reti vengono analizzate matrici ambientali e matrici alimentari. Il radionuclide artificiale che viene ancora misurato in ambiente e talora anche in alcuni alimenti è il Cs-137, che deriva essenzialmente dall’incidente di Chernobyl del 1986. In alcune matrici viene ancora misurato lo Sr-90, seppur in tracce molto deboli, che deriva in parte dall’incidente di Chernobyl e in parte dai test nucleari in atmosfera svolti tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Il fine ultimo delle reti è il calcolo di dose alla popolazione , dovuto principalmente all’ingestione di alimenti contenenti radionuclidi e all'irraggiamento proveniente dal suolo e dai raggi cosmici.
Nel corso del 2020 sia il numero di campioni analizzati sia la dose alla popolazione si sono mantenuti in linea con gli anni precedenti.
Per approfondimenti relativi alla rete di monitoraggio, vedi i contenuti correlati al fondo.
Figura 1
Campioni alimentari analizzati nel 2020 nell’ambito delle reti di monitoraggio.
Figura 2
Campioni ambientali analizzati nel 2020 nell’ambito delle reti di monitoraggio.
Figura 3
Numero di campioni analizzati nell’ambito delle reti di monitoraggio della radioattività ambientale nel corso degli ultimi anni.
Dagli anni immediatamente successivi all’incidente di Chernobyl del 1986 ad oggi la radioattività artificiale è molto diminuita. Nei grafici è stato riportato il Cs-137, che è l’elemento radioattivo di origine artificiale più significativo. La diminuzione è in parte dovuta al decadimento fisico (il Cs-137 si dimezza in 30 anni, quindi al giorno d’oggi circa la metà di quello depositatosi nel 1986 è ormai decaduto) e in parte alla penetrazione nel terreno del radionuclide stesso, un fenomeno che rende il Cs-137 progressivamente sempre meno disponibile al trasferimento nella biosfera (piante e animali) e che ne riduce altresì anche l'irraggiamento dal suolo. Ciò che si osserva ora, dopo una relativamente rapida diminuzione negli anni immediatamente successivi al 1986, è un’oscillazione intorno a valori più o meno costanti: la complessiva diminuzione del Cs-137, governata principalmente dal lento decadimento fisico non è più chiaramente percepibile su una scala temporale di pochi anni.
Figura 4
Concentrazione del Cs-137 nel latte di cascina dal 1989 al 2020.
Figura 5
Concentrazione del Cs-137 nella deposizione al suolo (fallout) dal 1988 al 2020.
Arpa Piemonte, Dipartimento Tematico Rischi Fisici e Tecnologici, è il riferimento in Piemonte delle reti di monitoraggio della radioattività ambientale. In base all’esito delle misure effettuate ogni anno viene stimata la dose efficace alla popolazione piemontese. La dose dovuta alla radioattività artificiale risulta sempre molto inferiore a quella dovuta alla radioattività naturale.
Per approfondimenti relativi alla dose efficace alla popolazione, vedi i contenuti correlati al fondo.
SORGENTI ARTIFICIALI DI RADIAZIONI IONIZZANTI
L’utilizzo di radiazioni ionizzanti è molto diffuso sia in campo sanitario sia in campo industriale e di ricerca e il numero di detentori di sorgenti di radiazioni ionizzanti è in continuo aumento. Nel 2020 Arpa ha continuato l’alimentazione del database delle sorgenti su tutto il territorio regionale.
Le radiazioni ionizzanti possono essere prodotte da sorgenti radioattive o da apparecchi radiogeni. Nel primo caso la produzione di radiazioni ionizzanti è continua e quindi la sorgente deve essere custodita correttamente e smaltita tramite ditte autorizzate quando non è più utilizzabile. Nel caso degli apparecchi radiogeni invece, la produzione di radiazioni ionizzanti cessa nel momento in cui cessa l’alimentazione elettrica: da un punto di vista radioprotezionistico quindi le macchine radiogene sono in generale meno pericolose e non pongono problemi radiologici dopo la loro dismissione.
La nuova normativa, il D.Lgs. 101/2020, stabilisce che chiunque intraprenda una pratica (si intende un uso o una applicazione che necessita o sfrutta radiazioni ionizzanti) debba darne notifica preventiva di almeno 30 giorni all’ASL, all’ARPA, ai Vigili del Fuoco e all’Ispettorato del Lavoro. Se l’attività (si intende la emissione di radiazioni ionizzanti) delle sorgenti detenute è superiore a determinati livelli indicati dalla normativa stessa o se la tensione di lavoro delle macchine radiogene è superiore a 200 kV i detentori devono anche avere un’autorizzazione, detta “nulla osta”.
I nulla osta si dividono in due categorie A o B a seconda dell’attività della pratica.
Il nulla osta di cat. B viene rilasciato dal Prefetto per gli utilizzi industriali o di ricerca. Attualmente, per gli utilizzi sanitari o veterinari, la Regione, con la Legge Regionale 5 del 2010, ha individuato nelle ASL territorialmente competenti le autorità titolari del procedimento e quindi deputate al rilascio. Tuttavia la suddetta legge è in fase di revisione, per l’adeguamento al nuovo D.Lgs. 101/2020 che contiene la clausola che il nulla osta non può essere rilasciato dallo stesso soggetto titolare della pratica. Si ipotizza quindi che in futuro possano essere designate altre autorità deputate al rilascio del nulla osta di cat. B in ambito sanitario. Se invece l’attività delle sorgenti detenute è ancora più alta o le caratteristiche della macchina radiogena sono tali da generare un significativo irraggiamento neutronico, il nulla osta viene rilasciato dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con altri ministeri e sentiti l’ISIN e la Regione (nulla osta di categoria A). La nuova normativa dà rilevanza al principio di giustificazione di una pratica, che non può più essere implicito, ma deve essere esplicitamente illustrato sia nella notifica della pratica stessa sia nell’istanza di nulla osta.
Il D.Lgs. 101/2020 prevede anche che venga costituito un archivio delle sorgenti di radiazioni ionizzanti gestito da ISIN. La Regione Piemonte ha stanziato dei fondi affinché Arpa Piemonte implementi un proprio archivio direttamente popolabile dai soggetti tenuti a notificare l’avvio di una pratica, superando la attuale gestione del database delle sorgenti di radiazioni ionizzanti.
Figura 6
Pratiche gestite nel database di Arpa Piemonte negli ultimi anni.
Figura 7
Numero di detentori di sorgenti radioattive e numero di detentori in possesso di nulla osta nel 2020 in Piemonte suddivisi per provincia.
Figura 8
Numero di detentori di sorgenti di radiazioni ionizzanti (comprese le macchine radiogene) in possesso di nulla osta di cat. B in Piemonte nel 2020 suddivisi per provincia.
Siti Nucleari
La passata stagione nucleare italiana, terminata con il referendum del 1987, ha lasciato in eredità l’oneroso compito di gestire il decommissioning di tutti gli impianti del ciclo del combustibile nucleare distribuiti sul territorio nazionale. In generale si tratta di impianti datati, concepiti con tecnologie superate e soprattutto con un’età media ben superiore alla durata per la quale erano stati progettati. Di conseguenza non stupisce il manifestarsi di problemi e anomalie degli impianti che possono, in alcuni casi, avere importanti ripercussioni sull’ambiente.
I siti nucleari piemontesi sono tre:Bosco Marengo (AL), Saluggia (VC) e Trino (VC). In particolare il sito di Saluggia, sicuramente il sito più complesso del Piemonte, nel tempo ha ospitato un impianto pilota di ritrattamento del combustibile irraggiato, un impianto pilota di fabbricazione del combustibile nucleare, un reattore di ricerca con annesse celle calde per le prove sul materiale irraggiato, stabilimenti per la produzione di radiofarmaci, un deposito di combustibile nucleare irraggiato, depositi di rifiuti radioattivi solidi e liquidi.
Tabella 1
Impianti nucleari
Sito |
Impianto |
Stato |
Bosco Marengo (AL) |
Impianto di fabbricazione combustibile nucleare. SO.G.I.N. Area disattivazione |
In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati |
Saluggia (VC) |
EUREX: impianto pilota di riprocessamento di combustibile nucleare irraggiato. SO.G.I.N. Area disattivazione |
In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati e rifiuti liquidi non condizionati |
Deposito Avogadro: deposito di combustibile nucleare irraggiato |
In attività, presenza combustibile in piscina, rifiuti non condizionati |
|
LivaNova Site Management (ex Sorin Site Management): deposito rifiuti radioattivi * |
In attività, rifiuti non condizionati |
|
Trino (VC) |
Centrale elettronucleare di potenza E. Fermi. SO.G.I.N. Area disattivazione |
In disattivazione, assenza combustibile, rifiuti parzialmente condizionati |
Quantità rifiuti radioattivi e combustibile nucleare irraggiato detenuti
In Piemonte ad oggi sono depositati e conservati più del 70% dei rifiuti radioattivi italiani – calcolati non in volume o peso ma in emissioni radioattive – e la quasi totalità del combustibile nucleare irraggiato. In particolare, il maggior quantitativo di rifiuti radioattivi è costituito dai rifiuti liquidi ad alta attività stoccati presso l’impianto EUREX di Saluggia, per i quali è previsto il trattamento di solidificazione nell’impianto CEMEX, attualmente in fase di costruzione. Tutto il combustibile nucleare irraggiato ancora presente in Piemonte è stoccato presso il Deposito Avogadro di Saluggia, dal momento che nel corso del 2015 sono stati effettuati due trasporti verso l’impianto di La Hague (F) con i quali è stata svuotata la piscina della centrale E. Fermi di Trino.
Figura 9
Quantità di rifiuti radioattivi in termini di attività (2019)
Figura 10
Quantità di combustibile nucleare irraggiato in termini di attività (2019)
Siti Nucleari - Monitoraggio radiologico ambientale
Il monitoraggio della radioattività ambientale è previsto dall’art. 152 del d.lgs. 101/2020 che demanda la gestione delle reti uniche regionali alle singole regioni le quali, per l'effettuazione dei prelievi e delle misure, debbono avvalersi delle strutture pubbliche idoneamente attrezzate.
In quest’ambito la Regione Piemonte si avvale di Arpa Piemonte ed ha emanato le disposizioni per lo svolgimento di dette attività di monitoraggio con la Legge Regionale n. 5 del 18 febbraio 2010 “Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti” e con la DGR n. 23-6389 del 19/01/2018 “Legge Regionale n. 5 del 18 febbraio 2010 Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti - Direttive per le attività di controllo ambientale della radioattività di origine naturale ed artificiale”.
Le reti locali concorrono alla rete Resorad.
I compiti di controllo su tutti gli aspetti della sicurezza nucleare sono in capo ad ISIN (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione, ex ISPRA), autorità di sicurezza nazionale (titolo X del D. Lgs. 101/20). Tuttavia, Arpa Piemonte svolge da tempo alcune attività di controllo in collaborazione con l’Autorità nazionale di sicurezza in attuazione dell’accordo quadro di collaborazione in materia di monitoraggio e radioattività ambientale tra l'ISIN, l'ISPRA e le ARPA/APPA”.
Le reti di monitoraggio della radioattività ambientale costituiscono lo strumento operativo attraverso il quale è possibile valutare l’impatto radiologico dei rilasci in normale esercizio degli impianti, segnalare eventuali anomalie, non necessariamente configurabili come situazioni incidentali, che a causa di un evento naturale comportino comunque un rischio ’alterazione dello stato radioecologico di una componente ambientale, ovvero dell’interazione delle radiazioni ionizzanti con gli ecosistemi, sia per gli effetti provocati, come l’inquinamento radioattivo e l’accumulo di radionuclidi in particolari organismi.
Una rete di monitoraggio è costituita da un insieme di punti nei quali vengono campionate una o più matrici ambientali secondo predeterminate frequenze di campionamento.
Affinché una rete di monitoraggio possa dimostrarsi uno strumento efficace deve possedere alcune caratteristiche fondamentali:
- la significatività dei punti di campionamento rispetto alle modalità di diffusione dei contaminanti;
- la rappresentatività delle matrici prelevate;
- la capacità di segnalare tempestivamente qualsiasi anomalia;
- l’adeguatezza delle tecniche analitiche.
Da circa 15 anni la rete per il monitoraggio radiologico ambientale sui tre siti nucleari in Piemonte prevede almeno 1000 campioni/anno (su diverse matrici tra cuiaria, acque superficiali, di falda e potabili, alimenti e terreni) per più di 5000 parametri/anno in circa 100 punti di campionamento diversi.
Nell’anno 2020, nonostante le restrizioni dovute alle misure di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, si sono comunque effettuati circa 1600 campioni per un totale di circa 7500 parametri.
Nel grafico è riportato il numero di campioni analizzati nell’ambito delle attività di monitoraggio radiologico ambientale dei tre siti nucleari piemontesi.
Per approfondimenti rispetto alle serie storiche e alle relazioni tecniche di dettaglio, vedi i contenuti correlati al fondo.
Figura 11
Campioni analizzati anni - 2002-2020
CONTENUTI CORRELATI
Sulla base delle raccomandazioni della Commissione internazionale per la protezione radiologica (ICRP) è stata emanata la direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio del 5 dicembre 2013 che è stata recepita nel Decreto Legislativo n.101 del 31 luglio 2020 Attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom,96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom e riordino della normativa di settore in attuazione dell'articolo 20, comma 1, lettera a), della legge 4 ottobre 2019, n. 117”.
Tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presente nelle acque destinate al consumo umano
La direttiva 2013/51/Euratom del Consiglio del 22 ottobre 2013 stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano. La direttiva è stata recepita nel corpo legislativo nazionale con il D.Lgs15 febbraio 2016, n. 28 “Attuazione della direttiva 2013/51/EURATOM del Consiglio, del 22 ottobre 2013, che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano”
si applica a:
- tutte le acque trattate o non trattate, destinate a uso potabile, per la preparazione o la cottura di cibi o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, cisterne, o in bottiglie o contenitori;
- tutte le acque utilizzate in un’impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o sostanze destinati al consumo umano, salvo il caso in cui le autorità nazionali competenti ritengano che la qualità dell’acqua non possa avere conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale.
Sicurezza nucleare e gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi
Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 “Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99"
Decreto Legislativo 4 marzo 2014, n. 45 “Attuazione della direttiva 2011/70/EURATOM, che istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi” e si applica a tutte le fasi della gestione del combustibile esaurito nonché della gestione dei rifiuti radioattivi, dalla generazione fino allo smaltimento, quando questi derivino da attività civili.
Inoltre le direttive:
2006/117/Euratom del 20 novembre 2006 stabilisce un sistema comunitario di sorveglianza e controllo delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito,
2009/71/Euratom del 25 giugno 2009 stabilisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari, modificata dalla direttiva 2014/87/Euratom,
2011/70/Euratom del 19 luglio 2011 stabilisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi.
sono state recepite nel corpo legislativo nazionale con il Decreto Legislativo n. 101 del 27/08/2020.
Strumenti e azioni
Legge regionale del Piemonte n. 5 del 18 febbraio 2010 “Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti”
Deliberazione della Giunta regionale 17 maggio 2011, n. 66–2065 “Legge regionale 18 febbraio 2010 n. 5 "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti". Modalita' di svolgimento delle attivita' e composizione del Tavolo di trasparenza e partecipazione nucleare.
D.G.R. 22 Dicembre 2017, n. 115-6307 “Attuazione delle disposizioni contenute nel Decreto del Ministro della Salute 2 agosto 2017 e nel Decreto Legislativo 15 febbraio 2016, n. 28. Approvazione del programma regionale di controllo per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano”
D.G.R. 19 Gennaio 2018, n. 23-6389 "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti". Direttive per le attivita' di controllo ambientale della radioattività di origine naturale ed artificiale. Revoca della D.G.R. n. 17-11237 del 09.12.2003.
Accordo quadro di collaborazione in materia di monitoraggio e radioattività ambientale tra l'ISIN, l'ISPRA e le ARPA/APPA” siglato nel maggio 2020.
Il Decreto Legislativo n. 101 del 27/08/2020, all’art. 10, prevede venga adottato un piano nazionale d’azione per il radon, concernente i rischi di lungo termine dovuti all’esposizione al radon.
Attività di Arpa Piemonte
- Arpa Piemonte fornisce supporto tecnico alle Prefetture, alle ASL e alla Regione Piemonte nei procedimenti di rilascio o rinnovo di nulla osta all’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti
- Arpa effettua attività di campionamento e misure radiometriche di matrici ambientali e alimentari nell'ambito delle reti nazionale e regionale di monitoraggio della radioattività ambientale
- Arpa effettua attività di campionamento e misure radiometriche di matrici ambientali e alimentari nell’ambito delle reti locali di sorveglianza dei siti nucleari di Saluggia, Trino e Bosco Marengo
- Arpa svolge interventi a supporto della mappatura per l'individuazione di aree a rischio radon e per risolvere problemi puntuali (risanamenti); attività di supporto al Piano Nazionale Radon
- Arpa effettua attività di sopralluogo, campionamento, misure e pareri nell’ambito del controllo dei siti nucleari di Saluggia, Trino e Bosco Marengo.
- Arpa esegue analisi, interventi e sopralluoghi presso installazioni a potenziale rischio radiologico non legate al nucleare (ospedali, fonderie, ecc.).
Arpa opera in materia di monitoraggio e controllo della radioattività ambientale anche in virtù dell’Accordo quadro di collaborazione tra l'ISIN, l'ISPRA e le ARPA/APPA” siglato nel maggio 2020.
Consulta gli approfondimenti sulle dose efficace alla popolazione.
Consulta gli approfondimenti su pareri tecnici.
Consulta gli approfondimenti sulle attività di Arpa Piemonte per la vigilanza del territorio.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi al monitoraggio della radioattività nelle matrici alimentari e nelle matrici ambientali.
Per approfondimenti sui siti nucleari consulta le Relazioni tecniche di dettaglio e Tutti i risultati delle misure sul geoportale