Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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FORESTE

L’argomento Foreste rientra in un Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

 - Obiettivo 15: Proteggere, ripristinare, favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica



I boschi in Piemonte sono una importante realtà, ricoprendo più di 1/3 del territorio regionale e con superficie tutt’ora in aumento spontaneo. Le foreste sono una risorsa di primaria rilevanza che svolge molteplici funzioni, oggi definite globalmente come servizi ecosistemici, quali:

  • i servizi di approvvigionamento, nel caso delle risorse forestali: legname, prodotti forestali spontanei non legnosi, acqua;
  • i servizi di regolazione e mantenimento, quali la protezione fisica del territorio (da caduta di pietre, valanghe, fenomeni erosivi), la tutela del suolo, la purificazione dell’acqua e dell’aria, l’assorbimento dell’anidride carbonica, ecc.;
  • i servizi culturali, legati al supporto di attività turistiche, ricreative, sportive, culturali, la conservazione dei valori paesaggistici, ecc.

Figura 1


Fonte Ipla

Per ribadire l'importanza delle foreste, dal 2013 ogni anno si celebra la Giornata mondiale delle foreste, il 21 marzo.

I boschi sono entità ambientali modellate da fattori naturali (clima, geomorfologia, suoli, ecologia delle specie, etc) e da fattori antropici (gestione selvicolturale, abbandono, imboschimento spontaneo o guidato, disboscamento, inquinamento ecc.). La millenaria azione dell’uomo ha profondamente modificato la composizione delle cenosi boschive naturali: basti ricordare che in assenza dell’uomo in Piemonte tutte le terre al disotto dei 2.500 m di quota media sarebbero boscate.

Anche i boschi oggi presenti sono assai diversi da quelli naturali, alcuni esempi: i lariceti in purezza che caratterizzano le Alpi derivano dalla sistematica eliminazione del pino cembro e degli abeti per favorire il pascolo; le faggete pure sono state plasmate dall’utilizzo per carbone a spese di abeti e altre latifoglie; i castagneti derivano da antico impianto di una specie sporadica per ottenere frutti e legno, soppiantando querceti e faggete; i robinieti derivano da una specie esotica introdotta per necessità di legna da ardere. Negli ultimi decenni a seguito dell’abbandono delle aree montane e collinari meno favorevoli all’agricoltura si osserva una ricolonizzazione spontanea del bosco (acero-frassineti, boscaglie, arbusteti, robinieti), con un raddoppio della superficie dal secondo dopoguerra, fenomeno senza precedenti negli ultimi secoli.

Si stima che la raccolta di legno sia meno di metà del prelievo sostenibile, attestandosi su circa ¼ di quanto cresce annualmente. A seguito della rarefazione degli interventi di taglio anche la composizione e la struttura dei boschi variano, sia arricchendosi di specie e rinaturalizzandosi (es. il gran ritorno del pino cembro nei lariceti, la spontanea conversione a fustaia dei cedui di faggio), sia collassando dove instabili (es. cedui di castagno abbandonati, rimboschimenti di conifere). L’aumento della superficie boscata ove non gestito non ha solo aspetti positivi, in quanto modifica il paesaggio rurale tradizionale e riduce gli habitat per alcune specie animali e vegetali.
I cambiamenti sono influenzati anche da fattori climatici, fitopatologici, e dall’introduzione di specie esotiche invasive vegetali o animali, spesso strettamente correlati tra loro: i già rari boschi di pianura e fluviali subiscono la colonizzazione di specie esotiche invasive (ailanto, quercia rossa, ciliegio tardivo e acero americani, reinutria del Giappone, buddleia ecc.), favorite anche dal deperimento delle querce per stress idrici; le sequenze di inverni miti innescano vari parassiti, come la processionaria del pino.

Al contrario i boschi cedui di facile accesso sono ancora sottoposti ad un utilizzo costante soprattutto per fornire legna da ardere, il cui consumo regionale da parte delle famiglie è stimato in almeno 2 milioni di tonnellate/anno. Per assicurare la conservazione e la funzionalità di questa risorsa ambientale per l’uomo e le sue attività, tutti questi fattori devono essere conosciuti, orientati e governati con decisioni politiche e strumenti tecnici.

Il quadro dello stato delle foreste viene dato dall’insieme delle informazioni che costituiscono e influenzano il sistema, come da schema sottoriportato.

QUADRO DELLE FORESTE

CONOSCITIVO

GESTIONALE

I SERVIZI ECOSISTEMICI

Il Patrimonio Forestale

Quadro Normativo

Approvigionamento

Ecologia/Biodiversità/Genetica

Istanze di tagli boschivi

Regolazione e mantenimento

Clima/Stato di salute dei boschi

Gli interventi del PSR

Servizi culturali

Le professioni forestali

La Formazione professionale

Incendi boschivi

Incendi: Piano Straordinario

Quadro conoscitivo - Il patrimonio forestale

Carta e superficie forestale

Dalla carta forestale edizione 2016 risulta che la superficie forestale complessiva del Piemonte al 2016 è di 976.953 ha. Nel quindicennio intercorso dal rilievo della precedente carta forestale (SIFOR - anno medio 2000), complessivamente si è registrato un incremento di 44.740 ha (4,6%), dato da un aumento per i soli boschi di 57.854 ha pari al 6,6%, al netto delle aree trasformate da bosco in altre destinazioni.

Tabella 1
Superficie forestale

Superficie

Aggiornamento 2016

SIFOR  2000

INFC 2005 

ettari

%

ettari

%

ettari

Superficie territoriale regionale

 

2.538.479

 

 

 

 

Superficie forestale

Boschi (LR 4/09)

932.514

36,7

874.660

34

842.046

 

Altre superfici forestali (FRA2000)

9.374

0,4

n.d.

 

69.522

Arboricoltura da legno

35.065

1,4

48.206

2

28.548

Totale

976.953

38,5

922.866

36

940.116

Si conferma quindi la tendenza all’incremento della superficie boscata, che dal secondo dopoguerra è quasi raddoppiata, a seguito della colonizzazione spontanea di terre abbandonate (in particolare in montagna e in collina) ed in minima parte per il rimboschimento artificiale. Rispetto ai dati confrontabili della prima carta forestale regionale (anno 1980), la superficie dei soli boschi è aumentata di circa il 38% e risulta più che doppia rispetto ai dati storici risalenti all’unità d’Italia.

Figura 2


Fonte Ipla
Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito della Regione Piemonte e in particolare al report "La carta forestale del Piemonte - Aggiornamento 2016".

Tutti i dati sono raccolti e integrati nel Sistema Informativo Forestale Regionale(SIFOR) istituito con l’art. 34 della LR 4/09, liberamente consultabile e in continua evoluzione.


Consulta gli indicatori ambientali on line alla pagina Natura e biodiversità Superficie forestale.

Figura 3


Fonte Regione Piemonte
Dalla carta forestale regionale si evidenzia come ben ¾ dei boschi sia costituito da 5 sole categorie tra le 21 individuate: Castagneti (22%), Faggete (15%), Robinieti (12%), Larici-cembrete (10%) e Boscaglie pioniere e d’invasione (8%). Tra le fasce altimetriche la massima diffusione dei boschi è in montagna (circa il 72% del totale dei boschi, con un indice di boscosità del 57%) segue la collina (circa 19%, con un indice di boscosità del 40%) e la pianura (circa 9%, con un indice di boscosità del 10%).

Questo argomento è stato sviluppato nelle precedenti edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:

Anno 2008 - Foreste di protezione pagina 9
Anno 2009 - Il ritorno degli alberi in pianura. Un bilancio di 10 anni di rimboschimento dei terreni agricoli pagina 14; Nuove piante infestanti invasive, pagina 263 – Pianificazione e gestione delle specie alloctone invasive negli ambienti forestali, pagina 265.

Anno 2011 - Box: Anno internazionale delle foreste pagina 10 I Boschi di protezione pagina 12,  I boschi planiziali pagina 13
Anno 2013 - Box: Aree agricole invase dal bosco di neoformazione. Esempi gestionali pagina 28

Alberi monumentali

Gli alberi monumentali sono da tempo oggetto di attenzione da parte della Regione Piemonte, che negli anni 2000, in attuazione della specifica legge L.r. 50/1995, aveva approvato un elenco di 40 alberi. Nel 2013 è stata approvata una norma statale (L. 10/2013 art. 7), che ha stabilito una definizione di albero monumentale e criteri di valutazione omogenei per tutta Italia, le sanzioni per i danneggiamenti e l’effettuazione del censimento nazionale. Norme riprese dalla l.r. 19/2018 (artt. 80 e 96), che ha abrogato la L.r. 50/95 e inserito uno specifico comma (3bis) nella l.r. 4/2009.
Successivamente alla legge del 2013, con decreto del 23.10.2014, sono stati definiti i criteri per il censimento e individuate le funzioni di competenza dei Comuni, delle Regioni e dello Stato finalizzate all'istituzione dell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia.

Figura 4


Fonte Regione Piemonte
A seguito delle disposizioni attuative ministeriali, nel 2015 è stato avviato il censimento: in Piemonte le segnalazioni pervenute dai Comuni sono state integrate con indagini di iniziativa della Regione, col supporto tecnico dell’IPLA per i sopralluoghi di verifica e la compilazione delle schede di identificazione. A dicembre 2015 è stato approvato il primo Elenco regionale, con 82 nuovi alberi monumentali, poi integrato a giugno 2016 con 36 degli alberi già classificati ai sensi della L.r. 50/95. .
A partire dal 2016 la Regione ha effettuato ulteriori indagini, sempre tramite l'IPLA e con la collaborazione degli Enti di gestione delle Aree protette, mentre il Corpo Forestale dello Stato si occupava prevalentemente degli alberi già individuati nel corso del censimento nazionale del 1982. Grazie alle ulteriori segnalazioni, alle verifiche tecniche e alle istruttorie effettuate dal Gruppo di lavoro, l'Elenco regionale è stato progressivamente integrato, fino all'attuale numero di 250 alberi o gruppi di alberi monumentali (D.D. n. 345 del 20 luglio 2020)

Nel corso del 2021 sopralluoghi e schede di identificazione hanno interessato oltre 100 soggetti, anche grazie alle segnalazioni messe a disposizione dall’associazione Registro degli Alberi Monumentali d’Italia (RAMI); la relativa istruttoria dovrebbe concludersi entro la metà del 2022.

Info sul sito web regionale

QUADRO CONOSCITIVO - ECOLOGIA, BIODIVERSITÀ E GENETICA

La biodiversità deriva dal mantenimento della variabilità genetica all’interno delle popolazioni biologiche. Questo permette loro di affrontare e superare con successo le diverse vicissitudini ecologiche quali i cambiamenti climatici, la comparsa di nuovi parassiti, predatori, competitori, ecc. permettendo alle specie maggiori capacità di adattamento e di sopravvivenza.
Pertanto anche per le specie forestali è importante il mantenimento della loro biodiversità. La Regione Piemonte recependo tale necessità ha promosso le azioni utili a tale scopo anche per le specie forestali.

Figura 5


Fonte Regione Piemonte
Tra queste va citata l’attività di individuazione e caratterizzazione dei popolamenti forestali idonei alla raccolta di sementi di specie autoctone, arboree ed arbustive, da destinare alla vivaistica. Si tratta di attività di ricerca intraprese in Piemonte fin dalla metà degli anni Novanta, proseguite anche nel corso del 2021 con il supporto dell’IPLA per l’aggiornamento del Registro regionale dei materiali di base per la vivaistica forestale.

Figura 6


Fonte Regione Piemonte
Nel corso del 2021, inoltre, il Settore Foreste ha portato a termine la redazione del Regolamento regionale sulla produzione e commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione (MFM), approvato con D.P.G.R. n. 1/2022 del 22/2/22.
Il regolamento individua:
i compiti delle strutture regionali ;
le procedure per il rilascio della licenza per l’attività vivaistica forestale e dei certificati dei MFM;
il Registro regionale dei materiali di base e le relative banche dati;
le modalità di gestione dei popolamenti forestali contenenti materiali di base;
le regole cui devono attenersi i vivaisti.

La biodiversità forestale considera non solo la varietà di specie arboree in bosco, ma l’insieme delle specie animali e vegetali presenti e le condizioni ecologiche che ne determinano la presenza.
Nei diversi habitat forestali presenti in Piemonte, il livello di biodiversità è molto variabile, sia in relazione alle caratteristiche naturali, sia al tipo di utilizzo storico da parte dell’uomo che ha prodotto cambiamenti alla composizione specifica, alla struttura o all’estensione dei boschi.
Attualmente occorre rivolgere particolare attenzione all'introduzione di specie esotiche invasive in quanto fattore di diminuzione della biodiversità.
Infatti negli ambienti forestali la diffusione delle invasive può essere causa di forte degrado, poiché ne modifica la composizione specifica e ne altera la struttura, con conseguenze sulla produzione, protezione dei versanti, conservazione della biodiversità ed anche del paesaggio.

Per maggiori approfondimenti consulta le seguenti guide selvicolturali:


Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:


Consulta l'argomento Specie invasive in Territorio Fattori
Per ulteriori approfondimenti inerenti lo studio delle provenienze delle specie vegetali forestali consulta la serie di Monografie pubblicate sulla rivista forestale Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi dal Dicembre 2011 ad oggi.

QUADRO CONOSCITIVO - IL CLIMA E LO STATO DI SALUTE DEI BOSCHI

I boschi e le foreste sono fortemente influenzati dal clima. Eccessi di temperature, siccità oppure all’opposto precipitazioni elevate possono indebolire i boschi e renderli più sensibili agli attacchi dei patogeni. A esempio gli insetti rispondono in modo immediato a cambiamenti climatici anche momentanei come il susseguirsi di annate calde e siccitose che hanno contribuito, qualche anno fa, al diffondersi di specie di lepidotteri più termofili che hanno dato luogo a defogliazioni di elevata intensità.

 

Altri insetti, come molte specie di coleotteri che in genere si comportano come parassiti secondari, in particolare gli scolitidi, attaccando alberi in condizioni di stress possono sviluppare popolazioni molto elevate, causandone la morte. Un rischio molto grave per boschi e foreste è rappresentato dalla “globalizzazione” dei parassiti delle piante. L’incremento degli scambi commerciali (in particolare di prodotti vegetali come derrate agricole, legnami, piante ornamentali e materiale vivaistico) sempre più intensi e veloci sta favorendo una crescita esponenziale della diffusione di organismi nocivi (insetti, acari, nematodi, funghi, batteri, fitoplasmi, virus ) tra i diversi continenti. Per limitarci solo agli insetti, sono alle porte dell’Europa alcune specie esotiche, originarie dell’Estremo Oriente o del Nord America, nocive a essenze forestali molto diffuse (es. frassino, betulla), che stanno già causando danni ingentissimi in altre parti del mondo. L’effetto combinato del global warming (aumento delle temperature, lunghi periodi di siccità, etc.) e della “globalizzazione” dei parassiti può incidere molto negativamente sullo stato dei boschi.

QUADRO CONOSCITIVO - GLI INCENDI BOSCHIVI

Gli incendi boschivi, nell’attuale contesto dei cambiamenti climatici, sono un problema destinato a complicarsi ed aggravarsi nei prossimi anni. Stiamo parlando di un fenomeno ben conosciuto in Piemonte.

Gli ultimi incendi dell’autunno 2017, favoriti da molteplici fattori (estrema siccità, elevate temperature e locali fenomeni di venti caldi), hanno interessato, in poche settimane, una superficie complessiva nettamente superiore a quella media percorsa annualmente negli ultimi decenni in Piemonte.

I dati sulle superfici percorse dagli incendi nell’autunno 2017 sono consultabili alla seguente pagina del sito foreste

I dati complessivi degli incendi boschivi verificatisi nel corso dell’anno vengono invece raccolti e messi a disposizione del pubblico nella Banca Dati Incendi Boschivi

Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito della Regione Piemonte

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/tutela-bosco-territorio/cosa-fare-dopo-gli-incendi

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/tutela-bosco-territorio/incendi-bosco

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/tutela-bosco-territorio/accensione-fuochi-per-eliminare-residui-vegetali<

QUADRO CONOSCITIVO - LE PROFESSIONI FORESTALI

Di fondamentale importanza per una corretta, proficua gestione dei boschi è una adeguata competenza da parte delle maestranze che vi operano. Istituendo l'Albo delle imprese forestali del Piemonte, come da Legge forestale e suo Regolamento, è stato attivato il sistema di formazione professionale forestale utilizzando le misure idonee previste dai PSR per realizzare corsi per incrementare le competenze, la sicurezza, e per acquistare i requisiti professionali per l’iscrizione all'Albo delle imprese.

Operatore forestale

L'Operatore forestale è una figura professionale in grado di agire con competenza e capacità nell'ambito dei lavori forestali, dell'ingegneria naturalistica o del treeclimbing. L'attenzione crescente alla sicurezza sul lavoro e l'interesse sempre maggiore dimostrato da chi opera normalmente nel settore, hanno reso evidente l'esigenza di specifici corsi di formazione la cui frequenza permette di ottenere la qualifica professionale di:

Si tratta di regole semplici e condivise, utili a regolamentare ed uniformare la formazione forestale, riconoscendo e valorizzando figure professionali che operano in un settore in crescita.

Istruttore forestale

L'Istruttore forestale deve saper svolgere con correttezza il proprio lavoro e trasmettere con efficacia la propria conoscenza; l'Istruttore formato con i corsi standardizzati dalla Regione deve essere sempre aggiornato e all'avanguardia.

Esistono cinque qualifiche professionali di base:

  • Istruttore in abbattimento ed allestimento
  • Istruttore in esbosco terrestre
  • Istruttore in esbosco aereo con teleferiche
  • Istruttore in ingegneria naturalistica
  • Istruttore in treeclimbing

ed una qualifica specialistica: Istruttore capocorso.

Per ulteriori approfondimenti sulla formazione professionale in campo forestale consulta la sezione Territorio Risposte foreste.

QUADRO GESTIONALE – NORMATIVA

Tagliare un bosco non significa distruggerlo. Rispettando le norme e applicando le tecniche della selvicoltura, infatti, è garantita la gestione attiva sostenibile del bosco: individuare e assecondare le funzioni prevalenti, decidendo se, dove, quando e come tagliare; operare in modo professionale per ottenere prodotti e servizi garantendo la conservazione degli ecosistemi; promuovere il legno locale per usi energetici e durevoli, creando posti di lavoro nei territori rurali.
La Regione Piemonte ha sviluppato nel corso degli anni una normativa di settore (legge regionale n. 4/09  e relativi regolamenti attuativi che assolve, ad uno stesso tempo, a compiti di tutela della risorsa forestale e del territorio e di supporto allo sviluppo socio-economico del comparto forestale.

Le difficoltà nella conciliazione di obiettivi spesso conflittuali sono molte ma l'armonizzazione raggiunta su temi quali biodiversità o paesaggio e la regolamentazione dei tagli boschivi sono ormai assodate.
Il 5 maggio del 2018 è entrato in vigore il Decreto legislativo 3 aprile 2018 n. 34, dal titolo Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali (TUFF), recante disposizioni concernenti la revisione e l'armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali.


I decreti attuativi approvati sono:

D.M. 29 aprile 2020 "Albi regionali delle imprese forestali",
D.M. 29 aprile 2020 "Definizione dei criteri minimi nazionali per la formazione professionale degli operatori forestali",
D.M. 7 ottobre 2020 "Adozione delle linee guida relative alla definizione dei criteri minimi nazionali per l'esonero dagli interventi compensativi conseguenti alla trasformazione del bosco";
D.M 12 agosto 2021 "Disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali e per il riconoscimento dello stato di abbandono delle attivita' agropastorali, ai sensi dell'articolo 7, comma 11, del decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34, preesistenti per le superfici di cui all'articolo 5, comma 2, lettera a) del medesimo decreto";
D.M. 28 ottobre 2021 "Disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali inerenti agli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilita' forestale e silvo-pastorale, delle opere connesse alla gestione dei boschi e alla sistemazione idraulico-forestale";
D.M. 28 ottobre 2021 "Disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali per l'elaborazione dei piani forestali di indirizzo territoriale e dei piani di gestione forestale".
I primi tre Decreti Ministeriali sono stati recepiti dalla Regione Piemonte:
-con il nuovo Regolamento regionale che disciplina l'Albo delle imprese forestali (n. 8 del 29/12/2020, operativo dal 1/7/2021),
-con la D.D. 111 dell'8.3.2021  di aggiornamento della formazione forestale,
-con la modifica della disciplina regionale in tema di trasformazioni del bosco (i casi di esenzione dalla compensazione sono stati aggiornati con la Legge regionale 19 ottobre 2021, n. 25 -Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale anno 2021-in coerenza con il quanto previsto dal D.M 9219119 del 7 ottobre 2020; le disposizioni per le trasformazioni del bosco sono state aggiornate a decorrere dal 1 maggio 2021 con deliberazione n. 4-3018 del 26/03/2021; la relativa modulistica è stata aggiornata con D.D. 09 novembre 2021, n. 740)
Nel corso del 2021 sono stati avviati i lavori per il recepimento dei rimanenti decreti con l’elaborazione di proposte di modifiche alla legge forestale ed ai regolamenti attuativi.

Il Settore ha inoltre collaborato alla valutazione e definizione degli emendamenti alla l.r. 45/89 apportati con gli artt. 75 e 76 della l.r. 25/2021) che sono intervenuti sul tema dell’accesso alle strade e piste ad uso agro-silvo-pastorale

QUADRO GESTIONALE - ISTANZE DI TAGLI BOSCHIVI

Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento forestale da settembre 2010 per effettuare i tagli boschivi è prevista una segnalazione alla Regione. Le istanze di taglio possono essere presentate in proprio o rivolgendosi ad uno sportello forestale. A fine 2021 le sedi di sportello forestale attive sono 62, di cui 11 presso uffici regionali, 21 presso Enti di gestione delle Aree protette e 30 presso Comuni o Unioni di Comuni

Figura 7


Fonte Ipla

Dei circa 932.514 ettari (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/foreste-piemonte-economia-ambiente/superfici-categorie-forestali) di boschi piemontesi nell’ultima stagione silvana (da settembre 2020 a agosto 2021), e sulla base delle segnalazioni di taglio , sono stati tagliati 3.378 ettari, con un prelievo di circa 276.000 metri cubi di materiale legnoso. Rispetto alle stagioni silvane precedenti non si riscontrano variazioni significative (tabella 1).

In base alle valutazioni effettuate nel Piano Forestale Regionale (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/gestione-bosco-taglio/piano-forestale-regionale-2017-2027-0), considerando la sola superficie forestale accessibile in quanto servita da viabilità, si stima che il volume annuo legnoso potenzialmente utilizzabile, con uno scenario quindicennale, ammonti a circa 1,4 milioni m3/anno, equivalente al prelievo di 5,8 m3/ha/anno; si tratta di una entità pari all’incremento legnoso medio, che quindi non intaccherebbe il capitale boschivo in piedi. I volumi di taglio che derivano dalle comunicazioni ai sensi del Regolamento Forestale regionale si attestano su un prelievo annuo di circa  0,5 m3/ha/anno, quindi molto inferiore a quello massimo ipotizzabile con una gestione forestale sostenibile.

Tabella 2 
Riepilogo tagli boschivi 2011-2021

Stagione silvana

Istanze presentate

Superficie totale

Superficie media

Volume totale

Volume medio

ha

ha/istanza

m3

m3/istanza

2011-12

3.216

3.002

0,93

187.721

89,47

2012-13

3.707

3.276

0,88

219.648

59,25

2013-14

4.029

3.256

0,81

266.930

66,25

2014-15

3.989

3.530

0,89

273.613

68,59

2015-16

3.792

3.132

0,83

255.891

67,48

2016-17

3.879

3.154

0,81

252.233

65,03

2017-18

4.279

3.811

0,89

294.170

68,75

2018-19

4.421

3.557

0,80

284.575

64,36

2019-20

4.064

3.239

0,80

269.026

66,20

2020-21

4.249

3.378

0,80

276.103

64,98

Fonte Regione Piemonte

Analizzando in dettaglio i dati dell'ultima stagione silvana (2020-2021), emerge che la Provincia di Cuneo e la Città metropolitana di Torino continuano a mantenere il primato relativo alle superfici tagliate (tabella 3).

Tabella 3
Superfici boscate percorse al taglio per provincia - stagione silvana 2020-2021

Province

 

Superficie totale

ha

%

Alessandria

362

11

Asti

130

4

Biella

268

8

Cuneo

969

29

Novara

275

8

CMTorino

992

29

Verbano-Cusio-Ossola

138

4

Vercelli

244

7

Totale

3.378

100

Fonte Regione Piemonte

Le analisi della superficie tagliata in base al tipo di governo indicano una leggera prevalenza per gli interventi nel ceduo (castagneti, robinieti e altri cedui) rispetto alle fustaie. Per quanto riguarda i prelievi medi ad ettaro, questi sono più elevati per le ceduazioni e in particolare per i tagli nel castagneto, dove si evidenzia l'elevata biomassa disponibile dovuta all'abbandono dei cedui a regime.

Tabella 4
Superfici boscate percorse al taglio per forma di governo - stagione silvana 2020-2021

 Forma di governo

Superficie totale

ha

%

Castagneti

539

16

Ceduo

472

14

Fustaia

1.186

35

Governo misto

802

24

Robinieti

379

11

Totale

3.378

100

Fonte Regione Piemonte

Tabella 5
Superfici boscate percorse al taglio per tipo di intervento, prelievi totali e medi - stagione silvana 2019-2021

 Intervento selvicolturale

Superficie totale

Volume totale

Volume medio

 

ha

m3

m3/ha

 

Ceduazioni

1.199

149.549

125

Tagli intercalari - diradamenti, conversioni

1.395

82.502

59

Gestione del governo misto

358

19308

54

Tagli di maturità della fustaia

427

24.742

58

Totale

3.378

276.103

82

Fonte Regione Piemonte

Le specie più tagliate sono, in ordine, il castagno, il faggio, la robinia e il larice: queste quattro specie rappresentano oltre i due terzi della superficie tagliata e sono, peraltro, le specie più rappresentate sul territorio regionale. L'analisi territoriale secondo la classificazione altimetrica ISTAT indica che circa metà della superficie tagliata è in montagna (50%), seguita da collina (24%) e pianura (26%). Circa il 25% della superficie tagliata ricade in Aree naturali protette, dato in linea con il fatto che in tali aree è sempre obbligatorio inviare la segnalazione di taglio. Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito ufficiale della Regione Piemonte - Foreste (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/gestione-bosco-taglio/statistiche-sui-tagli-boschivi)

QUADRO GESTIONALE - GLI INTERVENTI DEL PSR IN CAMPO FORESTALE

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) è il documento di programmazione redatto dalle Regioni per attuare gli obiettivi dello Sviluppo Rurale, uno dei pilastri della PAC, la Politica Agricola Comune europea.
Il Programma di Sviluppo Rurale vigente (PSR) è relativo al periodo 2014-2020 ed è stato sviluppato in coerenza e contemporaneità all’ideazione del Piano Forestale Regionale e ne rappresenta attuazione su alcuni temi fondamentali come lo sviluppo economico (formazione e investimenti) e l’ambiente, costituendo di fatto la principale fonte finanziaria per l’attuazione delle politiche forestali regionali.
Prevede un ammontare complessivo di circa 78,8 M€ di risorse pubbliche, così ripartite sulle principali aree di intervento:
- “risorse umane”: 8,816 M di Euro (Misura 1);
- “sviluppo economico locale”: 44 M di Euro (Misure: 4, 8.1, 8.6, 16), comprensivi di circa 8 M di Euro di “trascinamenti”
- “ambiente”: 25,949 M di Euro (Misure 8.3, 8.4, 8.5, 12)
A fine 2020 sono state attivate (attraverso bandi aperti e iniziative a titolarità regionale) risorse per oltre 73 M€ .
Per conoscere il dettaglio delle misure in ambito forestale vai alla sezione Territorio Risposte Foreste

QUADRO GESTIONALE – IL PIANO STRAORDINARIO INCENDI

Il Piano straordinario di interventi di ripristino del territorio in seguito agli incendi boschivi dell’autunno 2017 approvato con D.G.R. 18 Aprile 2019, n. 29-8813 è tuttora in corso di attuazione.

Il Piano straordinario permette il ricorso a risorse finanziarie pubbliche per l’esecuzione degli interventi e assume le caratteristiche di un insieme di Piani Forestali Aziendali adattati alla particolare situazione per la quale sono stati redatti, ovvero per il ripristino post-incendio.

Per maggiori informazioni consultare la seguente pagina istituzionale

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/tutela-bosco-territorio/piano-straordinario-interventi-per-gli-incendi-boschivi-2017

I SERVIZI ECOSISTEMICI 

Per Servizi Ecosistemici (SE) si intendono tutti quei beni e servizi che gli ecosistemi forniscono e  direttamente o indirettamente comportano benefici al genere umano.

La classificazione di riferimento per le statistiche e le politiche di settore oltrechè in quelli di mappatura dei SE è rappresentata nelle seguenti tre macro categorie:

  • i servizi di approvvigionamento, nel caso delle risorse forestali: legname, prodotti forestali spontanei non legnosi;
  • i servizi di regolazione e mantenimento, quali il controllo dell’erosione del suolo, la purificazione dell’acqua, l’assorbimento dell’anidride carbonica, ecc.;
  • i servizi culturali, legati al supporto di attività turistiche, ricreative, sportive, culturali, la conservazione dei valori paesaggistici,ecc..
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Figura 8

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QUADRO SERVIZI ECOSISTEMICI - SERVIZI DI APPROVIGIONAMENTO

Figura 9

ELIMINARE DA QUI IN BASSO

QUADRO CONOSCITIVO - Ecologia, biodiversità e genetica

QUADRO CONOSCITIVO - il clima e lo stato di salute dei boschi

I boschi e le foreste sono fortemente influenzati dal clima. Eccessi di temperature, siccità oppure all’opposto precipitazioni elevate possono indebolire i boschi e renderli più sensibili agli attacchi dei patogeni. A esempio gli insetti rispondono in modo immediato a cambiamenti climatici anche momentanei come il susseguirsi di annate calde e siccitose che hanno contribuito, qualche anno fa, al diffondersi di specie di lepidotteri più termofili che hanno dato luogo a defogliazioni di elevata intensità.

Altri insetti, come molte specie di coleotteri che in genere si comportano come parassiti secondari, in particolare gli scolitidi, attaccando alberi in condizioni di stress possono sviluppare popolazioni molto elevate, causandone la morte. Un rischio molto grave per boschi e foreste è rappresentato dalla “globalizzazione” dei parassiti delle piante. L’incremento degli scambi commerciali (in particolare di prodotti vegetali come derrate agricole, legnami, piante ornamentali e materiale vivaistico) sempre più intensi e veloci sta favorendo una crescita esponenziale della diffusione di organismi nocivi (insetti, acari, nematodi, funghi, batteri, fitoplasmi, virus ) tra i diversi continenti. Per limitarci solo agli insetti, sono alle porte dell’Europa alcune specie esotiche, originarie dell’Estremo Oriente o del Nord America, nocive a essenze forestali molto diffuse (es. frassino, betulla), che stanno già causando danni ingentissimi in altre parti del mondo. L’effetto combinato del global warming (aumento delle temperature, lunghi periodi di siccità, etc.) e della “globalizzazione” dei parassiti può incidere molto negativamente sullo stato dei boschi.

Quadro conoscitivo - Gli incendi boschivi

QUADRO GESTIONALE – NORMATIVA

Per Servizi Ecosistemici (SE) si intendono tutti quei beni e servizi che gli ecosistemi forniscono e direttamente o indirettamente comportano benefici al genere umano.
La classificazione di riferimento per le statistiche e le politiche di settore oltrechè in quelli di mappatura dei SE è rappresentata nelle seguenti tre macro categorie:
  • i servizi di approvvigionamento, nel caso delle risorse forestali: legname, prodotti forestali spontanei non legnosi
  • i servizi di regolazione e mantenimento, quali il controllo dell’erosione del suolo, la purificazione dell’acqua, l’assorbimento dell’anidride carbonica, ecc.
  • i servizi culturali, legati al supporto di attività turistiche, ricreative, sportive, culturali, la conservazione dei valori paesaggistici, ecc.


Inoltre su tale argomento si è trattato nella passate edizioni del RSA
Anno 2008 - Foreste di protezione pagina 9
Anno 2011 - I boschi di protezione, pagina 12; boschi planiziali pagina 13
RSA 2015 - Foreste

QUADRO SERVIZI ECOSISTEMICI - SERVIZI DI APPROVIGIONAMENTO

Le foreste: legno ed energia rinnovabile

Il legno è il materiale che ha accompagnato l’uomo nella sua storia. Sia come combustibile sia come materiale da costruzione. Negli ultimi decenni l’utilizzo della biomassa legnosa come combustibile è, dopo un periodo di minor utilizzo, in fase di espansione sia per l’aumento dei costi dei combustibili fossili sia per scelte di politiche regionali.
La realizzazione degli interventi selvicolturali normati dalla legge (LR 4/09 e s.m.i.) e dal Regolamento Forestale regionali (DPGR 8R/11 e s.m.i.) è soggetta alla presentazione di istanze che, in funzione di estensioni, tipo di proprietà e/o tipo di operatori, sono registrate sul gestionale “PRIMPA”, come comunicazione semplice o autorizzazione regionale con progetto di intervento; con alcune minime variazioni dei criteri dovuti all’adeguamento della normativa, non sono soggetti all’obbligo di segnalazione gli interventi con prelievi inferiori a 150 quintali per autoconsumo se al di fuori di aree protette e siti della rete Natura 2000. Nell’ambito della redazione delle statistiche forestali annualmente pubblicate sul sito della Regione Piemonte fino al 2018 si è considerato di non prendere in esame i quantitativi di prelievo dichiarati nelle singole istanze in quanto, a causa dell’impossibilità di verifiche puntuali sistematiche, il dato non è considerato attendibile. Per stimare con maggiore precisione e uniformità i quantitativi tagliati si è adottato un algoritmo che mette in relazione la provvigione media inventariale regionale della categoria forestale interessata e il tasso di prelievo massimo ammesso dal Regolamento Forestale per ogni tipo di intervento selvicolturale. Così facendo per il periodo considerato (settembre 2018 - agosto 2019) il valore di raccolta è di circa 285.000 m3, derivante esclusivamente dai tagli effettuati in bosco e registrati sul gestionale regionale delle istanze.
Come si può vedere dalla tabella che segue, gli assortimenti più frequenti rimangono quelli a scopi energetici: infatti rispettivamente con il 42 e il 34% dei quantitativi della raccolta, gli scarti disponibili per la triturazione e la legna da ardere in tronchetti sommano circa i ¾ dell’intera disponibilità.

I tartufi e l’ecosistema
I tartufi, come gli altri funghi, giocano molteplici ruoli all’interno dell’ecosistema, anche agendo sulle piante di cui sono ospiti in un rapporto di simbiosi obbligata. I tartufi sono specie “pioniere”, ossia legate ad ambienti in rapida successione ecologica; i suoli favorevoli ai tartufi sono infatti quelli meno evoluti, meglio se soggetti a rimescolamenti periodici per effetto di eventi naturali, ad esempio erosioni o deposizioni di versante o lungo i corsi d’acqua dei fondovalle, o artificiali dovuti a lavorazioni o scavi. Analogamente il soprassuolo non deve avere una elevata percentuale di copertura, meglio se in fase di attiva crescita o di colonizzazione di aree dissestate e di ex coltivi.
Per taluni contesti i tartufi, in particolare il bianco, possono essere considerati degli indicatori ambientali; si tratta infatti di specie spesso legate ad ambienti ecotonali, margine di boschi, siepi e filari, che notoriamente sono tra i più ricchi di biodiversità, nonché elementi strutturali del paesaggio. Il tartufo può essere quindi una sentinella dei cambiamenti dell’ambiente che, anche in quest’ottica, merita di essere tutelato e valorizzato.

La Regione Piemonte, con il supporto tecnico di IPLA, ha realizzato numerosi strumenti conoscitivi, tra i quali:
  • le Carte di Attitudine alle produzioni tartufigene, definite sulla base della valutazione congiunta delle esigenze eco-pedologiche per lo sviluppo della singola specie di tartufo, delle caratteristiche chimico-fisiche ed intrinseche dei suoli prevalenti per ciascuna Unità di Terre (identificati a livello di Sottogruppo della Soil Taxonomy) e in funzione delle caratteristiche morfologiche e stazionali medie, riferite alle medesime Unità. La propensione delle terre alla produzione è definita per le tre diverse specie di tartufo: Tartufo bianco (Tuber magnatum Pico), Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vittad.) e Tartufo nero estivo o scorzone (Tuber aestivum Vittad.). L'attitudine è attribuita per ciascuna specie secondo tre classi (Alta, Media, Bassa). La cartografia può costituire uno strumento conoscitivo utile per identificare le zone in cui la tartuficoltura è effettivamente sostenibile, indirizzare le azioni di salvaguardia e recupero del patrimonio tartufigeno regionale, tutelare le aree maggiormente vocate rispetto al consumo di suolo con riferimento alla pianificazione urbanistica. I dati geografici vettoriali relativi alle Carte di Attitudine alle produzioni tartufigene sono scaricabili dal Geoportale Piemonte;
  • la guida selvicolturale: “Tartufaie naturali e controllate. Gestire un patrimonio” rivolta principalmente ai proprietari e gestori di tartufaie per la pianificazione e la realizzazione di interventi a favore della produzione dei tartufi in ambiente naturale con gli obiettivi di ottimizzare la produzione di tartufi, salvaguardando le altre funzioni dei popolamenti forestali insieme alla biodiversità. Consulta la pagina dedicata ai tartufi sul sito web della Regione Piemonte;
  • il Monitoraggio pedoclimatico e produttivo di 4 tartufaie piemontesi di Tuber magnatum Picco, che ha riguardato quattro tartufaie naturali scelte e giudicate come rappresentative della realtà produttiva regionale del tartufo bianco; i dati, raccolti per circa un decennio sono stati successivamente validati dall’analisi statistica. Lo scopo prioritario del monitoraggio è stato quello di inquadrare dal punto di vista ecologico i quattro siti con approfondimenti sugli aspetti floristico, vegetazionale e micologico e, soprattutto, di raccogliere una serie molto ampia di dati relativi al clima e al suolo, da elaborare insieme ai dati produttivi (numero dei carpofori, luogo di ritrovamento, quantità in peso e qualità delle produzioni) forniti con cadenza giornaliera.

Tabella 6
Utilizzo del legno

 Unità di misura

Scarti disponibili per la triturazione

Legna da ardere in tronchetti

Assortimenti per paleria

Legname da lavoro

m3

114.385

92.720

26.421

35.501

%

43

34

10

13


Interessante notare come circa 43.000 m3 di legname sono disponibili per usi più nobili e con più alto valore aggiunto.

E’ necessario tenere conto che i dati presentati riguardano esclusivamente i dati registrati sul gestionale PRIMPA e non riguardano l’arboricoltura da legno, il legno raccolto fuori foresta (potature, siepi, viali), quello raccolto in situazioni speciali (gestione della vegetazione ripariale e delle reti tecnologiche) e soprattutto i quantitativi tagliati dai singoli proprietari per autoconsumo. Recenti analisi che prendono in considerazione questi fattori riportano quantitativi annuali tagliati prossimi ai 600.000 m3.


I tartufi e l’ecosistema

I tartufi, come gli altri funghi, giocano molteplici ruoli all’interno dell’ecosistema, anche agendo sulle piante di cui sono ospiti in un rapporto di simbiosi obbligata. I tartufi sono specie “pioniere”, ossia legate ad ambienti in rapida successione ecologica; i suoli favorevoli ai tartufi sono infatti quelli meno evoluti, meglio se soggetti a rimescolamenti periodici per effetto di eventi naturali, ad esempio erosioni o deposizioni di versante o lungo i corsi d’acqua dei fondovalle, o artificiali dovuti a lavorazioni o scavi. Analogamente il soprassuolo non deve avere una elevata percentuale di copertura, meglio se in fase di attiva crescita o di colonizzazione di aree dissestate e di ex coltivi.

Per taluni contesti i tartufi, in particolare il bianco, possono essere considerati degli indicatori ambientali; si tratta infatti di specie spesso legate ad ambienti ecotonali, margine di boschi, siepi e filari, che notoriamente sono tra i più ricchi di biodiversità, nonché elementi strutturali del paesaggio. Il tartufo può essere quindi una sentinella dei cambiamenti dell’ambiente che, anche in quest’ottica, merita di essere tutelato e valorizzato.

La Regione Piemonte, con il supporto tecnico di IPLA, ha realizzato numerosi strumenti conoscitivi, tra i quali:

- le Carte di Attitudine alle produzioni tartufigene, definite sulla base della valutazione congiunta delle esigenze eco-pedologiche per lo sviluppo della singola specie di tartufo, delle caratteristiche chimico-fisiche ed intrinseche dei suoli prevalenti per ciascuna Unità di Terre (identificati a livello di Sottogruppo della Soil Taxonomy) e in funzione delle caratteristiche morfologiche e stazionali medie, riferite alle medesime Unità. La propensione delle terre alla produzione è definita per le tre diverse specie di tartufo: Tartufo bianco (Tuber magnatum Pico), Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vittad.) e Tartufo nero estivo o scorzone ( Tuber aestivum Vittad.). L'attitudine è attribuita per ciascuna specie secondo tre classi (Alta, Media, Bassa). La cartografia può costituire uno strumento conoscitivo utile per identificare le zone in cui la tartuficoltura è effettivamente sostenibile, indirizzare le azioni di salvaguardia e recupero del patrimonio tartufigeno regionale, tutelare le aree maggiormente vocate rispetto al consumo di suolo con riferimento alla pianificazione urbanistica. I dati geografici vettoriali relativi alle Carte di Attitudine alle produzioni tartufigene sono scaricabili dal Geoportale Piemonte;

- la guida selvicolturale: “Tartufaie naturali e controllate. Gestire un patrimonio” rivolta principalmente ai proprietari e gestori di tartufaie per la pianificazione e la realizzazione di interventi a favore della produzione dei tartufi in ambiente naturale con gli obiettivi di ottimizzare la produzione di tartufi, salvaguardando le altre funzioni dei popolamenti forestali insieme alla biodiversità. La guida è disponibile sul sito web:

https://www.regione.piemonte.it/web/pubblicazioni-editoriali?tema=67;

- il Monitoraggio pedoclimatico e produttivo di 4 tartufaie piemontesi di Tuber magnatum Picco, che ha riguardato quattro tartufaie naturali scelte e giudicate come rappresentative della realtà produttiva regionale del tartufo bianco; i dati, raccolti per circa un decennio sono stati successivamente validati dall’analisi statistica. Lo scopo prioritario del monitoraggio è stato quello di inquadrare dal punto di vista ecologico i quattro siti con approfondimenti sugli aspetti floristico, vegetazionale e micologico e, soprattutto, di raccogliere una serie molto ampia di dati relativi al clima e al suolo, da elaborare insieme ai dati produttivi (numero dei carpofori, luogo di ritrovamento, quantità in peso e qualità delle produzioni) forniti con cadenza giornaliera.

Per ulteriori informazioni consultare il sito istituzionale del settore foreste

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/alberi-arboricoltura/tartufi

QUADRO SERVIZI ECOSISTEMICI - SERVIZI DI REGOLAZIONE E MANTENIMENTO

Protezione del territorio

Tra le funzioni del bosco e degli ecosistemi forestali, la cui importanza è stata sancita nel 1992 dalla Conferenza di Rio attraverso il documento “Dichiarazione dei principi per la gestione, conservazione e sviluppo sostenibile di tutti i tipi di foreste”, quella protettiva assume un ruolo fondamentale per la sicurezza e la protezione del territorio. Tale aspetto, risulta di particolare importanza, se si considera che circa il 25% dei boschi regionali difendono centri abitati e infrastrutture da fenomeni di dissesto quali valanghe, caduta massi, colate di fango e frane. L’aumento della ricorrenza di eventi meteorici di intensità tale da innescare fenomeni d’instabilità e dissesto rendono sempre più evidente come le foreste, se opportunamente gestite svolgano, tra le altre, anche importanti funzioni a favore della pubblica sicurezza, contribuendo in questo caso a ridurre i rischi e a limitare gli effetti del dissesto. Le superfici forestali concorrono alla protezione idrogeologica, proteggendo il suolo dall’erosione e favorendo l’assorbimento dell’acqua da parte dei suoli, riducendo quindi le portate di piena dei corsi d’acqua. Sempre maggiore importanza assume non solo la valorizzazione “biofisica” (es. volumi di acqua, volumi di sedimenti trattenuti dalle superfici forestali) del servizio ecosistemico di protezione, ma anche la sua valutazione in termini economici. Considerati i significativi costi economici, necessari per interventi di ripristino a seguito di danni dovuti a eventi alluvionali, pare sempre più evidente la convenienza di investire nella gestione e manutenzione di boschi e foreste con funzione protettiva in un’ottica di prevenzione.

I SERVIZI ECOSISTEMICI - Le foreste e lo stoccaggio di CO2 - Crediti di Carbonio e mercato volontario

Le foreste rivestono la fondamentale funzione di sequestro di anidride carbonica (CO2) il principale gas ad effetto serra. Grazie al processo della fotosintesi il carbonio di questo gas viene utilizzato, quindi fissato, per la formazione dei tessuti vegetali nella cellulosa e nella lignina. Dal sequestro della CO2 dall’atmosfera deriva una mitigazione a livello climatico in quanto si contribuisce alla diminuzione della concentrazione di CO2 (il più importante dei gas serra) atmosferica. L’assorbimento e stoccaggio della CO2 sono definiti come servizi ecosistemici di “regolazione”, in quanto in grado di regolare e garantire il funzionamento degli ecosistemi, perciò rivestono un’importanza particolare. Tra gli effetti di “regolazione”, quelli sul clima sono particolarmente rilevanti, come testimoniato dal ruolo fondamentale che a questa funzione viene assegnato nell’ambito delle strategie (comunitarie, nazionali e regionali) di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Occorre ricordare che i tempi di assorbimento e accumulo di carbonio da parte delle foreste sono variabili a seconda che si consideri la biomassa legnosa, la lettiera o il suolo. Se delle foreste vengono utilizzati i prodotti per un uso durevole (es. legno da opera), l’effetto dell’accumulo di carbonio si protrae anche oltre le attività di taglio, di conseguenza è possibile valutare la quantità di CO2 assorbita anche per particolari tipi di prodotti legnosi.
Per convenzione una tonnellata di CO2 sequestrata corrisponde ad un credito di carbonio che può essere scambiato sul mercato internazionale come compensazione alle emissioni derivanti da attività produttive o da cui derivano emissioni di gas effetto serra. Questi crediti di carbonio sono quindi un prodotto del bosco commerciabile quanto i prodotti legnosi.
A livello normativo, l'art. 70 della L 221/15 ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici e ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.
D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:
  • nell'adozione di una deliberazione (DGR 24-4638 del 06/02/17) propedeutica allo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in ambito forestale e in ambito urbano (verde urbano);
  • nella definizione di linee guida per la gestione dei crediti di carbonio.


Per approfondimenti consulta la pagina Aria Risposte Foreste.

Questo argomento è stato sviluppato nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2012 - Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio pagina 41, Box: Casi studio per valutare gli effetti di bilancio della CO2 conseguente a differenti trattamenti selvicolturali applicati a diverse tipologie forestali pagina 53.