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AGRICOLTURA

I DANNI CAUSATI DALLE AVVERSITÀ CLIMATICHE AL SETTORE AGRICOLO NELL’ANNO 2020

Piogge persistenti, venti impetuosi, trombe d’aria e grandinate avvenute tra il 22 luglio e il 30 agosto 2020.

I mesi di luglio e agosto 2020 sono stati caratterizzati da temperature e precipitazioni superiori alla norma in cui si sono verificati intensi episodi temporaleschi.

Tali eventi temporaleschi, hanno scaricato al suolo quantità rilevanti di pioggia in brevissimo lasso di tempo, determinando come conseguenza la messa in crisi dei sistemi di regimazione idraulica, aggravando così, con smottamenti diffusi e frane, le condizioni di normale calcolabilità agraria. L’azione del vento, associata alla grandine, ha, inoltre, seriamente compromesso le strutture di copertura dei fabbricati aziendali e ha prodotto danni eccezionali in particolare, nel caso della provincia di Cuneo, agli impianti fruttiferi.

La documentazione pervenuta dalle Amministrazioni comunali ha permesso la valutazione, da parte dagli uffici regionali competenti, della consistenza dei danni alle strutture aziendali, per un totale pari a € 8.626.100,00.

I danni hanno riguardato le province di Alessandria per € 2.080.000,00, Asti per € 1.646.100,00 e Cuneo per € 4.900.000,00.

Piogge alluvionali e venti impetuosi del giorno 22 settembre 2020 nella Provincia di Cuneo e piogge alluvionali che tra il 2 e 3 ottobre 2020 hanno colpito l’intero territorio regionale.

Nei giorni dal 2 al 3 ottobre 2020 il Piemonte è stato interessato da un’intensa fase di maltempo, caratterizzata da piogge alluvionali, che hanno determinato, su tutto il territorio regionale, diffuse condizioni di criticità idro-geologica; in precedenza inoltre, il 22 settembre 2020, nella zona del saluzzese (in provincia di Cuneo) si è verificato un fenomeno meteorologico eccezionale caratterizzato da venti impetuosi e piogge alluvionali, che ha provocato lo straripamento di torrenti e canali con conseguente allagamento delle strutture aziendali limitrofe.

L’entità diffusa delle piogge ed i fenomeni di esondazione dei principali fiumi e dei corsi d’acqua secondari hanno prodotto danni eccezionali alle aree agricole in tale periodo occupate da cereali autunno vernini o da colture foraggere permanenti ovvero in riposo o con le prime lavorazioni di preparazione alla semina primaverile, alle strutture aziendali ed alle infrastrutture con particolare riferimento ai canali irrigui, alle relative opere di presa, nonché a strade interpoderali di accesso ai fondi e a infrastrutture di bonifica montana.

La documentazione pervenuta dai Consorzi irrigui e dalle Amministrazioni comunali ha permesso la valutazione, da parte dagli uffici regionali competenti, della consistenza dei danni alle strutture aziendali, alle infrastrutture irrigue e alle strade interpoderali. Il totale dei danni rilevati è pari a € 68.450.222,00 suddivisi in € 28.248.222,00 alle strutture aziendali ed € 40.202.000,00 alle infrastrutture interaziendali (canali e strade).

Nella tabella 1 il riepilogo dei danni per avversità meteorologiche registrati dalla Regione Piemonte nel 2020.

Tabella 1
Valore dei danni rilevati alle produzioni agricole

  

DANNI ANNO 2020

INFRASTRUTTURE

STRUTTURE

INFRASTRUTTURE IRRIGUE

OPERE DI BONIFICA MONTANA

VIABILITA' INTERPODERALE

PIOGGE ALLUVIONALI

PIOGGE ALLUVIONALI

PIOGGE PERSISTENTI

VENTI IMPETUOSI

GRANDINE

 PROVINCE

ALESSANDRIA

804.000,00

      

   

2.883.250,00

    

2.080.000,00

     

ASTI

   

 

 

707.000,00

621.700,00

999.100,00

25.300,00

BIELLA

1.965.000,00

183.000,00

37.000,00

820.000,00

   

   

   

CUNEO

5.284.400,00

632.000,00

4.124.400,00

3.986.000,00

 

1.300.000,00

3.600.000,00

NOVARA

4.466.000,00

   

   

1.613.000,00

   

   

   

TORINO

1.078.700,00

215.700,00

 

472.092,00

 

  

   

VERBANO CUSIO OSSOLA

 

220.000,00

 

4.861.720,00

 

 

 

VERCELLI

21.106.500,00

85.300,00

 

12.905.160,00

 

 

 

TOTALE REGIONE

34.704.600,00

1.336.000,00

4.161.400,00

28.248.222,00

621.700,00

4.379.100,00

3.625.300,00

Fonte: Regione Piemonte, Direzione Agricoltura

I DANNI CAUSATI DAGLI ATTACCHI DELLA CIMICE ASIATICA (Halyomorpha halys)

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è un insetto originario dell’Asia orientale, dove si comporta come fitofago occasionale su svariate colture, oltre che su piante spontanee ed ornamentali. La specie venne segnalata per la prima volta in Italia nel 2012, in provincia di Modena, mentre in Piemonte la prima segnalazione risale all’agosto 2013, in un impianto di nettarine ubicato nel Comune di Cuneo.
Nel giro di pochi anni la cimice asiatica si è espansa a macchia d’olio in tutto il territorio piemontese: la sua diffusione, come accade di norma per le specie alloctone, è stata facilitata dalla totale assenza di antagonisti efficienti e specifici.
La cimice asiatica attacca i frutti dalla loro comparsa alla raccolta, provocandone la cascola o malformazioni che rendono il prodotto non più commerciabile e in casi estremi neppure utilizzabile come materia prima per trasformazioni industriali. Le coltivazioni più a rischio sono quelle con maturazione e raccolta nel periodo estivo-autunnale, mentre le coltivazioni precoci subiscono meno danni perché raccolte prima dell’incremento estivo delle popolazioni della cimice.

In Piemonte gli attacchi hanno interessato, come nelle altre regioni dell’Italia settentrionale, un numero crescente di colture con relativo incremento dei danni economici causati.
In pochissimi anni la cimice asiatica è diventata l’avversità entomologica più grave per numerose colture, sia per i danni che può arrecare, sia per la difficoltà nel controllarne le popolazioni.

Le possibilità di difesa attiva sono modeste, a causa dell’estrema mobilità degli adulti e della buona capacità di spostamento anche degli stadi giovanili: gli insetticidi a disposizione sono quelli ad azione per contatto, la loro efficacia risulta non particolarmente 
elevata contro gli adulti (che possono sfuggire al contatto diretto al momento del trattamento volando via), mentre l’azione residua nei giorni successivi al trattamento è molto ridotta, anche per le temperature elevate del periodo estivo. Inoltre, in certe colture, come il nocciolo, la densità della chioma ostacola una buona distribuzione della soluzione insetticida, diminuendo la possibilità di colpire direttamente l’insetto. La difesa passiva con le reti anti-insetto risulta onerosa e comporta difficoltà nella gestione delle varie operazioni colturali nei frutteti: in casi specifici, come ad es. nei noccioleti, tale tipologia di difesa risulta sostanzialmente non applicabile.

Il nocciolo è una delle specie più interessate dalle infestazioni di cimice asiatica: essa è in grado di attaccare i frutti in formazione per un periodo di tempo molto lungo, fino alla raccolta. Mentre nel passato le infestazioni delle cimici autoctone risultavano limitate e richiedevano al massimo uno o due trattamenti insetticidi specifici in areali circoscritti caratterizzati da una loro maggior presenza, la diffusione della cimice asiatica ha creato gravi problemi per l’estensione territoriale e l'entità degli attacchi, con conseguenti elevate percentuali di cimiciato (macchie superficiali sul seme causate dalle punture di nutrizione della cimice) in tutte le aree di coltivazione del nocciolo. Le difficoltà di contenimento delle popolazioni, pur a fronte di numerosi trattamenti insetticidi, sono dovute, oltre che alle caratteristiche etologiche della cimice asiatica, alla difficoltà di raggiungere con la soluzione insetticida giovani e adulti su piante di taglia elevata e con vegetazione particolarmente densa.

Fra le drupacee, oltre al pesco la cimice attacca ciliegio, albicocco e susino; i danni maggiori sono causati su molte varietà di pero, sul nashi (pero giapponese) e su diverse varietà di mele. Nelle ultime annate sono aumentati anche gli attacchi su kiwi, in particolare su quello a polpa gialla. La copertura con reti degli impianti da frutto non ha sempre dato risultati soddisfacenti nel contenimento dei danni alla raccolta, ma ha sicuramente comportato un aggravamento di costi per le aziende.

Gli attacchi della cimice asiatica interessano anche le colture orticole e i piccoli frutti: i danni maggiori si registrano sulle colture in pieno campo di fagiolo, fagiolino, peperone, pomodoro, melanzana, zucchino, lampone, mora e fragola. Anche i seminativi di pieno campo risentono degli attacchi di cimice, specialmente a fine estate: soia e mais risultano le coltivazioni più colpite.

Infine, si registrano danni anche nel settore della pioppicoltura: le pioppelle nei primi anni presentano una corteccia sottile che attira giovani e adulti di cimice che si nutrono praticando ripetute punture. Gli enzimi iniettati causano la formazione di spaccature o ingrossamenti a carico delle pioppelle, con accrescimento stentato e maggior predisposizione a spaccarsi in caso di vento.

La diffusione di nuovi insetti alloctoni, specie se particolarmente dannosi come la cimice asiatica, tende sempre a stravolgere le strategie di difesa delle colture sensibili. Già in assenza di nuovi insetti esotici, la difesa fitosanitaria di numerose colture, in particolare di quelle frutticole, comporta un numero di trattamenti insetticidi e fungicidi decisamente importante, con implicazioni economiche non trascurabili per le aziende e soprattutto un impatto ambientale e tossicologico rilevante, anche per le aziende che aderiscono ai programmi agro-ambientali.

La quantificazione dei danni da cimice asiatica risulta particolarmente complessa, a causa dell’ampia varietà di colture interessate e della loro distribuzione territoriale: la Direzione regionale Agricoltura ha trasmesso al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in data 29 novembre 2019, una relazione in ordine alla diffusione della cimice asiatica nonché una prima stima dei danni ad essa correlati subiti dalle colture sul territorio regionale.

La legge del 27 dicembre 2019, n. 160, derogando all’articolo 1, comma 3, lettera b), del DLgs n. 102/04 e s.m.i., ha consentito gli interventi previsti per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva di cui all’articolo 5 del citato decreto legislativo, per le imprese agricole ubicate nei territori che hanno subito danni dagli attacchi della cimice asiatica e ad essa correlati, e che non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi.

Il Settore regionale Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici ha confermato che, sulla base dei monitoraggi eseguiti, i danni da cimice asiatica hanno interessato in Piemonte i comparti frutticolo, orticolo e dei piccoli frutti, in percentuali variabili a seconda della varietà della coltivazione.
Gli uffici regionali competenti hanno stimato l’importo dei danni alle produzioni a livello regionale nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2019 per un totale pari a € 180.631.000,00.