Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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INDUSTRIA

L'argomento Occupazione nell'industria Manufatturiera rientra negli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in particolare nell'Obiettivo 9:

Costruire un'infrastruttura resiliente e promuovere l'innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile

Primi tre mesi 2021 - anno 2020 

Primi tre mesi 2021

Nei primi tre mesi del 2021 il sistema produttivo regionale ha evidenziato un basso numero di iscrizioni e di cessazioni. Le incertezze dello scenario economico, tra attese sull’evoluzione della pandemia e prospettive di rilancio legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), hanno infatti rallentato anche in Piemonte sia la nascita di nuove realtà imprenditoriali che la chiusura di aziende.
In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio emerge come nei primi tre mesi del 2021 siano nate 7.915 aziende in Piemonte, dato lievemente superiore rispetto al I trimestre 2020 (7.181), periodo che era stato fortemente condizionato dall’avvio della stagione pandemica (con il fermo di ogni attività per l’intero mese di marzo). Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine marzo 2021 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta a 425.722 unità.
Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita piatto, pari al –0,02%, dato lievemente peggiore rispetto a quanto registrato a livello nazionale (+0,08%), ma migliore rispetto ai dati registrati nei primi trimestri degli scorsi anni dal tessuto piemontese.
L’analisi per forma giuridica conferma il trend ormai consolidato di crescita delle società di capitale che, nonostante il difficile periodo congiunturale, mostrano un tasso di crescita del 0,80% e raggiungono un peso pari al 19,6% del totale delle aziende con sede legale in Piemonte.
Nei primi tre mesi dell’anno nessun comparto ha evidenziato flessioni superiori al punto percentuale.
L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata da Confindustria Piemonte, conferma il clima di grande incertezza e cautela in cui operano le imprese piemontesi. Il 2020 è stato un anno particolare da tutti i punti di vista, caratterizzato da una crisi di profondità e natura assolutamente eccezionali.
In forte flessione investimenti e consumi delle famiglie, in crisi l’export data la portata globale della recessione. La prevista ripresa 2021, pur robusta, sarà comunque insufficiente a ritornare sui livelli pre-crisi: si prevede siano necessari almeno due anni.
Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, condizioni di mercato ancora problematiche e incerte. Cala il ricorso alla CIG, che rimane comunque decisamente elevato in prospettiva storica.
Nel comparto manifatturiero, il 26,2% delle imprese si attende una diminuzione della produzione, il 15,7% un aumento, mentre il 58% non prevede variazioni. Sostanzialmente analoghe le previsioni degli ordinativi. Si attenua la caduta dell’export.
Nel comparto dei servizi, il 25,7% si attende una riduzione nel livello di attività, il 15,1% un aumento, mentre la grande maggioranza delle imprese non prevede variazioni. Sostanzialmente stabile il portafoglio ordini.
Anno 2020

In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nel 2020 siano nate 20.942 aziende in Piemonte, il 19,4% in più rispetto alle 25.972 nuove iscrizioni registrate nel corso del 2019. Al netto delle 21.913 cessazioni (il 20,3% in meno rispetto al 2019), il saldo appare ancora una volta negativo per 917 unità, fenomeno che alimenta la lenta e continua erosione del tessuto imprenditoriale locale.
Il totale di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 426.314 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali. Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del –0,23%, lievemente migliore rispetto al dato registrato nel 2019 (-0,35%), e ancora in controtendenza rispetto alla media italiana del 2020 (+0,32%).
A livello di forma giuridica si evidenzia una sostenuta espansione delle società di capitale (+2,28%), una tenuta delle altre forme (categoria all’interno della quale troviamo le cooperative) e un calo delle realtà meno strutturate: imprese individuali (-0,43%) e società di persone (-1,87%).
Analizzando i risultati del 2020 a livello settoriale si intravedono dinamiche influenzate dalla diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia e da un’altrettanta diffusa attesa riguardo al prodursi degli effetti previsti dai provvedimenti di ristoro messi in campo dalle istituzioni. Alla luce di questa premessa vanno letti i tassi segnati dai principali settori dell’economia locale. Gli altri servizi registrano un +0,98%, seguono il turismo (+0,74%) e le costruzioni (+0,83%). Per quest’ultimo settore va considerata anche la spinta fornita dalle nuove detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
La contrazione registrata a livello medio regionale è scaturita dagli andamenti negativi rilevati nella quasi totalità delle realtà territoriali. Solo Torino segna una sostanziale stabilità e il nord est patisce di più del resto della regione.
Le imprese femminili

A fine dicembre 2020 le imprese femminili con sede in Piemonte ammontavano a 95.879 unità, in diminuzione rispetto alle 96.591 di
fine 2019. Le aziende femminili rappresentano una fetta importante del tessuto imprenditoriale regionale, raggiungendo una quota del 22,5% delle imprese complessivamente registrate in Piemonte; operano prevalentemente nei settori del commercio, dell’agricoltura e dei servizi alla persona; nell’11,4% dei casi sono guidate da straniere e il 10,8% è amministrato da giovani imprenditrici.
Nel corso del 2020, il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ha registrato la nascita di 5.339 imprese femminili, a fronte delle 6.065 che hanno cessato la propria attività: il saldo tra i due flussi è risultato negativo per 726 unità, traducendosi in un tasso di crescita del -0,8%.
Circa un quarto delle 95.879 imprese guidate da donne svolge la propria attività nel commercio, seguito da: attività dell’agricoltura (13,6%), altre attività dei servizi (12,0%), attività dei servizi di alloggio e ristorazione (10,0%) e immobiliari (7,8%).
L’analisi territoriale rivela come la componente femminile assuma una rilevanza maggiore nei sistemi imprenditoriali di Alessandria (23,3%) e Asti (23,0%). A Novara e Verbania le imprese femminili rappresentano circa il 22,9% delle imprese provinciali, mentre a Cuneo e Vercelli l’incidenza delle imprese “in rosa” si attesta al 22,6%. A Torino (22,3%) e Biella (20,6%), si rileva una presenza femminile inferiore alla media regionale.

Le esportazioni

Gli effetti della pandemia da Covid-19 sugli scambi internazionali sono stati pesantissimi. La caduta di produzione e domanda ha penalizzato molti Paesi e rallentato le dinamiche del commercio estero colpito anche dalle difficoltà di collegamento, di trasporto, e dalle restrizioni messe in campo dalle principali economie mondiali per contrastare l’emergenza sanitaria. In quest’ottica vanno anche letti i risultati che hanno caratterizzato il Piemonte.
Nel 2020 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato su 41,0 miliardi di euro, registrando una contrazione del 12,7% rispetto al 2019, come risulta dal Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi.
Il risultato negativo evidenziato dal Piemonte nel corso del 2020 è più consistente rispetto a quello medio nazionale. Le esportazioni italiane hanno, infatti, registrato un calo del 9,7% rispetto all’anno precedente.
Nonostante la contrazione sulle esportazioni, il Piemonte si conferma anche nel 2020 la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,45% delle esportazioni complessive nazionali, dato in continua riduzione rispetto agli anni precedenti: 2019 (9,8%), 2018 (10,4%) e 2017 (10,7%).
Tutti i principali settori export-oriented hanno subito le difficoltà del commercio internazionale. Solo il comparto alimentare ha chiuso l’anno con una sostanziale stabilità rispetto al 2019 (+0,0%).
Registrano una flessione superiore alla media regionale i prodotti del tessile abbigliamento, le cui vendite oltre confine calano del 19,9%.
Anche i mezzi di trasporto, secondo comparto dell’export regionale, mostrano un calo elevato rispetto all’anno precedente (-18,0%).
Analizzando le destinazioni delle vendite piemontesi all’estero, si osserva come il principale bacino di riferimento risulti anche nel 2020, nonostante l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, l’Ue 27, verso cui è diretto il 55,4% dell’export regionale, contro il 44,6% destinato ai mercati extra-Ue 27.
La performance dell’export piemontese verso i mercati comunitari è risultata complessivamente negativa nel 2020, calando del 12,0% rispetto all’anno precedente.

Unità Locali Delle Imprese Attive

I dati Istat attribuiscono al Piemonte per il 2019 un numero Unità locali delle imprese attive pari a 78.454 unità, considerando le categorie Ateco B (Estrazioni di minerali), C (Attività manifatturiere), D (Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata), E (Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento) ed F (costruzioni).
Nell’ambito di queste categorie, la maggior presenza di unità locali risulta a carico delle Costruzioni con 42.860 imprese seguita dalle Attività Manifatturiere (32.883 imprese).
Nella figura 1 si evidenzia l’andamento negli anni 2012-2019 delle cinque categorie considerate. Mediamente il numero di imprese è diminuito del 15,3% con le Costruzioni e le Estrazione di minerali i settori più colpiti (-18,8% e -15,9% rispettivamente). In controtendenza la fornitura di energia elettrica con + 31%.
Nella figura 2 viene riportato il trend degli ultimi 8 anni (2012-2019) a livello provinciale. Il calo delle imprese si è manifestato in tutte le province, anche se più accentuato nelle province di Biella (-22,3%) e Vercelli (-19,9%).

Figura 1
Principali Unità locali delle imprese attive per attività economica (Ateco 2007) - anni 2012-2019

k: migliaia               Fonte: Istat

Figura 2

Principali Unità locali delle imprese attive con suddivisione provinciale - anni 2012-2019

k: migliaia               Fonte: Istat

Addetti nell'industria

Gli addetti nelle Unità locali delle imprese attive delle cinque categorie considerate sono 481.261 nel 2019 (figura 3). La maggior parte degli addetti lavora nelle attività manifatturiere (359.056 unità) seguono le costruzioni con 100.187 addetti. Considerando l’andamento negli anni 2012-2019, si riscontrano 45.321 unità in meno nel 2019 rispetto al 2012, corrispondente all’8,61% con un massimo nell’Unità locale delle costruzioni (-19,7%). In controtendenza è il comparto della fornitura di acqua, reti fognarie, rifiuti con un aumento del + 4,1% nel medesimo periodo.
Per quanto riguarda la suddivisione provinciale (figura 4), la provincia di Torino è quella con il più elevato numero di addetti (232.584), seguita dalla provincia di Cuneo (79.390 addetti). Il calo più consistente degli addetti si è evidenziato nelle province del Verbano Cusio Ossola (-12,4%) e di Biella (-11,9%).

Figura 3
Addetti nelle principali Unità locali delle imprese attive per attività economica (Ateco 2007) - anni 2012-2019

k: migliaia            Fonte: Istat

Figura 4
Addetti nelle principali Unità locali delle imprese attive con suddivisione provinciale - anni 2012-2019

k: migliaia         Fonte: Istat

Emissioni dall' Industria

Le rappresentazioni grafiche delle pressioni emissive definite come industriali sono state realizzate utilizzando l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA), che fa riferimento all’anno 2015. La definizione di settore industriale deriva dalla classificazione delle attività economiche (Ateco 2007) predisposta dall’Istituto nazionale di statistica; pertanto  le emissioni ad esso associate ricomprendono le attività  di estrazione di minerali (Macrosettore 05),  le attività manifatturiere 2 (Macrosettori 03, 04 e 06),  la produzione industriale di energia elettrica 3 (Macrosettore 01) e  il trattamento industriale delle acque e dei rifiuti 4 (Macrosettore 09) catalogate nella classificazione SNAP97 (Selected Nomenclature for sources of Air Pollution che suddivide le fonti di emissioni inquinanti in undici macrosettori).,

La distribuzione delle emissioni industriali di particolato primario (PM10) e di ossidi di azoto risulta ovviamente connessa alla localizzazione sul territorio delle grandi attività produttive. In particolare, sul territorio piemontese, gli ossidi di azoto sono collegati alla presenza di centrali termoelettriche, di cementifici ealle lavorazioni dei prodotti petroliferi, del vetro e dei laterizi, mentre il particolato primario può essere rapportato alla presenza di industrie per la produzione e lavorazione del poliestere, di industrie cartarie, del ferro e dell’acciaio.

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[1] SNAP: Macrosettore 05
[2] SNAP: Macrosettori 03, 04 e 06
[3] SNAP: Settori 01.01, 01.02, 01.04
[4] SNAP: Attività 09.02.01, 09.04.05, 09.04.06, 09.09.02, 09.10.08

Figura 5
Emissioni da attività produttive per inquinanti



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Fonte: Arpa Piemonte

CONTENUTI CORRELATI

Per approfondimenti consulta la sezione dedicata del sito web della Regione Piemonte, dove è possibile trovare le informazioni inerenti il comparto delle attività produttive.

Consulta la serie storica dell'indicatore imprese attive.

Consulta la serie storica dell'indicatore consumi elettrici nell'industria

Consulta i dati delle emissioni di ossidi di azoto, di PM10 e di altri inquinanti (NMVOC).