Energia, risposte per l'Aria

Tema
Tipo
Paragrafi

Le linee di intervento affidate ad Arpa Piemonte, per mitigare le pressioni ambientali dovute all'uso dell'energia sono essenzialmente di due tipo: una verifica diretta dello stato di manutenzione e dell'efficenza dei generatori di calore e un controllo sulla qualità delle attestazioni di prestazione energetica degli edifici, dunque un controllo di tipo indiretto, volto a migliorare la qualità delle prestazioni professionali. 

Anno
2024

Cambiamenti climatici e pollini: un caso studio sul Corylus avellana

Anno
2024
Monitoraggio aerobiologico in Piemonte tra dicembre 2023 e gennaio 2024: ripresa vegetativa anticipata delle Corylaceae, la conferma di un trend più che decennale

Il ciclo vitale di ogni vegetale si suddivide in fasi fenologiche successive quali il germogliamento, la fioritura, la maturazione dei frutti. La successione di queste fasi è determinata geneticamente, mentre la velocità con cui le fasi si succedono è regolata da fattori ambientali, in particolare meteorologici, come la temperatura, la piovosità, l’umidità dell’aria e la radiazione solare, oltre che da fattori edafici, che riguardano le caratteristiche del suolo.

L’anticipo di pollinazione, chiaro indicatore del cambiamento climatico, è un fenomeno caratteristico di interazione fra il ciclo biologico, in questo caso di una pianta, e le variazioni ambientali, meteorologiche in particolare. 

Le componenti che influenzano l’inizio della pollinazione sono molteplici, fra questi si possono individuare il fotoperiodo, la disponibilità idrica e la temperatura accumulata.

Variazioni quindi di determinanti ambientali dovute a cambiamenti climatici possono essere evidenziate indirettamente anche attraverso l’andamento anticipato delle concentrazioni polliniche di alcune famiglie/generi botanici.

In questo inverno, i dati raccolti dalla rete di monitoraggio pollinico piemontese hanno rilevato nel dicembre 2023 la ripresa vegetativa di alcune famiglie/generi botanici. 

In particolare, nelle stazioni di Cuneo, Novara e Omegna si è manifestata la ripresa vegetativa del Corylus avellana L. (nocciolo), il cui andamento si è poi intensificato nel gennaio 2024, come si può evidenziare dai primi due bollettini dell’anno.

Contemporaneamente, i dati delle stazioni meteorologiche di Arpa Piemonte hanno registrato eccezionali eventi di caldo il 23 dicembre 2023 (in precedenza anche l’8 ottobre), che risulta il più caldo della serie storica dal 1958. 

Le raffiche di foehn, verificatesi nei giorni antecedenti il Natale e culminate nel giorno del 23 dicembre, hanno fatto registrare un episodio di caldo anomalo; tra il 22 e il 24 dicembre 2023 le stazioni termometriche della rete Arpa Piemonte, hanno registrato il primato di temperatura massima per dicembre dal giorno della loro installazione.

Negli alberi e negli arbusti a foglie caduche, come il nocciolo, il momento di emissione del polline e di fogliazione alla fine dell'inverno e all'inizio della primavera, sono in funzione dell’accumulo di freddo per le gemme, e del loro fabbisogno di calore durante la fase di post-riposo. Il periodo di freddo è necessario per impedire l’inizio dello sviluppo in una fase precoce dell’inverno, quando è probabile che i fiori o le foglie siano danneggiate dal gelo “tardivo”.

La “dormienza” è un meccanismo di stabilità che è necessario ai semi (ed alle piante) per superare condizioni climatiche atipiche o non adatte alla normale condizione vegetativa. È evidente che una condizione di tepore o di umidità può verificarsi anche in autunno, ma molti semi e molte piante non vegetano e non germinano in tale stagione.

Fabbisogno termico della pianta per superare la dormienza - Fonte Arpa Piemonte

Il Corylus avellana, si adatta alle temperature fredde, purché non siano eccessivamente rigide, e per soddisfare il fabbisogno di freddo delle gemme a legno, necessita di circa 500 ore annue di temperature inferiori a +7°C per le infiorescenze maschili, affinché la dormienza da freddo sia disattivata. Le temperature da dicembre (dell’anno solare precedente) ad aprile, quindi, sono importanti per la fioritura e per la fogliazione del nocciolo in Piemonte.

La fioritura precoce registrata a partire da dicembre 2023, probabilmente, è stata indotta da condizioni meteorologiche estreme rispetto alle medie climatiche della latitudine regionale. 

Al fine di valutare possibili effetti dei cambiamenti climatici, Arpa Piemonte ha realizzato questo studio sul ciclo del polline delle Corylaceae, di cui il nocciolo fa parte, analizzando alcune variabili meteorologiche strettamente correlate alla fenologia della pianta. 

L’andamento pollinico del nocciolo è stato analizzato per il periodo dal 2008 al 2022 per la stazione aerobiologica di Novara e dal 2013 al 2022 per le stazioni di Cuneo ed Omegna in relazione al freddo accumulato, alla somma termica e alle temperature medie mensili da inizio novembre a fine febbraio. 

Queste tre variabili meteorologiche sono state elaborate dai dati estratti dalle 3 stazioni meteorologiche di Omegna Lago d’Orta (VCO), Cameri (NO) e Cascina Vecchia (CN) rappresentative delle rispettive stazioni di monitoraggio aerobiologico.

Cuneo: inizio della stagione pollinica - Fonte Arpa Piemonte
Numero di ore con temperatura inferiore a 7°C (Metodo Weinberger) accumulate nel periodo 1° novembre – 28 febbraio Stazione di Cascina Vecchia (CN) (serie dal 2012-2013 / 2022–2023) - Fonte Arpa Piemonte
Somma termica giornaliera cumulata, con soglia 0°C dal 1dicembre all’inizio della stagione pollinica del Corylus per le 3 stazioni di monitoraggio - Fonte Arpa Piemonte

Per ogni stazione sono state scelte due date rispettivamente di pollinazione precoce e tardiva, da mettere in relazione con le variabili meteorologiche.

Dall’esame dei risultati delle serie storiche (di concentrazioni polliniche e di temperature) nei tre punti rilevati, si osserva che le temperature medie mensili elevate tra dicembre e febbraio, corrispondenti quindi ad un inverno mite, influenzano la pollinazione, favorendone un anticipo. 

Gli stessi risultati mostrano che gli inverni più freddi, con un accumulo maggiore di ore di freddo e temperature medie mensili più basse, inducono una pollinazione tardiva. Lo studio risulta in accordo con i dati della letteratura che descrivono un anticipo di inizio della stagione pollinica di circa 5-10 giorni/decennio per molti taxa allergenici, collegandolo a inverni più caldi e primavere anticipate.

Freddo cumulato e somma termica al momento della pollinazione – Cuneo
Freddo cumulato dal primo Novembre Somma termica dal primo Dicembre Inizio stagione pollinica Anno
1620 31-gen 2023
864 149 01-gen 2022
1596 134 29-gen 2021
972 180 04-gen 2020
1068 193 13-gen 2019
1140 110 16-gen 2018
1536 156 06-feb 2017
1236 232 29-gen 2016
972 210 12-gen 2015
1224 194 20-gen 2014
1452 177 04-feb 2013
Freddo cumulato e somma termica al momento della pollinazione – Cuneo - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Cambiamenti climatici e pollini: un caso studio sul Corylus avellana https://www.arpa.piemonte.it/arpa-comunica/file-notizie/2024/cambiamenticlimaticiepollinediCorylus.pdf

Rete di monitoraggio dei pollini

Anno
2024

Dal 2002 Arpa Piemonte ha attivato una Rete di Monitoraggio dei pollini allergenici e delle spore fungine a livello regionale, in collaborazione con l’Università di Torino, con 5 stazioni, di cui 4 collocate in aeree urbane densamente popolate, dove l’incidenza delle allergie è in costante aumento, e una (Omegna-Lago Maggiore) situata in un’area di particolare interesse per le caratteristiche climatiche e vegetative. 

Nel corso del 2022 è stato installato un nuovo campionatore per l’area di Torino.

Segnaposto mappa rete pollini

Per valutare la quantità e la qualità dei pollini aerodispersi il monitoraggio è effettuato in continuo durante tutto l’anno solare, attraverso strumenti di campionamento specifici e produce un bollettino settimanale dei pollini allergenici, che viene pubblicato e messo a disposizione degli allergologi e dei pazienti allergici, consultabile sul sito istituzionale e diffuso attraverso molteplici canali mediatici. 

Il monitoraggio aerobiologico permette di evidenziare le variazioni stagionali del contenuto atmosferico dei pollini e di elaborare calendari per la zona oggetto del campionamento. Dal 2013 sono anche disponibili i calendari pollinici, che illustrano l’andamento annuale “stimato” delle concentrazioni per le diverse famiglie polliniche. 

I bollettini e i calendari forniscono i livelli di concentrazione pollinica, dando indicazioni sui tempi di permanenza in atmosfera dei pollini. I bollettini settimanali sintetizzano le concentrazioni giornaliere di famiglie e specie allergizzanti e danno un’indicazione della tendenza del numero di pollini nella settimana successiva in relazione anche alle previsioni meteorologiche. 

I calendari pollinici consentono di evidenziare le variazioni stagionali del tipo e della quantità dei pollini presenti in atmosfera, mettono in evidenza i periodi di fioritura delle piante allergeniche che variano a seconda della famiglia pollinica presa in esame e in parte anche dalle condizioni climatiche. 

Il dato sulla durata della pollinazione di ogni pianta e sulla quantità di pollini presenti in atmosfera assume quindi una valenza, oltre che sanitaria, ambientale.

Il programma SPoTT: sorveglianza sulla salute della popolazione nei pressi del termovalorizzatore di Torino

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2024

Il programma SPoTT (Sorveglianza sulla salute della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino) ha preso avvio nel 2013 con l’obiettivo di valutare e monitorare gli effetti sulla salute dell’inceneritore di rifiuti solidi urbani di Torino, uno dei più grandi presenti in Italia, della popolazione residente nelle aree circostanti l’impianto.

È infatti noto che durante il processo di combustione dei rifiuti si possano generare emissioni contenenti microinquinanti organici quali diossine e furani, policlorobifenili ma anche idrocarburi policiclici aromatici e metalli.

Il Programma si articola in diverse linee progettuali, tra cui il biomonitoraggio umano (su residenti, allevatori), studi epidemiologici a breve e lungo termine sulla popolazione e analisi sui lavoratori. Inoltre, dal punto di vista ambientale, è presente una linea di modellistica per calcolare la dispersione degli inquinanti partendo dalle concentrazioni reali misurate a camino.

Viene inoltre effettuato un monitoraggio su alcune matrici alimentari ed è presente anche una linea dedicata alle deposizioni al suolo di mercurio, metallo che, negli scorsi anni, ha registrato anomalie nelle emissioni. 

Infine, viene data particolare attenzione alle attività di comunicazione che attraverso la divulgazione dei risultati dello studio di monitoraggio e sorveglianza, oltre a rispondere agli obblighi di diffusione dei dati ambientali, generi un clima crescente di crescente fiducia verso le istituzioni coinvolte.

A tal fine è stato realizzato un sito internet per il programma SPoTT che viene costantemente aggiornato.

Adottando un approccio integrato alla salute, la sinergia di diverse competenze tra il settore ambientale e quello della sanità pubblica permette a ciascun ente, di contribuire con la propria specificità a proteggere la salute della popolazione e dei lavoratori dai rischi derivanti dall’eventuale inquinamento ambientale prodotto dall’impianto.

Attualmente è in corso la seconda fase del progetto SPoTT SPoTT2, iniziata nel 2019, il cui coordinamento è affidato ad Arpa Piemonte, e che vede partecipare:

Le attività di questa seconda fase SPoTT2 hanno subito alcuni rallentamenti dovuti alla situazione pandemica ed al carico di lavoro che ha coinvolto le aziende sanitarie.

Per tale motivo è in corso l’approvazione di una proroga per ultimare il piano di attività preventivato, in particolare in riferimento all’attività di biomonitoraggio, che prevederà una nuova raccolta di sangue e urine in un campione di residenti nei pressi dell’impianto e in un campione di controllo nell’estate del 2024. 

osì come effettuato nelle precedenti fasi svoltesi nel 2013, 2014 e 2016, si proseguirà con una nuova valutazione dei livelli di alcuni metalli, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), diossine e furani.

Enti componenti il Gruppo di Lavoro SPoTT
Risultati SPoTT (2013-2018) e aggiornamenti SPoTT2 (2019-2023)

Linea biomonitoraggio: rilevamento mediante misura di biomarker di esposizione nella popolazione residente 

Nella prima fase del progetto SPoTT il biomonitoraggio umano è stato realizzato un anno prima dell’avvio del termovalorizzatore, fase ante-operam (T0 - 2013) e successivamente ripetuto a un anno (T1 - 2014) e a tre anni (T2 - 2016) dopo l’avvio dell’impianto.

Le analisi dei campioni biologici hanno mostrato valori di metalli, PCB (policlorobifenili), PCDD/Fs (Diossine e Furani) e IPA comparabili tra i gruppi di esposti e non esposti (rispetto alle emissioni del termovalorizzatore), e, comunque, inferiori o simili a quelli riscontrati in altri studi nazionali ed internazionali. 

Nel tempo, la presenza, nei campioni biologici, di PCB, PCDD/Fs e IPA mostra una diminuzione rispetto anche alla fase ante-opera dell’impianto. 

Solo due metalli, il platino e il rodio, hanno mostrato un leggero aumento nel tempo nelle persone che vivono nell’area più lontana dall’inceneritore, attribuibile all’intensa presenza di traffico veicolare della zona.

La fase T3 del biomonitoraggio sarà effettuata nel periodo giugno/luglio 2024 con risultati delle analisi tossicologiche, eseguite dall’ISS e successiva pubblicazione della reportistica nel 2025 e 2026.

Linea Lavoratori: Monitoraggio della salute del personale addetto all’impianto di termovalorizzazione del Gerbido

Relativamente ai lavoratori dell’impianto, i valori dei metalli nei campioni biologici sono inferiori ai valori limite di esposizione e anche in questo caso le concentrazioni della maggior parte dei metalli sono diminuite nel tempo, salvo poche eccezioni. Alcune differenze sono state riscontrate nel 2016 tra i lavoratori sulle linee e i lavoratori che svolgono attività amministrativa per quanto riguarda gli OH-IPA, ma non sembrano essere legate a cause lavorative. Dopo tre anni di lavoro presso l’impianto, i livelli di OH-IPA e di diossine, furani e PCB sono stabili o in diminuzione.

Linea monitoraggi ambientali indoor: le rilevazioni all’interno dell’impianto hanno mostrato, nella maggior parte dei locali, presenza di metalli con valori inferiori ai limiti misurabili dagli strumenti, confermando l’assenza di un’esposizione professionale a questi inquinanti.

Grazie ad alcune migliorie, anche le concentrazioni degli IPA, inizialmente più elevate in alcune aree dell’impianto, si sono ridotte dopo tre anni di funzionamento.

Nella seconda fase progettuale SPoTT2, a partire dal 2022, sono proseguiti i monitoraggi nei punti individuati nel corso della prima fase; in particolare, sono state introdotte alcune modifiche nei punti di campionamento, legate a diverse condizioni operative dell’impianto. Le postazioni sottoposte a monitoraggio sono principalmente due tipologie: alcune caratterizzate dalla presenza di personale in modo continuativo, altre in cui vi è presenza di possibili contaminanti, ma che non costituiscono postazioni fisse di lavoro. In ognuna delle postazioni citate sono stati eseguiti monitoraggi annuali di diversi inquinanti:

  • Polveri inalabili
  • Metalli (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, manganese, nichel, piombo, rame, selenio, vanadio, zinco)
  • Sostanze organiche volatili (idrocarburi alifatici e aromatici, sostanze alogenate)
  • Aldeidi
  • Ammoniaca
  • Acido solfidrico

Inoltre, nelle sole postazioni di scarico scorie e scarico ceneri, sono stati eseguiti monitoraggi di idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani.
Negli anni 2021 e 2022 sono stati, inoltre, introdotti monitoraggi di agenti biologici aerodispersi, ritenendo utile valutare la possibile esposizione dei lavoratori a batteri, muffe e lieviti, in particolare nelle postazioni dove è presente un rischio di contatto diretto con i rifiuti (avanfossa) e dove la contaminazione può essere dovuta ad abiti da lavoro sporchi (spogliatoio ditte esterne, spogliatoio dipendenti TRM).

Linea breve termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a breve termine sulla salute della popolazione residente delle emissioni del termovalorizzatore

Obiettivo di tale linea di studio è quello di ottenere una stima dell’andamento del rischio a breve termine nei soggetti potenzialmente più interessati dall’esposizione all’impianto di termovalorizzazione. 

Sono stati seguiti diversi approcci per la valutazione degli effetti sulla popolazione, analizzando come determinanti di esposizione le variazioni giornaliere di emissioni a camino – flussi oggetto del Sistema di Monitoraggio delle Emissioni del termovalorizzatore – e le centraline di monitoraggio di qualità dell’aria nella zona interessata e come esiti sanitari gli accessi al pronto soccorso ed i ricoveri ospedalieri.

Le analisi degli effetti a breve termine già effettuate negli anni passati sono state aggiornate alle annualità più recenti fino al 2019, anno precedente alla pandemia COVID-19. Tutti i risultati confermano quanto già emerso in passato. 

In particolare, sono stati analizzati i tassi di accesso al pronto soccorso nei 27 mesi antecedenti alla messa in funzione dell’impianto ed in analoghi periodi temporali successivi considerando i dati sanitari fino al 31/12/2019. 

I quattro periodi considerati corrispondono a:

  • T0: 01.02.2011-30.04.2013 (periodo ex ante l’attività dell’impianto);
  • T1: 01.09.2013-30.11.2015 (periodo ex post l’attività dell’impianto già valutato nel precedente report);
  • T2: 01.12.2015 -28.02.2018;
  • T3: 01.09.2017-30.11.2019.

È stato effettuato il confronto dei tassi di accesso al pronto soccorso tra la popolazione residente nell’area di ricaduta dell’impianto e la popolazione di controllo, esterna all’area, selezionata in modo da comprendere una parte del territorio comunale di Torino ed una parte della cintura metropolitana torinese. 

I risultati indicano nel periodo successivo all’accensione dell’impianto, un aumento generalizzato degli accessi al Pronto Soccorso per le cause analizzate, sia nella popolazione dei residenti nei pressi del termovalorizzatore sia tra i residenti nell’area “di controllo", ovvero non interessata dalle emissioni dell’impianto.

Confronto tra i tassi di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie tra T2 e T0 (blu) e tra T3 e T0 (rosso). I valori sopra uno indicano un aumento dei tassi rispetto al T0, che risulta significativo (tutta la barra al di sopra di uno) per tutti gli abitanti della città di Torino, sia esposti che non esposti. L'intervallo di confidenza riportato è al 95% - Fonte SPoTT, Elaborazione Arpa Piemonte

È stata, inoltre, approfonditamente indagata la relazione tra i picchi emissivi rilevati a camino di alcuni inquinanti e metalli e gli accessi al Pronto Soccorso nei 5 giorni successivi, nella popolazione residente nell’area di massima ricaduta.

Tale approccio ha evidenziato solo in pochissimi casi un valore anomalo di accessi al Pronto Soccorso, indicando una relazione casuale con le emissioni dell’impianto.

Complessivamente quindi non sono stati messi in luce aumenti sistematici di ricorso al pronto soccorso delle strutture sanitarie considerate in relazione ai picchi emissivi.

Infine, è stata analizzata la presenza di variazioni negli accessi al Pronto Soccorso e nei ricoveri ospedalieri prima e dopo l’avvio dell’impianto, nella popolazione residente nell’area di ricaduta e nell’area di controllo, con analisi di serie temporali in relazione all’andamento quotidiano delle concentrazioni di biossido di azoto - NO2. 

L’analisi non ha messo in luce incrementi significativi del rischio a breve termine di ricoveri e/o di accessi al Pronto Soccorso nella popolazione più esposta anche per quanto riguarda l’andamento quotidiano delle concentrazioni di PM2.5 e PM10 nel periodo dopo l’avvio dell’impianto.

In conclusione, tutte le analisi effettuate non evidenziano alcun effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, permettendo, anche a distanza di anni, di confermare i risultati già evidenziati nei precedenti rapporti.  

Per ogni periodo, percentuali di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie in riferimento ad incrementi di 10 µg/m3 di PM10. Per ogni stima è riportato l'intervallo di confidenza al 95%. Valori sopra lo zero indicano un effetto dell'inquinante in associazione all'esito considerato. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti. Tale risultato suggerisce l’assenza di tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore, che si vedrebbe in caso di stime più alte per gli esposti. Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte
Per ogni periodo, percentuali di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie in riferimento ad incrementi di 10 µg/m3 di PM2.5. Per ogni stima è riportato l'intervallo di confidenza al 95%. Valori sopra lo zero indicano un effetto dell'inquinante in associazione all'esito considerato. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti. Tale risultato suggerisce l’assenza di tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore, che si vedrebbe in caso di stime più alte per gli esposti. Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte

Linea lungo termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a lungo termine delle emissioni del termovalorizzatore sulla salute della popolazione residente

 
È stato realizzato uno studio di coorte al fine di ottenere una stima del rischio di incorrere in eventi sanitari (ricoveri ed esiti avversi alla gravidanza), a medio/lungo termine per i soggetti potenzialmente più interessati alle emissioni dell’impianto. 

In analogia con le altre linee del progetto, sono stati considerati i residenti di alcuni comuni limitrofi afferenti all’ASL TO3 (Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta e Rivoli) interessati dalle ricadute delle emissioni e i residenti in alcune aree della parte sud della città di Torino, come popolazione di confronto non esposta alle emissioni del termovalorizzatore ma con livelli di inquinamento ambientale simili.

Lo studio ha compreso soggetti con 35 o più anni che risultano residenti nei comuni interessati alla sorveglianza nel periodo di osservazione dal 01/01/2014 al 31/12/2019. Per quanto riguarda l’analisi dei ricoveri sono state prese in esame le diagnosi di diabete e i grandi gruppi di malattie cardiovascolari e malattie dell’apparato respiratorio. Nelle analisi finora effettuate non sembrano evidenziarsi rischi che possano essere attribuiti all’impianto. 

Per quanto riguarda gli eventi avversi della gravidanza sono stati analizzati i casi di aborto spontaneo, il numero di parti gemellari, il numero di nati pretermine, i piccoli per età gestazionale (ossia di peso in grammi inferiore o uguale al 10° percentile previsto per la settimana di gravidanza alla nascita ed il sesso del neonato), i nati con basso peso ed il rapporto tra maschi e femmine. 

Si può concludere che le analisi non evidenziano effetti rilevanti a medio/lungo termine, né sui ricoveri ospedalieri per le cause analizzate, né sugli esiti avversi della gravidanza presi in considerazione. 

Aggiornamento sull’avanzamento del Programma SPoTT

Tutti i risultati del Programma SPoTT, inclusi quelli effettuati su lavoratori dell’impianto e allevatori, sono dettagliati all’interno di singoli Report e riassunti nel documento conclusivo.

E’ in fase di preparazione la campagna di biomonitoraggio per il 2024, che verrà effettuata su un campione della popolazione residente e sugli allevatori con aziende nella zona di ricaduta delle emissioni dell’impianto.

Sono state effettuate le simulazioni modellistiche per stimare il contributo dell’impianto agli inquinanti primari e secondari con il modello FARM sull’anno 2019.

Proseguono i campionamenti negli ambienti di lavoro.

L’IZS effettuerà un nuovo campionamento su uova e fieni in concomitanza con la campagna di biomonitoraggio.

Inoltre, a ciascun allevatore delle aziende in studio è stato consegnato un documento di buone pratiche zootecniche (“Prevenzione della contaminazione da diossine e PCB in allevamento”), precedentemente sviluppato da parte dell’Istituto Zooprofilattico in collaborazione con la ASL TO3 per la Regione Piemonte e inteso a fornire informazioni e a prevenire o ridurre l’esposizione a sorgenti di microinquinanti.

Prosegue il campionamento mensile e le relative analisi delle deposizioni di mercurio.
 

Informazioni e risorse aggiuntive

Programma SPoTT https://www.spott.dors.it/

Monitoraggio epidemiologico degli effetti sulla salute del termovalorizzatore di Torino Report n° 17 https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2024/02/R17_breve_termine.pdf

I risultati del Programma SPOTT a tre anni dall’avvio dell’impianto https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2021/05/Report_fiale_Spott1.pdf

 

Gli effetti sulla salute dell'inquinamento atmosferico

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2024

La vasta e solida letteratura epidemiologica disponibile sull’argomento consente un giudizio fondato sugli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico.
Sebbene i meccanismi fisiopatologici attraverso cui gli inquinanti esercitano effetti negativi sulla salute umana presentino ancora alcuni punti da chiarire, è ormai consolidata l’evidenza che l’esposizione all’inquinamento atmosferico abbia effetti gravi. 
La maggior parte dei cittadini europei vive ancora in condizioni molto lontane da quelle ottimali che permettano di non superare i valori limite indicati nelle linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità del 2021.

Valori limite OMS
Inquinante Riferimento temporale OMS 2021 OMS 2005 Limiti vigenti in Italia
PM 2,5 Annuale 5 10 25
PM 2,5 24 ore 15 25 -
PM 10 Annuale 15 20 40
PM 10 24 ore 45 50 50
Ozono Picco stagionale 60 - -
Ozono 8 ore 100 100 -
Biossido d'azoto Annuale 10 40 40
Biossido d'azoto 24 ore 25 - -
Valori limite indicati dalle Linee Guida dell'Organizzazione della Sanità nel 2021, confrontati con gli analoghi delle Linee Guida 2005 e i valori vigenti in Italia a seguito del D.Lgs. 155/2010.

Gli studi epidemiologici presentano due approcci principali:

  • Effetti a breve termine osservabili a pochi giorni di distanza dai picchi di esposizione
  • Effetti a lungo termine osservabili dopo esposizioni di lunga durata e a distanza di tempo (anni)

Gli effetti a breve termine vengono generalmente valutati osservando le fluttuazioni dello stato di salute della popolazione sia con co-morbilità che senza, durante i “picchi” di inquinamento, come si verificano ad esempio annualmente durante la stagione calda: in questo frangente si assiste ad un aumento della mortalità per cause cardiache e respiratorie.

Gli effetti a lungo termine vengono invece studiati attraverso studi di coortee: osservando lo stato di salute di soggetti appartenenti a popolazioni che vivono in contesti diversi per esposizione ambientale, valutando, ove possibile, quei fattori di rischio individuale che possono alterare, tecnicamente confondere, la relazione tra inquinanti atmosferici ed esiti di salute, come il fumo di tabacco e l’esposizione lavorativa. I soggetti selezionati – più propriamente arruolati – vengono poi seguiti nel tempo con l’obiettivo di valutare l’insorgenza temporale, detta anche occorrenza, di morbosità e mortalità tra le diverse coorti.

Le sostanze principali che si ritiene siano principalmente coinvolte oggi negli effetti sulla salute sono: il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3).
 

Il particolato (PM)

Il particolato si distingue in base alla sua dimensione, e quindi alla sua capacità di entrare nelle vie aeree superiori, intermedie e inferiori dell’uomo attraverso l’inalazione di aria inquinata. In particolare, le particelle di dimensioni maggiori di 10 µm raramente raggiungono il tratto respiratorio intermedio, coinvolgendo prevalentemente naso e faringe: in questo tratto provocano broncospasmo, iperreattività bronchiale con produzione di muco, con conseguenze particolarmente severe soprattutto in pazienti con BPCO, enfisema o asma allergico preesistente.

Le particelle con un diametro inferiore ai 5-6 µm possono, invece, depositarsi nei tratti più distali, cioè nei bronchioli e negli alveoli e causare infiammazione, broncocostrizione e fibrosi, con peggioramento importante della funzionalità respiratoria. Il particolato atmosferico, quindi, può essere ritenuto ad oggi l’inquinante che più coerentemente si associa con gli esiti sulla salute, specialmente quando è misurato in termini di particelle inalabili (PM10) o respirabili (PM2.5); sempre più rilevanza assume il monitoraggio del particolato ultrafine (PM0.1) e lo studio delle componenti del particolato per cercare di stimarne composizione e la tossicità. 

L’indicatore maggiormente utilizzato negli ultimi anni è stato il PM2.5, corrispondente alle particelle di diametro aerodinamico medio pari a 2.5 micron o inferiori.
La esposizione al particolato è massiva: oltre l'80% della popolazione nella Regione Europea dell'OMS (compresa l'Unione Europea, UE) vive in città con livelli di PM ben al di sopra di quelli indicati come accettabili dalle linee guida OMS sulla qualità dell'aria, che affermano esplicitamente che "le emissioni di inquinanti atmosferici nocivi dovrebbero essere evitati, prevenuti e ridotti nella maggior misura possibile".

Nell’ultimo decennio è stato osservato tuttavia una tendenza in costante calo per quanto riguarda le concentrazioni medie di particolato nei paesi nell'UE, anche se l'inquinamento da PM continua a rappresentare un problema gravoso per la salute umana, riducendo l'aspettativa di vita di quasi 9 mesi (in media) in Europa.

Le stime di rischio disponibili riportano che, per ogni incremento di 10 g/m3 della concentrazione di PM2.5 a breve termine, si ha un aumento della mortalità compreso tra 0.3-0.5% nel giro di pochi giorni successivi ad incrementi di breve durata e del 6%-7% nell’arco di 10-15 anni in presenza di incrementi di lunga durata (WHO global air quality guidelines).

Per quanto riguarda le stime di impatto su scala nazionale, nel nostro paese il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico 
Tra le cause di morte in eccesso rientrano parte delle patologie cardiovascolari, respiratorie e tumorali, in primis il tumore del polmone. 

La presenza di molti cancerogeni nel particolato, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), metalli pesanti, quali cromo, arsenico, nichel, e fibre di amianto, rafforza la tesi della sua effettiva cancerogenicità in particolare per il polmone come organo bersaglio. 
Evidenze epidemiologiche robuste indicano quindi effetti dannosi per l’apparato respiratorio dovuti ad esposizione ad inquinanti atmosferici, anche per valori ambientali inferiori a quelli consentiti dagli standard internazionali.

Principali effetti del particolato sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena
I gas: biossido di azoto (NO2) e ozono (O3)

Il biossido di azoto (NO2), agisce prevalentemente sulle vie aeree inferiori: sebbene i meccanismi biochimici mediante i quali esercita i suoi effetti dannosi non siano del tutto chiariti, è ormai noto che induce grave danno alle membrane cellulari attraverso reazioni di ossidoriduzione. 

In seguito all’esposizione a NO2 si osserva un aumento dell’incidenza delle malattie polmonari, come ad esempio una riduzione della funzionalità respiratoria, broncospasmo ed aumento della suscettibilità alle infezioni sia batteriche che virali.

L’ozono (O3) colpisce il tratto intermedio dell’albero bronchiale, danneggiando le membrane degli organuli cellulari, le cellule e i tessuti. Gli effetti acuti riguardano principalmente secchezza e irritazione di gola e naso con aumento della produzione di muco e della reattività bronchiale, tosse, faringiti e laringiti. L’esposizione prolungata può altresì causare fibrosi polmonare, severo peggioramento della funzionalità respiratoria ed effetti sul sistema endocrino.

Gli effetti dei gas inquinanti sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena
I casi evitabili, le misure di salute e le procedure di calcolo

La principale misura utilizzata in epidemiologia ambientale per effettuare una stima di impatto dell’inquinamento dell’aria sulla salute umana è data dal calcolo dei casi evitabili attribuibili ad una data esposizione ambientale mitigabile o rimuovibile.

Il presupposto per condurre un’analisi di impatto risiede nel poter considerare l’associazione tra determinante ed effetti avversi per la salute di natura causale. Quindi, per calcolare l’impatto è necessario conoscere:

  • il livello di esposizione di cui si vuole valutare l’impatto, ad esempio la concentrazione dell’inquinante per l’unità statistica/amministrativa in studio;
  • la composizione della popolazione oggetto della indagine, ad esempio il numero di soggetti residenti o, per studi specifici, la distribuzione per genere e per fascia di età;
  • il profilo di salute di tale popolazione al baseline, ad esempio i tassi grezzi di mortalità/morbosità delle patologie per le quali si vuole ottenere il calcolo dei casi attesi;
  • le funzioni di rischio o funzioni concentrazione-risposta, ad esempio rischi relativi per gli esiti di cui si vuole valutare la quota evitabile, es. tumore del polmone per gli effetti a lungo termine;
  • la soglia/e per la quale si presuppone una assenza di effetto, ad esempio è possibile utilizzare valori osservati nella distribuzione dei valori in studio oppure limiti imposti da Direttive, Leggi, al di sopra dei quali si presuppone l’esistenza di rischi per la salute.

La stima può riguardare i casi attesi a breve termine o per esposizioni di lunga durata, considerando anche la latenza delle patologie. Inoltre, possono essere esaminate condizioni espositive passate, in atto o prevedibili (scenari) partendo dai dati del presente. I casi di decesso sono spesso definiti come decessi prematuri.

Il confronto di stime provenienti da ricercatori o gruppi di lavoro differenti può essere quindi fuorviante, così come risulta problematica la comprensione di informazioni caratterizzate da brevità e perentorietà.

E’ importante sottolineare che ogni stima di questo tipo andrebbe accompagnata da informazioni relative alle incertezze incontrate nel calcolo, o nella stima dei casi attesi, facendo riferimento, ad esempio, ad intervalli di confidenza o di credibilità. È più corretto commentare queste informazioni alla luce di un intervallo atteso o di una percentuale attesa (decessi attesi annui/tutti i decessi) per poter disporre di una quantificazione di minima, piuttosto che affidare la comunicazione a numeri puri.

In passato la metodologia di calcolo è stata adottata per il progetto CCM VIIAS, unitamente ai risultati del progetto LIFE MED HISS, che sono aggiornabili e contestualizzati al territorio regionale grazie alla disponibilità di flussi sanitari correnti, fornendo ad oggi le basi per una proficua integrazione tra le componenti ambientali e sanitarie. Entrambi i progetti sono stati illustrati nella Relazione Stato Ambiente 2017.

Attualmente la procedura descritta è implementata per valutare il carico di malattia attribuibile a scenari di inquinamento futuri, partendo dalle concentrazioni attuali e passate registrate in Regione Piemonte. I risultati di tale procedura, riferiti a diversi scenari considerati, saranno riportati Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) della Regione Piemonte, in via di stesura ed approvazione.

Nuovi studi sulla tossicità del particolato

Gli effetti a breve termine del particolato atmosferico sulla mortalità sono stati studiati in diverse parti del mondo e le Nuove Linee Guida per la qualità dell’aria, aggiornate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno accolto le evidenze degli studi fatti a varie concentrazioni del particolato e di altri inquinanti sulla salute umana. 

È in corso uno studio per proporre l’utilizzo di una metrica più fine, investigando se il conteggio del numero di particelle suddivise per dimensioni possa essere un indicatore valido per lo studio degli effetti sulla salute e quali componenti del particolato possano incidere maggiormente sulla mortalità per cause naturali. 

Arpa Piemonte sta portando avanti degli studi pilota utilizzando i dati derivanti dal monitoraggio nella città di Torino nell’ambito del progetto Life Prepair che include tutto il bacino del Po. I primi risultati sono stati presentati al convegno RespiraMI, tenutosi a Milano il 01/03/2024. 

In particolare, sono stati osservati effetti sulla mortalità per cause naturali associati a K+, Ca, Zn, Pb, OC, EC, NO3-, NH4+, K+, Ca2+ e Levoglucosano. 

L’incremento numerico associato a certe frazioni del particolato sembra essere un indicatore utile per la valutazione dell’associazione con effetti dannosi per la salute umana. Inoltre, i prodotti della combustione mostrano una chiara associazione con la mortalità per cause naturali.

Progetto Rete Italiana Ambiente e Salute

Il progetto RIAS (Rete Italiana Ambiente e Salute), finanziato dal Ministero della Salute tramite il CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha proseguito l’esperienza maturata dal progetto CCM Epiambnet in Italia sui temi dell'epidemiologia ambientale.

Finalità principale del progetto CCM RIAS è stata quella di rendere operative le indicazioni della Task Force del Ministero della Salute su Ambiente e Salute attraverso la messa a punto di processi intersettoriali più ampi che garantiscano l'integrazione operativa tra Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) sui temi ambiente e salute.

Per approfondimenti si può consultare la presentazione esaustiva del progetto, terminato nel 2022. Il progetto, che ha coinvolto anche Arpa Piemonte, è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio, ASL ROMA1 con la partecipazione di 13 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Marche, Toscana, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia) coinvolgendo inoltre il Gruppo di coordinamento interregionale in rappresentanza delle rimanenti regioni. Rafforzano la rete le attività di molteplici enti quali ISS, CNR, SNPA, SSN (ASSL Cagliari, AUSR Marche), ARESS Puglia, CPO Piemonte, e delle Università di Roma, Pisa, Firenze e Napoli.

Sul sito del progetto RIAS è possibile reperire informazioni sulle attività. 
 

Domande e risposte sul tema della qualità dell'aria

La qualità dell’aria che respiriamo può avere ripercussioni negative sulla nostra salute. Partendo da un percorso di condivisione delle conoscenze scientifiche, Arpa Piemonte, l'ASL Città di Torino e il Comune di Torino hanno raccolto alcune raccomandazioni rivolte ai cittadini nella pubblicazione Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria.

Il documento, che racchiude in un libretto illustrato le FAQ dei cittadini, affianca alla presentazione di alcune iniziative intraprese dalle amministrazioni pubbliche, tra le quali l'Accordo di bacino padano per il miglioramento della qualità dell’aria, le informazioni sulla salute, intendendo percorrere la strada della consapevolezza che deve accompagnare atteggiamenti e comportamenti quotidiani a tutela della salute e dell’ambiente.

Informazioni e risorse aggiuntive

WHO global air quality guidelines: particulate matter (‎PM2.5 and PM10)‎, ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide https://iris.who.int/handle/10665/345329

Health impacts of air pollution in Europe, 2021 European Environment Agency https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2021/health-impacts-of-air-pollution

Review of evidence on health aspects of air pollution - REVIHAAP https://iris.who.int/handle/10665/341712

Health Risks of Air Pollution in Europe - HRAPIE https://www.who.int/europe/publications/i/item/WHO-EURO-2013-6696-46462-67326

Progetto Lifeprepair https://www.lifeprepair.eu/

Convegno RespiraMi 2024   Associazione Italiana di Epidemiologia https://www.epidemiologia.it/notizie/respirami-2024

Viias: l'inquinamento in Italia attraverso i dati https://www.viias.it/pagine/impatto-sulla-salute

Pogetto RIAS https://rias.epiprev.it/

CCM - Network https://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/7#

Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria http://www.comune.torino.it/emergenzaambientale/documenti/2019-20/faq_aria.pdf

Accordo di bacino padano per il miglioramento della qualità dell’aria https://www.mase.gov.it/sites/default/files/accordo_bacino_padano.pdf

Salute e Aria

Tema
Tipo
Paragrafi

La relazione tra ambiente di vita e salute umana è oggetto di studi scientifici che hanno dimostrato che l’ambiente di vita è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle popolazioni tanto che una specifica sezione del Piano Nazionale della Prevenzione Piano nazionale della prevenzione 2020 - 2025 ha per oggetto la relazione tra ambiente, clima e salute.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che nelle regioni europee l’ambiente di vita possa essere responsabile di circa il 20% della mortalità.

Le indagini sempre più approfondite sulla stretta relazione tra ambiente e salute umana hanno determinato lo sviluppo di un approccio integrato che consideri non solo gli impatti dell’ambiente sulla salute dell’uomo ma anche sulla salute degli animali che condividono con l’uomo l’ambiente. La salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono, quindi, considerati elementi interconnessi indissolubilmente secondo l'approccio One Health

Seguendo questo approccio la valutazione dell’impatto dei determinanti ambientali sulla salute può essere studiato in due modi diversi:

  • valutazione degli impatti diretti dell’ambiente sulla salute umana, quali quelli provocati dall’inquinamento atmosferico, dai pollini e dalle ondate di calore;
  • valutazione degli impatti indiretti come gli effetti sulle malattie trasmissibili da vettori animali sulla cui presenza il fattore ambientale agisce, invece, direttamente.
     
Anno
2024

Il radon

Anno
2024

La protezione della salute umana nel lungo termine da livelli di rischio di esposizione a radiazioni ionizzanti che non possono essere trascurati dal punto di vista della radioprotezione in relazione all'ambiente è uno degli obiettivi delle norme della Unione Europea. In particolare, è rilevante la protezione dall'esposizione dei lavoratori o di individui della popolazione al radon in ambienti chiusi. 

Il radon è un gas radioattivo naturale che ha origine principalmente nel suolo dal decadimento del radio presente nelle rocce e nel terreno. Per la sua natura e le sue proprietà chimico-fisiche entra facilmente negli ambienti confinati come abitazioni, luoghi di lavoro e scuole. Costituisce un pericolo per la salute perché può causare il tumore polmonare. 

Ad oggi Arpa Piemonte raccoglie misure di concentrazione annuale in scuole e abitazioni distribuite sui comuni piemontesi. La mole di dati in continuo aumento permette una sempre migliore caratterizzazione della presenza di radon sul territorio regionale. 

Per ogni Comune della Regione viene infatti stimata la distribuzione del radon tramite un approccio che unisce le conoscenze radio-geolitologiche del territorio alle misure sperimentali.

L’attuale valore medio piemontese complessivo stimato a livello residenziale è pari a 71,4 Bq/m3. Tale valore va però continuamente aggiornato e ricalcolato per il progressivo miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, perseguito ed attuato un po’ ovunque in questi anni, che riduce il ricambio d’aria nelle abitazioni e quindi favorisce l’accumulo di radon negli ambienti confinati.

Catena di decadimento dell'Uranio 238 - Fonte Istituto Superiore di Sanità

Per conoscere il valore medio di radon nei comuni piemontesi e visionare la nuova mappa interattiva aggiornata della concentrazione radon in aria al piano terra nelle abitazioni del territorio piemontese, è possibile consultare il geoportale di Arpa Piemonte, digitare "radon" nell'apposito campo di ricerca: è possibile quindi selezionare o la mappa delle medie al piano terra o la mappa delle aree prioritarie o la classificazione Urban Ealth.

La conoscenza della distribuzione del radon è particolarmente importante per gli aspetti legati alla pianificazione urbanistica del territorio regionale e per tutto ciò che attiene alla progettazione e costruzione di nuovi edifici o alla ristrutturazione di edifici esistenti. 

Una prevenzione mirata a limitare l’ingresso del radon nelle abitazioni e a garantire un determinato ricambio d’aria rappresenta, infatti, un valido strumento per ridurre l’esposizione media della popolazione a questo pericoloso inquinante. 

Per questo l’attuale normativa prevede anche l’individuazione di aree prioritarie cioè di quelle zone abitate in cui è necessario concentrare e intensificare le misure e le politiche rivolte alla riduzione del radon.

Nel 2022 la Regione Piemonte, con la Delibera della Giunta Regionale, ha individuato dette aree prioritarie.

In tali aree definite a “rischio radon” l’obbligo della misura di prevenzione si estende anche ai piani seminterrati e piani terra.

Informazioni e risorse aggiuntive

Radon sul Geoportale di Arpa Piemonte https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/?pg=mappa&ids=2d2fb8900b6b4e9ba536c6bc4123d844

In questo sito Dose efficace indicativa dovuta al consumo di acqua

Radon Istituto Superiore di Sanità https://radon.iss.it/2019/09/03/faq/

Deliberazione della Giunta Regionale 25 novembre 2022, n. 61-6054 L.r. 5/2010. Individuazione, ai sensi dell’art.11, comma 3, del D.lgs. 101/2020, delle “aree prioritarie”, gia' "zone ad elevata probabilita' di alte concentrazioni di attivita' di radon", ai sensi dell’art.10 sexies del D.lgs. 230/1995 e disposizioni attuative del Piano regionale di Prevenzione 2020-2025, di cui alla d.g.r. 16-4469 del 29.12.2021. http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2023/02/attach/dgr_06054_1050_25112022.pdf
 

Dose gamma in aria

Anno
2024

La dose gamma in aria è una grandezza che descrive la quantità di energia rilasciata dai raggi gamma nell’unità di massa d'aria.

La radioattività naturale contenuta nella crosta terrestre determina, unitamente ai raggi cosmici, un irraggiamento gamma a cui tutti gli esseri viventi sono continuamente sottoposti.

Normalmente la dose gamma in aria viene misurata in termini di rateo di dose gamma, cioè la dose riferita all’unità di tempo espressa in μSv/h (microSievert all’ora). 

La dose gamma in aria non presenta cambiamenti sostanziali da un anno all’altro, a meno di importanti eventi catastrofici del tipo di gravi incidenti nucleari o radiologici. 

Nel corso del 2023 non ci sono state quindi novità nei valori riscontrati rispetto agli anni precedenti.

È possibile calcolare la distribuzione sul territorio della dose gamma in aria sommando il contributo della radioattività naturale presente nel suolo, condizionata dal tipo di litologia presente nel sottosuolo, e il contributo dei raggi cosmici, condizionato dalla quota.

Dose gamma in aria dovuta all’irraggiamento dei radionuclidi naturali contenuti nel suolo e all’irraggiamento dei raggi cosmici - Fonte Arpa Piemonte

In caso di incidenti nucleari la radioattività dispersa in aria può però creare un aumento dei livelli naturali di dose gamma. 

Per questo motivo sono istituite delle reti di monitoraggio in continuo dei valori della dose gamma in aria. 

In Piemonte esiste una rete di questo tipo gestita da Arpa Piemonte

Le misure puntuali di dose gamma effettuate dalle centraline, confermano i dati ottenuti dal modello che fornisce un valore medio considerando la radioattività nel suolo e l’altitudine del punto calcolato in assenza di incidenti.

Informazioni e risorse aggiuntive

Sievert - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Sievert

Dosimetria - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Dosimetria

Radiazioni ionizzanti, fattore per l'aria

Tema
Tipo
Paragrafi

In atmosfera è riscontrabile attività radiogena causata dagli elementi naturalmente radioattivi presenti nel sottosuolo o da attività umane, principalmente incidenti che hanno portato al rilascio di radionuclidi in atmosfera.

Le emissioni del gas radioattivo radon dal sottosuolo costituiscono un fattore di pressione ambientale localmente rilevante.

Informazioni e risorse aggiuntive

Rapporti sulla radioattività ambientale di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/radioattivita/reti-monitoraggio/documentazione

Anno
2024