Effetti al suolo a seguito di eventi nel 2024

Anno
2025
Effetti al suolo delle Nevicate de 2-4 e 9-11 marzo 2024 e delle Precipitazione intense Pasqua 2024
 

Questi eventi hanno determinato effetti al suolo principalmente caratterizzati da attività valanghiva spontanea, descritta nel capitolo dedicato.

Effetti al suolo dell'evento di giugno 2024

Dopo una primavera eccezionalmente carica di neve, a fine giugno 2024 una circolazione depressionaria in arrivo dalla penisola iberica ha eroso il bordo occidentale di un promontorio di alta pressione nordafricana che si estendeva su tutta la penisola italiana. L’evoluzione a scala sinottica ha determinato un marcato aumento dell’instabilità atmosferica a partire dalle ore centrali del 29 giugno, con innesco di rovesci e temporali intensi che si sono generati per più ore sulle medesime zone, con picchi di precipitazione tra le valli di Lanzo, Orco, di Cogne e poi  Valtournenche, Valle Anzasca, alta Ossola e le vallate di confine in territorio svizzero. 

In particolare, a Macugnaga (VB), gran parte degli abitati di Staffa e Pecetto è stata sommersa da detriti e fango a causa dell'esondazione del rio Tambach. L'evento ha coinvolto numerose abitazioni, attività commerciali, negozi e strutture ricettive, causando danni anche ai sottoservizi e lasciando molte zone senza acqua potabile, luce e gas. Il fenomeno è dettagliatamente descritto nella scheda SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte.

Sempre a Macugnaga una trentina di turisti sono rimasti bloccati nei rifugi ai piedi del Monte Rosa a causa dell'uscita dall'alveo del fiume Anza in più punti nella zona dell'alpe Burki.  Per una descrizione approfondita degli effetti al suolo si veda la relazione di evento pubblicata da Arpa Piemonte. 

Vista dall'alto del centro di Macugnaga, gravemente colpito dal trasporto solido del rio Tambach. Il cerchio evidenzia il punto in cui è avvenuta l'ostruzione dell'alveo, mentre in rosso è indicato il percorso seguito temporaneamente dalla piena

Le piogge sono state particolarmente intense in alta quota, interessando diffusamente il bacino glacializzato del Belvedere, come descritto nel capitolo dedicato all'evoluzione dell'ambiente glaciale

Effetti al suolo dell'evento di settembre 2024 

A inizio settembre 2024, una circolazione depressionaria centrata sulle isole britanniche si è mossa verso sud facendo il suo ingresso sul Mediterraneo occidentale, convogliando flussi umidi dai quadranti meridionali verso il nord-ovest italiano. Questa configurazione sinottica ha determinato l’attivazione di rovesci e temporali sparsi sulle zone montane piemontesi che si sono progressivamente estesi al resto della regione. Nella notte tra il 4 e il 5 settembre, le correnti, di scirocco in quota e da est-sudest negli strati medio-bassi dell’atmosfera, hanno subito un deciso rinforzo e, interagendo con l’orografia piemontese, hanno causato rovesci temporaleschi localmente molto forti e stazionari. Le precipitazioni più abbondanti si sono verificate nel torinese, con valori cumulati superiori a 200 mm nelle Valli di Lanzo e in Val Chisone (alcune stazioni hanno registrato valori massimi con tempi di ritorno superiori a 200 anni). 

La Città Metropolitana di Torino è stata quella più colpita dall’evento: si segnala in particolare la Val Chisone, la Valle di Susa, la Val Cenischia e le Valli di Lanzo. Diffusi dissesti hanno interessato una fascia sud-nord dalla Val Chisone alla Valle Orco con danni alla viabilità e con una persona dispersa, travolta dalla piena del Torrente Orco. In particolare, nel Comune di Mattie, in Valle di Susa, si è verificato un fenomeno di flusso iperconcentrato lungo il torrente Gerardo, che è esondato in più punti, causando inondazioni e la rimozione di due ponti: uno in corrispondenza della borgata Combe e l'altro nella borgata Giordani. Più a valle, l’esondazione del torrente ha interessato anche la strada provinciale 24, nella località Santa Petronilla, nel comune di Bussoleno. Per una descrizione approfondita degli effetti al suolo si veda la relazione di evento pubblicata da Arpa Piemonte e la scheda SiFraP relativa. 

Vista da elicottero della parte alta della frazione Giordani, in centro alla foto le spallette del ponte asportato, subito a valle le erosioni che hanno danneggiato le difese spondali, nella parte alta si riconosce la briglia di quota 710, con un grande blocco depositato sull’orlo.

In linea generale, in tutte le zone interessate dall’evento numerosi torrenti del reticolo secondario sono stati riattivati, già alle alte quote, dalle intense precipitazioni, determinando erosione delle incisioni, con conseguente deposito e sovralluvionamento a valle da parte di materiale lapideo e vegetale. Nelle zone di alta quota, l’evento pluviometrico del 5 settembre 2024 ha prodotto effetti generalizzati nelle aree glacializzate delle Valli di Lanzo e della Valle Orco, dove le piogge hanno interessato gli alti versanti determinando l’attivazione di numerose colate detritiche. In tale contesto alcuni ghiacciai sono stati coinvolti dai processi di instabilità, come descritto nel capitolo dedicato all'evoluzione dell'ambiente glaciale

In Valle Orco, ai piedi del piccolo lembo meridionale Ghiacciaio del Carro Occidentale, una importante colata detritica ha profondamente inciso la morena frontale per una lunghezza di 650 m e una larghezza di 20-30 m; il materiale detritico asportato è stato deposto al piede dei salti rocciosi, in due ampi accumuli, da 2400 metri fino a circa 2150 metri di quota, nei pressi dell’Alpe Mandetta.

Vista panoramica della conca meridionale del ghiacciaio del Carro Occidentale interessata dalla colata detritica del 05/09/2024, dettagli nel testo (foto PNGP, 11 settembre 2024). 1) ghiacciaio; 2) grande incisione prodotta nella morena, tra le quote 2750 m e 2450 m che termina a ridosso di una bancata rocciosa; 3) primo accumulo di colata, al piede del salto roccioso, esteso per circa 19.000 m2 tra le quote 2400 m e 2270 m; non visibile nella foto, un secondo accumulo esteso per circa 36.000 m2 tra le quote 2250 m e 2150 m, è stato messo in posto nei pressi dell’Alpe Mandetta.
Eventi di colata detritica del 30 luglio – 1° agosto 2024 osservati dalla rete di monitoraggio sperimentale del Rio Frejus (Bardonecchia, TO)

A seguito dell’evento di colata detritica del 13 agosto del 2023 avvenuto lungo l’asta del Rio Frejus, che ha causato severi danni alle infrastrutture dell’abitato di Bardonecchia, suscitando grande preoccupazione tra la popolazione, sono state intraprese alcune iniziative di mitigazione da parte di numerosi enti territoriali locali e regionali.

In particolare, ARPA Piemonte ha collaborato in veste di consulente scientifico ad un progetto con lo scopo di realizzare un sistema di monitoraggio sperimentale per le colate detritiche del Rio Frejus.

ARPA Piemonte in collaborazione con il DIATI del Politecnico di Torino ha messo a disposizione le proprie competenze per identificare e caratterizzare le aree sorgenti di sedimento che potenzialmente possono alimentare i fenomeni di colata detritica. Lo studio di caratterizzazione del bacino del Rio Frejus ha messo in evidenza le principali aree di innesco delle colate detritiche all’interno del bacino, definendo il comportamento di tali fenomeni sulla base della lunga serie di eventi storici di colata detritica occorsi tra il 1914 e il 2023.

I risultati di tale studio hanno permesso di ottimizzare la progettazione di un sistema di monitoraggio sperimentale, realizzato all’interno del progetto SAFE (Sistema Avanzato FranE), cofinanziato dall'ecosistema NODES (Nord-Ovest Digitale e Sostenibile) nell'ambito di Spoke 4 "Montagna digitale e sostenibile", con Emisfera Soc. Coop. (partner capofila) e Corintea Soc. Coop. come partner esecutivo.

Il sistema di monitoraggio che è stato realizzato è costituito da diverse tipologie di sensori diversamente distribuiti all’interno del bacino del Rio Frejus. La rete di sensori include tre pluviometri (RM) installati in testata di bacino, rispettivamente a quota 1764 metri s.l.m. (RM1, alla chiusura del sottobacino del Rio Comba Frejus), 2055 metri s.l.m. (RM3, monitoraggio del sottobacino del Rio Merdovine) e 2648 metri s.l.m. (RM2, monitoraggio del sottobacino del Rio Gaudet), in modo da registrare i valori di pioggia responsabili dell’innesco delle colate detritiche. Altri sensori di diversa tipologia sono stati installati più a valle per monitorare la propagazione e l'evoluzione del flusso detritico. In particolare, i sensori sono stati organizzati in cinque stazioni di monitoraggio, di seguito elencate e distribuite come mostrato nella figura seguente:

Stazione 1 (1731 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (alla confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), dotata di un sensore sismico (EQ1) e di un accelerometro (ACM1).

Stazione 2 (1688 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), equipaggiata con un sensore sismico (EQ4), un accelerometro (ACM4) e un misuratore di livello (WLM1).

Stazione 3 (1711 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), equipaggiata con un cavo a strappo (PC1).

Stazione 4 (1680 m s.l.m.): monitoraggio del sottobacino del Rio Gautier (vicino alla confluenza con il canale principale del Rio Frejus), equipaggiata con un sensore sismico (EQ2), un accelerometro (ACM2) e un misuratore di livello (WLM2).

Stazione 5 (1613 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Gautier), equipaggiata con un sensore sismico (EQ3) e un accelerometro (ACM3).

Distribuzione dei sensori per il monitoraggio delle colate detritiche del Rio Frejus, dove GTW1 e GTW2 rappresentano due gateway che garantiscono la trasmissione dei dati senza interruzioni e una comunicazione in tempo reale tra i sensori e il centro di raccolta dati.

I dati raccolti dal sistema di monitoraggio durante l'estate del 2024 hanno documentato una serie di eventi di colata detritica. In particolare, tra il 30 luglio e il 1° agosto diversi temporali hanno interessato il bacino del Rio Frejus causando l’evento di colata detritica più rilevante il 30 luglio, osservato nel centro abitato di Bardonecchia alle 21:10 (ora locale). La colata detritica, di modesta magnitudo, ha provocato lievi danni alle opere idrauliche di recente costruzione.

In questo evento, la cella temporalesca ha attraversato le Alpi Cozie con direzione ovest-est interessando la parte superiore del bacino del Rio Frejus tra le 19:00 e le 21:00 (ora locale). Il temporale ha fatto registrare un massimo di 48,7 millimetri di pioggia alla testa del sottobacino del Rio Merdovine, secondo le osservazioni del radar meteorologico regionale.

La cellula temporalesca ha interessato la testa del bacino del Rio Frejus tra le 19:00 e le 21:00 (ora locale), caratterizzata da un'intensità di 24,4 mm/h, come stimato dal radar meteorologico di ARPA Piemonte. I 48,7 millimetri (cella in rosso scuro sulla mappa) corrispondono alla posizione del valore massimo di pioggia accumulata, dove il principale centro di scroscio ha interessato parte della testata del sottobacino del Rio Merdovine.

Un flusso di fango e detriti è transitato attraverso il conoide alluvionale, su cui è edificato parte dell’abitato di Bardonecchia, tra le 21:30 e le 22:00, depositando materiale nel letto del canale senza esondare.

Il flusso di fango e detriti ha raggiunto Bardonecchia (nell'area di conoide alluvionale) durante l'evento temporalesco del 30 luglio.

Più a monte nel bacino, lungo il canale principale del Rio Frejus il flusso detritico ha causato erosioni spondali e deposizione di detriti grossolani con una frazione fine composta prevalentemente da sedimenti argillosi, siltosi e subordinatamente sabbiosi.

(A) Area di innesco del flusso di detriti alla testa del sottobacino del Rio Merdovine. (B) Tracce del passaggio del flusso detritico appena a monte della confluenza tra il Rio Merdovine e il canale principale del Rio Frejus.

Il 31 luglio 2024, una nuova cella temporalesca ha interessato il bacino del Rio Frejus, innescando un evento di colata detritica molto diluita, transitata lungo il canale del Rio Frejus tra la mezzanotte e l’una del 1° agosto 2024 senza alcun disagio per l’abitato di Bardonecchia. Questo evento è stato caratterizzato infatti da una magnitudo decisamente inferiore rispetto al precedente.
Entrambi gli eventi sono stati registrati dai sensori del sistema di monitoraggio, identificando il sottobacino del Rio Merdovine come area di origine di entrambe le colate detritiche. Infatti, il sensore di livello WLM2, posizionato nel sottobacino del Rio Gautier, non ha riportato variazioni significative. 

Lungo il canale principale del Rio Frejus, il sensore di livello WLM1 ha rilevato variazioni in corrispondenza degli eventi; nei grafici mostrati nelle immagini successive, è infatti possibile osservare l'evoluzione temporale dei fenomeni.

Confronto tra i valori registrati dal pluviometro RM1 e i valori di livello misurati nel canale Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 30 e il 31 luglio.
Confronto tra i valori registrati dal pluviometro RM2 e i valori di livello misurati nel canale Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 31 luglio e il 1° agosto.

Il sensore RM1 ha registrato 15 millimetri di pioggia in meno di 30 minuti (corrispondente ad un’intensità oraria di 30 millimetri) prima dell'osservazione del passaggio del flusso detritico, mentre RM2 ha misurato un valore inferiore, pari a 10 millimetri, nello stesso intervallo temporale, corrispondente a un'intensità oraria di 20 millimetri. Entrambi i valori di intensità oraria registrati dai pluviometri sono confrontabili con le stime del radar meteorologico. Tali intensità hanno raggiunto e superato il valore minimo di soglia per l’attivazione di colate detritiche assegnato al bacino del Rio Frejus, in accordo con la caratterizzazione del bacino del Rio Frejus proposta da ARPA Piemonte.

Analizzando i valori dell'altezza del flusso registrati da WLM1, sono state identificate le caratteristiche dei flussi detritici e delle loro fronti. Nel caso dell'evento del 30 luglio, ad esempio, è stato registrato un aumento di 1,5 metri durante il passaggio della colata alle 21:10. Gli accelerometri contestualmente hanno registrato valori di accelerazione molto elevati, confermando l'alto contenuto energetico del flusso.

Confronto tra i valori registrati dall'accelerometro ACM1 lungo l'asse z e i valori di livello misurati nel canale del Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 30 e il 31 luglio.
Confronto tra i valori registrati dall'accelerometro ACM1 lungo l'asse z e i valori di livello misurati nel canale del Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 31 luglio e il 1° agosto.

Il confronto delle misurazioni provenienti dalle varie stazioni di monitoraggio ha consentito di stimare il tempo di transito del fronte del flusso detritico e di calcolare la sua velocità media, risultata di circa 2,3 m/s nel tratto tra ACM1 e WLM1. La velocità osservata è compatibile con un flusso detritico coesivo, caratterizzato da una reologia visco-plastica, in accordo con la classificazione dei bacini e dei processi che in questi avvengono proposta da ARPA Piemonte.

Grazie alla presenza del sistema di monitoraggio di neo-installazione, è stato possibile ottenere una quantificazione dei parametri che caratterizzano il comportamento delle colate detritiche del Rio Frejus, grazie alla quale sono stati confermati i risultati ottenuti dai lavorio di ricerca precedentemente svolti da ARPA Piemonte e dal Politecnico di Torino finalizzati all’identificazione dei fattori che influenzano l’innesco e il comportamento delle colate detritiche nei piccoli bacini montani delle Alpi occidentali.

La pubblicazione completa delle metodologie impiegate e dei risultati ottenuti è liberamente consultabile.

 

Informazioni e risorse aggiuntive

From Alpine Catchment Classification to Debris Flow Monitoring - Cantonati, F., Lissari, G., Vagnon, F., Paro, L., Magnani, A., Rossato, I., Donati Sarti, G., Barresi, C., & Tiranti, D. (2025). GeoHazards, 6(1), 15. https://doi.org/10.3390/geohazards6010015

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Geologia e nivologia

Pollini e Aria

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Arpa Piemonte, attraverso la struttura semplice Epidemiologia Ambientale, svolge attività di coordinamento della rete di monitoraggio dei pollini allergenici e della pubblicazione settimanale del bollettino pollinico.

A livello nazionale Arpa Piemonte aderisce alla rete POLLnet che è la rete di monitoraggio aerobiologico istituzionale del Sistema delle Agenzie Ambientali, e fa parte del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINAnet). Questa Rete è stata istituita nel 2010 ed è finalizzata:

  • in campo ambientale, ad integrare il monitoraggio della qualità dell'aria,contribuire sia alla stima della biodiversità delle specie vegetali sia alla valutazione di fenomeni legati ai cambiamenti climatici;
  • in campo sanitario, a produrre informazioni di estrema utilità nella diagnostica, nella clinica e nella terapia, contribuendo alla ricerca e alla prevenzione delle patologie allergiche respiratorie.

I pollini sono gli elementi maschili (gametofiti maschili) a cui è affidato il compito di fecondare gli ovuli delle piante superiori (Fanerogame o piante a fiore). 

Le dimensioni dei pollini variano a seconda delle specie di piante, da un minimo di 10 micron come quello delle Urticaceae ad un massimo di 200 micron come quello delle Pinaceae (200 micron equivalgono a 0,2 millimetri).  

Gli allergeni sono contenuti nell'intina, che lo strato più interno della parete del granulo pollinico, e nei granuli di amido.

I fattori che influenzano la presenza di polline in atmosfera sono:

  • le condizioni climatiche del periodo che precede la fioritura perché condizionano la data di inizio del fenomeno;
  • le condizioni meteorologiche (vento, turbolenza dell'aria, pioggia, umidità ed irraggiamento) perché influiscono sulla fluttuazione della concentrazione atmosferica del polline.

L'aerobiologia è un ramo della biologia che si occupa della dispersione, del trasporto e della deposizione di particelle anemofile in atmosfera (particelle viventi e non quali batteri, alghe, funghi, pollini, virus, spore di felci e di muschi, insetti ed altra microfauna, insieme a particelle e gas generati da attività naturali e umane) in modo complementare alle ricerche chimiche e fisiche. L'insieme di queste particelle in sospensione, di varia origine, forma e dimensione, costituiscono l'aerosol atmosferico.

Il contributo che l'aerobiologia può dare, tramite il monitoraggio dei pollini e delle particelle aerodisperse, non è limitato soltanto al campo della medicina ed in particolare dell'allergologia, ma si estende anche ad altri settori quali l'agricoltura, la fitopatologia, la conservazione dei beni culturali, nonché allo studio della biodiversità, del clima e dell'inquinamento atmosferico.

Tuttavia, il suo primo e ancora principale utilizzo è nel campo dell’allergologia al fine di:

  • conoscere la concentrazione di particelle aerodisperse a fini diagnostici e terapeutici;
  • redigere calendari pollinici;
  • sviluppare modelli previsionali di emissione e trasporto dei pollini.
     
Anno
2025
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Gruppo di Redazione

Radon: azioni di prevenzione e risanamento

Anno
2025
Normativa sul Radon

La protezione della popolazione dall’esposizione al radon è stabilita e regolata dalle seguenti norme:

Con l’emanazione del D.Lgs 101/2020, “Attuazione della Direttiva europea 2013/59/Euratom che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i rischi derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti”, è stato fissato un Livello di Riferimento di 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro e le abitazioni. Tale valore rappresenta in termini di media annuale un livello oltre il quale occorre procedere ad interventi di risanamento rivolti a limitare l’ingresso e l’accumulo del radon negli edifici. 

Il Valore di 300 Bq/m3 è definito come un Livello di Riferimento e non come un semplice limite di legge propriamente detto e al di sotto del quale si è giustificati a non intervenire in alcun modo.

In termini di miglioramento della salubrità degli ambienti di vita è invece sempre auspicabile cercare di ridurre la concentrazione di radon a cui si è esposti, anche a valori inferiori a 300 Bq/m3.

Alle regioni il medesimo D.Lgs 101/20 e smi attribuisce lo specifico compito di individuare le aree prioritarie cioè quei territori dove si prevede che la concentrazione media annua superi il livello di riferimento in un numero significativo di edifici. Fino all’adozione di un apposito Piano nazionale d’azione radon, previsto dall’art.10 del suddetto Decreto, per l’individuazione delle aree prioritarie si applica il criterio di cui all’art.11 comma 3, cioè si individuano a “rischio radon” le aree in cui almeno il 15% delle abitazioni al piano terra supera il Livello di Riferimento. In tali aree l’obbligo della misura nei Luoghi di Lavoro si estenderà anche ai piani seminterrati e ai piani terra. Nell’art.19 sono stabiliti, inoltre, gli interventi nelle aree prioritarie relativi al radon nelle abitazioni volti ad incentivare la misurazione del radon, con l’attuazione, dove necessario, degli opportuni interventi di risanamento.

La Legge regionale 5/2010 “Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti” prevede che la Regione si doti di strumenti idonei per l’individuazione, la prevenzione e la riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon e alla radioattività di origine naturale e che competono all’Arpa le attività di controllo ambientale della radioattività di origine naturale.

Deliberazione della Giunta Regionale 25 novembre 2022, n. 61-6054 “L.r. 5/2010. Individuazione, ai sensi dell’art.11, comma 3, del D.lgs. 101/2020, delle “aree prioritarie”, già "zone ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon", ai sensi dell’art.10 sexies del D.lgs. 230/1995 e disposizioni attuative del Piano regionale di Prevenzione 2020-2025, di cui alla d.g.r. 16-4469 del 29.12.2021”.
 

Prevenire è meglio che curare

"Prevenire è meglio che curare" è un vecchio detto più che mai attuale per la problematica del radon negli edifici, specialmente oggi in cui i progetti di ristrutturazione edilizia indirizzati al risparmio energetico producono in generale un minor ricambio d’aria negli ambienti abitati. 

L’efficientamento energetico degli edifici, ad esempio tramite la messa in opera di serramenti a maggior tenuta, può infatti avere come rovescio della medaglia un significativo incremento della concentrazione di radon e di altri inquinanti indoor.

I metodi per prevenire l’accumulo del radon in un’abitazione sono sostanzialmente gli stessi di quelli attuati per risanare situazioni esistenti ma, se realizzati in fase di costruzione, risultano assai meno onerosi.

Di seguito illustriamo brevemente alcuni semplici principi a cui si dovrebbero uniformare i progetti e i regolamenti edilizi per limitare l’accumulo del radon. Tali accorgimenti, se attuati su vasta scala, sono utili a produrre un generale abbassamento dell’esposizione al radon, migliorando così la qualità e la salubrità degli ambienti interni. 

Rimedi passivi di risanamento del radon - Fonte Arpa Piemonte

Agendo sul ricambio d’aria e sui meccanismi di ingresso del radon nelle strutture è possibile ridurre, con relativa facilità, la presenza del radon. 

A seconda dei casi può essere sufficiente aumentare l’aerazione naturale, oppure introdurre una ventilazione forzata, che può essere attuata direttamente nel locale o in un vespaio e nelle intercapedini. In ogni caso è fondamentale predisporre l’aerazione del vespaio in modo che possa eventualmente essere forzatamente aumentato il ricambio d’aria in un secondo tempo.

 È utile inoltre sapere che, spesso, in un locale abitato, è meglio immettere aria priva di radon dall’esterno piuttosto che aspirare l’aria dall’interno. Nel primo caso, infatti, si crea una leggera sovrappressione che ostacola l’ulteriore ingresso di radon dal pavimento e dalle pareti. Nel secondo caso, invece, c’è il rischio di richiamare altro radon dal suolo. Fortunatamente oggi, al riguardo, la tecnica offre scambiatori d’aria a recupero energetico che moderano fortemente la dispersione del calore. 

Un’ulteriore fronte nella lotta al radon è, poi, la continua evoluzione dei materiali edilizi rivolti all’isolamento e separazione dell’edificio dal suolo. 

Rimedi attiivi di risanamento del radon - Fonte Arpa Piemonte

Essi, anche se principalmente orientati all’isolamento termico, possono giocare a favore di una riduzione del radon, creando una barriera al suo passaggio. Occorre, però, assicurarsi che dispongano delle adeguate certificazioni a riguardo e siano poi posati a regola d’arte. 

Nelle situazioni in cui non è facile intervenire internamente all’edificio possono invece essere realizzati all’esterno i così detti “pozzetti radon”: cavità in cui i gas del suolo vengono aspirati (depressurizzazione del suolo) e il radon viene trascinato in esterno prima che possa insinuarsi all’interno dell’abitazione.

Si ricorda infine che nella normativa è stata introdotta la figura professionale dell’esperto in risanamento radon come riferimento per la parte progettuale degli interventi inerenti al radon sulla struttura di un edificio.

Nel 2022 la Regione Piemonte, con la Delibera della Giunta Regionale del 25 novembre 2022 n.61-6054, ha individuato dette aree prioritarie ai sensi dell’art. 11 del D.Lgs. 101/2020.

In tali aree definite a “rischio radon” l’obbligo della misura si estende anche ai piani seminterrati e piani terra. 

Per prevenire l’esposizione al radon negli edifici, Arpa Piemonte è disponibile per verificare l’efficacia delle azioni intraprese negli edifici in cui si è riscontrata un’elevata concentrazione di radon.

Informazioni e risorse aggiuntive

DECRETO LEGISLATIVO 31 luglio 2020, n. 101 Attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom e riordino della normativa di settore in attuazione dell'articolo 20, comma 1, lettera a), della legge 4 ottobre 2019, n. 117 https://www.normattiva.it/eli/id/2020/08/12/20G00121/CONSOLIDATED

Comunicato della Regione Piemonte Individuazione delle aree nelle quali la stima della percentuale di edifici situati al piano terra che superano i 300 Bq/m³ in termini di concentrazione media annua di attività di radon, è superiore al 15% (c.d. «aree prioritarie»). GU Serie Generale n.93 del 20-04-2023 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/04/20/23A02331/sg

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 gennaio 2024. Adozione del piano nazionale d’azione per il radon 2023-2032. GU n.43 del 21 febbraio 2024 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2024/02/21/24A00877/sg

Deliberazione della Giunta Regionale 25 novembre 2022, n. 61-6054 L.r. 5/2010. Individuazione, ai sensi dell’art.11, comma 3, del D.lgs. 101/2020, delle “aree prioritarie”, gia' "zone ad elevata probabilita' di alte concentrazioni di attivita' di radon", ai sensi dell’art.10 sexies del D.lgs. 230/1995 e disposizioni attuative del Piano regionale di Prevenzione 2020-2025, di cui alla d.g.r. 16-4469 del 29.12.2021. http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2023/02/attach/dgr_06054_1050_25112022.pdf

  Geoportale Arpa Piemonte https://geoportale.arpa.piemonte.it

Arpa Piemonte Radon https://www.arpa.piemonte.it/temi/radioattivita-radiazioni-ionizzanti/radon?pid=76

Regione Piemonte Radon https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/radon

Radon - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Radon

Becquerel - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Becquerel

Sievert - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Sievert

Dosimetria - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Dosimetria

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Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Centraline di allerta Geiger - Müller

Anno
2025

Lo scopo della rete di allerta Geiger-Müller è di ottenere in tempo reale un dato sui livelli di radioattività in atmosfera, con particolare riguardo ai possibili rilasci provenienti dagli impianti nucleari transfrontalieri. 

I 29 sensori costituenti la rete forniscono il dato di rateo di dose gamma in aria espresso in nSv/h (nanoSievert/ora). 

Poiché la dose gamma in aria dipende in buona parte dalla radioattività ambientale, la quale in condizioni normali è un fattore relativamente costante nell’ambiente, il monitoraggio in continuo di questa grandezza è un ottimo indicatore di eventi incidentali.

Per ogni centralina sono stati stato definiti un livello di attenzione e un livello di allarme, relativi alla situazione locale e costruiti sulla serie storica di dati disponibili.

Infatti, la finalità di questa rete è essenzialmente di osservare discontinuità in tempo reale riferibili al passaggio di una nube radioattiva ed è appunto la variazione rispetto alle condizioni usuali che permette di rilevare l’anomalia cercata.

Non vi è un limite assoluto di valutazione dei dati anche perchè la dose dovuta alla radioattività naturale non concorre alla valutazione del superamento della dose efficace stabilita dalla normativa, che si riferisce solo ai radionuclidi artificiali e alle radiazioni prodotte artificialmente e dunque alla verifica del rispetto delle ordinarie misure di corretta gestione delle sorgenti di radiazioni ionizzanti.

Se il rateo di dose gamma in aria misurato supera il livello di attenzione occorre monitorare l’evolversi della situazione, se supera il livello di allarme si può ragionevolmente supporre che sia accaduto un incidente radiologico o nucleare nelle vicinanze e si iniziano a effettuare gli approfondimenti e le valutazioni dosimetriche.

Dall’installazione ad oggi non si sono verificati aumenti anomali di dose gamma in aria.

La rete si interfaccia strettamente con i dati meteo idrografici: i sensori sono infatti installati in corrispondenza di alcune stazioni della rete meteo idrografica, ciò permette di interpretare i dati scontando l’effetto che le condizioni meteorologiche hanno sulla fluttuazione dei dati.

Le 29 centraline della rete di allerta Geiger-Mueller sul territorio della Regione Piemonte - Fonte Arpa Piemonte
Fonte Arpa Piemonte

Infatti, la dose gamma in aria misurata dalle centraline varia nel corso della giornata e dell’anno per fenomeni naturali. 

Si può osservare un aumento quando i radionuclidi naturali normalmente presenti nel pulviscolo atmosferico precipitano al suolo insieme al pulviscolo stesso durante un fenomeno di precipitazione (es. pioggia) determinando un temporaneo aumento dei livelli di dose. 

Questo aumento però rientra nel giro di poche ore dalla fine dell’evento piovoso.

Fonte Arpa Piemonte

In altri casi si può osservare l’effetto della schermatura del manto nevoso sul contributo della dose gamma proveniente dal suolo, cosicché, per le centraline situate oltre i 2000 m.s.l.m. per le quali si ha uno spessore di neve consistente, in inverno si ha una diminuzione della dose gamma in aria totale. 

Fonte Arpa Piemonte
Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Sievert - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Sievert

Dosimetria - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Dosimetria

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Radiazioni ionizzanti, risposte per l'aria

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Tipo
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Misura dei livelli di radioattività

La misura dei livelli di radioattività in aria è l’indicatore più rapido e la spia più efficace di incidenti nucleari, anche con origine molto lontana dal nostro Paese: per questo motivo questa attività riveste una particolare importanza ed è oggetto di grande attenzione da parte di Arpa Piemonte. I livelli di radioattività in aria sono tenuti sotto controllo nei seguenti modi:

  • controllo del particolato presente in atmosfera;
  • controllo delle ricadute (pioggia, neve, pulviscolo), il cosiddetto “fallout”;
  • controllo della dose gamma.

Particolato Atmosferico

Il particolato atmosferico viene campionato in continua. I filtri di raccolta delle polveri sospese vengono analizzati quotidianamente per la determinazione della concentrazione alfa e beta totale e per l'individuazione dei radionuclidi gamma emettitori. Queste misure sono un utile strumento per la rivelazione di eventi incidentali, radiologici o nucleari, avvenuti anche al di fuori del territorio italiano.

Fallout

Il controllo delle ricadute radioattive (fallout) si effettua raccogliendo tutte le ricadute atmosferiche (pioggia, neve, pulviscolo) in vasche di grandi dimensioni poste in luoghi aperti. I campioni sono misurati mensilmente per l'individuazione di radionuclidi gamma emettitori, come il cesio 137 e, semestralmente, per l'individuazione di altri radionuclidi di più difficile determinazione ma di elevato interesse ambientale e sanitario come lo stronzio 90 e gli isotopi del plutonio (Pu-238, Pu-239 e Pu-240), che sono ancora presenti in ambiente soprattutto come conseguenza dei test nucleari in atmosfera degli anni '60. Questo tipo di controllo permette di quantificare indirettamente la contaminazione superficiale dovuta a ricaduta radioattiva. È una misura estremamente sensibile in grado di rivelare concentrazioni di attività molto piccole.

Dose gamma in aria

Il controllo della dose gamma in aria viene effettuato in modo completamente automatico da rivelatori dislocati sul territorio che misurano e trasmettono con continuità i valori di radioattività totale presente in ambiente, senza distinguere tra radioattività naturale ed artificiale.

Informazioni e risorse aggiuntive

Rapporti sulla radioattività ambientale di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/radioattivita/reti-monitoraggio/documentazione

Anno
2025
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Cambiamenti climatici e pollini: un caso studio sul Corylus avellana

Anno
2025
Monitoraggio aerobiologico in Piemonte tra dicembre 2023 e gennaio 2024: ripresa vegetativa anticipata delle Corylaceae, la conferma di un trend più che decennale

Il ciclo vitale di ogni vegetale si suddivide in fasi fenologiche successive quali il germogliamento, la fioritura, la maturazione dei frutti. La successione di queste fasi è determinata geneticamente, mentre la velocità con cui le fasi si succedono è regolata da fattori ambientali, in particolare meteorologici, come la temperatura, la piovosità, l’umidità dell’aria e la radiazione solare, oltre che da fattori edafici, che riguardano le caratteristiche del suolo.

L’anticipo di pollinazione, chiaro indicatore del cambiamento climatico, è un fenomeno caratteristico di interazione fra il ciclo biologico, in questo caso di una pianta, e le variazioni ambientali, meteorologiche in particolare. 

Le componenti che influenzano l’inizio della pollinazione sono molteplici, fra questi si possono individuare il fotoperiodo, la disponibilità idrica e la temperatura accumulata.

Variazioni quindi di determinanti ambientali dovute a cambiamenti climatici possono essere evidenziate indirettamente anche attraverso l’andamento anticipato delle concentrazioni polliniche di alcune famiglie/generi botanici.

In questo inverno, i dati raccolti dalla rete di monitoraggio pollinico piemontese hanno rilevato nel dicembre 2023 la ripresa vegetativa di alcune famiglie/generi botanici. 

In particolare, nelle stazioni di Cuneo, Novara e Omegna si è manifestata la ripresa vegetativa del Corylus avellana L. (nocciolo), il cui andamento si è poi intensificato nel gennaio 2024, come si può evidenziare dai primi due bollettini dell’anno.

Contemporaneamente, i dati delle stazioni meteorologiche di Arpa Piemonte hanno registrato eccezionali eventi di caldo il 23 dicembre 2023 (in precedenza anche l’8 ottobre), che risulta il più caldo della serie storica dal 1958. 

Le raffiche di foehn, verificatesi nei giorni antecedenti il Natale e culminate nel giorno del 23 dicembre, hanno fatto registrare un episodio di caldo anomalo; tra il 22 e il 24 dicembre 2023 le stazioni termometriche della rete Arpa Piemonte, hanno registrato il primato di temperatura massima per dicembre dal giorno della loro installazione.

Negli alberi e negli arbusti a foglie caduche, come il nocciolo, il momento di emissione del polline e di fogliazione alla fine dell'inverno e all'inizio della primavera, sono in funzione dell’accumulo di freddo per le gemme, e del loro fabbisogno di calore durante la fase di post-riposo. Il periodo di freddo è necessario per impedire l’inizio dello sviluppo in una fase precoce dell’inverno, quando è probabile che i fiori o le foglie siano danneggiate dal gelo “tardivo”.

La “dormienza” è un meccanismo di stabilità che è necessario ai semi (ed alle piante) per superare condizioni climatiche atipiche o non adatte alla normale condizione vegetativa. È evidente che una condizione di tepore o di umidità può verificarsi anche in autunno, ma molti semi e molte piante non vegetano e non germinano in tale stagione.

Fabbisogno termico della pianta per superare la dormienza - Fonte Arpa Piemonte

Il Corylus avellana, si adatta alle temperature fredde, purché non siano eccessivamente rigide, e per soddisfare il fabbisogno di freddo delle gemme a legno, necessita di circa 500 ore annue di temperature inferiori a +7°C per le infiorescenze maschili, affinché la dormienza da freddo sia disattivata. Le temperature da dicembre (dell’anno solare precedente) ad aprile, quindi, sono importanti per la fioritura e per la fogliazione del nocciolo in Piemonte.

La fioritura precoce registrata a partire da dicembre 2023, probabilmente, è stata indotta da condizioni meteorologiche estreme rispetto alle medie climatiche della latitudine regionale. 

Al fine di valutare possibili effetti dei cambiamenti climatici, Arpa Piemonte ha realizzato questo studio sul ciclo del polline delle Corylaceae, di cui il nocciolo fa parte, analizzando alcune variabili meteorologiche strettamente correlate alla fenologia della pianta. 

L’andamento pollinico del nocciolo è stato analizzato per il periodo dal 2008 al 2022 per la stazione aerobiologica di Novara e dal 2013 al 2022 per le stazioni di Cuneo ed Omegna in relazione al freddo accumulato, alla somma termica e alle temperature medie mensili da inizio novembre a fine febbraio. 

Queste tre variabili meteorologiche sono state elaborate dai dati estratti dalle 3 stazioni meteorologiche di Omegna Lago d’Orta (VCO), Cameri (NO) e Cascina Vecchia (CN) rappresentative delle rispettive stazioni di monitoraggio aerobiologico.

Cuneo: inizio della stagione pollinica - Fonte Arpa Piemonte
Numero di ore con temperatura inferiore a 7°C (Metodo Weinberger) accumulate nel periodo 1° novembre – 28 febbraio Stazione di Cascina Vecchia (CN) (serie dal 2012-2013 / 2022–2023) - Fonte Arpa Piemonte
Somma termica giornaliera cumulata, con soglia 0°C dal 1dicembre all’inizio della stagione pollinica del Corylus per le 3 stazioni di monitoraggio - Fonte Arpa Piemonte

Per ogni stazione sono state scelte due date rispettivamente di pollinazione precoce e tardiva, da mettere in relazione con le variabili meteorologiche.

Dall’esame dei risultati delle serie storiche (di concentrazioni polliniche e di temperature) nei tre punti rilevati, si osserva che le temperature medie mensili elevate tra dicembre e febbraio, corrispondenti quindi ad un inverno mite, influenzano la pollinazione, favorendone un anticipo. 

Gli stessi risultati mostrano che gli inverni più freddi, con un accumulo maggiore di ore di freddo e temperature medie mensili più basse, inducono una pollinazione tardiva. Lo studio risulta in accordo con i dati della letteratura che descrivono un anticipo di inizio della stagione pollinica di circa 5-10 giorni/decennio per molti taxa allergenici, collegandolo a inverni più caldi e primavere anticipate.

Freddo cumulato e somma termica al momento della pollinazione – Cuneo
Freddo cumulato dal primo Novembre Somma termica dal primo Dicembre Inizio stagione pollinica Anno
1620 31-gen 2023
864 149 01-gen 2022
1596 134 29-gen 2021
972 180 04-gen 2020
1068 193 13-gen 2019
1140 110 16-gen 2018
1536 156 06-feb 2017
1236 232 29-gen 2016
972 210 12-gen 2015
1224 194 20-gen 2014
1452 177 04-feb 2013
Freddo cumulato e somma termica al momento della pollinazione – Cuneo - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Cambiamenti climatici e pollini: un caso studio sul Corylus avellana https://www.arpa.piemonte.it/media/1771

Fonte Arpa Piemonte
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Ambiente e salute

Rete di monitoraggio dei pollini

Anno
2025

Dal 2002 Arpa Piemonte ha attivato una Rete di Monitoraggio dei pollini allergenici e delle spore fungine a livello regionale. Attualmente le stazioni attive sono 5, di cui 4 collocate in aeree urbane densamente popolate, dove l’incidenza delle allergie è in costante aumento, e una (Omegna-Lago d’Orta) situata in un’area di particolare interesse per le caratteristiche climatiche e vegetative. Da ottobre del 2024 è infatti attiva la stazione di monitoraggio di La Loggia (TO) mentre un campionatore installato presso la sede di Torino è in fase di test.

PollNET - rete di monitoraggio dei pollini in Piemonte

Per valutare la quantità e la qualità dei pollini aerodispersi il monitoraggio è effettuato in continuo durante tutto l’anno solare, attraverso strumenti di campionamento specifici e produce un bollettino settimanale dei pollini allergenici, che viene pubblicato e messo a disposizione degli allergologi e dei pazienti allergici, consultabile sul sito istituzionale e diffuso attraverso molteplici canali mediatici. 

Il monitoraggio aerobiologico permette di evidenziare le variazioni stagionali del contenuto atmosferico dei pollini e di elaborare calendari per la zona oggetto del campionamento. Dal 2013 sono anche disponibili i calendari pollinici, che illustrano l’andamento annuale “stimato” delle concentrazioni per le diverse famiglie polliniche. 

I bollettini e i calendari forniscono i livelli di concentrazione pollinica, dando indicazioni sui tempi di permanenza in atmosfera dei pollini. I bollettini settimanali sintetizzano le concentrazioni giornaliere di famiglie e specie allergizzanti e danno un’indicazione della tendenza del numero di pollini nella settimana successiva in relazione anche alle previsioni meteorologiche. 

I calendari pollinici consentono di evidenziare le variazioni stagionali del tipo e della quantità dei pollini presenti in atmosfera, mettono in evidenza i periodi di fioritura delle piante allergeniche che variano a seconda della famiglia pollinica presa in esame e in parte anche dalle condizioni climatiche. 

Il dato sulla durata della pollinazione di ogni pianta e sulla quantità di pollini presenti in atmosfera assume quindi una valenza, oltre che sanitaria, ambientale.

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Redazione RSA

Il programma SPoTT: sorveglianza sulla salute della popolazione nei pressi del termovalorizzatore di Torino

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2025

Il programma SPoTT (Sorveglianza sulla salute della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino) ha preso avvio nel 2013 con l’obiettivo di valutare e monitorare gli effetti sulla salute dell’inceneritore di rifiuti solidi urbani di Torino, uno dei più grandi presenti in Italia, nella popolazione residente nelle aree circostanti l’impianto. È infatti noto che durante il processo di combustione dei rifiuti si possano generare emissioni contenenti microinquinanti organici quali diossine e furani, policlorobifenili ma anche idrocarburi policiclici aromatici e metalli.

Il Programma si articola in diverse linee progettuali, tra cui il biomonitoraggio umano (su residenti e allevatori), studi epidemiologici a breve e lungo termine sulla popolazione e analisi sui lavoratori. Inoltre, dal punto di vista ambientale, è presente una linea di modellistica per calcolare la dispersione degli inquinanti partendo dalle concentrazioni reali misurate a camino. Viene poi effettuato un monitoraggio su alcune matrici alimentari ed è presente anche una linea dedicata alle deposizioni al suolo di mercurio, metallo che, negli scorsi anni, ha registrato anomalie nelle emissioni. Infine, viene data particolare attenzione alle attività di comunicazione che hanno generato nel corso degli anni un clima crescente di maggiore fiducia verso le istituzioni coinvolte.

In un’ottica di approccio integrato alla salute, la sinergia di diverse competenze tra il settore ambientale e quello della sanità pubblica permette a ciascun ente, con la propria specificità di contribuire a proteggere la salute della popolazione e dei lavoratori dai rischi derivanti dall’inquinamento ambientale eventualmente prodotto dall’insediamento dell’impianto. Nell'immagine seguente è riportato l’elenco degli enti coinvolti nel gruppo di lavoro SPoTT.

Enti componenti il Gruppo di Lavoro SPoTT

Attualmente è in corso la seconda fase del progetto SPoTT - SPoTT2 - iniziata nel 2019, il cui coordinamento è affidato alla struttura di Epidemiologia Ambientale di Arpa Piemonte. Le attività di questa seconda fase SPoTT2 (in particolare quelle relative al biomonitoraggio) hanno subito alcuni rallentamenti dovuti alla situazione pandemica ed al carico di lavoro che ha coinvolto le aziende sanitarie.

A novembre 2024 si è conclusa la nuova attività di biomonitoraggio, che ha previsto una nuova raccolta di sangue e urine in un campione di residenti nei pressi dell’impianto e in un campione di controllo. Così come effettuato nelle precedenti fasi svoltesi nel 2013, 2014 e 2016, si proseguirà con una nuova valutazione dei livelli di alcuni metalli, OH-IPA, diossine e furani. I campioni biologici sono attualmente in fase di analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità. La pubblicazione dei report contenenti i risultati delle analisi svolte avverrà tra la fine del 2025 ed il 2026.

Il programma SPoTT pone particolare attenzione al rapporto costante con i soggetti coinvolti (cittadinanza, campionati, istituzioni, popolazione generale ecc). A tal fine è stato realizzato un sito internet per il programma SPoTT che viene costantemente aggiornato.

Risultati SPoTT (2013-2018) e aggiornamenti SPoTT2 (2019-2026)

Linea biomonitoraggio: rilevamento mediante misura di biomarker di esposizione nella popolazione residente 

Nella prima fase del progetto SPoTT il biomonitoraggio umano è stato realizzato un anno prima dell’avvio del termovalorizzatore, fase ante-operam (T0 - 2013) e successivamente ripetuto a un anno (T1 - 2014) e a tre anni (T2 - 2016) dopo l’avvio dell’impianto.

Le analisi hanno mostrato nei residenti valori di dose interna per i metalli, PCB (policlorobifenili), PCDD/Fs (Diossine e Furani) e IPA (idrocarburi policiclici aromatici) comparabili tra i gruppi di esposti e non esposti, e inferiori o simili a quelli riscontrati in altri studi nazionali ed internazionali. Nel tempo, la dose interna di PCB, PCDD/Fs e IPA mostra una diminuzione rispetto anche alla fase ante-opera dell’impianto. 

Solo due metalli, il platino e il rodio, hanno mostrato un leggero aumento nel tempo nelle persone che vivono nell’area più lontana dall’inceneritore, attribuibile all’intensa presenza di traffico veicolare della zona.

Come precedentemente riportato, i prelievi della fase T3 del biomonitoraggio sono stati effettuati nel periodo giugno/novembre 2024. La pubblicazione dei risultati delle analisi tossicologiche, eseguite dall’ISS, avverrà tramite reportistica dedicata tra la fine del 2025 e il 2026. 

Linea Lavoratori: Monitoraggio della salute del personale addetto all’impianto di termovalorizzazione del Gerbido

Relativamente ai lavoratori dell’impianto, i valori dei metalli nei campioni biologici sono inferiori ai valori limite di esposizione e anche in questo caso le concentrazioni della maggior parte dei metalli sono diminuite nel tempo, salvo poche eccezioni. Alcune differenze sono state riscontrate nel 2016 tra i lavoratori sulle linee e i lavoratori che svolgono attività amministrativa per quanto riguarda gli OH-IPA, ma non sembrano essere legate a cause lavorative. Dopo tre anni di lavoro presso l’impianto, i livelli di OH-IPA e di diossine, furani e PCB sono stabili o in diminuzione.

Linea monitoraggi ambientali indoor: le rilevazioni all’interno dell’impianto hanno mostrato, nella maggior parte dei locali, presenza di metalli con valori inferiori ai limiti misurabili dagli strumenti, confermando l’assenza di un’esposizione professionale a questi inquinanti.

Grazie ad alcune migliorie, anche le concentrazioni degli IPA, inizialmente più elevate in alcune aree dell’impianto, si sono ridotte dopo tre anni di funzionamento.

Nella seconda fase progettuale SPoTT2, a partire dal 2022, sono proseguiti i monitoraggi nei punti individuati nel corso della prima fase; in particolare, sono state introdotte alcune modifiche nei punti di campionamento, legate a diverse condizioni operative dell’impianto. Le postazioni sottoposte a monitoraggio sono principalmente due tipologie: alcune caratterizzate dalla presenza di personale in modo continuativo, altre in cui vi è presenza di possibili contaminanti, ma che non costituiscono postazioni fisse di lavoro. In ognuna delle postazioni citate sono stati eseguiti monitoraggi annuali di diversi inquinanti:

  • Polveri inalabili
  • Metalli (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, manganese, nichel, piombo, rame, selenio, vanadio, zinco)
  • Sostanze organiche volatili (idrocarburi alifatici e aromatici, sostanze alogenate)
  • Aldeidi
  • Ammoniaca
  • Acido solfidrico

Inoltre, nelle sole postazioni di scarico scorie e scarico ceneri, sono stati eseguiti monitoraggi di idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani.
Negli anni 2021 e 2022 sono stati, inoltre, introdotti monitoraggi di agenti biologici aerodispersi, ritenendo utile valutare la possibile esposizione dei lavoratori a batteri, muffe e lieviti, in particolare nelle postazioni dove è presente un rischio di contatto diretto con i rifiuti (avanfossa) e dove la contaminazione può essere dovuta ad abiti da lavoro sporchi (spogliatoio ditte esterne, spogliatoio dipendenti TRM).

Linea breve termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a breve termine sulla salute della popolazione residente nell'area di ricaduta delle emissioni del termovalorizzatore

Obiettivo di tale linea di studio è quello di ottenere una stima dell’andamento del rischio a breve termine nei soggetti potenzialmente più interessati dall’esposizione all’impianto di termovalorizzazione

Sono stati seguiti diversi approcci per la valutazione degli effetti sulla popolazione, analizzando come determinanti di esposizione le variazioni giornaliere di emissioni a camino (flussi oggetto del Sistema di Monitoraggio delle Emissioni del termovalorizzatore) e i dati delle centraline di monitoraggio di qualità dell’aria nella zona interessata, e come esiti sanitari gli accessi al pronto soccorso ed i ricoveri ospedalieri. 


Le analisi degli effetti a breve termine, già effettuate nella fase precedente (SPoTT), sono state aggiornate in riferimento alle annualità più recenti fino al 2019, anno precedente la pandemia di COVID-19 (SPoTT2). Tutti i risultati, riportati nel report 17, confermano quanto già emerso precedentemente. 

In particolare, sono stati analizzati i tassi di accesso al pronto soccorso nei 27 mesi antecedenti alla messa in funzione dell’impianto ed in analoghi periodi temporali successivi considerando i dati sanitari fino al 31/12/2019. È stato effettuato il confronto dei tassi di accesso al pronto soccorso tra la popolazione residente nell’area di ricaduta dell’impianto e la popolazione di controllo, esterna all’area, selezionata in modo da comprendere una parte del territorio comunale di Torino e una parte della cintura metropolitana torinese. 

I risultati indicano che nel periodo successivo all’accensione dell’impianto, c'è stato un aumento generalizzato degli accessi al Pronto Soccorso per le cause analizzate, sia nella popolazione dei residenti nei pressi del termovalorizzatore sia tra i residenti nell’area “di controllo", ovvero non interessata dalle emissioni dell’impianto.

Confronto tra i tassi di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie tra T2 e T0 (blu) e tra T3 e T0 (rosso). I valori sopra uno indicano un aumento dei tassi rispetto al T0, che risulta significativo (tutta la barra al di sopra di uno) per tutti gli abitanti della città di Torino, sia esposti che non esposti - Fonte SPoTT, Elaborazione Arpa Piemonte

È stata, inoltre, approfonditamente indagata la relazione tra i picchi emissivi rilevati a camino di alcuni inquinanti e metalli e gli accessi al Pronto Soccorso nei 5 giorni successivi, nella popolazione residente nell’area di massima ricaduta. Tale approccio ha evidenziato solo in pochissimi casi un valore anomalo di accessi al Pronto Soccorso, indicando una correlazione(associazione?)  con le emissioni dell’impianto.

Nel complesso, non sono emersi aumenti sistematici nel ricorso al pronto soccorso delle strutture sanitarie considera in corrispondenza dei picchi emissivi

Infine, è stata analizzata la presenza di variazioni negli accessi al Pronto Soccorso e nei ricoveri ospedalieri prima e dopo l’avvio dell’impianto, nella popolazione residente nell’area di ricaduta e nell’area di controllo, con analisi di serie temporali in relazione all’andamento quotidiano delle concentrazioni di biossido di azoto - NO2

Per quanto riguarda, invece, l’andamento quotidiano delle concentrazioni di PM2.5 e PM10 limitatamente al periodo dopo l’avvio dell’impianto, l’analisi non ha messo in luce incrementi significativi del rischio a breve termine di ricoveri e/o di accessi al Pronto Soccorso nella popolazione più esposta

In conclusione, tutte le analisi effettuate non evidenziano alcun effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, permettendo, anche a distanza di anni, di confermare i risultati già evidenziati nel precedente report 6.

Percentuale di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie nei vari periodi associati ad incrementi di PM10. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti facendo propendere per l’assenza di un fattore di maggiore tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore - Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte
Percentuale di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie nei vari periodi associati ad incrementi di PM2.5. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti facendo propendere per l’assenza di un fattore di maggiore tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore - Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte

Linea lungo termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a lungo termine delle emissioni del termovalorizzatore sulla salute della popolazione residente

È stato realizzato uno studio di coorte al fine di ottenere una stima del rischio di incorrere in eventi sanitari (ricoveri ed esiti avversi alla gravidanza), a medio/lungo termine per i soggetti potenzialmente più interessati alle emissioni dell’impianto. 

In analogia con le altre linee del progetto, sono stati considerati i residenti di alcuni comuni limitrofi afferenti all’ASL TO3 –(Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta e Rivoli) interessati dalle ricadute delle emissioni e i residenti in alcune aree della parte sud della città di Torino, come popolazione di confronto non esposta alle emissioni del termovalorizzatore ma con livelli di inquinamento ambientale simili. Lo studio ha compreso soggetti con 35 o più anni che risultano residenti nei comuni interessati alla sorveglianza nel periodo di osservazione dal 01/01/2014 al 31/12/2019.

Per quanto riguarda l’analisi dei ricoveri sono state prese in esame le diagnosi di diabete e i grandi gruppi di malattie cardiovascolari e malattie dell’apparato respiratorio. Nelle analisi finora effettuate non sembrano evidenziarsi rischi che possano essere attribuiti all’impianto. Per quanto riguarda gli eventi avversi della gravidanza sono stati analizzati i casi di aborto spontaneo, il numero di parti gemellari, il numero di nati pretermine, i piccoli per età gestazionale, i nati con basso peso ed il rapporto tra maschi e femmine. 

In conclusione, le analisi - riportate nel dettaglio nel report 14, non evidenziano effetti rilevanti a medio/lungo termine, né sui ricoveri ospedalieri per le cause analizzate, né sugli esiti avversi della gravidanza presi in considerazione.

 

Aggiornamento sull’avanzamento del Programma SPoTT

Tutti i risultati del Programma SPoTT, inclusi quelli effettuati su lavoratori dell’impianto e allevatori, sono dettagliati all’interno di singoli Report e riassunti nel documento conclusivo.

Sono in fase di analisi i risultati della campagna di biomonitoraggio per il 2024, effettuata  nel 2024.

Sono state effettuate le simulazioni modellistiche per stimare il contributo dell’impianto agli inquinanti primari e secondari con il modello FARM sull’anno 2019.

Proseguono i campionamenti negli ambienti di lavoro.

L'Istituto Zooprofilattico (IZS) ha effettuato un nuovo campionamento su uova e fieni in concomitanza con la campagna di biomonitoraggio. I risultati saranno disponibili a fine 2025. Inoltre, a ciascun allevatore delle aziende in studio è stato consegnato un documento di buone pratiche zootecniche (“Prevenzione della contaminazione da diossine e PCB in allevamento”), precedentemente sviluppato da parte dell’Istituto Zooprofilattico in collaborazione con la ASL TO3 per la Regione Piemonte e inteso a fornire informazioni e a prevenire o ridurre l’esposizione a sorgenti di microinquinanti.

Prosegue il campionamento mensile e le relative analisi delle deposizioni di mercurio.
 

Informazioni e risorse aggiuntive

Programma SPoTT https://www.spott.dors.it/

Monitoraggio epidemiologico degli effetti sulla salute del termovalorizzatore di Torino Report n° 17 https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2024/02/R17_breve_termine.pdf

I risultati del Programma SPOTT a tre anni dall’avvio dell’impianto https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2021/05/Report_fiale_Spott1.pdf

 

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Ambiente e salute

Gli effetti sulla salute dell'inquinamento atmosferico

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2025

Una vasta e solida letteratura epidemiologica disponibile sull’argomento è sufficiente per un giudizio fondato sugli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico.
Sebbene i meccanismi fisiopatologici attraverso cui gli inquinanti esercitano effetti negativi sulla salute umana presentino ancora alcuni punti da chiarire, è ormai consolidata l’evidenza che l’esposizione all’inquinamento atmosferico abbia effetti gravi.

La maggior parte dei paesi europei vive ancora in condizioni molto lontane da quelle auspicabili per realizzare interventi di prevenzione che permettano di non superare i valori indicati nelle linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità aggiornate nel 2021. Di seguito vengono riportati, per i principali inquinanti, tali valori confrontabili con i precedenti delle linee guida OMS del 2005.

Valori limite OMS
Inquinante Riferimento temporale OMS 2021 OMS 2005 Limiti vigenti in Italia D. Lgs 155/2010 Valore da raggiungere entro il 2030 in Italia direttiva UE 2024/2881
PM 2,5 Annuale 5 10 25 10
PM 2,5 24 ore 15 25 - 25
PM 10 Annuale 15 20 40 20
PM 10 24 ore 45 50 50 45
Ozono Picco stagionale 60 - -
Ozono 8 ore 100 100 - 120
Biossido d'azoto Annuale 10 40 40 20
Biossido d'azoto 24 ore 25 - - 50
Valori limite indicati dalle Linee Guida dell'Organizzazione della Sanità nel 2021, confrontati con gli analoghi delle Linee Guida 2005, i valori vigenti in Italia a seguito del D.Lgs. 155/2010 e i valori obiettivo per il 2030.

Gli studi epidemiologici presentano due approcci principali:

  • Effetti a breve termine, osservabili a pochi giorni di distanza dai picchi di esposizione
  • Effetti a lungo termine, osservabili dopo esposizioni di lunga durata e a distanza di tempo (anni)

Gli effetti a breve termine vengono generalmente valutati osservando le fluttuazioni dello stato di salute della popolazione - sia con co-morbilità che senza - durante i “picchi” di inquinamento, come quelli che si verificano ogni anno nella stagione calda. In queste circostanze si osserva un aumento della mortalità per cause cardiache e respiratorie.

Gli effetti a lungo termine vengono invece studiati attraverso studi di coorte: osservando lo stato di salute di soggetti che vivono in contesti diversi, si valutano a livello individuale alcuni fattori di rischio che possono essere “confondenti” rispetto agli inquinanti atmosferici, come il fumo di tabacco e l’esposizione lavorativa; i soggetti arruolati vengono poi seguiti nel tempo e viene valutata la mortalità e la morbosità in relazione alla diversa esposizione ambientale. 
Il particolato atmosferico è ritenuto ad oggi l’indicatore che più coerentemente si associa con gli esiti sulla salute, specialmente quando è misurato in termini di particelle inalabili (PM10) o respirabili (PM2.5); sempre più rilevanza assume il monitoraggio del particolato ultrafine (PM0.1) e delle componenti del particolato per cercare di stimarne la tossicità. 
L’indicatore maggiormente utilizzato negli ultimi anni è stato il PM2.5, corrispondente alle particelle di diametro aerodinamico medio pari a 2.5 micron o inferiori.
Nel complesso, a carico della mortalità naturale, le stime di rischio disponibili riportano che per ogni incremento di 10 µg/m3 della concentrazione di PM2.5, a breve termine, si ha un aumento della mortalità compreso tra 0.3-0.5% (nel giro di pochi giorni successivi ad incrementi di breve durata) e a lungo termine un aumento del 6%-7% (nell’arco di 10-15 anni in presenza di incrementi di lunga durata). WHO global air quality guidelines: particulate matter (‎PM2.5 and PM10)‎, ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide 

Per quanto riguarda le stime di impatto su scala nazionale, nel nostro Paese il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico. Tra le cause di morte in eccesso, rientrano parte delle patologie cardiovascolari, respiratorie e tumorali, in primis il tumore del polmone. La cancerogenicità è ulteriormente rafforzata dalla presenza di numerosi agenti cancerogeni che compongono il particolato, con particolare riferimento al polmone come organo bersaglio: tra questi citiamo gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), ma anche i metalli pesanti, quali cromo, arsenico, nichel, e le fibre di amianto. Evidenze epidemiologiche robuste indicano quindi effetti dannosi per l’apparato respiratorio dovuti a esposizione a inquinanti atmosferici, anche per valori ambientali inferiori a quelli consentiti dagli standard internazionali. 

Le sostanze principali che attualmente si ritiene siano maggiormente coinvolte negli effetti sulla salute sono: il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3).

Il particolato (PM)

Gli effetti negativi del particolato (PM) sulla salute sono quelli meglio documentati. Si tratta di un’esposizione massiva: oltre l'80% della popolazione nella Regione Europea dell'OMS (compresa l'Unione Europea, UE) vive in città con livelli di PM ben al di sopra di quelli indicati come accettabili dalle linee guida OMS sulla qualità dell'aria, che affermano esplicitamente che "le emissioni di inquinanti atmosferici nocivi dovrebbero essere evitati, prevenuti e ridotti nella maggior misura possibile".
Nell’ultimo decennio è stato osservato tuttavia un trend in costante calo per quanto riguarda le concentrazioni medie di particolato nei paesi UE, anche se l'inquinamento da PM continua a rappresentare un problema gravoso per la salute umana, riducendo l'aspettativa di vita di quasi 9 mesi (in media) in Europa.

Le particelle di dimensioni maggiori di 10 µm raramente raggiungono il tratto respiratorio intermedio, coinvolgendo prevalentemente naso e faringe: in questo tratto provocano broncospasmo, iperreattività bronchiale con produzione di muco, con conseguenze particolarmente severe soprattutto in pazienti con BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), enfisema o asma allergico preesistente.
Le particelle con un diametro inferiore ai 5-6 µm possono depositarsi nei tratti più distali, cioè nei bronchioli e negli alveoli e causare infiammazione, broncocostrizione e fibrosi, con peggioramento importante della funzionalità respiratoria.
 

Principali effetti del particolato sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena

Sebbene i livelli di PM2.5 e PM10 siano diminuiti negli ultimi anni, i valori registrati in tutte le centraline del Piemonte sono ancora al di sopra delle linee guida suggerite dall’OMS per la protezione della salute di 5 µg/m3 come media annuale per il PM2.5 e di 10 µg/m3 come media annuale per il PM10.

I gas: biossido di azoto (NO2) e ozono (O3)

Il biossido di azoto (NO2), agisce prevalentemente sulle vie aeree inferiori: sebbene i meccanismi biochimici mediante i quali esercita i suoi effetti dannosi non siano del tutto chiariti, è ormai noto che induce grave danno alle membrane cellulari attraverso reazioni di ossidoriduzione. 

In seguito all’esposizione a NO2 si osserva un aumento dell’incidenza delle malattie polmonari, come ad esempio una riduzione della funzionalità respiratoria, broncospasmo ed aumento della suscettibilità alle infezioni sia batteriche che virali.

L’ozono (O3), che ha media solubilità, colpisce il tratto intermedio dell’albero bronchiale, dove, attraverso complesse reazioni chimiche, agisce danneggiando le membrane degli organuli cellulari, le cellule e i tessuti. Gli effetti acuti riguardano principalmente secchezza e irritazione di gola e naso con aumento della produzione di muco e della reattività bronchiale, tosse, faringiti e laringiti. L’esposizione prolungata può altresì causare fibrosi polmonare, severo peggioramento della funzionalità respiratoria ed effetti sul sistema endocrino.

Gli effetti dei gas inquinanti sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena

Sebbene i livelli di NO2 siano diminuiti negli ultimi anni, tutte le centraline piemontesi misurano ancora valori al di sopra delle linee guida suggerite dall’OMS per la protezione della salute di 10 µg/m3 come media annuale.

Domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria

La qualità dell’aria che respiriamo può avere ripercussioni negative sulla nostra salute. Partendo da un percorso di condivisione delle conoscenze scientifiche, Arpa Piemonte, l'ASL Città di Torino e il Comune di Torino hanno raccolto alcune raccomandazioni rivolte ai cittadini nella pubblicazione Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria.

Il documento, che racchiude in un libretto illustrato le FAQ dei cittadini, affianca alla presentazione di alcune iniziative intraprese dalle amministrazioni pubbliche, tra le quali l'Accordo di Bacino Padano, le informazioni sulla salute, intendendo percorrere la strada della consapevolezza che deve accompagnare atteggiamenti e comportamenti quotidiani a tutela della salute e dell’ambiente.

I casi evitabili, le misure di salute e le procedure di calcolo

La principale misura utilizzata in epidemiologia ambientale per effettuare una stima di impatto dell’inquinamento dell’aria sulla salute umana è data dal calcolo dei casi evitabili attribuibili ad una data esposizione ambientale mitigabile o rimuovibile.

Una prima considerazione è relativa alla mole di dati circa il rischio per l’uomo per i determinanti ambientali: sono ormai condivise le stime di rischio a breve e a lungo termine per l’esposizione agli inquinanti comunemente registrati in atmosfera desumibili da autorevoli revisioni recentemente condotte, quali: Review of evidence on health aspects of air pollution - REVIHAAP e Health Risks of Air Pollution in Europe - HRAPIE
 

Il presupposto per condurre un’analisi di impatto risiede, infatti, nel poter considerare l’associazione tra determinante ed effetti avversi per la salute di natura causale. Quindi, per calcolare l’impatto è necessario conoscere:

  • il livello di esposizione di cui si vuole valutare l’impatto, ad esempio la concentrazione dell’inquinante per l’unità statistica/amministrativa in studio;
  • la composizione della popolazione oggetto della indagine, ad esempio il numero di soggetti residenti o, per studi specifici, la distribuzione per genere e per fascia di età;
  • il profilo di salute di tale popolazione al baseline, ad esempio i tassi grezzi di mortalità/morbosità delle patologie per le quali si vuole ottenere il calcolo dei casi attesi;
  • le funzioni di rischio o funzioni concentrazione-risposta, ad esempio rischi relativi per gli esiti di cui si vuole valutare la quota evitabile, come nel caso del tumore del polmone per gli effetti a lungo termine;
  • la soglia/e per la quale si presuppone una assenza di effetto, ad esempio è possibile utilizzare valori osservati nella distribuzione dei valori in studio oppure limiti imposti da Direttive, Leggi, al di sopra dei quali si presuppone l’esistenza di rischi per la salute.

La stima può riguardare i casi attesi a breve termine o per esposizioni di lunga durata, considerando quindi anche la latenza delle patologie. Inoltre, possono essere esaminate condizioni espositive passate, in atto o prevedibili (scenari) partendo dai dati del presente. I casi di decesso sono spesso definiti come decessi prematuri.

Il confronto di stime provenienti da ricercatori o gruppi di lavoro differenti può essere quindi fuorviante. Risulta anche problematica la comprensione di informazioni caratterizzate da brevità e perentorietà quali ad esempio : “60.000 morti premature sono dovute all’inquinamento atmosferico in Italia!”.
 

E’ importante sottolineare che ogni stima di questo tipo dovrebbe essere accompagnata da informazioni sulle incertezze incontrate nel calcolo, o nella stima dei casi attesi, facendo riferimento, per esempio, a intervalli di confidenza o di credibilità. È più corretto commentare queste informazioni in relazione a un intervallo o a una percentuale attesa (ad esempio decessi annuali attesi sul totale dei decessi) per poter disporre di una quantificazione di minima, piuttosto che basare la comunicazione su numeri assoluti.

In passato la metodologia di calcolo è stata adottata per il progetto CCM VIIAS, unitamente ai risultati del progetto LIFE MED HISS, che sono aggiornabili e contestualizzati al territorio regionale grazie alla disponibilità di flussi sanitari correnti, fornendo ad oggi le basi per una proficua integrazione tra le componenti ambientali e sanitarie. Entrambi i progetti sono stati illustrati nella Relazione Stato Ambiente 2017.

Attualmente la procedura descritta è implementata per valutare il carico di malattia attribuibile a scenari di inquinamento futuri, partendo dalle concentrazioni attuali e passate registrate in Regione Piemonte. I risultati di tale procedura, riferiti a diversi scenari considerati, sono riportati nel capitolo "La valutazione degli impatti dell'inquinamento atmosferico sulla salute umana" del Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) della Regione Piemonte.

Nuovi studi sulla tossicità del particolato

Gli effetti a breve termine del particolato atmosferico sulla mortalità sono stati studiati in diverse parti del mondo e le Nuove Linee Guida per la qualità dell’aria, aggiornate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno accolto le evidenze degli studi fatti a varie concentrazioni del particolato e di altri inquinanti sulla salute umana. 

E’ in corso uno studio per proporre l’utilizzo di una metrica più fine, investigando se il conteggio del numero di particelle suddivise per dimensioni possa essere un indicatore valido per lo studio degli effetti sulla salute e quali componenti del particolato possano incidere maggiormente sulla mortalità per cause naturali.

ARPA sta portando avanti degli studi pilota utilizzando i dati derivanti dal monitoraggio nella città di Torino nell’ambito del progetto Life Prepair  che include tutto il bacino del Po (Bacino Padano). I primi risultati sono stati presentati al convegno RespiraMI, tenutosi a Milano il 01/03/2024.

In particolare,  sono stati osservati effetti sulla mortalità per cause naturali associati a Zn, Pb, OC, EC,  NO3- , NH4+ , K+, Ca2+ e Levoglucosano. L’incremento numerico associato a certe frazioni del particolato sembra essere un indicatore utile per la valutazione dell’associazione con effetti dannosi per la salute umana. Inoltre, i prodotti della combustione mostrano una chiara associazione con la mortalità per cause naturali.

Progetto Rete Italiana Ambiente e Salute

Il progetto RIAS (Rete Italiana Ambiente e Salute), finanziato dal Ministero della Salute tramite il CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha proseguito l’esperienza maturata dal progetto CCM Epiambnet in Italia sui temi dell'epidemiologia ambientale.

Finalità principale del progetto CCM RIAS è stata quella di rendere operative le indicazioni della Task Force del Ministero della Salute su Ambiente e Salute attraverso la messa a punto di processi intersettoriali più ampi che garantiscano l'integrazione operativa tra Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) sui temi ambiente e salute.

Per approfondimenti si può consultare la presentazione esaustiva del progetto, terminato nel 2022. Il progetto, che ha coinvolto anche Arpa Piemonte, è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio, ASL ROMA1 con la partecipazione di 13 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Marche, Toscana, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia) coinvolgendo inoltre il Gruppo di coordinamento interregionale in rappresentanza delle rimanenti regioni. Rafforzano la rete le attività di molteplici enti quali ISS, CNR, SNPA, SSN (ASSL Cagliari, AUSR Marche), ARESS Puglia, CPO Piemonte, e delle Università di Roma, Pisa, Firenze e Napoli.

Sul sito del progetto RIAS è possibile reperire informazioni sulle attività. 
 

Informazioni e risorse aggiuntive

Linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiornate nel 2021 - WHO global air quality guidelines: particulate matter (‎PM2.5 and PM10)‎, ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide https://iris.who.int/handle/10665/345329

Linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiornate nel 2005 https://www.who.int/publications/i/item/WHO-SDE-PHE-OEH-06.02

Health impacts of air pollution in Europe, 2022 European Environment Agency https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2022/health-impacts-of-air-pollution

Review of evidence on health aspects of air pollution - REVIHAAP https://iris.who.int/handle/10665/341712

Health Risks of Air Pollution in Europe - HRAPIE https://www.who.int/europe/publications/i/item/WHO-EURO-2013-6696-46462-67326

Progetto Lifeprepair https://www.lifeprepair.eu/

Convegno RespiraMi 2024   Associazione Italiana di Epidemiologia https://www.epidemiologia.it/notizie/respirami-2024

Viias: l'inquinamento in Italia attraverso i dati https://www.viias.it/pagine/impatto-sulla-salute

Progetto RIAS https://rias.epiprev.it/

CCM - Network https://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/7#

Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria http://www.comune.torino.it/emergenzaambientale/documenti/2019-20/faq_aria.pdf

Accordo di bacino padano per il miglioramento della qualità dell’aria https://www.mase.gov.it/sites/default/files/accordo_bacino_padano.pdf

Piano Regionale per la Qualità dell'Aria (PRQA) della Regione Piemonte https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/aria/piano-regionale-qualita-dellaria-prqa

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Salute e Aria

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La relazione tra ambiente di vita e salute umana è oggetto di studi scientifici che hanno dimostrato che l’ambiente di vita è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle popolazioni tanto che una specifica sezione del Piano Nazionale della Prevenzione Piano nazionale della prevenzione 2020 - 2025 ha per oggetto la relazione tra ambiente, clima e salute.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che nelle regioni europee l’ambiente di vita possa essere responsabile di circa il 20% della mortalità.

Le indagini sempre più approfondite sulla stretta relazione tra ambiente e salute umana hanno determinato lo sviluppo di un approccio integrato che consideri non solo gli impatti dell’ambiente sulla salute dell’uomo ma anche sulla salute degli animali che condividono con l’uomo l’ambiente. La salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono, quindi, considerati elementi interconnessi indissolubilmente secondo l'approccio One Health

Seguendo questo approccio la valutazione dell’impatto dei determinanti ambientali sulla salute può essere studiato in due modi diversi:

  • valutazione degli impatti diretti dell’ambiente sulla salute umana, quali quelli provocati dall’inquinamento atmosferico, dai pollini e dalle ondate di calore;
  • valutazione degli impatti indiretti come gli effetti sulle malattie trasmissibili da vettori animali sulla cui presenza il fattore ambientale agisce, invece, direttamente.
     
Informazioni e risorse aggiuntive

Organizzazione Mondiale della Sanità https://www.who.int/

Istituto Superiore di sanità ISS https://www.iss.it/

Approccio One Health https://www.iss.it/one-health

Ministero della Salute https://www.salute.gov.it/

Piano nazionale della prevenzione 2020 – 2025 https://www.epicentro.iss.it/piano_prevenzione/pnp-2020-25

Ambiente, clima e salute https://www.salute.gov.it/new/it/tema/piano-nazionale-della-prevenzione/ambiente-clima-e-salute/
 

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