Geologia e nivologia

Conoscenza della radioattività delle rocce: concentrazioni di uranio, torio e potassio nelle unità geologiche di Piemonte e della Valle d’Aosta

Anno
2025

Al VIII Convegno Nazionale Agenti Fisici, svoltosi a Pavone Canavese dal 27 al 29 novembre 2024, è stato presentato il lavoro “Concentrazioni di uranio, torio e potassio nelle unità geologiche di Piemonte e della Valle d’Aosta”, frutto della collaborazione di un gruppo di lavoro interagenziale di Arpa Piemonte e Arpa Valle d’Aosta.

Il contenuto di Uranio 238 e Torio 232 di rocce, sedimenti e terreni è ottenibile sottoponendo campioni degli stessi a spettrometria gamma dei radionuclidi con germanio iperpuro HPGe. Questa analisi consente una determinazione qualitativa e quantitativa degli emettitori gamma presenti nei campioni. Complessivamente sono stati analizzati 475 campioni. Anche se gli ossidi di uranio e torio sono relativamente rari nelle rocce, l’uranio e il torio sono presenti in diversi minerali accessori delle rocce magmatiche e sono frequenti in tracce anche in alcuni dei minerali più comuni (K-feldspato, biotite e orneblenda). Nella determinazione dei radionuclidi si è tenuto conto anche del Potassio 40, il quale, pur rappresentando una frazione minimale del potassio presente in natura, è contenuto nelle rocce in quantità tali da rendere la sua componente significativa per la radioattività naturale.

La caratterizzazione delle unità geologiche tramite spettrometria gamma ha consentito di classificare le circa 300 unità litologiche presenti nella cartografia geologica regionale di Piemonte e Valle d’Aosta in 40 unità radiogeolitologiche. Queste nuove unità mantengono il significato geologico originario — definito secondo criteri litologici, stratigrafici e genetici — e inoltre presentano una omogeneità dal punto di vista del contenuto radioattivo.

I valori medi di 238U e 232Th e 40K per le unità radiogeolitologiche sono riportati nelle figure seguenti.

Distribuzione di Uranio 238 nelle unità radiogeolitologiche in Piemonte e Valle d’Aosta
Distribuzione di Torio 232 nelle unità radiogeolitologiche in Piemonte e Valle d’Aosta
Distribuzione di Potassio 40 nelle unità radiogeolitologiche in Piemonte e Valle d’Aosta

Nella parte occidentale della catena alpina sono ampiamente diffuse rocce con elevate concentrazioni di radionuclidi; si tratta principalmente di corpi magmatici formatisi durante e dopo l'orogenesi alpina, di età cenozoica (plutoni di Traversella e della Valle del Cervo), e nuclei granitici risalenti all'orogenesi ercinica, tardopaleozoici, che costituiscono i massicci montuosi più rilevanti della catena alpina (Monte Bianco, Monte Rosa, Gran Paradiso, Ambin, Dora-Maira, Argentera). In generale, le rocce magmatiche intrusive e le rocce vulcaniche acide presentano le concentrazioni naturali più elevate di radionuclidi, mentre le rocce basiche e ultrabasiche mostrano sempre valori più bassi. Le rocce sedimentarie, in particolare le rocce carbonatiche, tendono ad avere concentrazioni di radionuclidi più contenute. I depositi derivanti dal disfacimento della catena, di natura marina, transizionale e continentale, generalmente non presentano valori elevati di radioattività. Tuttavia, si osserva una notevole variabilità in relazione alla natura litologica degli apporti clastici: in alcuni bacini, la componente detritica proveniente da rocce a elevato potenziale radiogenico può essere quantitativamente significativa. Questo fenomeno risulta particolarmente rilevante in alcuni bacini secondari della rete idrografica attuale, come nel caso dei depositi del torrente Cervo, dove la componente clastica legata al plutone della Valle del Cervo è particolarmente rilevante.

La radioattività nelle unità quaternarie di origine detritica è connessa al rilascio di radio e uranio da parte dei sedimenti recenti, immaturi dal punto di vista mineralogico. L'uranio, presente nelle rocce e nei minerali sotto forma di ione tetravalente insolubile, può, in ambiente ossidante, trasformarsi in uranio esavalente solubile. Questo forma ioni complessi ad alta solubilità, che possono essere trasportati su lunghe distanze, anche nelle acque sotterranee. In presenza di condizioni riducenti, l'uranio precipita e viene fissato nei sedimenti; questo fenomeno si verifica tipicamente in ambienti con ristagni d'acqua, come nei livelli di argille torbose depositate nei laghi intramorenici.

La conoscenza della radioattività delle rocce è importante per lo studio e la mappatura della distribuzione di radon. Inoltre, permette di valutare il contributo al fondo di radiazione naturale, in particolare il rateo di dose gamma di origine terrestre, il quale dal punto di vista ambientale, rappresenta un elemento conoscitivo necessario per la rilevazione di eventuale contaminazione radioattiva di origine antropica.

Informazioni e risorse aggiuntive

Non sono ancora stati pubblicati gli atti del VIII Convegno Nazionale Agenti Fisici 

Per maggiori informazioni sul radon si possono visitare le sezioni specifiche del sito di Arpa Valle d'Aosta https://www.arpa.vda.it/temi/radioattivita-ambientale?view=article&id=1534:il-radon&catid=107  e del sito di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/temi/radioattivita-radiazioni-ionizzanti/radon?pid=76

Per maggiori informazioni sulle rocce radiogene si può visitare la pagina del sito di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/cartografia-geotematica

Per approfondimenti sul radon https://relazione.ambiente.piemonte.it/2025/il-radon

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Geologia e nivologia

Modello geologico tridimensionale del sottosuolo del territorio comunale di Torino

Anno
2025

Da dicembre 2024 è disponibile sul Geoportale di Arpa Piemonte il modello geologico tridimensionale (3D), un nuovo strumento per esplorare il sottosuolo dell’area di pianura del territorio comunale di Torino. Il modello geologico 3D di sottosuolo è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Arpa Piemonte e il CNR-IGG di Torino, nell'ambito dell'aggiornamento della cartografia geologica a scala regionale GeoPiemonteMap.

Il modello è il risultato dell'analisi e interpretazione delle principali informazioni geologico-stratigrafiche di sottosuolo provenienti da indagini geofisiche profonde e da indagini geognostiche relative ad opere di captazione degli acquiferi superficiali e profondi. Il Modello si integra in superficie con la carta geologica interpretativa a scala 1:50.000 , con la carta degli affioramenti a scala 1: 10.000 prodotta in ambito della realizzazione del Foglio Geologico Torino Est (CARG Cartografia Geologica d’Italia Legge 13 luglio 1999 n. 226) e con la Carta Geologica regionale GeoPiemonteMap.

Modello geologico tridimensionale del sottosuolo del territorio comunale di Torino: vista con sezioni

Il nuovo modello 3D del sottosuolo torinese non riguarda solo la città di Torino, ma anche alcune aree limitrofe dell’area metropolitana. Per realizzare il modello sono stati utilizzati dati geofisici e 346 stratigrafie ottenute da pozzi e sondaggi. Le profondità raggiunte da queste indagini variano da 11 metri, a ridosso del rilievo collinare, fino aun massimo di 410 metri, in corrispondenza del pozzo pilota realizzato per ricerche sulle risorse idriche nei pressi del Cimitero Generale di Torino.

 In dettaglio, il modello riporta quattro principali superfici lito-stratigrafiche che delimitano corpi litologici omogenei e ben definiti nel sottosuolo: 

  • la base della successione fluvioglaciale,
  • la base della successione villafranchiana,
  • quella della successione pre-villafranchiana
  • e infine il substrato pre-pliocenico.

Si tratta di superfici caratterizzate da una maggiore continuità areale e dalle quali è stato possibile successivamente ricostruire la volumetria dei corpi geologici da esse delimitati. La rappresentazione tridimensionale del sottosuolo ha consentito di ricostruire la morfologia sepolta (ovvero la forma antica del terreno) che appare solcata, nella parte nord, da alcune depressioni morfologiche che corrispondono ad antiche direttrici di deflusso di un paleo-reticolato idrografico. 

Il modello geologico di sottosuolo dell’area di pianura del territorio comunale di Torino rappresenta un importante sviluppo tematico del progetto GeoPiemonteMap, utile non solo per la divulgazione scientifica, ma anche come strumento operativo per le pubbliche amministrazioni e i professionisti che lavorano nel campo della geologia applicata e dell’ingegneria del territorio.

Modello geologico tridimensionale volumetrico del sottosuolo del territorio comunale di Torino

Il servizio webgis del modello contiene:

  1. Le sezioni geologiche in 3D disposte a graticcio delle unità litostratigrafiche modellate;
  2. Il modello 3D volumetrico delle unità litostratigrafiche modellate;
  3. La carta geologica interpretata a scala 1:50.000 e la carta degli affioramenti a scala 1:10.000 del territorio comunale di Torino.

Sono inoltre riportati nel servizio gli elementi strutturali, gli elementi geomorfologici e le giaciture. La banca dati e la legenda sono derivate dal Foglio Geologico Torino Est (CARG Cartografia Geologica d’Italia Legge 13 luglio 1999 n. 226) e della carta geologica regionale GeoPiemonteMap.

L'applicazione offre funzioni di visualizzazione avanzata tra le quali:

  • misure di distanze ed aree;
  • elenco delle viste pre-definite del modello;
  • strumento per la realizzazione di sezioni del modello geologico: a disposizione un tutorial per l'utilizzo.
Informazioni e risorse aggiuntive

  GeoPiemonteMap https://webgis.arpa.piemonte.it/geopiemonte

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Geologia e nivologia

Il Servizio Europeo di Ground Motion - EGMS

 Il Servizio Europeo di Ground Motion (EGMS) - finanziato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) e parte del COPERNICUS Land Monitoring Service (CLMS), fornisce dal 2022 informazioni relative ai movimenti del terreno a scala europea.

Il servizio si basa sull'analisi interferometrica multitemporale delle immagini radar acquisite dal satellite Sentinel-1 a partire dal 2015. Grazie a questa tecnica avanzata, è possibile individuare punti di misura affidabili—come edifici, infrastrutture artificiali, affioramenti rocciosi e superfici prive di vegetazione—per i quali vengono resi disponibili dati sulla velocità di movimento (nell’ordine di millimetri all’anno) e le serie temporali di deformazione. I dati possono essere impiegati anche per lo studio e il monitoraggio dei fenomeni franosi.

Il servizio EGMS, accessibile a tutti, copre gran parte del territorio europeo e include integralmente l'Italia, come mostrato nella figura seguente. La strategia di aggiornamento dei prodotti EGMS adotta un approccio a finestra mobile di cinque anni, garantendo una copertura temporale continua e progressiva. Il primo dataset, disponibile per il download, riguarda il periodo 2015-2021, seguito dall'aggiornamento relativo alle misurazioni del periodo 2019-2023. Successivamente, verranno rilasciati i dati per il periodo 2020-2024, proseguendo con questa logica nei futuri aggiornamenti.

Interfaccia del portale EGMS

Gli utenti possono visualizzare e scaricare l'ultimo rilascio dell'EGMS sull'Explorer dedicato dalla piattaforma. Di default il servizio permette di visualizzare i dati ORTHO/Verticali (nelle componenti "ortho/vertical" e "ortho/east/west"), ma è possibile visualizzare anche i dati CALIBRATED (ascendenti e discendenti), attivando, per il Piemonte, le strisciate A20-161 e A21-088 (ascendenti) e D20-139 e D21-066 (discendenti).

Lo strumento “geographic archive search” consente infine di selezionare e scaricare i dati di interesse.

A partire dal 2023 Arpa Piemonte si occupa dell’analisi dei dati derivanti dal Servizio “Ground Motion” Europeo (EGMS) per l’aggiornamento della banca dati geologica regionale, che ha riguardato non solo lo studio dei prodotti e dei servizi offerti dal portale europeo ma anche l’integrazione di questi all’interno della struttura informativa regionale.

Le attività di Arpa sono state organizzate in quattro principali linee d'azione:

  1. Conoscenza del prodotto EGMS: raccolta delle informazioni sul dato EGMS e definizione di un flusso operativo per la gestione, dallo scarico, all'inserimento nei database PostgreSQL e all'utilizzo nei sistemi GIS. L’archiviazione e la gestione dei prodotti EGMS nel database ha rappresentato una fase di lavoro particolarmente critica, a causa dell'elevato volume di dati ( oltre 100 milioni di punti distribuiti su tre database) che ha reso necessaria l'adozione di soluzioni specifiche per garantire efficienza e fruibilità dei dati.
     
  2. Elaborazioni del dato EGMS: elaborazioni finalizzate a un utilizzo più diretto nel riconoscimento e nell’interpretazione dei dissesti e dei movimenti del suolo. Una prima attività ha previsto il calcolo della percentuale di movimento del suolo rilevabile dalle diverse geometrie satellitari, elaborando allo scopo mappe di “sensibilità” (parametro C-index) del metodo. La fase successiva ha previsto il ricalcolo delle aree in deformazione attiva (ADA) per i dataset EGMS, differenziati nei vari aggiornamenti.
     
  3. Utilizzo in SIFRAP (Sistema Informativo Frane Piemonte): supporto per il riconoscimento di nuovi fenomeni franosi, la definizione dello stato di attività e l’aggiornamento delle schede descrittive di II livello. La prima fase di lavoro ha previsto l’associazione ad ogni scheda delle principali informazioni statistiche derivate dai prodotti interferometrici. Per l’aggiornamento della rappresentazione grafica dei dati interferometrici nelle schede di II livello SIFRAP, sono state esplorate differenti opzioni di visualizzazione vettoriale e raster, alla ricerca della migliore rappresentazione della distribuzione e della persistenza nel tempo dei riflettori radar anche tra diversi dataset.
     
  4. Confronto con misure strumentali RERCOMF (Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi): verifica della sovrapponibilità delle serie storiche PS rispetto alle serie strumentali, per l’utilizzo del dato interferometrico ad integrazione/validazione delle misure manuali e per giustificare l’eventuale dismissione di alcune reti di misura o modificare la frequenza di rilievo in sito. Sfruttando il caso della frana di Grange Orgiera, in Comune di Sampeyre (CN), sono state sovrapposte le serie storiche PS con quelle GNSS manuali e ne sono stati valutati i limiti e le prestazioni.

L'innovativo utilizzo dei dati e la riutilizzabilità degli approcci e dei metodi applicati da ARPA Piemonte sono stati valutati dagli esperti del Copernicus Land Monitoring Service (CLMS), che ne hanno riconosciuto il valore e deciso di pubblicare il caso studio piemontese sul proprio portale:

https://land.copernicus.eu/en/use-cases/monitoring-geohazards-in-piemonte

Informazioni e risorse aggiuntive

Servizio Europeo di Ground Motion (EGMS) https://egms.land.copernicus.eu/

Arpa Piemonte - Rete regionale di controllo sui movimenti franosi ReRCoMF https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rete-regionale-controllo-sui-movimenti-franosi-rercomf

Arpa Piemonte informazioni sui dati satellitari https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/prodotti-interferometrici-satellitari

SIFraP - Sistema Informativo Fenomeni Franosi in Piemonte https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/?pg=mappa&ids=b48f3d83c8e74627b2acb63b36d25fe0

Anno
2025
Gruppo di Redazione
Geologia e nivologia
Paragrafi

 Il Servizio Europeo di Ground Motion (EGMS) - finanziato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) e parte del COPERNICUS Land Monitoring Service (CLMS), fornisce dal 2022 informazioni relative ai movimenti del terreno a scala europea.

Il servizio si basa sull'analisi interferometrica multitemporale delle immagini radar acquisite dal satellite Sentinel-1 a partire dal 2015. Grazie a questa tecnica avanzata, è possibile individuare punti di misura affidabili—come edifici, infrastrutture artificiali, affioramenti rocciosi e superfici prive di vegetazione—per i quali vengono resi disponibili dati sulla velocità di movimento (nell’ordine di millimetri all’anno) e le serie temporali di deformazione. I dati possono essere impiegati anche per lo studio e il monitoraggio dei fenomeni franosi.

Il servizio EGMS, accessibile a tutti, copre gran parte del territorio europeo e include integralmente l'Italia, come mostrato nella figura seguente. La strategia di aggiornamento dei prodotti EGMS adotta un approccio a finestra mobile di cinque anni, garantendo una copertura temporale continua e progressiva. Il primo dataset, disponibile per il download, riguarda il periodo 2015-2021, seguito dall'aggiornamento relativo alle misurazioni del periodo 2019-2023. Successivamente, verranno rilasciati i dati per il periodo 2020-2024, proseguendo con questa logica nei futuri aggiornamenti.

Interfaccia del portale EGMS

Gli utenti possono visualizzare e scaricare l'ultimo rilascio dell'EGMS sull'Explorer dedicato dalla piattaforma. Di default il servizio permette di visualizzare i dati ORTHO/Verticali (nelle componenti "ortho/vertical" e "ortho/east/west"), ma è possibile visualizzare anche i dati CALIBRATED (ascendenti e discendenti), attivando, per il Piemonte, le strisciate A20-161 e A21-088 (ascendenti) e D20-139 e D21-066 (discendenti).

Lo strumento “geographic archive search” consente infine di selezionare e scaricare i dati di interesse.

A partire dal 2023 Arpa Piemonte si occupa dell’analisi dei dati derivanti dal Servizio “Ground Motion” Europeo (EGMS) per l’aggiornamento della banca dati geologica regionale, che ha riguardato non solo lo studio dei prodotti e dei servizi offerti dal portale europeo ma anche l’integrazione di questi all’interno della struttura informativa regionale.

Le attività di Arpa sono state organizzate in quattro principali linee d'azione:

  1. Conoscenza del prodotto EGMS: raccolta delle informazioni sul dato EGMS e definizione di un flusso operativo per la gestione, dallo scarico, all'inserimento nei database PostgreSQL e all'utilizzo nei sistemi GIS. L’archiviazione e la gestione dei prodotti EGMS nel database ha rappresentato una fase di lavoro particolarmente critica, a causa dell'elevato volume di dati ( oltre 100 milioni di punti distribuiti su tre database) che ha reso necessaria l'adozione di soluzioni specifiche per garantire efficienza e fruibilità dei dati.
     
  2. Elaborazioni del dato EGMS: elaborazioni finalizzate a un utilizzo più diretto nel riconoscimento e nell’interpretazione dei dissesti e dei movimenti del suolo. Una prima attività ha previsto il calcolo della percentuale di movimento del suolo rilevabile dalle diverse geometrie satellitari, elaborando allo scopo mappe di “sensibilità” (parametro C-index) del metodo. La fase successiva ha previsto il ricalcolo delle aree in deformazione attiva (ADA) per i dataset EGMS, differenziati nei vari aggiornamenti.
     
  3. Utilizzo in SIFRAP (Sistema Informativo Frane Piemonte): supporto per il riconoscimento di nuovi fenomeni franosi, la definizione dello stato di attività e l’aggiornamento delle schede descrittive di II livello. La prima fase di lavoro ha previsto l’associazione ad ogni scheda delle principali informazioni statistiche derivate dai prodotti interferometrici. Per l’aggiornamento della rappresentazione grafica dei dati interferometrici nelle schede di II livello SIFRAP, sono state esplorate differenti opzioni di visualizzazione vettoriale e raster, alla ricerca della migliore rappresentazione della distribuzione e della persistenza nel tempo dei riflettori radar anche tra diversi dataset.
     
  4. Confronto con misure strumentali RERCOMF (Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi): verifica della sovrapponibilità delle serie storiche PS rispetto alle serie strumentali, per l’utilizzo del dato interferometrico ad integrazione/validazione delle misure manuali e per giustificare l’eventuale dismissione di alcune reti di misura o modificare la frequenza di rilievo in sito. Sfruttando il caso della frana di Grange Orgiera, in Comune di Sampeyre (CN), sono state sovrapposte le serie storiche PS con quelle GNSS manuali e ne sono stati valutati i limiti e le prestazioni.

L'innovativo utilizzo dei dati e la riutilizzabilità degli approcci e dei metodi applicati da ARPA Piemonte sono stati valutati dagli esperti del Copernicus Land Monitoring Service (CLMS), che ne hanno riconosciuto il valore e deciso di pubblicare il caso studio piemontese sul proprio portale:

https://land.copernicus.eu/en/use-cases/monitoring-geohazards-in-piemonte

Informazioni e risorse aggiuntive

Servizio Europeo di Ground Motion (EGMS) https://egms.land.copernicus.eu/

Arpa Piemonte - Rete regionale di controllo sui movimenti franosi ReRCoMF https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rete-regionale-controllo-sui-movimenti-franosi-rercomf

Arpa Piemonte informazioni sui dati satellitari https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/prodotti-interferometrici-satellitari

SIFraP - Sistema Informativo Fenomeni Franosi in Piemonte https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/?pg=mappa&ids=b48f3d83c8e74627b2acb63b36d25fe0

Anno
2025

Rete regionale di controllo dei fenomeni franosi

La Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi (ReRCoMF) è costituita da 216 sistemi di controllo strumentale. Le informazioni riguardanti le caratteristiche degli strumenti che compongono la ReRCoMF, nonché tutte le risultanze delle misure effettuate nel corso del monitoraggio, vengono aggiornate e implementate nel Sistema Informativo Geologico.

L’attività di monitoraggio, che coinvolge principalmente Regione, Arpa Piemonte e gli Enti proprietari dei punti di misura, è regolamentata dal Disciplinare per lo sviluppo, la gestione e la diffusione dati di sistemi di monitoraggio su fenomeni franosi del territorio regionale, che fornisce indicazioni circa la progettazione, il finanziamento, la gestione dei sistemi di monitoraggio frane e l'impiego dei dati raccolti in Piemonte.
 

Diffusione delle risultanze della Rete di Monitoraggio

In base alla tipologia del fenomeno franoso, all’analisi del rischio e alla rappresentatività degli strumenti utilizzati, i sistemi di monitoraggio della Regione sono stati suddivisi in quattro classi (A, B, C e D), ognuna delle quali prevede specifiche modalità di gestione e comunicazione dei dati.

L’evoluzione nel tempo del fenomeno franoso viene descritta attraverso un indice chiamato GDE (Grado Di Evoluzione), differenziato per Strumenti a Lettura Manuale (SLM) e Strumenti a Lettura Remota (SLR) e acquisizione continua.
I valori dell’indice GDE sono calcolati su orizzonti temporali ampi e differenti per le diverse tipologie strumentali: biennali per le misure manuali e settimanali per quelle a lettura continua, al fine di ridurre le incertezze legate alla misurazione.

L’indice GDE non ha una funzione di allertamento: il suo scopo principale è fornire ai soggetti istituzionali coinvolti nella gestione del territorio una sintesi chiara e rappresentativa, basata sui dati strumentali, dello stato di attività dei fenomeni franosi monitorati.

Le informazioni ad accesso pubblico possono essere consultate sul sito istituzionale di Arpa Piemonte.
 

Informazioni ad accesso pubblico


1) Bollettino frane monitorate

Sulla pagina web si possono consultare tre prodotti:

  • Strumenti automatizzati (SLR) - Quadro di sintesi dei GDE-SLR: quadro d’insieme, complessivo ed aggiornato a scala regionale, della situazione dei fenomeni monitorati con strumentazione a lettura automatizzata (siti "classe A”) e relativo indice GDE, pubblicato settimanalmente;
     
  • Strumenti manuali - Quadro di sintesi dei GDE - SLM: quadro d’insieme, complessivo ed aggiornato a scala regionale, della situazione dei fenomeni monitorati con strumentazione a lettura manuale (siti "classe B”) e relativo indice GDE; aggiornamento in base alla frequenza di esecuzione delle letture manuali;
     
  • Siti monitorati: un elenco dei siti monitorati attivi.
     

2) Servizio WebGIS della ReRCoMF

Il servizio contiene i dati anagrafici della strumentazione della rete di monitoraggio e le relative ubicazioni.

Sono inoltre disponibili sul sito internet e sul geoportale le informazioni del Sistema Informativo Frane in Piemonte (SIFraP), che comprende le perimetrazioni georiferite dei fenomeni franosi e le schede descrittive associate.

Informazioni ad accesso riservato

La comunicazione dei dettagli delle risultanze strumentali agli enti interessati avviene attraverso canali web ad accesso riservato.
Nello specifico, il portale rende disponibili le seguenti informazioni:

  • anagrafica di dettaglio dei siti monitorati;
  • risultanze delle letture in forma tabellare e grafica;
  • documentazione storico/tecnica allegata;
  • per i siti di classe A, settimanalmente vengono pubblicati gli indici GDE-SLR relativi alle misure acquisite dagli strumenti automatizzati;
  • per i siti di classe B, dopo la validazione delle misure degli strumenti a lettura manuale, viene pubblicato un report tecnico a commento delle risultanze;
  • per i siti di classe C, in caso di movimenti significativi o necessità di manutenzione, viene pubblicato un report sintetico a commento delle risultanze strumentali.
Esempio di corografia e dati tabellari a disposizione sulla piattaforma ad accesso riservato
Approfondimento conoscitivo


Il Disciplinare citato in precedenza, prevede che i comuni svolgano una periodica attività di approfondimento conoscitivo, attraverso lo svolgimento di sopralluoghi e la raccolta di informazioni: ogni territorio soggetto a fenomeni franosi è infatti un caso a sé e presenta un comportamento unico.

Uno dei principali problemi nel governo del territorio è l’attuazione di interventi efficaci o azioni compatibili con le condizioni di debolezza e di instabilità potenziale del territorio, in continua evoluzione sia per gli aspetti naturali sia per gli stessi interventi antropici. Tutti i soggetti che vi operano, in primis le amministrazioni comunali, devono quindi avere contezza di questi aspetti e della loro variabilità nel tempo.

Le attività di approfondimento conoscitivo previste sono:

  • verifica dello stato manutentivo degli strumenti di monitoraggio;
  • verifica tramite sopralluogo di eventuali evidenze superficiali di movimento su terreno e/o su manufatti, sul corpo di frana e/o nel suo intorno (fratture o rigonfiamenti, crolli, interferenze con l’idrografia o con i manufatti);
  • raccolta di informazioni provenienti dai residenti e/o dai gestori di infrastrutture/servizi/impianti.

Nel 2024 i tecnici di Arpa e Regione hanno proseguito la programmazione di incontri informativo-formativi con i Comuni che fanno parte della rete regionale di monitoraggio, con l'obiettivo di:

  • migliorare la conoscenza della piattaforma on line ad accesso riservato, dove sono periodicamente pubblicati i dati strumentali, i report tecnici, gli indici GDE e la documentazione generale inerente i siti di monitoraggio;
  • individuare la cadenza e le attività di approfondimento conoscitivo a carico dei comuni.

 

La piattaforma nazionale IDROGEO


Grazie all'attività congiunta di Arpa Piemonte, Regione Piemonte e ISPRA nell'ambito della Rete Italiana dei Servizi Geologici (RISG), dal 2022 le informazioni di base relative alla rete ReRCoMF sono consultabili anche dalla piattaforma nazionale IDROGEO, attivata da ISPRA nel 2021.

In particolare le informazioni sono raggiungibili dalla sezione Inventario frane IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia) della piattaforma.

Anno
2025
Gruppo di Redazione
Geologia e nivologia
Paragrafi

La Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi (ReRCoMF) è costituita da 216 sistemi di controllo strumentale. Le informazioni riguardanti le caratteristiche degli strumenti che compongono la ReRCoMF, nonché tutte le risultanze delle misure effettuate nel corso del monitoraggio, vengono aggiornate e implementate nel Sistema Informativo Geologico.

L’attività di monitoraggio, che coinvolge principalmente Regione, Arpa Piemonte e gli Enti proprietari dei punti di misura, è regolamentata dal Disciplinare per lo sviluppo, la gestione e la diffusione dati di sistemi di monitoraggio su fenomeni franosi del territorio regionale, che fornisce indicazioni circa la progettazione, il finanziamento, la gestione dei sistemi di monitoraggio frane e l'impiego dei dati raccolti in Piemonte.
 

Diffusione delle risultanze della Rete di Monitoraggio

In base alla tipologia del fenomeno franoso, all’analisi del rischio e alla rappresentatività degli strumenti utilizzati, i sistemi di monitoraggio della Regione sono stati suddivisi in quattro classi (A, B, C e D), ognuna delle quali prevede specifiche modalità di gestione e comunicazione dei dati.

L’evoluzione nel tempo del fenomeno franoso viene descritta attraverso un indice chiamato GDE (Grado Di Evoluzione), differenziato per Strumenti a Lettura Manuale (SLM) e Strumenti a Lettura Remota (SLR) e acquisizione continua.
I valori dell’indice GDE sono calcolati su orizzonti temporali ampi e differenti per le diverse tipologie strumentali: biennali per le misure manuali e settimanali per quelle a lettura continua, al fine di ridurre le incertezze legate alla misurazione.

L’indice GDE non ha una funzione di allertamento: il suo scopo principale è fornire ai soggetti istituzionali coinvolti nella gestione del territorio una sintesi chiara e rappresentativa, basata sui dati strumentali, dello stato di attività dei fenomeni franosi monitorati.

Le informazioni ad accesso pubblico possono essere consultate sul sito istituzionale di Arpa Piemonte.
 

Informazioni ad accesso pubblico


1) Bollettino frane monitorate

Sulla pagina web si possono consultare tre prodotti:

  • Strumenti automatizzati (SLR) - Quadro di sintesi dei GDE-SLR: quadro d’insieme, complessivo ed aggiornato a scala regionale, della situazione dei fenomeni monitorati con strumentazione a lettura automatizzata (siti "classe A”) e relativo indice GDE, pubblicato settimanalmente;
     
  • Strumenti manuali - Quadro di sintesi dei GDE - SLM: quadro d’insieme, complessivo ed aggiornato a scala regionale, della situazione dei fenomeni monitorati con strumentazione a lettura manuale (siti "classe B”) e relativo indice GDE; aggiornamento in base alla frequenza di esecuzione delle letture manuali;
     
  • Siti monitorati: un elenco dei siti monitorati attivi.
     

2) Servizio WebGIS della ReRCoMF

Il servizio contiene i dati anagrafici della strumentazione della rete di monitoraggio e le relative ubicazioni.

Sono inoltre disponibili sul sito internet e sul geoportale le informazioni del Sistema Informativo Frane in Piemonte (SIFraP), che comprende le perimetrazioni georiferite dei fenomeni franosi e le schede descrittive associate.

Informazioni ad accesso riservato

La comunicazione dei dettagli delle risultanze strumentali agli enti interessati avviene attraverso canali web ad accesso riservato.
Nello specifico, il portale rende disponibili le seguenti informazioni:

  • anagrafica di dettaglio dei siti monitorati;
  • risultanze delle letture in forma tabellare e grafica;
  • documentazione storico/tecnica allegata;
  • per i siti di classe A, settimanalmente vengono pubblicati gli indici GDE-SLR relativi alle misure acquisite dagli strumenti automatizzati;
  • per i siti di classe B, dopo la validazione delle misure degli strumenti a lettura manuale, viene pubblicato un report tecnico a commento delle risultanze;
  • per i siti di classe C, in caso di movimenti significativi o necessità di manutenzione, viene pubblicato un report sintetico a commento delle risultanze strumentali.
Esempio di corografia e dati tabellari a disposizione sulla piattaforma ad accesso riservato
Approfondimento conoscitivo


Il Disciplinare citato in precedenza, prevede che i comuni svolgano una periodica attività di approfondimento conoscitivo, attraverso lo svolgimento di sopralluoghi e la raccolta di informazioni: ogni territorio soggetto a fenomeni franosi è infatti un caso a sé e presenta un comportamento unico.

Uno dei principali problemi nel governo del territorio è l’attuazione di interventi efficaci o azioni compatibili con le condizioni di debolezza e di instabilità potenziale del territorio, in continua evoluzione sia per gli aspetti naturali sia per gli stessi interventi antropici. Tutti i soggetti che vi operano, in primis le amministrazioni comunali, devono quindi avere contezza di questi aspetti e della loro variabilità nel tempo.

Le attività di approfondimento conoscitivo previste sono:

  • verifica dello stato manutentivo degli strumenti di monitoraggio;
  • verifica tramite sopralluogo di eventuali evidenze superficiali di movimento su terreno e/o su manufatti, sul corpo di frana e/o nel suo intorno (fratture o rigonfiamenti, crolli, interferenze con l’idrografia o con i manufatti);
  • raccolta di informazioni provenienti dai residenti e/o dai gestori di infrastrutture/servizi/impianti.

Nel 2024 i tecnici di Arpa e Regione hanno proseguito la programmazione di incontri informativo-formativi con i Comuni che fanno parte della rete regionale di monitoraggio, con l'obiettivo di:

  • migliorare la conoscenza della piattaforma on line ad accesso riservato, dove sono periodicamente pubblicati i dati strumentali, i report tecnici, gli indici GDE e la documentazione generale inerente i siti di monitoraggio;
  • individuare la cadenza e le attività di approfondimento conoscitivo a carico dei comuni.

 

La piattaforma nazionale IDROGEO


Grazie all'attività congiunta di Arpa Piemonte, Regione Piemonte e ISPRA nell'ambito della Rete Italiana dei Servizi Geologici (RISG), dal 2022 le informazioni di base relative alla rete ReRCoMF sono consultabili anche dalla piattaforma nazionale IDROGEO, attivata da ISPRA nel 2021.

In particolare le informazioni sono raggiungibili dalla sezione Inventario frane IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia) della piattaforma.

Anno
2025

Cartografia delle Valanghe: Il Portale delle Valanghe in Piemonte

Anno
2025

Nel 2024 il Sistema Informativo Valanghe – SIVA  è stato integrato, rivisto nella veste grafica e inserito all’interno di un nuovo strumento web, sempre disponibile attraverso il Geoportale di Arpa Piemonte. La web app è consultabile non solo con utilizzo di personal computer desktop ma anche con smartphone e tablet.

Home page del Portale delle Valanghe in Piemonte

Online da oltre vent’anni, la cartografia tematica valanghe a media scala disponibile sul SIVA continua a rappresentare una fondamentale base informativa sul fenomeno valanghivo a scala regionale. Si tratta di uno strumento prezioso per i tecnici delle amministrazioni locali, un utile punto di partenza per studi specialistici e un valido supporto per i professionisti coinvolti, a vario titolo, nella progettazione in ambito montano.

La tematica delle valanghe continua a suscitare curiosità e interesse anche tra gli appassionati di montagna, rappresentando al contempo un rilevante ambito di studio e ricerca, soprattutto nel contesto del cambiamento climatico in atto. Le alterazioni del clima stanno modificando profondamente anche la dinamica valanghiva, strettamente legata all’innevamento e alle temperature. Si alternano infatti lunghi periodi siccitosi, con scarse o nulle precipitazioni nevose, durante i quali si tende a dimenticare il pericolo valanghe, alimentando la falsa percezione che si tratti di un rischio ormai superato. Tuttavia, a questi si contrappongono fasi di precipitazioni intense, burrascose e persistenti, che forniscono la "materia prima" per una marcata e diffusa attività valanghiva, dimostrando come il rischio valanghe sia tuttora ben presente e attuale.

Nasce così il Portale delle Valanghe, un ambiente digitale in cui gli strumenti di lavoro per i tecnici sono raccolti nelle sezioni SIVA e SIVA 3D, affiancati e arricchiti da contenuti a carattere più divulgativo. Tra questi, la pagina Racconti di Valanghe propone storie di valanghe, passate e recenti, che hanno lasciato un segno nella memoria collettiva; mentre  il Tour Fotografico, consente di esplorare in modo semplice e interattivo una selezione curata di immagini tratte dagli archivi di Arpa Piemonte, raccolte negli anni anche grazie alla dedizione dei collaboratori del servizio nivologico che operano sul territorio. 

La sezione Tour fotografico del Portale

A fare da ponte tra la parte tecnica e la sezione divulgativa è la pagina  Valanghe Segnalate, una sezione innovativa che per Arpa Piemonte rappresenta un primo passo verso una maggiore accessibilità e comprensione del catasto valanghe. Questa sezione raccoglie e descrive le valanghe stagionali più rilevanti e impattanti sul territorio.

Il 2024, in particolare durante i mesi primaverili come descritto più nel dettaglio nella sezione Attività valanghiva spontanea, ha richiesto un ulteriore impegno nell’aggiornamento del Portale e del sistema SIVA. Sono infatti state inserite le informazioni relative alla data dell’evento, ai danni associati, alle fotografie e alle descrizioni per ben 95 eventi valanghivi di dimensioni da grandi a molto grandi — probabilmente la stagione con il maggior numero di eventi dopo il tristemente noto inverno 2008-2009. Il Portale si completa con le sezioni Approfondimenti  e Tutorial: la prima dedicata a chi desidera approfondire le metodologie utilizzate per la redazione delle carte tematiche, i criteri di classificazione dei siti valanghivi e altri aspetti specifici; la seconda pensata per guidare l’utente nella navigazione tra i vari tab e favorire un uso completo e consapevole dei dati disponibili.

Tutti i layer sono consultabili tramite il visualizzatore 2d o, in alternativa, attraverso il servizio interoperabile WMS, utile per la visualizzazione dei dati all'interno di un software GIS. È inoltre disponibile il download diretto in formato shapefile di tutte le geometrie, sia a livello regionale che suddivise per provincia, comprensive di tematizzazioni e legenda completa, per facilitare la comprensione dei contenuti rappresentati.

La sezione Valanghe segnalate del Portale
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Gruppo di Redazione
Geologia e nivologia

Incidenti da valanga

Anno
2025

La stagione invernale 2023-2024 si colloca al nono posto per il numero di incidenti registrati nel periodo 1983-2024 al pari dei due inverni 2007-2008, 2021-2022.

Distribuzione del numero di incidenti negli ultimi 41 anni. La linea tratteggiata (nera) e la linea intera (rossa) descrivono rispettivamente la media (6 incidenti/anno) e la tendenza polinomiale

In Piemonte, sono stati registrati 6 incidenti da valanga: il primo a inizio gennaio e i restanti 5 nel mese di marzo; in particolare, il 10 marzo sono avvenuti ben 3 incidenti. Gli incidenti in valanga si sono concentrati sui settori meridionali e settentrionali: un incidente sulle Alpi Lepontine nord, uno sulle Alpi Pennine di confine nord, uno in Valle Maira, due in Valle Stura e uno nelle Valli del Monregalese. Il totale delle persone travolte ammonta a 13 di cui 10 sono rimaste illese, 1 ferita e due decedute.

Distribuzione degli incidenti sui settori alpini piemontesi

Per quanto riguarda il grado di pericolo valanghe associato alla zona dell’incidente è interessante notare che quasi la totalità degli incidenti sono avvenuti con grado di pericolo 4-Forte (5 casi su 6), mentre un caso è avvenuto con grado di pericolo 3-Marcato. Questa considerazione ha ancora più peso se si considera l’inclinazione della zona di distacco, in tutti i casi superiore a 35°. La tipologia di valanga predominante è quella a lastroni di superficie. In continuità con le stagioni precedenti, anche durante l’inverno 2023-2024 la maggior parte degli incidenti si è verificata su versanti con esposizione compresa tra nord ed est (5 casi su 6). Ciò è riconducibile alla persistente e intensa ventilazione da ovest, nord-ovest registrata per numerosi giorni, che ha favorito la formazione di accumuli nevosi sui versanti sottovento.

Dei 6 incidenti, 2 sono stati determinati dal distacco di una valanga spontanea, mentre nei restanti 4 casi la valanga è stata provocata. Contrariamente agli anni precedenti, quando gli stranieri hanno rappresentato una notevole percentuale delle persone travolte, nella stagione invernale 2023-2024 la totalità delle persone coinvolte negli incidenti da valanga sono di nazionalità italiana. Le categorie delle persone coinvolte risultano piuttosto eterogenee: in due casi si è trattato di ciaspolatori, in altri due di scialpinisti durante la discesa, in un caso di sciatori fuori pista e in un altro di persone che si trovavano su una via di comunicazione. 

Tabella riassuntiva con le caratteristiche salienti degli incidenti da valanga avvenuti in Piemonte nella stagione 2023-24
Data 07/01/2024 10/03/2024 10/03/2024 10/03/2024 12/03/2024 27/03/2024
Valle Formazza Stura Maira Casotto Sesia Stura
Comune Formazza Vinadio Acceglio Garessio Alagna Valsesia Argentera
Provincia VB CN CN CN VC CN
Località Lago Toggia Strepeis Monte Midia Monte Mussiglione Canale Giachetti Strada Colle Maddalena
Quota distacco 2240 1450 2170 1900 2500 2400
Esposizione E SE N E NE SO
Pendenza 42 40 35 38 45 38
Tipo di valanga lastroni lastroni lastroni lastroni lastroni lastroni
Dimensione valanga piccola media n.d. n.d. media grande
Grado pericolo 3 4 4 4 4 4
Nazionalità IT IT IT IT IT IT
Categoria Escursionismo con ciaspole Escursionismo con ciaspole Scialpinismo con sci in discesa Scialpinismo con sci in discesa Fuoripista sci Persona su via di comunicazione
Travolti 2 5 2 1 1 2
Illesi 0 5 2 1 0 2
Feriti 0 0 0 0 1 0
Morti 2 0 0 0 0 0
Tabella riassuntiva con le caratteristiche salienti degli incidenti da valanga avvenuti in Piemonte nella stagione 2023-24

Si riporta di seguito la descrizione dettagliata e l’analisi del primo incidente della stagione che è risultato l’unico mortale. 

Nella mattina del 7 gennaio due escursionisti con le ciaspole (un uomo e una donna) con il loro cane stavano transitando lungo la sponda Ovest del Lago Toggia, indicata nell'immagine seguente.

Localizzazione dell’incidente

Poco dopo aver superato la casa dei guardiani della diga, hanno provocato una valanga a lastroni di superficie che li ha travolti. La zona del distacco è stata localizzata a 2240 m e presentava un fronte di circa 150 m. Lo spessore della neve coinvolto nel distacco è stato di circa 50 cm nella zona più a nord e circa 20 cm in quella più a sud. La valanga ha concluso il suo movimento nel Lago Toggia (2180 m) coprendo un dislivello di 60 m.

La linea verde indica una porzione della zona del distacco mentre in arancione l’accumulo nel lago; a destra un dettaglio della zona dell’accumulo nel Lago Toggia. Foto effettuate dai nostri rilevatori il giorno del rilievo

La valanga che travolge entrambi gli escursionisti viene osservata dai guardiani della diga che si precipitano per dare soccorso. Eseguono una prima ricerca con ARTVA senza esito, nel frattempo interviene il Soccorso Alpino con le unità cinofile. L’uomo viene ritrovato sotto 1 m di neve, completamente sepolto, deceduto probabilmente per traumi. La donna, anche lei deceduta, viene individuata nel lago dove è stata trascinata dalla valanga, per cui il recupero è stato condotto dal nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco. 

Il giorno dell’incidente il grado di pericolo nel settore dove è avvenuto il distacco, era 3-Marcato oltre i 2200 m. Il problema valanghivo segnalato per la zona dell’evento riguardava la neve ventata, con i pendii più critici esposti da nord-ovest a sud, passando per est.

La settimana dell’incidente è stata caratterizzata da nevicate moderate: la stazione manuale del Lago Toggia, posta vicino alla zona dell’incidente, ha misurato 23 cm di nuova neve il 3 gennaio e ulteriori 24 cm tra il 5 e 6 gennaio. Sempre i rilevatori della diga del Toggia, nei due giorni precedenti, hanno segnalato vento forte in quota con la formazione di grandi accumuli. La ventilazione intensa da nord-ovest viene anche confermata dalla stazione automatica di Formazza (2453 m di quota). L’intensa azione eolica ha determinato la formazione di accumuli soprattutto sui pendii esposti a sud, sud-est come quello interessato dalla valanga. 

Nel Bollettino valanghe, in riferimento al settore dell’incidente, viene posta l’attenzione sulla neve ventata: “da ieri il vento è stato da moderato a forte. Nelle conche, nei canaloni e dietro ai cambi di pendenza, gli accumuli di neve ventata cresceranno ulteriormente. I nuovi accumuli di neve ventata possono subire un distacco in seguito al passaggio di un singolo appassionato di sport invernali. Sono previste valanghe asciutte di medie e di grandi dimensioni. La neve fresca degli ultimi due giorni così come gli accumuli di neve ventata che hanno raggiunto un certo spessore, devono essere valutati con attenzione al di sopra dei 2200 m circa.” Nella sezione manto nevoso viene riportato “In molte regioni da lunedì sono caduti diffusamente da 30 a 50 cm di neve. Soprattutto in quota l’innevamento è estremamente variabile a seconda dell’azione del vento. Sui pendii carichi di neve ventata, all’interno del manto nevoso si trovano isolati strati fragili.” 

Il giorno successivo all’incidente è stato effettuato un rilievo nivologico poco al di sopra dell’area di distacco. Il profilo stratigrafico (riportato in figura) evidenzia una porzione superficiale di circa 40 cm formata da particelle frammentate dal vento, con elevata resistenza meccanica, sovrapposte a croste molto dure. La parte centrale e inferiore del manto nevoso è composta da grandi policristalli. I test di stabilità effettuati hanno evidenziato la presenza di uno strato superficiale di circa 20 cm particolarmente reattivo: nel test ECT (Extended Column Test) il blocco si è fratturato nettamente già al primo colpo, con il gomito utilizzato come fulcro; risultati simili sono emersi anche dal test Rutschblock, in cui la frattura si è propagata al primo movimento dell’operatore, provocando un distacco parziale del blocco. Nel caso specifico dell’incidente, è verosimile che il lastrone da vento presente sul pendio ripido esposto a sud-est si sia staccato in seguito al sovraccarico localizzato prodotto dal passaggio dei due escursionisti con le ciaspole.

Rappresentazione grafica del profilo nivologico eseguito il giorno dopo l’incidente
Informazioni e risorse aggiuntive

Valanghe sul sito di Arpa Piemonte  https://www.arpa.piemonte.it/temi/neve-ghiacciai/valanghe?pid=19

Rendiconti Nivometrici - Per maggiori dettagli sui rendiconti nivometrici e approfondimenti relativi alla stagione 2023-2024 consultare la pubblicazione del Rendiconto stagionale sul sito di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/pubblicazione/rendiconto-nivometrico-stagione-invernale-20232024

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Geologia e nivologia

Attività valanghiva spontanea

Anno
2025

Nel corso della stagione invernale 2023-2024, l’attività valanghiva si è concentrata soprattutto nei mesi di marzo e aprile, caratterizzati dalle nevicate più significative. Non mancano, tuttavia, segnalazioni e osservazioni di eventi valanghivi di notevole entità anche negli altri mesi. Di seguito vengono riportati, in ordine cronologico, gli eventi valanghivi spontanei di maggior rilievo.

Nonostante lo scarso innevamento, il 14 dicembre 2023, è stato osservato il distacco della valanga di “Fontana Napoleone”, una valanga incanalata (rappresentata nell'immagine seguente) che dopo aver percorso un dislivello considerevole si è arrestata poco a monte della strada del Colle della Maddalena (Argentera, CN). Questo evento ha segnato l'inizio di una serie di distacchi che hanno continuato a coinvolgere il sito valanghivo per tutta la stagione invernale.

Nella foto in alto la zona di distacco e scorrimento, nella foto in basso la zona di accumulo in prossimità della strada per il Colle della Maddalena SS21. Foto CLV Valle Stura

Un secondo evento si è verificato il 18 gennaio 2024, al termine di un periodo segnato da condizioni meteorologiche particolarmente variabili, con vento forte, nevicate, marcate escursioni termiche e piogge spinte fino ad alta quota. La valanga, costituita da neve umida a debole coesione superficiale, si è staccata in concomitanza con un rialzo termico intorno ai 2200 metri di quota, per poi arrestarsi a circa 1930 metri, dopo un dislivello di 300 metri, fermandosi a brevissima distanza dalla strada statale SS21. Nel mese di marzo si è verificato un ulteriore distacco, che ha raggiunto la medesima sede stradale coinvolgendo due veicoli bloccati dalla nevicata in corso.

A sinistra dettaglio sulla zona di distacco della valanga che ha quasi raggiunto la sede stradale del Colle della Maddalena (indicata con la freccia rossa). In giallo la delimitazione di altri distacchi avvenuti poco più a monte. A destra la zona di accumulo della valanga. Foto CLV Valle Stura

L’attività valanghiva più intensa del mese di febbraio si è verificata nella parte finale del mese, in seguito a precipitazioni particolarmente abbondanti. Nell’ultima settimana di febbraio sono infatti state registrate cumulate giornaliere con valori medi compresi tra 60 e 90 cm su gran parte del territorio regionale, con punte superiori nelle Alpi Marittime, Liguri e Graie, dove si sono superati i 110-140 cm di neve fresca. Nonostante la visibilità ridotta, è stata osservata un’attività valanghiva significativa, con distacchi sia superficiali sia di fondo, principalmente di neve umida o bagnata, alcuni dei quali hanno raggiunto dimensioni considerevoli.

Distribuzione delle valanghe osservate dai rilevatori il 28 e 29 febbraio classificate in base al tipo e dimensione della valanga

Molte valanghe sono state registrate in Valle Orco, dove localmente sono state raggiunte zone antropizzate. Ulteriori distacchi sono stati registrati dalla Val Cenischia alla Val Chisone dove una valanga di neve umida, seppur di piccole dimensioni, ha raggiunto la SP 23 per il colle di Sestriere.

A sinistra le frecce arancioni indicano i numerosi distacchi nei pressi degli ombrelli ferma-neve sopra alla Borgata Capoluogo, zona cimitero - Valle Orco, comune di Ceresole Reale (Foto del 28/02 Parco Naturale Gran Paradiso). A destra il distacco ha lambito due chalet nella frazione di Borgiallo - Valle Orco, comune di Ceresole Reale. Foto del Parco Nazionale Gran Paradiso
Sulla sinistra la valanga a debole coesione di grandi dimensioni fotografata in Val Cenischia (Giaglione, TO) il 28 febbraio; Foto CLV Val Susa. Sulla destra la piccola valanga a debole coesione di fondo di neve bagnata che ha interessato la Strada Regionale 23 del Sestriere nel Comune di Usseaux (TO) il 28 febbraio. Foto del Parco Alpi Cozie

Ad inizio marzo, ed in particolare tra sabato 2 e la mattinata di lunedì 4 marzo, una perturbazione ha portato abbondanti nevicate su tutti i settori alpini piemontesi. L’attività valanghiva spontanea è stata intensa soprattutto in corso di nevicata, in particolare fra il pomeriggio e la notte del 3 marzo, e nella giornata del 4 marzo. 

In alta Val Susa e Val Chisone si sono verificati diversi distacchi di grandi dimensioni in corrispondenza della crosta con sabbia sahariana depositata in coda alla perturbazione del 28-29 febbraio 2024. Pressoché in tutte le valli dell’arco alpino piemontese sono state registrate valanghe di dimensioni significative, alcune delle quali hanno raggiunto i fondovalle, causando disagi alla viabilità. Tuttavia, le Commissioni Locali Valanghe (CLV)  riportano una magnitudo complessivamente contenuta dell’attività valanghiva rispetto all'entità delle precipitazioni: sono state registrate numerose valanghe spontanee a debole coesione e lastroni di medie dimensioni, con alcuni episodi di valanghe grandi e, in casi isolati, molto grandi. 

A partire dai settori settentrionali, si segnala l’attivazione della valanga della “Ciafera” a Rima San Giuseppe (VB) che, pur essendo di grandi dimensioni, non ha raggiunto la strada, arrestando la sua corsa circa 50-100 metri più a monte.

Valanga della Val Ciafera, Rima San Giuseppe (VC). Foto del 04/03/2024 della CLV Val Sesia

A Ceresole Reale, in Alta Valle Orco, il 3 marzo si sono verificate diverse valanghe di grandi dimensioni: alcune si sono staccate dai pendii della Corbassera, raggiungendo e superando il lungolago. Un’altra valanga ha interessato la Strada Provinciale 50 nei pressi della Borgata Borgiallo, non lontano dalla Frazione Villa di Ceresole Reale (vedi figura seguente). È attribuibile con buona probabilità allo stesso evento di inizio marzo anche una valanga molto estesa che, al Pian della Mussa, ha divelto il ponte di accesso al sentiero estivo per il Rifugio Gastaldi.

A sinistra le valanghe staccatesi dalle pendici della Corbassera (Ceresole Reale, TO) a circa 2300 m con zona di accumulo più a valle del lungo lago (Evidenziato dalla freccia rossa). A destra operazioni di pulizia della S.P.50 interessata da una valanga. Foto del Parco Nazionale Gran Paradiso

Nuovamente interessata da una piccola valanga la sede stradale della Strada Provinciale 23 del Sestriere appena più a valle della frazione di Soucheres Basses a Pragelato (TO).

Molte sono state anche le segnalazioni della città Metropolitana di Torino per interruzioni della circolazione in alcune strade di montagna, dovute alla necessità di rimuovere  tronchi e rami che ostruivano le carreggiate: si tratta della strada provinciale 197 a Mompellato di Rubiana, la strada regionale 23 del Sestriere a Mentoulles di Fenestrelle e nel tratto che da Cesana sale a Sestriere, come pure nelle Valli del Canavese e in quelle di Lanzo.

In Val Pellice, nello stesso giorno, vengono osservate dal Rifugio Jervis alcune valanghe di medie e grandi dimensioni dai pendii ripidi a monte della Conca del Prà a Bobbio Pellice (TO). Spostandosi nei settori alpini del cuneese vengono segnalate alcune valanghe molto grandi. In Valle Stura (CN) due valanghe oltrepassano la galleria paravalanghe denominata Messantoni tra l’abitato di Sambuco e la frazione Pianche per terminare la corsa nel letto del torrente Stura.

Vista della stessa valanga che ha oltrepassato la galleria Messantoni (codice 03 L CN del SIVA - Sistema Informativo VAlanghe). A sinistra lo scatto della CLV Valle Stura proprio durante la discesa della valanga avvenuto il 4 marzo. A destra la valanga vista dall’alto con una colorazione rossastra che deriva dalle deposizioni di origine sahariana presenti nel manto nevoso. Foto CLV Valle Stura

Sulla base delle previsioni meteorologiche e delle valutazioni degli effetti al suolo, il Centro Funzionale di Arpa Piemonte dalla giornata di sabato 2 marzo ha emesso per il pomeriggio un’allerta gialla per rischio valanghe nelle zone settentrionali di Verbano e Novarese (A e B), estendendola anche a tutta la fascia pedemontana occidentale (zone B, C, D, E) per la giornata di domenica. Nella successiva giornata di domenica 3 marzo, con l’intensificarsi dei fenomeni, il Centro Funzionale di Arpa Piemonte ha elevato il livello di allerta ad arancione (livello 3 su 4) per rischio valanghe sulle zone settentrionali e occidentali Novarese, Torinese, alta Val Susa e alto Cuneese (zone B, C e D).

A partire dal pomeriggio di venerdì 8 marzo fino a domenica 10 marzo il Piemonte è stato interessato da diffuso maltempo con nevicate nuovamente intense; l’ingente quantitativo di neve fresca cumulata in poche ore ha creato numerosi disagi.

Mappa della stima della precipitazione nevosa cumulata dall’8 all’11 marzo 2024

Alcuni comuni, tra cui Alto Sermenza (VC), Valprato (TO) e Ronco Canavese (TO), sono rimasti senza energia elettrica e copertura telefonica. Numerose strade sono state chiuse in via precauzionale, soprattutto nelle Valli dell’Ossola, Val Vigezzo, Valsesia e Valli Orco e Soana. Nel corso di domenica 10 marzo sono state segnalate numerose valanghe spontanee di dimensioni molto grandi che hanno interessato la viabilità di fondovalle, in particolare nei settori settentrionali e meridionali della regione maggiormente interessati dalle precipitazioni nevose. Numerosi distacchi si sono verificati nel comune di Carcoforo (VC), dove almeno 3 valanghe di dimensioni molto grandi hanno raggiunto le vie di comunicazione arrestandosi nei pressi di abitazioni: la “valanga del Pissone” con scorrimento e arresto sulla galleria paravalanghe che fortunatamente ha svolto al meglio la funzione protettiva; la “valanga delle Pesse” e infine la “valanga del Larice” che ha interessato la strada provinciale chiusa preventivamente con ordinanza del sindaco la mattina di domenica. Spostandosi in Valle Orco (TO), sempre domenica 10 marzo, una valanga molto grande (denominata valanga “Balma Fiorant”) ha interessato la strada tra Ceresole Reale e Noasca nel tratto protetto dalla galleria paravalanghe; il suo accumulo tuttavia è riuscito a invadere la sede stradale attraverso le aperture di valle.

Accumulo della valanga di “Balme Fiorant” (codice SIVA 31 E TO) vista da dentro (a sinistra) e da fuori (a destra) della galleria paravalanghe. Foto del Parco Nazionale Gran Paradiso

Anche in Val Soana, sempre lo stesso giorno, sono stati segnalati disagi alla viabilità: una valanga ha occupato la sede della Strada Provinciale 48 a monte dell’abitato di Pianetto (Valprato Soana, TO).

Accumulo della valanga sulla strada per Piamprato. Foto CLV Val Soana

Particolarmente interessate dalle nevicate sono state anche le Valli di Lanzo. Nel comune di Balme (TO) è stato ripreso il distacco di una valanga di grandi dimensioni che, lungo il tratto di scorrimento caratterizzato da salti di roccia, ha inglobato molta aria sviluppando una notevole componente nubiforme.

Spostandoci verso i settori meridionali, sono stati osservati numerosi distacchi di valanghe di dimensioni molto grandi in Valle Stura (CN). In particolare, il 10 marzo diverse valanghe hanno interessato la strada statale 21 sia nel tratto tra la Borgata Pianche e Sambuco sia nel tratto montano per il colle della Maddalena, preventivamente chiuso al traffico già la sera dell’8 marzo. L’11 marzo, sempre in Valle Stura, si è staccata una valanga di grandi dimensioni interessando il percorso classico di scialpinismo verso il Colle Incianao; la valanga si è staccata a circa 2350 m dai pendii ripidi esposti a nord ovest. Sull’itinerario, erroneamente ritenuto sempre sicuro in quanto ripercorre le piste di Argentera al momento chiuse, erano presenti numerosi scialpinisti, ma fortunatamente nessuno è stato coinvolto.

Sulla base delle previsioni meteorologiche e delle valutazioni degli effetti al suolo, tenuto conto della situazione pregressa, il Centro Funzionale di Arpa Piemonte ha emesso dal pomeriggio di sabato 9 marzo una allerta gialla per rischio valanghe su tutte le zone alpine A, B, C, D, E, F segnalando la possibilità di disagi alla viabilità, interruzioni di servizi e isolamento di borgate a causa dell’attività valanghiva spontanea nei fondovalle. Per la giornata di domenica 10 marzo, l’allerta è salita a livello arancione per rischio valanghe sulle zone nordoccidentali A, B, C (Verbano, Biellese, Novarese, Torinese), e sulle Alpi Marittime e Liguri (zone E ed F). Con il superamento della fase più acuta delle precipitazioni, nella giornata di lunedì 11 marzo, il livello di allerta per valanghe è sceso al giallo nelle le zone alpine meridionali mentre è rimasto arancione sulle Alpi Graie, Pennine e Lepontine; l’allerta si è poi conclusa, rientrando anche in queste zone, nel corso della prima parte della giornata di martedì 12.

Tra fine marzo e inizio aprile, una vasta e profonda saccatura atlantica centrata sulle isole britanniche ha determinato flussi umidi meridionali sulla nostra Regione, con un marcato peggioramento del tempo nel weekend pasquale. Nella mattina di domenica 31 marzo, dopo il primo intenso impulso della precipitazione, nonostante la visibilità ridotta a causa delle precipitazioni ancora in atto, sono stati registrati i primi distacchi di valanghe nei settori settentrionali maggiormente colpiti dalle nevicate. Nel comune di Alto Sermenza (VC) la valanga detta “della Ciafera”, che si era già staccata durante il fine settimana del 9-10 marzo, scende nuovamente nella notte, questa volta invadendo la strada che porta alla frazione di Rima San Giuseppe.

Valanga della Ciafera scesa nuovamente nel comune di Alto Sermenza (VC), questa volta interessando la strada che porta all’abitato di Rima chiusa al traffico. Foto della CLV Val Sesia

Anche nel comune di Formazza (VB) si sono staccate numerose valanghe di dimensioni molto grandi. Presumibilmente nella notte, tra sabato 30 e domenica 31 marzo, si è staccata la valanga che scende dai pendii nordest del Monte Reti, nei pressi della frazione di Valdo a Formazza (VB). La mattina di Pasqua, infatti, dalla webcam posta alla partenza dello skilift, era visibile l’accumulo scuro a causa della neve rossa caduta nelle ore precedenti. Sempre nella giornata di Pasqua, una valanga di grandi dimensioni caratterizzata da neve molto umida si è staccata dai pendii Nord di Pizzo Omo, nei pressi del Passo del Sempione (VB), con un deposito che si è arrestato nell’alveo del fiume raggiungendo l’altezza del guardrail.

Due fotogrammi del distacco della valanga ripresa durante la sua discesa nei pressi del Passo del Sempione (VB). Fotogrammi estrapolati da video riportato su social e testate giornalistiche.

Nel comune di Carcoforo (VC), già pesantemente interessato da un’intensa attività valanghiva spontanea nella prima metà di marzo, sono scese numerose valanghe anche durante il fine settimana pasquale. Nella notte tra domenica e lunedì si è staccata una valanga di dimensioni molto grandi dai versanti nord-nordest di Cima Lampone, con un accumulo che si è arrestato a circa 50 m dalla strada provinciale 124, preventivamente chiusa al transito. Durante la giornata di Pasquetta, diversi villeggianti, rimasti isolati a causa della chiusura al transito per l’abitato di Carcoforo (VC), hanno osservato il distacco della valanga del “Pissone”, già scesa nel fine settimana del 9-10 marzo. In questo secondo distacco la valanga si è arrestata alla base del canalone senza raggiungere la provinciale, protetta in quel tratto da una galleria paravalanghe.

Sempre nella mattinata di lunedì, a causa del rasserenamento e del successivo rialzo termico, si è staccata una valanga che ha interessato la strada di servizio IREN per la diga di Teleccio nel comune di Locana (TO), proprio all’altezza della sbarra che ne vieta il transito e che è stata sepolta dall’accumulo.

Accumulo della valanga scesa sulla strada per il Teleccio - Locana (TO); la sbarra di chiusura si trova proprio in corrispondenza dell’accumulo. Foto del Parco Nazionale Gran Paradiso

Nello stesso giorno sono scese le valanghe dai canali della Courbassera che hanno lambito il giro lago di Ceresole Reale (TO), sul versante orografico destro, chiuso al transito già dalle nevicate di inizio marzo. Durante i giorni successivi, in occasione dei rilievi nivologici, sono stati osservati altri distacchi di grandi valanghe sui settori settentrionali, tra i quali la valanga di grosse dimensioni scesa a poche decine di metri dalle abitazioni della frazione Ronco, nel comune di Alagna Valsesia (VC). 

Insolita valanga scesa nei pressi della frazione Ronco di Alagna Valsesia (VC) osservata il 4 aprile durante il rilevo nivologico. Foto di Andrea Tamilla

Numerose valanghe sono state osservate anche in Val Soana, lungo la strada che porta all’abitato di Piamprato (TO), e alcune anchen verso Alpe Prariond. I depositi di questi distacchi, riconoscibili a causa della “neve rossa”, sono più piccoli rispetto a quelli ancora visibili delle valanghe che si erano staccate durante le prime due settimane di marzo. Segnalazioni di valanghe, seppur generalmente di dimensioni più contenute, sono arrivate anche dai settori occidentali della regione, dove le precipitazioni maggiori si sono registrate durante il secondo impulso perturbato, tra la serata di Pasqua e la giornata di Pasquetta (31 marzo – 1° aprile). Sui settori meridionali, una diffusa attività valanghiva spontanea è stata segnalata a partire da lunedì mattina al termine delle precipitazioni che, come nei settori occidentali, sono state più intense durante il secondo impulso perturbato, a partire dal pomeriggio/sera di Pasqua. In Valle Gesso e Valle Stura sono scese numerose valanghe di dimensioni molto grandi, alcune delle quali hanno raggiunto tratti di fondovalle a bassa quota ormai privi di neve al suolo, in veste quasi primaverile.

In alto, valanghe molto grandi scese fino sul fondovalle nel tratto tra Vinadio (CN) e la frazione Pianche. Come si può notare dall’estratto cartografico riportato in basso, con evidenziate le zone di accumulo, le valanghe sono tutte scese dal versante orografico sinistro della Valle Stura. Foto della CLV Valle Stura

Sulla base delle previsioni meteorologiche e delle valutazioni degli effetti al suolo, il Centro Funzionale di Arpa Piemonte già dalla giornata di venerdì 29 marzo ha emesso per il pomeriggio un’allerta gialla per rischio valanghe nelle zone settentrionali di Verbano e Novarese (A e B), estendendola fino alle Alpi Graie (zone C) per la giornata di sabato. Con precipitazioni diffuse sulla regione e la localizzazione dei fenomeni più intensi pressoché inalterata nel corso delle successive 36-48 ore. Il Centro Funzionale di Arpa Piemonte ha emesso per il fine settimana l’allerta arancione per rischio valanghe sui settori alpini settentrionali della regione (zone A e B, Verbano e Valsesia) e l’allerta gialla sui restanti settori alpini (C, D, E, F ovvero dalle Alpi Graie alle Alpi Liguri) per il possibile interessamento dell’attività valanghiva spontanea sulla viabilità. La rete di monitoraggio di Arpa Piemonte ha registrato tra il pomeriggio di sabato e la mattina di Pasqua importanti quantitativi di precipitazione, in particolare nei settori settentrionali della regione e nel Canavese. I quantitativi di neve fresca registrati insieme alle previsioni degli ulteriori apporti previsti tra la domenica di Pasqua e Pasquetta, hanno determinato l’emissione di un grado di percolo valanghe 5-Molto Forte per le Alpi Pennine e Lepontine di confine. Il Centro Funzionale ha esteso per la giornata di Pasqua e Pasquetta l’allerta arancione per rischio valanghe sui settori alpini settentrionali della regione (zone A, B, C ovvero Verbano, Valsesia, Canavese) e sulle Alpi Marittime (zona E, cuneese) mantenendo, sui restanti settori alpini (D, F ovvero Alpi Cozie e Liguri), l’allerta gialla.

A fine aprile si registra una nuova perturbazione tipicamente primaverile che determina il distacco di numerose valanghe di neve umida o bagnata. 

Tra martedì 30 aprile e mercoledì 1° maggio si registrano diffuse nevicate generalmente al di sopra dei 2000 metri con locali e temporanee oscillazioni anche a quote notevolmente superiori (2300-2500 metri). Complessivamente, gli apporti di neve maggiori si sono infatti registrati alle quote prossime o superiori ai 2300 metri. La nuova neve, molto umida soprattutto al di sotto dei 2000-2200 metri, si è rapidamente destabilizzata già in corso di nevicata, soprattutto nella fase finale della precipitazione, determinando una significativa attività valanghiva in quota con distacchi di valanghe di neve umida che, in alcuni casi, hanno raggiunto le zone di fondovalle ormai senza neve, ben al di sotto del limite della nevicata.

Accumulo di valanga di dimensioni molto grandi, nel fondovalle del Vallone del Azaria, Alta Valle Soana (TO). A sinistra particolare nella zona del conoide. Si noti a destra la quota neve notevolmente più elevata del deposito valanghivo, 02.05.24. Foto del Parco Nazionale Gran Paradiso
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Geologia e nivologia

Effetti al suolo a seguito di eventi nel 2024

Anno
2025
Effetti al suolo delle Nevicate de 2-4 e 9-11 marzo 2024 e delle Precipitazione intense Pasqua 2024
 

Questi eventi hanno determinato effetti al suolo principalmente caratterizzati da attività valanghiva spontanea, descritta nel capitolo dedicato.

Effetti al suolo dell'evento di giugno 2024

Dopo una primavera eccezionalmente carica di neve, a fine giugno 2024 una circolazione depressionaria in arrivo dalla penisola iberica ha eroso il bordo occidentale di un promontorio di alta pressione nordafricana che si estendeva su tutta la penisola italiana. L’evoluzione a scala sinottica ha determinato un marcato aumento dell’instabilità atmosferica a partire dalle ore centrali del 29 giugno, con innesco di rovesci e temporali intensi che si sono generati per più ore sulle medesime zone, con picchi di precipitazione tra le valli di Lanzo, Orco, di Cogne e poi  Valtournenche, Valle Anzasca, alta Ossola e le vallate di confine in territorio svizzero. 

In particolare, a Macugnaga (VB), gran parte degli abitati di Staffa e Pecetto è stata sommersa da detriti e fango a causa dell'esondazione del rio Tambach. L'evento ha coinvolto numerose abitazioni, attività commerciali, negozi e strutture ricettive, causando danni anche ai sottoservizi e lasciando molte zone senza acqua potabile, luce e gas. Il fenomeno è dettagliatamente descritto nella scheda SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte.

Sempre a Macugnaga una trentina di turisti sono rimasti bloccati nei rifugi ai piedi del Monte Rosa a causa dell'uscita dall'alveo del fiume Anza in più punti nella zona dell'alpe Burki.  Per una descrizione approfondita degli effetti al suolo si veda la relazione di evento pubblicata da Arpa Piemonte. 

Vista dall'alto del centro di Macugnaga, gravemente colpito dal trasporto solido del rio Tambach. Il cerchio evidenzia il punto in cui è avvenuta l'ostruzione dell'alveo, mentre in rosso è indicato il percorso seguito temporaneamente dalla piena

Le piogge sono state particolarmente intense in alta quota, interessando diffusamente il bacino glacializzato del Belvedere, come descritto nel capitolo dedicato all'evoluzione dell'ambiente glaciale

Effetti al suolo dell'evento di settembre 2024 

A inizio settembre 2024, una circolazione depressionaria centrata sulle isole britanniche si è mossa verso sud facendo il suo ingresso sul Mediterraneo occidentale, convogliando flussi umidi dai quadranti meridionali verso il nord-ovest italiano. Questa configurazione sinottica ha determinato l’attivazione di rovesci e temporali sparsi sulle zone montane piemontesi che si sono progressivamente estesi al resto della regione. Nella notte tra il 4 e il 5 settembre, le correnti, di scirocco in quota e da est-sudest negli strati medio-bassi dell’atmosfera, hanno subito un deciso rinforzo e, interagendo con l’orografia piemontese, hanno causato rovesci temporaleschi localmente molto forti e stazionari. Le precipitazioni più abbondanti si sono verificate nel torinese, con valori cumulati superiori a 200 mm nelle Valli di Lanzo e in Val Chisone (alcune stazioni hanno registrato valori massimi con tempi di ritorno superiori a 200 anni). 

La Città Metropolitana di Torino è stata quella più colpita dall’evento: si segnala in particolare la Val Chisone, la Valle di Susa, la Val Cenischia e le Valli di Lanzo. Diffusi dissesti hanno interessato una fascia sud-nord dalla Val Chisone alla Valle Orco con danni alla viabilità e con una persona dispersa, travolta dalla piena del Torrente Orco. In particolare, nel Comune di Mattie, in Valle di Susa, si è verificato un fenomeno di flusso iperconcentrato lungo il torrente Gerardo, che è esondato in più punti, causando inondazioni e la rimozione di due ponti: uno in corrispondenza della borgata Combe e l'altro nella borgata Giordani. Più a valle, l’esondazione del torrente ha interessato anche la strada provinciale 24, nella località Santa Petronilla, nel comune di Bussoleno. Per una descrizione approfondita degli effetti al suolo si veda la relazione di evento pubblicata da Arpa Piemonte e la scheda SiFraP relativa. 

Vista da elicottero della parte alta della frazione Giordani, in centro alla foto le spallette del ponte asportato, subito a valle le erosioni che hanno danneggiato le difese spondali, nella parte alta si riconosce la briglia di quota 710, con un grande blocco depositato sull’orlo.

In linea generale, in tutte le zone interessate dall’evento numerosi torrenti del reticolo secondario sono stati riattivati, già alle alte quote, dalle intense precipitazioni, determinando erosione delle incisioni, con conseguente deposito e sovralluvionamento a valle da parte di materiale lapideo e vegetale. Nelle zone di alta quota, l’evento pluviometrico del 5 settembre 2024 ha prodotto effetti generalizzati nelle aree glacializzate delle Valli di Lanzo e della Valle Orco, dove le piogge hanno interessato gli alti versanti determinando l’attivazione di numerose colate detritiche. In tale contesto alcuni ghiacciai sono stati coinvolti dai processi di instabilità, come descritto nel capitolo dedicato all'evoluzione dell'ambiente glaciale

In Valle Orco, ai piedi del piccolo lembo meridionale Ghiacciaio del Carro Occidentale, una importante colata detritica ha profondamente inciso la morena frontale per una lunghezza di 650 m e una larghezza di 20-30 m; il materiale detritico asportato è stato deposto al piede dei salti rocciosi, in due ampi accumuli, da 2400 metri fino a circa 2150 metri di quota, nei pressi dell’Alpe Mandetta.

Vista panoramica della conca meridionale del ghiacciaio del Carro Occidentale interessata dalla colata detritica del 05/09/2024, dettagli nel testo (foto PNGP, 11 settembre 2024). 1) ghiacciaio; 2) grande incisione prodotta nella morena, tra le quote 2750 m e 2450 m che termina a ridosso di una bancata rocciosa; 3) primo accumulo di colata, al piede del salto roccioso, esteso per circa 19.000 m2 tra le quote 2400 m e 2270 m; non visibile nella foto, un secondo accumulo esteso per circa 36.000 m2 tra le quote 2250 m e 2150 m, è stato messo in posto nei pressi dell’Alpe Mandetta.
Eventi di colata detritica del 30 luglio – 1° agosto 2024 osservati dalla rete di monitoraggio sperimentale del Rio Frejus (Bardonecchia, TO)

A seguito dell’evento di colata detritica del 13 agosto del 2023 avvenuto lungo l’asta del Rio Frejus, che ha causato severi danni alle infrastrutture dell’abitato di Bardonecchia, suscitando grande preoccupazione tra la popolazione, sono state intraprese alcune iniziative di mitigazione da parte di numerosi enti territoriali locali e regionali.

In particolare, ARPA Piemonte ha collaborato in veste di consulente scientifico ad un progetto con lo scopo di realizzare un sistema di monitoraggio sperimentale per le colate detritiche del Rio Frejus.

ARPA Piemonte in collaborazione con il DIATI del Politecnico di Torino ha messo a disposizione le proprie competenze per identificare e caratterizzare le aree sorgenti di sedimento che potenzialmente possono alimentare i fenomeni di colata detritica. Lo studio di caratterizzazione del bacino del Rio Frejus ha messo in evidenza le principali aree di innesco delle colate detritiche all’interno del bacino, definendo il comportamento di tali fenomeni sulla base della lunga serie di eventi storici di colata detritica occorsi tra il 1914 e il 2023.

I risultati di tale studio hanno permesso di ottimizzare la progettazione di un sistema di monitoraggio sperimentale, realizzato all’interno del progetto SAFE (Sistema Avanzato FranE), cofinanziato dall'ecosistema NODES (Nord-Ovest Digitale e Sostenibile) nell'ambito di Spoke 4 "Montagna digitale e sostenibile", con Emisfera Soc. Coop. (partner capofila) e Corintea Soc. Coop. come partner esecutivo.

Il sistema di monitoraggio che è stato realizzato è costituito da diverse tipologie di sensori diversamente distribuiti all’interno del bacino del Rio Frejus. La rete di sensori include tre pluviometri (RM) installati in testata di bacino, rispettivamente a quota 1764 metri s.l.m. (RM1, alla chiusura del sottobacino del Rio Comba Frejus), 2055 metri s.l.m. (RM3, monitoraggio del sottobacino del Rio Merdovine) e 2648 metri s.l.m. (RM2, monitoraggio del sottobacino del Rio Gaudet), in modo da registrare i valori di pioggia responsabili dell’innesco delle colate detritiche. Altri sensori di diversa tipologia sono stati installati più a valle per monitorare la propagazione e l'evoluzione del flusso detritico. In particolare, i sensori sono stati organizzati in cinque stazioni di monitoraggio, di seguito elencate e distribuite come mostrato nella figura seguente:

Stazione 1 (1731 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (alla confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), dotata di un sensore sismico (EQ1) e di un accelerometro (ACM1).

Stazione 2 (1688 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), equipaggiata con un sensore sismico (EQ4), un accelerometro (ACM4) e un misuratore di livello (WLM1).

Stazione 3 (1711 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), equipaggiata con un cavo a strappo (PC1).

Stazione 4 (1680 m s.l.m.): monitoraggio del sottobacino del Rio Gautier (vicino alla confluenza con il canale principale del Rio Frejus), equipaggiata con un sensore sismico (EQ2), un accelerometro (ACM2) e un misuratore di livello (WLM2).

Stazione 5 (1613 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Gautier), equipaggiata con un sensore sismico (EQ3) e un accelerometro (ACM3).

Distribuzione dei sensori per il monitoraggio delle colate detritiche del Rio Frejus, dove GTW1 e GTW2 rappresentano due gateway che garantiscono la trasmissione dei dati senza interruzioni e una comunicazione in tempo reale tra i sensori e il centro di raccolta dati.

I dati raccolti dal sistema di monitoraggio durante l'estate del 2024 hanno documentato una serie di eventi di colata detritica. In particolare, tra il 30 luglio e il 1° agosto diversi temporali hanno interessato il bacino del Rio Frejus causando l’evento di colata detritica più rilevante il 30 luglio, osservato nel centro abitato di Bardonecchia alle 21:10 (ora locale). La colata detritica, di modesta magnitudo, ha provocato lievi danni alle opere idrauliche di recente costruzione.

In questo evento, la cella temporalesca ha attraversato le Alpi Cozie con direzione ovest-est interessando la parte superiore del bacino del Rio Frejus tra le 19:00 e le 21:00 (ora locale). Il temporale ha fatto registrare un massimo di 48,7 millimetri di pioggia alla testa del sottobacino del Rio Merdovine, secondo le osservazioni del radar meteorologico regionale.

La cellula temporalesca ha interessato la testa del bacino del Rio Frejus tra le 19:00 e le 21:00 (ora locale), caratterizzata da un'intensità di 24,4 mm/h, come stimato dal radar meteorologico di ARPA Piemonte. I 48,7 millimetri (cella in rosso scuro sulla mappa) corrispondono alla posizione del valore massimo di pioggia accumulata, dove il principale centro di scroscio ha interessato parte della testata del sottobacino del Rio Merdovine.

Un flusso di fango e detriti è transitato attraverso il conoide alluvionale, su cui è edificato parte dell’abitato di Bardonecchia, tra le 21:30 e le 22:00, depositando materiale nel letto del canale senza esondare.

Il flusso di fango e detriti ha raggiunto Bardonecchia (nell'area di conoide alluvionale) durante l'evento temporalesco del 30 luglio.

Più a monte nel bacino, lungo il canale principale del Rio Frejus il flusso detritico ha causato erosioni spondali e deposizione di detriti grossolani con una frazione fine composta prevalentemente da sedimenti argillosi, siltosi e subordinatamente sabbiosi.

(A) Area di innesco del flusso di detriti alla testa del sottobacino del Rio Merdovine. (B) Tracce del passaggio del flusso detritico appena a monte della confluenza tra il Rio Merdovine e il canale principale del Rio Frejus.

Il 31 luglio 2024, una nuova cella temporalesca ha interessato il bacino del Rio Frejus, innescando un evento di colata detritica molto diluita, transitata lungo il canale del Rio Frejus tra la mezzanotte e l’una del 1° agosto 2024 senza alcun disagio per l’abitato di Bardonecchia. Questo evento è stato caratterizzato infatti da una magnitudo decisamente inferiore rispetto al precedente.
Entrambi gli eventi sono stati registrati dai sensori del sistema di monitoraggio, identificando il sottobacino del Rio Merdovine come area di origine di entrambe le colate detritiche. Infatti, il sensore di livello WLM2, posizionato nel sottobacino del Rio Gautier, non ha riportato variazioni significative. 

Lungo il canale principale del Rio Frejus, il sensore di livello WLM1 ha rilevato variazioni in corrispondenza degli eventi; nei grafici mostrati nelle immagini successive, è infatti possibile osservare l'evoluzione temporale dei fenomeni.

Confronto tra i valori registrati dal pluviometro RM1 e i valori di livello misurati nel canale Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 30 e il 31 luglio.
Confronto tra i valori registrati dal pluviometro RM2 e i valori di livello misurati nel canale Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 31 luglio e il 1° agosto.

Il sensore RM1 ha registrato 15 millimetri di pioggia in meno di 30 minuti (corrispondente ad un’intensità oraria di 30 millimetri) prima dell'osservazione del passaggio del flusso detritico, mentre RM2 ha misurato un valore inferiore, pari a 10 millimetri, nello stesso intervallo temporale, corrispondente a un'intensità oraria di 20 millimetri. Entrambi i valori di intensità oraria registrati dai pluviometri sono confrontabili con le stime del radar meteorologico. Tali intensità hanno raggiunto e superato il valore minimo di soglia per l’attivazione di colate detritiche assegnato al bacino del Rio Frejus, in accordo con la caratterizzazione del bacino del Rio Frejus proposta da ARPA Piemonte.

Analizzando i valori dell'altezza del flusso registrati da WLM1, sono state identificate le caratteristiche dei flussi detritici e delle loro fronti. Nel caso dell'evento del 30 luglio, ad esempio, è stato registrato un aumento di 1,5 metri durante il passaggio della colata alle 21:10. Gli accelerometri contestualmente hanno registrato valori di accelerazione molto elevati, confermando l'alto contenuto energetico del flusso.

Confronto tra i valori registrati dall'accelerometro ACM1 lungo l'asse z e i valori di livello misurati nel canale del Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 30 e il 31 luglio.
Confronto tra i valori registrati dall'accelerometro ACM1 lungo l'asse z e i valori di livello misurati nel canale del Rio Frejus dal sensore WLM1 tra il 31 luglio e il 1° agosto.

Il confronto delle misurazioni provenienti dalle varie stazioni di monitoraggio ha consentito di stimare il tempo di transito del fronte del flusso detritico e di calcolare la sua velocità media, risultata di circa 2,3 m/s nel tratto tra ACM1 e WLM1. La velocità osservata è compatibile con un flusso detritico coesivo, caratterizzato da una reologia visco-plastica, in accordo con la classificazione dei bacini e dei processi che in questi avvengono proposta da ARPA Piemonte.

Grazie alla presenza del sistema di monitoraggio di neo-installazione, è stato possibile ottenere una quantificazione dei parametri che caratterizzano il comportamento delle colate detritiche del Rio Frejus, grazie alla quale sono stati confermati i risultati ottenuti dai lavorio di ricerca precedentemente svolti da ARPA Piemonte e dal Politecnico di Torino finalizzati all’identificazione dei fattori che influenzano l’innesco e il comportamento delle colate detritiche nei piccoli bacini montani delle Alpi occidentali.

La pubblicazione completa delle metodologie impiegate e dei risultati ottenuti è liberamente consultabile.

 

Informazioni e risorse aggiuntive

From Alpine Catchment Classification to Debris Flow Monitoring - Cantonati, F., Lissari, G., Vagnon, F., Paro, L., Magnani, A., Rossato, I., Donati Sarti, G., Barresi, C., & Tiranti, D. (2025). GeoHazards, 6(1), 15. https://doi.org/10.3390/geohazards6010015

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Geologia e nivologia

Previsione di innesco delle colate detritiche incanalate

Anno
2025

Il Centro Funzionale Regionale di Arpa Piemonte ha sviluppato DEFENSE, un sistema di monitoraggio e nowcasting dei fenomeni torrentizi. Il termine nowcasting indica la previsione a brevissimo termine dell’evoluzione di eventi meteorologici e idrologici, con l’obiettivo di supportare tempestivamente le attività di protezione civile e mitigazione del rischio.

Le elaborazioni riguardanti la probabilità di innesco di processi torrentizi operate dal modello DEFENSE hanno cadenza oraria e sono pubblicate quotidianamente - fatta eccezione per i giorni festivi in assenza di allerta - entro le ore 13. In caso di allerta, la sintesi delle elaborazioni del modello possono essere pubblicate più volte in un singolo giorno per fornire aggiornamenti sugli gli scenari di innesco di colate detritiche incanalate nel corso di un evento pluviometrico severo.

DEFENSE (DEbris Flows triggEred by storms - Nowcasting SystEm)

Attraverso un sistema basato su PostgresSQL/PostGIS è possibile individuare i bacini alpini che sono, o saranno interessati da piogge potenzialmente pericolose. Utilizzando i dati provenienti dal sistema radar meteorologico, si stima il volume delle precipitazioni, consentendo così di valutare la probabilità di innesco di processi torrentizi all’interno dei bacini stessi.

I bacini alpini sono stati classificati in tre tipologie sulla base dalla litologia prevalente del loro substrato (classificazione Clay Weathering Index - CWI), la quale governa i processi che in questi avvengono:

- bacini Excellent Clay Maker (ECM) contraddistinti da conoidi alluvionali di forma irregolare, con pendenze moderate, di ridotte dimensioni rispetto all’area del bacino alimentante (5%) e caratterizzati da flussi detritici coesivi (comportamento viscoplastico). Tali bacini hanno una frequenza di inneschi molto elevata (in media regionale 1 innesco ogni 2 anni), sono sensibili a piogge di moderata intensità (≥20 mm/h) e la stagione prevalente di innesco è l’estate, dove sono più frequenti i temporali;

- bacini Good Clay Maker (GCM) contraddistinti da conoidi alluvionali a forma di ventaglio regolare, con profilo debolmente pendente, molto ampi rispetto all’area del bacino alimentante (20%), e caratterizzati da flussi detritici coesivi (comportamento viscoplastico). Tali bacini hanno una frequenza di inneschi moderatamente elevata (in media regionale 1 innesco ogni 5 anni), sono sensibili a piogge di forte intensità (≥30 mm/h) e la stagione prevalente di innesco risulta essere la tarda primavera (maggio-giugno), dove le precipitazioni sono caratterizzate da componenti sia convettive che advettive;

- bacini Bad Clay Maker (ECM) contraddistinti da conoidi alluvionali di forma lobata, con pendenze anche elevate in apice di conoide, di dimensioni variabili, ma con valori sempre al di sotto del 10% dell’area del bacino alimentante, sono inoltre caratterizzati da flussi detritici non coesivi (comportamento collisionale-frizionale). Tali bacini mostrano una bassa frequenza di inneschi (in media regionale 1 oltre i 10 anni), sono sensibili a piogge di intensità molto forte (≥50 mm/h) e le stagioni prevalenti di innesco risultano essere la primavera e l’autunno, dove le precipitazioni sono principalmente caratterizzate da dall’essere estese, prolungate e spesso a carattere estremo. In estate gli inneschi sono rari poiché causati da supercelle temporalesche di forte intensità o fronti temporaleschi caratterizzati da intensità e stazionarietà elevate.

Bacini individuati per il modello DEFENSE - Fonte Arpa Piemonte

Per l'identificazione e il tracciamento dei temporali viene utilizzato un algoritmo denominato TREC (Tracking Radar Echoes by Correlation) in grado di seguire una o più celle temporalesche durante la loro evoluzione e definirne le caratteristiche principali. Quando una o più celle temporalesche di intensità nota interessano, o interesseranno nell’ora successiva, uno o più bacini sensibili a quel tipo di precipitazione, il sistema produrrà un’allerta.

Identificazione e il tracciamento dei temporali attraverso l'algoritmo denominato TREC (Tracking Radar Echoes by Correlation) - Fonte Arpa Piemonte

Le ellissi in figura rappresentano le celle temporalesche, identificate dal radar, a cui viene assegnata una colorazione in base a un indice di severità crescente (da 1 a 5). I tracciati in rosso rappresentano i percorsi osservati e previsti delle celle e i numeri nel centroide dell’ellisse possono indicare, l’ora di tracciamento o il valore massimo di riflettività del radar (in dBZ), che corrisponde a un’intensità di precipitazione in mm/h. Nella figura seguente è riportata a titolo d’esempio una situazione di allerta per un bacino (poligono in giallo) su cui sono indicate la data e l’ora di emissione dell’allerta a seguito della quale si è effettivamente verificato un fenomeno torrentizio.

Per le previsioni a breve e medio termine, vengono utilizzate le previsioni meteorologiche quantitative (QPE/QPF) come input, al fine di valutare, con cadenza oraria, l'eventuale occorrenza di fenomeni di colata detritica che possono verificarsi al superamento dei valori soglia di precipitazione nelle 48 ore successive al momento dell’acquisizione delle previsioni (emesse quotidianamente alle ore 00:00 UTC). Tali fenomeni sono monitorati in piccoli bacini alpini situati all’interno di una più ampia sezione valliva del bacino principale (i cosiddetti Macrobacini, rappresentati nella figura sottostante). 

Al contrario delle simulazioni operate tramite l’input da radar meteorologico, che interessano singolarmente e separatamente i 2100 bacini alpini, le previsioni meteorologiche quantitative a cadenza oraria sono caratterizzate da una risoluzione spaziale più bassa rispetto alle stime radar, a causa dei limiti imposti delle dimensioni della griglia utilizzata dal modello previsionale COSMO-2I e ICON-IT (rispettivamente di 2,2 e 2,5 Km di risoluzione orizzontale). Per questo motivo, a tutti i piccoli bacini compresi in un dato Macrobacino è assegnato il medesimo valore di pioggia oraria prevista per le varie scadenze temporali.

Aggregazione dei bacini per la valutazione delle precipitazioni nel modello DEFENSE - Fonte Arpa Piemonte

Nella figura seguente è riportato a titolo d’esempio il confronto tra massimi di pioggia oraria previsti e le soglie di innesco assegnate ai bacini ricadenti all’interno del Macrobacino della Dora di Cesana (Torrente Dora Riparia).

Valutazione delle soglie di innesco nel modello DEFENSE - Fonte Arpa Piemonte

Informazioni e risorse aggiuntive

Tiranti D., Bertolotto P., Cremonini R., Gaeta A.R., Vela N. (2023) The Territorial Debris Flow Early Warning System of Piemonte (North-western Italy). In: Proceedings of the 8th International Conference on Debris-Flow Hazards Mitigation. EPJ Web of Conferences.https://www.e3s-conferences.org/articles/e3sconf/pdf/2023/52/e3sconf_dfhm82023_03030.pdf

Tiranti D., Cremonini R., Marco F., Gaeta A.R., Barbero S. (2014) The DEFENSE (DEbris Flows triggEred by storms - Nowcasting SystEm): an early warning system for torrential processes by radar storm tracking using a Geographic Information System (GIS). Computers & Geosciences 70:  96-109; Elsevier. DOI: 10.1016/j.cageo.2014.05.004 https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0098300414001174

Tiranti D., Cremonini R., Asprea I., Marco F. (2016) Driving Factors for Torrential Mass-Movements Occurrence in the Western Alps. Front. Earth Sci. 4:16. DOI: 10.3389/feart.2016.00016 https://www.frontiersin.org/journals/earth-science/articles/10.3389/feart.2016.00016/full

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