Ambiente e salute

Concentrazioni polliniche e serie storica - Ambrosia artemisiifolia

Anno
2025

L'Ambrosia artemisiifolia  è una pianta erbacea della famiglia delle Compositae ed è maggiormente presente nel periodo tardo estivo, a partire dal mese di agosto fino a ottobre.

Si tratta una specie esotica di particolare interesse dal punto di vista sanitario, in quanto causa reazioni allergiche importanti.

L’ andamento storico di questa pianta viene illustrato nei grafici seguenti fino al 2024 e nelle due stazioni analizzate. Dai grafici si osserva la presenza di due picchi. Il primo massimo si osserva negli anni 2011-2012, quando si è raggiunto il valore massimo di integrale pollinico annuale, ovvero la somma maggiore delle concentrazioni polliniche medie giornaliere in un dato anno. Il secondo massimo si evidenzia nell’arco temporale tra il 2019 ed il 2021.

Inoltre, mentre dal 2008 al 2022 i dati mostrano un andamento decrescente delle concentrazioni annuali di ambrosia sia per la stazione di Novara sia per quella di Alessandria, nel biennio successivo - 2023 e 2024 - i dati confermano il trend decrescente nell’alessandrino ed evidenziano la presenza di un terzo picco relativo a Novara. Sarà necessario il monitoraggio nei prossimi anni per una valutazione esaustiva del fenomeno.
 

Fonte Arpa Piemonte

L’Ambrosia origina dal Sud-America ma ormai da circa 20 anni si è diffusa ovunque in Europa ed è di difficile eradicazione, ha un suo antagonista naturale nell'insetto Ophraella communa. Si tratta di un coleottero che si nutre quasi esclusivamente di foglie e fiori di composite con una spiccata predilezione per la specie Ambrosia artemisiifolia.

L’Ophraella communa svolge gran parte del suo ciclo di vita sulla parte aerea della pianta. Larve e adulti si alimentano principalmente delle foglie, sulle quali vengono anche deposte le uova, ma non trascurano i fiori. Su Ambrosia artemisiifolia ha localmente causato gravi defogliazioni e un generale intristimento delle piante colpite, che risultano aver subìto danni rilevanti nelle condizioni d’infestazione più severe. In alcuni casi l’effetto in pieno campo è paragonabile a un diserbo selettivo.

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Ambiente e salute

Pollini e Aria

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Arpa Piemonte, attraverso la struttura semplice Epidemiologia Ambientale, svolge attività di coordinamento della rete di monitoraggio dei pollini allergenici e della pubblicazione settimanale del bollettino pollinico.

A livello nazionale Arpa Piemonte aderisce alla rete POLLnet che è la rete di monitoraggio aerobiologico istituzionale del Sistema delle Agenzie Ambientali, e fa parte del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINAnet). Questa Rete è stata istituita nel 2010 ed è finalizzata:

  • in campo ambientale, ad integrare il monitoraggio della qualità dell'aria,contribuire sia alla stima della biodiversità delle specie vegetali sia alla valutazione di fenomeni legati ai cambiamenti climatici;
  • in campo sanitario, a produrre informazioni di estrema utilità nella diagnostica, nella clinica e nella terapia, contribuendo alla ricerca e alla prevenzione delle patologie allergiche respiratorie.

I pollini sono gli elementi maschili (gametofiti maschili) a cui è affidato il compito di fecondare gli ovuli delle piante superiori (Fanerogame o piante a fiore). 

Le dimensioni dei pollini variano a seconda delle specie di piante, da un minimo di 10 micron come quello delle Urticaceae ad un massimo di 200 micron come quello delle Pinaceae (200 micron equivalgono a 0,2 millimetri).  

Gli allergeni sono contenuti nell'intina, che lo strato più interno della parete del granulo pollinico, e nei granuli di amido.

I fattori che influenzano la presenza di polline in atmosfera sono:

  • le condizioni climatiche del periodo che precede la fioritura perché condizionano la data di inizio del fenomeno;
  • le condizioni meteorologiche (vento, turbolenza dell'aria, pioggia, umidità ed irraggiamento) perché influiscono sulla fluttuazione della concentrazione atmosferica del polline.

L'aerobiologia è un ramo della biologia che si occupa della dispersione, del trasporto e della deposizione di particelle anemofile in atmosfera (particelle viventi e non quali batteri, alghe, funghi, pollini, virus, spore di felci e di muschi, insetti ed altra microfauna, insieme a particelle e gas generati da attività naturali e umane) in modo complementare alle ricerche chimiche e fisiche. L'insieme di queste particelle in sospensione, di varia origine, forma e dimensione, costituiscono l'aerosol atmosferico.

Il contributo che l'aerobiologia può dare, tramite il monitoraggio dei pollini e delle particelle aerodisperse, non è limitato soltanto al campo della medicina ed in particolare dell'allergologia, ma si estende anche ad altri settori quali l'agricoltura, la fitopatologia, la conservazione dei beni culturali, nonché allo studio della biodiversità, del clima e dell'inquinamento atmosferico.

Tuttavia, il suo primo e ancora principale utilizzo è nel campo dell’allergologia al fine di:

  • conoscere la concentrazione di particelle aerodisperse a fini diagnostici e terapeutici;
  • redigere calendari pollinici;
  • sviluppare modelli previsionali di emissione e trasporto dei pollini.
     
Anno
2025
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Gruppo di Redazione

Cambiamenti climatici e pollini: un caso studio sul Corylus avellana

Anno
2025
Monitoraggio aerobiologico in Piemonte tra dicembre 2023 e gennaio 2024: ripresa vegetativa anticipata delle Corylaceae, la conferma di un trend più che decennale

Il ciclo vitale di ogni vegetale si suddivide in fasi fenologiche successive quali il germogliamento, la fioritura, la maturazione dei frutti. La successione di queste fasi è determinata geneticamente, mentre la velocità con cui le fasi si succedono è regolata da fattori ambientali, in particolare meteorologici, come la temperatura, la piovosità, l’umidità dell’aria e la radiazione solare, oltre che da fattori edafici, che riguardano le caratteristiche del suolo.

L’anticipo di pollinazione, chiaro indicatore del cambiamento climatico, è un fenomeno caratteristico di interazione fra il ciclo biologico, in questo caso di una pianta, e le variazioni ambientali, meteorologiche in particolare. 

Le componenti che influenzano l’inizio della pollinazione sono molteplici, fra questi si possono individuare il fotoperiodo, la disponibilità idrica e la temperatura accumulata.

Variazioni quindi di determinanti ambientali dovute a cambiamenti climatici possono essere evidenziate indirettamente anche attraverso l’andamento anticipato delle concentrazioni polliniche di alcune famiglie/generi botanici.

In questo inverno, i dati raccolti dalla rete di monitoraggio pollinico piemontese hanno rilevato nel dicembre 2023 la ripresa vegetativa di alcune famiglie/generi botanici. 

In particolare, nelle stazioni di Cuneo, Novara e Omegna si è manifestata la ripresa vegetativa del Corylus avellana L. (nocciolo), il cui andamento si è poi intensificato nel gennaio 2024, come si può evidenziare dai primi due bollettini dell’anno.

Contemporaneamente, i dati delle stazioni meteorologiche di Arpa Piemonte hanno registrato eccezionali eventi di caldo il 23 dicembre 2023 (in precedenza anche l’8 ottobre), che risulta il più caldo della serie storica dal 1958. 

Le raffiche di foehn, verificatesi nei giorni antecedenti il Natale e culminate nel giorno del 23 dicembre, hanno fatto registrare un episodio di caldo anomalo; tra il 22 e il 24 dicembre 2023 le stazioni termometriche della rete Arpa Piemonte, hanno registrato il primato di temperatura massima per dicembre dal giorno della loro installazione.

Negli alberi e negli arbusti a foglie caduche, come il nocciolo, il momento di emissione del polline e di fogliazione alla fine dell'inverno e all'inizio della primavera, sono in funzione dell’accumulo di freddo per le gemme, e del loro fabbisogno di calore durante la fase di post-riposo. Il periodo di freddo è necessario per impedire l’inizio dello sviluppo in una fase precoce dell’inverno, quando è probabile che i fiori o le foglie siano danneggiate dal gelo “tardivo”.

La “dormienza” è un meccanismo di stabilità che è necessario ai semi (ed alle piante) per superare condizioni climatiche atipiche o non adatte alla normale condizione vegetativa. È evidente che una condizione di tepore o di umidità può verificarsi anche in autunno, ma molti semi e molte piante non vegetano e non germinano in tale stagione.

Fabbisogno termico della pianta per superare la dormienza - Fonte Arpa Piemonte

Il Corylus avellana, si adatta alle temperature fredde, purché non siano eccessivamente rigide, e per soddisfare il fabbisogno di freddo delle gemme a legno, necessita di circa 500 ore annue di temperature inferiori a +7°C per le infiorescenze maschili, affinché la dormienza da freddo sia disattivata. Le temperature da dicembre (dell’anno solare precedente) ad aprile, quindi, sono importanti per la fioritura e per la fogliazione del nocciolo in Piemonte.

La fioritura precoce registrata a partire da dicembre 2023, probabilmente, è stata indotta da condizioni meteorologiche estreme rispetto alle medie climatiche della latitudine regionale. 

Al fine di valutare possibili effetti dei cambiamenti climatici, Arpa Piemonte ha realizzato questo studio sul ciclo del polline delle Corylaceae, di cui il nocciolo fa parte, analizzando alcune variabili meteorologiche strettamente correlate alla fenologia della pianta. 

L’andamento pollinico del nocciolo è stato analizzato per il periodo dal 2008 al 2022 per la stazione aerobiologica di Novara e dal 2013 al 2022 per le stazioni di Cuneo ed Omegna in relazione al freddo accumulato, alla somma termica e alle temperature medie mensili da inizio novembre a fine febbraio. 

Queste tre variabili meteorologiche sono state elaborate dai dati estratti dalle 3 stazioni meteorologiche di Omegna Lago d’Orta (VCO), Cameri (NO) e Cascina Vecchia (CN) rappresentative delle rispettive stazioni di monitoraggio aerobiologico.

Cuneo: inizio della stagione pollinica - Fonte Arpa Piemonte
Numero di ore con temperatura inferiore a 7°C (Metodo Weinberger) accumulate nel periodo 1° novembre – 28 febbraio Stazione di Cascina Vecchia (CN) (serie dal 2012-2013 / 2022–2023) - Fonte Arpa Piemonte
Somma termica giornaliera cumulata, con soglia 0°C dal 1dicembre all’inizio della stagione pollinica del Corylus per le 3 stazioni di monitoraggio - Fonte Arpa Piemonte

Per ogni stazione sono state scelte due date rispettivamente di pollinazione precoce e tardiva, da mettere in relazione con le variabili meteorologiche.

Dall’esame dei risultati delle serie storiche (di concentrazioni polliniche e di temperature) nei tre punti rilevati, si osserva che le temperature medie mensili elevate tra dicembre e febbraio, corrispondenti quindi ad un inverno mite, influenzano la pollinazione, favorendone un anticipo. 

Gli stessi risultati mostrano che gli inverni più freddi, con un accumulo maggiore di ore di freddo e temperature medie mensili più basse, inducono una pollinazione tardiva. Lo studio risulta in accordo con i dati della letteratura che descrivono un anticipo di inizio della stagione pollinica di circa 5-10 giorni/decennio per molti taxa allergenici, collegandolo a inverni più caldi e primavere anticipate.

Freddo cumulato e somma termica al momento della pollinazione – Cuneo
Freddo cumulato dal primo Novembre Somma termica dal primo Dicembre Inizio stagione pollinica Anno
1620 31-gen 2023
864 149 01-gen 2022
1596 134 29-gen 2021
972 180 04-gen 2020
1068 193 13-gen 2019
1140 110 16-gen 2018
1536 156 06-feb 2017
1236 232 29-gen 2016
972 210 12-gen 2015
1224 194 20-gen 2014
1452 177 04-feb 2013
Freddo cumulato e somma termica al momento della pollinazione – Cuneo - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Cambiamenti climatici e pollini: un caso studio sul Corylus avellana https://www.arpa.piemonte.it/media/1771

Fonte Arpa Piemonte
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Ambiente e salute

Il programma SPoTT: sorveglianza sulla salute della popolazione nei pressi del termovalorizzatore di Torino

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2025

Il programma SPoTT (Sorveglianza sulla salute della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino) ha preso avvio nel 2013 con l’obiettivo di valutare e monitorare gli effetti sulla salute dell’inceneritore di rifiuti solidi urbani di Torino, uno dei più grandi presenti in Italia, nella popolazione residente nelle aree circostanti l’impianto. È infatti noto che durante il processo di combustione dei rifiuti si possano generare emissioni contenenti microinquinanti organici quali diossine e furani, policlorobifenili ma anche idrocarburi policiclici aromatici e metalli.

Il Programma si articola in diverse linee progettuali, tra cui il biomonitoraggio umano (su residenti e allevatori), studi epidemiologici a breve e lungo termine sulla popolazione e analisi sui lavoratori. Inoltre, dal punto di vista ambientale, è presente una linea di modellistica per calcolare la dispersione degli inquinanti partendo dalle concentrazioni reali misurate a camino. Viene poi effettuato un monitoraggio su alcune matrici alimentari ed è presente anche una linea dedicata alle deposizioni al suolo di mercurio, metallo che, negli scorsi anni, ha registrato anomalie nelle emissioni. Infine, viene data particolare attenzione alle attività di comunicazione che hanno generato nel corso degli anni un clima crescente di maggiore fiducia verso le istituzioni coinvolte.

In un’ottica di approccio integrato alla salute, la sinergia di diverse competenze tra il settore ambientale e quello della sanità pubblica permette a ciascun ente, con la propria specificità di contribuire a proteggere la salute della popolazione e dei lavoratori dai rischi derivanti dall’inquinamento ambientale eventualmente prodotto dall’insediamento dell’impianto. Nell'immagine seguente è riportato l’elenco degli enti coinvolti nel gruppo di lavoro SPoTT.

Enti componenti il Gruppo di Lavoro SPoTT

Attualmente è in corso la seconda fase del progetto SPoTT - SPoTT2 - iniziata nel 2019, il cui coordinamento è affidato alla struttura di Epidemiologia Ambientale di Arpa Piemonte. Le attività di questa seconda fase SPoTT2 (in particolare quelle relative al biomonitoraggio) hanno subito alcuni rallentamenti dovuti alla situazione pandemica ed al carico di lavoro che ha coinvolto le aziende sanitarie.

A novembre 2024 si è conclusa la nuova attività di biomonitoraggio, che ha previsto una nuova raccolta di sangue e urine in un campione di residenti nei pressi dell’impianto e in un campione di controllo. Così come effettuato nelle precedenti fasi svoltesi nel 2013, 2014 e 2016, si proseguirà con una nuova valutazione dei livelli di alcuni metalli, OH-IPA, diossine e furani. I campioni biologici sono attualmente in fase di analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità. La pubblicazione dei report contenenti i risultati delle analisi svolte avverrà tra la fine del 2025 ed il 2026.

Il programma SPoTT pone particolare attenzione al rapporto costante con i soggetti coinvolti (cittadinanza, campionati, istituzioni, popolazione generale ecc). A tal fine è stato realizzato un sito internet per il programma SPoTT che viene costantemente aggiornato.

Risultati SPoTT (2013-2018) e aggiornamenti SPoTT2 (2019-2026)

Linea biomonitoraggio: rilevamento mediante misura di biomarker di esposizione nella popolazione residente 

Nella prima fase del progetto SPoTT il biomonitoraggio umano è stato realizzato un anno prima dell’avvio del termovalorizzatore, fase ante-operam (T0 - 2013) e successivamente ripetuto a un anno (T1 - 2014) e a tre anni (T2 - 2016) dopo l’avvio dell’impianto.

Le analisi hanno mostrato nei residenti valori di dose interna per i metalli, PCB (policlorobifenili), PCDD/Fs (Diossine e Furani) e IPA (idrocarburi policiclici aromatici) comparabili tra i gruppi di esposti e non esposti, e inferiori o simili a quelli riscontrati in altri studi nazionali ed internazionali. Nel tempo, la dose interna di PCB, PCDD/Fs e IPA mostra una diminuzione rispetto anche alla fase ante-opera dell’impianto. 

Solo due metalli, il platino e il rodio, hanno mostrato un leggero aumento nel tempo nelle persone che vivono nell’area più lontana dall’inceneritore, attribuibile all’intensa presenza di traffico veicolare della zona.

Come precedentemente riportato, i prelievi della fase T3 del biomonitoraggio sono stati effettuati nel periodo giugno/novembre 2024. La pubblicazione dei risultati delle analisi tossicologiche, eseguite dall’ISS, avverrà tramite reportistica dedicata tra la fine del 2025 e il 2026. 

Linea Lavoratori: Monitoraggio della salute del personale addetto all’impianto di termovalorizzazione del Gerbido

Relativamente ai lavoratori dell’impianto, i valori dei metalli nei campioni biologici sono inferiori ai valori limite di esposizione e anche in questo caso le concentrazioni della maggior parte dei metalli sono diminuite nel tempo, salvo poche eccezioni. Alcune differenze sono state riscontrate nel 2016 tra i lavoratori sulle linee e i lavoratori che svolgono attività amministrativa per quanto riguarda gli OH-IPA, ma non sembrano essere legate a cause lavorative. Dopo tre anni di lavoro presso l’impianto, i livelli di OH-IPA e di diossine, furani e PCB sono stabili o in diminuzione.

Linea monitoraggi ambientali indoor: le rilevazioni all’interno dell’impianto hanno mostrato, nella maggior parte dei locali, presenza di metalli con valori inferiori ai limiti misurabili dagli strumenti, confermando l’assenza di un’esposizione professionale a questi inquinanti.

Grazie ad alcune migliorie, anche le concentrazioni degli IPA, inizialmente più elevate in alcune aree dell’impianto, si sono ridotte dopo tre anni di funzionamento.

Nella seconda fase progettuale SPoTT2, a partire dal 2022, sono proseguiti i monitoraggi nei punti individuati nel corso della prima fase; in particolare, sono state introdotte alcune modifiche nei punti di campionamento, legate a diverse condizioni operative dell’impianto. Le postazioni sottoposte a monitoraggio sono principalmente due tipologie: alcune caratterizzate dalla presenza di personale in modo continuativo, altre in cui vi è presenza di possibili contaminanti, ma che non costituiscono postazioni fisse di lavoro. In ognuna delle postazioni citate sono stati eseguiti monitoraggi annuali di diversi inquinanti:

  • Polveri inalabili
  • Metalli (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, manganese, nichel, piombo, rame, selenio, vanadio, zinco)
  • Sostanze organiche volatili (idrocarburi alifatici e aromatici, sostanze alogenate)
  • Aldeidi
  • Ammoniaca
  • Acido solfidrico

Inoltre, nelle sole postazioni di scarico scorie e scarico ceneri, sono stati eseguiti monitoraggi di idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani.
Negli anni 2021 e 2022 sono stati, inoltre, introdotti monitoraggi di agenti biologici aerodispersi, ritenendo utile valutare la possibile esposizione dei lavoratori a batteri, muffe e lieviti, in particolare nelle postazioni dove è presente un rischio di contatto diretto con i rifiuti (avanfossa) e dove la contaminazione può essere dovuta ad abiti da lavoro sporchi (spogliatoio ditte esterne, spogliatoio dipendenti TRM).

Linea breve termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a breve termine sulla salute della popolazione residente nell'area di ricaduta delle emissioni del termovalorizzatore

Obiettivo di tale linea di studio è quello di ottenere una stima dell’andamento del rischio a breve termine nei soggetti potenzialmente più interessati dall’esposizione all’impianto di termovalorizzazione

Sono stati seguiti diversi approcci per la valutazione degli effetti sulla popolazione, analizzando come determinanti di esposizione le variazioni giornaliere di emissioni a camino (flussi oggetto del Sistema di Monitoraggio delle Emissioni del termovalorizzatore) e i dati delle centraline di monitoraggio di qualità dell’aria nella zona interessata, e come esiti sanitari gli accessi al pronto soccorso ed i ricoveri ospedalieri. 


Le analisi degli effetti a breve termine, già effettuate nella fase precedente (SPoTT), sono state aggiornate in riferimento alle annualità più recenti fino al 2019, anno precedente la pandemia di COVID-19 (SPoTT2). Tutti i risultati, riportati nel report 17, confermano quanto già emerso precedentemente. 

In particolare, sono stati analizzati i tassi di accesso al pronto soccorso nei 27 mesi antecedenti alla messa in funzione dell’impianto ed in analoghi periodi temporali successivi considerando i dati sanitari fino al 31/12/2019. È stato effettuato il confronto dei tassi di accesso al pronto soccorso tra la popolazione residente nell’area di ricaduta dell’impianto e la popolazione di controllo, esterna all’area, selezionata in modo da comprendere una parte del territorio comunale di Torino e una parte della cintura metropolitana torinese. 

I risultati indicano che nel periodo successivo all’accensione dell’impianto, c'è stato un aumento generalizzato degli accessi al Pronto Soccorso per le cause analizzate, sia nella popolazione dei residenti nei pressi del termovalorizzatore sia tra i residenti nell’area “di controllo", ovvero non interessata dalle emissioni dell’impianto.

Confronto tra i tassi di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie tra T2 e T0 (blu) e tra T3 e T0 (rosso). I valori sopra uno indicano un aumento dei tassi rispetto al T0, che risulta significativo (tutta la barra al di sopra di uno) per tutti gli abitanti della città di Torino, sia esposti che non esposti - Fonte SPoTT, Elaborazione Arpa Piemonte

È stata, inoltre, approfonditamente indagata la relazione tra i picchi emissivi rilevati a camino di alcuni inquinanti e metalli e gli accessi al Pronto Soccorso nei 5 giorni successivi, nella popolazione residente nell’area di massima ricaduta. Tale approccio ha evidenziato solo in pochissimi casi un valore anomalo di accessi al Pronto Soccorso, indicando una correlazione(associazione?)  con le emissioni dell’impianto.

Nel complesso, non sono emersi aumenti sistematici nel ricorso al pronto soccorso delle strutture sanitarie considera in corrispondenza dei picchi emissivi

Infine, è stata analizzata la presenza di variazioni negli accessi al Pronto Soccorso e nei ricoveri ospedalieri prima e dopo l’avvio dell’impianto, nella popolazione residente nell’area di ricaduta e nell’area di controllo, con analisi di serie temporali in relazione all’andamento quotidiano delle concentrazioni di biossido di azoto - NO2

Per quanto riguarda, invece, l’andamento quotidiano delle concentrazioni di PM2.5 e PM10 limitatamente al periodo dopo l’avvio dell’impianto, l’analisi non ha messo in luce incrementi significativi del rischio a breve termine di ricoveri e/o di accessi al Pronto Soccorso nella popolazione più esposta

In conclusione, tutte le analisi effettuate non evidenziano alcun effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, permettendo, anche a distanza di anni, di confermare i risultati già evidenziati nel precedente report 6.

Percentuale di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie nei vari periodi associati ad incrementi di PM10. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti facendo propendere per l’assenza di un fattore di maggiore tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore - Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte
Percentuale di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie nei vari periodi associati ad incrementi di PM2.5. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti facendo propendere per l’assenza di un fattore di maggiore tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore - Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte

Linea lungo termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a lungo termine delle emissioni del termovalorizzatore sulla salute della popolazione residente

È stato realizzato uno studio di coorte al fine di ottenere una stima del rischio di incorrere in eventi sanitari (ricoveri ed esiti avversi alla gravidanza), a medio/lungo termine per i soggetti potenzialmente più interessati alle emissioni dell’impianto. 

In analogia con le altre linee del progetto, sono stati considerati i residenti di alcuni comuni limitrofi afferenti all’ASL TO3 –(Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta e Rivoli) interessati dalle ricadute delle emissioni e i residenti in alcune aree della parte sud della città di Torino, come popolazione di confronto non esposta alle emissioni del termovalorizzatore ma con livelli di inquinamento ambientale simili. Lo studio ha compreso soggetti con 35 o più anni che risultano residenti nei comuni interessati alla sorveglianza nel periodo di osservazione dal 01/01/2014 al 31/12/2019.

Per quanto riguarda l’analisi dei ricoveri sono state prese in esame le diagnosi di diabete e i grandi gruppi di malattie cardiovascolari e malattie dell’apparato respiratorio. Nelle analisi finora effettuate non sembrano evidenziarsi rischi che possano essere attribuiti all’impianto. Per quanto riguarda gli eventi avversi della gravidanza sono stati analizzati i casi di aborto spontaneo, il numero di parti gemellari, il numero di nati pretermine, i piccoli per età gestazionale, i nati con basso peso ed il rapporto tra maschi e femmine. 

In conclusione, le analisi - riportate nel dettaglio nel report 14, non evidenziano effetti rilevanti a medio/lungo termine, né sui ricoveri ospedalieri per le cause analizzate, né sugli esiti avversi della gravidanza presi in considerazione.

 

Aggiornamento sull’avanzamento del Programma SPoTT

Tutti i risultati del Programma SPoTT, inclusi quelli effettuati su lavoratori dell’impianto e allevatori, sono dettagliati all’interno di singoli Report e riassunti nel documento conclusivo.

Sono in fase di analisi i risultati della campagna di biomonitoraggio per il 2024, effettuata  nel 2024.

Sono state effettuate le simulazioni modellistiche per stimare il contributo dell’impianto agli inquinanti primari e secondari con il modello FARM sull’anno 2019.

Proseguono i campionamenti negli ambienti di lavoro.

L'Istituto Zooprofilattico (IZS) ha effettuato un nuovo campionamento su uova e fieni in concomitanza con la campagna di biomonitoraggio. I risultati saranno disponibili a fine 2025. Inoltre, a ciascun allevatore delle aziende in studio è stato consegnato un documento di buone pratiche zootecniche (“Prevenzione della contaminazione da diossine e PCB in allevamento”), precedentemente sviluppato da parte dell’Istituto Zooprofilattico in collaborazione con la ASL TO3 per la Regione Piemonte e inteso a fornire informazioni e a prevenire o ridurre l’esposizione a sorgenti di microinquinanti.

Prosegue il campionamento mensile e le relative analisi delle deposizioni di mercurio.
 

Informazioni e risorse aggiuntive

Programma SPoTT https://www.spott.dors.it/

Monitoraggio epidemiologico degli effetti sulla salute del termovalorizzatore di Torino Report n° 17 https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2024/02/R17_breve_termine.pdf

I risultati del Programma SPOTT a tre anni dall’avvio dell’impianto https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2021/05/Report_fiale_Spott1.pdf

 

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Ambiente e salute

Gli effetti sulla salute dell'inquinamento atmosferico

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2025

Una vasta e solida letteratura epidemiologica disponibile sull’argomento è sufficiente per un giudizio fondato sugli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico.
Sebbene i meccanismi fisiopatologici attraverso cui gli inquinanti esercitano effetti negativi sulla salute umana presentino ancora alcuni punti da chiarire, è ormai consolidata l’evidenza che l’esposizione all’inquinamento atmosferico abbia effetti gravi.

La maggior parte dei paesi europei vive ancora in condizioni molto lontane da quelle auspicabili per realizzare interventi di prevenzione che permettano di non superare i valori indicati nelle linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità aggiornate nel 2021. Di seguito vengono riportati, per i principali inquinanti, tali valori confrontabili con i precedenti delle linee guida OMS del 2005.

Valori limite OMS
Inquinante Riferimento temporale OMS 2021 OMS 2005 Limiti vigenti in Italia D. Lgs 155/2010 Valore da raggiungere entro il 2030 in Italia direttiva UE 2024/2881
PM 2,5 Annuale 5 10 25 10
PM 2,5 24 ore 15 25 - 25
PM 10 Annuale 15 20 40 20
PM 10 24 ore 45 50 50 45
Ozono Picco stagionale 60 - -
Ozono 8 ore 100 100 - 120
Biossido d'azoto Annuale 10 40 40 20
Biossido d'azoto 24 ore 25 - - 50
Valori limite indicati dalle Linee Guida dell'Organizzazione della Sanità nel 2021, confrontati con gli analoghi delle Linee Guida 2005, i valori vigenti in Italia a seguito del D.Lgs. 155/2010 e i valori obiettivo per il 2030.

Gli studi epidemiologici presentano due approcci principali:

  • Effetti a breve termine, osservabili a pochi giorni di distanza dai picchi di esposizione
  • Effetti a lungo termine, osservabili dopo esposizioni di lunga durata e a distanza di tempo (anni)

Gli effetti a breve termine vengono generalmente valutati osservando le fluttuazioni dello stato di salute della popolazione - sia con co-morbilità che senza - durante i “picchi” di inquinamento, come quelli che si verificano ogni anno nella stagione calda. In queste circostanze si osserva un aumento della mortalità per cause cardiache e respiratorie.

Gli effetti a lungo termine vengono invece studiati attraverso studi di coorte: osservando lo stato di salute di soggetti che vivono in contesti diversi, si valutano a livello individuale alcuni fattori di rischio che possono essere “confondenti” rispetto agli inquinanti atmosferici, come il fumo di tabacco e l’esposizione lavorativa; i soggetti arruolati vengono poi seguiti nel tempo e viene valutata la mortalità e la morbosità in relazione alla diversa esposizione ambientale. 
Il particolato atmosferico è ritenuto ad oggi l’indicatore che più coerentemente si associa con gli esiti sulla salute, specialmente quando è misurato in termini di particelle inalabili (PM10) o respirabili (PM2.5); sempre più rilevanza assume il monitoraggio del particolato ultrafine (PM0.1) e delle componenti del particolato per cercare di stimarne la tossicità. 
L’indicatore maggiormente utilizzato negli ultimi anni è stato il PM2.5, corrispondente alle particelle di diametro aerodinamico medio pari a 2.5 micron o inferiori.
Nel complesso, a carico della mortalità naturale, le stime di rischio disponibili riportano che per ogni incremento di 10 µg/m3 della concentrazione di PM2.5, a breve termine, si ha un aumento della mortalità compreso tra 0.3-0.5% (nel giro di pochi giorni successivi ad incrementi di breve durata) e a lungo termine un aumento del 6%-7% (nell’arco di 10-15 anni in presenza di incrementi di lunga durata). WHO global air quality guidelines: particulate matter (‎PM2.5 and PM10)‎, ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide 

Per quanto riguarda le stime di impatto su scala nazionale, nel nostro Paese il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico. Tra le cause di morte in eccesso, rientrano parte delle patologie cardiovascolari, respiratorie e tumorali, in primis il tumore del polmone. La cancerogenicità è ulteriormente rafforzata dalla presenza di numerosi agenti cancerogeni che compongono il particolato, con particolare riferimento al polmone come organo bersaglio: tra questi citiamo gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), ma anche i metalli pesanti, quali cromo, arsenico, nichel, e le fibre di amianto. Evidenze epidemiologiche robuste indicano quindi effetti dannosi per l’apparato respiratorio dovuti a esposizione a inquinanti atmosferici, anche per valori ambientali inferiori a quelli consentiti dagli standard internazionali. 

Le sostanze principali che attualmente si ritiene siano maggiormente coinvolte negli effetti sulla salute sono: il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3).

Il particolato (PM)

Gli effetti negativi del particolato (PM) sulla salute sono quelli meglio documentati. Si tratta di un’esposizione massiva: oltre l'80% della popolazione nella Regione Europea dell'OMS (compresa l'Unione Europea, UE) vive in città con livelli di PM ben al di sopra di quelli indicati come accettabili dalle linee guida OMS sulla qualità dell'aria, che affermano esplicitamente che "le emissioni di inquinanti atmosferici nocivi dovrebbero essere evitati, prevenuti e ridotti nella maggior misura possibile".
Nell’ultimo decennio è stato osservato tuttavia un trend in costante calo per quanto riguarda le concentrazioni medie di particolato nei paesi UE, anche se l'inquinamento da PM continua a rappresentare un problema gravoso per la salute umana, riducendo l'aspettativa di vita di quasi 9 mesi (in media) in Europa.

Le particelle di dimensioni maggiori di 10 µm raramente raggiungono il tratto respiratorio intermedio, coinvolgendo prevalentemente naso e faringe: in questo tratto provocano broncospasmo, iperreattività bronchiale con produzione di muco, con conseguenze particolarmente severe soprattutto in pazienti con BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), enfisema o asma allergico preesistente.
Le particelle con un diametro inferiore ai 5-6 µm possono depositarsi nei tratti più distali, cioè nei bronchioli e negli alveoli e causare infiammazione, broncocostrizione e fibrosi, con peggioramento importante della funzionalità respiratoria.
 

Principali effetti del particolato sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena

Sebbene i livelli di PM2.5 e PM10 siano diminuiti negli ultimi anni, i valori registrati in tutte le centraline del Piemonte sono ancora al di sopra delle linee guida suggerite dall’OMS per la protezione della salute di 5 µg/m3 come media annuale per il PM2.5 e di 10 µg/m3 come media annuale per il PM10.

I gas: biossido di azoto (NO2) e ozono (O3)

Il biossido di azoto (NO2), agisce prevalentemente sulle vie aeree inferiori: sebbene i meccanismi biochimici mediante i quali esercita i suoi effetti dannosi non siano del tutto chiariti, è ormai noto che induce grave danno alle membrane cellulari attraverso reazioni di ossidoriduzione. 

In seguito all’esposizione a NO2 si osserva un aumento dell’incidenza delle malattie polmonari, come ad esempio una riduzione della funzionalità respiratoria, broncospasmo ed aumento della suscettibilità alle infezioni sia batteriche che virali.

L’ozono (O3), che ha media solubilità, colpisce il tratto intermedio dell’albero bronchiale, dove, attraverso complesse reazioni chimiche, agisce danneggiando le membrane degli organuli cellulari, le cellule e i tessuti. Gli effetti acuti riguardano principalmente secchezza e irritazione di gola e naso con aumento della produzione di muco e della reattività bronchiale, tosse, faringiti e laringiti. L’esposizione prolungata può altresì causare fibrosi polmonare, severo peggioramento della funzionalità respiratoria ed effetti sul sistema endocrino.

Gli effetti dei gas inquinanti sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena

Sebbene i livelli di NO2 siano diminuiti negli ultimi anni, tutte le centraline piemontesi misurano ancora valori al di sopra delle linee guida suggerite dall’OMS per la protezione della salute di 10 µg/m3 come media annuale.

Domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria

La qualità dell’aria che respiriamo può avere ripercussioni negative sulla nostra salute. Partendo da un percorso di condivisione delle conoscenze scientifiche, Arpa Piemonte, l'ASL Città di Torino e il Comune di Torino hanno raccolto alcune raccomandazioni rivolte ai cittadini nella pubblicazione Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria.

Il documento, che racchiude in un libretto illustrato le FAQ dei cittadini, affianca alla presentazione di alcune iniziative intraprese dalle amministrazioni pubbliche, tra le quali l'Accordo di Bacino Padano, le informazioni sulla salute, intendendo percorrere la strada della consapevolezza che deve accompagnare atteggiamenti e comportamenti quotidiani a tutela della salute e dell’ambiente.

I casi evitabili, le misure di salute e le procedure di calcolo

La principale misura utilizzata in epidemiologia ambientale per effettuare una stima di impatto dell’inquinamento dell’aria sulla salute umana è data dal calcolo dei casi evitabili attribuibili ad una data esposizione ambientale mitigabile o rimuovibile.

Una prima considerazione è relativa alla mole di dati circa il rischio per l’uomo per i determinanti ambientali: sono ormai condivise le stime di rischio a breve e a lungo termine per l’esposizione agli inquinanti comunemente registrati in atmosfera desumibili da autorevoli revisioni recentemente condotte, quali: Review of evidence on health aspects of air pollution - REVIHAAP e Health Risks of Air Pollution in Europe - HRAPIE
 

Il presupposto per condurre un’analisi di impatto risiede, infatti, nel poter considerare l’associazione tra determinante ed effetti avversi per la salute di natura causale. Quindi, per calcolare l’impatto è necessario conoscere:

  • il livello di esposizione di cui si vuole valutare l’impatto, ad esempio la concentrazione dell’inquinante per l’unità statistica/amministrativa in studio;
  • la composizione della popolazione oggetto della indagine, ad esempio il numero di soggetti residenti o, per studi specifici, la distribuzione per genere e per fascia di età;
  • il profilo di salute di tale popolazione al baseline, ad esempio i tassi grezzi di mortalità/morbosità delle patologie per le quali si vuole ottenere il calcolo dei casi attesi;
  • le funzioni di rischio o funzioni concentrazione-risposta, ad esempio rischi relativi per gli esiti di cui si vuole valutare la quota evitabile, come nel caso del tumore del polmone per gli effetti a lungo termine;
  • la soglia/e per la quale si presuppone una assenza di effetto, ad esempio è possibile utilizzare valori osservati nella distribuzione dei valori in studio oppure limiti imposti da Direttive, Leggi, al di sopra dei quali si presuppone l’esistenza di rischi per la salute.

La stima può riguardare i casi attesi a breve termine o per esposizioni di lunga durata, considerando quindi anche la latenza delle patologie. Inoltre, possono essere esaminate condizioni espositive passate, in atto o prevedibili (scenari) partendo dai dati del presente. I casi di decesso sono spesso definiti come decessi prematuri.

Il confronto di stime provenienti da ricercatori o gruppi di lavoro differenti può essere quindi fuorviante. Risulta anche problematica la comprensione di informazioni caratterizzate da brevità e perentorietà quali ad esempio : “60.000 morti premature sono dovute all’inquinamento atmosferico in Italia!”.
 

E’ importante sottolineare che ogni stima di questo tipo dovrebbe essere accompagnata da informazioni sulle incertezze incontrate nel calcolo, o nella stima dei casi attesi, facendo riferimento, per esempio, a intervalli di confidenza o di credibilità. È più corretto commentare queste informazioni in relazione a un intervallo o a una percentuale attesa (ad esempio decessi annuali attesi sul totale dei decessi) per poter disporre di una quantificazione di minima, piuttosto che basare la comunicazione su numeri assoluti.

In passato la metodologia di calcolo è stata adottata per il progetto CCM VIIAS, unitamente ai risultati del progetto LIFE MED HISS, che sono aggiornabili e contestualizzati al territorio regionale grazie alla disponibilità di flussi sanitari correnti, fornendo ad oggi le basi per una proficua integrazione tra le componenti ambientali e sanitarie. Entrambi i progetti sono stati illustrati nella Relazione Stato Ambiente 2017.

Attualmente la procedura descritta è implementata per valutare il carico di malattia attribuibile a scenari di inquinamento futuri, partendo dalle concentrazioni attuali e passate registrate in Regione Piemonte. I risultati di tale procedura, riferiti a diversi scenari considerati, sono riportati nel capitolo "La valutazione degli impatti dell'inquinamento atmosferico sulla salute umana" del Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) della Regione Piemonte.

Nuovi studi sulla tossicità del particolato

Gli effetti a breve termine del particolato atmosferico sulla mortalità sono stati studiati in diverse parti del mondo e le Nuove Linee Guida per la qualità dell’aria, aggiornate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno accolto le evidenze degli studi fatti a varie concentrazioni del particolato e di altri inquinanti sulla salute umana. 

E’ in corso uno studio per proporre l’utilizzo di una metrica più fine, investigando se il conteggio del numero di particelle suddivise per dimensioni possa essere un indicatore valido per lo studio degli effetti sulla salute e quali componenti del particolato possano incidere maggiormente sulla mortalità per cause naturali.

ARPA sta portando avanti degli studi pilota utilizzando i dati derivanti dal monitoraggio nella città di Torino nell’ambito del progetto Life Prepair  che include tutto il bacino del Po (Bacino Padano). I primi risultati sono stati presentati al convegno RespiraMI, tenutosi a Milano il 01/03/2024.

In particolare,  sono stati osservati effetti sulla mortalità per cause naturali associati a Zn, Pb, OC, EC,  NO3- , NH4+ , K+, Ca2+ e Levoglucosano. L’incremento numerico associato a certe frazioni del particolato sembra essere un indicatore utile per la valutazione dell’associazione con effetti dannosi per la salute umana. Inoltre, i prodotti della combustione mostrano una chiara associazione con la mortalità per cause naturali.

Progetto Rete Italiana Ambiente e Salute

Il progetto RIAS (Rete Italiana Ambiente e Salute), finanziato dal Ministero della Salute tramite il CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha proseguito l’esperienza maturata dal progetto CCM Epiambnet in Italia sui temi dell'epidemiologia ambientale.

Finalità principale del progetto CCM RIAS è stata quella di rendere operative le indicazioni della Task Force del Ministero della Salute su Ambiente e Salute attraverso la messa a punto di processi intersettoriali più ampi che garantiscano l'integrazione operativa tra Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) sui temi ambiente e salute.

Per approfondimenti si può consultare la presentazione esaustiva del progetto, terminato nel 2022. Il progetto, che ha coinvolto anche Arpa Piemonte, è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio, ASL ROMA1 con la partecipazione di 13 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Marche, Toscana, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia) coinvolgendo inoltre il Gruppo di coordinamento interregionale in rappresentanza delle rimanenti regioni. Rafforzano la rete le attività di molteplici enti quali ISS, CNR, SNPA, SSN (ASSL Cagliari, AUSR Marche), ARESS Puglia, CPO Piemonte, e delle Università di Roma, Pisa, Firenze e Napoli.

Sul sito del progetto RIAS è possibile reperire informazioni sulle attività. 
 

Informazioni e risorse aggiuntive

Linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiornate nel 2021 - WHO global air quality guidelines: particulate matter (‎PM2.5 and PM10)‎, ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide https://iris.who.int/handle/10665/345329

Linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiornate nel 2005 https://www.who.int/publications/i/item/WHO-SDE-PHE-OEH-06.02

Health impacts of air pollution in Europe, 2022 European Environment Agency https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2022/health-impacts-of-air-pollution

Review of evidence on health aspects of air pollution - REVIHAAP https://iris.who.int/handle/10665/341712

Health Risks of Air Pollution in Europe - HRAPIE https://www.who.int/europe/publications/i/item/WHO-EURO-2013-6696-46462-67326

Progetto Lifeprepair https://www.lifeprepair.eu/

Convegno RespiraMi 2024   Associazione Italiana di Epidemiologia https://www.epidemiologia.it/notizie/respirami-2024

Viias: l'inquinamento in Italia attraverso i dati https://www.viias.it/pagine/impatto-sulla-salute

Progetto RIAS https://rias.epiprev.it/

CCM - Network https://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/7#

Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria http://www.comune.torino.it/emergenzaambientale/documenti/2019-20/faq_aria.pdf

Accordo di bacino padano per il miglioramento della qualità dell’aria https://www.mase.gov.it/sites/default/files/accordo_bacino_padano.pdf

Piano Regionale per la Qualità dell'Aria (PRQA) della Regione Piemonte https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/aria/piano-regionale-qualita-dellaria-prqa

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Ambiente e salute

Salute e Aria

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La relazione tra ambiente di vita e salute umana è oggetto di studi scientifici che hanno dimostrato che l’ambiente di vita è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle popolazioni tanto che una specifica sezione del Piano Nazionale della Prevenzione Piano nazionale della prevenzione 2020 - 2025 ha per oggetto la relazione tra ambiente, clima e salute.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che nelle regioni europee l’ambiente di vita possa essere responsabile di circa il 20% della mortalità.

Le indagini sempre più approfondite sulla stretta relazione tra ambiente e salute umana hanno determinato lo sviluppo di un approccio integrato che consideri non solo gli impatti dell’ambiente sulla salute dell’uomo ma anche sulla salute degli animali che condividono con l’uomo l’ambiente. La salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono, quindi, considerati elementi interconnessi indissolubilmente secondo l'approccio One Health

Seguendo questo approccio la valutazione dell’impatto dei determinanti ambientali sulla salute può essere studiato in due modi diversi:

  • valutazione degli impatti diretti dell’ambiente sulla salute umana, quali quelli provocati dall’inquinamento atmosferico, dai pollini e dalle ondate di calore;
  • valutazione degli impatti indiretti come gli effetti sulle malattie trasmissibili da vettori animali sulla cui presenza il fattore ambientale agisce, invece, direttamente.
     
Informazioni e risorse aggiuntive

Organizzazione Mondiale della Sanità https://www.who.int/

Istituto Superiore di sanità ISS https://www.iss.it/

Approccio One Health https://www.iss.it/one-health

Ministero della Salute https://www.salute.gov.it/

Piano nazionale della prevenzione 2020 – 2025 https://www.epicentro.iss.it/piano_prevenzione/pnp-2020-25

Ambiente, clima e salute https://www.salute.gov.it/new/it/tema/piano-nazionale-della-prevenzione/ambiente-clima-e-salute/
 

Anno
2025
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Ondate di calore e andamento della mortalità - serie storica

Anno
2025

Abbiamo oggi testimonianza degli effetti negativi del cambiamento climatico, per questo motivo si stanno mettendo in atto specifiche strategie di adattamento per aumentare la resilienza dei sistemi sociali ed economici a tutti i livelli di governo che però necessitano di una adeguata conoscenza dei fenomeni ed in particolar modo del loro andamento nel tempo. 

Poiché, anche secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, le ondate di calore sono i fenomeni meteorologici connessi al clima che determinano il maggior numero di vittime, nelle 8 città capoluogo di provincia del Piemonte, ogni estate, viene messo in atto un sistema di sorveglianza sanitaria per le ondate di calore, integrando le competenze previsionali della struttura di meteorologia con le competenze della struttura di epidemiologia presenti, entrambi, in ARPA Piemonte. 

Nel 2019 è stato aggiornato il metodo di valutazione per quantificare l’effetto delle variabili meteorologiche sulla salute umana, ovvero l’eccesso di eventi sanitari intesi come mortalità osservata rispetto a quella prevista, in particolare degli anziani mentre nel 2021 è stato aggiornato il periodo di riferimento climatologico per la valutazione delle caratteristiche meteorologiche, corrispondente ai 30 anni compresi tra il 1991 ed il 2020.

Ne consegue che la serie storica 2004-2024 utilizzata per la rappresentazione degli eccessi sanitari avversi rispetto alle ondate di calore è stata aggiornata come "serie storica interrotta", in quanto i dati, meteorologici ed epidemiologici, dal 2019 non sono comparabili con i dati degli anni precedenti.
 

Osservando le due curve, si evidenzia immediatamente un grande incremento della mortalità nelle estati 2015 e 2022, in cui si sono osservati circa 500 decessi in più dell’atteso. 

L’estate del 2015 dal punto di vista climatologico ha registrato 84 giorni interessati da Ondate di Calore mentre nel 2022 si sono avuti 97 giorni, il dato più elevato tra tutte le annate analizzate.

Il profilo della mortalità evidenzia per tutto il periodo analizzato aumenti dei decessi in relazione ad un incremento dei giorni in ondata, tranne che nelle due estati del 2012 e del 2018 (annate con possibile effetto harvesting per incrementi di mortalità nei primi mesi dell’anno dovuta ad influenza invernale). 

Va evidenziato, inoltre, che il profilo di mortalità dei tre anni, dal 2020 al 2022, è stato fortemente influenzato dall’effetto della pandemia da SARS-COV19.

Altro dato riguarda la frequenza sempre maggiore con cui si registrano temperature anomale. In questa serie storica, relativamente breve, ci sono stati ben 5 anni con numero di giorni in ondata di calore superiore a 62 (pari al 50% dei giorni in osservazione) e la distanza tra questi anni si è andata riducendo.

Anche questo dato fa riflettere sul veloce cambiamento climatico a cui si sta assistendo e su quanto questo determini un importante impatto sull’ambiente e sulla salute.

Informazioni e risorse aggiuntive

Strategia Regionale sul Cambiamento Climatico, primo stralcio D.G.R. 18 Febbraio 2022, n. 23-4671

World Health Organisation One Health https://www.who.int/news-room/questions-and-answers/item/one-health

Istituto Superiore di Sanità One Health https://www.iss.it/one-health

Istituto Superiore di Sanità EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica Il Piano d’azione congiunto One Health (OH JPA) 2022-2026 e le linee guida per la sua implementazione https://www.epicentro.iss.it/globale/ohjpa-2022-2026

Ministero della Salute Ambiente, clima e salute https://www.salute.gov.it/new/it/tema/piano-nazionale-della-prevenzione/ambiente-clima-e-salute/

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Ambiente e salute

Ondate di calore e andamento della mortalità estiva nell'anno 2024

Anno
2025

È noto che il benessere dell’uomo dipende e impatta sul benessere sia dell’ambiente sia delle specie animali, come ben evidenziato dall'approccio One-Health

Infatti, numerosi studi confermano le interazioni tra i fenomeni fisici in atmosfera, come eventi estremi, qualità dell’aria e concentrazione di ozono, e salute dell’uomo. 

In particolare, il microclima dell’ambiente di vita, inteso come combinazione di temperatura, umidità e velocità dell’aria, influisce sui meccanismi di termoregolazione umana, anche se la risposta di tali meccanismi può essere differente per sottogruppi specifici di popolazione, quali i soggetti “fragili”, identificabili attraverso caratteristiche di vulnerabilità ambientale, clinica e socioeconomica. 

In situazioni estreme, come temperature particolarmente elevate ed eventi meteorologici sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico, i possibili effetti sulla salute dell’uomo, in termini sia di morbosità sia di mortalità, possono essere a carico di diversi apparati vitali: sistema cardiocircolatorio, polmonare, nervoso, ormonale. 

Date queste premesse, si osserva che la stagione estiva 2024 ha avuto una temperatura media di 19.7°C, con un’anomalia termica positiva di 1.2°C rispetto alla media del periodo 1991-2020, ed è stata la sesta estate più calda nella distribuzione storica degli ultimi 67 anni.  

É risultata invece la terza estate con le temperature minime più elevate, preceduta solo da quelle del 2003 e 2022, mentre per le temperature massime si è registrata un’anomalia positiva leggermente più contenuta, di 0.8°C circa rispetto alla climatologia 1991-2020, classificandosi al decimo posto nella rispettiva distribuzione storica.  

L'estate del 2024 ha inoltre visto un numero significativo di ondate di calore, definite come periodi di almeno tre giorni consecutivi di caldo intenso, ovvero giornate in cui la temperatura percepita ha superato almeno il 75° percentile. 

Nei capoluoghi piemontesi, queste ondate sono state particolarmente evidenti: si sono verificate tre ondate di calore ad Asti, Biella e Torino, sei ad Alessandria e Vercelli. 

Anche la durata degli episodi è stata notevole, come quello osservato a Vercelli, che si è protratto per ben 20 giorni consecutivi. 

La sorveglianza sanitaria attiva per valutare l’impatto delle temperature anomale ha fatto registrare, tra il 15 maggio ed il 30 settembre 2024 negli 8 comuni capoluogo di provincia, 4442 decessi, di cui 3077 (poco più del 69%), sono decessi avvenuti tra i residenti a Torino. 

Analizzando separatamente le classi d’età maggiori di 65 e 75 anni, che la letteratura indica come sottopopolazioni di “fragili” e a maggior rischio rispetto al determinante ambientale in studio, si osserva come, rispetto alla mortalità totale, la mortalità nella classe d’età maggiore di 65 anni varia dall’88.7% al 96.0% mentre la mortalità nella classe d’età oltre i 75 anni varia tra 76.6% a 90.9%. 

 

Città / Mortalità Tutte le età 65 anni e più 75 anni e più
Alessandria 342 272 263
Asti 231 177 190
Biella 72 62 51
Cuneo 154 123 109
Novara 325 262 225
Verbania 99 90 110
Vercelli 142 110 130
Torino 3077 2415 2376
Totale 4442 3511 3454
Tabella 1 - Statistica descrittiva del numero di decessi in frequenza assoluta, per classe di età, tutte le città capoluogo e totale in Piemonte, tra il 15 maggio ed il 30 settembre 2024 - Fonte Arpa Piemonte

La valutazione del numero di deceduti deve tenere in considerazione, oltre al determinante ambientale, anche il numero di residenti. 

Infatti, si deve sottolineare che la popolazione residente negli otto comuni oggetto di analisi è andata progressivamente diminuendo negli anni, mentre la percentuale di residenti di età maggiore di 65 anni nel 2024 varia tra 24.6% e 29.3%. 

Se si considerano i deceduti piemontesi con l'esclusione dei residenti a Torino, i decessi totali osservati nei sette capoluoghi di provincia sono stati 1365, con un valore molto simile a quello osservato negli anni pre-pandemici, nel 2019 erano stati registrati un numero di decessi pari a 1367.

Citta' / Frequenza assoluta Popolazione Residente 2019 Popolazione Residente 2023 Mortalità 2019 Mortalità 2024
Alessandria 93631 91936 360 342
Asti 76026 73787 271 231
Biella 43987 42953 76 72
Cuneo 56144 56008 138 154
Novara 104279 102518 263 325
Verbania 30505 30016 97 99
Vercelli 46035 45635 162 142
Torino 875698 846926 2767 3077
Totale 1326305 1289779 4134 4442
Distribuzione della popolazione residente al 31 dicembre 2018 e al 31 dicembre 2023, numero di deceduti nell’estate del 2019 e del 2024, per tutte le città capoluogo e totale - Fonte: BDDE Regione Piemonte

Considerando la variabile luogo di decesso, circa il 30% dei 4442 decessi osservati è avvenuto nella propria abitazione, quasi il 22% in Residenza Sanitaria Assistenziale (R.S.A), il 3% in altri luoghi mentre i decessi rimanenti (46%) sono avvenuti in ospedali pubblici o privati. Si rileva una differenza tra generi per quanto riguarda le proporzioni di deceduti in R.S.A. che sono 25% tra le donne e 19% tra gli uomini e in ospedale dove le percentuali sono 42% tra le donne e 50% tra gli uomini, rispettivamente. 

Risultano, invece, molto simili tra i due generi le percentuali di decessi avvenuti sia al proprio domicilio sia in altri luoghi. 

Per quanto riguarda l’ultima caratteristica raccolta, ovvero la data del decesso, la distribuzione dei decessi nei vari mesi estivi evidenzia un numero di decessi per gli otto capoluoghi di provincia maggiore nel mese di luglio, sia a livello globale sia per le singole categorie di luogo di decesso. 

La presenza di anomalia termica positiva a luglio in tutti i capoluoghi considerati fa intuire una possibile relazione tra il determinante ambientale e l’esito sanitario oggetto di studio (mortalità). 

Nulla, invece, si può dire circa la forza di tale relazione dipendente anche da altre variabili, non disponibili, quali per esempio, per i deceduti in ospedale, informazioni relative al giorno di ricovero in ospedale e la durata del ricovero prima del decesso, e le condizioni morbose che hanno determinato il ricovero e in seguito il decesso.  

Analisi decessi per luogo e periodo - Elaborazione Arpa Piemonte
Analisi della mortalità per capoluogo

L’analisi per singolo capoluogo evidenzia che ad Alessandria nell’estate del 2024 i decessi totali osservati risultano essere 342 di cui 314 ultrasessantacinquenni e 272 ultrasettantacinquenni. 

Nei giorni in ondata di calore tra gli ultrasessantacinquenni si sono verificati 116 decessi e pari ad una media giornaliera di 1.3 decessi. 

L’analisi comparata del numero di decessi cumulati osservati rispetto al numero di riferimento, tra gli ultrasessantacinquenni, non fa evidenziare nessun effetto del determinante ambientale. 

Ad Asti tra il 15 maggio ed il 30 settembre sono stati osservati 231 decessi di cui 205 tra gli ultrasessantacinquenni e 177 tra gli ultrasettantacinquenni (grandi anziani). 

Nei due periodi di sorveglianza epidemiologica, in particolare, sono stati osservati tra gli ultrasessantacinquenni, in media, 1.8 decessi per die. 

Confrontando il numero di decessi osservati con il valore di riferimento derivante dai dati storici per gli ultrasessantacinquenni non c’è evidenza di un effetto delle temperature estreme estive sulla mortalità. 

A Biella nell’estate 2024 sono stati osservati 72 decessi di cui 68 tra gli ultrasessantacinquenni e 62 tra gli ultrasettantacinquenni. Inoltre, tra gli ultrasessantacinquenni, l’eccesso cumulato di decessi attesi rispetto agli osservati è pari a 18 decessi. 

Nei giorni in ondata sono stati osservati tra gli ultrasessantacinquenni, in media, 0.4 decessi per die (il valore medio giornaliero del primo periodo di sorveglianza è 0.5, nel secondo 0.3 mentre, è di 0.6 nel terzo periodo). 

Nello stesso sottoperiodo il rapporto tra decessi osservati e decessi attesi, nella classe d’età degli ultrasessantacinquenni, dai dati storici evidenzia un non effetto sanitario del determinante ambientale in questo capoluogo. 

Il sistema di sorveglianza degli impatti sanitari del periodo estivo a Cuneo ha registrato un totale di 154 decessi di cui 139 tra gli ultrasessantacinquenni e 123 tra gli ultrasettantacinquenni. 

Il numero di decessi giornaliero osservato varia tra 0 e 5, sia per tutte le classi d’età sia tra gli ultrasessantacinquenni. 

Per l’analisi di impatto sanitario tra gli ultrasessantacinquenni, il primo periodo di sorveglianza correlato alle prime tre ondate è associato sia al più alto numero di decessi cumulati sia al più alto valore di decessi medi giornalieri. 

In questi sottoperiodi così come nell’intera estate il numero di decessi osservati tra gli ultrasessantacinquenni residenti a Cuneo è inferiore al numero di decessi attesi per la stessa classe d’età evidenziando un’assenza di effetto sanitario delle temperature nell’estate del 2024. 

Nella città di Novara tra maggio e settembre 2024 sono stati osservati 325 decessi di cui 296 tra gli ultrasessantacinquenni e 262 tra gli ultrasettantacinquenni  

Il numero di decessi osservato giornaliero per tutte le face d’età varia tra 0 e 7, sia per tutte le fasce d’età sia tra i deceduti ultrasessantacinquenni. Per la valutazione dell’impatto sanitario delle ondate di calore tra gli ultrasessantacinquenni sono stati osservati 91 decessi totali. 

In particolare, la combinazione di terza e quarta ondata ha avuto l’impatto totale più alto, mentre, la seconda ondata di calore l’impatto medio giornaliero maggiore. Il confronto tra il numero di decessi osservati ed il numero di decessi atteso dai dati sanitari storici nei giorni in ondata di calore non fa evidenziare nessun effetto del determinante ambientale. 

Nel periodo estivo 2024 a Verbania sono stati osservati 99 decessi di cui 95 tra gli ultrasessantacinquenni e 90 tra gli ultrasettantacinquenni. 

Nei tre periodi di sorveglianza epidemiologica per le analisi epidemiologiche sono stati osservati complessivamente 19 decessi tra gli ultrasessantacinquenni residenti in questo capoluogo. 

Alla seconda ondata di calore corrisponde l’impatto sanitario maggiore anche se comparando i dati osservati con quelli attesi non c’è evidenza di effetto sanitario delle temperature estreme. 

A Vercelli nell’estate 2024 sono stati osservati 142 decessi di cui 126 tra gli ultrasessantacinquenni e 110 tra gli ultrasettantacinquenni (grandi anziani). 

Il numero di decessi giornaliero è variabile, causa la bassa numerosità di popolazione, e oscilla tra 0 e 8, per tutte le classi d’età, mentre, il valore oscilla tra 0 e 6 se si analizzano solo i residenti a Vercelli ultrasessantacinquenni. 

Nei tre periodi di sorveglianza selezionati come determinanti dell’analisi epidemiologica, tra gli ultrasessantacinquenni sono stati osservati 52 decessi cumulati. 

L’impatto della combinazione della seconda e terza ondata, è maggiore sia in termini di mortalità cumulata sia i termini di mortalità media giornaliera. 

I decessi osservati tra gli ultrasessantacinquenni nei giorni in ondata risultano essere comunque inferiori all’atteso mostrando un non effetto del determinante ambientale nel 2024. 

 Infine, a Torino tra maggio e settembre 2024 sono stati registrati complessivamente 3077 decessi, in linea con i dati del 2023. 

In particolare, il 91% dei decessi, pari a 2783, è avvenuto tra residenti ultrasessantacinquenni, mentre, il 79%, ovvero 2415, è avvenuto tra gli ultrasettantacinquenni. 

A livello di struttura demografica della popolazione residente nel capoluogo regionale del Piemonte, il 2024 conferma a Torino l’invecchiamento della popolazione residente, con una proporzione sempre crescente di grandi anziani. 

Nelle tre ondate di calore il numero di decessi medi osservati tra gli ultrasessantacinquenni è superiore rispetto al numero nei giorni in assenza in ondata, in particolare solo la prima ondata di calore sembra aver avuto un impatto significativo. 

Informazioni e risorse aggiuntive

World Health Organisation One Health https://www.who.int/news-room/questions-and-answers/item/one-health

Istituto Superiore di Sanità One Health https://www.iss.it/one-health

Istituto Superiore di Sanità EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica Il Piano d’azione congiunto One Health (OH JPA) 2022-2026 e le linee guida per la sua implementazione https://www.epicentro.iss.it/globale/ohjpa-2022-2026

Ministero della Salute Ambiente, clima e salute https://www.salute.gov.it/new/it/tema/piano-nazionale-della-prevenzione/ambiente-clima-e-salute/

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Negli ultimi anni il cambiamento climatico ha attirato l’attenzione di ricercatori e opinione pubblica. 

I cambiamenti climatici esporranno le popolazioni ad alterazioni della disponibilità e della qualità di acqua, aria, cibo, prodotti agricoli e mezzi di sussistenza, con effetti diretti ed indiretti sulla salute.

L’area mediterranea è considerata particolarmente a rischio. In Italia, da sud a nord sono evidenti i fenomeni estremi di siccità ed ondate di calore, che colpiscono con maggiore frequenza ed intensità le aree urbane, dove risiede la maggior parte della popolazione nazionale.

L’elevata vulnerabilità del bacino del mediterraneo è confermata anche dal rapporto di sintesi del sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell'IPCC Italia presentato il 20 marzo 2023. 

Il documento evidenzia che “La regione Mediterranea si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate” con effetti singoli e combinati, su persone ed ecosistemi.

L’esposizione a temperature sempre più elevate nella stagione estiva porta, anche, ad un aumento della concentrazione di ozono, inquinante secondario prodotto nell'atmosfera in presenza di luce solare, e precursori chimici come gli ossidi di azoto (NOx) e i composti organici volatili (VOC), che provengono principalmente da attività di trasporto e industriali concentrate quasi esclusivamente nelle aree urbane. 

Tuttavia, i precursori dell'ozono possono anche avere un'origine naturale, come le emissioni di VOC, monossido di carbonio e metano effetto, per esempio, di incendi, la cui frequenza sarebbe in aumento nell’ipotesi di future continue riduzioni dei giorni interessati da precipitazioni. 

L’aumentato numero di incendi porterebbe, inoltre, ad una maggiore formazione di particolato, frazione più fine soprattutto, scientificamente associata a danni per la salute umana. 

Molto studiati e di chiaro impatto sulla salute sono gli inquinanti costantemente monitorati a livello europeo e nazionale. 

Dal 2003, gli studi sulle popolazioni umane dimostrano come le elevate temperature siano un possibile fattore responsabile, direttamente di numerosi esiti sanitari avversi per l’uomo. 

Le intense precipitazioni, invece, possono essere possibile causa di esiti sanitari sia diretti come la perdita di vite umane, che sia indiretti a seguito di frane e smottamenti che possono causare danni alle infrastrutture, come interruzione di strade e di energia elettrica, oppure difficoltà di accesso ad acqua potabile non contaminata. 

Infine, studi, sul mondo animale e vegetale evidenziano effetti delle temperature e delle precipitazioni sulla variazione di biodiversità con conseguente effetto indiretto del cambiamento climatico sulla salute umana. 

Le nuove specie animali e vegetali presenti sul territorio regionale, cosiddette specie aliene, sono strettamente connesse ad alcuni esiti sanitari. 

Per esempio, le zanzare possono essere veicolo di malattie come il dengue. 

Valutazioni su specie erbacee e arboree hanno dimostrato, inoltre, che i determinanti meteorologici rivestono un ruolo fondamentale sia nel processo di liberazione del polline, sia rispetto alla quantità di polline prodotto e al relativo andamento della pollinazione. 

Variazioni dovute a cambiamenti climatici possono essere evidenziate indirettamente anche attraverso l’andamento anticipato delle concentrazioni polliniche di alcune famiglie/generi botanici, così come attraverso l’allungamento della stagione pollinica o l’aumento dell’integrale pollinico (sottocapitoli variazioni nei calendari pollinici e notizia di quest’anno sul Corylus). 

Modifiche dell’andamento temporale e della quantità di polline aerodisperso sono responsabili delle variazioni di pollinosi nei soggetti allergici come polisensibilità, anticipo della manifestazione dei sintomi allergici e incremento del periodo di durata.

La relazione tra ambiente di vita e salute umana è oggetto di una specifica sezione del Piano Nazionale della Prevenzione Piano nazionale della prevenzione 2020 - 2025 cha tratta di ambiente, clima e salute.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che nelle regioni europee l’ambiente di vita possa essere responsabile di circa il 20% della mortalità.

Le indagini sempre più approfondite sulla stretta relazione tra ambiente e salute umana hanno determinato lo sviluppo di un approccio integrato che consideri non solo gli impatti dell’ambiente sulla salute dell’uomo ma anche sulla salute degli animali che condividono con l’uomo l’ambiente. La salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono, quindi, considerati elementi interconnessi indissolubilmente secondo l'approccio One Health

Seguendo questo approccio la valutazione dell’impatto dei determinanti ambientali sulla salute può essere studiato in due modi diversi:

  • valutazione degli impatti diretti dell’ambiente sulla salute umana, quali quelli provocati dall’inquinamento atmosferico, dai pollini e dalle ondate di calore;
  • valutazione degli impatti indiretti come gli effetti sulle malattie trasmissibili da vettori animali sulla cui presenza il fattore ambientale agisce, invece, direttamente.
     
Informazioni e risorse aggiuntive

Rapporto IPPC Italia 2023 https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-2023-ar6-rapporto-di-sintesi/

Organizzazione Mondiale della Sanità https://www.who.int/

Istituto Superiore di sanità ISS https://www.iss.it/

Approccio One Health https://www.iss.it/one-health

Ministero della Salute https://www.salute.gov.it/

Piano nazionale della prevenzione 2020 – 2025 https://www.salute.gov.it/portale/prevenzione/dettaglioContenutiPrevenzione.jsp?id=5772&area=prevenzione&menu=vuoto

Ministero della Salute Ambiente, clima e salute https://www.salute.gov.it/new/it/tema/piano-nazionale-della-prevenzione/ambiente-clima-e-salute/

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