Rete di monitoraggio dei pollini

Anno
2025

Dal 2002 Arpa Piemonte ha attivato una Rete di Monitoraggio dei pollini allergenici e delle spore fungine a livello regionale. Attualmente le stazioni attive sono 5, di cui 4 collocate in aeree urbane densamente popolate, dove l’incidenza delle allergie è in costante aumento, e una (Omegna-Lago d’Orta) situata in un’area di particolare interesse per le caratteristiche climatiche e vegetative. Da ottobre del 2024 è infatti attiva la stazione di monitoraggio di La Loggia (TO) mentre un campionatore installato presso la sede di Torino è in fase di test.

PollNET - rete di monitoraggio dei pollini in Piemonte

Per valutare la quantità e la qualità dei pollini aerodispersi il monitoraggio è effettuato in continuo durante tutto l’anno solare, attraverso strumenti di campionamento specifici e produce un bollettino settimanale dei pollini allergenici, che viene pubblicato e messo a disposizione degli allergologi e dei pazienti allergici, consultabile sul sito istituzionale e diffuso attraverso molteplici canali mediatici. 

Il monitoraggio aerobiologico permette di evidenziare le variazioni stagionali del contenuto atmosferico dei pollini e di elaborare calendari per la zona oggetto del campionamento. Dal 2013 sono anche disponibili i calendari pollinici, che illustrano l’andamento annuale “stimato” delle concentrazioni per le diverse famiglie polliniche. 

I bollettini e i calendari forniscono i livelli di concentrazione pollinica, dando indicazioni sui tempi di permanenza in atmosfera dei pollini. I bollettini settimanali sintetizzano le concentrazioni giornaliere di famiglie e specie allergizzanti e danno un’indicazione della tendenza del numero di pollini nella settimana successiva in relazione anche alle previsioni meteorologiche. 

I calendari pollinici consentono di evidenziare le variazioni stagionali del tipo e della quantità dei pollini presenti in atmosfera, mettono in evidenza i periodi di fioritura delle piante allergeniche che variano a seconda della famiglia pollinica presa in esame e in parte anche dalle condizioni climatiche. 

Il dato sulla durata della pollinazione di ogni pianta e sulla quantità di pollini presenti in atmosfera assume quindi una valenza, oltre che sanitaria, ambientale.

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Redazione RSA

Il programma SPoTT: sorveglianza sulla salute della popolazione nei pressi del termovalorizzatore di Torino

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2025

Il programma SPoTT (Sorveglianza sulla salute della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino) ha preso avvio nel 2013 con l’obiettivo di valutare e monitorare gli effetti sulla salute dell’inceneritore di rifiuti solidi urbani di Torino, uno dei più grandi presenti in Italia, nella popolazione residente nelle aree circostanti l’impianto. È infatti noto che durante il processo di combustione dei rifiuti si possano generare emissioni contenenti microinquinanti organici quali diossine e furani, policlorobifenili ma anche idrocarburi policiclici aromatici e metalli.

Il Programma si articola in diverse linee progettuali, tra cui il biomonitoraggio umano (su residenti e allevatori), studi epidemiologici a breve e lungo termine sulla popolazione e analisi sui lavoratori. Inoltre, dal punto di vista ambientale, è presente una linea di modellistica per calcolare la dispersione degli inquinanti partendo dalle concentrazioni reali misurate a camino. Viene poi effettuato un monitoraggio su alcune matrici alimentari ed è presente anche una linea dedicata alle deposizioni al suolo di mercurio, metallo che, negli scorsi anni, ha registrato anomalie nelle emissioni. Infine, viene data particolare attenzione alle attività di comunicazione che hanno generato nel corso degli anni un clima crescente di maggiore fiducia verso le istituzioni coinvolte.

In un’ottica di approccio integrato alla salute, la sinergia di diverse competenze tra il settore ambientale e quello della sanità pubblica permette a ciascun ente, con la propria specificità di contribuire a proteggere la salute della popolazione e dei lavoratori dai rischi derivanti dall’inquinamento ambientale eventualmente prodotto dall’insediamento dell’impianto. Nell'immagine seguente è riportato l’elenco degli enti coinvolti nel gruppo di lavoro SPoTT.

Enti componenti il Gruppo di Lavoro SPoTT

Attualmente è in corso la seconda fase del progetto SPoTT - SPoTT2 - iniziata nel 2019, il cui coordinamento è affidato alla struttura di Epidemiologia Ambientale di Arpa Piemonte. Le attività di questa seconda fase SPoTT2 (in particolare quelle relative al biomonitoraggio) hanno subito alcuni rallentamenti dovuti alla situazione pandemica ed al carico di lavoro che ha coinvolto le aziende sanitarie.

A novembre 2024 si è conclusa la nuova attività di biomonitoraggio, che ha previsto una nuova raccolta di sangue e urine in un campione di residenti nei pressi dell’impianto e in un campione di controllo. Così come effettuato nelle precedenti fasi svoltesi nel 2013, 2014 e 2016, si proseguirà con una nuova valutazione dei livelli di alcuni metalli, OH-IPA, diossine e furani. I campioni biologici sono attualmente in fase di analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità. La pubblicazione dei report contenenti i risultati delle analisi svolte avverrà tra la fine del 2025 ed il 2026.

Il programma SPoTT pone particolare attenzione al rapporto costante con i soggetti coinvolti (cittadinanza, campionati, istituzioni, popolazione generale ecc). A tal fine è stato realizzato un sito internet per il programma SPoTT che viene costantemente aggiornato.

Risultati SPoTT (2013-2018) e aggiornamenti SPoTT2 (2019-2026)

Linea biomonitoraggio: rilevamento mediante misura di biomarker di esposizione nella popolazione residente 

Nella prima fase del progetto SPoTT il biomonitoraggio umano è stato realizzato un anno prima dell’avvio del termovalorizzatore, fase ante-operam (T0 - 2013) e successivamente ripetuto a un anno (T1 - 2014) e a tre anni (T2 - 2016) dopo l’avvio dell’impianto.

Le analisi hanno mostrato nei residenti valori di dose interna per i metalli, PCB (policlorobifenili), PCDD/Fs (Diossine e Furani) e IPA (idrocarburi policiclici aromatici) comparabili tra i gruppi di esposti e non esposti, e inferiori o simili a quelli riscontrati in altri studi nazionali ed internazionali. Nel tempo, la dose interna di PCB, PCDD/Fs e IPA mostra una diminuzione rispetto anche alla fase ante-opera dell’impianto. 

Solo due metalli, il platino e il rodio, hanno mostrato un leggero aumento nel tempo nelle persone che vivono nell’area più lontana dall’inceneritore, attribuibile all’intensa presenza di traffico veicolare della zona.

Come precedentemente riportato, i prelievi della fase T3 del biomonitoraggio sono stati effettuati nel periodo giugno/novembre 2024. La pubblicazione dei risultati delle analisi tossicologiche, eseguite dall’ISS, avverrà tramite reportistica dedicata tra la fine del 2025 e il 2026. 

Linea Lavoratori: Monitoraggio della salute del personale addetto all’impianto di termovalorizzazione del Gerbido

Relativamente ai lavoratori dell’impianto, i valori dei metalli nei campioni biologici sono inferiori ai valori limite di esposizione e anche in questo caso le concentrazioni della maggior parte dei metalli sono diminuite nel tempo, salvo poche eccezioni. Alcune differenze sono state riscontrate nel 2016 tra i lavoratori sulle linee e i lavoratori che svolgono attività amministrativa per quanto riguarda gli OH-IPA, ma non sembrano essere legate a cause lavorative. Dopo tre anni di lavoro presso l’impianto, i livelli di OH-IPA e di diossine, furani e PCB sono stabili o in diminuzione.

Linea monitoraggi ambientali indoor: le rilevazioni all’interno dell’impianto hanno mostrato, nella maggior parte dei locali, presenza di metalli con valori inferiori ai limiti misurabili dagli strumenti, confermando l’assenza di un’esposizione professionale a questi inquinanti.

Grazie ad alcune migliorie, anche le concentrazioni degli IPA, inizialmente più elevate in alcune aree dell’impianto, si sono ridotte dopo tre anni di funzionamento.

Nella seconda fase progettuale SPoTT2, a partire dal 2022, sono proseguiti i monitoraggi nei punti individuati nel corso della prima fase; in particolare, sono state introdotte alcune modifiche nei punti di campionamento, legate a diverse condizioni operative dell’impianto. Le postazioni sottoposte a monitoraggio sono principalmente due tipologie: alcune caratterizzate dalla presenza di personale in modo continuativo, altre in cui vi è presenza di possibili contaminanti, ma che non costituiscono postazioni fisse di lavoro. In ognuna delle postazioni citate sono stati eseguiti monitoraggi annuali di diversi inquinanti:

  • Polveri inalabili
  • Metalli (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, manganese, nichel, piombo, rame, selenio, vanadio, zinco)
  • Sostanze organiche volatili (idrocarburi alifatici e aromatici, sostanze alogenate)
  • Aldeidi
  • Ammoniaca
  • Acido solfidrico

Inoltre, nelle sole postazioni di scarico scorie e scarico ceneri, sono stati eseguiti monitoraggi di idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani.
Negli anni 2021 e 2022 sono stati, inoltre, introdotti monitoraggi di agenti biologici aerodispersi, ritenendo utile valutare la possibile esposizione dei lavoratori a batteri, muffe e lieviti, in particolare nelle postazioni dove è presente un rischio di contatto diretto con i rifiuti (avanfossa) e dove la contaminazione può essere dovuta ad abiti da lavoro sporchi (spogliatoio ditte esterne, spogliatoio dipendenti TRM).

Linea breve termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a breve termine sulla salute della popolazione residente nell'area di ricaduta delle emissioni del termovalorizzatore

Obiettivo di tale linea di studio è quello di ottenere una stima dell’andamento del rischio a breve termine nei soggetti potenzialmente più interessati dall’esposizione all’impianto di termovalorizzazione

Sono stati seguiti diversi approcci per la valutazione degli effetti sulla popolazione, analizzando come determinanti di esposizione le variazioni giornaliere di emissioni a camino (flussi oggetto del Sistema di Monitoraggio delle Emissioni del termovalorizzatore) e i dati delle centraline di monitoraggio di qualità dell’aria nella zona interessata, e come esiti sanitari gli accessi al pronto soccorso ed i ricoveri ospedalieri. 


Le analisi degli effetti a breve termine, già effettuate nella fase precedente (SPoTT), sono state aggiornate in riferimento alle annualità più recenti fino al 2019, anno precedente la pandemia di COVID-19 (SPoTT2). Tutti i risultati, riportati nel report 17, confermano quanto già emerso precedentemente. 

In particolare, sono stati analizzati i tassi di accesso al pronto soccorso nei 27 mesi antecedenti alla messa in funzione dell’impianto ed in analoghi periodi temporali successivi considerando i dati sanitari fino al 31/12/2019. È stato effettuato il confronto dei tassi di accesso al pronto soccorso tra la popolazione residente nell’area di ricaduta dell’impianto e la popolazione di controllo, esterna all’area, selezionata in modo da comprendere una parte del territorio comunale di Torino e una parte della cintura metropolitana torinese. 

I risultati indicano che nel periodo successivo all’accensione dell’impianto, c'è stato un aumento generalizzato degli accessi al Pronto Soccorso per le cause analizzate, sia nella popolazione dei residenti nei pressi del termovalorizzatore sia tra i residenti nell’area “di controllo", ovvero non interessata dalle emissioni dell’impianto.

Confronto tra i tassi di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie tra T2 e T0 (blu) e tra T3 e T0 (rosso). I valori sopra uno indicano un aumento dei tassi rispetto al T0, che risulta significativo (tutta la barra al di sopra di uno) per tutti gli abitanti della città di Torino, sia esposti che non esposti - Fonte SPoTT, Elaborazione Arpa Piemonte

È stata, inoltre, approfonditamente indagata la relazione tra i picchi emissivi rilevati a camino di alcuni inquinanti e metalli e gli accessi al Pronto Soccorso nei 5 giorni successivi, nella popolazione residente nell’area di massima ricaduta. Tale approccio ha evidenziato solo in pochissimi casi un valore anomalo di accessi al Pronto Soccorso, indicando una correlazione(associazione?)  con le emissioni dell’impianto.

Nel complesso, non sono emersi aumenti sistematici nel ricorso al pronto soccorso delle strutture sanitarie considera in corrispondenza dei picchi emissivi

Infine, è stata analizzata la presenza di variazioni negli accessi al Pronto Soccorso e nei ricoveri ospedalieri prima e dopo l’avvio dell’impianto, nella popolazione residente nell’area di ricaduta e nell’area di controllo, con analisi di serie temporali in relazione all’andamento quotidiano delle concentrazioni di biossido di azoto - NO2

Per quanto riguarda, invece, l’andamento quotidiano delle concentrazioni di PM2.5 e PM10 limitatamente al periodo dopo l’avvio dell’impianto, l’analisi non ha messo in luce incrementi significativi del rischio a breve termine di ricoveri e/o di accessi al Pronto Soccorso nella popolazione più esposta

In conclusione, tutte le analisi effettuate non evidenziano alcun effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, permettendo, anche a distanza di anni, di confermare i risultati già evidenziati nel precedente report 6.

Percentuale di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie nei vari periodi associati ad incrementi di PM10. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti facendo propendere per l’assenza di un fattore di maggiore tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore - Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte
Percentuale di incremento di rischio di accesso al pronto soccorso per cause cardio-respiratorie nei vari periodi associati ad incrementi di PM2.5. In tutti i periodi analizzati le stime con i relativi intervalli di confidenza risultano sovrapponibili tra esposti e non esposti facendo propendere per l’assenza di un fattore di maggiore tossicità legato alle emissioni del termovalorizzatore - Fonte SPoTT, elaborazione Arpa Piemonte

Linea lungo termine: Monitoraggio epidemiologico degli effetti a lungo termine delle emissioni del termovalorizzatore sulla salute della popolazione residente

È stato realizzato uno studio di coorte al fine di ottenere una stima del rischio di incorrere in eventi sanitari (ricoveri ed esiti avversi alla gravidanza), a medio/lungo termine per i soggetti potenzialmente più interessati alle emissioni dell’impianto. 

In analogia con le altre linee del progetto, sono stati considerati i residenti di alcuni comuni limitrofi afferenti all’ASL TO3 –(Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta e Rivoli) interessati dalle ricadute delle emissioni e i residenti in alcune aree della parte sud della città di Torino, come popolazione di confronto non esposta alle emissioni del termovalorizzatore ma con livelli di inquinamento ambientale simili. Lo studio ha compreso soggetti con 35 o più anni che risultano residenti nei comuni interessati alla sorveglianza nel periodo di osservazione dal 01/01/2014 al 31/12/2019.

Per quanto riguarda l’analisi dei ricoveri sono state prese in esame le diagnosi di diabete e i grandi gruppi di malattie cardiovascolari e malattie dell’apparato respiratorio. Nelle analisi finora effettuate non sembrano evidenziarsi rischi che possano essere attribuiti all’impianto. Per quanto riguarda gli eventi avversi della gravidanza sono stati analizzati i casi di aborto spontaneo, il numero di parti gemellari, il numero di nati pretermine, i piccoli per età gestazionale, i nati con basso peso ed il rapporto tra maschi e femmine. 

In conclusione, le analisi - riportate nel dettaglio nel report 14, non evidenziano effetti rilevanti a medio/lungo termine, né sui ricoveri ospedalieri per le cause analizzate, né sugli esiti avversi della gravidanza presi in considerazione.

 

Aggiornamento sull’avanzamento del Programma SPoTT

Tutti i risultati del Programma SPoTT, inclusi quelli effettuati su lavoratori dell’impianto e allevatori, sono dettagliati all’interno di singoli Report e riassunti nel documento conclusivo.

Sono in fase di analisi i risultati della campagna di biomonitoraggio per il 2024, effettuata  nel 2024.

Sono state effettuate le simulazioni modellistiche per stimare il contributo dell’impianto agli inquinanti primari e secondari con il modello FARM sull’anno 2019.

Proseguono i campionamenti negli ambienti di lavoro.

L'Istituto Zooprofilattico (IZS) ha effettuato un nuovo campionamento su uova e fieni in concomitanza con la campagna di biomonitoraggio. I risultati saranno disponibili a fine 2025. Inoltre, a ciascun allevatore delle aziende in studio è stato consegnato un documento di buone pratiche zootecniche (“Prevenzione della contaminazione da diossine e PCB in allevamento”), precedentemente sviluppato da parte dell’Istituto Zooprofilattico in collaborazione con la ASL TO3 per la Regione Piemonte e inteso a fornire informazioni e a prevenire o ridurre l’esposizione a sorgenti di microinquinanti.

Prosegue il campionamento mensile e le relative analisi delle deposizioni di mercurio.
 

Informazioni e risorse aggiuntive

Programma SPoTT https://www.spott.dors.it/

Monitoraggio epidemiologico degli effetti sulla salute del termovalorizzatore di Torino Report n° 17 https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2024/02/R17_breve_termine.pdf

I risultati del Programma SPOTT a tre anni dall’avvio dell’impianto https://www.spott.dors.it/wp-content/uploads/2021/05/Report_fiale_Spott1.pdf

 

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Ambiente e salute

Gli effetti sulla salute dell'inquinamento atmosferico

Capitolo
Salute e Aria
Anno
2025

Una vasta e solida letteratura epidemiologica disponibile sull’argomento è sufficiente per un giudizio fondato sugli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico.
Sebbene i meccanismi fisiopatologici attraverso cui gli inquinanti esercitano effetti negativi sulla salute umana presentino ancora alcuni punti da chiarire, è ormai consolidata l’evidenza che l’esposizione all’inquinamento atmosferico abbia effetti gravi.

La maggior parte dei paesi europei vive ancora in condizioni molto lontane da quelle auspicabili per realizzare interventi di prevenzione che permettano di non superare i valori indicati nelle linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità aggiornate nel 2021. Di seguito vengono riportati, per i principali inquinanti, tali valori confrontabili con i precedenti delle linee guida OMS del 2005.

Valori limite OMS
Inquinante Riferimento temporale OMS 2021 OMS 2005 Limiti vigenti in Italia D. Lgs 155/2010 Valore da raggiungere entro il 2030 in Italia direttiva UE 2024/2881
PM 2,5 Annuale 5 10 25 10
PM 2,5 24 ore 15 25 - 25
PM 10 Annuale 15 20 40 20
PM 10 24 ore 45 50 50 45
Ozono Picco stagionale 60 - -
Ozono 8 ore 100 100 - 120
Biossido d'azoto Annuale 10 40 40 20
Biossido d'azoto 24 ore 25 - - 50
Valori limite indicati dalle Linee Guida dell'Organizzazione della Sanità nel 2021, confrontati con gli analoghi delle Linee Guida 2005, i valori vigenti in Italia a seguito del D.Lgs. 155/2010 e i valori obiettivo per il 2030.

Gli studi epidemiologici presentano due approcci principali:

  • Effetti a breve termine, osservabili a pochi giorni di distanza dai picchi di esposizione
  • Effetti a lungo termine, osservabili dopo esposizioni di lunga durata e a distanza di tempo (anni)

Gli effetti a breve termine vengono generalmente valutati osservando le fluttuazioni dello stato di salute della popolazione - sia con co-morbilità che senza - durante i “picchi” di inquinamento, come quelli che si verificano ogni anno nella stagione calda. In queste circostanze si osserva un aumento della mortalità per cause cardiache e respiratorie.

Gli effetti a lungo termine vengono invece studiati attraverso studi di coorte: osservando lo stato di salute di soggetti che vivono in contesti diversi, si valutano a livello individuale alcuni fattori di rischio che possono essere “confondenti” rispetto agli inquinanti atmosferici, come il fumo di tabacco e l’esposizione lavorativa; i soggetti arruolati vengono poi seguiti nel tempo e viene valutata la mortalità e la morbosità in relazione alla diversa esposizione ambientale. 
Il particolato atmosferico è ritenuto ad oggi l’indicatore che più coerentemente si associa con gli esiti sulla salute, specialmente quando è misurato in termini di particelle inalabili (PM10) o respirabili (PM2.5); sempre più rilevanza assume il monitoraggio del particolato ultrafine (PM0.1) e delle componenti del particolato per cercare di stimarne la tossicità. 
L’indicatore maggiormente utilizzato negli ultimi anni è stato il PM2.5, corrispondente alle particelle di diametro aerodinamico medio pari a 2.5 micron o inferiori.
Nel complesso, a carico della mortalità naturale, le stime di rischio disponibili riportano che per ogni incremento di 10 µg/m3 della concentrazione di PM2.5, a breve termine, si ha un aumento della mortalità compreso tra 0.3-0.5% (nel giro di pochi giorni successivi ad incrementi di breve durata) e a lungo termine un aumento del 6%-7% (nell’arco di 10-15 anni in presenza di incrementi di lunga durata). WHO global air quality guidelines: particulate matter (‎PM2.5 and PM10)‎, ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide 

Per quanto riguarda le stime di impatto su scala nazionale, nel nostro Paese il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico. Tra le cause di morte in eccesso, rientrano parte delle patologie cardiovascolari, respiratorie e tumorali, in primis il tumore del polmone. La cancerogenicità è ulteriormente rafforzata dalla presenza di numerosi agenti cancerogeni che compongono il particolato, con particolare riferimento al polmone come organo bersaglio: tra questi citiamo gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), ma anche i metalli pesanti, quali cromo, arsenico, nichel, e le fibre di amianto. Evidenze epidemiologiche robuste indicano quindi effetti dannosi per l’apparato respiratorio dovuti a esposizione a inquinanti atmosferici, anche per valori ambientali inferiori a quelli consentiti dagli standard internazionali. 

Le sostanze principali che attualmente si ritiene siano maggiormente coinvolte negli effetti sulla salute sono: il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3).

Il particolato (PM)

Gli effetti negativi del particolato (PM) sulla salute sono quelli meglio documentati. Si tratta di un’esposizione massiva: oltre l'80% della popolazione nella Regione Europea dell'OMS (compresa l'Unione Europea, UE) vive in città con livelli di PM ben al di sopra di quelli indicati come accettabili dalle linee guida OMS sulla qualità dell'aria, che affermano esplicitamente che "le emissioni di inquinanti atmosferici nocivi dovrebbero essere evitati, prevenuti e ridotti nella maggior misura possibile".
Nell’ultimo decennio è stato osservato tuttavia un trend in costante calo per quanto riguarda le concentrazioni medie di particolato nei paesi UE, anche se l'inquinamento da PM continua a rappresentare un problema gravoso per la salute umana, riducendo l'aspettativa di vita di quasi 9 mesi (in media) in Europa.

Le particelle di dimensioni maggiori di 10 µm raramente raggiungono il tratto respiratorio intermedio, coinvolgendo prevalentemente naso e faringe: in questo tratto provocano broncospasmo, iperreattività bronchiale con produzione di muco, con conseguenze particolarmente severe soprattutto in pazienti con BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), enfisema o asma allergico preesistente.
Le particelle con un diametro inferiore ai 5-6 µm possono depositarsi nei tratti più distali, cioè nei bronchioli e negli alveoli e causare infiammazione, broncocostrizione e fibrosi, con peggioramento importante della funzionalità respiratoria.
 

Principali effetti del particolato sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena

Sebbene i livelli di PM2.5 e PM10 siano diminuiti negli ultimi anni, i valori registrati in tutte le centraline del Piemonte sono ancora al di sopra delle linee guida suggerite dall’OMS per la protezione della salute di 5 µg/m3 come media annuale per il PM2.5 e di 10 µg/m3 come media annuale per il PM10.

I gas: biossido di azoto (NO2) e ozono (O3)

Il biossido di azoto (NO2), agisce prevalentemente sulle vie aeree inferiori: sebbene i meccanismi biochimici mediante i quali esercita i suoi effetti dannosi non siano del tutto chiariti, è ormai noto che induce grave danno alle membrane cellulari attraverso reazioni di ossidoriduzione. 

In seguito all’esposizione a NO2 si osserva un aumento dell’incidenza delle malattie polmonari, come ad esempio una riduzione della funzionalità respiratoria, broncospasmo ed aumento della suscettibilità alle infezioni sia batteriche che virali.

L’ozono (O3), che ha media solubilità, colpisce il tratto intermedio dell’albero bronchiale, dove, attraverso complesse reazioni chimiche, agisce danneggiando le membrane degli organuli cellulari, le cellule e i tessuti. Gli effetti acuti riguardano principalmente secchezza e irritazione di gola e naso con aumento della produzione di muco e della reattività bronchiale, tosse, faringiti e laringiti. L’esposizione prolungata può altresì causare fibrosi polmonare, severo peggioramento della funzionalità respiratoria ed effetti sul sistema endocrino.

Gli effetti dei gas inquinanti sull’albero respiratorio - Fonte Università di Modena

Sebbene i livelli di NO2 siano diminuiti negli ultimi anni, tutte le centraline piemontesi misurano ancora valori al di sopra delle linee guida suggerite dall’OMS per la protezione della salute di 10 µg/m3 come media annuale.

Domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria

La qualità dell’aria che respiriamo può avere ripercussioni negative sulla nostra salute. Partendo da un percorso di condivisione delle conoscenze scientifiche, Arpa Piemonte, l'ASL Città di Torino e il Comune di Torino hanno raccolto alcune raccomandazioni rivolte ai cittadini nella pubblicazione Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria.

Il documento, che racchiude in un libretto illustrato le FAQ dei cittadini, affianca alla presentazione di alcune iniziative intraprese dalle amministrazioni pubbliche, tra le quali l'Accordo di Bacino Padano, le informazioni sulla salute, intendendo percorrere la strada della consapevolezza che deve accompagnare atteggiamenti e comportamenti quotidiani a tutela della salute e dell’ambiente.

I casi evitabili, le misure di salute e le procedure di calcolo

La principale misura utilizzata in epidemiologia ambientale per effettuare una stima di impatto dell’inquinamento dell’aria sulla salute umana è data dal calcolo dei casi evitabili attribuibili ad una data esposizione ambientale mitigabile o rimuovibile.

Una prima considerazione è relativa alla mole di dati circa il rischio per l’uomo per i determinanti ambientali: sono ormai condivise le stime di rischio a breve e a lungo termine per l’esposizione agli inquinanti comunemente registrati in atmosfera desumibili da autorevoli revisioni recentemente condotte, quali: Review of evidence on health aspects of air pollution - REVIHAAP e Health Risks of Air Pollution in Europe - HRAPIE
 

Il presupposto per condurre un’analisi di impatto risiede, infatti, nel poter considerare l’associazione tra determinante ed effetti avversi per la salute di natura causale. Quindi, per calcolare l’impatto è necessario conoscere:

  • il livello di esposizione di cui si vuole valutare l’impatto, ad esempio la concentrazione dell’inquinante per l’unità statistica/amministrativa in studio;
  • la composizione della popolazione oggetto della indagine, ad esempio il numero di soggetti residenti o, per studi specifici, la distribuzione per genere e per fascia di età;
  • il profilo di salute di tale popolazione al baseline, ad esempio i tassi grezzi di mortalità/morbosità delle patologie per le quali si vuole ottenere il calcolo dei casi attesi;
  • le funzioni di rischio o funzioni concentrazione-risposta, ad esempio rischi relativi per gli esiti di cui si vuole valutare la quota evitabile, come nel caso del tumore del polmone per gli effetti a lungo termine;
  • la soglia/e per la quale si presuppone una assenza di effetto, ad esempio è possibile utilizzare valori osservati nella distribuzione dei valori in studio oppure limiti imposti da Direttive, Leggi, al di sopra dei quali si presuppone l’esistenza di rischi per la salute.

La stima può riguardare i casi attesi a breve termine o per esposizioni di lunga durata, considerando quindi anche la latenza delle patologie. Inoltre, possono essere esaminate condizioni espositive passate, in atto o prevedibili (scenari) partendo dai dati del presente. I casi di decesso sono spesso definiti come decessi prematuri.

Il confronto di stime provenienti da ricercatori o gruppi di lavoro differenti può essere quindi fuorviante. Risulta anche problematica la comprensione di informazioni caratterizzate da brevità e perentorietà quali ad esempio : “60.000 morti premature sono dovute all’inquinamento atmosferico in Italia!”.
 

E’ importante sottolineare che ogni stima di questo tipo dovrebbe essere accompagnata da informazioni sulle incertezze incontrate nel calcolo, o nella stima dei casi attesi, facendo riferimento, per esempio, a intervalli di confidenza o di credibilità. È più corretto commentare queste informazioni in relazione a un intervallo o a una percentuale attesa (ad esempio decessi annuali attesi sul totale dei decessi) per poter disporre di una quantificazione di minima, piuttosto che basare la comunicazione su numeri assoluti.

In passato la metodologia di calcolo è stata adottata per il progetto CCM VIIAS, unitamente ai risultati del progetto LIFE MED HISS, che sono aggiornabili e contestualizzati al territorio regionale grazie alla disponibilità di flussi sanitari correnti, fornendo ad oggi le basi per una proficua integrazione tra le componenti ambientali e sanitarie. Entrambi i progetti sono stati illustrati nella Relazione Stato Ambiente 2017.

Attualmente la procedura descritta è implementata per valutare il carico di malattia attribuibile a scenari di inquinamento futuri, partendo dalle concentrazioni attuali e passate registrate in Regione Piemonte. I risultati di tale procedura, riferiti a diversi scenari considerati, sono riportati nel capitolo "La valutazione degli impatti dell'inquinamento atmosferico sulla salute umana" del Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) della Regione Piemonte.

Nuovi studi sulla tossicità del particolato

Gli effetti a breve termine del particolato atmosferico sulla mortalità sono stati studiati in diverse parti del mondo e le Nuove Linee Guida per la qualità dell’aria, aggiornate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno accolto le evidenze degli studi fatti a varie concentrazioni del particolato e di altri inquinanti sulla salute umana. 

E’ in corso uno studio per proporre l’utilizzo di una metrica più fine, investigando se il conteggio del numero di particelle suddivise per dimensioni possa essere un indicatore valido per lo studio degli effetti sulla salute e quali componenti del particolato possano incidere maggiormente sulla mortalità per cause naturali.

ARPA sta portando avanti degli studi pilota utilizzando i dati derivanti dal monitoraggio nella città di Torino nell’ambito del progetto Life Prepair  che include tutto il bacino del Po (Bacino Padano). I primi risultati sono stati presentati al convegno RespiraMI, tenutosi a Milano il 01/03/2024.

In particolare,  sono stati osservati effetti sulla mortalità per cause naturali associati a Zn, Pb, OC, EC,  NO3- , NH4+ , K+, Ca2+ e Levoglucosano. L’incremento numerico associato a certe frazioni del particolato sembra essere un indicatore utile per la valutazione dell’associazione con effetti dannosi per la salute umana. Inoltre, i prodotti della combustione mostrano una chiara associazione con la mortalità per cause naturali.

Progetto Rete Italiana Ambiente e Salute

Il progetto RIAS (Rete Italiana Ambiente e Salute), finanziato dal Ministero della Salute tramite il CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha proseguito l’esperienza maturata dal progetto CCM Epiambnet in Italia sui temi dell'epidemiologia ambientale.

Finalità principale del progetto CCM RIAS è stata quella di rendere operative le indicazioni della Task Force del Ministero della Salute su Ambiente e Salute attraverso la messa a punto di processi intersettoriali più ampi che garantiscano l'integrazione operativa tra Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) sui temi ambiente e salute.

Per approfondimenti si può consultare la presentazione esaustiva del progetto, terminato nel 2022. Il progetto, che ha coinvolto anche Arpa Piemonte, è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio, ASL ROMA1 con la partecipazione di 13 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Marche, Toscana, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia) coinvolgendo inoltre il Gruppo di coordinamento interregionale in rappresentanza delle rimanenti regioni. Rafforzano la rete le attività di molteplici enti quali ISS, CNR, SNPA, SSN (ASSL Cagliari, AUSR Marche), ARESS Puglia, CPO Piemonte, e delle Università di Roma, Pisa, Firenze e Napoli.

Sul sito del progetto RIAS è possibile reperire informazioni sulle attività. 
 

Informazioni e risorse aggiuntive

Linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiornate nel 2021 - WHO global air quality guidelines: particulate matter (‎PM2.5 and PM10)‎, ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide https://iris.who.int/handle/10665/345329

Linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiornate nel 2005 https://www.who.int/publications/i/item/WHO-SDE-PHE-OEH-06.02

Health impacts of air pollution in Europe, 2022 European Environment Agency https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2022/health-impacts-of-air-pollution

Review of evidence on health aspects of air pollution - REVIHAAP https://iris.who.int/handle/10665/341712

Health Risks of Air Pollution in Europe - HRAPIE https://www.who.int/europe/publications/i/item/WHO-EURO-2013-6696-46462-67326

Progetto Lifeprepair https://www.lifeprepair.eu/

Convegno RespiraMi 2024   Associazione Italiana di Epidemiologia https://www.epidemiologia.it/notizie/respirami-2024

Viias: l'inquinamento in Italia attraverso i dati https://www.viias.it/pagine/impatto-sulla-salute

Progetto RIAS https://rias.epiprev.it/

CCM - Network https://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/7#

Raccolta di domande frequenti (FAQ) sul tema della qualità dell'aria http://www.comune.torino.it/emergenzaambientale/documenti/2019-20/faq_aria.pdf

Accordo di bacino padano per il miglioramento della qualità dell’aria https://www.mase.gov.it/sites/default/files/accordo_bacino_padano.pdf

Piano Regionale per la Qualità dell'Aria (PRQA) della Regione Piemonte https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/aria/piano-regionale-qualita-dellaria-prqa

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Ambiente e salute

Salute e Aria

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La relazione tra ambiente di vita e salute umana è oggetto di studi scientifici che hanno dimostrato che l’ambiente di vita è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle popolazioni tanto che una specifica sezione del Piano Nazionale della Prevenzione Piano nazionale della prevenzione 2020 - 2025 ha per oggetto la relazione tra ambiente, clima e salute.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che nelle regioni europee l’ambiente di vita possa essere responsabile di circa il 20% della mortalità.

Le indagini sempre più approfondite sulla stretta relazione tra ambiente e salute umana hanno determinato lo sviluppo di un approccio integrato che consideri non solo gli impatti dell’ambiente sulla salute dell’uomo ma anche sulla salute degli animali che condividono con l’uomo l’ambiente. La salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono, quindi, considerati elementi interconnessi indissolubilmente secondo l'approccio One Health

Seguendo questo approccio la valutazione dell’impatto dei determinanti ambientali sulla salute può essere studiato in due modi diversi:

  • valutazione degli impatti diretti dell’ambiente sulla salute umana, quali quelli provocati dall’inquinamento atmosferico, dai pollini e dalle ondate di calore;
  • valutazione degli impatti indiretti come gli effetti sulle malattie trasmissibili da vettori animali sulla cui presenza il fattore ambientale agisce, invece, direttamente.
     
Informazioni e risorse aggiuntive

Organizzazione Mondiale della Sanità https://www.who.int/

Istituto Superiore di sanità ISS https://www.iss.it/

Approccio One Health https://www.iss.it/one-health

Ministero della Salute https://www.salute.gov.it/

Piano nazionale della prevenzione 2020 – 2025 https://www.epicentro.iss.it/piano_prevenzione/pnp-2020-25

Ambiente, clima e salute https://www.salute.gov.it/new/it/tema/piano-nazionale-della-prevenzione/ambiente-clima-e-salute/
 

Anno
2025
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Il radon

Anno
2025

La protezione della salute umana nel lungo termine da livelli di rischio di esposizione a radiazioni ionizzanti che non possono essere trascurati dal punto di vista della radioprotezione in relazione all'ambiente è uno degli obiettivi delle norme della Unione Europea. In particolare, è rilevante la protezione dall'esposizione dei lavoratori o di individui della popolazione al radon in ambienti chiusi. 

Il radon è un gas radioattivo naturale che ha origine principalmente nel suolo dal decadimento del radio presente nelle rocce e nel terreno. Per la sua natura e le sue proprietà chimico-fisiche entra facilmente negli ambienti confinati come abitazioni, luoghi di lavoro e scuole. Costituisce un pericolo per la salute perché può causare il tumore polmonare. 

Ad oggi Arpa Piemonte raccoglie misure di concentrazione annuale in scuole e abitazioni distribuite sui comuni piemontesi. La mole di dati in continuo aumento permette una sempre migliore caratterizzazione della presenza di radon sul territorio regionale. 

Per ogni Comune della Regione viene infatti stimata la distribuzione del radon tramite un approccio che unisce le conoscenze radio-geolitologiche del territorio alle misure sperimentali.

L’attuale valore medio piemontese complessivo stimato a livello residenziale è pari a 71,4 Bq/m3. Tale valore va però continuamente aggiornato e ricalcolato per il progressivo miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, perseguito ed attuato un po’ ovunque in questi anni, che riduce il ricambio d’aria nelle abitazioni e quindi favorisce l’accumulo di radon negli ambienti confinati.

Catena di decadimento dell'Uranio 238 - Fonte Istituto Superiore di Sanità

Per conoscere il valore medio di radon nei comuni piemontesi e visionare la nuova mappa interattiva aggiornata della concentrazione radon in aria al piano terra nelle abitazioni del territorio piemontese, è possibile consultare il geoportale di Arpa Piemonte, digitare "radon" nell'apposito campo di ricerca: è possibile quindi selezionare o la mappa delle medie al piano terra o la mappa delle aree prioritarie o la classificazione Urban Ealth.

La conoscenza della distribuzione del radon è particolarmente importante per gli aspetti legati alla pianificazione urbanistica del territorio regionale e per tutto ciò che attiene alla progettazione e costruzione di nuovi edifici o alla ristrutturazione di edifici esistenti. 

Una prevenzione mirata a limitare l’ingresso del radon nelle abitazioni e a garantire un determinato ricambio d’aria rappresenta, infatti, un valido strumento per ridurre l’esposizione media della popolazione a questo pericoloso inquinante. 

Per questo l’attuale normativa prevede anche l’individuazione di aree prioritarie cioè di quelle zone abitate in cui è necessario concentrare e intensificare le misure e le politiche rivolte alla riduzione del radon.

Nel 2022 la Regione Piemonte, con la Delibera della Giunta Regionale, ha individuato dette aree prioritarie.

In tali aree definite a “rischio radon” l’obbligo della misura di prevenzione si estende anche ai piani seminterrati e piani terra.

Informazioni e risorse aggiuntive

  Radon sul Geoportale di Arpa Piemonte  https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/?pg=mappa&ids=2d2fb8900b6b4e9ba536c6bc4123d844

In questo sito Dose efficace indicativa dovuta al consumo di acqua

Radon Istituto Superiore di Sanità https://radon.iss.it/2019/09/03/faq/

Deliberazione della Giunta Regionale 25 novembre 2022, n. 61-6054 L.r. 5/2010. Individuazione, ai sensi dell’art.11, comma 3, del D.lgs. 101/2020, delle “aree prioritarie”, gia' "zone ad elevata probabilita' di alte concentrazioni di attivita' di radon", ai sensi dell’art.10 sexies del D.lgs. 230/1995 e disposizioni attuative del Piano regionale di Prevenzione 2020-2025, di cui alla d.g.r. 16-4469 del 29.12.2021. http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2023/02/attach/dgr_06054_1050_25112022.pdf
 

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Redazione RSA

Dose gamma in aria

Anno
2025

La dose gamma in aria è una grandezza che descrive la quantità di energia rilasciata dai raggi gamma nell’unità di massa d'aria.

La radioattività naturale contenuta nella crosta terrestre determina, unitamente ai raggi cosmici, un irraggiamento gamma a cui tutti gli esseri viventi sono continuamente sottoposti.

Normalmente la dose gamma in aria viene misurata in termini di rateo di dose gamma, cioè la dose riferita all’unità di tempo espressa in μSv/h (microSievert all’ora). 

La dose gamma in aria non presenta cambiamenti sostanziali da un anno all’altro, a meno di importanti eventi catastrofici del tipo di gravi incidenti nucleari o radiologici. 

Nel corso del 2024 non ci sono state quindi novità nei valori riscontrati rispetto agli anni precedenti.

È possibile calcolare la distribuzione sul territorio della dose gamma in aria sommando il contributo della radioattività naturale presente nel suolo, condizionata dal tipo di litologia presente nel sottosuolo, e il contributo dei raggi cosmici, condizionato dalla quota.

Dose gamma in aria dovuta all’irraggiamento dei radionuclidi naturali contenuti nel suolo e all’irraggiamento dei raggi cosmici - Fonte Arpa Piemonte

In caso di incidenti nucleari la radioattività dispersa in aria può però creare un aumento dei livelli naturali di dose gamma. 

Per questo motivo sono istituite delle reti di monitoraggio in continuo dei valori della dose gamma in aria. 

In Piemonte esiste una rete di questo tipo gestita da Arpa Piemonte

Le misure puntuali di dose gamma effettuate dalle centraline, confermano i dati ottenuti dal modello che fornisce un valore medio considerando la radioattività nel suolo e l’altitudine del punto calcolato in assenza di incidenti.

Informazioni e risorse aggiuntive

Sievert - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Sievert

Dosimetria - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Dosimetria

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Radiazioni ionizzanti, fattore per l'aria

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In atmosfera è riscontrabile attività radiogena causata dagli elementi naturalmente radioattivi presenti nel sottosuolo o da attività umane, principalmente incidenti che hanno portato al rilascio di radionuclidi in atmosfera.

Le emissioni del gas radioattivo radon dal sottosuolo costituiscono un fattore di pressione ambientale localmente rilevante.

Informazioni e risorse aggiuntive

Rapporti sulla radioattività ambientale di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/radioattivita/reti-monitoraggio/documentazione

Anno
2025
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I PFAS nelle acque superficiali e sotterranee in Piemonte

Anno
2025
Dove trovare le informazioni sui PFAS

Nella sezione "Monitoraggio dal 2021" del   Portale sui PFAS di Arpa Piemonte sono pubblicati i risultati delle analisi PFAS condotte da Arpa Piemonte a partire dal 2021.

Cosa sono i PFAS

Le sostanze Poli- e Per-fluoroalchiliche (PFAS) note sono oltre 10.000, non esistono in natura e sono prodotte unicamente per sintesi o per degradazione dei prodotti di sintesi.

I PFAS hanno una vasta gamma di proprietà fisiche e chimiche e possono essere gas, liquidi o polimeri solidi ad alto peso molecolare.

Le molecole più utilizzate e studiate di questa famiglia sono l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS). 

I PFAS sono costituiti da catene di carbonio parzialmente o totalmente fluorurate, la  lunghezza della catena fluorurata e i diversi gruppi chimici funzionali che vengono a questa connessi  determinano le differenti caratteristiche chimico-fisiche di ogni sostanza e influenzano il loro comportamento nell’ambiente e negli organismi, nonché il loro bioaccumulo e la loro tossicità.

Molte delle sostanze perfluoroalchiliche (come ad es. il  PFOA  , il PFOS e le catene C9-C14 PFCAs) sono già identificate come sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) o molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB); per altre sostanze sono ancora in corso le valutazioni.

Tali proprietà conferiscono la caratteristica di sostanze estremamente preoccupanti (SVHC - Substance of very high concern) per le quali il Parlamento Europeo presta particolare attenzione nella gestione del rischio.

Usi dei PFAS - Modificato da https://defence.gov.au
Dove sono presenti

A partire dagli anni Cinquanta i PFAS si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. Si trovano nei cosmetici, nei capi di abbigliamento impermeabili, nelle padelle antiaderenti, negli imballaggi in carta. Sono presenti in numerosissimi prodotti di uso comune e sono ancora oggi indispensabili in diversi processi industriali.

Come conseguenza dell’estensiva produzione e uso dei PFAS e delle loro caratteristiche chimiche, questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative nell’ambiente e negli organismi viventi. Ciò è riconducibile alla persistenza nell’ambiente dovuta all’elevata stabilità del legame carbonio-fluoro, alla mobilità nei suoli e nelle acque, all'elevata solubilità nelle acque e alla capacità di bioaccumulo nel Biota per l’assenza di biotrasformazioni.

Data la loro capacità di accumularsi negli organismi, la concentrazione di PFAS aumenta man mano che si sale lungo la catena alimentare, attraverso il meccanismo detto di bioamplificazione. Infatti, considerando che l’esposizione dell’uomo avviene principalmente per via alimentare, per inalazione e per ingestione di polveri, nel momento in cui queste sostanze contaminano l’acqua, entrano nella catena alimentare attraverso il suolo, la vegetazione, le coltivazioni, gli animali e quindi gli alimenti.

Vie di esposizione tipiche per i PFAS - Fonte Agenzia Europea dell'Ambiente
Quali sono le norme che si applicano ai PFAS

Dal 2006 l’Unione Europea ha previsto restrizioni per produzione e utilizzo del PFOS, ad oggi incluso tra le sostanze vietate nell’Allegato XVII del  Regolamento 1907/2006 (REACh). 

Dal 2020 anche il PFOA non è più prodotto o commercializzato.  

Dal 2019, per le acque superficiali e sotterranee, in Italia sono definiti  Standard di Qualità Ambientale  (SQA) di alcuni PFAS, superati i quali i corpi idrici ricevono un giudizio inferiore di qualità e la pianificazione di bacino idrografico definisce interventi correttivi.

Il 21 marzo 2023 è entrato in vigore il decreto legislativo 18/2023 Attuazione della  Direttiva 2020/2184  del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano”. 

Esso prevede che, qualora vengano superati i valori di parametro fissati, è necessario prendere misure appropriate per ridurre o eliminare il rischio.

Cosa si sta facendo in Piemonte

Arpa Piemonte ha avviato l’attività analitica nel 2009 monitorando la diffusione dei PFAS nei corpi idrici regionali; l’attività si è sviluppata negli anni indagando altre matrici e ampliando il numero delle sostanze ricercate. 

Nell’ambito del monitoraggio dei corpi idrici è stata presto riscontrata la presenza di diverse sostanze PFAS ed è stata individuata una zona particolarmente contaminata a causa di un inquinamento puntuale storico e tuttora attivo, intorno al Polo Chimico di Spinetta Marengo ove vengono prodotte tali sostanze. 

Nel 2009 Arpa determinava nelle acque solo PFOA e PFOS, oggi le sostanze ricercate e quantificate dai laboratori sono più di 20 individuate tra le molecole rilevanti per aggiornamenti normativi o criticità sito-specifiche. L’evoluzione tecnologica della strumentazione in uso ha permesso negli anni di ottimizzare la sensibilità dei metodi adottati e di conseguenza è possibile confermare la diffusione di queste sostanze anche se in concentrazioni molto ridotte

Per individuare eventuali altre fonti di inquinamento da PFAS sul territorio regionale, Arpa Piemonte ha attivato una campagna di controlli di scarichi che potenzialmente potessero essere fonti di immissione di PFAS nell’ambiente: aziende nel cui ciclo produttivo possono essere presenti PFAS (trattamento di rifiuti, trattamenti galvanici, produzione e trattamento dei tessuti, cartiere) e depuratori civili e industriali che scaricano su corsi d’acqua.

A partire dal 2023 è in fase di sviluppo una attività sperimentale per la ricerca di PFAS in campioni di aeriformi, percolati di discarica, fanghi di depurazione, suoli e rifiuti per verificare la diffusione delle sostanze.

Nella sezione "Monitoraggio dal 2021" del   Portale sui PFAS di Arpa Piemonte sono pubblicati i risultati delle analisi PFAS condotte da Arpa Piemonte a partire dal 2021.

I rischi per la nostra salute

Per informazioni specialistiche e dettagliate si rimanda:

Regione Piemonte Inquinamento da PFAS e rischi per la salute https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sanita/prevenzione/inquinamento-pfas-rischi-per-salute

Regione Piemonte Inquinamento da PFAS nel polo chimico di Spinetta Marengo https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sanita/prevenzione/inquinamento-pfas-attivita-monitoraggio-limitazione-rischio

Istituto Superiore di Sanità Sostanze per- e poli-fluorurate (PFAS) 

Agenzia Europe per l'Ambiente https://www.eea.europa.eu/it/segnali/segnali-2020/infografica/effetti-delle-pfas-sulla-salute-umana/view

Informazioni e risorse aggiuntive

  Portale sui PFAS di Arpa Piemonte https://webgis.arpa.piemonte.it/pfas_acque/home

Inchiesta di Le Monde 'Forever pollution': Explore the map of Europe's PFAS contamination https://www.lemonde.fr/en/les-decodeurs/article/2023/02/23/forever-pollution-explore-the-map-of-europe-s-pfas-contamination_6016905_8.html

Regolamento 1907/2006 (CE) n. del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un'agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/CE e che abroga il regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/CEE, 93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE  (REACh). http://data.europa.eu/eli/reg/2006/1907/2009-06-27

Standard di qualità ambientale applicabili alle acque superficiali (SQA) di alcuni PFA https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/environmental-quality-standards-applicable-to-surface-water.htmlv

Decreto legislativo 18/2023 “Attuazione della Direttiva 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano”. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/03/06/23G00025/sg

EUROPEAN HUMAN BIOMONITORING DASHBOARD https://hbm.vito.be/eu-hbm-dashboard

Documento programmatico Iniziativa europea di biomonitoraggio umano PFAS https://www.hbm4eu.eu/wp-content/uploads/2022/06/Policy-Brief-PFAs_IT.pdf

Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa https://www.oecd.org/chemicalsafety/portal-perfluorinated-chemicals/

Vie di esposizione tipiche per i PFAS - https://www.eea.europa.eu/publications/emerging-chemical-risks-in-europe/emerging-chemical-risks-in-europe

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Redazione RSA

Gli scenari emissivi

Anno
2025

L’analisi di scenario è un metodo per stimare con sistemi modellistici gli effetti attesi sulla qualità dell’aria a seguito dell’applicazione di misure di riduzione delle emissioni, in funzione del raggiungimento degli obiettivi previsti dalla normativa. 

Per la realizzazione delle analisi di scenario devono essere predisposti degli scenari emissivi futuri - a partire da uno scenario base relativo ad un determinato anno, considerato come riferimento – che tengano conto delle evoluzioni tecnologiche e comportamentali, nonché dell’applicazione delle misure di riduzione delle emissioni decise ai vari livelli (comunitario, nazionale, regionale).

Il modello GAINS (Greenhouse Gas – Air Pollution Interactions and Synergies) è un modello sviluppato a livello europeo dalla IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis) per poter elaborare scenari emissivi di gas serra (GHGs) e considerare così le interazioni tra inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici. 

La versione nazionale del modello (GAINS-Italia), adottata come strumento ministeriale nell’ambito del tavolo Ministero-Regioni, è il riferimento metodologico che - armonizzando informazioni di scala europea, nazionale e regionale - consente la messa a punto di scenari futuri regionali in un contesto coerente, assumendo una serie di ipotesi (economiche, di evoluzione delle normative e delle strategie di controllo progressivamente applicate), sulla base delle quali possono essere ricavati dei trend emissivi regionali per i principali indicatori ambientali: ammoniaca (NH3), anidride carbonica (CO2), metano (CH4), ossidi di azoto (NOX), protossido di azoto (N2O), particolato (TSP, PM10, PM2.5), biossido di zolfo (SO2) e composti organici volatili (VOC).

Lo scenario evolutivo GAINS integra al suo interno:

  • l’evoluzione attesa dei consumi energetici e delle attività produttive (modello MARKAL Italy, scenari di attività produttive ENEA/ISPRA, ecc.);
  • le misure di controllo previste dalla CLE (Current Legislation);
  • il complesso dei Piani della Qualità dell’Aria predisposti dalle Regioni italiane.

 Enea e Ispra realizzano scenari evolutivi aggiornati, tenendo conto degli scenari energetici e dei dati di attività produttiva non energetici più recenti.

Lo scenario nazionale “Baseline_WM_PNIEC_Sep2021”, ovvero scenario with measure che include le politiche e misure vigenti fino al 2015, ha fornito i parametri necessari per proiettare le emissioni italiane dell’anno base fino al 2025 e al 2030 per la revisione del Piano Regionale della Qualità dell’Aria; per il Piemonte, inoltre, tale scenario è stato regionalizzato, attraverso un focus sui macrosettori “Combustione non industriale” e “Trasporto su strada”: i trend di GAINS sono stati infatti ritenuti troppo ottimistici rispetto all’evoluzione reale del parco impianti e del parco veicoli circolante piemontesi. 

È opportuno ricordare che uno scenario è sempre caratterizzato da un certo grado di incertezza, dipendente dai deficit di conoscenza dei fattori e dei processi determinanti le emissioni; alcune di tali lacune possono essere colmate con strumenti statistici o con maggiori ricerche volte ad incrementare la conoscenza scientifica di determinate sorgenti emissive; altre risultano invece intrinseche al processo di elaborazione degli scenari e quindi difficilmente eliminabili, in quanto legate all’incertezza delle proiezioni degli sviluppi economici futuri e alla reale efficacia delle politiche di riduzione delle emissioni operanti sui diversi settori, quali ad esempio la produzione di energia, i trasporti (come ha recentemente dimostrato il caso dell’Euro 5 per gli ossidi di azoto) o l’agricoltura.

Per quanto riguarda il particolato PM10, si ha una globale riduzione delle emissioni al 2030; invece, per quanto riguarda le emissioni di NOx risulta un forte calo al 2030, soprattutto grazie al miglioramento dal punto di vista emissivo del comparto trasporti. 

Scenari emissivi al 2025 e al 2030 in Piemonte - Elaborazione Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Modello GAINS (Greenhouse Gas – Air Pollution Interactions and Synergies) https://gains.iiasa.ac.at/models/

IIASA International Institute for Applied Systems Analysis  https://iiasa.ac.at/

Lo scenario nazionale “Baseline_WM_PNIEC_Sep2021 - IIR 2023: https://www.ceip.at/status-of-reporting-and-review-results/2023-submission/#I 
https://www.mdpi.com/2073-4433/12/2/196
 

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Aria

Emissioni in atmosfera

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L’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA) è uno strumento conoscitivo di fondamentale importanza per la gestione della qualità dell'aria, in quanto fornisce, ad un livello di dettaglio comunale, la stima delle quantità di inquinanti introdotte in atmosfera da sorgenti naturali e/o attività antropiche; la sua realizzazione e il suo aggiornamento periodico comportano non solo il reperimento dei dati di base - parametri e fattori di emissione - da molteplici fonti, sia istituzionali che private, ma anche l’applicazione dii metodologie di calcolo in continua evoluzione.

La Regione Piemonte aggiorna periodicamente - sulla base della metodologia INEMAR - l'Inventario regionale, effettuando l'analisi dei requisiti e delle informazioni necessarie per la stima delle emissioni totali annuali di macro e microinquinanti, disaggregate per attività emissiva secondo la nomenclatura SNAP (Selected Nomenclature for Air Pollution).

La prima versione dell'Inventario Regionale risale all'anno 1997; sono disponibili gli aggiornamenti per gli anni 2001, 2005 e 2007, 2008, 2010, 2013, 2015 e 2019.

Per ciascuna delle sorgenti emissive - suddivise in sorgenti puntuali (singoli impianti industriali), sorgenti lineari (strade e autostrade) e sorgenti areali (fonti di emissione diffuse sul territorio) - vengono stimate le quantità di inquinanti emesse dalle diverse attività SNAP; gli inquinanti considerati sono monossido di carbonio (CO), ammoniaca (NH3), composti organici volatili non metanici (NMVOC), ossidi di azoto (NOx), anidride solforosa (SO2), polveri con diametro ≤10µ (PM10) e polveri con diametro ≤2.5µ (PM2.5), mentre metano (CH4), anidride carbonica (CO2), protossido di azoto (N2O) sono i gas serra maggiormente rilevanti presi in considerazione.

Informazioni e risorse aggiuntive

Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA) http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/ambiente-e-energia/servizi/474-irea-inventario-regionale-delle-emissioni-in-atmosfera

Cruscotto delle conoscenze ambientali Emissioni in atmosfera Area download dati e indicatori https://www.servizi.piemonte.it/osservatori/cruscotto-conoscenze-ambientali/emissioni-download.shtml

Metodologia INEMAR https://www.inemar.eu/xwiki/bin/view/InemarDatiWeb/Metodologia+utilizzata

Anno
2025
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