Effetti al suolo delle Nevicate de 2-4 e 9-11 marzo 2024 e delle Precipitazione intense Pasqua 2024
Questi eventi hanno determinato effetti al suolo principalmente caratterizzati da attività valanghiva spontanea, descritta nel capitolo dedicato.
Effetti al suolo dell'evento di giugno 2024
Dopo una primavera eccezionalmente carica di neve, a fine giugno 2024 una circolazione depressionaria in arrivo dalla penisola iberica ha eroso il bordo occidentale di un promontorio di alta pressione nordafricana che si estendeva su tutta la penisola italiana. L’evoluzione a scala sinottica ha determinato un marcato aumento dell’instabilità atmosferica a partire dalle ore centrali del 29 giugno, con innesco di rovesci e temporali intensi che si sono generati per più ore sulle medesime zone, con picchi di precipitazione tra le valli di Lanzo, Orco, di Cogne e poi Valtournenche, Valle Anzasca, alta Ossola e le vallate di confine in territorio svizzero.
In particolare, a Macugnaga (VB), gran parte degli abitati di Staffa e Pecetto è stata sommersa da detriti e fango a causa dell'esondazione del rio Tambach. L'evento ha coinvolto numerose abitazioni, attività commerciali, negozi e strutture ricettive, causando danni anche ai sottoservizi e lasciando molte zone senza acqua potabile, luce e gas. Il fenomeno è dettagliatamente descritto nella scheda SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte.
Sempre a Macugnaga una trentina di turisti sono rimasti bloccati nei rifugi ai piedi del Monte Rosa a causa dell'uscita dall'alveo del fiume Anza in più punti nella zona dell'alpe Burki. Per una descrizione approfondita degli effetti al suolo si veda la relazione di evento pubblicata da Arpa Piemonte.
Le piogge sono state particolarmente intense in alta quota, interessando diffusamente il bacino glacializzato del Belvedere, come descritto nel capitolo dedicato all'evoluzione dell'ambiente glaciale.
Effetti al suolo dell'evento di settembre 2024
A inizio settembre 2024, una circolazione depressionaria centrata sulle isole britanniche si è mossa verso sud facendo il suo ingresso sul Mediterraneo occidentale, convogliando flussi umidi dai quadranti meridionali verso il nord-ovest italiano. Questa configurazione sinottica ha determinato l’attivazione di rovesci e temporali sparsi sulle zone montane piemontesi che si sono progressivamente estesi al resto della regione. Nella notte tra il 4 e il 5 settembre, le correnti, di scirocco in quota e da est-sudest negli strati medio-bassi dell’atmosfera, hanno subito un deciso rinforzo e, interagendo con l’orografia piemontese, hanno causato rovesci temporaleschi localmente molto forti e stazionari. Le precipitazioni più abbondanti si sono verificate nel torinese, con valori cumulati superiori a 200 mm nelle Valli di Lanzo e in Val Chisone (alcune stazioni hanno registrato valori massimi con tempi di ritorno superiori a 200 anni).
La Città Metropolitana di Torino è stata quella più colpita dall’evento: si segnala in particolare la Val Chisone, la Valle di Susa, la Val Cenischia e le Valli di Lanzo. Diffusi dissesti hanno interessato una fascia sud-nord dalla Val Chisone alla Valle Orco con danni alla viabilità e con una persona dispersa, travolta dalla piena del Torrente Orco. In particolare, nel Comune di Mattie, in Valle di Susa, si è verificato un fenomeno di flusso iperconcentrato lungo il torrente Gerardo, che è esondato in più punti, causando inondazioni e la rimozione di due ponti: uno in corrispondenza della borgata Combe e l'altro nella borgata Giordani. Più a valle, l’esondazione del torrente ha interessato anche la strada provinciale 24, nella località Santa Petronilla, nel comune di Bussoleno. Per una descrizione approfondita degli effetti al suolo si veda la relazione di evento pubblicata da Arpa Piemonte e la scheda SiFraP relativa.
In linea generale, in tutte le zone interessate dall’evento numerosi torrenti del reticolo secondario sono stati riattivati, già alle alte quote, dalle intense precipitazioni, determinando erosione delle incisioni, con conseguente deposito e sovralluvionamento a valle da parte di materiale lapideo e vegetale. Nelle zone di alta quota, l’evento pluviometrico del 5 settembre 2024 ha prodotto effetti generalizzati nelle aree glacializzate delle Valli di Lanzo e della Valle Orco, dove le piogge hanno interessato gli alti versanti determinando l’attivazione di numerose colate detritiche. In tale contesto alcuni ghiacciai sono stati coinvolti dai processi di instabilità, come descritto nel capitolo dedicato all'evoluzione dell'ambiente glaciale.
In Valle Orco, ai piedi del piccolo lembo meridionale Ghiacciaio del Carro Occidentale, una importante colata detritica ha profondamente inciso la morena frontale per una lunghezza di 650 m e una larghezza di 20-30 m; il materiale detritico asportato è stato deposto al piede dei salti rocciosi, in due ampi accumuli, da 2400 metri fino a circa 2150 metri di quota, nei pressi dell’Alpe Mandetta.
Eventi di colata detritica del 30 luglio – 1° agosto 2024 osservati dalla rete di monitoraggio sperimentale del Rio Frejus (Bardonecchia, TO)
A seguito dell’evento di colata detritica del 13 agosto del 2023 avvenuto lungo l’asta del Rio Frejus, che ha causato severi danni alle infrastrutture dell’abitato di Bardonecchia, suscitando grande preoccupazione tra la popolazione, sono state intraprese alcune iniziative di mitigazione da parte di numerosi enti territoriali locali e regionali.
In particolare, ARPA Piemonte ha collaborato in veste di consulente scientifico ad un progetto con lo scopo di realizzare un sistema di monitoraggio sperimentale per le colate detritiche del Rio Frejus.
ARPA Piemonte in collaborazione con il DIATI del Politecnico di Torino ha messo a disposizione le proprie competenze per identificare e caratterizzare le aree sorgenti di sedimento che potenzialmente possono alimentare i fenomeni di colata detritica. Lo studio di caratterizzazione del bacino del Rio Frejus ha messo in evidenza le principali aree di innesco delle colate detritiche all’interno del bacino, definendo il comportamento di tali fenomeni sulla base della lunga serie di eventi storici di colata detritica occorsi tra il 1914 e il 2023.
I risultati di tale studio hanno permesso di ottimizzare la progettazione di un sistema di monitoraggio sperimentale, realizzato all’interno del progetto SAFE (Sistema Avanzato FranE), cofinanziato dall'ecosistema NODES (Nord-Ovest Digitale e Sostenibile) nell'ambito di Spoke 4 "Montagna digitale e sostenibile", con Emisfera Soc. Coop. (partner capofila) e Corintea Soc. Coop. come partner esecutivo.
Il sistema di monitoraggio che è stato realizzato è costituito da diverse tipologie di sensori diversamente distribuiti all’interno del bacino del Rio Frejus. La rete di sensori include tre pluviometri (RM) installati in testata di bacino, rispettivamente a quota 1764 metri s.l.m. (RM1, alla chiusura del sottobacino del Rio Comba Frejus), 2055 metri s.l.m. (RM3, monitoraggio del sottobacino del Rio Merdovine) e 2648 metri s.l.m. (RM2, monitoraggio del sottobacino del Rio Gaudet), in modo da registrare i valori di pioggia responsabili dell’innesco delle colate detritiche. Altri sensori di diversa tipologia sono stati installati più a valle per monitorare la propagazione e l'evoluzione del flusso detritico. In particolare, i sensori sono stati organizzati in cinque stazioni di monitoraggio, di seguito elencate e distribuite come mostrato nella figura seguente:
• Stazione 1 (1731 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (alla confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), dotata di un sensore sismico (EQ1) e di un accelerometro (ACM1).
• Stazione 2 (1688 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), equipaggiata con un sensore sismico (EQ4), un accelerometro (ACM4) e un misuratore di livello (WLM1).
• Stazione 3 (1711 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Merdovine, Rio Gaudet e Rio Comba Frejus), equipaggiata con un cavo a strappo (PC1).
• Stazione 4 (1680 m s.l.m.): monitoraggio del sottobacino del Rio Gautier (vicino alla confluenza con il canale principale del Rio Frejus), equipaggiata con un sensore sismico (EQ2), un accelerometro (ACM2) e un misuratore di livello (WLM2).
• Stazione 5 (1613 m s.l.m.): monitoraggio del canale principale del Rio Frejus (a valle della confluenza con il Rio Gautier), equipaggiata con un sensore sismico (EQ3) e un accelerometro (ACM3).
I dati raccolti dal sistema di monitoraggio durante l'estate del 2024 hanno documentato una serie di eventi di colata detritica. In particolare, tra il 30 luglio e il 1° agosto diversi temporali hanno interessato il bacino del Rio Frejus causando l’evento di colata detritica più rilevante il 30 luglio, osservato nel centro abitato di Bardonecchia alle 21:10 (ora locale). La colata detritica, di modesta magnitudo, ha provocato lievi danni alle opere idrauliche di recente costruzione.
In questo evento, la cella temporalesca ha attraversato le Alpi Cozie con direzione ovest-est interessando la parte superiore del bacino del Rio Frejus tra le 19:00 e le 21:00 (ora locale). Il temporale ha fatto registrare un massimo di 48,7 millimetri di pioggia alla testa del sottobacino del Rio Merdovine, secondo le osservazioni del radar meteorologico regionale.
Un flusso di fango e detriti è transitato attraverso il conoide alluvionale, su cui è edificato parte dell’abitato di Bardonecchia, tra le 21:30 e le 22:00, depositando materiale nel letto del canale senza esondare.
Più a monte nel bacino, lungo il canale principale del Rio Frejus il flusso detritico ha causato erosioni spondali e deposizione di detriti grossolani con una frazione fine composta prevalentemente da sedimenti argillosi, siltosi e subordinatamente sabbiosi.
Il 31 luglio 2024, una nuova cella temporalesca ha interessato il bacino del Rio Frejus, innescando un evento di colata detritica molto diluita, transitata lungo il canale del Rio Frejus tra la mezzanotte e l’una del 1° agosto 2024 senza alcun disagio per l’abitato di Bardonecchia. Questo evento è stato caratterizzato infatti da una magnitudo decisamente inferiore rispetto al precedente.
Entrambi gli eventi sono stati registrati dai sensori del sistema di monitoraggio, identificando il sottobacino del Rio Merdovine come area di origine di entrambe le colate detritiche. Infatti, il sensore di livello WLM2, posizionato nel sottobacino del Rio Gautier, non ha riportato variazioni significative.
Lungo il canale principale del Rio Frejus, il sensore di livello WLM1 ha rilevato variazioni in corrispondenza degli eventi; nei grafici mostrati nelle immagini successive, è infatti possibile osservare l'evoluzione temporale dei fenomeni.
Il sensore RM1 ha registrato 15 millimetri di pioggia in meno di 30 minuti (corrispondente ad un’intensità oraria di 30 millimetri) prima dell'osservazione del passaggio del flusso detritico, mentre RM2 ha misurato un valore inferiore, pari a 10 millimetri, nello stesso intervallo temporale, corrispondente a un'intensità oraria di 20 millimetri. Entrambi i valori di intensità oraria registrati dai pluviometri sono confrontabili con le stime del radar meteorologico. Tali intensità hanno raggiunto e superato il valore minimo di soglia per l’attivazione di colate detritiche assegnato al bacino del Rio Frejus, in accordo con la caratterizzazione del bacino del Rio Frejus proposta da ARPA Piemonte.
Analizzando i valori dell'altezza del flusso registrati da WLM1, sono state identificate le caratteristiche dei flussi detritici e delle loro fronti. Nel caso dell'evento del 30 luglio, ad esempio, è stato registrato un aumento di 1,5 metri durante il passaggio della colata alle 21:10. Gli accelerometri contestualmente hanno registrato valori di accelerazione molto elevati, confermando l'alto contenuto energetico del flusso.
Il confronto delle misurazioni provenienti dalle varie stazioni di monitoraggio ha consentito di stimare il tempo di transito del fronte del flusso detritico e di calcolare la sua velocità media, risultata di circa 2,3 m/s nel tratto tra ACM1 e WLM1. La velocità osservata è compatibile con un flusso detritico coesivo, caratterizzato da una reologia visco-plastica, in accordo con la classificazione dei bacini e dei processi che in questi avvengono proposta da ARPA Piemonte.
Grazie alla presenza del sistema di monitoraggio di neo-installazione, è stato possibile ottenere una quantificazione dei parametri che caratterizzano il comportamento delle colate detritiche del Rio Frejus, grazie alla quale sono stati confermati i risultati ottenuti dai lavorio di ricerca precedentemente svolti da ARPA Piemonte e dal Politecnico di Torino finalizzati all’identificazione dei fattori che influenzano l’innesco e il comportamento delle colate detritiche nei piccoli bacini montani delle Alpi occidentali.
La pubblicazione completa delle metodologie impiegate e dei risultati ottenuti è liberamente consultabile.
Informazioni e risorse aggiuntive
From Alpine Catchment Classification to Debris Flow Monitoring - Cantonati, F., Lissari, G., Vagnon, F., Paro, L., Magnani, A., Rossato, I., Donati Sarti, G., Barresi, C., & Tiranti, D. (2025). GeoHazards, 6(1), 15. https://doi.org/10.3390/geohazards6010015