Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (PNACC)

Anno
2024

Il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, con decreto n. 434 del 21 dicembre 2023, ha approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, il cui obiettivo principale è quello di fornire un quadro di indirizzo nazionale per l'implementazione delle azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali, nonché a trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche.

La struttura del PNACC è articolata come segue:

  1. Il quadro giuridico di riferimento
  2. Il quadro climatico nazionale
  3. Impatti dei cambiamenti climatici in Italia e vulnerabilità settoriali
  4. Misure e azioni del PNACC
  5. Finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici
  6. Governance dell’adattamento.
     

In allegato al PNACC sono riportati, inoltre, quattro documenti di riferimento per specifici aspetti del piano:

 

Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNACC)

Anno
2024

La Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è stata formalmente approvata nel 2015 e riporta un quadro delle conoscenze scientifiche a livello nazionale in merito agli scenari climatici futuri, alle vulnerabilità e impatti sulle risorse naturali e sui settori socioeconomici potenzialmente impattati. Individua, inoltre, possibili misure da adottare per ridurre i rischi ed aumentare la resilienza dei sistemi naturali ed antropici, avanzando un elenco di possibili azioni soft, verdi e grigie declinate per ogni settore.

Il documento individua due ambiti territoriali di particolare interesse in relazione alla loro vulnerabilità e importanza sotto il profilo ambientale economico e sociale: l’area alpina e appenninica e il distretto del Po, proponendo un Piano di azione per le Alpi.

Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas serra

Anno
2024

Nel gennaio 2021, l’Italia ha pubblicato la Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, che individua i possibili percorsi per raggiungere al 2050 la neutralità climatica, nella quale le residue emissioni di gas a effetto serra sono compensate dagli assorbimenti di CO2 e dall’eventuale ricorso a forme di stoccaggio geologico e riutilizzo della CO2.

Al fine di quantificare e qualificare lo sforzo che l’Italia deve compiere è stato tracciato uno Scenario di riferimento che centra gli obiettivi previsti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), adottando dinamiche esogene di PIL e popolazione e integrando gli effetti dei cambiamenti climatici, in termini di variazioni potenziali dei gradi giorno, di resa delle colture e di frequenza degli incendi.

Partendo dal gap emissivo emerso dallo Scenario di riferimento è stato elaborato uno Scenario di decarbonizzazione per raggiungere al 2050 la neutralità climatica. Tre sono le principali categorie:

  • riduzione della domanda di energia, connessa in particolare ad un calo dei consumi per la mobilità privata e dei consumi del settore civile;
  • cambio radicale nel mix energetico a favore delle rinnovabili, coniugato ad una profonda elettrificazione degli usi finali e alla produzione di idrogeno;
  • aumento degli assorbimenti garantiti dalle superfici forestali ottenuti attraverso la gestione sostenibile, il ripristino delle superfici degradate e interventi di rimboschimento, accompagnato, eventualmente, dal ricorso a forme di stoccaggio geologico e riutilizzo della CO2.

Gli scenari delineati non tengono ancora conto dell’impatto dell’emergenza sanitaria legata al virus SARS-CoV-2, che verrà valutata in un prossimo aggiornamento della Strategia.

La strategia, nell’individuare i percorsi di decarbonizzazione, evidenzia anche alcune criticità (tecniche, operative, economiche, sociali) che devono essere affrontate per arrivare alla neutralità climatica. In particolare, la disponibilità e diffusione di diverse tecnologie, che dipendono da orientamenti e scelte di investimento, la conciliazione delle esigenze di forte sviluppo delle fonti rinnovabili con altri obiettivi di natura ambientale e paesaggistica, la disponibilità alla modifica di comportamenti e abitudini individuali, nonché all’accettazione di interventi di natura anche invasiva sul patrimonio infrastrutturale.

In questo contesto, l’implementazione dell’adattamento avrà un ruolo importante nel consentire il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2050. L’adattamento, infatti, insieme allo sviluppo sostenibile e all’economia circolare, crea le condizioni esogene per modificare in modo sostanziale i consumi energetici (per quantità e qualità), sia in termini di riduzione della domanda, sia di efficientamento, ma anche di ri-orientamento della produzione e di sviluppo di nuove tecnologie, e porre le premesse per un efficace processo di decarbonizzazione.

Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC)

Anno
2024

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) è stato pubblicato nel dicembre 2019 dal Ministero dello Sviluppo Economico, che si è occupato di predisporlo insieme all’allora Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Nel corso del 2023 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha formalmente inviato alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima.

Il tragitto indicato dal PNIEC permette al 2030 di raggiungere quasi tutti i target comunitari su ambiente e clima, superando in alcuni casi gli obiettivi prefissi.

Scopo del PNIEC è dunque quello di contribuire a livello nazionale alla realizzazione di un cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione europea. Per far ciò, il Piano stabilisce gli obiettivi dell’Italia al 2030, che si strutturano su 5 linee d’intervento su:

  • decarbonizzazione
  • efficienza energetica
  • sicurezza energetica
  • sviluppo del mercato interno dell’energia
  • ricerca, innovazione e competitività
     

Per fornire una base analitica al Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima sono stati realizzati:

  • uno scenario di riferimento, che descrive l’evoluzione del sistema energetico con politiche e misure correnti;
  • uno scenario di policy, che considera gli effetti sia delle misure ad oggi già programmate che di quelle ancora in via di definizione nel percorso verso gli obiettivi strategici al 2030.
     

Nelle tabelle seguenti sono illustrati i principali obiettivi del piano al 2030 su emissioni e assorbimenti di gas serra, fonti energetiche rinnovabili (FER), efficienza energetica e le principali misure vigenti o programmate per il raggiungimento degli obiettivi del Piano.

Il Decreto Clima

Anno
2024

Con l’adozione del cosiddetto “Decreto Clima” (D.L. 14 ottobre 2019, n. 111, convertito con modificazioni dalla L. 12 dicembre 2019, n. 141) sono state poste le basi per la definizione di una politica strategica nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria.

Il decreto, in breve, prevede:

  • Buono mobilità: per le città e le aree sottoposte a infrazione europea sulla qualità dell’aria, sono stanziati fondi per la rottamazione dell’auto e moto particolarmente inquinanti; il buono potrà essere rinvestito in servizi ambientalmente sostenibili (abbonamenti al trasporto pubblico, acquisti di bici, servizi di mobilità condivisi…);
     
  • Corsie preferenziali per i comuni da realizzazione, prolungare, ammodernare o mettere a norma, per agevolare il trasporto pubblico;
     
  • Trasporto scolastico ecologico agevolato da finanziamenti per mezzi ibridi, elettrici, etc.;
     
  • Riforestazione urbana con fondi per la piantumazione e il reimpianto di alberi, di silvicoltura, creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane;
     
  • Nascita delle ZEA (zone economiche ambientali), che corrispondono ai parchi nazionali con agevolazioni e vantaggi fiscali per i comuni all’interno degli stessi e l’apertura di attività imprenditoriali ecosostenibili;
     
  • Stop alle infrazioni ambientali per discariche abusive e depurazioni delle acque, rafforzando i commissari che si occupano di bonificarle;
     
  • Programma Italia Verde, finanziando progetti green e premiando ogni anno la città Capitale Verde d’Italia, riconoscendo chi avrà presentato i progetti più innovativi ed efficaci;
     
  • Trasparenza dei dati ambientali grazie all’utilizzo di un database pubblico che raccolga i dati (raccolti da soggetti pubblici o concessionari di servizi pubblici) riguardanti l’inquinamento atmosferico, la qualità dell’aria e delle acque e quelli riguardanti altre tipologie di inquinamento;
     
  • Vendita sfusa incentivata, dotando i negozi di green corner con detergenti per la casa e la persona e alimenti sfusi, e promuovendo l’apertura di nuovi negozi interamente “green”;
     
  • Campagna di informazione green nelle scuole, con un fondo destinato a finanziare progetti, iniziative, programmi, campagne;
     
  • Macchinette mangia plastica con finanziamenti per comuni ed esercizi commerciali che vogliano dotarsene;
     
  • Caschi verdi per l’ambiente per la tutela e salvaguardia ambientale delle aree nazionali protette e delle altre aree riconosciute in ambito internazionale per il particolare pregio naturalistico;
     
  • Trasformazione del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) in CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile);
     
  • Fondo per il rimboschimento e la tutela ambientale e idrogeologica delle aree interne;
     
  • Fondo qualità dell’aria rifinanziato “prenotando” le risorse che affluiranno sul bilancio del Ministero dell’ambiente dalle “aste verdi”.

     

Il decreto prevede, inoltre, l’istituzione presso il Ministero dell'Ambiente di un tavolo permanente interministeriale sull'emergenza climatica. Questo gruppo, composto da un rappresentante del Ministero medesimo e di ciascuno dei Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, della salute, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, avrà la finalità di monitorare, e adeguare ai risultati e le azioni del Programma strategico nazionale, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica.

Azioni nazionali per il clima

Tema
Tipo
Paragrafi

Le azioni nazionali su Clima e Cambiamento climatico concorrono al raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in particolare nell'Obiettivo 13: Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico.

Anno
2024

Under2 Coalition - Impegno dei governi locali sul clima

Anno
2024

Alcuni governi regionali, consapevoli dell’importante ruolo che tale livello di governo del territorio svolge in tema di clima e con il preciso intento di spingere gli Stati ad adottare un accordo ambizioso, nelle more della formazione dell’accordo di Parigi hanno dato vita ad un protocollo denominato Under2-Memorandum of Understanding (U2_MOU) ora identificato come Under2Coalition.

Obiettivo del protocollo è quello di ridurre il livello di emissioni di gas climalteranti in modo coerente con una traiettoria di riduzione al 2050 dell’80-95 % rispetto al 1990 e/o di raggiungere una emissione pro capite inferiore a 2 tonnellate entro il 2050.

Il Protocollo, al quale la Regione Piemonte ha formalmente aderito nel dicembre 2015, impegna i sottoscrittori ad attuare politiche ambiziose in materia di mitigazione e adattamento.

Hanno finora aderito oltre 270 governi - tra i quali alcune regioni italiane (Basilicata, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna e Veneto) - che rappresentano 1,75 miliardi di persone e il 50% del PIL dell'economia globale.

L’adesione al protocollo consente ai sottoscrittori di condividere conoscenze e know-how, lavorando insieme per cercare soluzioni che comportino benefici per l’ambiente e l’economia.

I governi subnazionali che hanno aderito al protocollo hanno la possibilità ogni anno di divulgare informazioni e dati in merito alle azioni attivate in coerenza con gli impegni assunti tramite la compilazione di un questionario che confluisce in una piattaforma open data.

La COP28 a Dubai

Anno
2024

La 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 28) si è svolta dal 30 novembre al 13 dicembre 2023 a Dubai, negli Emirati arabi uniti. L'UE e i suoi 27 Stati membri hanno partecipato all'evento in qualità di parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

I principali temi della COP 28 sono stati i seguenti:

  • bilancio globale
  • mitigazione
  • adattamento
  • finanziamenti per il clima, tra cui il fondo per le perdite e i danni
     

Il primo bilancio globale ha misurato i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi climatici stabiliti dall'accordo di Parigi e ha evidenziato la necessità di raggiungere il picco delle emissioni globali di gas a effetto serra entro il 2025 e di una loro riduzione del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019, al fine di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC. Ha inoltre rilevato il ritardo di alcuni paesi per quanto concerne il conseguimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi.

Il bilancio che verrà aggiornato informando la revisione dei Contributi Nazionali al fine di renderli più ambiziosi e coerenti con gli obiettivi dell’Accordo stesso.

Le parti hanno convenuto di presentare entro la COP 30 i loro piani aggiornati per il clima per il 2035, che dovrebbero essere allineati al limite di 1,5 ºC sulla base delle migliori conoscenze scientifiche disponibili e dei risultati del bilancio globale 2023.

È stato concordato un quadro per un obiettivo globale di adattamento, unitamente ad accordi sulla necessità di garantire il finanziamento delle attività di adattamento.

È essenziale intensificare gli sforzi di mitigazione dei cambiamenti climatici. L'energia è uno dei settori in cui la riduzione delle emissioni può avere i maggiori effetti a breve termine.

In materia di energia L'UE e i suoi paesi hanno incoraggiato le parti a concordare i seguenti obiettivi globali:

  • realizzare la transizione verso l'abbandono dell'energia fossile: le parti hanno convenuto di abbandonare progressivamente i combustibili fossili nel settore dell'energia entro il 2050
  • energie rinnovabili ed efficienza energetica: le parti hanno convenuto di triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello mondiale e di raddoppiare il tasso di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030
     

L'UE e i suoi Stati membri mantengono il loro fermo impegno a realizzare l'obiettivo di 100 miliardi di dollari fissato dall'accordo di Parigi e a raddoppiare i finanziamenti per l'adattamento.

Nel 2022, in occasione della COP 27, l'UE ha svolto un ruolo centrale nel varo di un nuovo fondo globale per le perdite e i danni, volto ad aiutare i paesi vulnerabili a superare le distruzioni causate dai cambiamenti climatici.

In occasione della COP 28 l'UE e i suoi Stati membri si sono impegnati a stanziare più della metà dei finanziamenti iniziali per il fondo per le perdite e i danni (oltre 400 milioni di euro).

Nel complesso, l'UE e i suoi paesi sono il principale fornitore di finanziamenti per il clima a livello mondiale. Nel 2022 hanno fornito contributi pari a 28,5 miliardi di euro in finanziamenti per il clima da fonti pubbliche e hanno mobilitato altri 11,9 miliardi di euro di finanziamenti privati per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e ad adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici.

COP21 - Accordo globale sul clima

Anno
2024

L’Accordo di Parigi è stato adottato nel dicembre 2015 a Parigi nel corso dei lavori della Conferenza delle Parti dell’UNFCCC - Convenzione Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici - (COP21) con il consenso unanime dei 197 Paesi rappresentati presso le Nazioni Unite.

L’accordo ha posto le basi per un’azione globale di contenimento della crescita della temperatura media del pianeta entro limiti ritenuti accettabili e, al contempo, per limitare gli impatti negativi dei cambiamenti climatici attraverso l’adattamento.

L’Accordo di Parigi mira a rafforzare la risposta mondiale alle minacce del cambiamento climatico in un contesto di sviluppo sostenibile e di eradicazione della povertà, ponendo tre grandi obiettivi generali:

  • contenere la crescita della temperatura media globale della Terra ben al disotto dei 2 °C rispetto all’era preindustriale e fare ogni sforzo per limitare l’incremento entro 1,5 °C nella consapevolezza che ciò potrà significativamente ridurre rischi e impatti connessi con i cambiamenti climatici;
  • accrescere la capacità di adattamento agli impatti avversi dei cambiamenti climatici, incrementare la resilienza e favorire uno sviluppo sostenibile a basso livello di emissioni in una modalità tale da non minacciare la produzione di cibo;
  • costruire flussi finanziari coerenti con il percorso di uno sviluppo sostenibile dell’economia mondiale.
     

L’Accordo sottolinea, dunque, la volontà comune di agire contestualmente sia sul fronte della mitigazione sia su quello dell’adattamento, nella consapevolezza che, a prescindere dalle azioni virtuose che saranno intraprese per la riduzione delle emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra, i cambiamenti climatici sono comunque in atto e produrranno rilevanti impatti sull’ambiente e sui settori socioeconomici.

Ogni Stato è chiamato, secondo le sue possibilità e condizioni di sviluppo, ad esplicitare le modalità con le quali si impegna a concorrere al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Al contrario di quanto avvenuto per il Protocollo di Kyoto, i Paesi hanno presentato dei Contributi Nazionali Volontari (INDCs), che, in seguito alla ratifica dell’accordo, hanno assunto carattere prescrittivo, diventando Contributi Determinati su Base Nazionale (NDCs).

È entrato in vigore il 4 novembre 2016 quando il 55 dei Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra ha sottoscritto l'Accordo. L'Italia lo ha ratificato il 27 ottobre 2016.

L’Accordo, nel prevedere strumenti e meccanismi per facilitarne l’implementazione (capacity building e cooperazione internazionale), richiede agli Stati di predisporre un inventario nazionale delle fonti e degli assorbimenti delle emissioni antropogeniche di gas ad effetto serra e di produrre rapporti biennali nei quali inserire anche notizie in merito agli impatti dei cambiamenti climatici e agli adattamenti.

Azioni internazionali per il clima

Tema
Tipo
Paragrafi

Le azioni internazionali su Clima e Cambiamento climatico concorrono al raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in particolare nell'Obiettivo 13: Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico.

Sono 193 i Paesi membri dell’ONU che hanno sottoscritto nel 2015 l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, riconoscendo tra gli Obiettivi anche la “Lotta contro il cambiamento climatico”. L’Obiettivo 13 mira, infatti, a promuovere le azioni a tutti i livelli per combattere il cambiamento climatico.

Anno
2024