Zone Silenziose in Aperta Campagna

Capitolo
Rumore, risposte
Anno
2025

Su incarico e a supporto della Regione, a fine 2024 Arpa ha avviato un progetto per l’individuazione delle potenziali Zone Silenziose in Aperta Campagna (ZSAC) in Piemonte. 

Le ZSAC sono aree geografiche in cui i livelli sonori derivanti da attività umane (antropofonia) sono contenuti, e i paesaggi acustici sono dominati principalmente da suoni naturali, come quelli prodotti da organismi viventi (biofonia) e da fenomeni ambientali (geofonia). Queste zone svolgono un ruolo fondamentale nella tutela della biodiversità e nella promozione del benessere umano. L'individuazione di tali aree è regolamentata dal decreto direttoriale del MITE 16/2022 "Definizione delle modalità per l'individuazione e la gestione delle zone silenziose di un agglomerato e delle zone silenziose in aperta campagna", attuativo del D.lgs 194/2005 e della Direttiva Europea 2002/49/CE. 

La Direttiva Europea 2002/49/CE definisce “zona silenziosa in aperta campagna” una zona - delimitata dalla competente autorità, che non risente del rumore del traffico, di attività industriali o di attività ricreative.
Il D.lgs 194/2005 definisce come 'zona silenziosa in aperta campagna' un'area situata al di fuori degli agglomerati urbani, individuata dalla Regione territorialmente competente su proposta dell’autorità comunale, che non è interessata dal rumore proveniente da infrastrutture di trasporto, attività industriali o ricreative.
Il Decreto direttoriale MITE n. 16/2022 stabilisce, nello specifico, le funzioni dei Comuni e delle Regioni. In particolare, le Regione devono: 
•    promuovere l’individuazione, da parte dei Comuni, delle ZSAC;
•    fornire i dati necessari alle amministrazioni comunali per l’individuazione delle ZSAC, secondo le modalità riportare nell’Allegato A dello stesso Decreto;
•    individuare le potenziali ZSAC in alternativa alla fornitura dei dati o nel caso di mancata proposta da parte dei Comuni;
•    identificare la delimitazione finale delle ZSAC, anche attraverso l’aggregazione di zone silenziose che ricadono su più amministrazioni comunali, sulla base delle proposte formulate dai Comuni.

I risultati del lavoro svolto hanno evidenziato 74 potenziali zone silenziose tra loro disgiunte, distribuite su 328 comuni, pari a circa il 28% dei 1.180 comuni dell’intero territorio regionale. 
La superficie complessiva delle aree individuate supera i 5.600 km², corrispondenti al 24% ca. dell’estensione territoriale totale della regione, con una distribuzione che risulta concentrata prevalentemente lungo l’arco alpino. 
I sentieri escursionistici che attraversano queste aree presentano uno sviluppo superiore ai 4.000 chilometri, pari al 30% dell’intera rete escursionistica regionale.

Carta tematica della distribuzione delle potenziali ZSAC in Piemonte
Percentuale di estensione territoriale delle potenziali ZSAC per provincia e complessivamente in Piemonte

Per valutare l'efficacia della metodologia adottata, è stato effettuato un confronto con il Quietness Suitability Index (QSI), un indice sviluppato a livello europeo per identificare le aree potenzialmente silenziose basato su criteri di distanza dalle sorgenti sonore e su un Land Cover adattato a fini naturalistici. I dati, disponibili in formato raster TIF con una risoluzione di 100 metri e valori su una scala da 0 a 100 (dove 100 indica la massima idoneità alla quiete), sono resi pubblici per l’intero territorio europeo dall’Agenzia Europea per l’Ambiente. 

Tramite l'utilizzo di strumenti di analisi spaziale, l’indice QSI per le diverse zone del Piemonte è stato confrontato con le proposte di aree ZSAC individuate. Nelle ZSAC il valore medio del QSI è di 70,7, con una variazione contenuta (deviazione standard di 6,1), a conferma dell’efficacia del metodo usato per identificare queste zone di quiete.
 

Box plot e distribuzione dell’indice QSI medio all’interno delle potenziali ZSAC in Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Direttiva Europea 2002/49/CE - Determinazione e gestione del rumore ambientale https://eur-lex.europa.eu/eli/dir/2002/49/oj

Decreto Legislativo 194/2005 - Attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale  https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2005;194

 Decreto direttoriale MITE n. 16/2022 - Definizione delle modalità per l'individuazione e la gestione delle zone silenziose di un agglomerato e delle zone silenziose in aperta campagna https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/05/23/22A03002/sg

Stato del Documento
Pubblicabile
Gruppo di Redazione
Rumore

Il progetto Pura Lana Piemontese

In Italia, invece di essere considerata una risorsa di pregio, la lana è classificata come rifiuto speciale, con conseguenti alti costi di smaltimento per gli allevatori piemontesi che devono gestirla dopo le periodiche tosature dei capi: per mitigare tale problematica ed esplorare una via per la valorizzazione della lana prodotta, nasce nel 2023 il progetto pilota sperimentale PURA LANA PIEMONTESE, promosso dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, d’intesa con l’ARAP. (Associazione Regionale Allevatori Piemonte), i cui associati, in larga maggioranza, allevano razze ovine prevalentemente autoctone, alcune delle quali classificate a rischio di estinzione, e che contribuiscono al mantenimento della biodiversità animale ed al presidio dei territori più svantaggiati collinari e montani.

Il progetto, approdato nel 2024 alla seconda edizione, è portato avanti dall'unità di Produzioni animali dell’Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), da ARAP (Ente Associazione Regionale Allevatori del Piemonte) e dall'azienda no profit BtWC (Ente Consorzio Biella The Wool Company).

Il progetto ha visto, nella prima fase, l'organizzazione della raccolta e il ritiro dei lotti di lana sucida dai singoli allevatori, con lo stoccaggio dei lotti di lana presso i magazzini e la consegna al Centro di lavorazione lana di Biella. Nel secondo step, attualmente ancora in fase attuativa, si è prefissato di effettuare la selezione manuale e l'analisi qualitativa (resa, diametro fibre, lunghezza, colore, etc.) di una quota della lana raccolta, al fine di redigere un quadro sulla qualità media della lana presente in Piemonte e di identificare l’opportunità della sua valorizzazione nella filiera tessile.
Inoltre, sarà effettuata un'indagine sulle applicazioni alternative della lana non selezionata, al fine di identificare possibili applicazioni alternative ed innovative, con una valutazione della sostenibilità economica della filiera locale di raccolta e lavorazione della lana.
 

Sempre nell’ambito della gestione dei sottoprodotti della lana, con Deliberazione della Giunta Regionale 11 aprile 2023, n. 10-6722 sono state approvate le Linee guida regionali finalizzate a fornire un quadro di riferimento comune e l’uniformità nell’interpretazione normativa a supporto degli operatori, che devono produrre la documentazione utile a provare il soddisfacimento delle condizioni per l’impiego dei sottoprodotti per favorire la gestione dei residui dei cicli produttivi in modo “circolare”.

Con D.D. 513 del 19 luglio 2023, è stato istituito il Gruppo di Lavoro sui Sottoprodotti, che ha condotto degli approfondimenti sulle caratteristiche tecniche e merceologiche dei residui della produzione della filiera del tessile, producendo le valutazioni sugli aspetti gestionali che consentono di qualificare tali residui di produzione come sottoprodotti nel rispetto delle condizioni di cui all’articolo 184-bis del Testo Unico Ambientale (d.lgs. n. 152/2006).

Con lo stesso atto, è stata predisposta una scheda tecnica relativa alla Filiera del Tessile che, sulla base del modello proposto dalla Linee guida regionali fornisce indicazioni a supporto degli operatori in merito ai seguenti aspetti, a partire dalla lana succida:

  • processo di produzione;
  • tipologia del sottoprodotto;
  • utilizzo e trattamenti;
  • requisiti standard;
  • tracciabilità;
  • aspetti gestionali, etichettatura, movimentazione, trasporto.

 

Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
Paragrafi

In Italia, invece di essere considerata una risorsa di pregio, la lana è classificata come rifiuto speciale, con conseguenti alti costi di smaltimento per gli allevatori piemontesi che devono gestirla dopo le periodiche tosature dei capi: per mitigare tale problematica ed esplorare una via per la valorizzazione della lana prodotta, nasce nel 2023 il progetto pilota sperimentale PURA LANA PIEMONTESE, promosso dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, d’intesa con l’ARAP. (Associazione Regionale Allevatori Piemonte), i cui associati, in larga maggioranza, allevano razze ovine prevalentemente autoctone, alcune delle quali classificate a rischio di estinzione, e che contribuiscono al mantenimento della biodiversità animale ed al presidio dei territori più svantaggiati collinari e montani.

Il progetto, approdato nel 2024 alla seconda edizione, è portato avanti dall'unità di Produzioni animali dell’Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), da ARAP (Ente Associazione Regionale Allevatori del Piemonte) e dall'azienda no profit BtWC (Ente Consorzio Biella The Wool Company).

Il progetto ha visto, nella prima fase, l'organizzazione della raccolta e il ritiro dei lotti di lana sucida dai singoli allevatori, con lo stoccaggio dei lotti di lana presso i magazzini e la consegna al Centro di lavorazione lana di Biella. Nel secondo step, attualmente ancora in fase attuativa, si è prefissato di effettuare la selezione manuale e l'analisi qualitativa (resa, diametro fibre, lunghezza, colore, etc.) di una quota della lana raccolta, al fine di redigere un quadro sulla qualità media della lana presente in Piemonte e di identificare l’opportunità della sua valorizzazione nella filiera tessile.
Inoltre, sarà effettuata un'indagine sulle applicazioni alternative della lana non selezionata, al fine di identificare possibili applicazioni alternative ed innovative, con una valutazione della sostenibilità economica della filiera locale di raccolta e lavorazione della lana.
 

Sempre nell’ambito della gestione dei sottoprodotti della lana, con Deliberazione della Giunta Regionale 11 aprile 2023, n. 10-6722 sono state approvate le Linee guida regionali finalizzate a fornire un quadro di riferimento comune e l’uniformità nell’interpretazione normativa a supporto degli operatori, che devono produrre la documentazione utile a provare il soddisfacimento delle condizioni per l’impiego dei sottoprodotti per favorire la gestione dei residui dei cicli produttivi in modo “circolare”.

Con D.D. 513 del 19 luglio 2023, è stato istituito il Gruppo di Lavoro sui Sottoprodotti, che ha condotto degli approfondimenti sulle caratteristiche tecniche e merceologiche dei residui della produzione della filiera del tessile, producendo le valutazioni sugli aspetti gestionali che consentono di qualificare tali residui di produzione come sottoprodotti nel rispetto delle condizioni di cui all’articolo 184-bis del Testo Unico Ambientale (d.lgs. n. 152/2006).

Con lo stesso atto, è stata predisposta una scheda tecnica relativa alla Filiera del Tessile che, sulla base del modello proposto dalla Linee guida regionali fornisce indicazioni a supporto degli operatori in merito ai seguenti aspetti, a partire dalla lana succida:

  • processo di produzione;
  • tipologia del sottoprodotto;
  • utilizzo e trattamenti;
  • requisiti standard;
  • tracciabilità;
  • aspetti gestionali, etichettatura, movimentazione, trasporto.

 

Anno
2025

Il progetto BECH.GRIS - Realizzazione del Centro Becchi Fiurinà

Nell’ambito dei progetti volti alla valorizzazione ed alla conservazione delle biodiversità animale in ambito zootecnico, particolare rilievo viene dato alle razze autoctone potenzialmente in via di estinzione.

Dal 2014, la razza caprina Grigia delle Valli di Lanzo - Fiurinà ha ottenuto il riconoscimento ufficiale della razza da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari. Dagli 81 capi censiti nel 2008 si stimano attualmente circa 350 capi allevati non solo nelle Valli di Lanzo, ma anche in altre vallate limitrofe (zone montane marginali) e in altre regioni d’Italia.

Dal momento che il numero di capi di Fiurinà allevati in Piemonte è molto limitato, con un rischio di consanguineità tale per cui è stata recentemente registrata la nascita di maschi acorni sterili, è stato avviato il progetto BECH.GRIS, che prevede la costruzione di un Centro per il ricovero e l’allevamento dei maschi di tale razza presso l’azienda zootecnica della Struttura Didattica Speciale Veterinaria di Grugliasco.

La finalità del progetto è quello di selezionare, su base morfologica da parte di esperti di razza e genetica su dati molecolari, i potenziali riproduttori, che durante la stagione riproduttiva saranno consegnati nelle aziende secondo una turnazione programmata per evitare problemi di consanguineità. Il progetto, di durata triennale, è portato avanti da

  • Università degli studi di Torino - Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA;
  • Università degli studi di Torino - Dipartimento di Scienze Veterinarie – DSV;
  • Associazione Capra Grigia Valli di Lanzo o Fiurinà.

 

Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
Paragrafi

Nell’ambito dei progetti volti alla valorizzazione ed alla conservazione delle biodiversità animale in ambito zootecnico, particolare rilievo viene dato alle razze autoctone potenzialmente in via di estinzione.

Dal 2014, la razza caprina Grigia delle Valli di Lanzo - Fiurinà ha ottenuto il riconoscimento ufficiale della razza da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari. Dagli 81 capi censiti nel 2008 si stimano attualmente circa 350 capi allevati non solo nelle Valli di Lanzo, ma anche in altre vallate limitrofe (zone montane marginali) e in altre regioni d’Italia.

Dal momento che il numero di capi di Fiurinà allevati in Piemonte è molto limitato, con un rischio di consanguineità tale per cui è stata recentemente registrata la nascita di maschi acorni sterili, è stato avviato il progetto BECH.GRIS, che prevede la costruzione di un Centro per il ricovero e l’allevamento dei maschi di tale razza presso l’azienda zootecnica della Struttura Didattica Speciale Veterinaria di Grugliasco.

La finalità del progetto è quello di selezionare, su base morfologica da parte di esperti di razza e genetica su dati molecolari, i potenziali riproduttori, che durante la stagione riproduttiva saranno consegnati nelle aziende secondo una turnazione programmata per evitare problemi di consanguineità. Il progetto, di durata triennale, è portato avanti da

  • Università degli studi di Torino - Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA;
  • Università degli studi di Torino - Dipartimento di Scienze Veterinarie – DSV;
  • Associazione Capra Grigia Valli di Lanzo o Fiurinà.

 

Anno
2025

Il progetto GERM.ONTE

Dal 2018, un nuovo impulso alla conservazione ed alla valorizzazione dell’agrobiodiversità locale è scaturito nell’ambito del Programma regionale di ricerca, sperimentazione e dimostrazione agricola, con l’avvio di un progetto a regia regionale, approvato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali già nel 2017, denominato GERM.ONTE (GERMoplasma e agro-biodiversità del PiemONTE). 

Ogni anno il Ministero mette a disposizione, alle Regioni che intendono presentare una progettualità in tema di agro-biodiversità, il fondo istituito dall'art. 10 della l. 194/2015: la Regione Piemonte, in particolare, propone al Ministero una versione annuale della programmazione prevista dal progetto GERM.ONTE, che nel 2024 ha visto l’apertura della sesta edizione.

A partire dal 2020, nell’ambito del progetto GERM.ONTE si è provveduto alla creazione di un parternariato di soggetti di lunga e comprovata esperienza nell’identificazione, recupero e conservazione delle varietà vegetali

Le diverse edizioni del progetto hanno portato in un primo tempo alla individuazione di varietà locali e a rischio di erosione genetica di specie vegetali, alla loro iscrizione all’Anagrafe nazionale della biodiversità e, nel contempo, all’identificazione di agricoltori custodi, che ancora coltivano tali risorse genetiche e che sono entrati ufficialmente nel partenariato del progetto GERM.ONTE a partire dalla quinta edizione, che ha preso l’avvio nel corso del 2023 con il titolo “Valorizzazione dell'agrobiodiversità attraverso la divulgazione”.

Sono stati realizzati campi catalogo a parcelle e orti didattici finalizzati ad azioni di divulgazione, quali gli incontri tecnico-pratici volti alla diffusione delle conoscenze sulle risorse genetiche in esame, con particolare riferimento alle caratteristiche fenotipiche, alle pratiche agronomiche adottate, alle strategie di selezione ed alle tecniche di moltiplicazione e conservazione delle sementi.

Sono state sviluppate anche attività di divulgazione rivolte alle scuole superiori, nonché ai consumatori ed in generale ai soggetti interessati alla coltivazione, trasformazione ed utilizzo delle risorse genetiche oggetto del progetto GERM.ONTE, che a partire dal 2022 ha sviluppato come nuovo filone le attività di studio preliminari all'istituzione di itinerari dell’agrobiodiversità del Piemonte, con il coinvolgimento degli agricoltori custodi che coltivano in situ una o più varietà conservate ex situ dai centri di conservazione del germoplasma, ed altre cultivar di interesse locale.

I centri della biodiversità per la conservazione del germoplasma, fulcro degli itinerari dell’agrobiodiversità, sono:

  • Banca del germoplasma presso il DISAFA - Grugliasco (TO);
  • Centro di frutticoltura Tetti Grondana presso Chieri (TO);
  • Collezione di cereali vernini presso la Casa della Biodiversità a Pollenzo (CN);
  • Collezione di viti presso Grinzane Cavour (CN);
  • Collezione di pomacee presso la Scuola Malva Arnaldi - Bibiana (TO);
  • Centro regionale di Castanicoltura gestito dal DISAFA presso Chiusa Pesio (CN).
     

Nel 2024 è stata avviata la sesta edizione del progetto GERM.ONTE, incentrato sulla divulgazione, tramite iniziative rivolte ai consumatori, alle scuole e ai tecnici del settore, della cultura legata all'agro-biodiversità animale.

Prendono parte al progetto GERM.ONTE 6 i seguenti Enti di ricerca:

  • Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (UNISG), in qualità di capofila;
  • Università degli studi di Torino-Dipartimento di Scienze Veterinarie e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), in qualità di partner;
  • allevatori custodi delle razze in via di estinzione genetica. 

La divulgazione prevede:

  • lo sviluppo di itinerari dell'agro-biodiversità animale che si snodano tra gli allevamenti custodi di razze locali. I fruitori dei percorsi avranno modo di visitare i centri di conservazione delle risorse genetiche, nelle aziende dove vengono allevate con un sistema di tipo tradizionale, di conoscere le tipicità dei prodotti che ne derivano, di contestualizzarli all’interno del territorio e di apprezzare sapori tradizionali e usanze locali;
  • l'inserimento nell'Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo ed alimentare di 8-10 schede di razze appartenenti alle specie avicunicole ed ovi-caprine, caratterizzate grazie ad attività di sperimentazione pregresse;
  • la realizzazione di 5-6 eventi tecnico-divulgativi rivolti a consumatori, allevatori, studenti ed addetti del settore, tenuti sia presso le sedi universitarie che all'interno degli allevamenti aderenti al progetto o nell’ambito di manifestazioni a tema sul territorio (es. fiere ed iniziative enogastronomiche), con degustazioni volte a valorizzare piatti e ricette tipiche legate alla biodiversità oggetto del progetto;
  • l'implementazione del sito web sull'agrobiodiversità in Piemonte, con particolare riferimento alle caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari ed ai metodi di allevamento delle razze oggetto del progetto;
  • la realizzazione di un video su alcuni degli allevamenti coinvolti negli itinerari;
  • la realizzazione di un ciclo di lezioni presso le scuola secondarie di secondo grado, tenute da docenti dell'Università degli Studi di Torino per aumentare le conoscenze e le potenzialità legate alla zootecnia delle razze locali e alla valorizzazione dei prodotti derivati.
  • l’organizzazione e l‘animazione della Giornata nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare 2025, durante la quale verranno illustrati i risultati del progetto e degustati i piatti realizzati con le risorse genetiche animali.

Nel corso del 2024, la Regione Piemonte ha inoltre presentato su due distinti bandi del Ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare due nuovi progetto denominati:

  • "GERM.ONTE 7 - Studio per l'individuazione e l'istituzione delle Comunità del cibo";
  • "MICROVIT - Conservazione e valorizzazione di isolati microbici della filiera vitivinicola piemontese".

Entrambi i progetti sono già stati approvati dal Ministero e saranno avviati nel 2025.

Anno
2025
Gruppo di Redazione
Redazione RSA
Paragrafi

Dal 2018, un nuovo impulso alla conservazione ed alla valorizzazione dell’agrobiodiversità locale è scaturito nell’ambito del Programma regionale di ricerca, sperimentazione e dimostrazione agricola, con l’avvio di un progetto a regia regionale, approvato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali già nel 2017, denominato GERM.ONTE (GERMoplasma e agro-biodiversità del PiemONTE). 

Ogni anno il Ministero mette a disposizione, alle Regioni che intendono presentare una progettualità in tema di agro-biodiversità, il fondo istituito dall'art. 10 della l. 194/2015: la Regione Piemonte, in particolare, propone al Ministero una versione annuale della programmazione prevista dal progetto GERM.ONTE, che nel 2024 ha visto l’apertura della sesta edizione.

A partire dal 2020, nell’ambito del progetto GERM.ONTE si è provveduto alla creazione di un parternariato di soggetti di lunga e comprovata esperienza nell’identificazione, recupero e conservazione delle varietà vegetali

Le diverse edizioni del progetto hanno portato in un primo tempo alla individuazione di varietà locali e a rischio di erosione genetica di specie vegetali, alla loro iscrizione all’Anagrafe nazionale della biodiversità e, nel contempo, all’identificazione di agricoltori custodi, che ancora coltivano tali risorse genetiche e che sono entrati ufficialmente nel partenariato del progetto GERM.ONTE a partire dalla quinta edizione, che ha preso l’avvio nel corso del 2023 con il titolo “Valorizzazione dell'agrobiodiversità attraverso la divulgazione”.

Sono stati realizzati campi catalogo a parcelle e orti didattici finalizzati ad azioni di divulgazione, quali gli incontri tecnico-pratici volti alla diffusione delle conoscenze sulle risorse genetiche in esame, con particolare riferimento alle caratteristiche fenotipiche, alle pratiche agronomiche adottate, alle strategie di selezione ed alle tecniche di moltiplicazione e conservazione delle sementi.

Sono state sviluppate anche attività di divulgazione rivolte alle scuole superiori, nonché ai consumatori ed in generale ai soggetti interessati alla coltivazione, trasformazione ed utilizzo delle risorse genetiche oggetto del progetto GERM.ONTE, che a partire dal 2022 ha sviluppato come nuovo filone le attività di studio preliminari all'istituzione di itinerari dell’agrobiodiversità del Piemonte, con il coinvolgimento degli agricoltori custodi che coltivano in situ una o più varietà conservate ex situ dai centri di conservazione del germoplasma, ed altre cultivar di interesse locale.

I centri della biodiversità per la conservazione del germoplasma, fulcro degli itinerari dell’agrobiodiversità, sono:

  • Banca del germoplasma presso il DISAFA - Grugliasco (TO);
  • Centro di frutticoltura Tetti Grondana presso Chieri (TO);
  • Collezione di cereali vernini presso la Casa della Biodiversità a Pollenzo (CN);
  • Collezione di viti presso Grinzane Cavour (CN);
  • Collezione di pomacee presso la Scuola Malva Arnaldi - Bibiana (TO);
  • Centro regionale di Castanicoltura gestito dal DISAFA presso Chiusa Pesio (CN).
     

Nel 2024 è stata avviata la sesta edizione del progetto GERM.ONTE, incentrato sulla divulgazione, tramite iniziative rivolte ai consumatori, alle scuole e ai tecnici del settore, della cultura legata all'agro-biodiversità animale.

Prendono parte al progetto GERM.ONTE 6 i seguenti Enti di ricerca:

  • Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (UNISG), in qualità di capofila;
  • Università degli studi di Torino-Dipartimento di Scienze Veterinarie e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), in qualità di partner;
  • allevatori custodi delle razze in via di estinzione genetica. 

La divulgazione prevede:

  • lo sviluppo di itinerari dell'agro-biodiversità animale che si snodano tra gli allevamenti custodi di razze locali. I fruitori dei percorsi avranno modo di visitare i centri di conservazione delle risorse genetiche, nelle aziende dove vengono allevate con un sistema di tipo tradizionale, di conoscere le tipicità dei prodotti che ne derivano, di contestualizzarli all’interno del territorio e di apprezzare sapori tradizionali e usanze locali;
  • l'inserimento nell'Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo ed alimentare di 8-10 schede di razze appartenenti alle specie avicunicole ed ovi-caprine, caratterizzate grazie ad attività di sperimentazione pregresse;
  • la realizzazione di 5-6 eventi tecnico-divulgativi rivolti a consumatori, allevatori, studenti ed addetti del settore, tenuti sia presso le sedi universitarie che all'interno degli allevamenti aderenti al progetto o nell’ambito di manifestazioni a tema sul territorio (es. fiere ed iniziative enogastronomiche), con degustazioni volte a valorizzare piatti e ricette tipiche legate alla biodiversità oggetto del progetto;
  • l'implementazione del sito web sull'agrobiodiversità in Piemonte, con particolare riferimento alle caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari ed ai metodi di allevamento delle razze oggetto del progetto;
  • la realizzazione di un video su alcuni degli allevamenti coinvolti negli itinerari;
  • la realizzazione di un ciclo di lezioni presso le scuola secondarie di secondo grado, tenute da docenti dell'Università degli Studi di Torino per aumentare le conoscenze e le potenzialità legate alla zootecnia delle razze locali e alla valorizzazione dei prodotti derivati.
  • l’organizzazione e l‘animazione della Giornata nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare 2025, durante la quale verranno illustrati i risultati del progetto e degustati i piatti realizzati con le risorse genetiche animali.

Nel corso del 2024, la Regione Piemonte ha inoltre presentato su due distinti bandi del Ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare due nuovi progetto denominati:

  • "GERM.ONTE 7 - Studio per l'individuazione e l'istituzione delle Comunità del cibo";
  • "MICROVIT - Conservazione e valorizzazione di isolati microbici della filiera vitivinicola piemontese".

Entrambi i progetti sono già stati approvati dal Ministero e saranno avviati nel 2025.

Anno
2025

Interventi e progetti per la conservazione e la valorizzazione della biodiversità di interesse agrario e alimentare

Anno
2025

Gli attuali modelli della filiera agroalimentare, ormai rivolta quasi in esclusiva alla produzione delle varietà più appetibili per le catene della grande distribuzione, tendono a ridurre la variabilità genetica del patrimonio rappresentato dalle varietà vegetali e dalle razze animali locali. Quando queste non offrono le caratteristiche quali-quantitative richieste dal mercato, sono oggetto di un progressivo abbandono, fino alla potenziale scomparsa.

L’impoverimento dell’agro-biodiversità che ne consegue assume risvolti significativi in diversi ambiti:

  • rispetto alla produzione agricola, antiche cultivar e razze animali locali rappresentano un patrimonio genetico al quale attingere per la creazione di nuove varietà, portatrici sia di caratteristiche organolettiche peculiari, valorizzate da una selezione ultradecennale, sia di quella resistenza ai patogeni e di quella capacità di adattamento a condizioni climatiche ed ambientali tipiche di specifici contesti territoriali che molti prodotti selezionati per la grande distribuzione non posseggono;
  • rispetto all’ambiente, soprattutto nella produzione frutticola e viticola, si registra un legame particolarmente stretto tra le antiche varietà ed i paesaggi rurali tradizionali, spesso caratteristici di zone marginali rispetto a quelle a maggior vocazione produttiva, ma connotate da una maggiore variabilità ambientale e da minori input da fertilizzanti ed agrofarmaci, cosa che consente di contenere il rischio di impatti sugli agroecosistemi e sulla salute pubblica.

A tali considerazioni sono sicuramente legati fattori quali la crescente richiesta di prodotti “a km zero” ed il rinnovato interesse per le cultivar locali e le aziende agricole tradizionali, che testimoniano una maggior consapevolezza da parte dei consumatori e costituiscono sicuramente un nuovo impulso per progetti e politiche volte alla conservazione dell’agro-biodiversità locale.


In tale direzione si muove da oltre 20 anni la Regione Piemonte: tramite le misure del PSR volte a favorire la salvaguardia degli agroecosistemi marginali e la conservazione delle varietà e delle razze in estinzione, l’allestimento di campi collezione in collaborazione con enti ed istituzioni tecnico-scientifiche particolarmente qualificate in materia di biodiversità e la promozione di fiere di settore.

Un risultato tangibile del lavoro svolto sino ad oggi è rappresentato dall’iscrizione di numerose varietà locali del Piemonte, appartenenti a specie agrarie ed ortive, nell’apposita sezione del Registro Nazionale dedicata alla varietà da conservazione.
Un altro esempio è costituito da centinaia di varietà locali piemontesi che risultano iscritte nel registro nazionale delle varietà delle piante da frutto.

Stato del Documento
Gruppo di Redazione
Tipo Strumento
Agricoltura

Disturbo olfattivo - Riferimenti normativi

Anno
2025

A livello nazionale, il 28 giugno 2023 è stato emanato il Decreto Direttoriale del MASE n. 309 “Autorizzazione alle emissioni in atmosfera - Indirizzi per l’applicazione dell’art. 272-bis del D.Lgs. 152/2006 in materia di emissioni odorigene di impianti e attività”, che rappresenta il documento di riferimento in materia di prevenzione e limitazione delle emissioni odorigene, in particolar modo per l’espletamento degli iter istruttori di rilascio e rinnovo delle autorizzazioni ambientali, per la valutazione delle ricadute emissive degli impianti e per le modalità di monitoraggio. 
Ulteriori riferimenti a livello nazionale sono individuabili nelle seguenti norme tecniche: 

  • UNI EN 13725 “Emissioni da sorgente fissa – determinazione della concentrazione di odore mediante olfattometria dinamica e della portata di odore” del marzo 2022
  • UNI 11761/2023 “Emissioni e qualità dell’aria – Misurazione strumentale degli odori tramite IOMS (Instrumental Odour Monitoring System)”
  • UNI 11806 “Qualità dell'aria - Emissioni odorigene e impatto olfattivo – Vocabolario” del marzo 2021, divenuta il riferimento per definizioni e terminologia
  • UNI EN 16841/2017 “Aria ambiente – Determinazione dell’odore in aria ambiente mediante indagini in campo. Metodo a griglia e metodo del pennacchio”.

A livello regionale, la Giunta della Regione Piemonte ha approvato le “Linee guida per la caratterizzazione e il contenimento delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività ad impatto odorigeno”  (Deliberazione n. 13-4554 del 9 gennaio 2017).
Le linee guida piemontesi si applicano agli impianti soggetti ad Autorizzazione Integrata Ambientale che possano determinare emissioni olfattive e alle attività soggette a Valutazione di Impatto Ambientale o Verifica di assoggettabilità da cui derivino emissioni odorigene; vengono inoltre definite le modalità di gestione di problematiche olfattive dovute ad attività diverse dalle precedenti, a fronte del coinvolgimento di significative porzioni di territorio o di popolazione, dove approcci preliminari per la risoluzione del problema siano risultati inefficaci.
Le linee guida sono completate da documenti che definiscono:

  • una metodologia di monitoraggio sistematico della percezione olfattiva avvertita dalla popolazione (parte II), che include la verifica e la validazione delle segnalazioni;
  • le modalità di campionamenti olfattometrici in campo, per la determinazione dell’impatto odorigeno (parte III);
  • la metodologia di caratterizzazione chimica delle sostanze odorigene (parte IV);
  • i requisiti che devono essere soddisfatti nella redazione di uno studio di impatto olfattivo mediante simulazione modellistica meteodispersiva (parte V). 

La Deliberazione della Giunta Regionale sopra citata ha delineato il percorso da seguire per affrontare le problematiche legate ai disturbi olfattivi, prevedendo il coinvolgimento attivo dei soggetti interessati attraverso l’istituzione di un Tavolo di confronto, attivato dal Sindaco del Comune interessato dal fenomeno. Questo strumento consente di affrontare le criticità legate agli odori mediante il dialogo tra i diversi Enti coinvolti (Comuni, ASL, Provincia o Città Metropolitana) e con le imprese interessate, al fine di individuare e valutare possibili soluzioni volte alla riduzione del problema.

Il Decreto Direttoriale del MASE n. 309/2023, in quanto documento di orientamento tecnico, non interferisce con l’applicazione delle normative regionali vigenti, purché queste garantiscano — anche attraverso modalità differenti — un livello di tutela equivalente in materia di emissioni odorigene. In Piemonte, i principi contenuti nel documento nazionale sono stati adottati nell’ambito delle istruttorie per il rilascio e il rinnovo delle autorizzazioni ambientali, con particolare riferimento alla valutazione delle ricadute emissive degli impianti e alle modalità di monitoraggio. Su questi aspetti, il Decreto Direttoriale fornisce un livello di tutela più elevato rispetto a quanto previsto dalla D.G.R. 13-4554/2013.

Informazioni e risorse aggiuntive

Decreto Direttoriale del MASE n. 309 “Autorizzazione alle emissioni in atmosfera - Indirizzi per l’applicazione dell’art. 272-bis del D.Lgs. 152/2006 in materia di emissioni odorigene di impianti e attività” https://www.mase.gov.it/pagina/indirizzi-lapplicazione-dellarticolo-272-bis-del-dlgs-1522006-materia-di-emissioni-odorigene

Deliberazione n. 13-4554 del 9 gennaio 2017 - Linee guida per la caratterizzazione e il contenimento delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività ad impatto odorigeno http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2017/05/attach/dgr_04554_930_09012017.pdf

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Aria

Monitoraggio della radioattività nelle acque potabili

Anno
2025

Arpa Piemonte ha iniziato ad effettuare analisi di radioattività sui principali acquedotti piemontesi nei primi anni 2000, queste vengono condotte, a partire dal recepimento della direttiva 2013/51/EURATOM con il D.Lgs. 28/2016, secondo le nuove norme.

Al momento sono stati analizzati circa 2500 campioni coprendo praticamente tutto l’intero territorio regionale.

Il monitoraggio prevede circa 350 campioni all’anno ed è stabilito con la Regione e con le ASL che curano il prelievo dei campioni. 

Negli anni 2018, 2019 e 2020 tali piani hanno sempre interessato in modo sistematico tutti gli acquedotti che servono una popolazione superiore ai 5000 abitanti, corrispondenti al 74,3% della popolazione piemontese, oltre a una piccola frazione di acquedotti minori corrispondenti in totale al 9,1% della popolazione.

Con il piano del 2021 è stata attuato un ampliamento, ricomprendendo nel monitoraggio un ulteriore 7,3% di popolazione servita da piccoli acquedotti.

Gli acquedotti ad oggi non ancora monitorati sono di piccola taglia e servono una popolazione limitata. 

Considerando il periodo 2018-2024, è stata raggiunta in Piemonte una copertura, in termini di popolazione, di circa il 99%.

Nel piano di monitoraggio sono previste analisi di attività alfa e beta totale e di radon. 

La Regione ha stabilito che non è necessario effettuare con regolarità le analisi di trizio nelle acque destinate al consumo umano. 

Infatti, il trizio è un radionuclide sia di origine naturale (si forma dall’interazione dei raggi cosmici con le molecole dell’aria) sia di origine artificiale (reattori nucleari). 

Poiché l’eventuale diffusione di trizio intorno ai siti nucleari del Piemonte è tenuta sotto controllo tramite la rete locale di monitoraggio dei siti nucleari, le concentrazioni che si misurano in ambiente sono tutte dovute al trizio di origine naturale (nelle acque superficiali nel 2024 le concentrazioni misurate sono state sempre inferiori alla sensibilità strumentale dell’ordine di 3-4 Bq/l).
 

Fonte Arpa Piemonte
Analisi di attività alfa totale e beta totale

Le analisi di attività alfa totale e beta totale fungono da misure di screening, permettendo di escludere il superamento del limite di dose indicativa di 0,1 mSv/anno stabilito dalla normativa. 

Solo, infatti, se le concentrazioni sono uguali o superiori ai livelli di riferimento indicati dalla normativa, pari a 0,1 Bq/l per l’attività alfa totale e 0,5 Bq/l per l’attività beta totale, vi è la possibilità che la dose indicativa dovuta al consumo di acqua raggiunga o superi il limite di 0,1 mSv/anno. 

In questi casi occorre effettuare analisi di approfondimento per identificare i radionuclidi presenti nell’acqua e poter calcolare con precisione la dose. 

Non è detto infatti che il superamento dei limiti per l’attività alfa totale o beta totale causi il superamento anche per il limite di dose. 

Storicamente nelle acque piemontesi in un solo caso è stata rivelata una concentrazione di attività beta totale prossima o superiore al livello di riferimento di 0,5 Bq/l e in pochi casi (qualche punto percentuale) la concentrazione di attività alfa totale è risultata prossima o superiore al livello di riferimento di 0,1 Bq/l.

Analisi di uranio

Sui campioni la cui concentrazione di attività alfa totale è prossima al valore di 0,1 Bq/l vengono effettuate in primis misure di uranio. 

Quando la concentrazione di uranio spiega completamente la concentrazione di attività alfa totale si può affermare con certezza che tutta l’attività alfa totale è dovuta all’uranio. 

In questi casi, poiché l’uranio è un radionuclide poco radio tossico e la concentrazione necessaria a causare una dose di 0,1 mSv/anno è quindi relativamente elevata (dell’ordine di 3 Bq/l), vi è la certezza che il consumo di acqua non causi una dose di 0,1 mSv/anno. 

Negli altri casi occorrerebbe effettuare altre analisi (Radio, Polonio) per identificare i radionuclidi presenti nel campione e poter così calcolare la dose. In alternativa è possibile effettuare un calcolo dosimetrico per eccesso, attribuendo tutta l’attività alfa residua al radionuclide più radio tossico, il Po-210. 

In questo modo ci si pone nella condizione più cautelativa e se la dose così calcolata è inferiore a 0,1 mSv/anno si ha la certezza che tale limite non è superato.
 

Analisi di attività alfa totale e di uranio nei campioni che nel 2024 hanno presentato concentrazioni di attività alfa totale più elevate (23 campioni in 20 comuni diversi), Il limite specifico per l’uranio è di 3 Bq/l, molto superiore alle concentrazioni misurate. Per i campioni la cui concentrazione di uranio è significativamente inferiore alla concentrazione di attività alfa totale, è stata fatta una valutazione dosimetrica specifica - Fonte Arpa Piemonte
Analisi di radon

I campioni sui quali effettuare le analisi di radon disciolto vengono scelti sulla base della litologia del sottosuolo, dando la precedenza agli acquedotti che insistono in zone ricche di radioattività di origine naturale. 

Queste misure sono effettuate unicamente da Arpa, senza l’ausilio delle ASL, in quanto il prelievo è parte integrante del metodo di misura. 

Le analisi devono essere effettuate, inoltre, entro poco tempo dal prelievo poiché il radon contenuto nell’acqua si disperde facilmente in aria e decade con emivita di circa quattro giorni. 

Queste caratteristiche sono però a vantaggio di una minima esposizione della popolazione. Infatti, in genere, al punto di utilizzo, la concentrazione non è mai molto elevata, specie se l’acqua staziona per un certo tempo in vasche o serbatoi. 

Per questo motivo la concentrazione della quasi totalità dei campioni risulta inferiore al valore di parametro di 100 Bq/l stabilito dalla normativa, oltre il quale si rendono necessari ulteriori approfondimenti, si consideri che la stessa normativa pone come Livello di riferimento per il radon un valore di 1000 Bq/l.
 

Analisi di concentrazione di attività radon in acqua relativo ai campioni prelevati nel 2024 (12 campioni in 7 comuni diversi) - Fonte Arpa Piemonte

Ormai da alcuni anni i dati di radioattività delle acque sono fruibili sul servizio   Geoportale di Arpa Piemonte. 

Il servizio viene periodicamente aggiornato con le misure di attività alfa e beta totale, trizio, radon e uranio.

Tutte le informazioni relative al monitoraggio della radioattività nelle acque sono consultabili sul sito di Arpa Piemonte.

Gli obiettivi di sicurezza nell’esposizione alle radiazioni ionizzanti

Sulla base delle raccomandazioni della Commissione internazionale per la protezione radiologica (ICRP) è stata emanata la direttiva 2013/59/Euratom, questa stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano e si applica a:
•    tutte le acque trattate o non trattate, destinate a uso potabile, per la preparazione o la cottura di cibi o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, cisterne, o in bottiglie o contenitori;
•    tutte le acque utilizzate in un’impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o sostanze destinati al consumo umano, salvo il caso in cui le autorità nazionali competenti ritengano che la qualità dell’acqua non possa avere conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale.

Informazioni e risorse aggiuntive

DECRETO LEGISLATIVO 15 febbraio 2016, n. 28 Attuazione della direttiva 2013/51/EURATOM del Consiglio, del 22 ottobre 2013, che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/03/07/16G00036/sg

Direttiva 2013/51/Euratom del Consiglio, del 22 ottobre 2013 , che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano.  http://data.europa.eu/eli/dir/2013/51/oj

  Geoportale di Arpa Piemonte Misure radiometriche nelle acque https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/?pg=mappa&ids=b108cad8a79143fdad7472746a27e565

Informazioni relative al monitoraggio della radioattività nelle acque sul sito di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/dato/misure-radiometriche-nelle-acque

World Health Organisation Guidelines for drinking-water quality, 4th edition, incorporating the 1st addendum https://www.who.int/publications/i/item/9789241549950

Legge regionale del Piemonte n. 5 del 18 febbraio 2010 “Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti” http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/base/coord/c2010005.html

D.G.R. 22 Dicembre 2017, n. 115-6307 Attuazione delle disposizioni contenute nel Decreto del Ministro della Salute 2 agosto 2017 e nel decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 28. Approvazione del programma regionale di controllo per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano. https://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2018/05/siste/00000064.htm

D.G.R. 19 Gennaio 2018, n. 23-6389 "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti". Direttive per le attivita' di controllo ambientale della radioattivita' di origine naturale ed artificiale. Revoca della D.G.R. n. 17-11237 del 09.12.2003. https://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2018/06/siste/00000076.htm

D.G.R. 25 novembre 2022, n. 61-6054 “L.r. 5/2010. Individuazione, ai sensi dell’art.11, comma 3, del D.lgs. 101/2020, delle “aree prioritarie”, gia' "zone ad elevata probabilita' di alte concentrazioni di attivita' di radon", ai sensi dell’art.10 sexies del D.lgs. 230/1995 e disposizioni attuative del Piano regionale di Prevenzione 2020-2025, di cui alla d.g.r. 16-4469 del 29.12.2021.” https://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2023/02/siste/00000374.htm

Commissione internazionale per la protezione radiologica (ICRP) https://www.icrp.org/

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Redazione RSA

L'apicoltura in Piemonte

Anno
2025

Sulla base dei dati dell’ultimo Censimento apistico nazionale 2024, il Piemonte è al primo posto tra le regioni italiane sia come numero di alveari (nel 2024 191.887, pari a circa il 12,5% del patrimonio italiano ) che come operatori (7.171 apicoltori, pari a circa l’9% del totale nazionale). Dal 2015, ai sensi della l. 313/2004, è attiva una Anagrafe apistica nazionale di competenza del Ministero della Salute, che prevede l’obbligo di registrazione nella Banca Dati Apistica (BDA) sia degli apicoltori amatoriali che dei produttori apistici e dei loro relativi apiari. 
Dal 1 novembre al 31 dicembre di ogni anno, la banca dati viene aggiornata attraverso il “censimento annuale” con le informazioni relative alla consistenza e alla dislocazione degli apiari posseduti, corredati di indirizzo e di coordinate geografiche.

Tra le informazioni da registrare nella Banca Dati Nazionale per ogni attività apistica, vi sono:

  • la tipologia (produzione per commercializzazione/apicoltore professionista o produzione per autoconsumo);
  • classificazione degli apiari (stanziale o nomade);
  • sottospecie allevata (ligustica, sicula, carnica o altro);
  • modalità di allevamento (convenzionale o biologica).
Immagine 1. Numero di apiari in Piemonte. Confronto per classificazione (stanziali o nomadi) e per modalità di allevamento (apicoltura biologica o convenzionale).

Attraverso la consultazione dei dati contenuti nell’Anagrafe Apistica Nazionale, è possibile evidenziare l’importanza del settore apistico piemontese a scala nazionale: nel 2024, il Piemonte si conferma al primo posto tra le regioni italiane per numero di apiari censiti (26.468, pari a circa il 14,2% del totale nazionale).

La distribuzione sul territorio regionale vede il 55% circa degli apiari concentrati tra le province di Cuneo (28,2%) e Torino (27%) e tale ripartizione si rispecchia anche nei dati relativi agli apicoltori: quelli censiti nel 2024 in Piemonte sono 7.171 (oltre il 9% del totale nazionale), distribuiti per il 35% circa in provincia di Torino e circa il 26,5% in quella di Cuneo.

Si tratta prevalentemente di operatori che producono per autoconsumo (63%), mentre i professionisti dediti alla commercializzazione dei prodotti dell’apicoltura rappresentano il 37% del totale. Il 25% degli apiari piemontesi risulta essere di tipo stanziale, mentre quasi il 75% degli apiari piemontesi vengono spostati per seguire determinati tipi di fioritura.

Immagine 2. Statistiche riferite agli allevamenti apicolturali in Piemonte.

A sostegno dell’apicoltura piemontese, nel 2024 sono stati aperti appositi bandi, indirizzati sia alle associazioni di produttori apistici, sia ad apicoltori singoli o associati, per l’erogazione di contributi per attività ed iniziative articolate sulle diverse azioni delle linee di intervento previste per il settore, quali:

  • corsi di aggiornamento e di formazione finanziati al 100% su tematiche quali la conservazione del miele, la lotta alla varroa o ad altri patogeni, le attrezzature e le tecniche apistiche;
  • assistenza tecnica e consulenza alle aziende finanziati al 90% su tematiche tecniche, sanitarie, amministrative.

Sono stati inoltre erogati contributi (con copertura al 75% per le associazioni di produttori apistici ed al 60% per apicoltori singoli o associati) per acquisti finalizzati

  • alla lotta contro gli aggressori e le malattie dell'alveare;
  • alla prevenzione dei danni causati dalle avversità atmosferiche;
  • al ripopolamento del patrimonio apistico;
  • alla razionalizzazione della transumanza (arnie per nomadismo, noleggio o leasing veicoli, ecc);
  • al miglioramento qualitativo ed alla valorizzazione delle produzioni dell'alveare.

Ulteriori contributi sono stati destinati nel 2024 alle associazioni di produttori apistici per attività di informazione e promozione a favore della qualità  del prodotto (eventi di promozione, analisi di laboratorio sul miele connesse all’evento, materiale promozionale vario, ricettario a base di miele).

Con gli interventi sopra descritti, il settore apistico ha beneficiato complessivamente nel 2024 di oltre 1,9 milioni di euro di contributi, le cui linee di intervento sono dettagliate alla pagina dedicata del sito web regionale.

 

L'apicoltura tra le politiche di sviluppo rurale
 

Anche nell’ambito del Complemento di Sviluppo Rurale (CSR) 2023-2027 è previsto uno specifico intervento a sostegno dell’apicoltura (SRA 18 - ACA 18), con la finalità di  contribuire a contrastare il declino degli impollinatori e quindi la perdita di biodiversità, migliorare i servizi ecosistemici e preservare habitat e paesaggi.

L’intervento, che ha una dotazione complessiva di 8 mln di euro, prevede un sostegno economico a copertura dei maggiori costi e minori guadagni per l’attività effettuata dagli apicoltori che mantengono un numero di alveari minimo pari a 52, apiari posti ad una distanza non inferiore a 2,2 km, ciascuno dei quali non può superare il numero di 80 alveari per postazione, in aree individuate e definite sul Geoportale, nel rispetto dei periodi di fioritura delle essenze botaniche, redigendo un’apposita relazione tecnica.

È stato emanato nel 2023 un bando unico di durata quinquennale che ha visto la presentazione di circa 500 domande, 429 delle quali sono state finanziate e 70 ammissibili ma non finanziabili per mancanza di fondi, per complessivi 1,6 milioni di euro.

I dettagli dell’intervento Impegni per l’apicoltura del CSR 2023-2027, con riferimento ai pagamenti annuali in base al numero di alveari iscritti sono liberamente consultabili sul sito web regionale
 

 

Informazioni e risorse aggiuntive
 

Complemento di sviluppo rurale (CSR) 2023-2027:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/fondi-progetti-europei/sviluppo-rurale-piemonte/complemento-regionale-per-sviluppo-rurale-2023-2027-csr/testo-vigente-csr-2023-2027


Apicoltura nel CSR 2023-2027 - Intervento SRA18 - ACA18:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/fondi-progetti-europei/sviluppo-rurale-piemonte/complemento-regionale-per-sviluppo-rurale-2023-2027-csr/sra18-aca18-impegni-per-lapicoltura


Finanziamenti all'apicoltura in Piemonte:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/zootecnia-pascoli-apicoltura/finanziamenti-allapicoltura

 

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Tipo Strumento
Agricoltura

Andamento delle concentrazioni dei pollini allergenici nel 2024 e confronto con le serie storiche

Anno
2025

Utilizzando i dati delle rilevazioni di tutte le stazioni attive nel 2024, è stata realizzata un’analisi sull’andamento delle concentrazioni per le diverse tipologie di pollini e confrontata con le serie storiche disponibili; Alessandria ha una serie storica attiva dal 2011 mentre Cuneo, Novara e Omegna - VCO - hanno serie storiche disponibili a partire dal 2002. 

La stazione di monitoraggio di La Loggia, essendo di nuova installazione, non possiede ancora una serie storica robusta e attendibile per il confronto con le concentrazioni dell’anno solare 2024.

Nel 2024 il monitoraggio pollinico di quattro stazioni Arpa non ha subito interruzioni significative, Alessandria ha un periodo di rilevazione mancante da fine luglio a metà settembre dovuto a cause tecniche. 

Di seguito si presentano i dati di maggior interesse emersi da questo approfondimento, effettuato su alcune tra le specie e/o famiglie di maggiore interesse dal punto di vista allergenico.

Cupressaceae e Taxaceae

Sono famiglie di conifere, con foglie persistenti, di solito piccole e squamiformi, pigne secche e legnose oppure galbuli carnosi. Sono largamente distribuite in tutto il mondo e comprendono, tra i generi principali Cupressus, Taxus, Juniperus e Thuja.

Il polline delle Cupressaceae/Taxaceae può comparire già nel mese di gennaio con il cipresso e protrarsi per tutta la primavera e l’estate con la fioritura della thuia e del ginepro. Il loro polline ha un basso contenuto proteico ma la loro importanza allergenica è stata rivalutata negli ultimi anni: si ipotizza un incremento dei casi di sensibilizzazione dovuto all’aumento del numero di piante messe a dimora a scopo di forestazione e ornamentale. 

Dai dati resi pubblici dalla Rete tematica SNPA POLLNet e ISPRA per la Giornata nazionale del polline, è emerso che tra le cinque famiglie maggiormente presenti, in media nel 2024, su tutto il territorio italiano, le Cupressaceae/Taxacae raffigurano la famiglia più rappresentata, costituendo il 45% della copertura media.

Nel 2024 l’andamento delle Cupressaceae/Taxaceae in tutte e quattro le stazioni piemontesi monitorate segue l’andamento stagionale sopra esposto seppur con valori medi settimanali più elevati rispetto alle medie storiche.
 

Dati della rete POLLnet - Arpa Piemonte
Platanaceae

Questa famiglia comprende essenzialmente solo il genere Platanus, con otto specie (tra cui ricordiamo il Platanus orientalis e il Platanus occidentalis).

La specie più diffusa nel nostro territorio è il platano comune che viene utilizzato soprattutto per scopi ornamentali, sia nei giardini e nei parchi che lungo i viali cittadini. Questa specie è un ibrido naturale tra il Platanus orientalis e il Platanus occidentalis.

I fiori sono riuniti in densi capolini, globosi, unisessuali, portati su peduncoli separati; le infiorescenze maschili sono sui rami di un anno e hanno colore giallastro, quelli femminili sono rossastri e sono posti all'apice dei nuovi rametti. La fioritura è tra marzo e maggio. L'impollinazione è anemofila.

Una delle caratteristiche distintive del Platanus è la corteccia, che si sfalda in grandi scaglie. La corteccia più vecchia tende a separarsi, lasciando esposta una parte più giovane di colore chiaro, che varia dal grigio al verde chiaro, al bianco. Questo aspetto conferisce agli alberi una corteccia multicolore.

L'infruttescenza è un poliachenio caratteristico di forma sferica. Questa sfera legnosa è composta da molti semi sottili, simili a piccole piume, che vengono dispersi dal vento. I frutti rimangono attaccati all'albero per un lungo periodo, anche dopo che la pianta ha perso le foglie. 

Il grado di allergenicità del polline è basso.

Nel 2024 l’andamento della concentrazione di polline delle Platanaceae in tutte e quattro le stazioni piemontesi monitorate segue l’andamento consueto seppur con valori medi settimanali più elevati rispetto alle medie storiche, soprattutto nelle stazioni del Piemonte nord-orientale, stazioni queste che presentano un picco settimanale il cui valore è il triplo della media settimanale dei 10 anni precedenti.

Dati rete POLLnet - Arpa Piemonte
Compositae

E’ un’importante famiglia di piante erbacee, arbustive e talora arboree e, in determinati ambienti, succulente. 

Quella delle composite è una delle famiglie più ricche di generi e specie. Sono diffuse in tutto il mondo e si adattano a tutti gli ambienti. Il nome della famiglia deriva dalle infiorescenze composte a forma di capolino.

L'epoca di fioritura è ampiamente variabile nell'ambito della famiglia. Il periodo di pollinazione maggiormente significativo, dal punto di vista allergologico, è la seconda parte dell’estate; l'apice di pollinazione è compreso tra agosto e settembre. Nella nostra regione le specie maggiormente allergeniche sono l’Ambrosia artemisiifolia L. (ambrosia) e l’Artemisia vulgaris L. (artemisia o assenzio selvatico), entrambe di impollinazione anemogama e con fioritura nel periodo luglio-settembre.

I dati delle concentrazioni dei due generi meritano un’analisi più approfondita. Benché i dati siano raccolti da diversi anni, è solo da gennaio del 2025 che il dato del genere artemisia è fornito in modo distinto e inserito nell’elenco delle particelle di pollini e spore monitorati settimanalmente e pubblicati nel bollettino pollinico.

Il grafico che segue mostra i due picchi della famiglia delle Compositae, rispettivamente di agosto per il genere ambrosia e di fine settembre per il genere artemisia. 
 

Dati rete POLLnet - Arpa Piemonte
Concentrazioni polliniche - Rete POLLnet Piemonte - Anno 2024

Tutte i dati di media settimanale di concentrazione pollinica nelle stazioni della rete POLLnet in Piemonte sono ricercabili selezionando le apposite caselle nel grafico che segue.

I dati non filtrati non sono significativi.

 

Tutti i dati della rete POLLnet - Arpa Piemonte - i dati non filtrati non sono significativi
Informazioni e risorse aggiuntive

Bollettino settimanale pollini Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/bollettino/pollini-allergenici

Wikipedia famiglia delle Cupressaceae https://it.wikipedia.org/wiki/Cupressaceae

Wikipedia famiglia delle Taxaceae https://it.wikipedia.org/wiki/Taxaceae

Wikipedia genere Platanus https://it.wikipedia.org/wiki/Platanus

Wikipedia famiglia delle Compositae o Asteraceae https://it.wikipedia.org/wiki/Asteraceae

Il monitoraggio aerobiologico. Tra patrimonio naturale e intelligenza artificiale https://pollnet.isprambiente.it/2025/03/20/giornata-nazionale-del-polline-2025/

21 marzo 2025, Giornata nazionale del polline: la situazione dei pollini allergenici in Italia https://www.snpambiente.it/snpa/21-marzo-2025-giornata-nazionale-del-polline-la-situazione-dei-pollini-allergenici-in-italia/

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Redazione RSA

Valutazioni Ambientali - VAS e VIA

Priorità
Anno
2025

Le Valutazioni Ambientali (VAS e VIA) sono strumenti finalizzati a garantire che piani, programmi e progetti siano realizzati nel rispetto dei principi della tutela ambientale e dello sviluppo sostenibile. 

La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) si applica ai piani e ai programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente, mentre la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) si applica ai progetti.

Con le Valutazioni ambientali la Regione Piemonte si prefigge l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e adozione di piani, programmi e progetti, che possono avere effetti significativi sull’ambiente. La valutazione ambientale deve porre a confronto le possibili ragionevoli alternative del piano, programma o progetto, prevede una consultazione pubblica e il monitoraggio ambientale del piano, programma o progetto.

La normativa di riferimento è rappresentata dal d.lgs. 152/2006 e dalla legge regionale n. 13/2023 “Nuove disposizioni in materia di valutazione ambientale strategica, valutazione di impatto ambientale e autorizzazione ambientale integrata” (la legge è entrata in vigore il 4 agosto 2023 e ha abrogato la l.r. n. 40/1998).

Sul sito web istituzionale  è possibile accedere: 

I dati e le informazioni ambientali utili alla predisposizione degli elaborati tecnici relativi ai procedimenti di VAS e VIA sono disponibili sul GeoPortale Piemonte e su Sistema Piemonte.
Nell’ambito delle Valutazioni Ambientali è fondamentale favorire l’integrazione anche degli aspetti del cambiamento climatico, sia per garantire la mitigazione degli effetti dell'attuazione di piani e programmi e della realizzazione di opere, sia per individuare adeguate misure di adattamento.

A tal proposito, la Strategia regionale sul Cambiamento climatico prevede una sezione dedicata al tema delle valutazioni ambientali nell’ambito degli “strumenti utili per indirizzare le azioni”.

Informazioni utili per l'integrazione del tema del cambiamento climatico nelle valutazioni ambientali sono disponibili nel "Portale sul Clima in Piemonte" di Arpa Piemonte 

 

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