Riscaldamento globale

Anno
2025

Riscaldamento globale è il termine utilizzato per descrivere l’aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre e degli oceani, una tendenza che sta cambiando in modo permanente e sempre più repentino il clima della terra. 

La causa del riscaldamento globale è dovuta al forcing radiativo positivo, causato dall’aumento drammatico della concentrazione dei gas serra in atmosfera: anidride carbonica, metano e protossido di azoto hanno raggiunto concentrazioni mai viste negli ultimi 800.000 anni. 

I dati e le osservazioni confermano che il riscaldamento globale è inequivocabile (già dal rapporto IPCC del 2013) e che i tassi di incremento della temperatura sono stati decisamente più elevati negli ultimi vent’anni. 

Misure strumentali della temperatura a livello globale, dirette e indirette attraverso strumenti di remote sensing, sono disponibili dalla metà del XIX secolo, mentre diversi dataset, più completi e affidabili sono disponibili dal 1950 in avanti. 

L’insieme di tutte queste misure, attraverso elaborazioni complesse, consente di tracciare l’andamento della temperatura media globale nel tempo.

Sulla base di tali elaborazioni, si può affermare che la tendenza della temperatura media superficiale globale (terra e oceani) ha fatto registrare un riscaldamento di circa 1.28°C dal 1880 al 2024, seguito dal 2023, con un riscaldamento di circa 1.17°C, e dal 2016 e dal 2020, con un riscaldamento di circa +1.01°C. 

L'anno 2024 è stato l'anno più caldo da quando sono iniziate le registrazioni globali nel 1850, con 1.29 °C in più rispetto alla media del XX secolo di 13.9 °C. Questo valore è di 0.10 °C in più rispetto al precedente record stabilito l'anno scorso. I dieci anni più caldi nei 175 anni di registrazione si sono verificati tutti durante l'ultimo decennio (2015-2024). 

Da notare che l'anno 2005, che è stato il primo anno a stabilire un nuovo record di temperatura globale nel XXI secolo, è ora il 13° anno più caldo mai registrato. 

L'anno 2010, che all'epoca aveva superato il 2005, ora si classifica come il 12° anno più caldo mai registrato.

Global surface air temperature (ºC) increase above the average for the 1850-1900 designated pre-industrial reference period, based on several global temperature datasets, shown as five-year averages since 1850. Credit: C3S/ECMWF.

Il caldo record dell'anno precedente era dovuto in parte alla presenza della fase calda di El Niño Southern Oscillation (ENSO), iniziata a giugno 2023 e continuata fino a maggio del 2024. 

In quel periodo si è verificata una transizione verso condizioni ENSO-neutre (in cui le temperature globali tendono a essere più fredde) che è continuata fino a novembre prima che la fase fredda di ENSO (la Niña) emergesse a dicembre, secondo il Climate Prediction Center della NOAA. 

Anche le temperature globali degli oceani nel 2024 sono state degne di nota, raggiungendo 15 mesi consecutivi di temperature da record, da aprile 2023 a giugno 2024. 

Ogni mese da gennaio ad aprile ha superato i precedenti record mensili di almeno 0.15°C.

Nell'Artico, il 2024 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, 2.71 °C sopra la media e 0.24 °C in meno rispetto al record stabilito nel 2016. 

L'estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo minimo annuale a settembre; il settimo minimo più basso mai registrato. 

Anche la temperatura superficiale dell'emisfero settentrionale del 2024 è stata la più calda mai registrata, 1.67 °C sopra la media. 

Le stagioni invernale, primaverile ed estiva dell'emisfero settentrionale sono state le più calde mai registrate, rispettivamente 1.84 °C, 1.61 °C e 1.52 °C sopra la media. 

Invece l'estate (dicembre-febbraio), l'autunno (marzo-maggio) e l'inverno (giugno-agosto) dell'emisfero meridionale sono stati i più caldi mai registrati e l'anno nel suo complesso è stato il più caldo mai registrato, con una temperatura di 0.90 °C sopra la media del XX secolo.

La media annuale globale per il 2024 è stimata a 1.62 ± 0.06 °C al di sopra della media del periodo dal 1850 al 1900, che è tradizionalmente utilizzata come riferimento per il periodo preindustriale (Rapporto sulla temperatura globale per il 2024). 

Nel 2024, il 24% della superficie terrestre ha avuto una media annuale calda da record locale, tra cui il 32% delle aree terrestri e il 21% delle aree oceaniche. 

Queste aree coincidevano con un certo numero di importanti centri abitati. Stimiamo che 3.3 miliardi di persone, il 40% della popolazione terrestre, abbiano sperimentato una media annuale calda da record locale nel 2024. 

Ciò include 2/3 della popolazione della Cina e la maggioranza delle popolazioni di Brasile, Nigeria, Etiopia, Messico, 1/3 degli Stati Uniti e gran parte dell'America meridionale e centrale e dell'Europa orientale.

Inoltre, il 2024 è stato un anno degno di nota per:

  • nuove medie annuali record nazionali per circa 104 paesi, tra cui Brasile, Canada, Cina, Grecia, Malesia, Messico e Corea del Sud;
  • valore record del calore medio annuo sia nella media terrestre che in quella oceanica;
  • caldo record nella maggior parte dei bacini oceanici;
  • fine della fase di El Niño 2023/2024 e una probabile transizione verso condizioni leggermente più fresche nel 2025.

Come ci si può aspettare dal riscaldamento globale causato principalmente dai gas serra, l'aumento della temperatura sul globo è ampiamente distribuito, interessando quasi tutte le aree terrestri e oceaniche. 

Nel 2024, il 95.2% della superficie terrestre era significativamente più caldo della temperatura media durante il periodo 1951-1980, il 4.6% aveva una temperatura simile e solo lo 0.2% era significativamente più freddo.

Le aree terrestri mostrano generalmente un riscaldamento circa doppio rispetto all'oceano. Rispetto alle medie del 1850-1900, la media terrestre nel 2024 è aumentata di 2.28 ± 0.12 °C e la temperatura della superficie dell'oceano, escludendo le regioni di ghiaccio marino, è aumentata di 1.15 ± 0.07 °C.

La maggior parte di questo riscaldamento si è verificato dal 1970.

L'emergere del fenomeno meteorologico El Niño a metà del 2023 ha avuto un'influenza significativa sulle temperature sia nel 2023 che nel 2024, ed è probabilmente il più grande fattore a breve termine che ha contribuito al picco di temperatura del 2023/2024. 

Questo El Niño ha raggiunto il picco poco prima della fine del 2023 ed è terminato a giugno 2024. 

Il raffreddamento dell'Oceano Pacifico centrale è continuato per il resto del 2024. 

Una nuova La Niña è iniziata a gennaio 2025, ma si prevede che sarà debole.

El Niño è caratterizzato dall'emergere di una vasta area di acqua relativamente calda nel Pacifico equatoriale orientale. 

Oltre al riscaldamento immediato nel Pacifico, El Niño può avere effetti di vasta portata sulla circolazione globale e sui modelli meteorologici. 

Questa interruzione dei modelli meteorologici tende a essere associata a un periodo prolungato di temperature medie globali leggermente aumentate che possono durare per mesi oltre il picco di El Niño nel Pacifico. 

D’altra parte, La Niña, è associata al raffreddamento relativo del Pacifico e riduce leggermente le temperature medie globali.

In particolare, la serie temporale mensile delle temperature medie oceaniche ha subito un brusco rialzo a metà del 2023, incluso il più grande riscaldamento oceanico da gennaio a giugno mai osservato, a causa della dissipazione di una forte La Niña e della sua sostituzione con El Niño.

Questo calore ha raggiunto il picco verso la fine del 2023, ma è persistito ben al di sopra della tendenza a lungo termine fino alla fine del 2024. 

Questa escursione di temperatura non è dovuta esclusivamente a El Niño nel Pacifico, ma è stata anche influenzata da un insolito riscaldamento in altri bacini oceanici, in particolare nel Nord Atlantico.

Prima del 2023, il Pacifico equatoriale ha mantenuto condizioni di La Niña da metà 2020. Questa La Niña di lunga durata ha contribuito a rendere il 2021 e il 2022 relativamente più freddi rispetto agli altri anni precedenti. 

Al contrario, la rapida transizione da una La Niña all'inizio del 2023 a un forte El Niño entro la fine del 2023 ha contribuito ai record di temperatura osservati nel 2023 e nel 2024.

Informazioni e risorse aggiuntive

El Niño-Oscillazione Meridionale https://it.wikipedia.org/wiki/El_Ni%C3%B1o

La Niña https://en.wikipedia.org/wiki/2020%E2%80%932023_La_Ni%C3%B1a_event

Berkeley Earth Global Temperature Report for 2024 https://berkeleyearth.org/global-temperature-report-for-2024/

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Clima

Il cambiamento climatico in Piemonte

Anno
2025

In Piemonte l’anno 2024 è stato il quarto anno più caldo dopo il 2022, il 2023 e il 2015 nella distribuzione storica compresa tra il 1958 e il 2024. 

La temperatura media annuale è risultata pari a circa 11 °C, superiore di 1.1 °C rispetto al periodo climatico di riferimento (il trentennio 1991-2020, avente una media climatica di circa 9.9°C).

La precipitazione cumulata è stata di 1495.7 mm, con un surplus pluviometrico di 466,2 mm (pari al 45%) nei confronti della media climatica del trentennio 1991-2020, posizionandosi al 2° posto dopo il 1977 tra gli anni più piovosi valutati a partire dal 1958. 

Combinando le anomalie standardizzate di temperature e precipitazioni il 2024 è risultato il più caldo e umido della serie storica. 

Gli episodi di foehn annuali sono risultati 71, poco superiori ai 66 medi del periodo 2000-2020. 

Per approfondimenti: Il clima in Piemonte - anno 2024

Il clima in Piemonte nell'anno 2024 in sintesi - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Il clima in Piemonte - anno 2024 https://www.arpa.piemonte.it/pubblicazione/clima-piemonte-anno-2024

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Clima

Bollettino Acque di Balneazione

Anno
2025

Il bollettino delle acque di balneazione riporta il giudizio di balneabilità per ciascuna zona balneare (spiaggia) e rende disponibili i risultati dei parametri microbiologici sia della stagione in corso che di quelle precedenti. Inoltre vengono riportati i risultati del monitoraggio dei cianobatteri, laddove previsto.

Il bollettino è aggiornato settimanalmente nel periodo maggio-settembre.

Bollettino Acque di balneazione per il Lago d'Orta- Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Bollettino Acque di balneazione https://www.arpa.piemonte.it/bollettino/acque-balneazione

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Acqua

Bollettino idrologico mensile

Anno
2025

Il bollettino idrologico mensile riguarda tutto il territorio regionale e riporta le analisi svolte a scala di bacino relativamente alle precipitazioni, alle temperature, alla copertura nevosa e ai principali indicatori da essi derivati, quali SPI (Standardized Precipitaion Index), SPEI (Standardized Precipitation Evapotranspiration Index), SSPI (Standardized SnowPack Index). Sono riassunti, inoltre, lo stato delle riserve idriche - comprensivo dello SWE (Snow Water Equivalent), degli invasi e del lago Maggiore, l'andamento delle portate dei principali corsi d'acqua e l’indice SRI (Standard Runoff Index), utile alla definizione del deficit di portata mensile. Infine, sono riportati i risultati delle analisi svolte su alcuni piezometri rappresentativi dei principali corpi idrici sotterranei, relativamente alla soggiacenza della falda superficiale.

il bollettino idrologico mensile viene emesso all'inizio di ogni mese e fornisce un costante aggiornamento sul quadro idrologico e sulla disponibilità delle risorse idriche in Piemonte.

Prima pagina del Bollettino idrologico mensile - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Bollettino idrologico mensile https://www.arpa.piemonte.it/bollettino/bollettino-idrologico-mensile

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Acqua

Bollettino idro-meteorologico settimanale

Anno
2025

Nel bollettino idro-meteorologico settimanale vengono descritti lo stato della risorsa idrica superficiale, delle precipitazioni e le anomalie termiche registrate negli ultimi sette giorni; vengono valutate le disponibilità idriche e vengono stimati il fabbisogno irriguo e le previsioni di precipitazione, con un orizzonte temporale compreso tra una e due settimane, arrivando a definire lo stato idrico sui comprensori irrigui, opportunamente accorpati.

L'emissione del bollettino avviene il martedì, nel periodo tardo primaverile ed estivo.

Bollettino idro-meteorologico settimanale - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Bollettino idro-meteorologico settimanale https://www.arpa.piemonte.it/bollettino/bollettino-idro-meteorologico-settimanale

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Acqua

Bollettino Idrologico di Sintesi

Anno
2025

Il bollettino idrologici di sintesi riporta i livelli idrometrici - massimo, minimo e medio - rilevati dalla stazione di misura nella giornata precedente e i corrispondenti valori di portata transitata nella sezione fluviale.

Il bollettino viene emesso dal lunedì al venerdì e contiene i dati di sintesi delle stazioni più significative della rete idrometrica regionale, al fine di fornire un costante aggiornamento sul quadro idrologico piemontese. 

Bollettino idrologico di sintesi - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Bollettino idrologico di sintesi https://www.arpa.piemonte.it/bollettino/bollettino-idrologico-sintesi

Rete idrometrica regionale https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rete-idrometrica

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Acqua

Bollettino di previsione delle piene fluviali

Anno
2025

Nel bollettino vengono presentate le valutazioni delle piene previste sulla rete idrografica principale del Piemonte, fornite dal Centro Funzionale regionale sulla base di modelli operativi di previsione delle piene fluviali.  Nello specifico, sono presentati, per le principali stazioni idrometriche, i dati osservati nelle ultime 6 ore, le previsioni di criticità per tre scadenze temporali successive di 12 ore e la tendenza di criticità oltre le 36 ore.  I tratti dei corsi d'acqua e il lago Maggiore assumono colorazioni differenti in funzione dei livelli di criticità previsti (verde = assente, giallo = ordinaria, arancione = moderata, rosso = elevata).

La previsione viene aggiornata quotidianamente, dal lunedì al venerdì in condizioni ordinarie e con maggiore frequenza durante gli eventi.

Bollettino di previsione delle piene - Fonte Arpa Piemonte
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Acqua

Stato di qualità delle acque sotterranee

Anno
2025
Stato di qualità delle acque sotterranee

Lo Stato di qualità dei corpi idrici sotterranei (GWB -Ground Water Bodies) è definito sulla base dello stato chimico (SC) e dello stato quantitativo (SQ)
In entrambi i casi si assegna un giudizio di buono o scarso.

Il giudizio finale sullo stato complessivo è definito sulla base del valore peggiore tra lo stato quantitativo e lo stato chimico.

La definizione dello stato chimico (SC) si basa sul rispetto di determinate soglie ambientali per ogni inquinante, che sono individuate a livello comunitario per nitrati e pesticidi (SQA: Standard di Qualità Ambientale), mentre per le altre categorie di contaminanti sono individuati Valori Soglia (VS) nazionali.

Inoltre, a seguito di uno specifico studio di Arpa Piemonte, ufficialmente recepito da Regione Piemonte con una apposita delibera, sono applicati Valori di Fondo Naturale specifici per i metalli Nichel e Cromo esavalente che sostituiscono i relativi VS in alcuni corpi idrici sotterranei individuati, in quanto si ritiene che la presenza di nichel e cromo esavalente sia riconducibile a cause naturali.

Informazioni e risorse aggiuntive

DECRETO LEGISLATIVO 16 marzo 2009, n. 30 Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento. https://www.normattiva.it/eli/id/2009/04/04/009G0038/ORIGINAL

DECRETO 6 luglio 2016 Recepimento della direttiva 2014/80/UE della Commissione del 20 giugno 2014 che modifica l'allegato II della direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/07/16/16A05182/sg

  Portale acque di Arpa Piemonte https://webgis.arpa.piemonte.it/monitoraggio_qualita_acque_mapseries/monitoraggio_qualita_acque_webapp/

Approfondimento sullo Studio sui valori di fondo naturale di Arpa Piemonte  Valori di fondo naturale

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Acqua

Conoscenza dell'assetto idrogeologico della pianura piemontese

Anno
2025

ARPA Piemonte svolge una serie di attività finalizzate a migliorare la conoscenza dell'assetto idrogeologico della pianura piemontese. A partire dal 2022, queste attività sono state oggetto di una collaborazione con la Regione Piemonte, l'Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Scienze della Terra) e l'Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR. Un obiettivo specifico delle attività svolte direttamente da ARPA Piemonte è consistito nella valutazione della variazione dei livelli piezometrici al fine di evidenziare la risposta delle acque sotterranee ai fattori naturali e antropici. Lo studio ha comportato una preliminare definizione della volumetria degli acquiferi superficiali e l'analisi della variazione dei livelli piezometrici nel periodo 2001 - 2022/2023.

L'area di analisi comprende i principali settori di pianura della Regione, rappresentati dai Corpi Idrici Sotterranei (GWB – Ground Water Body) che costituiscono l'acquifero superficiale di pianura. I corpi idrici sotterranei sono l'unità di riferimento per la classificazione dello stato ambientale secondo la Direttiva Europea. La rete di monitoraggio regionale delle acque sotterranee, sviluppata a partire dalla fine degli anni Novanta e gestita da ARPA dal 2001, è costituita da un centinaio di piezometri, ciascuno dotato di datalogger (dispositivo per registrare dati) per misurare livello e temperatura dell'acqua. I dati vengono scaricati manualmente con frequenza annuale o semestrale. La rete è diventata più consistente in termini di misurazioni a partire dal 2005. Al momento dello studio 14 strumenti disponevano di unità per la teletrasmissione dei dati, ed è attualmente in corso il potenziamento della rete con l’installazione di ulteriori 50 strumenti per la teletrasmissione. 

Per la trattazione statistica delle serie storiche dei livelli piezometrici, è stato utilizzato il concetto di livello piezometrico di riferimento (range tra 25° e 75° percentile dei valori mensili calcolati sul lungo termine), definito dai "Criteri tecnici" di ISPRA. Sono stati analizzati i dati relativi ai mesi di febbraio, maggio, agosto e novembre nel periodo 2000-2022. L'estrazione dei dati è avvenuta da un database in ambiente PostgreSQL e gestita in ambiente GIS con QGIS.

Per la stima dei volumi idrici della falda superficiale (acquiferi freatici non confinati), è stato adottato l'approccio tradizionale basato sulla formula che lega il volume alla capacità specifica di immagazzinamento, alla variazione del livello piezometrico e all'area interessata.

L'analisi delle variazioni volumetriche è stata eseguita calcolando la differenza tra la soggiacenza media e la soggiacenza media della serie storica per ogni piezometro e mese, moltiplicando poi questo valore per la estensione dell'area per la quale il dato del piezometro è considerato significativo (usando, per semplicità e per la capacità di gestire dati anomali, la superficie del poligono di Voronoi corrispondente). Questo volume è stato poi rapportato allo spessore dell'acquifero, calcolato come differenza tra la piezometria di agosto 2020 e la base dell'acquifero. I risultati sono stati aggregati per ogni corpo idrico sotterraneo.

L'applicazione di questa metodologia sulla serie storica 2001–2022/2023 ha permesso di ricostruire le variazioni di volume d'acqua per ciascun corpo idrico sotterraneo, espresse sia in km³ sia in percentuale. I risultati evidenziano periodi di ricarica (2001-2004, 2009-2011, 2013-2015) e di abbassamento dei livelli piezometrici (2004-2008, 2016-2019 e 2021-2022). I corpi idrici mostrano andamenti estremamente differenti nel tempo, con alcuni che presentano oscillazioni marcate e altri quasi costanti nell'arco di tempo considerato. In particolare, il periodo tra la fine del 2021 e tutto il 2022 ha mostrato il maggior deficit idrico rispetto all'intera serie storica. Sebbene significativa, questa perdita percentuale è considerata limitata rispetto ad altri sistemi, mostrando una risposta dell'acquifero con un certo ritardo agli stress (diminuzione precipitazioni, aumento temperature, maggior sfruttamento).

Tra i fattori naturali che possono incidere sulla variazione dei livelli piezometrici, sono state analizzate le precipitazioni e l'Indice di Precipitazione Standardizzato (SPI). Rispetto a quest’ultimo è emersa una forte correlazione positiva (0,85) con l'indice SPI a 12 mesi. Questo indica che le variazioni dell'Indice SPI su 12 mesi spiegano circa l'85% delle variazioni osservate nel volume d'acqua in falda e suggerisce un potenziale uso dello SPI come indicatore predittivo.

Tra i fattori antropici, i principali sono i prelievi di acque sotterranee (per approvvigionamento idrico, irrigazione, industria, ecc.) e l'uso del suolo (urbanizzazione, agricoltura). I dati sui pozzi sono stati estratti dal database del Sistema Informativo Risorse Idriche (SIRI). È stato calcolato il numero di prelievi per uso agricolo-zootecnico e la densità di prelievi per corpo idrico sotterraneo. È stata fatta una valutazione approssimativa dell'impatto dei prelievi, stimando il volume massimo prelevabile in un mese e confrontandolo con il volume di riferimento del corpo idrico. Il corpo idrico sotterraneo denominato GWB S9 risulta quello in cui le concessioni sembrerebbero essere più impattanti rispetto al volume disponibile.

Rappresentazione dei differenti GWB (a), del trend storico del volume totale di acqua nella falda superficiale dal 2005 al 2023, al netto delle correzioni per la porosità (b), correlazione tra indice SPI e volume di acqua in falda (c).

È stata inoltre esaminata la risposta dei dati gravimetrici, che misurano le variazioni di massa e possono essere correlate al contenuto di acqua. Le missioni satellitari GRACE e GRACE Follow-On forniscono dati mensili di Water Equivalent Thickness (WET) su scala regionale (risoluzione spaziale 200-300 km). Il confronto tra i dati WET (dal 2002 al 2023) e la variazione di volume totale nella falda superficiale ha mostrato una correlazione positiva ma bassa (< 0,5). 

Informazioni e risorse aggiuntive

Primi risultati i presentati al XXXIX Convegno Nazionale di Idraulica e Costruzioni Idrauliche a Parma nel Settembre 2024
https://www.convegno-idra.it/

Manuale "Criteri tecnici per l’analisi dello stato quantitativo e il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei" - Linee Guida SNPA n. 3/2017
https://www.snpambiente.it/snpa/criteri-tecnici-per-lanalisi-dello-stato-quantitativo-e-il-monitoraggio-dei-corpi-idrici-sotterranei/

Poligoni di Voronoi - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Diagramma_di_Voronoi

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Acqua

Conoscenza della radioattività delle rocce: concentrazioni di uranio, torio e potassio nelle unità geologiche di Piemonte e della Valle d’Aosta

Anno
2025

Al VIII Convegno Nazionale Agenti Fisici, svoltosi a Pavone Canavese dal 27 al 29 novembre 2024, è stato presentato il lavoro “Concentrazioni di uranio, torio e potassio nelle unità geologiche di Piemonte e della Valle d’Aosta”, frutto della collaborazione di un gruppo di lavoro interagenziale di Arpa Piemonte e Arpa Valle d’Aosta.

Il contenuto di Uranio 238 e Torio 232 di rocce, sedimenti e terreni è ottenibile sottoponendo campioni degli stessi a spettrometria gamma dei radionuclidi con germanio iperpuro HPGe. Questa analisi consente una determinazione qualitativa e quantitativa degli emettitori gamma presenti nei campioni. Complessivamente sono stati analizzati 475 campioni. Anche se gli ossidi di uranio e torio sono relativamente rari nelle rocce, l’uranio e il torio sono presenti in diversi minerali accessori delle rocce magmatiche e sono frequenti in tracce anche in alcuni dei minerali più comuni (K-feldspato, biotite e orneblenda). Nella determinazione dei radionuclidi si è tenuto conto anche del Potassio 40, il quale, pur rappresentando una frazione minimale del potassio presente in natura, è contenuto nelle rocce in quantità tali da rendere la sua componente significativa per la radioattività naturale.

La caratterizzazione delle unità geologiche tramite spettrometria gamma ha consentito di classificare le circa 300 unità litologiche presenti nella cartografia geologica regionale di Piemonte e Valle d’Aosta in 40 unità radiogeolitologiche. Queste nuove unità mantengono il significato geologico originario — definito secondo criteri litologici, stratigrafici e genetici — e inoltre presentano una omogeneità dal punto di vista del contenuto radioattivo.

I valori medi di 238U e 232Th e 40K per le unità radiogeolitologiche sono riportati nelle figure seguenti.

Distribuzione di Uranio 238 nelle unità radiogeolitologiche in Piemonte e Valle d’Aosta
Distribuzione di Torio 232 nelle unità radiogeolitologiche in Piemonte e Valle d’Aosta
Distribuzione di Potassio 40 nelle unità radiogeolitologiche in Piemonte e Valle d’Aosta

Nella parte occidentale della catena alpina sono ampiamente diffuse rocce con elevate concentrazioni di radionuclidi; si tratta principalmente di corpi magmatici formatisi durante e dopo l'orogenesi alpina, di età cenozoica (plutoni di Traversella e della Valle del Cervo), e nuclei granitici risalenti all'orogenesi ercinica, tardopaleozoici, che costituiscono i massicci montuosi più rilevanti della catena alpina (Monte Bianco, Monte Rosa, Gran Paradiso, Ambin, Dora-Maira, Argentera). In generale, le rocce magmatiche intrusive e le rocce vulcaniche acide presentano le concentrazioni naturali più elevate di radionuclidi, mentre le rocce basiche e ultrabasiche mostrano sempre valori più bassi. Le rocce sedimentarie, in particolare le rocce carbonatiche, tendono ad avere concentrazioni di radionuclidi più contenute. I depositi derivanti dal disfacimento della catena, di natura marina, transizionale e continentale, generalmente non presentano valori elevati di radioattività. Tuttavia, si osserva una notevole variabilità in relazione alla natura litologica degli apporti clastici: in alcuni bacini, la componente detritica proveniente da rocce a elevato potenziale radiogenico può essere quantitativamente significativa. Questo fenomeno risulta particolarmente rilevante in alcuni bacini secondari della rete idrografica attuale, come nel caso dei depositi del torrente Cervo, dove la componente clastica legata al plutone della Valle del Cervo è particolarmente rilevante.

La radioattività nelle unità quaternarie di origine detritica è connessa al rilascio di radio e uranio da parte dei sedimenti recenti, immaturi dal punto di vista mineralogico. L'uranio, presente nelle rocce e nei minerali sotto forma di ione tetravalente insolubile, può, in ambiente ossidante, trasformarsi in uranio esavalente solubile. Questo forma ioni complessi ad alta solubilità, che possono essere trasportati su lunghe distanze, anche nelle acque sotterranee. In presenza di condizioni riducenti, l'uranio precipita e viene fissato nei sedimenti; questo fenomeno si verifica tipicamente in ambienti con ristagni d'acqua, come nei livelli di argille torbose depositate nei laghi intramorenici.

La conoscenza della radioattività delle rocce è importante per lo studio e la mappatura della distribuzione di radon. Inoltre, permette di valutare il contributo al fondo di radiazione naturale, in particolare il rateo di dose gamma di origine terrestre, il quale dal punto di vista ambientale, rappresenta un elemento conoscitivo necessario per la rilevazione di eventuale contaminazione radioattiva di origine antropica.

Informazioni e risorse aggiuntive

Non sono ancora stati pubblicati gli atti del VIII Convegno Nazionale Agenti Fisici 

Per maggiori informazioni sul radon si possono visitare le sezioni specifiche del sito di Arpa Valle d'Aosta https://www.arpa.vda.it/temi/radioattivita-ambientale?view=article&id=1534:il-radon&catid=107  e del sito di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/temi/radioattivita-radiazioni-ionizzanti/radon?pid=76

Per maggiori informazioni sulle rocce radiogene si può visitare la pagina del sito di Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/cartografia-geotematica

Per approfondimenti sul radon https://relazione.ambiente.piemonte.it/2025/il-radon

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Geologia e nivologia