Sistema Protezione Civile: pianificazione e gestione dell'emergenza

Anno
2024

La protezione civile è un sistema che ha lo scopo di tutelare l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti, degli animali e dell’ambiente dalle conseguenze degli eventi calamitosi, mediante azioni di previsione, prevenzione, gestione dell’emergenza e superamento dell’emergenza.

Il D.Lgs. n. 1/2018 definisce il "Servizio Nazionale della Protezione Civile" come struttura articolata in diversi livelli amministrativi (comunale, provinciale, regionale e nazionale). Questo servizio si basa anche sulla partecipazione della cittadinanza, che deve necessariamente conoscere i rischi ai quali il proprio territorio è soggetto e adottare, conseguentemente, comportamenti adeguati di salvaguardia.

L’Italia è tra i Paesi al mondo maggiormente esposti ai rischi naturali e derivanti dalle attività dell’uomo. Ciò rende necessario un sistema di protezione civile che assicuri la presenza di risorse umane, conoscenze, mezzi, capacità operative, organizzative e decisionali in grado di intervenire in tempi brevissimi e in modo coordinato in caso di emergenza, ma anche di operare con continuità per prevenire e, per quanto possibile, prevedere, eventuali disastri. Per questo motivo in Italia la protezione civile non è un compito assegnato a una singola amministrazione ma è una funzione attribuita a un sistema integrato.

La protezione civile opera secondo il principio di sussidiarietà per cui qualora le criticità determinate da un evento calamitoso non possano essere fronteggiate da un’amministrazione perché eccedono la sua capacità di risposta, questa si rivolge al livello amministrativo sovraordinato per ricevere supporto nella gestione dell’emergenza: quando l’evento non può essere fronteggiato con i mezzi a disposizione del Comune si mobilitano la Provincia, la Prefettura e la Regione, fino al coinvolgimento dello Stato in caso di emergenza nazionale.

Ai fini dello svolgimento delle attività di protezione civile gli eventi emergenziali - di origine naturale o derivanti dalle attività dell'uomo - si distinguono in:

  • emergenze connesse con eventi calamitosi che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria;
     
  • emergenze connesse con eventi calamitosi che per loro natura o estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni e devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo;
     
  • emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi che in ragione della loro intensità o estensione devono, con immediatezza d'intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi.

Dose efficace all’individuo rappresentativo della popolazione

Anno
2024

La dose da radiazioni ionizzanti per la popolazione calcolata per il 2023 è stata in linea con quella degli anni scorsi. 

La radioattività naturale, infatti, si mantiene costante e la radioattività artificiale non ha subito grossi cambiamenti negli ultimi anni e dunque la popolazione è sottoposta a livelli costanti di radioattività negli anni.

Le dosi calcolate da Arpa Piemonte, sulla base degli esiti dei monitoraggi svolti sul territorio regionale, per l’individuo rappresentativo della popolazione adulta piemontese – con più di 17 anni – mettono in evidenza che il contributo della radioattività artificiale è molto piccolo. 

I valori di dose efficace sono largamente dominati dal radon indoor, che da solo contribuisce per ben il 69% della dose ambientale complessiva.

Dose efficace annuale ambientale alla popolazione piemontese adulta nel 2023, esposizioni mediche escluse - Fonte Arpa Piemonte

La dose efficace alla popolazione adulta piemontese si è attestata su livelli stabili ormai da parecchi anni. 

Ciò è dovuto al fatto che le fonti di esposizione di origine naturale sono costanti e che la radioattività artificiale, depositatasi sulla nostra regione con l’incidente di Chernobyl, si è stabilizzata su concentrazioni più o meno costanti, la cui leggera diminuzione per decadimento naturale non è percepibile a distanza di uno o pochi anni. 

Dose efficace annuale all’individuo rappresentativo della popolazione piemontese adulta per l’anno 2023
Tipo di fonte Via di esposizione µSv/anno Percentuale rispetto alla dose totale
Naturali Inalazione (radon) 2,7 69
Irraggiamento di origine naturale 0,85 22
Ingestione di radionuclidi naturali 0,304 8
Artificiali Irraggiamento di Cs-137 dal suolo 0,033 0,85
Ingestione di Cs-137 (alimenti base) 0,000473158 0,016
Ingestione di Cs-137 (alimenti particolari) 0,01732107 0,6
Ingestione di Sr-90 (solo per il latte) 0,00019208 Trascurabile
TOTALE mSv/anno 3,887665238
Diagnostica medica 1,178
Dose efficace annuale all’individuo rappresentativo della popolazione piemontese adulta per l’anno 2023
La dose totale è stata ottenuta considerando la dose da ingestione degli alimenti base e non degli alimenti particolari, che per loro natura tendono ad accumulare il Cs-137.
Il limite di 1 mSv/anno fissato dalla normativa si riferisce solamente alle fonti di esposizione artificiali, escludendo le fonti naturali e la diagnostica medica, riportata in tabella ma non considerata nella dose totale - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Becquerel - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Becquerel

Sievert - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Sievert

Dosimetria - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Dosimetria

Attività condotte nelle fasi emergenziali post-sisma e a supporto della ricostruzione nei territori colpiti

Implementazione del sistema Erikus-ric

Su richiesta dal Commissario Straordinario per la Ricostruzione dei comuni dell'isola d'Ischia colpiti dall’evento sismico del 2017, finalizzato allo sviluppo di specifiche funzionalità necessarie per la gestione della delicata fase di ricostruzione (per approfondimenti si rimanda al video Erikus–ric), a seguito della frana del novembre 2022 che ha colpito l’isola di Ischia la Regione e Arpa Piemonte hanno collaborato con il Dipartimento di Protezione Civile e la Struttura Commissariale per l’organizzazione della compagna rilevamento danni con la scheda Aedei. In particolare è stato adattato il sistema Erikus per l’archiviazione di tutti i dati della scheda Aedei, per i rilevatori sono stati preparati dei fascicoli informativi a corredo delle schede precompilate (parte cartografica e alcune informazioni della sezione 1) ed è stato predisposto un web gis per la compilazione online della scheda Aedei. Inoltre durante la fase emergenziale è stata garantita l’assistenza ai tecnici Aedei nell’utilizzo del web gis e si è collaborato alla redazione di mappe e tabelle relative ai dati archiviati.
 

Archiviazione dei dati relativi agli edifici sottoposti a tutela

Sono stati archiviati, nel sistema Erikus, i dati relativi agli edifici soggetti a tutela per valenza culturale ricadenti nei comuni piemontesi della zona sismica 3S e 3, come prosecuzione delle attività informative e formative avviate nel 2019, in collaborazione con il Segretariato regionale del Mibact di Piemonte e Lombardia. Questa attività, condotta anche nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro con l’Istituto Buniva di Pinerolo, ha comportato una raccolta di dati sui beni culturali nella zona sismica 3, utilizzando la app predisposta da Arpa Piemonte su G3W-Suite.

 

Attività formative ed esercitative

Il sistema Erikus è stato utilizzato anche come strumento didattico innovativo, nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro tra gli Istituti scolastici e gli Uffici della Regione Piemonte, che ha portato all’ulteriore acquisizione di dati geometrici e costruttivi dell’edificato in specifiche aree. La collaborazione, già sperimentata con vari istituti superiori a partire dall’anno scolastico 2017-2018, è proseguita negli anni successivi con il coinvolgimento di oltre 500 studenti.

Nel corso del 2023, la Regione ha organizzato alcune esercitazioni per la raccolta dati sull’edificato svolte in Piemonte con i rilevatori Aedes, con il supporto del corpo dei Vigili del Fuoco del Piemonte e del Politecnico di Torino, ed ha partecipato all'esercitazione “Exe Lom 2023” in Lombardia, organizzata nell’ambito della funzione censimento danni all’interno del COC (Centro Operativo Comunale). È stato testato il collegamento del Sistema Erikus utilizzato a livello di COC con il sistema Agitec e Designa utilizzato a livello di DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo). Inoltre è stato testato lo scambio dei dati con i Vigili del Fuoco e l’utilizzo del triage per la pianificazione dei sopralluoghi.

Anno
2024
Paragrafi
Implementazione del sistema Erikus-ric

Su richiesta dal Commissario Straordinario per la Ricostruzione dei comuni dell'isola d'Ischia colpiti dall’evento sismico del 2017, finalizzato allo sviluppo di specifiche funzionalità necessarie per la gestione della delicata fase di ricostruzione (per approfondimenti si rimanda al video Erikus–ric), a seguito della frana del novembre 2022 che ha colpito l’isola di Ischia la Regione e Arpa Piemonte hanno collaborato con il Dipartimento di Protezione Civile e la Struttura Commissariale per l’organizzazione della compagna rilevamento danni con la scheda Aedei. In particolare è stato adattato il sistema Erikus per l’archiviazione di tutti i dati della scheda Aedei, per i rilevatori sono stati preparati dei fascicoli informativi a corredo delle schede precompilate (parte cartografica e alcune informazioni della sezione 1) ed è stato predisposto un web gis per la compilazione online della scheda Aedei. Inoltre durante la fase emergenziale è stata garantita l’assistenza ai tecnici Aedei nell’utilizzo del web gis e si è collaborato alla redazione di mappe e tabelle relative ai dati archiviati.
 

Archiviazione dei dati relativi agli edifici sottoposti a tutela

Sono stati archiviati, nel sistema Erikus, i dati relativi agli edifici soggetti a tutela per valenza culturale ricadenti nei comuni piemontesi della zona sismica 3S e 3, come prosecuzione delle attività informative e formative avviate nel 2019, in collaborazione con il Segretariato regionale del Mibact di Piemonte e Lombardia. Questa attività, condotta anche nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro con l’Istituto Buniva di Pinerolo, ha comportato una raccolta di dati sui beni culturali nella zona sismica 3, utilizzando la app predisposta da Arpa Piemonte su G3W-Suite.

 

Attività formative ed esercitative

Il sistema Erikus è stato utilizzato anche come strumento didattico innovativo, nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro tra gli Istituti scolastici e gli Uffici della Regione Piemonte, che ha portato all’ulteriore acquisizione di dati geometrici e costruttivi dell’edificato in specifiche aree. La collaborazione, già sperimentata con vari istituti superiori a partire dall’anno scolastico 2017-2018, è proseguita negli anni successivi con il coinvolgimento di oltre 500 studenti.

Nel corso del 2023, la Regione ha organizzato alcune esercitazioni per la raccolta dati sull’edificato svolte in Piemonte con i rilevatori Aedes, con il supporto del corpo dei Vigili del Fuoco del Piemonte e del Politecnico di Torino, ed ha partecipato all'esercitazione “Exe Lom 2023” in Lombardia, organizzata nell’ambito della funzione censimento danni all’interno del COC (Centro Operativo Comunale). È stato testato il collegamento del Sistema Erikus utilizzato a livello di COC con il sistema Agitec e Designa utilizzato a livello di DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo). Inoltre è stato testato lo scambio dei dati con i Vigili del Fuoco e l’utilizzo del triage per la pianificazione dei sopralluoghi.

Anno
2024

Sistema Erikus - Supporto delle fasi emergenziali post evento sismico e delle politiche di prevenzione

Anno
2024

Il Sistema Erikus, sviluppato nel 2016 da Regione ed Arpa Piemonte in collaborazione con il Dipartimento di Protezione Civile per la gestione delle istanze di sopralluogo presentate dai cittadini a seguito di un evento sismico e basato sul software libero QGIS, è stato ormai consolidato e testato in diverse situazioni  emergenziali o esercitative.

Per maggiori informazioni, è possibile consultare la pagina dedicata sul sito di Regione Piemonte.

Studi di microzonazione sismica a livello comunale e interventi strutturali su edifici pubblici di importanza strategica

Come già evidenziato nella precedente edizione, la Regione Piemonte gestisce e coordina i contributi previsti dal Piano Nazionale per la Prevenzione del Rischio Sismico, avviato in base alle disposizione dell’art. 11 della L. 77 del 24 giugno 2009.

Sono ad oggi in fase completamento le attività relative sia al primo finanziamento (2010-2016) sia al secondo finanziamento (2019-2021), previste dall'attuazione del Piano sul territorio regionale.

Nel corso del 2023 gli studi Microzonazione Sismica (MS), finanziati con i  contributi delle annualità 2019-2021e relativi a 11 Comuni, sono stati in gran parte completati ed in fase di verifica per l’approvazione conclusiva; in totale risultano quindi 70 i Comuni in Piemonte con studi di MS di livello 1 ed associata analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE), oltre ad 1 Comune con studi di MS di livello 2, realizzati con i contributi del Piano e secondo gli standard definiti a livello nazionale.
Nel 2023 è stato avviato il terzo finanziamento del Piano relativo alle annualità 2022-2023 e sono state approvate la spesa per l'attuazione del Piano a livello regionale (derivante dai contributi statali e dal cofinanziamento regionale) e le disposizioni per le manifestazione d'interesse per le quali i territori interessati hanno potuto presentare la propria candidatura.

Per quanto riguarda gli studi di MS le domande ammesse ai contributi riguardano n. 13 Comuni, ai quali saranno successivamente assegnate le risorse.

Relativamente ai contributi destinati agli interventi di miglioramento sismico degli edifici strategici sul territorio regionale, con l’Ordinanza del Capo di Dipartimento della Protezione Civile n. 978/2023 è stato finanziato l’Ospedale di Susa.

Figura 1. Comuni finanziati per studi di MS e CLE: evidenziati in verde gli studi realizzati e in completamento, in giallo i Comuni potenzialmente interessati dai contributi.
Anno
2024
Paragrafi

Come già evidenziato nella precedente edizione, la Regione Piemonte gestisce e coordina i contributi previsti dal Piano Nazionale per la Prevenzione del Rischio Sismico, avviato in base alle disposizione dell’art. 11 della L. 77 del 24 giugno 2009.

Sono ad oggi in fase completamento le attività relative sia al primo finanziamento (2010-2016) sia al secondo finanziamento (2019-2021), previste dall'attuazione del Piano sul territorio regionale.

Nel corso del 2023 gli studi Microzonazione Sismica (MS), finanziati con i  contributi delle annualità 2019-2021e relativi a 11 Comuni, sono stati in gran parte completati ed in fase di verifica per l’approvazione conclusiva; in totale risultano quindi 70 i Comuni in Piemonte con studi di MS di livello 1 ed associata analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE), oltre ad 1 Comune con studi di MS di livello 2, realizzati con i contributi del Piano e secondo gli standard definiti a livello nazionale.
Nel 2023 è stato avviato il terzo finanziamento del Piano relativo alle annualità 2022-2023 e sono state approvate la spesa per l'attuazione del Piano a livello regionale (derivante dai contributi statali e dal cofinanziamento regionale) e le disposizioni per le manifestazione d'interesse per le quali i territori interessati hanno potuto presentare la propria candidatura.

Per quanto riguarda gli studi di MS le domande ammesse ai contributi riguardano n. 13 Comuni, ai quali saranno successivamente assegnate le risorse.

Relativamente ai contributi destinati agli interventi di miglioramento sismico degli edifici strategici sul territorio regionale, con l’Ordinanza del Capo di Dipartimento della Protezione Civile n. 978/2023 è stato finanziato l’Ospedale di Susa.

Figura 1. Comuni finanziati per studi di MS e CLE: evidenziati in verde gli studi realizzati e in completamento, in giallo i Comuni potenzialmente interessati dai contributi.
Anno
2024

Piano Nazionale per la Prevenzione del Rischio Sismico

Anno
2024

A seguito del terremoto dell’Aquila del 2009, insieme alla ricostruzione, è stato avviato un Piano nazionale per la Prevenzione del rischio sismico attraverso il finanziamento di azioni e interventi solo marginalmente sviluppati negli anni precedenti quali: studi di microzonazione sismica (MS) per la scelta dei luoghi idonei dove costruire ed interventi per il miglioramento sismico di edifici, in modo particolare gli edifici pubblici di importanza strategica.

Per meglio integrare le conoscenze sulla pericolosità sismica locale con il sistema di gestione della protezione civile a scala comunale, oltre alla microzonazione sismica viene richiesta anche una analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano finalizzata a valutare, in condizioni critiche di evento simico di particolare intensità, l’operatività delle funzioni strategiche essenziali per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale.

Il Piano, coordinato dal Dipartimento di Protezione Civile, prevede contributi destinati ai territori caratterizzati da maggior pericolosità sismica, stabilita da studi a carattere nazionale, e viene attuato per singole annualità attraverso specifiche Ordinanze che regolano le modalità di gestione delle attività. 
Le Regioni partecipano all’attuazione del Piano attraverso tavoli di coordinamento permanenti e gestiscono a scala locale la distribuzione delle risorse, che vengono assegnate a ciascuna regione in relazione al rischio sismico atteso, determinato a partire dalla pericolosità sismica di base e da parametri rappresentativi del danno atteso, ed in particolare dalla popolazione esposta.

Secondo quanto stabilito dalle Ordinanze i Comuni del Piemonte che possono usufruire dei contributi sono 140 e risultano concentrati in massima parte nella Provincia di Cuneo e nell’area della Città metropolitana di Torino e, subordinatamente, nella Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

Verifica del rispetto dei sistemi idrografici e della stabilità dei versanti nello sfruttamento della risorsa mineraria

L’intervento della Regione nella valutazione complessiva generale del rischio ambientale nell’ambito delle attività estrattive è dettagliatamente illustrato nel relativo capitolo della relazione stato ambiente 2023, cui si rimanda per ogni ulteriore approfondimento.

Già nelle precedenti edizioni della RSA, è stato rilevato come gli aspetti ambientali legati alla geologia del territorio (nel senso più ampio del termine) possano spesso essere influenzati dall’attività di coltivazione mineraria: questa, modificando fisicamente in modo più o meno rilevante il territorio, può avere ricadute anche severe sull’equilibrio idrogeologico o, in altri termini, sui rischi naturali connessi ai sistemi idrografici e dei versanti.

È stato quindi evidenziato come azioni specifiche da adottarsi in fase di coltivazione mineraria e recupero morfologico ambientale del sito estrattivo fossero essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo di uno sfruttamento ambientalmente compatibile della risorsa mineraria.

La LR 45/1989 dalla Regione Piemonte, inoltre, si prefigge di minimizzare gli effetti dell'erosione dei terreni anche ad opera delle acque meteoriche e di ruscellamento: pertanto i pareri “idrogeologici”, resi per quanto di competenza nell’ambito più ampio della legge mineraria, dovrebbero essere il più possibile strumenti efficaci, uniformati e contestualizzati rispetto alla prevenzione dei rischi naturali.

Così, nel corso del 2023, sono proseguite le attività di controllo del buon andamento della coltivazione (mediante sopralluoghi in situ) e di verifica del rispetto delle prescrizioni autorizzative emesse dal Settore Geologico all’interno del parere geologico di cui alla citata LR 45/1989, finalizzate alla prevenzione dei fenomeni di dissesto.

Figura Interferenza tra attività di cava e assetto idrogeologico del versante

Per la redazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE) le strutture regionali competenti hanno coinvolto anche il Settore Geologico, con la finalità di rendere lo sfruttamento della risorsa mineraria il più possibile compatibile con il reticolato idrografico e la stabilità dei versanti, in particolare in merito alla stesura di 6 articoli (dal 20 al 25) delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del PRAE riferiti ad aspetti in materia di vincolo idrogeologico (stabilità degli scavi, dei riporti, dei depositi di copertura, regimazione, raccolta e allontanamento delle acque meteoriche). 

Nel corso del 2023, il Settore ha partecipato a tutti i passaggi istituzionali necessari all’approvazione del PRAE in ambito di Consiglio Regionale, provvedendo a controdedurre in ordine alle osservazioni fatte dai soggetti pubblici e privati alle parti specificatamente redatte con la finalità di prevenire i rischi naturali e minimizzazione dell’erosione dei suoli. 

Nelle more di una positiva evoluzione dell’iter di approvazione del Piano, è stata avviata una preventiva operazione applicativa di “collaudo” dei contenuti tecnici dei 6 articoli delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), relativamente alla stabilità degli scavi, dei riporti, dei depositi di copertura e alla regimazione, raccolta e allontanamento delle acque meteoriche nei siti estrattivi.

Anno
2024
Paragrafi

L’intervento della Regione nella valutazione complessiva generale del rischio ambientale nell’ambito delle attività estrattive è dettagliatamente illustrato nel relativo capitolo della relazione stato ambiente 2023, cui si rimanda per ogni ulteriore approfondimento.

Già nelle precedenti edizioni della RSA, è stato rilevato come gli aspetti ambientali legati alla geologia del territorio (nel senso più ampio del termine) possano spesso essere influenzati dall’attività di coltivazione mineraria: questa, modificando fisicamente in modo più o meno rilevante il territorio, può avere ricadute anche severe sull’equilibrio idrogeologico o, in altri termini, sui rischi naturali connessi ai sistemi idrografici e dei versanti.

È stato quindi evidenziato come azioni specifiche da adottarsi in fase di coltivazione mineraria e recupero morfologico ambientale del sito estrattivo fossero essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo di uno sfruttamento ambientalmente compatibile della risorsa mineraria.

La LR 45/1989 dalla Regione Piemonte, inoltre, si prefigge di minimizzare gli effetti dell'erosione dei terreni anche ad opera delle acque meteoriche e di ruscellamento: pertanto i pareri “idrogeologici”, resi per quanto di competenza nell’ambito più ampio della legge mineraria, dovrebbero essere il più possibile strumenti efficaci, uniformati e contestualizzati rispetto alla prevenzione dei rischi naturali.

Così, nel corso del 2023, sono proseguite le attività di controllo del buon andamento della coltivazione (mediante sopralluoghi in situ) e di verifica del rispetto delle prescrizioni autorizzative emesse dal Settore Geologico all’interno del parere geologico di cui alla citata LR 45/1989, finalizzate alla prevenzione dei fenomeni di dissesto.

Figura Interferenza tra attività di cava e assetto idrogeologico del versante

Per la redazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE) le strutture regionali competenti hanno coinvolto anche il Settore Geologico, con la finalità di rendere lo sfruttamento della risorsa mineraria il più possibile compatibile con il reticolato idrografico e la stabilità dei versanti, in particolare in merito alla stesura di 6 articoli (dal 20 al 25) delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del PRAE riferiti ad aspetti in materia di vincolo idrogeologico (stabilità degli scavi, dei riporti, dei depositi di copertura, regimazione, raccolta e allontanamento delle acque meteoriche). 

Nel corso del 2023, il Settore ha partecipato a tutti i passaggi istituzionali necessari all’approvazione del PRAE in ambito di Consiglio Regionale, provvedendo a controdedurre in ordine alle osservazioni fatte dai soggetti pubblici e privati alle parti specificatamente redatte con la finalità di prevenire i rischi naturali e minimizzazione dell’erosione dei suoli. 

Nelle more di una positiva evoluzione dell’iter di approvazione del Piano, è stata avviata una preventiva operazione applicativa di “collaudo” dei contenuti tecnici dei 6 articoli delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), relativamente alla stabilità degli scavi, dei riporti, dei depositi di copertura e alla regimazione, raccolta e allontanamento delle acque meteoriche nei siti estrattivi.

Anno
2024

Piani di sicurezza dell’acqua

Tema
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Obiettivi

I Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA o WSP, Water Safety Plans) costituiscono un sistema integrato di prevenzione e controllo basato sull’analisi di rischio sito-specifica estesa all’intera filiera idro-potabile, che, formulato dall’OMS nel 2004 e trasposto in seguito sul piano normativo, segna un passo fondamentale per rafforzare la qualità delle acque a tutela della salute umana.

L’introduzione dei PSA, secondo le linee guida dell’ISS-Ministero della Salute, persegue importanti obiettivi tra cui:

  • prevenire efficacemente emergenze idro-potabili dovute a parametri non oggetto di ordinario monitoraggio, considerando ogni plausibile evento pericoloso nelle sorgenti, nelle captazioni e nell’intera filiera idro-potabile, proiettato nello scenario dei cambiamenti ambientali e climatici in atto;
  • aumentare la capacità di intercettare precocemente eventi di contaminazioni grazie a sistemi on-line e early-warning;
  • ridefinire le zone di protezione delle aree di captazione delle acque;
  • potenziare la condivisione di informazioni e dati, come espressione della dovuta diligenza, tra le istituzioni che in diversi ambiti di competenza, operano monitoraggi e protezione del territorio e della salute;
  • consentire una partecipazione dei cittadini più consapevole e attiva, migliorando la comunicazione in situazioni ordinarie e critiche.
Chi se ne occupa

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è in prima linea per identificare e promuovere adeguate strategie per prevenire il rischio d’insorgenza di malattie dovute a fattori ambientali e per trasferire le evidenze scientifiche nei programmi e nelle politiche di sanità pubblica.

Le attività condotte in questo ambito riguardano la qualità dell’acqua, del suolo, dell’aria e degli ambienti indoor, la gestione dei rifiuti, gli effetti di inquinanti emergenti e dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi, l’esposizione umana ad agenti ambientali e i loro meccanismi di tossicità, gli effetti sulla salute dell’esposizione a fattori di rischio ambientali.

Le attività di ricerca convergono verso un approccio valutativo integrato che comprende l’ambiente fisico, sociale, economico, ecologico e culturale del contesto territoriale al fine di promuovere la salute umana e la sostenibilità ambientale secondo gli obiettivi integrati dell’Agenda 2030.

Cosa sono

Le linee guida dell'Organizzazione Mondiale per la Salute per la qualità dell'acqua potabile raccomandano i piani di sicurezza dell'acqua come il mezzo più efficace per garantire in modo coerente la sicurezza e l'accettabilità di una fornitura di acqua potabile.

I WSP richiedono una valutazione del rischio che comprenda tutte le fasi dell'approvvigionamento idrico, dalla captazione al consumatore, seguita dall'attuazione e dal monitoraggio delle misure di controllo della gestione del rischio, con particolare attenzione ai rischi ad alta priorità. Laddove i rischi non possono essere affrontati immediatamente, l'approccio WSP consente di attuare sistematicamente miglioramenti incrementali nel corso del tempo. 
I WSP devono essere attuati in un contesto di salute pubblica, rispondendo a obiettivi chiari basati sulla salute e controllando la qualità attraverso una sorveglianza indipendente.

I WSP sono adattabili a tutti i tipi e dimensioni di approvvigionamento idrico e possono essere applicati efficacemente in tutti i contesti socioeconomici. L'approccio alla pianificazione della sicurezza idrica è sempre più adottato a livello globale come migliore pratica per la fornitura di acqua potabile sicura.

Formazione

Sul sito della Organizzazione Mondiale per la Salute, sono disponibili due serie di corsi di formazione sulla pianificazione della sicurezza dell'acqua:

  1. Pianificazione della sicurezza idrica: introduzione ai principi e alle fasi della WSP.
    Fornisce una rapida panoramica della pianificazione della sicurezza dell'acqua, compreso l'utilizzo del quadro WSP per sostenere l'equità e la resilienza climatica (circa 2 ore).
  2. Formazione sull'audit del piano di sicurezza dell'acqua. 
    Copre il "cosa, perché, chi, quando" dell'audit, compreso come individuare e utilizzare i vari strumenti disponibili per supportare il processo di audit del WSP (circa 4,5 ore in totale).

Queste formazioni, condotte in collaborazione tra la sede centrale dell'OMS e gli uffici regionali del Sud-Est asiatico e del Pacifico occidentale per un evento, sono state concepite in modo tale che la comunità WSP globale possa trarre beneficio dalla visione di questi corsi.

Informazioni e risorse aggiuntive

ECOSCIENZA Numero 6 • Anno 2016 26 ACQUE WSP, DAL PIEMONTE UN POSSIBILE MODELLO NAZIONALE https://relazione.ambiente.piemonte.it/2024/sites/default/files/doc/WSP, DAL PIEMONTE UN possibile modello nazionale 2016.pdf

Ministero della Salute I Piani di Sicurezza dell'Acqua https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4529&area=acque_potabili&menu=controlli

Istituto Superiore di Sanità Linee guida nazionali per l’implementazione dei Piani di sicurezza dell’Acqua, Rapporto ISTISAN 22/33 https://www.iss.it/-/rapporto-istisan-22/33-linee-guida-nazionali-per-l-implementazione-dei-piani-di-sicurezza-dell-acqua.-gruppo-nazionale-di-lavoro-per-la-redazione-delle-linee-guida-nazionali-per-l-implementazione-dei-psa

Istituto Superiore di Sanità Linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello dei Water Safety Plan (Piani di Sicurezza dell’Acqua - PSA) Rapporto ISTISAN 14/21 https://www.iss.it/documents/20126/45616/14_21_web.pdf

International Water Association https://iwa-network.org 
 Water safety planning training videos: https://www.who.int/teams/environment-climate-change-and-health/water-sanitation-and-health/water-safety-and-quality/water-safety-planning/water-safety-planning-training-videos
 6th International Conference for Water Safety, https://watersafety2024.org/welcome/ 

Organizzazione Mondiale per la Salute https://www.who.int/

WHO Water safety planning training videos https://www.who.int/teams/environment-climate-change-and-health/water-sanitation-and-health/water-safety-and-quality/water-safety-planning/water-safety-planning-training-videos 

Anno
2024

Compatibilità con la pianificazione di bacino

Nell’ambito della redazione del Piano regionale delle attività estrattive (PRAE), si è reso necessario coadiuvare questa attività con una corretta verifica di compatibilità con la pianificazione di bacino e con una corretta redazione delle norme di attuazione del Piano.

Per la valutazione di compatibilità sono stati sovrapposti ai poli previsti dal PRAE le perimetrazioni dei dissesti PAI (Piano Assetto Idrogeologico), con particolare attenzione alle tipologie di dissesto citate dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po nell’ambito della Conferenza di copianificazione e procedura di VAS (fase di valutazione) del PRAE, che costituisce a tutt’oggi il principale riferimento.

Si è provveduto pertanto a sovrapporre i dissesti PAI ai poli previsti dal PRAE, calcolando la superficie del polo interferita e la relativa percentuale. Dai risultati visibili in tabella (Tab. 1), è possibile discriminare immediatamente alcuni singoli casi: solo quattro occorrenze hanno restituito percentuali del polo interferito superiori al 20%; sei con percentuali superiori al 10% e il resto con percentuali inferiori al 10%.

Tab. 1 -Sovrapposizione tra i dissesti PAI ed i poli previsti dal PRAE, con calcolo della superficie del polo interferita e la relativa percentuale.

Tale risultato ha reso possibile ragionare in merito alla possibilità di rendere compatibile il PRAE con i dissesti PAI.
Ad esempio, le interferenze che si verificano solamente nei pressi dei limiti del polo, hanno portato alla ri-delimitazione del polo stesso, eliminando di fatto l’interferenza. Nei casi in cui invece i dissesti ricadono in porzioni dell’areale del polo per le quali sarebbe impossibile il ritaglio, nella scheda dei poli sono state inserite indicazioni che rimandano a studi specifici da condursi in fase progettuale, al fine di caratterizzare il dissesto e di impostare il progetto prioritariamente come un progetto di bonifica del dissesto.
Infine, per quanto riguarda i dissesti "Ee" perimetrati, sono stati eseguiti tagli dei poli in modo da eliminare ogni possibile interferenza.

Anche per i Comuni interessati dall’applicazione dei provvedimenti cautelari di cui all’articolo 9 bis della l.r. 56/1977, si è verificata la presenza di interferenze tra i poli e le aree in dissesto; il confronto si è reso necessario in quanto i provvedimenti cautelari comporteranno, per questi comuni, una volta conclusa la procedura di variante dell’Elaborato 2 del PAI, un vincolo corrispondente a quello dei dissesti PAI già oggetto di controllo di interferenze con i poli. I Comuni che ricadono in questa casistica e che contengono poli del PRAE sono 15.
In merito alle interferenze con le aree a rischio molto elevato (RME) è emersa un’unica interferenza in comune di Druento, per la quale è stata decisa l’eliminazione del polo.
 

Le norme di attuazione devono accompagnare la progettazione, al fine di rendere pienamente compatibili gli interventi di attività estrattiva, prevedendo le corrette analisi da produrre per ottenere i dati necessari e permettere la coesistenza dei dissesti del PAI con l’attività estrattiva, oppure eliminare i dissesti stessi attraverso, ad esempio, opere di bonifica dei versanti.

A tale scopo le norme sono state strutturate cercando di fornire riferimenti tecnici su come effettuare le analisi, a seconda che si tratti di cave/miniere lungo i versanti o in pianura. Si è inoltre differenziato a seconda della tipologia di dissesto interferente, in modo da orientare efficacemente le analisi e i risultati da fornire per le diverse componenti: analisi idrologiche/idrauliche, analisi geologiche/geomorfologiche.

Figura 1. Esempio di due poli interessati da un dissesto che ne occupa circa l’80%

Sul reticolo principale si sono effettuate analisi geomorfologiche e di confronto con la pianificazione di bacino vigente (e relativo quadro conoscitivo), per la valutazione dei poli estrattivi individuati nel PRAE per tale ambito territoriale.

Le interferenze tra i poli identificati dal PRAE e le dinamiche legate ai corsi d’acqua sono state analizzate indagando le porzioni dei poli interessate dalle fasce A e B del PAI e dagli scenari di pericolosità ‘H’ (High) e ‘M’ (Medium) del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA).
Si è poi proceduto ad un approfondimento per ogni corso d’acqua interferito, applicando i criteri di analisi indicati dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

Sono state riscontrate interferenze con alcuni corsi d’acqua dotati di Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS) approvati (PO a valle della confluenza con la Dora Baltea e Pellice), alcuni corsi d’acqua  per i quali è stato predisposto e concluso lo studio propedeutico per il PGS (Orba e Bormida), altri per cui gli studi sono stati avviati ma non conclusi (Stura di Demonte, Tanaro e Varaita) e altri ancora per i quali non è ancora stato predisposto alcuno studio (Grana-Mellea, Po a monte della città di Torino, Rotaldo, Sangone e Scrivia).

Si è stabilito che il criterio generale di compatibilità dei poli delle attività estrattive lungo il reticolo idrografico principale è dato dalla loro localizzazione esterna rispetto alle fasce di mobilità massima compatibile dei corsi d’acqua, generalmente individuate nei PGS, al fine di eliminare le problematiche legate alle interferenze riscontrate, utilizzando i  criteri di seguito illustrati:

  • Per i corsi d’acqua dotati di PGS approvati, si è provveduto ad analizzare i poli singolarmente, confrontando eventuali intersezioni con la fascia di mobilità compatibile.
     
  • Per il Bormida e l’Orba sono state aggiornate le fasce di mobilità individuate negli elaborati del PGS, tenendo conto degli effetti degli eventi di piena più recenti.
     
  • È stata rinviata a successivi provvedimenti l’individuazione della fascia di divagazione massima compatibile del fiume Tanaro, nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte ed Asti, e del fiume Po a monte di Torino, tenendo conto dell’impegno assunto dall’Autorità di Bacino del fiume Po (AdBPo) ad individuare la fascia di divagazione compatibile del fiume Po nell’ambito degli studi idraulici e geomorfologici già programmati e finalizzati alla revisione delle fasce fluviali del PAI in tale tratto.
     
  • Per il fiume Tanaro, è stata definita la fascia di mobilità compatibile nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte in comune di Cherasco (CN) e il ponte della SP-39 in comune di Castello di Annone (AT), sulla base degli elementi di conoscenza disponibili, aggiornati mediante  analisi dello stato dei luoghi attuali. Il prodotto realizzato è stato trasmesso all’AdB per la condivisione.
     
  • Per i restanti corsi d’acqua interferiti (Grana-Mellea, Rotaldo, Sangone Scrivia, Stura di Demonte e Varaita), si è provveduto a verificare ogni singolo polo, mediante analisi geomorfologica.
Anno
2024
Paragrafi

Nell’ambito della redazione del Piano regionale delle attività estrattive (PRAE), si è reso necessario coadiuvare questa attività con una corretta verifica di compatibilità con la pianificazione di bacino e con una corretta redazione delle norme di attuazione del Piano.

Per la valutazione di compatibilità sono stati sovrapposti ai poli previsti dal PRAE le perimetrazioni dei dissesti PAI (Piano Assetto Idrogeologico), con particolare attenzione alle tipologie di dissesto citate dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po nell’ambito della Conferenza di copianificazione e procedura di VAS (fase di valutazione) del PRAE, che costituisce a tutt’oggi il principale riferimento.

Si è provveduto pertanto a sovrapporre i dissesti PAI ai poli previsti dal PRAE, calcolando la superficie del polo interferita e la relativa percentuale. Dai risultati visibili in tabella (Tab. 1), è possibile discriminare immediatamente alcuni singoli casi: solo quattro occorrenze hanno restituito percentuali del polo interferito superiori al 20%; sei con percentuali superiori al 10% e il resto con percentuali inferiori al 10%.

Tab. 1 -Sovrapposizione tra i dissesti PAI ed i poli previsti dal PRAE, con calcolo della superficie del polo interferita e la relativa percentuale.

Tale risultato ha reso possibile ragionare in merito alla possibilità di rendere compatibile il PRAE con i dissesti PAI.
Ad esempio, le interferenze che si verificano solamente nei pressi dei limiti del polo, hanno portato alla ri-delimitazione del polo stesso, eliminando di fatto l’interferenza. Nei casi in cui invece i dissesti ricadono in porzioni dell’areale del polo per le quali sarebbe impossibile il ritaglio, nella scheda dei poli sono state inserite indicazioni che rimandano a studi specifici da condursi in fase progettuale, al fine di caratterizzare il dissesto e di impostare il progetto prioritariamente come un progetto di bonifica del dissesto.
Infine, per quanto riguarda i dissesti "Ee" perimetrati, sono stati eseguiti tagli dei poli in modo da eliminare ogni possibile interferenza.

Anche per i Comuni interessati dall’applicazione dei provvedimenti cautelari di cui all’articolo 9 bis della l.r. 56/1977, si è verificata la presenza di interferenze tra i poli e le aree in dissesto; il confronto si è reso necessario in quanto i provvedimenti cautelari comporteranno, per questi comuni, una volta conclusa la procedura di variante dell’Elaborato 2 del PAI, un vincolo corrispondente a quello dei dissesti PAI già oggetto di controllo di interferenze con i poli. I Comuni che ricadono in questa casistica e che contengono poli del PRAE sono 15.
In merito alle interferenze con le aree a rischio molto elevato (RME) è emersa un’unica interferenza in comune di Druento, per la quale è stata decisa l’eliminazione del polo.
 

Le norme di attuazione devono accompagnare la progettazione, al fine di rendere pienamente compatibili gli interventi di attività estrattiva, prevedendo le corrette analisi da produrre per ottenere i dati necessari e permettere la coesistenza dei dissesti del PAI con l’attività estrattiva, oppure eliminare i dissesti stessi attraverso, ad esempio, opere di bonifica dei versanti.

A tale scopo le norme sono state strutturate cercando di fornire riferimenti tecnici su come effettuare le analisi, a seconda che si tratti di cave/miniere lungo i versanti o in pianura. Si è inoltre differenziato a seconda della tipologia di dissesto interferente, in modo da orientare efficacemente le analisi e i risultati da fornire per le diverse componenti: analisi idrologiche/idrauliche, analisi geologiche/geomorfologiche.

Figura 1. Esempio di due poli interessati da un dissesto che ne occupa circa l’80%

Sul reticolo principale si sono effettuate analisi geomorfologiche e di confronto con la pianificazione di bacino vigente (e relativo quadro conoscitivo), per la valutazione dei poli estrattivi individuati nel PRAE per tale ambito territoriale.

Le interferenze tra i poli identificati dal PRAE e le dinamiche legate ai corsi d’acqua sono state analizzate indagando le porzioni dei poli interessate dalle fasce A e B del PAI e dagli scenari di pericolosità ‘H’ (High) e ‘M’ (Medium) del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA).
Si è poi proceduto ad un approfondimento per ogni corso d’acqua interferito, applicando i criteri di analisi indicati dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

Sono state riscontrate interferenze con alcuni corsi d’acqua dotati di Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS) approvati (PO a valle della confluenza con la Dora Baltea e Pellice), alcuni corsi d’acqua  per i quali è stato predisposto e concluso lo studio propedeutico per il PGS (Orba e Bormida), altri per cui gli studi sono stati avviati ma non conclusi (Stura di Demonte, Tanaro e Varaita) e altri ancora per i quali non è ancora stato predisposto alcuno studio (Grana-Mellea, Po a monte della città di Torino, Rotaldo, Sangone e Scrivia).

Si è stabilito che il criterio generale di compatibilità dei poli delle attività estrattive lungo il reticolo idrografico principale è dato dalla loro localizzazione esterna rispetto alle fasce di mobilità massima compatibile dei corsi d’acqua, generalmente individuate nei PGS, al fine di eliminare le problematiche legate alle interferenze riscontrate, utilizzando i  criteri di seguito illustrati:

  • Per i corsi d’acqua dotati di PGS approvati, si è provveduto ad analizzare i poli singolarmente, confrontando eventuali intersezioni con la fascia di mobilità compatibile.
     
  • Per il Bormida e l’Orba sono state aggiornate le fasce di mobilità individuate negli elaborati del PGS, tenendo conto degli effetti degli eventi di piena più recenti.
     
  • È stata rinviata a successivi provvedimenti l’individuazione della fascia di divagazione massima compatibile del fiume Tanaro, nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte ed Asti, e del fiume Po a monte di Torino, tenendo conto dell’impegno assunto dall’Autorità di Bacino del fiume Po (AdBPo) ad individuare la fascia di divagazione compatibile del fiume Po nell’ambito degli studi idraulici e geomorfologici già programmati e finalizzati alla revisione delle fasce fluviali del PAI in tale tratto.
     
  • Per il fiume Tanaro, è stata definita la fascia di mobilità compatibile nel tratto compreso tra la confluenza con la Stura di Demonte in comune di Cherasco (CN) e il ponte della SP-39 in comune di Castello di Annone (AT), sulla base degli elementi di conoscenza disponibili, aggiornati mediante  analisi dello stato dei luoghi attuali. Il prodotto realizzato è stato trasmesso all’AdB per la condivisione.
     
  • Per i restanti corsi d’acqua interferiti (Grana-Mellea, Rotaldo, Sangone Scrivia, Stura di Demonte e Varaita), si è provveduto a verificare ogni singolo polo, mediante analisi geomorfologica.
Anno
2024

Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE)

Anno
2024

Il Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE) della Regione Piemonte, adottato dalla Giunta regionale con D.G.R. n. 81-6285 del 16/12/2022, costituisce il quadro di riferimento unitario delle attività estrattive di cava ai sensi della legge regionale n. 23 del 17 novembre 2016 ed è volto a perseguire il corretto equilibrio tra i valori territoriali, l'attività estrattiva e il mercato di riferimento.

Redatto in coerenza con gli indirizzi di programmazione e strategici del Documento Programmatico di Piano, il PRAE è suddiviso nei seguenti tre comparti estrattivi:

  • comparto I: aggregati per le costruzioni e le infrastrutture;
  • comparto II: pietre ornamentali;
  • comparto III: materiali industriali.

 

Informazioni e risorse aggiuntive


Piano Regionale delle Attività Estrattive:
https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sviluppo/attivita-estrattive/piano-regionale-delle-attivita-estrattive-prae-0