Alberi monumentali

Anno
2024

La L. 10/2013 art. 7 ha stabilito una definizione di albero monumentale e criteri di valutazione omogenei per tutta Italia, sanzioni per i danneggiamenti e l’effettuazione del censimento nazionale finalizzato alla realizzazione dell’Elenco degli Alberi Monumentali D’Italia.

A seguito delle disposizioni attuative ministeriali, approvate con decreto del 23 ottobre 2014, nel 2015 è stato avviato il censimento: in Piemonte le segnalazioni pervenute dai Comuni sono state integrate con indagini di iniziativa della Regione, col supporto tecnico dell’IPLA per i sopralluoghi di verifica e la compilazione delle schede di identificazione. A dicembre 2015 è stato approvato il primo Elenco regionale, con 82 nuovi alberi monumentali, poi integrato a giugno 2016 con 36 degli alberi già classificati ai sensi della L.r. 50/95.

A partire dal 2016 la Regione ha effettuato ulteriori indagini, sempre tramite l'IPLA e con la collaborazione degli Enti di gestione delle Aree protette, mentre i Carabinieri Forestali hanno verificato in primo luogo gli alberi già individuati nel corso del censimento nazionale del 1982. Grazie alle ulteriori segnalazioni, alle verifiche tecniche e alle istruttorie effettuate dal Gruppo di lavoro, l’Elenco regionale è stato progressivamente integrato, fino all’attuale numero di 319 alberi o gruppi di alberi monumentali (D.D. 579 del 21 ottobre 2022 e n. 223 del 28 marzo 2023).

La distribuzione dei 319 esemplari risulta in 190 Comuni, situati prevalentemente nei territori torinese (72), cuneese (35), alessandrino (24) e del VCO (22).

A testimoniare la diversità ambientale della nostra regione, dalla montagna (alcuni soggetti ad oltre 2000 m di quota) alle fasce fluviali planiziali e ai laghi, dagli ecosistemi naturali ai parchi storici e alle alberate cittadine, gli alberi censiti appartengono a ben 88 specie: 45 autoctone del Piemonte, 37 esotiche, 6 non autoctone del Piemonte ma parte della flora italiana (Cipresso, Corbezzolo, Pino domestico, Pino nero, Sughera e Tamerice). Tra le specie esotiche, presenti soprattutto nelle aree urbane, la più rappresentata è il Platano, con 24 elementi, poi l’Ippocastano e il Cedro dell’Atlante con 12; tra le autoctone prevalgono il Larice con 16 soggetti, il Castagno e la Farnia con 15 e il Faggio con 14, poi il Frassino con 10, la Roverella e il Salice bianco con 9, il Pino cembro con 7. 

Nella primavera 2022 il Settore Foreste ha pubblicato la guida (redatta a cura dell’IPLA) “Gli alberi monumentali. Conoscenza e cura”, rivolta principalmente a proprietari, gestori, amministratori e tecnici degli Enti locali.

Infine negli anni 2022 e 2023, grazie al trasferimento dal MiPAAF di fondi finalizzati alla tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, si è provveduto:

  • alla realizzazione e posa dei cartelli descrittivi relativi ai circa 250 alberi censiti negli anni precedenti,
  • all’avvio di un Bando con le relative disposizioni per la presentazione delle domande per l’erogazione di contributi relativi alle spese sostenute per il monitoraggio (valutazioni fitosanitarie e di stabilità) e la cura (potature, consolidamenti, deimpermeabilizzazione delle aree di protezione, ecc.) degli alberi, attualmente censiti ed inseriti nell’elenco regionale. 

Il Bando ha durata biennale con previsione di due finestre istruttorie all’anno, nel corso del 2023 sono risultate ammissibili 21 istanze per un contributo ammesso di 45.818,99 euro.

Ulteriori informazioni sono disponibili nella pagina dedicata sul sito web regionale.

Ecologia, biodiversità e genetica

Anno
2024

Con l’obiettivo di mantenere o migliorare la biodiversità degli ecosistemi forestali, la Regione Piemonte promuove da tempo specifiche azioni. Tra queste va citata l’attività di individuazione e caratterizzazione dei popolamenti forestali idonei alla raccolta di sementi di specie autoctone, arboree ed arbustive, da destinare alla vivaistica. Si tratta di attività di ricerca intraprese in Piemonte fin dalla metà degli anni Novanta, proseguite anche nel corso del 2023 con il supporto dell’IPLA.

Con D.D. n. 308/A1614A del 28/4/2023 si è provveduto all’aggiornamento del Registro regionale dei materiali di base per la vivaistica forestale, che attualmente contiene 272 materiali di base di specie arboree autoctone, localizzati in 133 popolamenti (per la massima parte boschi) classificati per la raccolta di frutti e semi . 

Nell’ambito della tutela e valorizzazione delle risorse genetiche forestali locali, con D.D, n. 1104 del 29/12/2023, è stato approvato l’affidamento ad IPLA delle seguenti attività, da svolgere con il supporto di centri di ricerca nazionali:

  1. caratterizzazione genetica dei materiali di base di specie prioritarie per gli interventi di imboschimento (piantagioni in aree planiziali) e rimboschimento (ripristino di aree forestali colpite da eventi meteorici estremi o incendi), in un’ottica di completamento e aggiornamento degli studi già realizzati entro il 2010 a livello regionale;
  2. studio della resistenza/resilienza rispetto ai cambiamenti climatici (in particolare siccità e caldo estremi) di materiali di base di specie prioritarie, ai fini della loro tutela e valorizzazione all’interno della filiera vivaistica;
  3. progettazione di nuovi arboreti da seme di specie sporadiche e miglioramento della gestione di quelli esistenti.

E’ inoltre proseguita l’attività del gruppo di lavoro interregionale sulla vivaistica forestale, creato a fine 2022. Si tratta di un gruppo di lavoro tecnico, che, insieme a Settore Foreste e al Settore Lavori in amministrazione diretta di sistemazione idraulico-forestale, di tutela del territorio e vivaistica forestale della Regione Piemonte, coinvolge attualmente ERSAF e Regione Lombardia, Veneto Agricoltura e Regione Veneto, e le Regioni Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Liguria. Obiettivo del gruppo è confrontarsi e realizzare attività comuni su individuazione e descrizione dei popolamenti da seme, caratterizzazione genetica dei materiali di base, formazione degli operatori della filiera vivaistica. Nel 2023, oltre alla attività svolte da remoto, sono state svolte due riunioni in presenza, presso i vivai di Albano Vercellese e Montecchio Precalcino, e attività di formazione sulla raccolta di frutti e semi rivolte agli operai forestali regionali piemontesi, ma aperte a rappresentanti delle altre Regioni.

Infine, nel corso del 2023 è proseguita l’attività, affidata a CSI Piemonte con il supporto di IPLA e del CREA–Foreste e legno di Casale Monferrato, di realizzazione di un nuovo sistema integrato di servizi on line volti a strutturare a livello informatico la filiera vivaistica forestale regionale, dalla raccolta di frutti e semi alla commercializzazione delle piantine di specie autoctone arboree ed arbustive, ma anche pioppelle, e di creare un ambiente favorevole all’incontro tra domanda e offerta di materiali forestali di moltiplicazione da impiegare in interventi di forestazione, rinaturalizzazione e arboricoltura da legno. aumentando l'efficacia delle varie fonti di finanziamento e permettendo, nel contempo, agli operatori del settore un migliore orientamento della produzione.

Il cuore del progetto, finanziato con i fondi del PSR 2014-22, sarà la realizzazione e messa a disposizione del Portale dei Materiali Forestali di Moltiplicazione in Piemonte costituito da Servizi di gestione e pubblicazione della disponibilità (dedicato al settore privato) e della domanda, indirizzato alle Pubbliche Amministrazioni. Allo scopo di offrire un’ulteriore opportunità di sviluppo della filiera vivaistica forestale regionale, sarà attivato un mercato telematico sperimentale che possa consentire ai vivaisti di contrarre con altri soggetti privati direttamente on line. L’utilizzo delle nuove piattaforme consentirà inoltre agli operatori di adempiere ad alcune delle disposizioni normative (tenuta del registro di carico e scarico, dichiarazione annuale della consistenza del materiale detenuto in azienda), con riduzione dei tempi e costi per l'azienda.

A livello normativo, nel corso del 2023 il Settore Foreste ha predisposto una bozza di procedure tecnico-amministrativo per dettagliare quanto previsto dal Regolamento regionale 1/R del 22/2/2022 relativo alla produzione e commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione.
 

La biodiversità forestale


La biodiversità forestale considera non solo la varietà di specie arboree in bosco, ma l’insieme delle specie animali e vegetali presenti e le condizioni ecologiche che ne determinano la presenza.

Nei diversi habitat forestali presenti in Piemonte, il livello di biodiversità è molto variabile, sia in relazione alle caratteristiche naturali, sia al tipo di utilizzo storico da parte dell’uomo che ha prodotto cambiamenti alla composizione specifica, alla struttura o all’estensione dei boschi.

In Piemonte, come in Italia e in gran parte dell’Europa, non esistono foreste vergini, ma esistono limitate aree in cui sono presenti tutte le fasi di crescita del bosco, dalla rinnovazione agli alberi di grandi dimensioni, vivi e morti in piedi, e non soggette a interventi selvicolturali da molte decine di anni . Questi alcuni dei requisiti dei boschi vetusti, come definiti dall’art. 3, comma 2, lettera s -bis ) e l’art. 7, comma 13 -bis ) del D.lgs. 34/2018 (il cosiddetto TUFF) e dettagliati dalle Linee guida per l’identificazione delle aree definibili come boschi vetusti, approvate con Decreto MiPAAF del 18 novembre 2021. 

A seguito del trasferimento di fondi dallo Stato (Fondo nazionale Foreste), a fine 2022 è stato approvato un progetto per l’individuazione di boschi vetusti in Piemonte, affidato all’IPLA con il supporto del DISAFA Università di Torino Nell’estate - autunno 2023 sono stati svolti i primi sopralluoghi, che hanno interessato 4 popolamenti situati nelle province di CN, TO, BI e VC.

La Regione Piemonte, unitamente ad IPLA e DISAFA, ha partecipato al primo workshop nazionale dedicato a “La Rete dei boschi vetusti d’Italia” che si è svolto in Abruzzo a maggio 2023, nel corso del quale si è svolto un sopralluogo presso l’abetina di Rosello, indicata come primo bosco vetusto d’Italia ad essere inserito nella rete nazionale. A giugno 2023, infine, si è svolto un incontro con gli Enti di gestione delle aree protette con l’obiettivo principale di coinvolgere il personale in attività di monitoraggio e vigilanza riguardo alcune risorse del patrimonio forestale regionale (boschi da seme e boschi vetusti) e alcune criticità legate a specie esotiche invasive.

Sempre in tema di tutela della biodiversità, occorre rivolgere particolare attenzione all'introduzione di specie esotiche invasive.

Infatti, negli ambienti forestali la diffusione delle invasive può essere causa di forte degrado, poiché ne modifica la composizione specifica e ne altera la struttura, con conseguenze su produzione, protezione dei versanti, conservazione della biodiversità ed anche del paesaggio.

Per maggiori approfondimenti consulta le seguenti guide selvicolturali:

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:

Per ulteriori approfondimenti inerenti la caratterizzazione genetica dei popolamenti forestali piemontesi si può consultare la serie di Monografie pubblicate sulla rivista forestale Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi dal Dicembre 2011 ad oggi.

Istanze di tagli boschivi

Anno
2024

La realizzazione degli interventi selvicolturali, secondo le previsioni della legge forestale regionale, è preventivamente soggetta a comunicazione semplice o ad autorizzazione regionale.

Gli interessati (Cittadini, Imprese Forestali, Enti pubblici, Tecnici Forestali) possono presentare le istanze di taglio direttamente attraverso l’utilizzo dell’applicativo web dedicato oppure con l’assistenza di uno dei 90 Sportelli Forestali e Punti Informativi Forestali attivi sul territorio regionale o presso il Punto Informativo Forestale Mobile (PIFM), allestito su camper, attivo per un anno a partire dal mese di novembre 2023.

Figura 1. Cantiere forestale

Nel corso dell’ultima stagione silvana (1 settembre 2022 – 31 agosto 2023), sulla base delle segnalazioni d’intervento presentate, sono stati tagliati 4.902 ettari, con un prelievo di circa 383.400 metri cubi di materiale legnoso. Rispetto alle stagioni silvane precedenti si riscontra un aumento significativo delle quantità utilizzate (tabella 3).

Nel periodo compreso tra settembre 2011 e agosto 2023, pari a 12 stagioni silvane, sono stati tagliati circa 42.500 ha (con una media di circa 3.500 ettari/anno).

Nel periodo considerato sono state presentate oltre 49.900 istanze di taglio, circa 4.150 all’anno. Le comunicazioni semplici rappresentano oltre il 97% del totale delle istanze.

Tabella 1. Riepilogo dei tagli boschivi negli anni 2011-2023

In base alle valutazioni effettuate nel Piano Forestale Regionale, considerando la sola superficie forestale accessibile in quanto servita da viabilità, si stima che il volume annuo legnoso potenzialmente utilizzabile, con uno scenario quindicennale, ammonti a circa 1,4 milioni m3/anno, equivalente al prelievo di 5,8 m3/ha/anno; si tratta di una entità pari all’incremento legnoso medio, che quindi non intaccherebbe il capitale boschivo in piedi. I volumi di taglio che derivano dalle comunicazioni ai sensi del Regolamento Forestale regionale si attestano su un prelievo annuo di circa 0,5 m3/ha/anno, quindi molto inferiore a quello massimo ipotizzabile con una gestione forestale sostenibile.

I dati dell'ultima stagione silvana (2022-2023) evidenziano che poco meno della metà delle istanze sono state presentate nei territori della Provincia di Cuneo e della Città Metropolitana di Torino (tab. 2).

Tabella 2. Istanze presentate per Provincia/Città Metropolitana

La Provincia di Cuneo e della Città Metropolitana di Torino mantengono anche il primato relativo alle superfici tagliate (tab. 3).

Tabella 3. Superfici percorse dal taglio per Provincia/Città Metropolitana

L’analisi della superficie utilizzata in relazione alla forma di governo indicano una leggera prevalenza per gli interventi nelle fustaie rispetto ai cedui (castagneti, robinieti e altri cedui), circa un quarto degli interventi ha riguardato popolamenti caratterizzati dal governo misto (tab. 4).

Tabella 4. Superfici boscate percorse al taglio per forma di governo

Per quanto riguarda i prelievi medi ad ettaro, questi sono più elevati per le ceduazioni e in particolare per i tagli nel castagneto, dove si evidenzia l'elevata biomassa disponibile dovuta all'abbandono dei cedui a regime (tab. 5).

Tabella 5. Superfici boscate percorse al taglio per tipo di intervento selvicolturale

Le specie maggiormente utilizzate sono, in ordine, il castagno, il faggio, la robinia e il larice: queste rappresentano le specie caratterizzanti oltre i due terzi della superficie tagliata e sono, peraltro, le specie più rappresentate sul territorio regionale

L'analisi territoriale secondo la classificazione altimetrica ISTAT indica che circa metà della superficie tagliata è in montagna (50%), seguita da collina (24%) e pianura (26%).

Il 25% della superficie tagliata ricade in Aree naturali protette, dato in linea con il fatto che in tali aree è sempre obbligatorio inviare la segnalazione di taglio.

Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito ufficiale della Regione Piemonte - Foreste e alla sezione del Cruscotto di conoscenze del patrimonio naturale piemontese dedicata ai tagli boschivi.

Carta e superficie forestale

Anno
2024

Dalla carta forestale (edizione 2016) risulta che la superficie forestale complessiva del Piemonte è pari a 976.953 ha.

Il dato comprende i soprassuoli forestali, le aree dedicate all’arboricoltura da legno e le “Altre superfici forestali a copertura arboreo-arbustiva, come i boschi di neoformazione e i popolamenti a prevalenza di conifere posti ai limiti superiori della vegetazione forestale o in zone con forti limitazioni (rupi boscate, greti, ecc…) che localmente ne impediscono l’espansione o l’aumento della copertura.

Nel quindicennio intercorso dal rilievo della precedente edizione della carta forestale (SIFOR - anno medio 2000), si è registrato un incremento di superfici boscate pari a 44.740 ha (4,6%).

I soli boschi, al netto delle aree trasformate in altre destinazioni d’uso, sono aumentati di 57.854 ettari (6,6%).

Il confronto con la prima carta forestale regionale (pubblicata nel 1980) evidenzia un aumento della superficie forestale del 38% circa e più che raddoppiata rispetto ai dati risalenti all’Unità d’Italia (Tab. 1).

L’aumento della superficie forestale è dovuto principalmente al progressivo processo di colonizzazione delle aree agricole e pascolive abbandonate a partire dal secondo dopoguerra ed in minima parte a iniziative di rimboschimento artificiale.

Tabella 1. Superficie forestale regionale

Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito della Regione Piemonte e in particolare al report "La carta forestale del Piemonte - Aggiornamento 2016". 

Figura 1. Carta forestale del Piemonte

Ulteriori dati sono presenti in scarico sul sito web di Arpa Piemonte alla sezione dedicata agli indicatori ambientali. 

Tra le 21 categorie forestali individuate dalla carta forestale, quelle maggiormente rappresentate, che nel complesso occupano circa i 2/3 della superficie boscata regionale, sono i Castagneti (22%; 206.977 ha), le Faggete (15%; 141.599 ha), i Robinieti (12% 117.483 ha), i Larici-cembrete (10% 92.533 ha) e le Boscaglie pioniere e d’invasione (8% 74.995 ha). 

La maggior parte dei boschi piemontesi si trova in montagna (72%, con un indice di boscosità del 57%), seguono la collina (19%, con un indice di boscosità del 40%) e la pianura (9%, con un indice di boscosità del 10%).

La distribuzione delle superfici boscate a livello di province/aree metropolitane è riportata nella tabella sottostante.

Tabella 2. Distribuzione delle Superfici boscate per Provincia/area metropolitana

Per ulteriori approfondimenti si può fare riferimento alla sezione del Cruscotto di conoscenze del patrimonio naturale piemontese dedicata alle superfici forestali. L’argomento è stato sviluppato in diverse precedenti edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:

Foreste, fattori sul territorio

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La gestione sostenibile delle Foreste concorre all' obiettivo 15 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU: Proteggere, ripristinare, favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica.

I boschi in Piemonte sono una importante realtà, ricoprendo più di 1/3 del territorio regionale e con superficie tutt’ora in aumento spontaneo. Le foreste sono una risorsa di primaria rilevanza che svolge molteplici funzioni, oggi definite globalmente come servizi ecosistemici.

Per ribadire l'importanza delle foreste, il 21 marzo di ogni anno si celebra la Giornata mondiale delle foreste.

I boschi sono entità ambientali modellate da fattori naturali (clima, geomorfologia, suoli, ecologia delle specie, etc) e da fattori antropici (gestione selvicolturale, abbandono, imboschimento spontaneo o guidato, disboscamento, inquinamento ecc.). La millenaria azione dell’uomo ha profondamente modificato la composizione delle cenosi boschive naturali: basti ricordare che in assenza dell’uomo in Piemonte tutte le terre al disotto dei 2.500 m di quota media sarebbero boscate.

Anche i boschi oggi presenti sono assai diversi da quelli naturali, alcuni esempi: i lariceti in purezza che caratterizzano le Alpi derivano dalla sistematica eliminazione del pino cembro e degli abeti per favorire il pascolo; le faggete pure sono state plasmate dall’utilizzo per carbone a spese di abeti e altre latifoglie; i castagneti derivano da antico impianto di una specie sporadica per ottenere frutti e legno, soppiantando querceti e faggete; i robinieti derivano da una specie esotica introdotta per necessità di legna da ardere. Negli ultimi decenni a seguito dell’abbandono delle aree montane e collinari meno favorevoli all’agricoltura si osserva una ricolonizzazione spontanea del bosco (acero-frassineti, boscaglie, arbusteti, robinieti), con un raddoppio della superficie dal secondo dopoguerra, fenomeno senza precedenti negli ultimi secoli.

Si stima che la raccolta di legno sia meno di metà del prelievo sostenibile, attestandosi su circa 1/4 di quanto cresce annualmente. A seguito della rarefazione degli interventi di taglio anche la composizione e la struttura dei boschi variano, sia arricchendosi di specie e rinaturalizzandosi (es. il gran ritorno del pino cembro nei lariceti, la spontanea conversione a fustaia dei cedui di faggio), sia collassando dove instabili (es. cedui di castagno abbandonati, rimboschimenti di conifere). L’aumento della superficie boscata ove non gestito non ha solo aspetti positivi, in quanto modifica il paesaggio rurale tradizionale e riduce gli habitat per alcune specie animali e vegetali.

I cambiamenti sono influenzati anche da fattori climatici, fitopatologici, e dall’introduzione di specie esotiche invasive vegetali o animali, spesso strettamente correlati tra loro: i già rari boschi di pianura e fluviali subiscono la colonizzazione di specie esotiche invasive (ailanto, quercia rossa, ciliegio tardivo e acero americani, reinutria del Giappone, buddleia ecc.), favorite anche dal deperimento delle querce per stress idrici; le sequenze di inverni miti innescano vari parassiti, come la processionaria del pino.

Al contrario i boschi cedui di facile accesso sono ancora sottoposti ad un utilizzo costante soprattutto per fornire legna da ardere, il cui consumo regionale da parte delle famiglie è stimato in almeno 2 milioni di tonnellate/anno. Per assicurare la conservazione e la funzionalità di questa risorsa ambientale per l’uomo e le sue attività, tutti questi fattori devono essere conosciuti, orientati e governati con decisioni politiche e strumenti tecnici.

Anno
2024

PNRR - Architetture rurali

La Componente M1C3 del PNRR ha l’obiettivo di rilanciare i settori economici della cultura e del turismo, che all’interno del sistema produttivo giocano un ruolo particolare, sia in quanto espressione dell’identità del Paese, sia per il peso che hanno nell’economia nazionale. Inoltre i settori del comparto sono tra quelli con la più alta incidenza di lavoro giovanile e femminile.

In relazione alle misure in ambito culturale stabilite dal PNRR, la Regione Piemonte è stata nominata con D.M. 18 marzo 2022 soggetto attuatore della misura PNRR. M1C3 Investimento 2.2. “Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale”.

L’avviso nasce come risposta ad una esigenza di tutela del patrimonio rurale diffuso sul territorio, caratterizzato da una presenza capillare legata al tessuto produttivo e alle peculiarità paesaggistiche. 

Molti edifici rurali, originariamente destinati a scopi abitativi (es.: casali, fattorie), produttivi (es.: case coloniche, stalle, mulini, frantoi), religiosi (chiese rurali, edicole votive), didattici (scuole rurali, fattorie didattiche) e strutture agricole hanno subito un progressivo processo di abbandono, degrado e alterazioni che ne ha compromesso le caratteristiche tipologiche e costruttive e il loro rapporto con gli spazi circostanti. 

L’intervento mira pertanto a migliorare la qualità paesaggistica del territorio nazionale e favorire il trasferimento di buone pratiche, nonché l’implementazione di soluzioni innovative anche tecnologiche per migliorare l’accessibilità per persone con disabilità fisica e sensoriale. Il recupero del patrimonio edilizio rurale, ove coniugato ad interventi per migliorarne l’efficienza energetica, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali. Allo stesso modo, le colture agro-forestali-pastorali di interesse storico sono caratterizzate da bassi apporti energetici esterni e da un’ottima capacità di assorbimento della CO2, spesso superiore alle foreste. 

L’intervento, inoltre, restituisce alla collettività e in molti casi all’uso pubblico un patrimonio edilizio sottoutilizzato e non accessibile al pubblico; il suo recupero favorisce non solo le attività legate al mondo agricolo ma anche la creazione di servizi a beneficio della fruizione culturale e turistica, come i piccoli musei locali legati al mondo rurale che svolgono un ruolo importante nelle comunità locali promuovendo la conoscenza e la memoria. 

L’investimento 2.2 “Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale” è pertanto finalizzato alla realizzazione di un’azione sistematica di conoscenza, tutela e valorizzazione di edifici storici rurali e del paesaggio rurale, attraverso il perseguimento dei seguenti principali obiettivi: 

  • Preservare i valori dei paesaggi rurali storici attraverso la tutela e la valorizzazione dei beni della cultura materiale e immateriale e al mantenimento e ripristino della qualità paesaggistica dei luoghi; 
  • Promuovere la creazione di iniziative e attività legate ad una fruizione turistico-culturale sostenibile, alle tradizioni e alla cultura locale. 

Con l’investimento M1C3 Intervento 2.2 l’importo assegnato dal MIC alla Regione Piemonte ammonta ad Euro 39.494.512,07 e coinvolge oltre 300 beneficiari, in particolare persone fisiche e soggetti privati profit e non profit, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, enti del terzo settore e altre associazioni, fondazioni, cooperative, imprese in forma individuale o societaria, che siano proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili appartenenti al patrimonio culturale rurale, cui sono rivolte le azioni di sostegno. Importante è il ruolo della Soprintendenza e degli Enti Locali chiamati al rilascio delle autorizzazioni necessarie per l’attivazione dei progetti assegnatari di contributo.

A beneficiarne sono stati principalmente beni religiosi e beni che rappresentano varie categorie dell’architettura rurale, edifici e spazi che costituiscono testimonianze significative della storia delle comunità e dei sistemi rurali, nonché delle rispettive economie agricole tradizionali e dell’evoluzione del paesaggio. I progetti presentati sono volti infatti anche ad un miglioramento complessivo della qualità del paesaggio e all’attivazione di processi di valorizzazione territoriale, attraverso il potenziamento della fruizione culturale-turistica di tale patrimonio e l’integrazione con reti, itinerari, sistemi culturali.

I criteri di assegnazione hanno previsto il sostegno di progetti caratterizzati da una forte attenzione alla sostenibilità, collocati in territori di tutela paesaggistica e/o legati a piani o iniziative di carattere sovraregionale, come i cammini religiosi (Via Francigena) o i riconoscimenti UNESCO. In particolare, numerosi progetti finanziati appartengono ai territori compresi nell’area della Riserva della Biosfera UNESCO del Monviso e nelle aree del sito Patrimonio Mondiale dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, ma non mancano anche numerosi interventi nei territori appartenenti ad altri riconoscimenti UNESCO.

Anno
2024
Paragrafi

La Componente M1C3 del PNRR ha l’obiettivo di rilanciare i settori economici della cultura e del turismo, che all’interno del sistema produttivo giocano un ruolo particolare, sia in quanto espressione dell’identità del Paese, sia per il peso che hanno nell’economia nazionale. Inoltre i settori del comparto sono tra quelli con la più alta incidenza di lavoro giovanile e femminile.

In relazione alle misure in ambito culturale stabilite dal PNRR, la Regione Piemonte è stata nominata con D.M. 18 marzo 2022 soggetto attuatore della misura PNRR. M1C3 Investimento 2.2. “Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale”.

L’avviso nasce come risposta ad una esigenza di tutela del patrimonio rurale diffuso sul territorio, caratterizzato da una presenza capillare legata al tessuto produttivo e alle peculiarità paesaggistiche. 

Molti edifici rurali, originariamente destinati a scopi abitativi (es.: casali, fattorie), produttivi (es.: case coloniche, stalle, mulini, frantoi), religiosi (chiese rurali, edicole votive), didattici (scuole rurali, fattorie didattiche) e strutture agricole hanno subito un progressivo processo di abbandono, degrado e alterazioni che ne ha compromesso le caratteristiche tipologiche e costruttive e il loro rapporto con gli spazi circostanti. 

L’intervento mira pertanto a migliorare la qualità paesaggistica del territorio nazionale e favorire il trasferimento di buone pratiche, nonché l’implementazione di soluzioni innovative anche tecnologiche per migliorare l’accessibilità per persone con disabilità fisica e sensoriale. Il recupero del patrimonio edilizio rurale, ove coniugato ad interventi per migliorarne l’efficienza energetica, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali. Allo stesso modo, le colture agro-forestali-pastorali di interesse storico sono caratterizzate da bassi apporti energetici esterni e da un’ottima capacità di assorbimento della CO2, spesso superiore alle foreste. 

L’intervento, inoltre, restituisce alla collettività e in molti casi all’uso pubblico un patrimonio edilizio sottoutilizzato e non accessibile al pubblico; il suo recupero favorisce non solo le attività legate al mondo agricolo ma anche la creazione di servizi a beneficio della fruizione culturale e turistica, come i piccoli musei locali legati al mondo rurale che svolgono un ruolo importante nelle comunità locali promuovendo la conoscenza e la memoria. 

L’investimento 2.2 “Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale” è pertanto finalizzato alla realizzazione di un’azione sistematica di conoscenza, tutela e valorizzazione di edifici storici rurali e del paesaggio rurale, attraverso il perseguimento dei seguenti principali obiettivi: 

  • Preservare i valori dei paesaggi rurali storici attraverso la tutela e la valorizzazione dei beni della cultura materiale e immateriale e al mantenimento e ripristino della qualità paesaggistica dei luoghi; 
  • Promuovere la creazione di iniziative e attività legate ad una fruizione turistico-culturale sostenibile, alle tradizioni e alla cultura locale. 

Con l’investimento M1C3 Intervento 2.2 l’importo assegnato dal MIC alla Regione Piemonte ammonta ad Euro 39.494.512,07 e coinvolge oltre 300 beneficiari, in particolare persone fisiche e soggetti privati profit e non profit, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, enti del terzo settore e altre associazioni, fondazioni, cooperative, imprese in forma individuale o societaria, che siano proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili appartenenti al patrimonio culturale rurale, cui sono rivolte le azioni di sostegno. Importante è il ruolo della Soprintendenza e degli Enti Locali chiamati al rilascio delle autorizzazioni necessarie per l’attivazione dei progetti assegnatari di contributo.

A beneficiarne sono stati principalmente beni religiosi e beni che rappresentano varie categorie dell’architettura rurale, edifici e spazi che costituiscono testimonianze significative della storia delle comunità e dei sistemi rurali, nonché delle rispettive economie agricole tradizionali e dell’evoluzione del paesaggio. I progetti presentati sono volti infatti anche ad un miglioramento complessivo della qualità del paesaggio e all’attivazione di processi di valorizzazione territoriale, attraverso il potenziamento della fruizione culturale-turistica di tale patrimonio e l’integrazione con reti, itinerari, sistemi culturali.

I criteri di assegnazione hanno previsto il sostegno di progetti caratterizzati da una forte attenzione alla sostenibilità, collocati in territori di tutela paesaggistica e/o legati a piani o iniziative di carattere sovraregionale, come i cammini religiosi (Via Francigena) o i riconoscimenti UNESCO. In particolare, numerosi progetti finanziati appartengono ai territori compresi nell’area della Riserva della Biosfera UNESCO del Monviso e nelle aree del sito Patrimonio Mondiale dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, ma non mancano anche numerosi interventi nei territori appartenenti ad altri riconoscimenti UNESCO.

Anno
2024

Siti UNESCO del Piemonte

Anno
2024

Da decenni l’UNESCO sostiene il ruolo chiave della cultura nelle politiche di sviluppo, facendo di questo tema una delle proprie missioni istituzionali ed impegnandosi per sensibilizzare i decisori internazionali ad intendere le iniziative e gli investimenti in ambito culturale come essenziali per garantire che i processi di globalizzazione siano di beneficio e non vadano a discapito delle comunità locali, e ad integrare gli aspetti culturali nelle politiche pubbliche, dall’educazione alle scienze, all’ambiente, alla pianificazione urbanistica, al turismo.

L’approccio allo sviluppo incentrato sulla cultura, intesa non come rigido schema di valori a cui aderire o da mantenere, ma come forza dinamica composta da eredità e creatività, è stato assunto in diverse risoluzioni delle Nazioni Unite, fino all’Agenda 2030 nel 2015. Sebbene l’ Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile non abbia individuato per l’ambito culturale un obiettivo specifico, gli conferisce un ruolo trasversale e fondante per il raggiungimento dei vari obiettivi di sostenibilità - dalla dignità del lavoro all’educazione di qualità, dal consumo e dalla produzione responsabile alla pianificazione di città e insediamenti umani sostenibili.

Un’azione di sviluppo che non tenga conto anche degli aspetti culturali non può dirsi sostenibile; al contrario integrare la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale, promuovere ed incoraggiare il dialogo, la creatività e la diversità culturale, sostenere prodotti e saperi locali, oltre a contribuire in maniera diretta allo sviluppo del settore culturale attraverso il sostegno delle industrie creative e apportando benefici in termini di lotta alla povertà e coesione sociale, favorisce anche una crescita calibrata sul contesto locale.

Lo sforzo dell’UNESCO nell’assicurare la continuità di tale approccio è garantito da decenni ed ha condotto nel 2019 alla definizione degli Indicatori tematici per la cultura nell’Agenda 2030 (Culture|2030 Indicators), che intendono fornire uno strumento di sensibilizzazione ulteriore, dimostrando in modo misurabile il contributo che la cultura e l’attuazione delle Convenzioni culturali danno all’implementazione degli obiettivi di sostenibilità.

Esaminando le principali Liste, create in attuazione delle Convenzioni internazionali o dei programmi promossi dall’UNESCO, emerge quanto gli obiettivi di base siano integrabili e come gli strumenti di attuazione consentano di agire a livello locale, ma con valenze che superano i confini territoriali, e di sperimentare modelli di sviluppo che promuovono la diversità culturale e la sostenibilità su ampia scala, considerata la molteplicità di soggetti e valori coinvolti:

  • la Lista del Patrimonio Mondiale (in attuazione della Convenzione sulla protezione del patrimonio Mondiale, culturale e naturale del 1972), da principio incentrata sulla conservazione e la protezione di elementi puntuali, si è più recentemente evoluta verso una lettura attenta alla salvaguardia del contesto e della molteplicità dei valori di un territorio o di un fenomeno, nonché al ruolo centrale delle comunità;
  • la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio immateriale del 2003 e la Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali del 2005 sono intervenute per sancire la necessità di salvaguardare la diversità culturale, secondo il fine ultimo di creare condizioni propizie allo sviluppo sostenibile, rinnovando altresì l’impegno alla sensibilizzazione ed al coinvolgimento dei cittadini, la cui consapevolezza e partecipazione sono la chiave per garantire il raggiungimento di obiettivi condivisi; in particolare, la Lista del Patrimonio Culturale immateriale è stata creata con l’obiettivo di rappresentare la diversità del patrimonio intangibile dell’umanità e ad aumentare la consapevolezza della sua importanza e del suo valore.
  • nel 2004 è stato avviato il programma della Rete delle Città Creative per promuovere la cooperazione tra le città che hanno identificato nell’industria culturale e creativa la chiave per lo sviluppo urbano sostenibile;
  • i programmi UNESCO che conferiscono riconoscimenti nel campo delle scienze promuovono su base scientifica un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente (Riserve del programma Uomo e Biosfera) e la diversità geologica (Geoparchi Mondiali) secondo un approccio olistico, focalizzato sulle comunità, che considera in maniera unitaria conservazione, educazione e sviluppo ed integra diversità naturale e culturale.

     

Con cinque siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale (Residenze Sabaude, Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, Siti Palafitticoli Preistorici dell'Arco Alpino, Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Ivrea Città Industriale del XX secolo), quattro elementi nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale (Arte dei suonatori di corno da caccia, Arte della costruzione in pietra a secco, Alpinismo e Cerca e cavatura del tartufo), tre aree riconosciute come Riserve della Biosfera nell’ambito del Programma Uomo e Biosfera (Ticino Val Grande Verbano, Monviso, Collina Po) ed una nella Rete dei Geoparchi Mondiali (Geoparco Sesia Val Grande), tre Città creative (Torino per il Design, Alba per la Gastronomia, Biella per l’Artigianato e l’arte popolare) e numerose candidature in corso, gran parte del territorio e delle comunità piemontesi sono interessate da riconoscimenti connessi all’attuazione delle Convenzioni o dei programmi UNESCO. 
 

Sul territorio sono anche presenti due Cattedre UNESCO (Sviluppo sostenibile e gestione del territorio presso l’Università degli Studi di Torino e Nuovi paradigmi e strumenti per la gestione del paesaggio bio-culturale presso il Politecnico di Torino).

La Regione riconosce la valenza strategica delle designazioni conferite dall’UNESCO, impegnandosi nel loro sostegno, in quanto eccellenze da non intendersi come destinazioni per un turismo di consumo, quanto piuttosto come occasioni per costruire modelli di salvaguardia di saperi e risorse culturali e naturali, di fruizione e sviluppo economico integrato, attento al dialogo con le comunità e alle relazioni con tematiche di grande scala, quali il cambiamento climatico e i fenomeni migratori.
Per sviluppare tale potenziale, come previsto dalla legge regionale 1 agosto 2018, n. 11 “Disposizioni coordinate in materia di cultura”, è stato istituito il Tavolo di lavoro Distretto Piemonte UNESCO, di cui fanno parte i rappresentanti di tutti i soggetti che gestiscono i riconoscimenti UNESCO piemontesi, finalizzato a promuovere la partecipazione nell’ambito della programmazione dell’attività regionale, il coordinamento e lo scambio di conoscenze ed informazioni, l'integrazione di progetti, lo sviluppo di attività multidisciplinari e l'ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie, per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Nella stessa ottica, l’amministrazione ha individuato nei riconoscimenti UNESCO un ambito strategico per l’assegnazione e l’impiego di risorse europee di investimento finalizzate al recupero e all’ampliamento della fruizione del patrimonio culturale per la promozione di modelli di crescita sostenibile dei territori. 

Anche la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile identifica i riconoscimenti UNESCO come strumenti di gestione del territorio e delle comunità, veri e propri “laboratori di sostenibilità” e strumenti concreti per la territorializzazione degli obiettivi delle Macro Aree Strategiche di Intervento. In particolare la valorizzazione di tali esperienze concorre agli obiettivi della MAS1 (Accompagnare la transizione del sistema produttivo piemontese verso un modello in grado di coniugare competitività e sostenibilità) e della MAS3 (Curare il patrimonio culturale e ambientale e la resilienza dei territori).


Il riconoscimento conferito dall'UNESCO non si limita pertanto ad uno sterile marchio utilizzato a fini promozionali, ma conferisce un ruolo attivo e specifico di azione e coinvolgimento territoriale, di sensibilizzazione e riflessione, come dimostrano alcune recenti esperienze:

  1. il sito Patrimonio Mondiale di Ivrea Città Industriale ha condotto un adeguamento del Piano di Gestione ai criteri di sostenibilità posti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU e dal documento UNESCO Culture 2030 Indicators. Tale attività si accompagna a un primo bilancio dell’attuazione del Piano di Gestione e all'implementazione del processo di Community Development.
  2. b) la Riserva della Biosfera Monviso ha avviato la procedura per il mantenimento del riconoscimento UNESCO attraverso la compilazione del report di revisione periodica volto a dimostrare l'adempimento alle funzioni previste per una Riserva della Biosfera, ovvero: trovare un equilibrio che duri nel tempo tra conservazione della biodiversità, promozione di uno sviluppo sostenibile e salvaguardia dei valori culturali connessi; conservare la diversità biologica, delle risorse genetiche, delle specie, degli ecosistemi e dei paesaggi, e la diversità culturale; sviluppare progetti centrati principalmente sulle popolazioni locali, secondo modelli di gestione “sostenibile” del territorio; supportare progetti di dimostrazione, informazione, educazione ambientale, ricerca e monitoraggio collegati ai bisogni di conservazione e sviluppo sostenibile locale, nazionale e globale.
  3. c) il sito Patrimonio Mondiale Paesaggi vitivinicoli del Piemonte ha avviato la procedura di aggiornamento del Piano di Gestione e del sistema di monitoraggio , la cui ultima stesura risale al periodo di candidatura, ovvero al 2013, attraverso una metodologia partecipata che intende analizzare i diversi parametri coinvolti (agricoltura, paesaggio, turismo sostenibile, energia, acqua, risorse culturali, comunità locali, clima...) per delineare le linee strategiche di azione per il prossimo decennale.

Gestione integrata del ciclo delle acque

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La gestione integrata del ciclo delle acque concorre agli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, in particolare all'Obiettivo 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie ed in riferimento alla Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile (SRSvS), concorre in particolare agli obiettivi previsti nella macro-area strategica MAS 3 - Curare il patrimonio culturale e ambientale e la resilienza dei territori, attraverso la tutela delle acque, dei suoli, delle biodiversità, la riduzione delle marginalità territoriali e la valorizzazione delle risorse culturali, paesaggistiche e ambientali.

In particolare concorre alle seguenti priorità:

  • 3A Tutelare il suolo e le risorse naturali, ridurre gli impatti ambientali provocati dalle produzioni di rifiuti e ottimizzare il recupero dei rifiuti oggi ancora conferiti in discarica.
  • 3D Realizzare azioni di riqualificazione fluviale, minimizzare i carichi inquinanti nei suoli e nelle risorse idriche, potenziare i servizi e le infrastrutture idriche e loro gestione, tutelare i suoli specie nelle aree di montagna.

Si riportano nel dettaglio gli obiettivi della programmazione che concorrono alla attuazione della SRSvS:

  • Estensione, potenziamento ed adeguamento funzionale dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione in funzione di una loro maggiore efficienza, efficacia ed economicità.
  • Aumento della resilienza dei suddetti servizi agli effetti dei cambiamenti climatici, soprattutto in termini di sicurezza dell’approvvigionamento potabile.
  • Aggregazione delle gestioni del SII in funzione di una gestione unica a scala di ogni singolo ATO.
  • Riorganizzazione e potenziamento della filiera di riutilizzo e smaltimento dei fanghi di depurazione nonché aggiornamento della pianificazione regionale in materia.
  • Tutela del territorio montano e delle sue risorse naturali attraverso una quota della tariffa del SII che annualmente viene a tal fine destinata dagli Enti di governo d’Ambito.

Le norme in materia di Servizio Idrico Integrato (SII) sono mirate alla organizzazione del servizio secondo principi di efficienza, di efficacia e di economicità, traguardano l'obiettivo di una graduale aggregazione e industrializzazione dei soggetti gestori del servizio finalizzata al miglioramento dei livelli qualitativi del servizio erogato nonché al miglioramento delle prestazioni ambientali e di soddisfazione dell’utenza delle fasi di captazione, trasporto e distribuzione dell’acqua potabile, di collettamento e depurazione delle acque reflue urbane.

L'azione della Regione è finalizzata, nel perimetro delle proprie competenze, ad incentivare l’attuazione della riforma del servizio dal punto di vista dell’organizzazione, al raggiungimento di una più robusta condizione di ottemperanza alle normative comunitarie in materia di acque potabili e trattamento delle acque reflue, all’erogazione di un servizio di qualità e resiliente agli effetti del cambiamento climatico.

Anno
2024

Imprese in Piemonte, addetti

Capitolo
Industria
Anno
2024

Gli addetti nelle Unità locali delle imprese attive delle cinque categorie considerate sono 486.073 nel 2021. 

La maggior parte degli addetti lavora nelle attività manifatturiere (354.896 unità), seguono le costruzioni con 108.451 unità. 

Addetti nelle principali Unità locali delle imprese attive in Piemonte per attività economica Ateco 2007, anni 2012-2021 - Fonte ISTAT

Considerando l’andamento negli anni 2012-2021, si riscontrano 40.509 unità in meno nel 2021 rispetto al 2012, corrispondente al -7,7%, ma con una inversione di tendenza dal 2021 (+ 11.147 addetti rispetto al 2020 principalmente impiegati nelle Costruzioni). 

Per quanto riguarda la suddivisione provinciale, la provincia di Torino si conferma quella con il più elevato numero di addetti (235.898), seguita dalla provincia di Cuneo (80.100 addetti). 

Addetti nelle principali Unità locali delle imprese attive In Piemonte con suddivisione provinciale anni 2012-2021 - Fonte ISTAT

Imprese in Piemonte, unità locali

Capitolo
Industria
Anno
2024

I dati Istat attribuiscono al Piemonte per il 2021 un numero Unità locali delle imprese attive pari a 81.613 unità, considerando le categorie Ateco B (Estrazioni di minerali), C (Attività manifatturiere), D (Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata), E (Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento) ed F (Costruzioni).

Nell’ambito di queste categorie, la maggior presenza di unità locali risulta a carico delle Costruzioni (47.089), seguita dalle Attività Manifatturiere (31.737).

Mediamente nel periodo considerato il numero è diminuito del 12% con Estrazioni di minerali e Attività manifatturiere le categorie più colpite (-23,6% e -15,4% rispettivamente). In controtendenza la categoria Fornitura di energia elettrica con + 33,8% rispetto all’anno 2012. 

Da notare il netto incremento delle Costruzioni nel 2021 rispetto agli anni precedenti (anche se ancora non al livello del 2012).

Principali Unità locali delle imprese attive per attività economica Ateco 2007 Anni 2012-2021 - Fonte ISTAY

Il trend del medesimo periodo a livello provinciale mostra che tutte le province sono state interessate da una costante diminuzione nel periodo 2012-2019 e da una lieve ripresa iniziata nel 2020 e proseguita nel 2021.

Principali Unità locali delle imprese attive in Piemonte con suddivisione provinciale anni 2012-2021 - Fonte ISTAT