CLIMA

Pollini e Clima

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clima e pollini
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Da tempo è oggetto di approfondimento la relazione tra cambiamenti climatici e concentrazioni polliniche sotto l’ipotesi che un aumento della temperatura media globale induca un allungamento della stagione pollinica con un connesso anticipo di fioritura oltre ad un intensificarsi della quantità di polline emesso in atmosfera.

Le conseguenze sulla salute sono evidenti, si stima, infatti, che i pazienti allergici ai pollini debbano assumere farmaci per un periodo più lungo rispetto al passato. 

Inoltre, si stima un aumento di soggetti polisensibili, allergici a due o più specie.

Di recente evidenza è la dimostrazione di correlazione tra integrale pollinico annuale, specificamente quercia, e numero di encefaliti da zecche nei due anni successivi come comunicato durante la 16° giornata nazionale del polline, 21 marzo 2023, a cura della fondazione Mack di Trento.

Tutte le patologie allergiche sono in aumento e si stima che le manifestazioni cliniche oculari, rinosinusali e bronchiali da allergia al polline costituiscano la terza causa di malattia cronica. 

Le pollinosi sono un fenomeno che interessa oggi circa cinque milioni di italiani, con una tendenza in aumento a causa dei cambiamenti climatici. 

Questo giustifica e dà conto dell’importanza di avere una rete di monitoraggio che fornisca informazioni continue e aggiornate circa la concentrazione in aria dei pollini allergenici.

Sulle serie storiche di questi dati sono costruiti i calendari pollinici che sono un valido strumento ai fini di prevenzione e per attuare in modo tempestivo le terapie desensibilizzanti e i trattamenti antiallergici per i soggetti atopici.

Informazioni e risorse aggiuntive

Calendari pollinici Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/ambiente-e-salute/dipartimento-tematico/attivita-1/monitoraggio-pollini-allergenici/calendari-pollinici

16° giornata nazionale del polline, 21 marzo 2023, a cura della fondazione Mack di Trento https://www.youtube.com/watch?v=azcQegYB8dU

ISPRA Pollini allergenici in Italia: analisi dei trend 2010 - 2019 https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/pollini-allergenici-in-italia-analisi-dei-trend-2010-2019

Il rapporto IPCC spiegato dagli esperti italiani con i contenuti principali su Europa, Mediterraneo e Italia https://ipccitalia.cmcc.it/il-rapporto-ipcc-spiegato-dagli-esperti-italiani-con-i-contenuti-principali-su-europa-mediterraneo-e-italia/

William R. L. Anderegg, Leander D. L. Anderegg, Leonard Bielory, Patrick L. Kinney and Lewis Ziska (2021) Anthropogenic climate change is worsening North American pollen seasons PNAS Vol. 118 | No. 7 https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2013284118

Lewis H Ziska, László Makra, Susan K Harry, Nicolas Bruffaerts, Marijke Hendrickx, Frances Coates, Annika Saarto, Michel Thibaudon, Gilles Oliver, Athanasios Damialis, Athanasios Charalampopoulos, Despoina Vokou, Starri Heiđmarsson, Ellý Guđjohnsen, Maira Bonini, Jae-Won Oh, Krista Sullivan, Linda Ford, G Daniel Brooks, Dorota Myszkowska, Elena Severova, Regula Gehrig, Germán Darío Ramón, Paul J Beggs, Kim Knowlton, Allison R Crimmins (2019), Temperature-related changes in airborne allergenic pollen abundance and seasonality across the northern hemisphere: a retrospective data analysis, The Lancet Planetary Health, Volume 3, Issue 3, https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2542519619300154?via%3Dihub

Ziello C, Sparks TH, Estrella N, Belmonte J, Bergmann KC, Bucher E, et al. (2012) Changes to Airborne Pollen Counts across Europe. PLoS ONE 7(4): e34076. https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0034076
 

 

 

Anno
2024

Salute e Clima

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clima e salute
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Negli ultimi anni il cambiamento climatico ha attirato l’attenzione di ricercatori e opinione pubblica. 

I cambiamenti climatici esporranno le popolazioni ad alterazioni della disponibilità e della qualità di acqua, aria, cibo, prodotti agricoli e mezzi di sussistenza, con effetti diretti ed indiretti sulla salute.

L’area mediterranea è considerata particolarmente a rischio. In Italia, da sud a nord sono evidenti i fenomeni estremi di siccità ed ondate di calore, che colpiscono con maggiore frequenza ed intensità le aree urbane, dove risiede la maggior parte della popolazione nazionale.

L’elevata vulnerabilità del bacino del mediterraneo è confermata anche dal rapporto di sintesi del sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell'IPCC Italia presentato il 20 marzo 2023. 

Il documento evidenzia che “La regione Mediterranea si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate” con effetti singoli e combinati, su persone ed ecosistemi.

L’esposizione a temperature sempre più elevate nella stagione estiva porta, anche, ad un aumento della concentrazione di ozono, inquinante secondario prodotto nell'atmosfera in presenza di luce solare, e precursori chimici come gli ossidi di azoto (NOx) e i composti organici volatili (VOC), che provengono principalmente da attività di trasporto e industriali concentrate quasi esclusivamente nelle aree urbane. 

Tuttavia, i precursori dell'ozono possono anche avere un'origine naturale, come le emissioni di VOC, monossido di carbonio e metano effetto, per esempio, di incendi, la cui frequenza sarebbe in aumento nell’ipotesi di future continue riduzioni dei giorni interessati da precipitazioni. 

L’aumentato numero di incendi porterebbe, inoltre, ad una maggiore formazione di particolato, frazione più fine soprattutto, scientificamente associata a danni per la salute umana. 

Molto studiati e di chiaro impatto sulla salute sono gli inquinanti costantemente monitorati a livello europeo e nazionale. 

Dal 2003, gli studi sulle popolazioni umane dimostrano come le elevate temperature siano un possibile fattore responsabile, direttamente di numerosi esiti sanitari avversi per l’uomo. 

Le intense precipitazioni, invece, possono essere possibile causa di esiti sanitari sia diretti come la perdita di vite umane, che sia indiretti a seguito di frane e smottamenti che possono causare danni alle infrastrutture, come interruzione di strade e di energia elettrica, oppure difficoltà di accesso ad acqua potabile non contaminata. 

Infine, studi, sul mondo animale e vegetale evidenziano effetti delle temperature e delle precipitazioni sulla variazione di biodiversità con conseguente effetto indiretto del cambiamento climatico sulla salute umana. 

Le nuove specie animali e vegetali presenti sul territorio regionale, cosiddette specie aliene, sono strettamente connesse ad alcuni esiti sanitari. 

Per esempio, le zanzare possono essere veicolo di malattie come il dengue. 

Valutazioni su specie erbacee e arboree hanno dimostrato, inoltre, che i determinanti meteorologici rivestono un ruolo fondamentale sia nel processo di liberazione del polline, sia rispetto alla quantità di polline prodotto e al relativo andamento della pollinazione. 

Variazioni dovute a cambiamenti climatici possono essere evidenziate indirettamente anche attraverso l’andamento anticipato delle concentrazioni polliniche di alcune famiglie/generi botanici, così come attraverso l’allungamento della stagione pollinica o l’aumento dell’integrale pollinico (sottocapitoli variazioni nei calendari pollinici e notizia di quest’anno sul Corylus). 

Modifiche dell’andamento temporale e della quantità di polline aerodisperso sono responsabili delle variazioni di pollinosi nei soggetti allergici come polisensibilità, anticipo della manifestazione dei sintomi allergici e incremento del periodo di durata.

La relazione tra ambiente di vita e salute umana è oggetto di una specifica sezione del Piano Nazionale della Prevenzione Piano nazionale della prevenzione 2020 - 2025 cha tratta di ambiente, clima e salute.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che nelle regioni europee l’ambiente di vita possa essere responsabile di circa il 20% della mortalità.

Le indagini sempre più approfondite sulla stretta relazione tra ambiente e salute umana hanno determinato lo sviluppo di un approccio integrato che consideri non solo gli impatti dell’ambiente sulla salute dell’uomo ma anche sulla salute degli animali che condividono con l’uomo l’ambiente. La salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono, quindi, considerati elementi interconnessi indissolubilmente secondo l'approccio One Health

Seguendo questo approccio la valutazione dell’impatto dei determinanti ambientali sulla salute può essere studiato in due modi diversi:

  • valutazione degli impatti diretti dell’ambiente sulla salute umana, quali quelli provocati dall’inquinamento atmosferico, dai pollini e dalle ondate di calore;
  • valutazione degli impatti indiretti come gli effetti sulle malattie trasmissibili da vettori animali sulla cui presenza il fattore ambientale agisce, invece, direttamente.
     
Anno
2024

Emissioni di gas climalteranti

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emissioni
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I principali gas serra presenti nell’atmosfera terrestre sono il vapore acqueo (H2O), l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (N2O) e il metano (CH4). I gas serra di origine sia antropica sia naturale trattengono con un meccanismo molto efficace la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre, impedendone l’irraggiamento verso lo spazio. 

Mentre la presenza di vapore acqueo è legata al ciclo idrologico e dipende dalla temperatura dell’atmosfera, e quindi non risulta direttamente collegata alle attività antropiche, gli altri gas serra negli ultimi due secoli sono stati fortemente influenzati dalle attività dell’uomo.

Le attività umane e naturali determinano il rilascio in atmosfera di diverse sostanze climalteranti, tali rilasci costituiscono le emissioni, che possono subire dei processi di trasporto e trasformazione legati alla meteorologia e alla reattività chimica delle specie emesse ed essere infine misurate in termini di concentrazioni, che è la misura della presenza delle sostanze nell'aria ambiente.

Anno
2024

Clima a livello globale e gli scenari in Piemonte

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clima vari
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I rapporti annuali del Programma Ambientale delle Nazioni Unite, denominati Emissions Gap Report, presentano un’analisi dettagliata degli impegni di riduzione delle emissioni a livello globale e di quelli ulteriori necessari a limitare il riscaldamento globale, ricordando che anche che la metodologia con cui si arriva a stimare l’incremento finale è fondamentale, perché superamenti, anche temporanei, delle soglie di 1.5°C o 2°C, possono determinare impatti irreversibili. 

Sintesi dei dati climatici globali per il 2023 - Fonte Arpa Piemonte

Il rapporto del WMO ha confermato che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con la temperatura media globale pari a 1.45 °C in più rispetto ai valori preindustriali, con un margine di incertezza di ± 0.12 °C.

Il 2023 è risultato quindi il primo anno più caldo dal 1850; gli ultimi 9 anni sono stati i 9 più caldi mai registrati negli ultimi 174 anni. Insieme alle elevate concentrazioni di gas climalteranti, la transizione dei fenomeni la Niña, iniziata nel 2020 e durata fino al 2023 inoltrato, e il Niño, da settembre 2023, hanno contribuito all’innalzamento delle temperature globali sono persistite per gran parte dell’anno, per il terzo anno consecutivo.

Si stima che se il riscaldamento continua con lo stesso tasso di crescita che ha registrato negli ultimi 20 anni, è probabile che l’incremento di 1.5°C della temperatura media globale si verifichi tra il 2030 e la prima metà del secolo, in funzione degli sforzi che saranno applicati per ridurre le emissioni. Se questi saranno stringenti proprio nella fase iniziale, ossia nei prossimi dieci anni, sarà possibile dimezzare il contributo antropico al riscaldamento globale nel periodo 2020-2040. Viceversa, anche il tempo a disposizione per un adattamento efficace non sarà sufficiente, in particolare per gli elementi più vulnerabili.
La temperatura superficiale dell’oceano è aumentata di 0.9°C rispetto alla media 1850-2020 con un tasso di incremento importante negli ultimi anni Nel 2023 la temperatura superficiale dell’oceano è stata la più calda degli ultimi 174 anni.

Le concentrazioni di gas a effetto serra sono cresciute a partire dall’era preindustriale raggiungendo livelli che non hanno precedenti nella storia dell’umanità. La concentrazione di anidride carbonica, metano e protossido di azoto è aumentata dal 1750 ad oggi rispettivamente del 47%, 156% e 23%, raggiungendo i valori più elevati degli ultimi 800.000 anni.
Le concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera, che sono ormai costantemente al di sopra dei 400 ppm dal novembre del 2015, hanno raggiunto la media annuale di 421 ppm nel 2023. Il tasso di crescita delle emissioni nel 2023 è stato di +3.36 ppm, nel 2022 è stato di +1.81 ppm e nel 2021 di +2.37 ppm. Dal 2015 i valori di CO2 sono costantemente al di sopra dei 400 ppm, con un incremento medio annuo di 2.46 ppm negli ultimi 5 anni.

Secondo la NOAA, (National Oceanic and Atmospheric Administration) i livelli di anidride carbonica sono oggi più alti del 50% rispetto a prima dell’inizio dell’era industriale, cioè gli ultimi decenni del ‘700, il periodo che viene preso come riferimento base dalla climatologia per la concentrazione di CO2 in atmosfera.

L'aumento globale delle emissioni nel 2023 per tipo di combustibili fossili è del +1,1% per carbone, +1,5% per il petrolio e 0,5% per il gas naturale.

Il livello globale medio del mare dal 1900 è cresciuto di circa 20 cm ed è aumentato da 2.13 mm/anno nel periodo 1993 - 2002 fino a 4.77 mm/anno nel periodo 2014 – 2023; attraverso le misure da satellite, si stima che l’incremento sia di circa 3.3 mm/anno. Lungo le coste europee l’innalzamento è di circa 2-3mm/anno ad eccezione della zona del Baltico, dove è superiore ai 3mm.

Anche la criosfera mostra in modo drammatico gli effetti del riscaldamento globale: a dicembre 2023, l'estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il decimo valore più basso, il 3% sotto la media, ben al di sopra del valore più basso di dicembre registrato nel 2016 (7% sotto la media). Le concentrazioni di ghiaccio marino erano superiori alla media nel Mare di Groenlandia (una caratteristica persistente da ottobre), mentre nella regione settentrionale del Canada prevalevano concentrazioni inferiori alla media, in coincidenza con condizioni molto più calde della media.
L’estensione del ghiaccio marino antartico è stata la seconda più bassa nel mese di dicembre, inferiore del 15% alla media, dopo aver raggiunto valori record per il periodo dell’anno con ampi margini per sei mesi consecutivi all’inizio dell’anno. 
I ghiacciai dell’America nord-occidentale e delle Alpi europee mostrano una estrema riduzione della massa glaciale, in particolare Svizzera i ghiacciai hanno perso circa il 10% di volume negli ultimi due anni.

I cambiamenti climatici osservati dal 1950 a oggi, compresi gli eventi estremi, hanno determinato impatti significativi sui sistemi naturali e antropici, dimostrando, da una parte, la loro elevata suscettibilità al clima che cambia e dall’altra, che le azioni per la riduzione della vulnerabilità adottate, ove possibili, sono largamente insufficienti a proteggere persone, beni e capitale naturale. 

Eventi estremi meteo climatici continuano ad avere severi impatti socioeconomici.
Gli eventi estremi rilevati nel 2023 nei continenti abitati, includono alluvioni, alcune di queste associate a cicloni tropicali, ondate di calore estreme e siccità a cui sono associati incendi.  Gli incendi delle Hawaii, Canada ed Europa hanno causato perdite di vite, distruzione di case e un inquinamento dell’aria su larga scala.

Alluvioni associate a precipitazioni estreme come quella del ciclone Daniel che ha interessato Grecia, Bulgaria, Turchia e Libia, e ha causato perdite pesanti di vite in Libia.
 

Proiezioni climatiche

Le proiezioni climatiche continuano a mostrare un incremento della temperatura globale per la fine del XXI che difficilmente riuscirà a restare al di sotto dei 2°C se non si concretizzano urgentemente e, soprattutto si rafforzano gli impegni dei governi nazionali (NDC) e subnazionali per la mitigazione dei gas serra. Il contributo alla riduzione delle emissioni dovuto alle misure di prevenzione connesse alla pandemia da SARS-CoV-2 porteranno a una diminuzione al 2030 di sole 2-4 GtCO2eq, e molto dipenderà dall’applicazione delle politiche climatiche. 

Se da una parte, la ripresa post-emergenza pandemica rappresenta un’occasione unica per una trasformazione dell’economia nella direzione low-carbon, dall’altra la minore attenzione per le tematiche climatiche e la necessità di investimenti a breve termine per favorire l’immediata ripresa economica dei settori più colpiti rischia di non indirizzare i contributi alla mitigazione e resilienza climatica. 

Nonostante gli impegni annunciati per arrivare alla completa decarbonizzazione al 2050, gli impegni formali NCD non consentono, al momento, di limitare l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C. Considerando le politiche attuali la temperatura globale è stimata aumentare di circa 3.5°C a fine secolo. 

In questo scenario, nella maggior parte delle regioni continentali, gli estremi caldi saranno più sempre più numerosi e le ondate di calore saranno più frequenti e dureranno più a lungo, con associati periodi siccitosi. 

Gli eventi estremi di precipitazione aumenteranno, anche in un clima mediamente più secco. La variabilità meteorologica inter-annuale è destinata ad aumentare, ponendoci di fronte ad una situazione che, per essere affrontata, richiede una grande flessibilità e una società decisamente più resiliente dell’attuale. 

Con tale incremento sono possibili cambiamenti irreversibili delle condizioni climatiche connesse alle grandi circolazioni atmosferiche e oceaniche che potranno modificare in modo permanente molti habitat ed ecosistemi.
 

La situazione in Italia

Nel 2023 in Italia si sono verificati ben 378 eventi meteorologici estremi, +22% rispetto al 2022. In aumento alluvioni, frane, mareggiate, grandinate e temperature eccezionali con lo zero termico sulle Alpi che ha raggiunto quota 5.328 metri.

I casi più rilevanti nel 2023 sono stati le alluvioni e le temperature record. 

Tra i casi più drammatici le due alluvioni che hanno sconvolto l’Emilia-Romagna: il 2 e 3 maggio la prima e tra il 15 e il 17 maggio la seconda, più grave e che ha coinvolto 44 comuni, principalmente nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Bologna, con danni per oltre 8,8 miliardi di euro. Le forti piogge hanno fatto straripare 23 corsi d’acqua e si sono verificate oltre 280 frane in 48 comuni. Numerose le strade e ferrovie chiuse e danneggiate. Sono caduti più di 300 mm di piogge in due giorni. Il bilancio ufficiale è di 15 vittime, oltre alle 3 vittime dell’ondata di inizio maggio che aveva già compromesso abitazioni, viabilità e agricoltura.

Negli stessi giorni sono state colpite anche le province settentrionali della Marche.

In estate violente grandinate che, unitamente a venti record, hanno colpito il Veneto e tutto il nord est. In particolare, si sono verificate 52 grandinate in un solo giorno, il 19 luglio, che hanno causato 110 feriti e danni alle produzioni di grano, ortaggi, frutta e ai vigneti.

In Lombardia, il 24 e 25 luglio si sono verificate frane e danni causati dal vento che ha soffiato fino a 100 km/h. 

L’11 e 12 novembre, intere aree del nord della Toscana sono state alluvionate con danni per 1,9 miliardi di euro e 5 vittime.

Anche in Italia il 2023 ha fatto registrare temperature record in diverse aree, specialmente nelle città di Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Sardegna e Sicilia. Temperature record non solo in estate, ma anche in autunno.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Rapporto WMO 2023 https://library.wmo.int/records/item/68835-state-of-the-global-climate-2023

UNEP Emissions Gap Report 2023 https://www.unep.org/resources/emissions-gap-report-2023

Rapporto National Centers for Environmental Information NOOA https://www.ncei.noaa.gov/access/monitoring/monthly-report/global/202313

Rapporto di sintesi IPCC 2023 https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/

Trend globali Global Monitoring Laboratory NOOA https://gml.noaa.gov/ccgg/trends/global.html

Global Carbon Budget 2023 https://globalcarbonbudget.org/fossil-co2-emissions-at-record-high-in-2023/

Global Carbon Budget 2023 Earth System Science Data Copernicus https://essd.copernicus.org/articles/15/5301/2023/

Global Greenhouse Gas Watch WMO 
https://wmo.int/activities/global-greenhouse-gas-watch-g3w

Snow and glaciers 2023 Copernicus https://climate.copernicus.eu/esotc/2023/snow-and-glaciers

Significant Weather & Climate Events 2023 WMO https://wmo.int/files/significant-weather-climate-events-2023

Impegni dei governi nazionali sul clima https://www.un.org/en/climatechange/all-about-ndcs

European State of the Climate https://climate.copernicus.eu/ESOTC

Anno
2024

Eventi estremi

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immagine stilizzata di eventi estremi
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In Piemonte l’anno 2023 è stato il secondo anno più caldo dopo il 2022 nella distribuzione storica compresa tra il 1958 e il 2023. La temperatura media annuale è risultata pari a circa 11.2°C, superiore di 1.3 °C rispetto al periodo climatico di riferimento (il trentennio 1991-2020, avente una media climatica di circa 9.9°C).

La precipitazione cumulata è stata di circa 944 mm, con un deficit pluviometrico di 86 mm (pari all’8%) nei confronti della media climatica del trentennio 1991-2020, posizionandosi al 27° posto tra gli anni meno piovosi valutati a partire dal 1958. 

Gli episodi di foehn annuali sono risultati 92 e rappresentano anche il numero annuale massimo dal 2000.

Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi meteorologici, avvenuti nel corso del 2023 attraverso il Centro Funzionale Regionale, che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni ad essi associati, a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale. 
 

Le catastrofi naturali dovute a condizioni meteorologiche avverse secondo l’WMO sono in costante aumento e trovano riscontro nei più rilevanti database dei disastri naturali.

Gli eventi meteorologici estremi che interessano il territorio italiano si verificano periodicamente, ad intervalli più o meno regolari, con intensità e durata differente. Da sempre, questi fenomeni modellano il territorio, modificano il paesaggio e determinano danni anche ingenti alle infrastrutture e alle interconnessioni, colpendo componenti del nostro sistema socio-economico diventate sempre più essenziali. Questo comporta un incremento dei costi connessi agli eventi estremi a causa dell’aumentata vulnerabilità.

Gli eventi meteorologici estremi possono essere definiti con metriche diverse, connesse ad esempio alle energie in gioco, che identificano un fenomeno estremo nel suo complesso, in relazione a tutti gli altri eventi meteorologici. Per limitarci alla meteorologia delle nostre latitudini, una tromba d’aria può essere considerata un evento estremo, anche se, nell’ambito della categoria “trombe d’aria”, potrebbe essere classificata come una di relativamente debole intensità. 

Più frequentemente si associa il concetto di “estremo” al verificarsi di un evento raro, in cui un parametro meteorologico (la pioggia, la temperatura, il vento…) supera un valore della sua distribuzione corrispondente a frequenze basse, ossia che si verificano raramente (solitamente dal 5% all’1% di tutti i casi osservati).

In altri casi, come nelle alluvioni o negli episodi di siccità, non sono i valori dei singoli parametri ad assumere un valore estremo, ma è piuttosto l’effetto cumulato nel tempo a risultare importante, o la sovrapposizione simultanea di più effetti diversi o, ancora, il superamento di un valore non estremo di per sé ma importante per gli effetti che può avere, ad esempio, per un particolare ecosistema.

Nell’accezione comune un evento meteorologico viene considerato “estremo” quando determina impatti rilevanti sul territorio, sull’ambiente o sulla salute. In generale la relazione tra eventi meteorologici estremi e disastri naturali non è lineare perché intervengono altri valori quali la suscettibilità, la vulnerabilità, la capacità di far fronte all’evento e di mettere in atto azioni di contrasto che limitino i danni. Spesso però in occasione dei disastri o nelle catastrofi naturali connesse agli eventi meteorologici, c’è qualche parametro meteorologico, o un valore cumulato di tale parametro nonché qualche indicatore che integra più parametri, che supera una “soglia”, quasi sempre legata agli eventi rari. Il superamento di una “soglia” è quindi spesso condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché si verifichi un evento in grado di generare impatti significativi.

Questo dato, unito al miglioramento della capacità di misurare i parametri meteorologici anche durante gli eventi estremi, di conoscerli e, in parte, di prevederli, ha consentito di sviluppare negli ultimi anni sistemi di allertamento a breve termine e di preavviso a più lunga scadenza, che, se associati ad azioni di prevenzione e contrasto da adottare a scala locale consentono una decisa mitigazione dei danni.

In Piemonte, ad esempio, l’implementazione di un sistema di allertamento per rischio idrogeologico codificato ha consentito la salvaguardia dell’incolumità delle persone nell’alluvione che ha colpito la regione nell’ottobre del 2000 rispetto a quella del 1994, a parità di precipitazione caduta e territorio coinvolto.

L’estate del 2003, la più calda in assoluto dell’ultimo secolo in quasi tutta Europa, ha insegnato come una buona previsione delle condizioni di disagio, e un sistema sanitario e socioassistenziale preparato, possono limitare gli impatti sulla salute della popolazione più fragile. Gli episodi di siccità prolungata che ha vissuto l’intero Nord Italia negli anni 2001, 2003 e 2006 hanno determinato la consapevolezza sociale e politica, della necessità di gestire, preservare e valorizzare la risorsa idrica, limitata e non equamente distribuita nello spazio e nel tempo.

In ragione delle sue caratteristiche geografiche e climatiche il Piemonte è frequentemente colpito da eventi alluvionali. Dal 1800 al 2018 gli eventi principali sono stati oltre 120, con una frequenza media di uno ogni 18-20 mesi circa.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2024

Neve

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Il servizio nivologico regionale, affidato ad Arpa Piemonte, garantisce fin dal 1983 la raccolta e l’elaborazione dei dati nivometeorologici sul territorio regionale al fine di fornire un quadro aggiornato sulle caratteristiche dell’innevamento nell’ambiente alpino del Piemonte, compresi l'analisi di eventi valanghivi significativi e bollettini di allerta.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2024

Nebbia

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nebbia
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Nell’anno 2023 gli episodi di nebbia sono risultati inferiori rispetto alla climatologia recente del periodo 2004-2022, con 89 giorni di nebbia ordinaria con visibilità inferiore a 1 km, e una diminuzione del 26% rispetto ai 121 giorni annuali attesi.

Ancora più marcata è stata la riduzione degli episodi di nebbia fitta con visibilità inferiore a 100 m, con soli 7 giorni annuali, un terzo dei 21 calcolati dalla media climatica.

È stato l’anno con il minor numero di eventi annuali di nebbia ordinaria da quando, nel 2004, è attiva la rete dei visibilimetri Arpa Piemonte mentre solo il 2018 ha avuto un numero inferiore di episodi di nebbia fitta (6).

Giorni di nebbia ordinaria e fitta registrati in Piemonte nell’anno 2023
 Giorni nebbia ordinaria (visibilità < 1 km) Climatologia giorni nebbia ordinaria (visibilità < 1 km) Giorni nebbia fitta (visibilità < 100 m) Climatologia giorni nebbia fitta (visibilità < 100 m)
Gennaio 15 19 1 5
Febbraio 10 16 2 4
Marzo 10 9 0 1
Aprile 3 5 0 0
Maggio 0 3 0 0
Giugno 0 1 0 0
Luglio 2 2 0 0
Agosto 0 1 0 0
Settembre 2 6 0 0
Ottobre 13 19 0 3
Novembre 13 19 3 4
Dicembre 21 21 1 4
Anno 89 121 7 21
Giorni di nebbia ordinaria e fitta registrati in Piemonte nell’anno 2023, comparati con le medie del periodo 2004-2022 - Fonte Arpa Piemonte

L’analisi degli eventi nebbiosi nei singoli mesi evidenzia la marcata anomalia negativa dei giorni di nebbia ordinaria durante i primi due mesi dell’anno e nel trimestre autunnale da settembre a novembre; marzo è stato l’unico mese con un numero di episodi nebbiosi superiore alla norma.  

Invece, le nebbie fitte sono state limitate a soli 7 episodi avvenuti tra novembre e febbraio.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2024

Vento

Tema
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nuvole e vento
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Nel 2023 nei capoluoghi di provincia la velocità media annua del vento è variata da 1.3 m/s, registrati a Boves, fino a 2.1 m/s ad Alessandria e a Oropa (BI), mentre la massima raffica (27.7 m/s) è stata misurata a Oropa (BI) il 22 dicembre, durante l’evento di foehn più intenso dell’anno.

Velocità media (m/s) e massima raffica (m/s) misurate nei capoluoghi di provincia
Località Massima raffica (m/s) Velocità media (m/s) Data massima raffica
Alessandria 22.3 2.1 26/02/2023
Asti 17.4 1.6 26/08/2023
Boves (CN) 14.9 1.3 05/11/2023
Novara 17.2 1.5 25/07/2023
Oropa (BI) 27.7 2.1 22/12/2023
Pallanza (VB) 24.3 1.7 26/08/2023
Torino Alenia 26.5 1.9 22/12/2023
Vercelli 24 1.4 26/08/2023
Velocità media (m/s) e massima raffica (m/s) misurate nei capoluoghi di provincia nel 2023 - Fonte Arpa Piemonte

Nel 2023 gli episodi di foehn sono risultati 92, decisamente superiori ai 66 della media annuale del periodo 2000-2020 e rappresentano anche il numero annuale massimo dal 2000; l’episodio più intenso più intenso dell’anno è avvenuto il 22 dicembre 2023.

Numero di giorni di foehn per mese 2023
Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
2023 12 4 10 11 1 2 6 8 1 7 18 12
Media 2000-2020 9 7 8 4 5 3 4 4 4 5 5 8
Numero di giorni di foehn per mese nel 2023 - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2024

Precipitazioni

Tema
Tipo
img-intro
cielo e pioggia
Paragrafi

L’analisi dell’andamento giornaliero annuale evidenzia come al deficit pluviometrico abbiano contribuito soprattutto i primi quattro e gli ultimi due mesi dell’anno. Invece maggio ha avuto 24 giorni piovosi (precipitazione media superiore a 1 mm sul Piemonte) su 31 mentre il giorno più piovoso dell’anno è stato il 28 agosto con 49.7 mm medi sul territorio piemontese.

Precipitazioni giornaliere medie 2023 in Piemonte anno 2023 - Fonte Arpa Piemonte
I valori della precipitazione cumulata giornaliera media sono riferiti ad un punto medio posto a 900 m di quota. La riga verde scuro rappresenta la precipitazione media cumulata del 2023, mentre la riga viola quella del periodo 1991-2020.

Solo maggio, agosto, ottobre e, sia pure per un solo punto percentuale, giugno hanno avuto un’anomalia pluviometrica positiva mentre tutti gli altri mesi sono risultati più secchi della norma. 

Maggio è stato il mese più piovoso dell’anno 2023 con 233.8 mm medi e un surplus del 90%. Febbraio con soli 9.7 mm medi e un’anomalia negativa del 78% è risultato il mese più secco dell’annata.

Inverno 2023/2024

In Piemonte nell’inverno 2023/2024 le precipitazioni sono state superiori alla media degli anni 1991-2020, con 234.5 mm medi ed un surplus di 87.9 mm (pari al 60%), ponendo l’inverno 2023/2024 al 13° posto tra le stagioni invernali più ricche di precipitazioni degli ultimi 67 anni.

Febbraio è stato il mese più ricco di precipitazioni con 147.1 mm, pari al 63% delle precipitazioni stagionali ed è stato l’unico con valori cumulati mensili superiori alla norma con un notevole +232%. Invece gennaio è stato il mese più secco con 41.7 mm e un deficit del 10%; infine dicembre ha registrato 45.8 mm e un deficit del 20%.

Anomalia della precipitazione cumulata nell’inverno 2023/2024 rispetto alla media del periodo 1991-2020 in Piemonte - Fonte Arpa Piemonte
Primavera 2023

Nella primavera 2023 in Piemonte le precipitazioni sono state superiori alla media degli anni 1991-2020, con 329.3 mm medi e un surplus di 34.6 mm (pari al 12%): la primavera 2023 si pone al 28° posto nella distribuzione storica delle stagioni primaverili più piovose dal 1958 e ha interrotto una sequenza di 8 stagioni consecutive, dalla primavera 2021 all’inverno 2023, con deficit precipitativo rispetto alla climatologia.

Nel mese di maggio con 233.8 mm è caduto il 71% della pioggia stagionale, mentre marzo e aprile hanno registrato un deficit pluviometrico, rispettivamente, del 35 e 50%. I primati di precipitazione stagionale in 24 ore si sono verificati in 14 pluviometri della rete ARPA Piemonte, pari al 5% del totale, in prevalenza nei giorni 1° e 21 maggio.

- Anomalia della precipitazione cumulata nella primavera 2023 rispetto alla media del periodo 1991-2020 in Piemonte - Fonte Arpa Piemonte
Estate 2023

In Piemonte nell’estate 2023 le precipitazioni sono state superiori alla media degli anni 1991-2020, con 273.1 mm medi ed un surplus precipitativo di 36 mm (pari al 15% circa): l’estate 2023 si pone al 16° posto nella distribuzione storica delle stagioni estive più piovose dal 1958 ad oggi.

Agosto è stato il mese più piovoso con 123.6 mm medi e un’anomalia positiva del 62%; luglio è risultato il mese più secco con 45.8 mm e un deficit del 31%, mentre giugno ha avuto una precipitazione sostanzialmente nella norma.

I primati di precipitazione stagionale in 24 ore si sono verificati in 35 stazioni pluviometriche (pari al 12% del totale) della rete Arpa Piemonte, tutti tra il 27 e il 28 agosto 2023.

Anomalia della precipitazione cumulata nell’estate 2023 rispetto alla media del periodo 1991-2020 in Piemonte - Fonte Arpa Piemonte
Autunno 2023

Nell’autunno 2023 in Piemonte le precipitazioni sono state inferiori alla media degli anni 1991-2020, con 263 mm medi ed un deficit di 87.4 mm (pari al 25%); pertanto l’autunno 2023 si posiziona al 24° posto tra le stagioni autunnali meno piovose dal 1958.

Ottobre 2023 è stato il mese più ricco di precipitazioni della stagione e l’unico con un surplus precipitativo, novembre è risultato il mese più secco con un deficit percentuale del 60% circa; infine, a settembre le precipitazioni cumulate mensili hanno avuto un’anomalia negativa del 23%.

I primati di precipitazione stagionale in 24 ore sono risultati assenti.
 

Anomalia della precipitazione cumulata nell’autunno 2023 rispetto alla media del periodo 1991-2020 in Piemonte - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2024

Temperature

Tema
Tipo
img-intro
nuvole e termometro
Paragrafi

L'andamento delle temperature e le anomalie delle temperature rispetto al periodo di riferimento sono indicatori climatici di base particolarmente significativi.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2024