TERRITORIO

Radiazioni non ionizzanti, fattore sul territorio

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La tutela della salute e salvaguardia della popolazione attraverso la prevenzione e riduzione dell'inquinamento ambientale dovuto alle emissioni elettromagnetiche e la tutela generale dell'ambiente e del paesaggio, sono gli obiettivi della normativa in tema di esposizione a campi elettromagnetici europea e nazionale; a questi si aggiunge la garanzia per i cittadini di accesso ad informazioni complete e tempestive sulle fonti emissive e le loro pressioni ambientali.

Per questi motivi le norme di tutela internazionali e nazionali richiedono di tenere sotto controllo la presenza sul territorio e lo sviluppo delle sorgenti, nonché i livelli di radiazione da esse generati.

Questo controllo avviene soprattutto attraverso strumenti e azioni quali l’implementazione e la gestione di un catasto delle sorgenti, costantemente aggiornato anche attraverso la valutazione dell’impatto delle nuove sorgenti nell’ambito degli iter autorizzativi, e la valutazione dei livelli misurati durante le attività di controllo e monitoraggio sul territorio.

Tutte le informazioni su sorgenti, misure, calcolo delle emissioni e esposizione della popolazione per gli anni dal 1996 ad oggi sono pubblicate sul   Portale CEM - Campi elettromagnetici in Piemonte, a cura di Arpa Piemonte.

Da notare che le informazioni relative agli elettrodotti, che pure dovrebbero essere contenute nell’apposito catasto formalmente istituito, derivano da dati a disposizione di Arpa Piemonte, così come aggiornata grazie alla partecipazione ai procedimenti di Valutazione d’Impatto Ambientale e/o di autorizzazione ambientale per i nuovi elettrodotti, poiché il catasto ufficiale non è ancora ad oggi operativo.

Per quanto riguarda il 2024, l’elemento che ha avuto maggior peso sulle condizioni di esposizione della popolazione è stato il complesso delle modifiche normative relative al tema dei campi elettromagnetici emessi da impianti per telecomunicazioni, avvenute tra la fine del 2023 e i primi mesi del 2024. 

In particolare, con la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, è stato modificato il valore di attenzione, fissato dalla normativa in relazione alle esposizioni prolungate della popolazione: tale valore è stato incrementato da 6 V/m a 15 V/m mediamente sulle 24 ore

Inoltre, a marzo 2024 è stato modificato il Codice delle Comunicazioni Elettroniche, al fine di regolamentare gli incrementi di potenza degli impianti per telecomunicazioni resosi possibili a valle dell’innalzamento del valore di attenzione.

Queste modifiche normative hanno agevolato lo sviluppo delle reti di telecomunicazione a larga banda, particolarmente per gli impianti 4G e 5G, per cui sono significativamente aumentati gli impianti e le potenze in gioco, e di conseguenza i livelli di esposizione.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Campi elettromagnetici https://www.arpa.piemonte.it/sites/default/files/media/2025-01/opuscolo%20CEM.pdf

LEGGE 30 dicembre 2023, n. 214 Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 https://www.normattiva.it/eli/id/2023/12/30/23G00220/ORIGINAL

DECRETO LEGISLATIVO 24 marzo 2024, n. 48 Disposizioni correttive al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 207, di attuazione della direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018, che modifica il decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, recante il codice delle comunicazioni elettroniche. https://www.normattiva.it/eli/id/2024/04/13/24G00066/CONSOLIDATED/20250527

Deliberazione della Giunta Regionale 2 novembre 2004, n. 19 - 13802 Legge regionale n. 19 del 3 agosto 2004 “Nuova disciplina regionale sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”. Prime indicazioni regionali per gli obblighi di comunicazione e certificazione di cui agli artt. 2 e 13, per gli impianti di telecomunicazione e radiodiffusione https://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2004/44/siste/00000270.htm

Arpa Piemonte Raccolta della normativa sui campi elettromagnetici e le radiofrequenze https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/normativa-campi-elettromagnetici-radiofrequenze

  Portale CEM - Campi elettromagnetici in Piemonte https://webgis.arpa.piemonte.it/portale_cem/homePage

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2025
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Radiazioni ionizzanti, fattore per il territorio

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Ogni essere vivente sulla Terra è continuamente esposto alla radiazione esterna proveniente dai raggi cosmici e dai nuclidi radioattivi naturalmente presenti nella crosta terrestre; queste radiazioni sono responsabili sia dell’irraggiamento esterno sia dell’irraggiamento interno, nel caso di incorporazione dei radionuclidi, ovvero degli elementi radioattivi, stessi.

L’intensità di queste radiazioni varia a seconda del luogo e dell’ambiente in cui gli esseri viventi si trovano. Si calcola che più dell’80 % dell’esposizione della popolazione alle radiazioni ionizzanti derivi da sorgenti naturali, mentre solo il 20 % sia dovuto all’attività umana a causa delle sorgenti artificiali, utilizzate soprattutto per scopi medici.

I radionuclidi naturali si distinguono in due classi: i radionuclidi cosmogenici e i radionuclidi primordiali.

La Terra è colpita continuamente da radiazione che vede la sua fonte principale nel Sole (67 %) e in percentuale minore (33 %) nella galassia.

La radiazione cosmica colpisce gli strati esterni dell’atmosfera terrestre che costituisce uno scudo assai efficace a protezione della vita sulla superficie del Pianeta.

Questi “raggi” hanno energie elevatissime e quando colpiscono l’atmosfera, si genera una cascata di interazioni nucleari che dà a sua volta origine a molte altre particelle secondarie che rivestono un ruolo fondamentale nella produzione dei radionuclidi cosmogenici, isotopi del Berillio, del Sodio, dell’Idrogeno e del Carbonio (Be-7, Na-22, H-3 e C-14).

I radionuclidi primordiali, invece, si sono formati per reazioni di fusione nucleare, di assorbimento di neutroni e di decadimenti beta in una stella originaria, che infine è esplosa come una supernova. Gran parte dei radionuclidi primordiali appartiene alle tre famiglie radioattive naturali seguenti:

  • famiglia del torio che ha per capostipite, cioè per nuclide originario, il Th-232;
  • famiglia dell’uranio che ha per capostipite l’U-238;
  • famiglia dell’attinio che ha per capostipite l’U-235.

In tutte e tre le famiglie è sempre presente un radionuclide allo stato gassoso la cui presenza costituisce, tra l’altro, una delle principali ragioni della diffusione della radioattività ambientale:

  • il radon (Rn-222) nella serie dell’uranio;
  • il toron (Rn-220) in quella del torio;
  • l’attinon (Rn-219) in quella dell’attinio.

In particolare, in alcune zone, l’esposizione al radon nelle abitazioni a causa della presenza dell’uranio nel suolo e nei materiali da costruzione può rappresentare uno dei maggiori problemi di radioprotezione dei giorni nostri.

Le fonti di radioattività artificiale nell’ambiente sono dovute ai test atomici effettuati nella seconda metà del secolo scorso principalmente nell’Oceano Pacifico, negli Stati Uniti e in Russia, e agli incidenti nucleari, in particolare quello di Chernobyl del 1986. Quello di Fukushima del 2011 ha interessato l’Italia in misura estremamente marginale.

In Italia le centrali nucleari e le altre installazioni connesse al ciclo del combustibile non sono più in esercizio e sono in corso le attività di disattivazione delle installazioni e di messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso esercizio. L’impatto che producono sull’ambiente è pertanto ridotto rispetto al precedente periodo di funzionamento.

Ulteriori fonti di radioattività artificiale nell’ambiente sono un’ampia gamma di attività industriali e mediche che impiegano sorgenti di radiazione che possono comportare un rischio per la popolazione e per l’ambiente: in campo industriale i rivelatori di fumo, i misuratori di spessore e calibri, controlli di radiografia industriale, ecc.; in campo medico strumenti di diagnostica e terapia o di ricerca radiobiologica, marcatura di farmaci, ecc.

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2025
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Rischi industriali, risposte sul territorio

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Industrie a rischio di incidente rilevante

In materia di prevenzione dei rischi di incidente rilevante, la normativa prevede due tipologie di attività di controllo, le ispezioni sui Sistema di Gestione della Sicurezza per tutti gli stabilimenti e le istruttorie dei Rapporti di Sicurezza solo per gli stabilimenti di soglia superiore; si tratta di procedimenti molto complessi che vedono coinvolti numerosi Enti (principalmente Arpa Piemonte, Vigili del Fuoco, nonché Regione e INAIL) e si articolano in numerose giornate, che prevedono sia attività di disamina documentale, sia sopralluoghi in campo presso gli stabilimenti per verificare la congruenza tra quanto indicato nei documenti e la configurazione impiantistica e gestionale.

La normativa prevede altresì attività di pianificazione dell’emergenza esterna per tutti gli stabilimenti RIR, per la definizione di procedure di intervento condivise tra i vari enti chiamati a intervenire (es. VVF, Arpa, ASL, Forze dell’ordine) in caso di incidente, a tutela della popolazione e dell’ambiente e attività di pianificazione del territorio.
 

I controlli integrati delle attività produttive

L’IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) è una strategia, comune a tutta l’Unione Europea, per aumentare le “prestazioni ambientali” dei complessi industriali soggetti ad autorizzazione.

L’AIA (autorizzazione integrata ambientale) in Italia è il provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto a determinate condizioni che devono garantire che l’impianto sia conforme ai requisiti stabiliti dalle norme ambientali.

In particolare, l’autorizzazione AIA non considera un impianto solo in termini di rispetto dei limiti alle emissioni, ma entra nella specifica gestione dello stesso sia con l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili o BAT (Best Available Technologies), sia prevedendo una specifica attività di controlli interni ed esterni.

Informazioni e risorse aggiuntive

Direttiva 2012/18/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012 , sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose, recante modifica e successiva abrogazione della direttiva 96/82/CE del Consiglio Testo rilevante ai fini del SEE https://eur-lex.europa.eu/eli/dir/2012/18

DECRETO LEGISLATIVO 26 giugno 2015, n. 105 Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose. https://www.normattiva.it/eli/id/2015/07/14/15G00121/CONSOLIDATED/20160802

Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica https://www.mase.gov.it/pagina/inventario-nazionale-degli-stabilimenti-rischio-di-incidente-rilevante-0

Inventario degli stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose https://www.rischioindustriale.isprambiente.gov.it/seveso-query-105/Default.php

Regione Piemonte https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/elettromagnetismo-rischio-industriale-rumore/rischio-industriale

Arpa Piemonte https://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/rischi-industriali/rischio-di-incidente-rilevante/rischio-di-incidente-rilevante

MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DECRETO 6 marzo 2017, n. 58 Regolamento recante le modalità, anche contabili, e le tariffe da applicare in relazione alle istruttorie ed ai controlli previsti al Titolo III-bis della Parte Seconda, nonchè i compensi spettanti ai membri della commissione istruttoria di cui all'articolo 8-bis. https://www.normattiva.it/eli/id/2017/05/11/17G00079/ORIGINAL

Le norme IPPC (Direttiva 1996/61/CE, poi abrogata dalla Direttiva 2008/1/CE) sono state sostituite, a partire dal 7/01/14, dalla Direttiva 2010/75/UE (cosiddetta “Direttiva emissioni industriali”) relativa alle emissioni industriali; l’Italia ha provveduto al recepimento con Decreto Legislativo n. 46 del 04/04/14.

Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento) http://data.europa.eu/eli/dir/2010/75/oj

DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 46 Attuazione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento) https://www.normattiva.it/eli/id/2014/03/27/14G00058/CONSOLIDATED

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2025
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Rischi industriali, fattore per il territorio

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Il rischio di incidente rilevante

Il rischio industriale è associato alle attività antropiche che comportano la presenza sul territorio di impianti produttivi che, per la natura delle sostanze che utilizzano o detengono, possono costituire fonti di pericolo per l'uomo, ad esempio nel caso di esposizione a sostanze tossiche rilasciate in atmosfera in caso di incidente, e per l’ambiente, legati alla possibile contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’atmosfera.

Nell’ambito del rischio industriale si collocano i rischi di incidenti rilevanti ovvero eventi, quali "un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità, dovuti a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento e che danno luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento e in cui intervengano una o più sostanze pericolose”. 

Il processo di regolamentazione degli aspetti legati alla prevenzione dei rischi di incidenti rilevanti è iniziato a seguito del gravissimo incidente avvenuto a Seveso nel 1976 ed attualmente ha come riferimento il Decreto Legislativo n. 105 del 26/06/2015, che recepisce la Direttiva 2012/18/UE (Seveso III).

Lo scopo della normativa “Seveso” è quello di esaminare i sistemi tecnici, organizzativi e di gestione adottati dagli stabilimenti, al fine di individuare le situazioni sulle quali è opportuno intervenire per prevenire il rischio di incidente rilevante, migliorando le condizioni di sicurezza interne ed esterne allo stabilimento quali la sicurezza della popolazione, la protezione ambientale, la sicurezza dei lavoratori e la sicurezza dei processi, nonché di definire le procedure di intervento in caso di incidente e fornire una risposta efficace ed efficiente da parte degli enti preposti alla protezione della popolazione e dell’ambiente.

Inquinamento industriale

Il fattore di potenziale inquinamento del territorio dovuto alle attività industriali è affrontato dalla Unione Europea secondo un approccio di prevenzione e controllo integrato, intervenendo alla fonte delle attività attraverso una più rigorosa definizione del termine “compatibilità ambientale” e di corretta gestione delle risorse naturali, che sono considerate come interdipendenti e da proteggere in modo integrato.

Maggiori dettagli nel capitolo Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).

Informazioni e risorse aggiuntive

Disastro di Seveso https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Seveso

DECRETO LEGISLATIVO 26 giugno 2015, n. 105 Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose. https://www.normattiva.it/eli/id/2015/07/14/15G00121/CONSOLIDATED/20160802

Direttiva 2012/18/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012 , sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose, recante modifica e successiva abrogazione della direttiva 96/82/CE del Consiglio Testo rilevante ai fini del SEE https://eur-lex.europa.eu/eli/dir/2012/18

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2025
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Rischi naturali, fattori sul Territorio

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Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro delle masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano processi morfodinamici, classificabili in:

  • Processi sui versanti (frane), che si verificano in ambiente sia montano sia collinare;
  • Processi lungo i corsi d’acqua di ordine inferiore (erosione e trasporto solido), che si verificano anch’essi in ambiente montano e collinare;
  • Processi lungo i corsi d’acqua nei fondivalle e in pianura (erosioni di sponda, tracimazioni, allagamenti), che si verificano prevalentemente in ambiente di pianura.

Nel settore Alpino, particolari condizioni nivo-meteorologiche possono, inoltre, causare un’altra tipologia di processi d’instabilità naturale: le valanghe. Sempre nell'area di alta quota, i rischi naturali possono essere connessi ai processi legati all'evoluzione di ghiacciai e permafrost.

Il territorio regionale è soggetto anche ai terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici attivi portano la regione ad essere sede di attività sismica, generalmente modesta dal punto di vista energetico, ma notevole come frequenza. I terremoti nell’area si verificano principalmente lungo due direttrici: la prima segue l’andamento dell'arco alpino occidentale nella sua parte interna, in prossimità del margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale; la seconda, caratterizzata da una maggiore dispersione, segue l'allineamento dei massicci cristallini esterni, lungo il Fronte Pennidico. Una diffusa sismicità, seppur con minori frequenze, caratterizza anche i rilievi centrali e sud-orientali della regione, in particolare nell’Appennino settentrionale.

In Piemonte sono presenti particolari tipi di rocce che producono gas radiogeni e altri nei quali vi è probabilità che siano presenti "mineralizzazioni" di amianto naturale.

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2025
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Criosfera e Territorio

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Un elemento caratteristico dell’area montana è rappresentato dalla criosfera, definita come la “porzione della Terra in cui l’acqua si trova allo stato solido”. In ambito alpino fanno parte della criosfera la neve stagionale e perenne, i ghiacciai, il permafrost, il terreno congelato e il ghiaccio che si forma su corsi d'acqua e laghi.

La criosfera, modificato da IPCC – AR4 WGI Chapter 4: Observations: Changes in Snow, Ice, and Frozen Ground - Fonte https://learnweather.com/
I ghiacciai

I ghiacciai sono la componente della criosfera più rappresentativa dell’alta montagna. Nascono dall’accumulo e dalla trasformazione della neve in ghiaccio che avviene a causa dell'azione del gelo e della compattazione progressiva degli strati nevosi. Se la massa di ghiaccio supera lo spessore di alcune decine di metri tende a deformarsi plasticamente e a scorrere verso il basso a causa della forza di gravità, formando delle lingue più o meno allungate all’interno delle valli.

L’evoluzione dei ghiacciai è direttamente collegata alle condizioni climatiche e, in particolare, al regime delle precipitazioni nevose e della temperatura dell’aria. Infatti, l’intensa riduzione areale dei ghiacciai in tutte le catene montuose a livello mondiale, che ha visto un’accelerazione negli ultimi decenni, è sicuramente uno dei segnali più chiari ed evidenti delle variazioni climatiche in atto. 

Oltre ad essere degli importanti indicatori climatici, i ghiacciai rappresentano un’importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica e turistica. I ghiacciai rivestono infatti grande importanza per il regime idrico, in quanto immagazzinano le precipitazioni nel corso delle stagioni, degli anni o addirittura dei decenni e dei secoli. Soprattutto durante le fasi di siccità nei mesi estivi, i ghiacciai contribuiscono in maniera determinante al deflusso di molti corsi d’acqua alpini e di molti fiumi principali come il Po.

Lo studio ed il monitoraggio dei ghiacciai assumono quindi un ruolo sempre più importante, non solo dal punto di vista degli effetti dei cambiamenti climatici in quota, ma come basi di valutazione per una gestione razionale di una risorsa strategica e dei rischi naturali che caratterizzano le attuali aree alpine in profonda trasformazione. 

Il permafrost

Tra le componenti della criosfera, il permafrost è sicuramente l’elemento più difficile da osservare, benché sia quello più diffuso al mondo, e per questo motivo viene definito come “la componente nascosta della criosfera”. 

Il permafrost (contrazione dei termini inglesi “perennially frozen ground”) viene definito come terreno o roccia che presenta una temperatura minore o uguale a 0 °C per almeno due anni consecutivi, indipendentemente dalla presenza di ghiaccio.

La presenza del ghiaccio per la definizione del permafrost, quindi, non è un elemento fondante in quanto il materiale può essere secco o può contenere acqua allo stato liquido, anche se le temperature sono < 0 °C (ad es. a causa di sali disciolti o di falde in pressione che abbassano la temperatura di congelamento). Lo studio e il monitoraggio del permafrost sono relativamente recenti e negli ultimi anni hanno avuto un forte impulso grazie all’attenzione crescente posta dalla comunità scientifica e dall’opinione pubblica sia ai cambiamenti climatici, sia agli effetti del riscaldamento globale nelle aree alto alpine.

Infatti, il permafrost è direttamente collegato alle caratteristiche climatiche sia globali che locali ed il suo monitoraggio fornisce un importante contributo alla comprensione dei cambiamenti climatici in area montana, dei rischi naturali in alta quota e sul ciclo idrologico delle terre alte.

Informazioni e risorse aggiuntive

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Contaminazione diffusa del suolo

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Il suolo può essere contaminato da fonti puntuali, che agiscono su una superficie limitata e sono attribuibili ad un unico soggetto chiaramente individuabile, o da fonti diffuse responsabili della contaminazione di aree in genere estese, per le quali risulta difficile o impossibile discriminare il contributo delle singole fonti che hanno causato la contaminazione.

La presenza naturale di alcuni metalli nel suolo può mascherare una contaminazione antropica o limitare alcuni usi del suolo in presenza di una contaminazione antropica.

Le attività industriali, il traffico automobilistico, gli impianti di produzione energetica e di trattamento dei rifiuti, il riscaldamento domestico e altre attività umane immettono nell’atmosfera inquinanti che si depositano al suolo e permangono per lunghi periodi prima di essere degradati o trasportati dall’acqua.

Anche l’utilizzo prolungato in agricoltura di concimi, antiparassitari, liquami zootecnici e fanghi di depurazione delle acque può provocare un progressivo accumulo di metalli pesanti e altri contaminanti. 

I contaminanti che si depositano al suolo possono essere pericolosi anche in concentrazioni molto basse, soprattutto nel caso di presenza contemporanea di più contaminanti la cui interazione può amplificare gli effetti negativi.

Dallo stato di salute del suolo dipende la qualità della biomassa vegetale con evidenti ripercussioni sull’intera catena alimentare.  

La contaminazione diffusa del suolo è quindi un fenomeno che può avere ripercussioni negative sulla qualità dell’ambiente, sulla salute dell’uomo e sull’economia.  

Ricordiamo che il suolo è definito come lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi; esso è una risorsa non rinnovabile, che svolge numerose funzioni e fornisce servizi fondamentali per le attività umane e la sopravvivenza degli ecosistemi.

Il suolo e la moltitudine di organismi che in esso vivono forniscono cibo, biomassa, fibre e materie prime, regolano i cicli dell'acqua, del carbonio e dei nutrienti e rendono possibile la vita sulla terra.

La matrice suolo ha anche un ruolo prioritario nella salvaguardia delle acque sotterranee dall’inquinamento, nel controllo della quantità di CO2 atmosferica, nella regolazione dei flussi idrici superficiali con dirette conseguenze sugli eventi alluvionali e franosi, nel mantenimento della biodiversità, nei cicli degli elementi nutritivi ecc. 

Informazioni e risorse aggiuntive

Suolo - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Suolo

Pedologia - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Pedologia

Società Italiana di Pedologia http://www.pedologiasipe.it/

Società Italiana della Scienza del Suolo https://www.scienzadelsuolo.org/

Heavy metals in soil ecosystems https://www.eea.europa.eu/en/european-zero-pollution-dashboards/indicators/heavy-metals-in-soil-ecosystems-signal

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Consumo di suolo

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Il consumo di suolo è il processo associato alla perdita della risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile, dovuta all’occupazione della superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale con una copertura artificiale.

 E' un fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali ed è prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio.

Il consumo di suolo è, quindi, definito come la variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato).
L’Europa e le Nazioni Unite hanno posto la tutela del suolo, del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del capitale naturale costituito dal suolo tra gli obiettivi di sostenibilità.

L’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo era stato proposto a livello europeo già con la Strategia tematica per la protezione del suolo del 2006 mai diventata cogente.

In sintesi, gli obiettivi da raggiungere sono: azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013); protezione adeguata del suolo anche con l’adozione di obiettivi relativi al suolo in quanto risorsa essenziale del capitale naturale entro il 2020 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013); allineamento del consumo alla crescita demografica reale entro il 2030 (UN, 2015); bilancio non negativo del degrado del territorio entro il 2030 (UN, 2015).

L’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura permanente di parte del terreno con materiali artificiali (quali asfalto o calcestruzzo) per la costruzione, ad esempio, di edifici e strade, costituisce la forma più evidente e diffusa di copertura artificiale.

Da notare che esistono altre forme di consumo di suolo che vanno dalla perdita totale della “risorsa suolo” attraverso la rimozione per escavazione (comprese le attività estrattive a cielo aperto), al degrado ed alla perdita parziale della funzionalità della risorsa a causa di fenomeni quali ad esempio, la compattazione che non sono contabilizzate nel rapporto.

Informazioni e risorse aggiuntive

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Verso una strategia tematica per la protezione del suolo /* COM/2002/0179 def. */ https://eur-lex.europa.eu/legal-content/AUTO/?uri=CELEX:52002DC0179

 

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Informazione ambientale sul tema Territorio

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I servizi informativi sul tema territorio sono, per loro natura, molto vari e coprono argomenti e discipline disparate.
Accanto a servizi che forniscono informazioni in tempo reale o quasi per le esigenze quotidiane dei cittadini e delle istituzioni, ci sono servizi dedicati alla storicizzazione e capitalizzazione delle informazioni per scopo di studio, pianificazione e verifica degli andamenti dei fenomeni indagati o descritti.

Tutte le informazioni sono fornite in forma aperta e di libero uso alla sola condizione di citarne la fonte.

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