Il Protocollo di Intesa

L’azione regionale rispetto ai Distretti del Commercio è stata ulteriormente rafforzata da un Protocollo di Intesa volto a favorire la collaborazione tra la Regione, la Fondazione Compagnia di San Paolo e Unioncamere Piemonte, nell’ambito dei rispettivi scopi istituzionali, al fine di sostenere la fase di avvio della politica attiva dei Distretti quale strumento per rivitalizzare e valorizzare l’identità economica, culturale e sociale dei luoghi attraverso specifiche azioni di accompagnamento alla nascita e al consolidamento dei partenariati pubblico-privato previsti dalla normativa in materia e sottesi ai Distretti del Commercio, in un'ottica di loro rafforzamento e ampliamento, per la trasformazione in veri e propri distretti delle economie di prossimità, dell'innovazione e dello sviluppo locale anche secondo principi di inclusione, benessere e solidarietà.

Le parti si sono impegnate, altresì, a:

  • mettere a disposizione i saperi necessari all'attuazione delle strategie distrettuali sia all'interno della pubblica amministrazione, sia in seno alle associazioni di categoria, sia nel mondo della libera professione e fra i partner di progetto attraverso attività formative, sia per nuovi professionisti (Manager di Distretto) sia per l’aggiornamento del personale già chiamato ad operare in tale ambito, sui temi della pianificazione del Distretto, monitoraggio delle attività previste e realizzate, fund raising, processi di rigenerazione urbana, promozione di dinamiche di solidarietà, inclusione e benessere territoriale, secondo un preciso programma congiuntamente definito e grazie alla gestione delle attività formative da parte di un ente con esperienza su questi temi e nel campo della formazione di partenariati territoriali attivi nel campo dello sviluppo del territorio.

Il Protocollo di Intesa, firmato il 12 luglio 2022, ha durata sino al 31 dicembre 2023.

In data 5 febbraio 2024 il Protocollo di Intesa è stato rinnovato per un ulteriore triennio.

Tra le prime azioni previste e realizzate dai partner aderenti al Protocollo d'Intesa vi è stato il Festival dei Distretti del Commercio del Piemonte: una giornata di lavori volta ad approfondire le dinamiche e le potenzialità dei Distretti del Commercio piemontesi, quali sistemi territoriali per la cura delle economie di prossimità, ospitata presso il Museo di Scienze Naturali di Torino. L’evento, organizzato l’8 aprile 2024 da Regione Piemonte, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e Unioncamere Piemonte, ha inteso contribuire a creare nuove sinergie tra i diversi soggetti che operano sul territorio in un’ottica di sviluppo locale e di inclusione sociale.

La giornata si è aperta alle ore 11:00 con un momento di networking, un’importante opportunità per entrare in contatto con i diversi Distretti del Commercio piemontesi e per dare vita a nuove connessioni e collaborazioni tra i diversi attori e le iniziative territoriali.

Nel pomeriggio, si sono svolti momenti di approfondimento volti ad indagare le politiche attive per la valorizzazione delle economie di prossimità e a inquadrare le sfide per le economie locali nel quadro nazionale e internazionale. Sono intervenuti professori universitari ed esperti in materia di rigenerazione urbana e territoriale e di economia urbana e si è tenuta una tavola rotonda per esaminare i risultati raggiunti fino ad oggi e valutare le prospettive future.

Per il biennio 2024-25 è previsto ed è già stato avviato un percorso formativo di Capacity Building focalizzato sul consolidamento del Distretto del Commercio come dispositivo di sviluppo territoriale.

  • 2024: fase di lavoro dedicato alla costruzione di strumenti comuni e all’accompagnamento al loro utilizzo

  • 2025: fase dedicata ad attività di analisi, monitoraggio e valutazione.

 

Anno
2024
Paragrafi

L’azione regionale rispetto ai Distretti del Commercio è stata ulteriormente rafforzata da un Protocollo di Intesa volto a favorire la collaborazione tra la Regione, la Fondazione Compagnia di San Paolo e Unioncamere Piemonte, nell’ambito dei rispettivi scopi istituzionali, al fine di sostenere la fase di avvio della politica attiva dei Distretti quale strumento per rivitalizzare e valorizzare l’identità economica, culturale e sociale dei luoghi attraverso specifiche azioni di accompagnamento alla nascita e al consolidamento dei partenariati pubblico-privato previsti dalla normativa in materia e sottesi ai Distretti del Commercio, in un'ottica di loro rafforzamento e ampliamento, per la trasformazione in veri e propri distretti delle economie di prossimità, dell'innovazione e dello sviluppo locale anche secondo principi di inclusione, benessere e solidarietà.

Le parti si sono impegnate, altresì, a:

  • mettere a disposizione i saperi necessari all'attuazione delle strategie distrettuali sia all'interno della pubblica amministrazione, sia in seno alle associazioni di categoria, sia nel mondo della libera professione e fra i partner di progetto attraverso attività formative, sia per nuovi professionisti (Manager di Distretto) sia per l’aggiornamento del personale già chiamato ad operare in tale ambito, sui temi della pianificazione del Distretto, monitoraggio delle attività previste e realizzate, fund raising, processi di rigenerazione urbana, promozione di dinamiche di solidarietà, inclusione e benessere territoriale, secondo un preciso programma congiuntamente definito e grazie alla gestione delle attività formative da parte di un ente con esperienza su questi temi e nel campo della formazione di partenariati territoriali attivi nel campo dello sviluppo del territorio.

Il Protocollo di Intesa, firmato il 12 luglio 2022, ha durata sino al 31 dicembre 2023.

In data 5 febbraio 2024 il Protocollo di Intesa è stato rinnovato per un ulteriore triennio.

Tra le prime azioni previste e realizzate dai partner aderenti al Protocollo d'Intesa vi è stato il Festival dei Distretti del Commercio del Piemonte: una giornata di lavori volta ad approfondire le dinamiche e le potenzialità dei Distretti del Commercio piemontesi, quali sistemi territoriali per la cura delle economie di prossimità, ospitata presso il Museo di Scienze Naturali di Torino. L’evento, organizzato l’8 aprile 2024 da Regione Piemonte, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e Unioncamere Piemonte, ha inteso contribuire a creare nuove sinergie tra i diversi soggetti che operano sul territorio in un’ottica di sviluppo locale e di inclusione sociale.

La giornata si è aperta alle ore 11:00 con un momento di networking, un’importante opportunità per entrare in contatto con i diversi Distretti del Commercio piemontesi e per dare vita a nuove connessioni e collaborazioni tra i diversi attori e le iniziative territoriali.

Nel pomeriggio, si sono svolti momenti di approfondimento volti ad indagare le politiche attive per la valorizzazione delle economie di prossimità e a inquadrare le sfide per le economie locali nel quadro nazionale e internazionale. Sono intervenuti professori universitari ed esperti in materia di rigenerazione urbana e territoriale e di economia urbana e si è tenuta una tavola rotonda per esaminare i risultati raggiunti fino ad oggi e valutare le prospettive future.

Per il biennio 2024-25 è previsto ed è già stato avviato un percorso formativo di Capacity Building focalizzato sul consolidamento del Distretto del Commercio come dispositivo di sviluppo territoriale.

  • 2024: fase di lavoro dedicato alla costruzione di strumenti comuni e all’accompagnamento al loro utilizzo

  • 2025: fase dedicata ad attività di analisi, monitoraggio e valutazione.

 

Anno
2024

Contributi ai Distretti

Nel corso dell’anno 2022 è stato avviato il sostegno per i progetti strategici presentati dai Distretti del commercio del Piemonte. Si tratta di una programmazione triennale relativa agli anni 2022, 2023 e 2024.

Il bando, approvato con la determinazione n. 184 del 27/07/2022, è stato rivolto ai Distretti del Commercio inseriti nell'Elenco regionale del Piemonte per la realizzazione dei seguenti interventi:

  • ammodernamento e miglioramento dell’esteriorità delle attività commerciali (vetrine, insegne, facciate, tende, pergole, dehor, banchi mercati, illuminazione esterna, etc…), sostegno di nuove attività o apertura di nuove unità locali (acquisto di macchinari, attrezzature, apparecchi), servizi innovativi fra gli operatori dell’area e a vantaggio dei consumatori; fidelizzazione della clientela; implementazione digitale delle singole imprese (solo spese in conto capitale); progettualità innovative che possano contribuire alla crescita delle singole imprese del commercio, inclusa attività formativa, informativa e servizi di accompagnamento relativi all’attività del Distretto;

  • progetti di qualificazione urbana che riguardino il proprio ambito territoriale; progetti di design urbano e sugli spazi pubblici, con particolare attenzione alla gestione degli spazi pubblici, all’ampliamento di spazi esistenti per attività commerciali, alla riqualificazione del verde e dell’arredo urbano, all’accessibilità e alla sistemazione della viabilità, alla predisposizione di attrezzature per servizi comuni; progetti di sistemazione delle aree mercatali; iniziative di riqualificazione e rigenerazione urbana, con particolare attenzione ai locali commerciali e in coerenza con i principi di sostenibilità energetica e ambientale; politiche attive sul riuso degli spazi sfitti; recupero e valorizzazione dei locali commerciali storici; azioni di promozione finalizzate esclusivamente alla rivitalizzazione della rete distributiva e ad aumentarne l’attrattività; progetti di consegna delle merci a domicilio e creazione di un sistema organizzato e agile per la distribuzione delle merci specie a favore della popolazione anziana o fragile; progettualità innovative che possano contribuire alla crescita e allo sviluppo del commercio nell’ambito territoriale del Distretto; predisposizione di una rete di servizi commerciali a sostegno di fasce della popolazione colpite da eventi calamitosi o emergenze perduranti; formazione, informazione e servizi di accompagnamento degli imprenditori e degli addetti del settore della distribuzione; iniziative comuni per la ripresa delle attività economiche e per l’adozione di nuove modalità strutturali, organizzative e operative per l’adeguamento delle attività alle nuove esigenze di sicurezza e protezione e a modalità alternative di organizzazione delle vendite, in affiancamento al canale fisico tradizionale; iniziative in tema di welfare aziendale e coinvolgimento di imprese e utenza su tematiche di benessere sociale; misure di fiscalità di vantaggio per promuovere iniziative o progettualità compatibili con la tutela e promozione dell’ambiente urbano; significative semplificazioni amministrative per l’area di distretto; sperimentazioni in materia di orari.

Con la determinazione dirigenziale n. 340 del 13/12/2023 sono stati ammessi a contributo 32 progetti strategici su sessantasei candidati per un importo complessivo di euro 8.832.989,95.

A ciascun Distretto del Commercio ammesso sono stati assegnati:

  • contributi in conto capitale (fondo perduto) nell'entità dell'80% della spesa progettuale ammessa per un importo massimo di euro 250.000,00

  • contributi di parte corrente nell'entità dell'80% della spesa nel tetto massimo di euro 42.306,63

Una quota non inferiore al 30% della spesa progettuale dei progetti strategici deve essere riservata alle azioni a favore delle imprese del commercio e della somministrazione di alimenti e bevande per mezzo di bandi ad evidenza pubblica.

Nel corso dell’anno 2023 è proseguito il sostegno ai progetti strategici dei Distretti del Commercio che non sono stati ammessi a contributo nella precedente programmazione. Con la determinazione n. 210 del 19/07/2023 è stato approvato un nuovo bando per il triennio 2023-2025 avente le medesime caratteristiche di quello della precedente programmazione. La somma destinata alle progettualità distrettuali ammonta a euro 8.794.500,00.

Anno
2024
Paragrafi

Nel corso dell’anno 2022 è stato avviato il sostegno per i progetti strategici presentati dai Distretti del commercio del Piemonte. Si tratta di una programmazione triennale relativa agli anni 2022, 2023 e 2024.

Il bando, approvato con la determinazione n. 184 del 27/07/2022, è stato rivolto ai Distretti del Commercio inseriti nell'Elenco regionale del Piemonte per la realizzazione dei seguenti interventi:

  • ammodernamento e miglioramento dell’esteriorità delle attività commerciali (vetrine, insegne, facciate, tende, pergole, dehor, banchi mercati, illuminazione esterna, etc…), sostegno di nuove attività o apertura di nuove unità locali (acquisto di macchinari, attrezzature, apparecchi), servizi innovativi fra gli operatori dell’area e a vantaggio dei consumatori; fidelizzazione della clientela; implementazione digitale delle singole imprese (solo spese in conto capitale); progettualità innovative che possano contribuire alla crescita delle singole imprese del commercio, inclusa attività formativa, informativa e servizi di accompagnamento relativi all’attività del Distretto;

  • progetti di qualificazione urbana che riguardino il proprio ambito territoriale; progetti di design urbano e sugli spazi pubblici, con particolare attenzione alla gestione degli spazi pubblici, all’ampliamento di spazi esistenti per attività commerciali, alla riqualificazione del verde e dell’arredo urbano, all’accessibilità e alla sistemazione della viabilità, alla predisposizione di attrezzature per servizi comuni; progetti di sistemazione delle aree mercatali; iniziative di riqualificazione e rigenerazione urbana, con particolare attenzione ai locali commerciali e in coerenza con i principi di sostenibilità energetica e ambientale; politiche attive sul riuso degli spazi sfitti; recupero e valorizzazione dei locali commerciali storici; azioni di promozione finalizzate esclusivamente alla rivitalizzazione della rete distributiva e ad aumentarne l’attrattività; progetti di consegna delle merci a domicilio e creazione di un sistema organizzato e agile per la distribuzione delle merci specie a favore della popolazione anziana o fragile; progettualità innovative che possano contribuire alla crescita e allo sviluppo del commercio nell’ambito territoriale del Distretto; predisposizione di una rete di servizi commerciali a sostegno di fasce della popolazione colpite da eventi calamitosi o emergenze perduranti; formazione, informazione e servizi di accompagnamento degli imprenditori e degli addetti del settore della distribuzione; iniziative comuni per la ripresa delle attività economiche e per l’adozione di nuove modalità strutturali, organizzative e operative per l’adeguamento delle attività alle nuove esigenze di sicurezza e protezione e a modalità alternative di organizzazione delle vendite, in affiancamento al canale fisico tradizionale; iniziative in tema di welfare aziendale e coinvolgimento di imprese e utenza su tematiche di benessere sociale; misure di fiscalità di vantaggio per promuovere iniziative o progettualità compatibili con la tutela e promozione dell’ambiente urbano; significative semplificazioni amministrative per l’area di distretto; sperimentazioni in materia di orari.

Con la determinazione dirigenziale n. 340 del 13/12/2023 sono stati ammessi a contributo 32 progetti strategici su sessantasei candidati per un importo complessivo di euro 8.832.989,95.

A ciascun Distretto del Commercio ammesso sono stati assegnati:

  • contributi in conto capitale (fondo perduto) nell'entità dell'80% della spesa progettuale ammessa per un importo massimo di euro 250.000,00

  • contributi di parte corrente nell'entità dell'80% della spesa nel tetto massimo di euro 42.306,63

Una quota non inferiore al 30% della spesa progettuale dei progetti strategici deve essere riservata alle azioni a favore delle imprese del commercio e della somministrazione di alimenti e bevande per mezzo di bandi ad evidenza pubblica.

Nel corso dell’anno 2023 è proseguito il sostegno ai progetti strategici dei Distretti del Commercio che non sono stati ammessi a contributo nella precedente programmazione. Con la determinazione n. 210 del 19/07/2023 è stato approvato un nuovo bando per il triennio 2023-2025 avente le medesime caratteristiche di quello della precedente programmazione. La somma destinata alle progettualità distrettuali ammonta a euro 8.794.500,00.

Anno
2024

Distretti del Commercio

Anno
2024

La Regione promuove i Distretti del Commercio quali ambiti territoriali nei quali gli enti pubblici, i cittadini, le imprese e le formazioni sociali liberamente aggregati sono in grado di fare del commercio un fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone il territorio. L’obiettivo è quello di accrescerne l’attrattività, rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle imprese, anche attraverso interventi integrati per lo sviluppo dell’ambiente urbano di riferimento. I criteri e le modalità per l'individuazione, il funzionamento e la costituzione dei Distretti del Commercio e per l'accesso all'agevolazione regionale per l'istituzione degli stessi sono stati approvati con Deliberazione della Giunta regionale n. 23-2535 dell'11/12/2020.

La Regione Piemonte ha inoltre contribuito a sostenere le spese per gli adempimenti necessari all’individuazione e alla costituzione dei Distretti del Commercio, al loro avvio e alla predisposizione di un programma di interventi strategici e significativi per il Commercio.

Con determinazione n. 396 del 23/12/2020 è stato approvato ed emanato il bando per l'accesso all'agevolazione regionale relativa all'istituzione dei Distretti, e con determinazione n. 146 del 28/06/2021 è stata approvata la graduatoria dei progetti ammessi a contributo.

Destinatari del finanziamento regionale sono i Comuni piemontesi in forma singola o aggregata, comprese le Unioni e le Convenzioni di cui alla L.R. n. 11/2012. Il finanziamento ha interessato in prima istanza venticinque distretti su 67 domande pervenute. Con le determinazioni n. 232 del 04/10/2021 e n. 236 del 04/10/2021 sono stati predisposti gli scorrimenti della graduatoria per il finanziamento di ulteriori trentasette distretti. Con la determinazione n. 372 del 29/12/2021 sono stati ammessi a contributo ulteriori quindici istanze, esaurendo la graduatoria.

In ragione delle diverse tempistiche del sovvenzionamento e delle attività iniziali, l'Elenco regionale dei Distretti del Commercio del Piemonte, predisposto con D.D. n. 291/A2009B/2021 del 18/11/2021 e aggiornato con la D.D. n. 133 del 30/06/2023, conta attualmente settantasette Distretti ufficialmente istituiti.

Per i primi venticinque distretti, la determinazione n. 310 del 30/11/2021 ha stabilito e quantificato sul Bilancio finanziario gestionale 2021-2023 la copertura finanziaria delle attività e dei progetti di investimento contenuti nel Programma strategico elaborato in fase di istituzione; la successiva determinazione n. 328 del 13/12/2021 ha destinato a ciascuno di essi l'importo di Euro 50.596,00, attualmente in fase di rendicontazione.

Con successiva determinazione n. 350 del 14/12/2022 sono stati finanziati i rimanenti 52 progetti di investimento contenuti nel Programma strategico elaborato in fase di istituzione per un importo complessivo di euro 2.627.415,61.

I Distretti del Commercio costituiscono uno degli obiettivi strategici inseriti nel Piano della Competitività predisposto dalla Regione Piemonte. Se da un lato essi introducono modelli innovativi di sviluppo del settore commerciale che consentano di sostenere e rilanciare il settore con strategie sinergiche di sviluppo economico e di risposta a necessità in particolari momenti di emergenze economiche e sociali, dall’altro favoriscono la creazione di un sistema strutturato e organizzato territorialmente, capace di polarizzare le attività commerciali, unitamente ad altri soggetti portatori di interesse, quali il Comune, le organizzazioni imprenditoriali, le imprese, le proprietà immobiliari e i consumatori.

Nello specifico, l’istituzione dei Distretti:

  • favorisce e sostiene il commercio di vicinato, le micro e piccole imprese, nell’ottica di garantire al cittadino consumatore servizi di prossimità in un momento di forte presenza della grande distribuzione organizzata;

  • riduce il fenomeno della dismissione degli usi commerciali nei contesti urbani, a causa del quale si può avere una forte perdita identitaria;

  • valorizza i luoghi del commercio attraverso la riqualificazione di ambiti naturali del commercio urbano, sedi naturali di attività commerciali ed economiche in senso lato; il termine “naturale” rimanda al concetto di spontaneità, tradizione e storia dei luoghi del commercio;

  • sostiene e contribuisce al rilancio dell’identità dei luoghi e percorsi naturali del commercio;

  • favorire la creazione dei cosiddetti “centri commerciali naturali”, ritenendo che essi possano costituire una reale alternativa alla grande distribuzione organizzata;

  • sviluppa la competitività dei “centri commerciali naturali”, assicurando complementarietà e integrazione con le attività di vendita su area pubblica;

  • promuove l’aggregazione fra operatori per la realizzazione di politiche e di servizi comuni;

  • favorisce un sistema di governance, di competenze e di conoscenze per lo sviluppo del distretto.
     

I Distretti del Commercio si configurano, quindi, quali strumenti innovativi per il presidio commerciale del territorio, il mantenimento dell’occupazione e la gestione di attività comuni finalizzate alla valorizzazione del commercio. Tali effetti di trasformazione economica, culturale e spaziale saranno visibili sul territorio nel medio termine, anche in previsione di futuri finanziamenti più sostanziali e mirati a interventi di riqualificazione del contesto urbano.

Ecomusei in Piemonte

Anno
2024

Gli ecomusei sono strumenti culturali di interesse generale e di utilità sociale orientati a uno sviluppo locale sostenibile, volti a recuperare, conservare, valorizzare e trasmettere il patrimonio identitario, culturale, sociale, ambientale, materiale e immateriale di un territorio omogeneo, attraverso la partecipazione delle comunità locali in tutte le loro componenti.

Essi operano con approccio interdisciplinare nei campi della cultura, dell’ambiente, dell’educazione, della formazione, dell’inclusione sociale, dell’agricoltura, del turismo, della pianificazione territoriale e della cura del paesaggio, nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio verso una sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tali principi generali sono fondati sulla responsabilità collettiva degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, funzionale alla costruzione e alla rivitalizzazione di reti di attività e servizi.

Gli ecomusei adottano logiche di rete e processi partecipati, su ispirazione della Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze il 20 ottobre 2000, e dei trattati internazionali dedicati alla salvaguardia dei patrimoni culturali materiali e immateriali della società, nel rispetto delle norme nazionali.
Essi operano favorendo la partecipazione e il coinvolgimento degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, con particolare riguardo alle istituzioni culturali e scolastiche, promuovendo “laboratori di cittadinanza attiva” per la costruzione di mappe di comunità o di analoghi strumenti efficaci nell’integrare i diversi punti di vista in un percorso condiviso di riconoscimento, comprensione, cura e rigenerazione coerente e sostenibile dei patrimoni materiali e immateriali peculiari di ogni luogo.

Negli ultimi anni si è assistito ad un proliferare di processi ecomuseali sul territorio piemontese, che si sono resi interpreti di istanze di cambiamento, per uno sviluppo locale sostenibile, svolgendo un ruolo importante nelle politiche di sviluppo socio-economico regionale.

L’azione svolta dagli ecomusei, sui territori di riferimento, ha confermato il ruolo che essi possono assumere, in rapporto alla valorizzazione e alla cura del paesaggio, al riconoscimento della “bellezza”, attraverso la memoria delle comunità, all’equilibrio fra l’opera dell’uomo e l’opera della natura, rafforzando il legame tra paesaggio, patrimonio culturale e turismo come asse strategico su cui impostare percorsi di conoscenza e progetti di valorizzazione territoriale e turismo sostenibile.

Essi lavorano sulla diffusione di una offerta culturale che sappia agire sulla consapevolezza del valore dei paesaggi piemontesi, basata sui valori e l’elevata qualità della vita che offrono. Un lavoro veicolato anche dal nuovo Piano Paesaggistico del Piemonte, che ha cercato di attivare processi culturali dalla densa valenza politica, anche in attuazione di alcune schede progettuali all’interno della “Strategia Aree interne”, finalizzati ad attuare quel profondo cambiamento auspicato dalla Convenzione europea del paesaggio: “percepito dalle popolazioni che lo abitano”.

Le comunità non sono più quindi solo oggetto di ricerca, ma sono organismi “fruitori attivi del paesaggio” presente e futuro o destinatari dei paesaggi di montagna, pianura, acqua e mare da trasformare mediante un progetto comune, frutto di processi partecipati, che tendono ad accrescere la condivisione di benessere collettivo.
Il patrimonio culturale con cui gli ecomusei si misurano è costituto non solo da quello tutelato per legge, ma anche dal patrimonio “vivente”, materiale e immateriale, naturale e costruito, frutto delle tradizioni locali e delle trasformazioni del paesaggio, che costituisce l’eredità culturale delle popolazioni attive sul territorio.
La creazione di reti a diversa scala è stata una strategia vitale ed efficace per condividere pratiche, progetti ed alimentare entusiasmi promuovendo: contratti di fiume, contratti di lago, sentieristica partecipata, giornate del paesaggio, passeggiate patrimoniali.

Nel 2009 nasce l’Associazione Rete Ecomusei Piemonte (REP) a supporto e sostegno delle attività svolte dagli ecomusei che ne fanno parte. Essa rappresenta e tutela gli interessi dei suoi associati nei confronti di istituzioni o di altre realtà italiane ed internazionali; svolge attività di ricerca, studio, riflessione, confronto e progettazione su tematiche di interesse comune; lavora in rete per ottimizzare azioni e risorse. Tali obiettivi sono perseguiti con la messa in opera di alcune azioni strategiche tra le quali la collaborazione e il confronto con gli enti locali (Regione, Province, Comuni, ecc.), la partecipazione ai tavoli di lavoro per la definizione delle politiche e delle programmazioni di settore, la messa in campo di iniziative di scambio e collaborazione con altre realtà ecomuseali, la promozione e la sensibilizzazione rispetto ai temi tipici degli ecomusei, sia a livello nazionale sia internazionale.

La nuova legge regionale in materia di ecomusei (LR 13 del 03/08/18 “Riconoscimento degli ecomusei del Piemonte”) accoglie il punto più maturo delle esperienze ecomuseali che la Rete ha registrato dopo decenni di attività, nate anche dal confronto internazionale del Forum ICOM di Milano 2016 “Ecomuseums, Community museums and cultural landscapes”.

La recente legge regionale, all’articolo 7, promuove la partecipazione degli ecomusei riconosciuti alle politiche e alle azioni regionali di valorizzazione del paesaggio attuative del Piano Paesaggistico Regionale approvato con DCR 233-35836 del 3/10/17 e alle finalità della LR 14 del 16/06/08 (Norme per la valorizzazione del paesaggio).

Con la previgente legge regionale in materia di ecomusei, la Regione ha istituito 25 Ecomusei del Piemonte, che sono di seguito elencati:

Provincia Ecomusei piemontesi
AL Ecomuseo dei Feudi imperiali
AL Ecomuseo della Pietra da Cantoni
AL Ecomuseo della Pietra e della Calce di Visone
AL Ecomuseo di Cascina Moglioni
AT Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano
BI Ecomuseo del Biellese
CN Ecomuseo dei Certosini e della Valle Pesio
CN Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite
CN Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana
CN Ecomuseo dell'Alta Valle Maira
CN Ecomuseo della Pastorizia
CN Ecomuseo della Segale
CN Ecomuseo delle Rocche del Roero
CN Ecomuseo delle Terre del Castelmagno
NO Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone
TO Ecomuseo Colombano Romean
TO Ecomuseo del Freidano
TO Ecomuseo dell'Alta Val Sangone
TO Ecomuseo dell’Argilla – Munlab
TO Ecomuseo della Val Germanasca
TO Ecomuseo delle Terre di confine
VB Ecomuseo del Granito di Montorfano
VB Ecomuseo della Pietra Ollare e degli Scalpellini
VC Ecomuseo della Valsesia
VC Ecomuseo delle Terre d'acqua

La maggior parte dei 25 Ecomusei regionali sono nati e operano in area montana, per il recupero e la riqualificazione dei borghi e dei centri storici e per lo sviluppo ecosostenibile delle produzioni forestali e dell’economia del legno. Essi pertanto sono stati coinvolti nella strategia prevista dalla Regione Piemonte con la LR 14 del 5/04/19 (Disposizioni in materia di tutela, valorizzazione e sviluppo della montagna), che all’Art. 21 (Valorizzazione della cultura della montagna piemontese) promuove il sostegno agli ecomusei e ai centri per la documentazione e altresì la tutela e la valorizzazione delle espressioni della cultura dell’area montana piemontese.
Quanto sopra premesso è in linea con la strategia di adattamento dell’UE, la quale si propone di contribuire a rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici. Ciò richiede una migliore preparazione, consapevolezza e capacità di reazione agli impatti dei cambiamenti climatici a livello locale, regionale e nazionale.
Su tale obiettivo si inserisce l’impegno degli Ecomusei, in merito alla emergenza climatica ed ecologica, i quali affrontano la crisi attuale, curandone le cause e aumentando la resilienza delle comunità locali. Attraverso lo studio delle modificazioni del clima su scala locale e degli impatti sul territorio di riferimento, essi creano gruppi di lavoro dedicati alla mobilità dolce e ai green jobs e danno il massimo supporto per la realizzazione di ciclostazioni. Prediligono, inoltre, gli acquisti con emissioni a rifiuti zero e incoraggiano il ritorno alla terra. Per sensibilizzare le nuove generazioni, attivano attività didattica e laboratori, per tramandare suggerimenti pratici di risparmio idrico ed energetico. Infine gli ecomusei, attraverso bandi e progetti, ribadiscono la necessità alle amministrazioni locali di un intervento concreto sui territori di riferimento, per ridurre l’inquinamento e promuovere la cultura della tutela ambientale, creando un’opportunità per riflettere sul ruolo dei musei e degli ecomusei per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU e in particolare sensibilizzando l’opinione pubblica sull’urgenza dell'azione climatica.

Nel 2020, in epoca di piena pandemia, si è assistito ad un potenziamento del confronto tra le Reti ecomuseali locali, regionali e internazionali, che cooperano tra loro al fine di elaborare progetti. Tale collaborazione ha dato origine ad un vero e proprio “network della conoscenza”, con la moltiplicazione dei contatti per il Laboratorio ecomusei e la Rete locale stessa, sfociata nella virtuosa preparazione di iniziative per l’Anno 2021.

Per aumentare con efficacia ed economicità la qualità della vita degli abitanti che vivono sul territorio di riferimento, considerando diversi profili: identità, paesaggio, prodotti locali, accoglienza turistica, sicurezza ambientale e sviluppo sostenibile, sono state avviate alcune iniziative con l’aiuto delle nuove tecnologie per valorizzare il nostro patrimonio territoriale in una prospettiva di benessere collettivo. 

  1. “Gli Ecomusei sono Paesaggio” dalla Rete degli EcoMusei Italiani (EMI).
    Una riflessione in diretta streaming sul ruolo che gli ecomusei rivestono nel creare una consapevolezza nei confronti del Paesaggio, basata sul principio di sana appartenenza e responsabilità dei luoghi quale unica vera garanzia per il raggiungimento di un equilibrio dinamico nello sviluppo dei territori e delle comunità che li vivono. Quanto accaduto con la pandemia ha costretto a rivedere radicalmente il modo di abitare il territorio. Le esperienze presentate descrivono l’universo di buone pratiche degli ecomusei italiani, dalle Alpi al Mediterraneo, secondo gli approcci che le diverse condizioni socio-economiche impongono ai rispettivi territori, nell’intento di favorire lo sviluppo di reti di cooperazione e scambio tra queste. In questo quadro di eccezionale crisi economica, sociale e sanitaria, la creazione di solide e ramificate reti locali, ricche di capitale relazionale e sociale, hanno assunto un’importanza decisiva nel determinare le capacità competitive di un territorio e dunque le sue probabilità di successo nella crescita della coesione sociale ancor prima che economica. Una iniziativa che, dovendo svolgersi a distanza, ha scontato necessariamente un limite alla partecipazione in tempo di pandemia, evidenziando come la tecnologia è certamente un alleato importante. Il programma è consultabile online.

    È stato organizzato in più sessioni, per dare continuità all’iniziativa e far sì che diventi un momento annuale di riflessione ampia ed inclusiva per tutto il movimento ecomuseale per la gestione partecipata del territorio. Una piattaforma di condivisione di obiettivi e di progetti per il futuro che guardino al paesaggio come luogo di “rinascita” civile e culturale post-pandemica delle comunità e di un rinnovato dialogo con le istituzioni ed il mondo del terzo settore.
     

  2. Ecomusei come attrattiva turistica ispirata ad un turismo sostenibile, che valorizza il territorio, prendendosi cura dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni locali con il coinvolgimento degli abitanti del posto. In quest'ottica oggi molti enti locali (Regioni, Città metropolitane, Comuni) applicano l'Agenda 21 nella pianificazione territoriale locale. Diverse sono le varianti utilizzate per indicare il concetto di “turismo responsabile”: si va dal turismo sostenibile (con riferimento al concetto economico dello sviluppo sostenibile), al turismo solidale (con riferimento al commercio equo-solidale o alle iniziative di solidarietà verso il Terzo Mondo), al turismo consapevole (con riferimento al consumo).


La programmazione del 2022-2023 ha ampliato gli ambiti di interesse degli Ecomusei, proponendo un modello organizzativo innovativo, che ha rafforzato la struttura della Rete, potenziandone la consultazione, le azioni, la qualificazione delle competenze e le professionalità tipiche del comparto, nell’ottica di un incremento della produzione culturale. Tale modello, proposto dalla Regione e gestito dal Laboratorio ecomusei, che ha coordinato le riunioni propedeutiche e le modalità operative sui territori di riferimento, è stato realizzato attraverso il consolidamento di una Rete di collaborazione e di co-progettazione tra

  • Regione - Settore di competenza – Laboratorio ecomusei,
  • Associazione Rete Ecomusei Piemonte,
  • Fondazione Piemonte dal Vivo,
  • Associazione Abbonamento Musei,
     

da cui è nato il progetto condiviso “Ecomusei Palcoscenico Naturale” che ha previsto:

  • l’organizzazione, la co-produzione e la diffusione di un’offerta culturale amplificata allo scopo di creare un prodotto vario e originale;
  • attivazione di forme di accoglienza e fruizione turistica sui territori ecomuseali, attività di visita e pratica, a ridotto impatto ambientale, con il coinvolgimento attivo degli abitanti, degli operatori economici e delle istituzioni locali;
  • la definizione e attivazione di azioni di rilancio per la fruizione delle produzioni culturali, veicolando ed incrementando i flussi turistico-culturali nelle aree di prossimità, quale strumento di sostegno alla domanda di cultura;
  • la costruzione di progetti condivisi di spettacolo dal vivo, danza, musica, teatro sociale e alla loro realizzazione;
  • la mappatura dei “luoghi ecomuseali” al chiuso e all’aperto, che si presentano strutturati per ospitare eventi culturali. Ne è derivato un Format di facile consultazione implementato dalle variegate realtà territoriali;
  • sopralluoghi su territori di ciascun ecomuseo con la partecipazione dei referenti di Fondazione Piemonte dal Vivo e Abbonamento Musei;
  • l’aggiornamento dei reciproci Siti web mediante una pagina dedicata al progetto condiviso, video ed interviste, calendario di eventi e riferimenti per una comunicazione multicanale ed integrata.
     

Dopo la prima edizione del progetto nel 2022, Ecomusei Palcoscenico Naturale è stato realizzato anche nel 2023 con un ricco calendario di spettacoli ed eventi da luglio a ottobre per scoprire gli ecomusei piemontesi e il loro territorio.

Specie invasive

Tema
Tipo
Paragrafi

Una delle principali cause, riconosciute a livello internazionale (Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro del 5 giugno 1992), della riduzione del livello di biodiversità, è rappresentato dalla presenza e dallo sviluppo di specie esotiche invasive.

Per specie esotiche si intendono le specie introdotte al di fuori del loro naturale areale distributivo attuale o passato, che se presentano caratteristiche di invasività determinano minacce alla biodiversità, danni alle attività dell’uomo (ad es. agricoltura) ed effetti sulla salute umana con serie conseguenze socio-economiche e sui servizi ecosistemici.

L’importanza di contrastare la presenza di specie esotiche invasive è stata sancita anche da un recente Regolamento Europeo n. 1143/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive, recepito in Italia con il D. Lgs. 230/2017. 

In particolare il Regolamento verte su un elenco di specie esotiche invasive di preoccupazione comunitaria (species of EU concern), che sono bandite dall'Unione Europea (divieto di importazione, possesso, trasporto e commercio oltre che a obblighi di controllo). Il suddetto elenco è stato approvato con Regolamento di esecuzione (UE) 2016/1141 della Commissione. I paesi potranno sviluppare liste nazionali, alle quali potranno essere applicate le stesse regolamentazioni previste a scala comunitaria e dovranno identificare i principali vettori di arrivo di specie invasive, sui quali saranno poi chiamati a produrre piani d’azione per prevenire ulteriori introduzioni. Infine si istituisce uno Scientific Forum per dare supporto al processo decisionale e si prevedono meccanismi di cooperazione tra Paesi che condividono una specie invasiva. 

Per le specie dell’elenco unionale e per altra documentazione in merito è possibile consultare il sito del MASE, oppure il sito del Progetto LIFE ASAP.

Anno
2024

I tartufi e l’ecosistema

Anno
2024

I tartufi, come gli altri funghi, giocano molteplici ruoli all’interno dell’ecosistema, anche agendo sulle piante di cui sono ospiti in un rapporto di simbiosi obbligata. I tartufi sono specie “pioniere”, ossia legate ad ambienti in rapida successione ecologica; i suoli favorevoli ai tartufi sono infatti quelli meno evoluti, meglio se soggetti a rimescolamenti periodici per effetto di eventi naturali, ad esempio erosioni o deposizioni di versante o lungo i corsi d’acqua dei fondovalle, o artificiali dovuti a lavorazioni o scavi. Analogamente il soprassuolo non deve avere una elevata percentuale di copertura, meglio se in fase di attiva crescita o di colonizzazione di aree dissestate e di ex coltivi.

Per taluni contesti i tartufi, in particolare il bianco, possono essere considerati degli indicatori ambientali; si tratta infatti di specie spesso legate ad ambienti ecotonali, margine di boschi, siepi e filari, che notoriamente sono tra i più ricchi di biodiversità, nonché elementi strutturali del paesaggio. Il tartufo può essere quindi una sentinella dei cambiamenti dell’ambiente che, anche in quest’ottica, merita di essere tutelato e valorizzato.

La Regione Piemonte, con il supporto tecnico di IPLA, ha realizzato alcuni strumenti conoscitivi, tra i quali:

  • le Carte di Attitudine alle produzioni tartufigene, definite sulla base della valutazione congiunta delle esigenze eco-pedologiche per lo sviluppo della singola specie di tartufo, delle caratteristiche chimico-fisiche ed intrinseche dei suoli prevalenti per ciascuna Unità di Terre (identificati a livello di Sottogruppo della Soil Taxonomy) e in funzione delle caratteristiche morfologiche e stazionali medie, riferite alle medesime Unità. La propensione delle terre alla produzione è definita per le tre diverse specie di tartufo: Tartufo bianco (Tuber magnatum Picco), Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vittad.) e Tartufo nero estivo o scorzone (Tuber aestivum Vittad.). L'attitudine è attribuita per ciascuna specie secondo tre classi (Alta, Media, Bassa). La cartografia può costituire uno strumento conoscitivo utile per identificare le zone in cui la tartuficoltura è effettivamente sostenibile, indirizzare le azioni di salvaguardia e recupero del patrimonio tartufigeno regionale, tutelare le aree maggiormente vocate rispetto al consumo di suolo con riferimento alla pianificazione urbanistica. I dati geografici vettoriali relativi alle Carte di Attitudine alle produzioni tartufigene sono scaricabili dal Geoportale Piemonte;
  • la guida selvicolturale: “Tartufaie naturali e controllate. Gestire un patrimonio” rivolta principalmente ai proprietari e gestori di tartufaie per la pianificazione e la realizzazione di interventi a favore della produzione dei tartufi in ambiente naturale con gli obiettivi di ottimizzare la produzione di tartufi, salvaguardando le altre funzioni dei popolamenti forestali insieme alla biodiversità. La guida è disponibile sul sito web della Regione Piemonte.

Le azioni di valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale, costituenti il Piano annuale approvato con D.G.R. n. 2-7063 del 20 giugno 2023 e modificato con D.G.R. n. 1-7907 del 18/12/2023, sentita la Consulta, vengono attuate attraverso l’apertura di bandi dedicati afferenti a preordinati criteri di erogazione, approvati da specifici provvedimenti della Giunta regionale.

Per ulteriori informazioni consultare il sito istituzionale del settore Foreste

Il clima e lo stato di salute dei boschi

Anno
2024

I boschi e le foreste sono fortemente influenzati dal clima. Eccessi di temperature, siccità oppure all’opposto precipitazioni elevate possono indebolire i boschi e renderli più sensibili agli attacchi dei patogeni. A esempio gli insetti rispondono in modo immediato a cambiamenti climatici anche momentanei come il susseguirsi di annate calde e siccitose che hanno contribuito, qualche anno fa, al diffondersi di specie di lepidotteri più termofili che hanno dato luogo a defogliazioni di elevata intensità.

Altri insetti, come molte specie di coleotteri che in genere si comportano come parassiti secondari, in particolare gli scolitidi, attaccando alberi in condizioni di stress possono sviluppare popolazioni molto elevate, causandone la morte. Un rischio molto grave per boschi e foreste è rappresentato dalla “globalizzazione” dei parassiti delle piante. L’incremento degli scambi commerciali (in particolare di prodotti vegetali come derrate agricole, legnami, piante ornamentali e materiale vivaistico) sempre più intensi e veloci sta favorendo una crescita esponenziale della diffusione di organismi nocivi (insetti, acari, nematodi, funghi, batteri, fitoplasmi, virus ) tra i diversi continenti. Per limitarci solo agli insetti, sono alle porte dell’Europa alcune specie esotiche, originarie dell’Estremo Oriente o del Nord America, nocive a essenze forestali molto diffuse (es. frassino, betulla), che stanno già causando danni ingentissimi in altre parti del mondo. L’effetto combinato del global warming (aumento delle temperature, lunghi periodi di siccità, etc.) e della “globalizzazione” dei parassiti può incidere molto negativamente sullo stato dei boschi.

Per maggiori approfondimenti si rimanda alla sezione Impatti del clima sulle foreste

I Servizi Ecosistemici

Anno
2024

Nell’attuale contesto socioeconomico, il patrimonio forestale regionale esprime importanti valori dal punto di vista produttivo (prodotti legnosi e non legnosi), ma permette anche il soddisfacimento della sempre maggiore domanda di beni e servizi ambientali, culturali e turistico ricreativi della cittadinanza. 

Le foreste rivestono un ruolo strategico e trasversale per le politiche ambientali ed economiche e forniscono una serie di servizi ecosistemici, tra i quali ricordiamo:

  • i servizi di approvvigionamento: legati alla produzione di prodotti forestali legnosi e non legnosi; 
  • i servizi di regolazione e mantenimento, quali la protezione e la tutela del suolo, l’assorbimento di anidride carbonica, ecc.;
  • i servizi culturali, come indispensabile supporto ad attività turistico-ricreative, sportive o alla conservazione di valori storici, paesaggistici, culturali.
     
Le foreste: legno ed energia rinnovabile


In Piemonte il legno ha rappresentato per secoli la principale fonte di approvvigionamento energetico, industriale e infrastrutturale e, dopo un periodo di minor utilizzo, negli ultimi anni l’impiego della biomassa legnosa come combustibile è in aumento, sia a causa dei rincari dei combustibili fossili, sia per effetto delle politiche regionali.

Le utilizzazioni selvicolturali sono, ai sensi della legge forestale regionale (L.r. 4/2009 e s.m.i.) e del regolamento forestale (DPGR 8R/11 e s.m.i.), soggette a obbligo di comunicazione semplice o di richiesta di autorizzazione regionale, in funzione dell’estensione dell’intervento, della proprietà del bosco e degli operatori coinvolti.

Non sono, invece, soggetti all’obbligo di comunicazione gli interventi con prelievi inferiori a 150 quintali per autoconsumo in un anno solare, se realizzati al di fuori di aree protette e siti della rete Natura 2000.

Nell’ambito della redazione delle statistiche forestali annualmente pubblicate sul sito della Regione Piemonte fino al 2018 si è considerato di non prendere in esame i quantitativi di prelievo dichiarati nelle singole istanze in quanto, a causa dell’impossibilità di verifiche puntuali sistematiche, il dato non è considerato attendibile. Per stimare con maggiore precisione e uniformità i quantitativi tagliati si è adottato un algoritmo che mette in relazione la provvigione media inventariale regionale della categoria forestale interessata e il tasso di prelievo massimo ammesso dal Regolamento Forestale per ogni tipo di intervento selvicolturale.

Su questa base, il volume raccolto nella stagione silvana 2022-23 è stato di circa 383.416 m3.

Come si può vedere dalla tabella seguente, gli assortimenti più frequenti rimangono quelli a scopi energetici: infatti, con il 42 e il 33% dei quantitativi della raccolta, gli scarti disponibili per la triturazione e la legna da ardere in tronchetti rappresentano circa i 3/4 dell’intera disponibilità.

Oltre 63.000 m3 di legname sono, invece, disponibili per usi con più alto valore aggiunto.

Tabella 1. Destinazioni del legname nella stagione silvana 2022-23

È necessario tenere conto che i dati presentati riguardano esclusivamente i dati registrati sugli applicativi gestionali per l’inserimento delle istanze forestali e non riguardano l’arboricoltura da legno, il legno raccolto fuori foresta (potature, siepi, viali), quello raccolto in situazioni speciali (gestione della vegetazione ripariale e delle reti tecnologiche) e soprattutto i quantitativi tagliati dai singoli proprietari per autoconsumo. 

Recenti analisi che prendono in considerazione questi fattori riportano quantitativi annuali tagliati prossimi ai 600.000 m3.

Servizi di regolazione e mantenimento


Protezione del territorio 

Tra le funzioni del bosco e degli ecosistemi forestali, la cui importanza è stata sancita nel 1992 dalla Conferenza di Rio attraverso il documento “Dichiarazione dei principi per la gestione, conservazione e sviluppo sostenibile di tutti i tipi di foreste”, quella protettiva assume un ruolo fondamentale per la sicurezza e la protezione del territorio. Tale aspetto, risulta di particolare importanza, se si considera che circa il 25% dei boschi regionali difendono centri abitati e infrastrutture da fenomeni di dissesto quali valanghe, caduta massi, colate di fango e frane. L’aumento della ricorrenza di eventi meteorici di intensità tale da innescare fenomeni d’instabilità e dissesto rendono sempre più evidente come le foreste, se opportunamente gestite svolgano, tra le altre, anche importanti funzioni a favore della pubblica sicurezza, contribuendo in questo caso a ridurre i rischi e a limitare gli effetti del dissesto. Le superfici forestali concorrono alla protezione idrogeologica, proteggendo il suolo dall’erosione e favorendo l’assorbimento dell’acqua da parte dei suoli, riducendo quindi le portate di piena dei corsi d’acqua. Sempre maggiore importanza assume non solo la valorizzazione “biofisica” (es. volumi di acqua, volumi di sedimenti trattenuti dalle superfici forestali) del servizio ecosistemico di protezione, ma anche la sua valutazione in termini economici. Considerati i significativi costi economici, necessari per interventi di ripristino a seguito di danni dovuti a eventi alluvionali, pare sempre più evidente la convenienza di investire nella gestione e manutenzione di boschi e foreste con funzione protettiva in un’ottica di prevenzione.
 

Le foreste e lo stoccaggio di CO2 - Crediti di Carbonio e mercato volontario

Le foreste rivestono la fondamentale funzione di sequestro di anidride carbonica (CO2) il principale gas ad effetto serra. Grazie al processo della fotosintesi il carbonio di questo gas viene utilizzato, quindi fissato, per la formazione dei tessuti vegetali nella cellulosa e nella lignina. Dal sequestro della CO2 dall’atmosfera deriva una mitigazione a livello climatico in quanto si contribuisce alla diminuzione della concentrazione di CO2 (il più importante dei gas serra) atmosferica. L’assorbimento e stoccaggio della CO2 sono definiti come servizi ecosistemici di “regolazione”, in quanto in grado di regolare e garantire il funzionamento degli ecosistemi, perciò rivestono un’importanza particolare. Tra gli effetti di “regolazione”, quelli sul clima sono particolarmente rilevanti, come testimoniato dal ruolo fondamentale che a questa funzione viene assegnato nell’ambito delle strategie (comunitarie, nazionali e regionali) di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Occorre ricordare che i tempi di assorbimento e accumulo di carbonio da parte delle foreste sono variabili a seconda che si consideri la biomassa legnosa, la lettiera o il suolo. Se delle foreste vengono utilizzati i prodotti per un uso durevole (es. legno da opera), l’effetto dell’accumulo di carbonio si protrae anche oltre le attività di taglio, di conseguenza è possibile valutare la quantità di CO2 assorbita anche per particolari tipi di prodotti legnosi.
Per convenzione una tonnellata di CO2 sequestrata corrisponde ad un credito di carbonio che può essere scambiato sul mercato internazionale come compensazione alle emissioni derivanti da attività produttive o da cui derivano emissioni di gas effetto serra. Questi crediti di carbonio sono quindi un prodotto del bosco commerciabile quanto i prodotti legnosi.

A livello normativo, l'art. 70 della L 221/15 ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici e ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.

D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:

  • nell'adozione di una deliberazione (DGR 24-4638 del 06/02/17) propedeutica allo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in ambito forestale e in ambito urbano (verde urbano);
  • nella definizione di linee guida per la gestione dei crediti di carbonio.
     

Per approfondimenti consulta la pagina Aria Risposte Foreste.

Questo argomento è stato sviluppato nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare: Anno 2012 - Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio pagina 41, Box: Casi studio per valutare gli effetti di bilancio della CO2 conseguente a differenti trattamenti selvicolturali applicati a diverse tipologie forestali pagina 53.

Servizi Ecosistemici – Identificazione, valutazione e certificazione 


I sistemi naturali e seminaturali (boschi, foreste urbane e sistemi agro-silvo-pastorali) forniscono gratuitamente un’ampia gamma di beni e servizi essenziali per sostenere il benessere e la qualità della vita degli individui attraverso i processi e le funzioni ecologiche (Millennium Ecosystem Assessment). Tutti i Servizi Ecosistemici (di seguito SE) hanno valori economici considerevoli e sono oggetto di sviluppo dei “pagamenti per servizi ecosistemici– PSE” (art. 7 comma c. 8 del TUF), attraverso una gestione forestale sostenibile e responsabile. 

La Regione Piemonte ha iniziato a occuparsi dei SE, partendo da quelli di regolazione; nella fattispecie IPLA ha collaborato alla definizione delle linee guida per i crediti di carbonio da gestione forestale e la valutazione della protezione diretta dei boschi, come per altro previsto dal TUF (art. 2 comma 1 lettera d).

Successivamente l’attività si è concentrata sulla biodiversità (SE di supporto) e l’impollinazione (SE regolazione e approvvigionamento).

Tutte queste attività sono state realizzate in forma integrata fra gli ambiti prettamente forestali e quelli urbani o forestazione urbana con il progetto triennale URBAN FORESTRY del Settore Sviluppo Sostenibile, biodiversità e aree naturali dell’Assessorato Ambiente.

Successivamente è partito il progetto FOREST ECO-VALUE nell’ambito del programma Spazio Alpino nel quale IPLA è il partner tecnico di FinPiemonte – Leader del progetto. L’obiettivo è la definizione di modelli di mercato per i SE. Inoltre è stata approvata una prassi di riferimento UNI sui SE ecosistemici fuori foresta su proposta della Regione Piemonte – Settore Sviluppo sostenibile, biodiversità e aree naturali.

Per quanto riguarda il SE Biodiversità l’attività dell’IPLA si è concentrata sull’individuazione e caratterizzazione “pregi-difetti” dei diversi metodi proposti a livello internazionale quali indici per la valutazione e monitoraggio della “biodiversità” da inserire in uno dei due standard di certificazione forestale applicabili in Italia, FSC® e PEFC®.

Il quadro che emerge da questa indagine è la presenza di due tipologie di indici:

  1. diretti, che prevedono rilievi puntuali, statisticamente significativi, del numero e distribuzione di specie target o d’interesse. I più utilizzati sono gli indici diversità di Shannon-Wiener (Fisher et al. 1943), di Shannon Shannon e Weaver, 1949), di Simpson (Simpsom, 1949), ecc.;
  2. indiretti, che consistono nell’utilizzare parametri normalmente utilizzati nella caratterizzazione delle foreste e ritenuti rappresentativi delle principali componenti della biodiversità; fra i principali metodi indiretti, previsti per le certificazioni FSC e PEFC, vi sono: l’indice di biodiversità potenziale - IBP, quello di valutazione dell’integrità dei boschi (Forest Integrity Assessment - FIA), di qualità degli habitat HQ – InVEST (Integrated Valuation of Ecosystem Services and Tradeoffs), BioΔ4, ecc.


Il metodo FIA prevede la compilazione di una lista di controllo standard ove vengono valutati in termini di presenza/assenza alcuni parametri dendrometrici e compositivi del bosco. A partire dalla lista standard è stato realizzato un adattamento alla realtà forestale piemontese, testando la metodologia al Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino.

Figura 1. Valutazione indice FIA per il Bosco delle Sorti della Partecipanza

L’indice di qualità degli habitat è stato ideato con il software InVEST, che consente di eseguire analisi ecosistemiche del territorio a partire da una carta digitale degli usi del suolo (LULC) di cui l’utente stesso può configurare le ipotetiche trasformazioni, con le possibili minacce alla biodiversità. Il metodo InVEST, testato nell’area pilota del Parco “La Mandria”, produce due tipi di risultati: qualità degli habitat e la loro degradazione verso date specie target in funzione di cambiamenti dell’uso del suolo (Fig. 2).

Figura 2. Il metodo InVEST testato nell’area pilota del Parco “La Mandria”

La metodologia InVEST è inoltre stata testata per la “crop pollination”, dove il modello si concentra sulle api selvatiche come organismi impollinatori. Utilizza le stime della disponibilità di siti di nidificazione e di risorse alimentari (attraverso un elenco di specie fiorenti caratteristiche di quel tipo di uso del suolo) all’interno dell’area di volo delle singole specie di api selvatiche. Anche in questo caso è stata utilizzata l’area pilota de “La mandria”. 

La medesima metodologia è stata testata anche per la provincia di Novara. I risultati sono disponibili presso Regione Piemonte – Settore Sviluppo sostenibile, biodiversità e aree naturali.


 

Alberi monumentali

Anno
2024

La L. 10/2013 art. 7 ha stabilito una definizione di albero monumentale e criteri di valutazione omogenei per tutta Italia, sanzioni per i danneggiamenti e l’effettuazione del censimento nazionale finalizzato alla realizzazione dell’Elenco degli Alberi Monumentali D’Italia.

A seguito delle disposizioni attuative ministeriali, approvate con decreto del 23 ottobre 2014, nel 2015 è stato avviato il censimento: in Piemonte le segnalazioni pervenute dai Comuni sono state integrate con indagini di iniziativa della Regione, col supporto tecnico dell’IPLA per i sopralluoghi di verifica e la compilazione delle schede di identificazione. A dicembre 2015 è stato approvato il primo Elenco regionale, con 82 nuovi alberi monumentali, poi integrato a giugno 2016 con 36 degli alberi già classificati ai sensi della L.r. 50/95.

A partire dal 2016 la Regione ha effettuato ulteriori indagini, sempre tramite l'IPLA e con la collaborazione degli Enti di gestione delle Aree protette, mentre i Carabinieri Forestali hanno verificato in primo luogo gli alberi già individuati nel corso del censimento nazionale del 1982. Grazie alle ulteriori segnalazioni, alle verifiche tecniche e alle istruttorie effettuate dal Gruppo di lavoro, l’Elenco regionale è stato progressivamente integrato, fino all’attuale numero di 319 alberi o gruppi di alberi monumentali (D.D. 579 del 21 ottobre 2022 e n. 223 del 28 marzo 2023).

La distribuzione dei 319 esemplari risulta in 190 Comuni, situati prevalentemente nei territori torinese (72), cuneese (35), alessandrino (24) e del VCO (22).

A testimoniare la diversità ambientale della nostra regione, dalla montagna (alcuni soggetti ad oltre 2000 m di quota) alle fasce fluviali planiziali e ai laghi, dagli ecosistemi naturali ai parchi storici e alle alberate cittadine, gli alberi censiti appartengono a ben 88 specie: 45 autoctone del Piemonte, 37 esotiche, 6 non autoctone del Piemonte ma parte della flora italiana (Cipresso, Corbezzolo, Pino domestico, Pino nero, Sughera e Tamerice). Tra le specie esotiche, presenti soprattutto nelle aree urbane, la più rappresentata è il Platano, con 24 elementi, poi l’Ippocastano e il Cedro dell’Atlante con 12; tra le autoctone prevalgono il Larice con 16 soggetti, il Castagno e la Farnia con 15 e il Faggio con 14, poi il Frassino con 10, la Roverella e il Salice bianco con 9, il Pino cembro con 7. 

Nella primavera 2022 il Settore Foreste ha pubblicato la guida (redatta a cura dell’IPLA) “Gli alberi monumentali. Conoscenza e cura”, rivolta principalmente a proprietari, gestori, amministratori e tecnici degli Enti locali.

Infine negli anni 2022 e 2023, grazie al trasferimento dal MiPAAF di fondi finalizzati alla tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, si è provveduto:

  • alla realizzazione e posa dei cartelli descrittivi relativi ai circa 250 alberi censiti negli anni precedenti,
  • all’avvio di un Bando con le relative disposizioni per la presentazione delle domande per l’erogazione di contributi relativi alle spese sostenute per il monitoraggio (valutazioni fitosanitarie e di stabilità) e la cura (potature, consolidamenti, deimpermeabilizzazione delle aree di protezione, ecc.) degli alberi, attualmente censiti ed inseriti nell’elenco regionale. 

Il Bando ha durata biennale con previsione di due finestre istruttorie all’anno, nel corso del 2023 sono risultate ammissibili 21 istanze per un contributo ammesso di 45.818,99 euro.

Ulteriori informazioni sono disponibili nella pagina dedicata sul sito web regionale.

Ecologia, biodiversità e genetica

Anno
2024

Con l’obiettivo di mantenere o migliorare la biodiversità degli ecosistemi forestali, la Regione Piemonte promuove da tempo specifiche azioni. Tra queste va citata l’attività di individuazione e caratterizzazione dei popolamenti forestali idonei alla raccolta di sementi di specie autoctone, arboree ed arbustive, da destinare alla vivaistica. Si tratta di attività di ricerca intraprese in Piemonte fin dalla metà degli anni Novanta, proseguite anche nel corso del 2023 con il supporto dell’IPLA.

Con D.D. n. 308/A1614A del 28/4/2023 si è provveduto all’aggiornamento del Registro regionale dei materiali di base per la vivaistica forestale, che attualmente contiene 272 materiali di base di specie arboree autoctone, localizzati in 133 popolamenti (per la massima parte boschi) classificati per la raccolta di frutti e semi . 

Nell’ambito della tutela e valorizzazione delle risorse genetiche forestali locali, con D.D, n. 1104 del 29/12/2023, è stato approvato l’affidamento ad IPLA delle seguenti attività, da svolgere con il supporto di centri di ricerca nazionali:

  1. caratterizzazione genetica dei materiali di base di specie prioritarie per gli interventi di imboschimento (piantagioni in aree planiziali) e rimboschimento (ripristino di aree forestali colpite da eventi meteorici estremi o incendi), in un’ottica di completamento e aggiornamento degli studi già realizzati entro il 2010 a livello regionale;
  2. studio della resistenza/resilienza rispetto ai cambiamenti climatici (in particolare siccità e caldo estremi) di materiali di base di specie prioritarie, ai fini della loro tutela e valorizzazione all’interno della filiera vivaistica;
  3. progettazione di nuovi arboreti da seme di specie sporadiche e miglioramento della gestione di quelli esistenti.

E’ inoltre proseguita l’attività del gruppo di lavoro interregionale sulla vivaistica forestale, creato a fine 2022. Si tratta di un gruppo di lavoro tecnico, che, insieme a Settore Foreste e al Settore Lavori in amministrazione diretta di sistemazione idraulico-forestale, di tutela del territorio e vivaistica forestale della Regione Piemonte, coinvolge attualmente ERSAF e Regione Lombardia, Veneto Agricoltura e Regione Veneto, e le Regioni Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Liguria. Obiettivo del gruppo è confrontarsi e realizzare attività comuni su individuazione e descrizione dei popolamenti da seme, caratterizzazione genetica dei materiali di base, formazione degli operatori della filiera vivaistica. Nel 2023, oltre alla attività svolte da remoto, sono state svolte due riunioni in presenza, presso i vivai di Albano Vercellese e Montecchio Precalcino, e attività di formazione sulla raccolta di frutti e semi rivolte agli operai forestali regionali piemontesi, ma aperte a rappresentanti delle altre Regioni.

Infine, nel corso del 2023 è proseguita l’attività, affidata a CSI Piemonte con il supporto di IPLA e del CREA–Foreste e legno di Casale Monferrato, di realizzazione di un nuovo sistema integrato di servizi on line volti a strutturare a livello informatico la filiera vivaistica forestale regionale, dalla raccolta di frutti e semi alla commercializzazione delle piantine di specie autoctone arboree ed arbustive, ma anche pioppelle, e di creare un ambiente favorevole all’incontro tra domanda e offerta di materiali forestali di moltiplicazione da impiegare in interventi di forestazione, rinaturalizzazione e arboricoltura da legno. aumentando l'efficacia delle varie fonti di finanziamento e permettendo, nel contempo, agli operatori del settore un migliore orientamento della produzione.

Il cuore del progetto, finanziato con i fondi del PSR 2014-22, sarà la realizzazione e messa a disposizione del Portale dei Materiali Forestali di Moltiplicazione in Piemonte costituito da Servizi di gestione e pubblicazione della disponibilità (dedicato al settore privato) e della domanda, indirizzato alle Pubbliche Amministrazioni. Allo scopo di offrire un’ulteriore opportunità di sviluppo della filiera vivaistica forestale regionale, sarà attivato un mercato telematico sperimentale che possa consentire ai vivaisti di contrarre con altri soggetti privati direttamente on line. L’utilizzo delle nuove piattaforme consentirà inoltre agli operatori di adempiere ad alcune delle disposizioni normative (tenuta del registro di carico e scarico, dichiarazione annuale della consistenza del materiale detenuto in azienda), con riduzione dei tempi e costi per l'azienda.

A livello normativo, nel corso del 2023 il Settore Foreste ha predisposto una bozza di procedure tecnico-amministrativo per dettagliare quanto previsto dal Regolamento regionale 1/R del 22/2/2022 relativo alla produzione e commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione.
 

La biodiversità forestale


La biodiversità forestale considera non solo la varietà di specie arboree in bosco, ma l’insieme delle specie animali e vegetali presenti e le condizioni ecologiche che ne determinano la presenza.

Nei diversi habitat forestali presenti in Piemonte, il livello di biodiversità è molto variabile, sia in relazione alle caratteristiche naturali, sia al tipo di utilizzo storico da parte dell’uomo che ha prodotto cambiamenti alla composizione specifica, alla struttura o all’estensione dei boschi.

In Piemonte, come in Italia e in gran parte dell’Europa, non esistono foreste vergini, ma esistono limitate aree in cui sono presenti tutte le fasi di crescita del bosco, dalla rinnovazione agli alberi di grandi dimensioni, vivi e morti in piedi, e non soggette a interventi selvicolturali da molte decine di anni . Questi alcuni dei requisiti dei boschi vetusti, come definiti dall’art. 3, comma 2, lettera s -bis ) e l’art. 7, comma 13 -bis ) del D.lgs. 34/2018 (il cosiddetto TUFF) e dettagliati dalle Linee guida per l’identificazione delle aree definibili come boschi vetusti, approvate con Decreto MiPAAF del 18 novembre 2021. 

A seguito del trasferimento di fondi dallo Stato (Fondo nazionale Foreste), a fine 2022 è stato approvato un progetto per l’individuazione di boschi vetusti in Piemonte, affidato all’IPLA con il supporto del DISAFA Università di Torino Nell’estate - autunno 2023 sono stati svolti i primi sopralluoghi, che hanno interessato 4 popolamenti situati nelle province di CN, TO, BI e VC.

La Regione Piemonte, unitamente ad IPLA e DISAFA, ha partecipato al primo workshop nazionale dedicato a “La Rete dei boschi vetusti d’Italia” che si è svolto in Abruzzo a maggio 2023, nel corso del quale si è svolto un sopralluogo presso l’abetina di Rosello, indicata come primo bosco vetusto d’Italia ad essere inserito nella rete nazionale. A giugno 2023, infine, si è svolto un incontro con gli Enti di gestione delle aree protette con l’obiettivo principale di coinvolgere il personale in attività di monitoraggio e vigilanza riguardo alcune risorse del patrimonio forestale regionale (boschi da seme e boschi vetusti) e alcune criticità legate a specie esotiche invasive.

Sempre in tema di tutela della biodiversità, occorre rivolgere particolare attenzione all'introduzione di specie esotiche invasive.

Infatti, negli ambienti forestali la diffusione delle invasive può essere causa di forte degrado, poiché ne modifica la composizione specifica e ne altera la struttura, con conseguenze su produzione, protezione dei versanti, conservazione della biodiversità ed anche del paesaggio.

Per maggiori approfondimenti consulta le seguenti guide selvicolturali:

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:

Per ulteriori approfondimenti inerenti la caratterizzazione genetica dei popolamenti forestali piemontesi si può consultare la serie di Monografie pubblicate sulla rivista forestale Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi dal Dicembre 2011 ad oggi.