Clima

Riscaldamento globale

Anno
2025

Riscaldamento globale è il termine utilizzato per descrivere l’aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre e degli oceani, una tendenza che sta cambiando in modo permanente e sempre più repentino il clima della terra. 

La causa del riscaldamento globale è dovuta al forcing radiativo positivo, causato dall’aumento drammatico della concentrazione dei gas serra in atmosfera: anidride carbonica, metano e protossido di azoto hanno raggiunto concentrazioni mai viste negli ultimi 800.000 anni. 

I dati e le osservazioni confermano che il riscaldamento globale è inequivocabile (già dal rapporto IPCC del 2013) e che i tassi di incremento della temperatura sono stati decisamente più elevati negli ultimi vent’anni. 

Misure strumentali della temperatura a livello globale, dirette e indirette attraverso strumenti di remote sensing, sono disponibili dalla metà del XIX secolo, mentre diversi dataset, più completi e affidabili sono disponibili dal 1950 in avanti. 

L’insieme di tutte queste misure, attraverso elaborazioni complesse, consente di tracciare l’andamento della temperatura media globale nel tempo.

Sulla base di tali elaborazioni, si può affermare che la tendenza della temperatura media superficiale globale (terra e oceani) ha fatto registrare un riscaldamento di circa 1.28°C dal 1880 al 2024, seguito dal 2023, con un riscaldamento di circa 1.17°C, e dal 2016 e dal 2020, con un riscaldamento di circa +1.01°C. 

L'anno 2024 è stato l'anno più caldo da quando sono iniziate le registrazioni globali nel 1850, con 1.29 °C in più rispetto alla media del XX secolo di 13.9 °C. Questo valore è di 0.10 °C in più rispetto al precedente record stabilito l'anno scorso. I dieci anni più caldi nei 175 anni di registrazione si sono verificati tutti durante l'ultimo decennio (2015-2024). 

Da notare che l'anno 2005, che è stato il primo anno a stabilire un nuovo record di temperatura globale nel XXI secolo, è ora il 13° anno più caldo mai registrato. 

L'anno 2010, che all'epoca aveva superato il 2005, ora si classifica come il 12° anno più caldo mai registrato.

Global surface air temperature (ºC) increase above the average for the 1850-1900 designated pre-industrial reference period, based on several global temperature datasets, shown as five-year averages since 1850. Credit: C3S/ECMWF.

Il caldo record dell'anno precedente era dovuto in parte alla presenza della fase calda di El Niño Southern Oscillation (ENSO), iniziata a giugno 2023 e continuata fino a maggio del 2024. 

In quel periodo si è verificata una transizione verso condizioni ENSO-neutre (in cui le temperature globali tendono a essere più fredde) che è continuata fino a novembre prima che la fase fredda di ENSO (la Niña) emergesse a dicembre, secondo il Climate Prediction Center della NOAA. 

Anche le temperature globali degli oceani nel 2024 sono state degne di nota, raggiungendo 15 mesi consecutivi di temperature da record, da aprile 2023 a giugno 2024. 

Ogni mese da gennaio ad aprile ha superato i precedenti record mensili di almeno 0.15°C.

Nell'Artico, il 2024 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, 2.71 °C sopra la media e 0.24 °C in meno rispetto al record stabilito nel 2016. 

L'estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo minimo annuale a settembre; il settimo minimo più basso mai registrato. 

Anche la temperatura superficiale dell'emisfero settentrionale del 2024 è stata la più calda mai registrata, 1.67 °C sopra la media. 

Le stagioni invernale, primaverile ed estiva dell'emisfero settentrionale sono state le più calde mai registrate, rispettivamente 1.84 °C, 1.61 °C e 1.52 °C sopra la media. 

Invece l'estate (dicembre-febbraio), l'autunno (marzo-maggio) e l'inverno (giugno-agosto) dell'emisfero meridionale sono stati i più caldi mai registrati e l'anno nel suo complesso è stato il più caldo mai registrato, con una temperatura di 0.90 °C sopra la media del XX secolo.

La media annuale globale per il 2024 è stimata a 1.62 ± 0.06 °C al di sopra della media del periodo dal 1850 al 1900, che è tradizionalmente utilizzata come riferimento per il periodo preindustriale (Rapporto sulla temperatura globale per il 2024). 

Nel 2024, il 24% della superficie terrestre ha avuto una media annuale calda da record locale, tra cui il 32% delle aree terrestri e il 21% delle aree oceaniche. 

Queste aree coincidevano con un certo numero di importanti centri abitati. Stimiamo che 3.3 miliardi di persone, il 40% della popolazione terrestre, abbiano sperimentato una media annuale calda da record locale nel 2024. 

Ciò include 2/3 della popolazione della Cina e la maggioranza delle popolazioni di Brasile, Nigeria, Etiopia, Messico, 1/3 degli Stati Uniti e gran parte dell'America meridionale e centrale e dell'Europa orientale.

Inoltre, il 2024 è stato un anno degno di nota per:

  • nuove medie annuali record nazionali per circa 104 paesi, tra cui Brasile, Canada, Cina, Grecia, Malesia, Messico e Corea del Sud;
  • valore record del calore medio annuo sia nella media terrestre che in quella oceanica;
  • caldo record nella maggior parte dei bacini oceanici;
  • fine della fase di El Niño 2023/2024 e una probabile transizione verso condizioni leggermente più fresche nel 2025.

Come ci si può aspettare dal riscaldamento globale causato principalmente dai gas serra, l'aumento della temperatura sul globo è ampiamente distribuito, interessando quasi tutte le aree terrestri e oceaniche. 

Nel 2024, il 95.2% della superficie terrestre era significativamente più caldo della temperatura media durante il periodo 1951-1980, il 4.6% aveva una temperatura simile e solo lo 0.2% era significativamente più freddo.

Le aree terrestri mostrano generalmente un riscaldamento circa doppio rispetto all'oceano. Rispetto alle medie del 1850-1900, la media terrestre nel 2024 è aumentata di 2.28 ± 0.12 °C e la temperatura della superficie dell'oceano, escludendo le regioni di ghiaccio marino, è aumentata di 1.15 ± 0.07 °C.

La maggior parte di questo riscaldamento si è verificato dal 1970.

L'emergere del fenomeno meteorologico El Niño a metà del 2023 ha avuto un'influenza significativa sulle temperature sia nel 2023 che nel 2024, ed è probabilmente il più grande fattore a breve termine che ha contribuito al picco di temperatura del 2023/2024. 

Questo El Niño ha raggiunto il picco poco prima della fine del 2023 ed è terminato a giugno 2024. 

Il raffreddamento dell'Oceano Pacifico centrale è continuato per il resto del 2024. 

Una nuova La Niña è iniziata a gennaio 2025, ma si prevede che sarà debole.

El Niño è caratterizzato dall'emergere di una vasta area di acqua relativamente calda nel Pacifico equatoriale orientale. 

Oltre al riscaldamento immediato nel Pacifico, El Niño può avere effetti di vasta portata sulla circolazione globale e sui modelli meteorologici. 

Questa interruzione dei modelli meteorologici tende a essere associata a un periodo prolungato di temperature medie globali leggermente aumentate che possono durare per mesi oltre il picco di El Niño nel Pacifico. 

D’altra parte, La Niña, è associata al raffreddamento relativo del Pacifico e riduce leggermente le temperature medie globali.

In particolare, la serie temporale mensile delle temperature medie oceaniche ha subito un brusco rialzo a metà del 2023, incluso il più grande riscaldamento oceanico da gennaio a giugno mai osservato, a causa della dissipazione di una forte La Niña e della sua sostituzione con El Niño.

Questo calore ha raggiunto il picco verso la fine del 2023, ma è persistito ben al di sopra della tendenza a lungo termine fino alla fine del 2024. 

Questa escursione di temperatura non è dovuta esclusivamente a El Niño nel Pacifico, ma è stata anche influenzata da un insolito riscaldamento in altri bacini oceanici, in particolare nel Nord Atlantico.

Prima del 2023, il Pacifico equatoriale ha mantenuto condizioni di La Niña da metà 2020. Questa La Niña di lunga durata ha contribuito a rendere il 2021 e il 2022 relativamente più freddi rispetto agli altri anni precedenti. 

Al contrario, la rapida transizione da una La Niña all'inizio del 2023 a un forte El Niño entro la fine del 2023 ha contribuito ai record di temperatura osservati nel 2023 e nel 2024.

Informazioni e risorse aggiuntive

El Niño-Oscillazione Meridionale https://it.wikipedia.org/wiki/El_Ni%C3%B1o

La Niña https://en.wikipedia.org/wiki/2020%E2%80%932023_La_Ni%C3%B1a_event

Berkeley Earth Global Temperature Report for 2024 https://berkeleyearth.org/global-temperature-report-for-2024/

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Il cambiamento climatico in Piemonte

Anno
2025

In Piemonte l’anno 2024 è stato il quarto anno più caldo dopo il 2022, il 2023 e il 2015 nella distribuzione storica compresa tra il 1958 e il 2024. 

La temperatura media annuale è risultata pari a circa 11 °C, superiore di 1.1 °C rispetto al periodo climatico di riferimento (il trentennio 1991-2020, avente una media climatica di circa 9.9°C).

La precipitazione cumulata è stata di 1495.7 mm, con un surplus pluviometrico di 466,2 mm (pari al 45%) nei confronti della media climatica del trentennio 1991-2020, posizionandosi al 2° posto dopo il 1977 tra gli anni più piovosi valutati a partire dal 1958. 

Combinando le anomalie standardizzate di temperature e precipitazioni il 2024 è risultato il più caldo e umido della serie storica. 

Gli episodi di foehn annuali sono risultati 71, poco superiori ai 66 medi del periodo 2000-2020. 

Per approfondimenti: Il clima in Piemonte - anno 2024

Il clima in Piemonte nell'anno 2024 in sintesi - Fonte Arpa Piemonte
Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Il clima in Piemonte - anno 2024 https://www.arpa.piemonte.it/pubblicazione/clima-piemonte-anno-2024

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Gli scenari climatici in Piemonte

Anno
2025

Alla base delle simulazioni di quello che sarà il clima futuro attraverso i modelli climatici, in grado di riprodurre la dinamica dell’oceano e dell’atmosfera e di rappresentare in modo più completo possibile tutti i processi di interazione terra-atmosfera, vi sono delle ipotesi sugli scenari emissivi e sulle politiche di riduzione dei gas serra che verranno applicate, così da definire degli “emission pathways” che rappresentano l’andamento delle emissioni e della relativa concentrazione dei gas climalteranti in atmosfera nel corso del XXI secolo e più.

Gli scenari di riferimento sono attualmente quattro (definiti nell’ambito del lavoro del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici IPCC che si occupa della mitigazione) e si differenziano fra loro per il potenziale di perturbazione del bilancio energetico planetario espresso in termini di Forcing Radiativo al 2100 rispetto al periodo pre-industriale. 

Si definiscono RCP (Representative Concentration Pathway) seguiti da un numero che rappresenta il forcing radiativo (in W/m2), ossia l'alterazione del bilancio tra energia entrante e energia uscente nel sistema terra-atmosfera dovuta alla diversa concentrazione dei gas serra in atmosfera, includendo anche i processi di feedback e di interazione.

Gli scenari considerati in questa analisi sono:
•    RCP 8.5, che rappresenta uno scenario a forti emissioni, all’incirca come se il tasso di emissioni fosse come l’attuale, senza azioni di mitigazione
•    RCP 4.5, che rappresenta uno scenario intermedio, dove le emissioni di CO2 raggiungono un massimo per poi stabilizzarsi verso la fine del XXI secolo.
 

Tutti questi scenari vedono un aumento importante della temperatura globale a fine secolo rispetto ai valori del periodo 1986-2005, pari a 3.7°C (in un range tra 2.6-4.8°C) per RCP8.5 e 1.8°C (in un range tra 1.1-2.6 °C) per RCP4.5

Nessuno dei due scenari è in grado di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1.5°C.

Per le analisi sul Piemonte sono state utilizzate le simulazioni modellistiche sviluppate dal consorzio EUROCORDEX

Si tratta di modelli realizzati attraverso un downscaling dinamico, ossia l'uso di modelli regionali ad alta risoluzione (11 km) innestati in modelli climatici globali, sui due scenari RCP 4.5 e RCP 8.5. 

Unitamente a questi, sono state le medesime simulazioni applicate nel Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico messe a disposizione dal Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Si tratta del modello regionale COSMO-CLM a risoluzione ancora più elevata (circa 8 km), sempre innestato sui due scenari RCP 4.5 e RCP 8.5 a partire da modelli climatici globali.

Arpa Piemonte e Regione Piemonte hanno elaborato un report sugli scenari futuri che attraverso l’utilizzo dei modelli regionali di ultima generazione disponibili a livello europeo, opportunamente trattati per adeguarli al clima del territorio regionale, consente di tracciare una proiezione di quella che sarà l’evoluzione climatica del Piemonte fino a fine secolo, i dati sono disponibili sul   Portale sul clima in Piemonte.

Informazioni e risorse aggiuntive

EURO-CORDEX - Coordinated Downscaling Experiment - European Domain https://www.euro-cordex.net/

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici Clima: Approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici https://www.cmcc.it/

https://www.cmcc.it/models/cosmo-clm-climate-limited-area-modelling-community

Bucchignani, E., Montesarchio, M., Zollo, A. L., & Mercogliano, P. (2016). High‐resolution climate simulations with COSMO‐CLM over Italy: performance evaluation and climate projections for the 21st century. International Journal of Climatology,36(2), 735-756. https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/share/KKRHPGXDU2NDRCPNISYT?target=10.1002/2014JD022219

Arpa Piemonte   Portale sul clima https://webgis.arpa.piemonte.it/secure_apps/portale-sul-clima-in-piemonte/

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Il cambiamento climatico a livello globale

Anno
2025

L'Organizzazione meteorologica mondiale e i dati Copernicus confermano che il 2024 è l'anno più caldo mai registrato. 

Gli ultimi dieci anni, dal 2015 al 2024, sono stati i più caldi mai registrati. 

La temperatura media globale della superficie è stata di 1.55 °C al di sopra della media del 1850-1900, dato con un margine di incertezza di ± 0.13 °C. 

Ciò significa che probabilmente abbiamo appena vissuto il primo anno solare con una temperatura media globale di oltre 1.5 °C al di sopra della media del 1850-1900.

Tendenza annuale della temperatura superficiale (°C/decade) mondiale sul periodo 1995–2024. Dati: ERA5. Credit: C3S/ECMWF

Il livello globale medio del mare 

Dal 1993, il livello medio globale del mare è aumentato di 3,4 ± 0,3 mm/anno. 

Ciò equivale a un aumento totale di 10,3 cm negli ultimi 30 anni. 

Circa il 30% di questo aumento può essere attribuito all'espansione termica degli oceani, il 60% è dovuto allo scioglimento dei ghiacci terrestri dai ghiacciai e dalle calotte antartiche e groenlandesi. Il restante 10% è causato da cambiamenti nell'immagazzinamento delle acque terrestri, come l'umidità del suolo, le acque superficiali e le acque sotterranee. 

Secondo i dati Copernicus  l'innalzamento del livello medio globale del mare è passato da una tendenza di 2.1 ± 1.1 mm/anno nel periodo 1993-2003 a una tendenza di 4.3 ± 0.6 mm/anno nel periodo 2013-2023, con un aumento del 105%. 

Ciò corrisponde a un'accelerazione di 1.1 ± 0.5 mm/anno per decennio negli ultimi 30 anni

Il contenuto di calore dell'oceano superiore, ovvero la quantità di calore immagazzinata nei primi 2000 metri dell'oceano, ha raggiunto un livello record nel 2024

Il contenuto di calore dell'oceano è un indicatore climatico chiave perché gli oceani immagazzinano il 90% del calore in eccesso nel sistema terrestre. 

L'indicatore è stato monitorato a livello globale dal 1975 e si è registrato un trend in costante aumento a partire dagli anni '90 con anomalie costantemente positive dal 2008.

L'estensione del ghiaccio marino antartico è stata la seconda più bassa mai registrata sia a febbraio (quando si verifica il minimo annuale) sia a settembre (quando si verifica il massimo annuale) e si è classificata al 10° posto più basso per dicembre, con l'8% al di sotto della media. 

Ciò contrasta con il valore più basso di novembre, raggiunto un mese prima. 

Nella regione antartica, le anomalie nella concentrazione del ghiaccio marino nell'Oceano Antartico sono state caratterizzate da concentrazioni inferiori alla media nel settore dell'Atlantico meridionale e da concentrazioni superiori alla media nel Mare di Weddell e nell'ampio settore dell'Antartide occidentale.

I cambiamenti climatici osservati dal 1950 a oggi, compresi gli eventi estremi, hanno determinato impatti significativi sui sistemi naturali e antropici, dimostrando, da una parte, la loro elevata suscettibilità al clima che cambia e dall’altra, che le azioni per la riduzione della vulnerabilità adottate, ove possibili, sono largamente insufficienti a proteggere persone, beni e capitale naturale. 
Eventi estremi meteo climatici continuano ad avere severi impatti socio-economici.

Gli eventi estremi rilevati nel 2024 nei continenti abitati, includono alluvioni, cicloni, uragani siccità e incendi.  
Il ciclone Chido ha avuto gravi conseguenze a dicembre, provocando almeno 172 decessi.
Tra marzo e maggio sono stati segnalati 282 decessi correlati alle inondazioni in Kenya e 161 in Tanzania.
Il tifone Yagi è stata la tempesta più intensa in Asia nel 2024, ha causato distruzioni catastrofiche in tutta l'Asia, con approdi da record in Cina e Vietnam e oltre 700 vittime.
Sono stati segnalati 134 decessi nell'incendio a sud di Viña del Mar, in Cile, il più grave incendio boschivo del Sud America.
Le inondazioni nei pressi di Porto Alegre, in Brasile, hanno causato 182 vittime, oltre 420000 sfollati e perdite economiche per diversi miliardi di dollari, rendendolo uno dei disastri meteorologici più costosi mai registrati in Sud America.
Le perdite economiche causate dall’uragano Helene ammontano a 78,7 miliardi di dollari, la più grande perdita economica per qualsiasi evento a livello globale nel 2024.
In Messico si è verificata la stagione degli incendi più intensa mai registrata, con 1.64 milioni di ettari bruciati.
In un arco di tempo inferiore a un mese, tra il 24 ottobre e il 17 novembre, cinque cicloni tropicali hanno toccato terra nelle Filippine, attraversando tutti l'isola di Luzon.
Si stima che le perdite economiche causate dalle inondazioni nella regione di Valencia ammonteranno ad almeno 17.5 miliardi di dollari.
Le perdite agricole causate dalla siccità in Sicilia nei 12 mesi fino ad agosto sono state stimate in 3 miliardi di euro.

Informazioni e risorse aggiuntive

WMO confirms 2024 as warmest year on record at about 1.55°C above pre-industrial level https://wmo.int/news/media-centre/wmo-confirms-2024-warmest-year-record-about-155degc-above-pre-industrial-level

Copernicus: 2024 is the first year to exceed 1.5°C above pre-industrial level https://climate.copernicus.eu/copernicus-2024-first-year-exceed-15degc-above-pre-industrial-level

Copernicus CLIMATE INDICATORS Sea level                                  https://climate.copernicus.eu/climate-indicators/sea-level

ESOTC 2024 | TRENDS IN CLIMATE INDICATORS 19. Trends in climate indicators https://climate.copernicus.eu/esotc/2024/trends-climate-indicators

Significant Weather & Climate Events 2024                                             https://wmo.int/files/significant-weather-climate-events-2024

 

 

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Il cambiamento climatico in Italia

Anno
2025

Secondo le stime ISPRA, in Italia il 2024 è stato l'anno più caldo di sempre, con un’anomalia termica pari a +1.52°C rispetto alla media calcolata sul periodo di riferimento 1991 -2020.

Il rapporto dettagliato di ISPRA, che contiene il quadro complessivo a livello nazionale, sarà disponibile a partire dal mese di luglio 2025 sul sito del Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

Al momento, sono pubblicati i rapporti sull'andamento meteo-climatico dell’anno 2024 in alcune regioni italiane, curate dagli appositi servizi delle Agenzie regionali per l’ambiente, disponibili in sintesi in questo approfondimento di ISPRA, o in forma completa sui siti delle relative Agenzie. 

Si riporta qui di seguito un breve stralcio della sintesi di ISPRA.

In Piemonte, il 2024 è risultato il secondo anno più piovoso nella distribuzione storica compresa tra il 1958 e il 2024, con una precipitazione media di 1496 mm, con un’anomalia positiva del 45% rispetto alla norma del periodo 1991-2020. 

I fenomeni precipitativi si sono concentrati prevalentemente tra febbraio e ottobre: ottobre è risultato il mese più piovoso dell’anno, mentre marzo ha registrato la maggiore anomalia pluviometrica positiva, pari a +322%, raggiungendo il primo posto nella classifica dei mesi di marzo più piovosi. 

Sul periodo invernale, merita una citazione il fatto che per il secondo anno solare consecutivo non si è verificata neppure una nevicata di rilievo a Torino città e neanche sulla pianura piemontese, considerata nella sua globalità. 

Durante i mesi estivi, nonostante un temporaneo calo di precipitazioni, si sono tuttavia verificati diversi eventi molto intensi e localizzati, con temporali a supercella che hanno causato danni ingenti. 

Per quanto riguarda le temperature, il 2024 è stato l’anno più caldo e umido degli ultimi 70 anni. 

La temperatura media annuale è stata di circa 11°C, + 1.1 °C rispetto al 1991-2020; agosto è stato il mese più caldo del 2024, gennaio il più freddo.  

Per le ondate di calore, in tutti i capoluoghi la prima ondata si è verificata nel mese di luglio. 

I periodi in ondata più prolungati si sono registrati ad Alessandria (19 giorni, dal 27/07 al 14/08) e Vercelli (20 giorni, dal 26/07 al 14/08): quest’ultima costituisce l’ondata di calore più lunga tra tutti i capoluoghi registratasi tra luglio e agosto.

Per maggiori approfondimenti si rimanda alla notizia sul sito di Arpa Piemonte e alla sezione "Il cambiamento climatico in Piemonte", sempre sul sito.

In Lombardia le precipitazioni complessive del 2024 mostrano un’anomalia del +47% rispetto alla media climatologica 1991-2020, con picchi del +58% a Milano e Mantova. L’abbondanza di precipitazioni ha avuto effetti significativi sulle riserve idriche: a marzo i laghi lombardi hanno raggiunto il massimo riempimento dal 2006, e sulle Alpi, tra le Orobie e l’Alta Valtellina, l’altezza della neve ha superato ad alta quota i 4 metri, stabilendo nuovi record per gli ultimi 30 anni. 

In netto contrasto, novembre è risultato uno dei mesi più asciutti dal 1991, contribuendo a un periodo conclusivo dell’anno caratterizzato da precipitazioni molto scarse.  

Tra gli eventi meteorologici più significativi dell’anno si evidenziano l’alluvione del 15 maggio che ha colpito l’Est Milanese e il Lodigiano, l'evento a Varese tra il 6 e l’8 luglio, infine, le forti piogge che hanno interessato gran parte della regione tra l’8 e il 12 settembre, con locali esondazioni di fiumi e danni tra le province di Milano, Lecco, Bergamo e Brescia.

Per maggiori approfondimenti, si rimanda alla notizia sul sito di Arpa Lombardia.

In Veneto il 2024 è stato l’anno più caldo degli ultimi 30, caratterizzato da significative anomalie termiche: il 2024 è stato l’anno con più alto numero di ondate di calore e notti tropicali, queste ultime pari al quadruplo della media della serie in pianura. 

Anche gli eventi meteo avversi rilevati nel territorio sono aumentati: 54 rispetto alla media degli ultimi 10 anni pari a 49. 

Gli aspetti principali che hanno caratterizzato l’anno dal punto di vista meteo-climatico nella regione sono sintetizzati in un'infografica

Per maggiori approfondimenti, si rimanda alla notizia sul sito di Arpa Veneto.

In Liguria è stato un anno caldo e piovoso, ma senza valori estremi. 

Per approfondimenti si rimanda al sito di Arpa Liguria.

In Emilia-Romagna, il 2024 è stato caratterizzato dal susseguirsi di numerosi episodi meteorologici significativi. 

Oltre ai due eventi eccezionali del 17-19 settembre e del 19-20 ottobre si evidenziano le intense precipitazioni che hanno colpito le aree centro-occidentali della regione tra il 26 febbraio e il 4 marzo, le nevicate a quote collinari il 20 di aprile, i temporali di insolita intensità del 14-16 maggio, il tornado che ha colpito il cimitero di Gualtieri (RE) il 16 maggio, e le precipitazioni di estrema intensità che hanno colpito l’Appennino reggiano e modenese tra il 23 e il 27 giugno. 

Per approfondimenti si segnalano la notizia sul sito di Arpae Emilia-Romagna, il focus sull’inverno più caldo dal 1961, i rapporti di evento per gli eventi intensi di settembre e di ottobre e un articolo della rivista Ecoscienza sulla recente accelerazione dei cambiamenti climatici.

Per completezza, in attesa del rapporto nazionale di ISPRA, si riportano qui due fonti in cui trovare informazioni, sempre a scala nazionale, sull’andamento meteo-climatico dell’anno 2024. 

Entrambi i documenti sono stati sviluppati a partire dai dati ufficiali della rete nazionale, di cui fanno parte le osservazioni delle singole Agenzie regionali.

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Clima e scenari di cambiamento climatico

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clima vari
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In questa sezione si trovano informazioni sull'andamento climatico del 2024 a livello globale, in Italia e in Piemonte, oltre agli scenari climatici applicati al Piemonte con proiezioni fino al 2100.
 

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2025
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Eventi estremi

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In Piemonte l’anno 2024 è stato il quarto anno più caldo dopo il 2022, il 2023 e il 2015 nella distribuzione storica compresa tra il 1958 e il 2024. 

La temperatura media annuale è risultata pari a circa 11 °C, superiore di 1.1 °C rispetto al periodo climatico di riferimento (il trentennio 1991-2020, avente una media climatica di circa 9.9°C).

La precipitazione cumulata è stata di 1495.7 mm, con un surplus pluviometrico di 466,2 mm (pari a +45%) nei confronti della media climatica del trentennio 1991-2020, posizionandosi al 2° posto dopo il 1977 tra gli anni più piovosi a partire dal 1958.

Combinando le anomalie standardizzate di temperature e precipitazioni, il 2024 è risultato il più caldo e umido della serie storica.

Gli episodi di foehn annuali sono risultati 71, poco superiori ai 66 medi del periodo 2000-2020.

Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi meteorologici, avvenuti nel corso del 2024 attraverso il Centro Funzionale Regionale, che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni ad essi associati, a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale. 
 

Le catastrofi naturali dovute a condizioni meteorologiche avverse secondo l’WMO sono in costante aumento e trovano riscontro nei più rilevanti database dei disastri naturali.

Gli eventi meteorologici estremi che interessano il territorio italiano si verificano periodicamente, ad intervalli più o meno regolari, con intensità e durata differente. 

Da sempre, questi fenomeni modellano il territorio, modificano il paesaggio e determinano danni anche ingenti alle infrastrutture, colpendo componenti del nostro sistema socio-economico diventate sempre più essenziali. 

Questo comporta un incremento dei costi connessi agli eventi estremi a causa dell’aumentata vulnerabilità.

Gli eventi meteorologici estremi possono essere definiti con metriche diverse, connesse ad esempio alle energie in gioco, che identificano un fenomeno estremo nel suo complesso, in relazione a tutti gli altri eventi meteorologici. 

Per limitarci alla meteorologia delle nostre latitudini, una tromba d’aria può essere considerata un evento estremo, anche se, nell’ambito della categoria “trombe d’aria”, potrebbe essere classificata come una di relativamente debole intensità. 

Più frequentemente si associa il concetto di “estremo” al verificarsi di un evento raro, in cui un parametro meteorologico (la pioggia, la temperatura, il vento…) supera un valore della sua distribuzione corrispondente a frequenze basse, ossia che si verificano raramente (solitamente dal 5% all’1% di tutti i casi osservati).

In altri casi, come nelle alluvioni o negli episodi di siccità, non sono i valori dei singoli parametri ad assumere un valore estremo, ma è piuttosto l’effetto cumulato nel tempo a risultare importante, o la sovrapposizione simultanea di più effetti diversi o, ancora, il superamento di un valore non estremo di per sé ma importante per gli effetti che può avere, ad esempio, per un particolare ecosistema.

Nell’accezione comune un evento meteorologico viene considerato “estremo” quando determina impatti rilevanti sul territorio, sull’ambiente o sulla salute

In generale la relazione tra eventi meteorologici estremi e disastri naturali non è lineare perché intervengono altri valori quali la suscettibilità, la vulnerabilità, la capacità di far fronte all’evento e di mettere in atto azioni di contrasto che limitino i danni. 

Spesso però in occasione dei disastri o nelle catastrofi naturali connesse agli eventi meteorologici, c’è qualche parametro meteorologico, o un valore cumulato di tale parametro nonché qualche indicatore che integra più parametri, che supera una “soglia”, quasi sempre legata agli eventi rari. 

Il superamento di una “soglia” è quindi spesso condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché si verifichi un evento in grado di generare impatti significativi.

Questo dato, unito al miglioramento della capacità di misurare i parametri meteorologici anche durante gli eventi estremi, di conoscerli e, in parte, di prevederli, ha consentito di sviluppare negli ultimi anni sistemi di allertamento a breve termine e di preavviso a più lunga scadenza, che, se associati ad azioni di prevenzione e contrasto da adottare a scala locale consentono una decisa mitigazione dei danni.

In Piemonte, ad esempio, l’implementazione di un sistema di allertamento per rischio idrogeologico codificato ha consentito la salvaguardia dell’incolumità delle persone nell’alluvione che ha colpito la regione nell’ottobre del 2000 rispetto a quella del 1994, a parità di precipitazione caduta e territorio coinvolto.

L’estate del 2003, la più calda in assoluto dell’ultimo secolo in quasi tutta Europa, ha insegnato come una buona previsione delle condizioni di disagio, e un sistema sanitario e socioassistenziale preparato, possono limitare gli impatti sulla salute della popolazione più fragile. 

Gli episodi di siccità prolungata che ha vissuto l’intero Nord Italia negli anni 2001, 2003 e 2006 hanno determinato la consapevolezza sociale e politica, della necessità di gestire, preservare e valorizzare la risorsa idrica, limitata e non equamente distribuita nello spazio e nel tempo.

In ragione delle sue caratteristiche geografiche e climatiche il Piemonte è frequentemente colpito da eventi alluvionali

Dal 1800 al 2018 gli eventi principali sono stati oltre 120, con una frequenza media di uno ogni 18 - 20 mesi circa.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2025
Stato del Documento
Gruppo di Redazione

Neve

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Il servizio nivologico regionale, affidato ad Arpa Piemonte, garantisce fin dal 1983 la raccolta e l’elaborazione dei dati nivometeorologici sul territorio regionale al fine di fornire un quadro aggiornato sulle caratteristiche dell’innevamento nell’ambiente alpino del Piemonte, compresi l'analisi di eventi valanghivi significativi e bollettini di allerta.

Informazioni e risorse aggiuntive

Arpa Piemonte Rapporti di analisi climatica https://www.arpa.piemonte.it/scheda-informativa/rapporti-analisi-climatica

Anno
2025
Stato del Documento
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Stagione invernale 2023-2024

Capitolo
Neve
Anno
2025

La stagione 2023-2024 è stata caratterizzata da un surplus di neve fresca rispetto alla media trentennale (1991-2020), a differenza degli ultimi 5 anni nei quali gli apporti nevosi sono sempre stati carenti. Il surplus di neve fresca sull’arco alpino piemontese è indicativamente quantificabile tra il 20 e il 40% ed è maggiormente evidente alle quote superiori i 2000m. Si è inoltre osservata una singolare distribuzione delle nevicate con notevoli differenze tra inverno e primavera: un periodo invernale con assenza di neve al suolo in numerose stazioni sotto i 2000 m, seguito da abbondanti nevicate concentrate soprattutto a partire dal mese di marzo fino a maggio con un ottimo innevamento su tutti i settori. Nonostante le temperature estive piuttosto elevate, si sono conservati diversi nevai costituiti dagli accumuli di ripetute valanghe di dimensioni grandi e molto grandi o talora estreme.

Utilizzando il metodo del SAI - Standardized Anomaly Index possiamo analizzare nell’insieme i valori delle stazioni per ottenere un valore di anomalia indicativo per tutto il Piemonte rispetto al valore medio del periodo di riferimento di 30 anni. 

Nel grafico sono riportate le anomalie di neve fresca cumulata nella stagione, standardizzate per una selezione di stazioni manuali del territorio piemontese dal 1960 al 2024; più i valori sono vicini allo 0 più si avvicinano ai valori medi del periodo 1991-2010.

Nel complesso la stagione invernale 2023-2024 risulta sostanzialmente in media rispetto ai valori storici di riferimento (media 1991-2020), per cui la stagione è da considerarsi nella norma guardando ai valori complessivi di neve fresca. 

Indice di anomalia standardizzato della precipitazione nevosa in Piemonte (SAI - Standardized Anamaly Index) dal 1960 al 2021 basato sulla media del quarantennio 1981−2020. I valori delle stagioni che rimangono entro le linee continue (arancioni, che indicano rispettivamente il 1° e il 3° quartile) possono essere considerate nella media, mentre le variazioni che ricadono nell’intervallo tra le linee continue e quelle tratteggiate (rispettivamente nella parte negativa tra il 10° e il 25° percentile e nella parte positiva tra il 75° e il 90° percentile) sono considerate stagioni anomale, fuori dalla media. In ultimo le stagioni che ricadono al di sotto del 10° percentile e al di sopra del 90° percentile si considerano stagioni eccezionali - Fonte Arpa Piemonte

Per la valutazione dell’innevamento sull’arco alpino piemontese durante la stagione invernale si considerano 11 stazioni manuali, utilizzando come periodo storico di riferimento climatico il trentennio 1991−2020.

Dall’analisi della neve fresca stagionale si può notare come in tutte le stazioni di riferimento è stato registrato un surplus rispetto alla media degli ultimi trent’anni (1991-2020), a differenza degli ultimi anni dove i valori erano sempre negativi. Come evidenziato dal grafico SAI precedente, questa stagione fa registrare un segno positivo dopo 5 stagioni negative come nevicate. I valori positivi sono indicativamente prossimi al +20% / +40% con alcune differenze all’interno del territorio regionale: nei settori settentrionali alle quote più elevate (>2000 m) il surplus è maggiore (+25/35% circa), mentre alle quote medie (1500 m) i valori sono più bassi (+15%).

Neve fresca cumulata da novembre a maggio nella stagione 2023-2024 (in azzurro) a confronto con la media quarantennale 1981-2020 (in blu) - Fonte Arpa Piemonte

Per quanto riguarda il numero di giorni nevosi si nota un generale calo dei valori rispetto alla media storica, spostandosi da nord verso sud della Regione. Nei settori settentrionali e occidentali l’anomalia positiva oscilla tra il +20% e il +40% con punte di +54% alla stazione di Formazza - L. Vannino (2177 m) con più di 70 giorni nevosi da novembre a maggio. A partire dalle stazioni occidentali-sudoccidentali i valori iniziano a diminuire significativamente, fino a diventare prossimi o anche leggermente inferiori alla media storica (es. Pontechianale - L. Castello (1589 m) -9.3%, Vinadio - L. Riofreddo (1206 m) +1.3%).

Giorni Nevosi (SD) da novembre a maggio nella stagione 2023-2024 (in azzurro) a confronto con la media quarantennale 1981-2020 (in blu) - Fonte Arpa Piemonte

A differenza delle precedenti variabili analizzate, il numero di giorni con neve al suolo presenta un maggior numero di stazioni con valori negativi. Infatti, le abbondanti nevicate registrate complessivamente nella stagione 2023-2024 si sono concentrate soprattutto a partire dal mese di marzo fino a maggio, con una carenza di precipitazioni che nei primi mesi della stagione ha fatto segnare diversi giorni con assenza di neve al suolo anche in stazioni relativamente in quota. Le stazioni alle quote più elevate (>2000 m) dei settori settentrionali e occidentali presentano valori, leggermente positivi, prossimi alle medie storiche. In questi casi la quota maggiore ha garantito anche durante l’inizio della stagione invernale degli apporti nevosi che hanno costituito un manto nevoso sufficiente a determinare una copertura nevosa continua, anche se generalmente inferiore allo spessore medio del periodo.

Giorni con neve al suolo (HSD) da novembre a maggio nella stagione 2023-2024 (in azzurro) a confronto con la media quarantennale 1981-2020 (in blu) - Fonte Arpa Piemonte

La stagione 2023-2024 risulta sostanzialmente divisa in due periodi, uno con precipitazioni molto sotto la media e l’altro molto nevoso.

L’inverno (dicembre-gennaio-febbraio) è stato caratterizzato da un innevamento generalmente inferiore alla media su tutto l’arco alpino piemontese fino alla fine del mese di febbraio. Con la fine del cosiddetto “inverno meteorologico” e l’inizio della primavera meteorologica (marzo-aprile-maggio) le precipitazioni nevose hanno iniziato ad intensificarsi sia come frequenza che come apporti per evento. Fino a febbraio gli spessori di neve al suolo erano molto inferiori alle medie e come per le ultime due stagioni vi erano le condizioni per lo sviluppo di processi di metamorfismo costruttivo, che favoriscono la crescita dei cristalli in presenza di un gradiente termico medio-elevato nel manto nevoso (differenza tra temperatura basale e superficiale rapportata allo spessore della neve al suolo). Gli ultimi mesi della stagione sono stati caratterizzati da un apporto ingente di neve nuova che ha portato a periodi di elevata instabilità, ma limitati nel tempo. Questo perché in presenza di spessori significativi del manto nevoso e allo stesso tempo temperature dell’aria che iniziavano ad aumentare progressivamente, il gradiente termico diminuiva notevolmente lasciando agire processi di metamorfismo distruttivo, con formazione prevalente di grani di tipo arrotondato (RG) che portano verso strutture più stabili. L’apporto di grandi quantità di neve in singoli episodi precipitativi ha causato eventi valanghivi di magnitudo piuttosto elevata. Questi fenomeni si sono ripetuti anche più volte durante gli ultimi mesi della stagione alimentando così numerosi depositi nelle zone di accumulo delle valanghe e favorendo la formazione di spessori considerevoli che sono perdurati per buona parte del periodo estivo, anche a quote relativamente basse.

Alcune stazioni in quota distribuite sull’arco alpino nelle quali si può osservare l’incremento della neve al suolo nella seconda metà della stagione - Fonte Arpa Piemonte

RENDICONTO NIVOMETRICO

Per maggiori dettagli e approfondimenti relativi alla stagione 2023-2024 consultare la pubblicazione del Rendiconto stagionale sul sito di Arpa Piemonte.

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Clima